Assalam aleikoum el alamein
Partiamo da Malpensa in un alba di fine Marzo con volo Eurofly e data l’ora, mi addormento subito dopo il decollo e mi risveglio quando si accendono I segnali delle cinture di sicurezza per l’atterraggio. La vista dal finestrino è decisamente diversa rispetto ai mille colori dell’acqua, delle varie piscine, degli alberghi che si ha sorvolando Sharm.. Deserto, deserto, deserto e mare sono le uniche cose visibili. Il percorso dal nuovo e luccicante areoporto all’hotel conferma che qui siamo nel deserto dei beduini, dove I bimbi non vanno a scuola, c’è la mosche persino ai distributori di benzina e le donne, quando possono uscire di casa (cosa molto molto rara), lo fanno con un niqab nero come la notte. L’albergo, sperduto nel niente, si presenta bene ed anche se si vede che non è nuovo di zecca, ha una manutenzione accurata che ci lascerà sempre soddisfatti di ogni struttura e servizio. La nostra settimana incomincia così con mio marito che non vede l’ora di conoscere tutti I suoi “hewa muslimin” (fratelli musulmani) così diventiamo in un giorno famosi tra tutto il personale dell’albergo (dalla reception, ai camerieri), che non può credere che tra I tanti turisti ci siano un vero fratello e una sorella musulmani. Così la simpatia, la socievolezza e la gentilezza di questi ragazzi ci accompagneranno per tutta la nostra vacanza. I giorni passano così tra relax e visite, bagni solo nella piscina riscaldata (non abbiamo portato molti costumi, sapevamo che il tempo sarebbe stato freddo) e pranzi e cene lucculliane alterne (a volte il cibo era squisito, a volte immangiabile). Bravi I ragazzi dell’animazione che cercavano sempre di coinvolgerci, anche se noi non avevamo mai voglia, ma senza insistere più del dovuto. I nostri giorni passano così tra relax ed escursioni.
MUSEO DI GUERRA E SACRARI Unica gita fatta con Il tuor operator (perchè subito appena arrivati) è stata una gita doverosa nei confronti di mio nonno. Il museo è piccolo e triste, così triste che ad un certo punto mi viene da piangere a vedere tutti I manichini vestiti da soldati e I cimeli di vita quotidiana disposti dietro le vetrate. Veramente opprimente con quei manichini con I vestiti strappati e quelle riproduzioni luminose delle varie fasi della battaglia, commentate da una registrazione vecchia di 30 anni (probabilmente un’impressione che ha fatto solo a me a causa di mio nonno). Riesco però a trovare un depliant atteggiato a libricino e un dvd che porterò a mio nonno, che sarà comunque contento. Dopo il museo si visitano I vari sacrari., che a differenza del museo sono maestosi e silenziosamente imponenti. Stupendo il lavoro svolto da Caccia Domignoni. L’escursione finisce con la brevissima visita in pullman all’abitato di El Alamein che, almeno in bassa stagione, è in completa ristrutturazione. IL CAIRO Grazie a degli agganci di mio marito, riusciamo ad organizzarci autonomamente la gita al Cairo. Partiamo alle 6 con un bravisismo autista beduino (che attenzione! È diverso da egiziano!) che scopriremo parlare solo 1 parola di italiano (ciao) e due di inglese (business.. Under) e con cui mio marito riuscirà a comunicare in una lingua mista inventata da loro due (mio marito non è arabo, l’arabo lo sa solo leggere e usare per le preghiere) che ci farà morire dal ridere per tutta la vacanza. Al Cairo incontreremo poi una guida indicataci da un ns. Amico, con la quale visiteremo le classiche Piramidi+Sfinge, Museo Egizio, la moschea di alabastro e la cittadella, ma anche il Suk, la moschea di Al Azhar (è la mosche e l’università più antica del mondo islamico), il quartiere islamico. Tra parentesi siamo ad Al Azhar proprio al clou delle celebrazioni per