Astana – Nur, i mille volti del Kazakistan

Il Kazakistan ha tanto da dire ed è un paese ancora vergine da un punto di vista turistico, ma a mio avviso ancora da scoprire, poiché ha i giusti connotati per divenire una nuova meta molto gettonata. Il paese sta ancora vivendo un forte boom economico, che ha migliorato senza dubbio gli standard di vita, raggiungendo quelli occidentali. Infatti per mostrare la sua potenza è stato fatto nel 2017 un bellissimo Expò, dedicato alle fonti rinnovabili. Il padiglione sferico, che sembra una palla magica per indovinare il destino dell’umanità è stato realizzato in acciaio e vetro, ed ha dato visibilità non solo alla sua bella capitale, quanto a tutto il paese. L’argomento trattato è talmente interessante e la sua estensione così notevole, che ho perso più di una mezza giornata per poterlo visitare per bene. La costruzione, infatti tiene conto dei forti sbalzi termici e nel suo interno, ad ogni livello sono posti tecnologici esempi di come si può migliorare. la sostenibilità della terra, grazie al fotovoltaico, alle biomasse all’eolico, ed in generale a tutte quelle fonti che non dipendo dall’emissione del tanto dannoso CO2. Una chicca, per tutti gli amanti dell’architettura e per tutti gli appassionati delle nano tecnologie. In un paese che dipende in particolar modo dall’esportazione delle sue risorse naturali, il tema toccato è molto scottante, perchè qui nel cuore dell’Asia, il problema del riscaldamento globale è tenuto molto in considerazione, dalla nuova e giovane nomenclatura politica.
Dalla Piramide della Pace, adiacente la bella Moschea, si srotola un’asse forte, pieno zeppo di costruzioni di alta architettura, in cui si fondono differenti stili costruttivi, da quelli più classici, come il Palazzo Presidenziale, fino al Kazakhstan Central Concert Hall, dello studio italiano Nicoletti. La lunga passeggiata che corre rettilinea su di una ampia arteria, è piena di bar, ristoranti, centri commerciali e decorazioni floreali, che durante l’estate, quando la città è totalmente in fiore permea con piacere l’olfatto. La capitale Nur Sultan è ancora in costruzione e nella sua periferia si vedono i segni di un rapporto uomo-natura che ancora incide sul gentile popolo kazako, poiché passati i super-condomini, che hanno reinsediato parte dei cittadini, c’è la steppa immensa, che si perde a vista d’occhio.
Purtroppo i -5 gradi, abituato ai caldi inverni del centro Italia, con il mio vestiario non adatto a simili temperature, non mi hanno permesso una visita più approfondita ai confini del nulla, lungo le direttrici della vecchia Via della Seta, quando non erano le leggi della globalizzazione a farla da padrona, bensì quelle della natura. Che dire, tornerò sicuramente, ma questa volta in estate per cavalcare gli agili destrieri del deserto e vivere per qualche giorno dentro una yurta, condividendo le abitudini dei nomadi.
Il Kazakistan è anche questo, un luogo dove la tecnologia svolge un ruolo importante, ma sopratutto una nazione con una natura incontaminata, che sembra renderti libero da tutti gli affanni della quotidianità.