l’anniversario della nascita del profeta Muhammad (saas) quindi ci ritroviamo in una processione coloratissima e chiassosissima, che non ci permette di ritornare all’auto e che ci fa fermare in un negozietto-baracchino a mangiare 2 falafel. Stanchi per la giornata pienissima ci dirigiamo verso l’albergo fermandoci però al famoso Carrefuor del Cairo (in Egitto ci sono solo 2 Carrefour, uno ad Alessandri e l’altro al Cairo) incuriositissimi da che cosa potessimo mai trovare in un supermercato e grande magazzino egiziano. ALESSANDRIA La gita ad Alessandria è stata un last minute deciso in pochi minuti, il giorno prima della partenza tempo brutto e così… perchè non chiamare il nostro autista? Nel giro di due ore partiamo, dopo un’estenuante camminata sotto il sole e uno stratagemma (essendo la zona molto isolata è vietato per I turisti uscire al di fuori dell’area dell’albergo senza il tuor operator, ,ma dato che noi dovevamo andare a pregare proprio alla moschea lì vicino… ;P) raggiungiamo la statale dove ci aspetta il nostro ormai amico che ci farà passare una stupenda giornata nell’altrettanto stupenda Alessandria. Città modernissima, molto diversa dal Cairo, è circondata da una vasta zona industriale selvaggia che riversa gli scarichi in una sua volta vasto aqcuitrino di colore rosa. Tappa obbligata al Carrefour (com’è particolare e strano vedere I manichini con l’Hijab, I fast food libanesi e una stanza apposita per la preghiera proprio vicino ai bagni!) e poi dritti verso la biblioteca! Moderna e scintillante è una costruzione terrazzata a vetrate che anche se non è maestosa e solenne come ti aspetteresti fosse la famosa Biblioteca di Alessandria d’Egitto, è comunque singolare e unica nei suoi scaffali che contengono libri in tutte le lingue del mondo (come promesso nelle iscrizioni multilingue della facciata). Il forte, che troviamo chiuso, è discerto ma ninete di speciale. Invece la Mosche di El Abbas è stupenda con I suoi fregi e la sua ricchissima architettura. I colori del tramonto e la gentilezza di una sconosciuta che mi aiuta minuziosamente e allegramente a prepararmi per la preghiera senza chiedermi nulla in cambio, la renderanno per me indimenticabile. Concluse le visite di rito, il nostro amico decide che è ora di farci veramente vivere il suo capoluogo: è così dopo averci offerto un thè alla menta in un improbabile baretto ci fa avventurare nel dedalo del mercato dove I banchetti in certi punti sono così stipati che non riesci nemmeno a passare e dove ti perdi in una confusione di colori, odori e venditori urlanti. Tra tante risate e acquisti si fa purtroppo ora di tornare in albergo, ultima notte prima della partenza. Arrivati in albergo salutiamo tristemente il nostro amico, la cui pratica gentilezza e disponibilità porteremo sempre nel cuore.
L’ultimo giorno è di rito per le fotografie: fanno tutti a gara per averne una insieme a noi! Ci scambiamo le e-mail (incredible! Siamo in mezzo al deserto più deserto, ma l’e-mail ce l’hanno tutti!) e ci si stringe il cuore quando, chi può, viene a salutarci dal sotto il pullman che sta partendo. Ogni cosa di questa vacanza è stata preziosa e noi ne custodiremo sempre il ricordo nel cuore… quindi non possiamo limitarci a dire un semplice ciao o arrivederci ma ASSALAM ALEIKOUM (che la pace sia con te).
PS. CONSIGLI PRATICI – El Alamein è sulla costa mediterranea quindi niente barriera, molto ventilato, mare e clima con temperature assolutamente italiane (a Marzo niente bagno); – La zona è vergine, quindi non è Sharm! In bassa stagione non c’è nulla al di fuori dell’albergo. Perfetto per chi cerca relax e tranquillità! – Il personale dell’albergo non parla (ovviamente e giustamente) italiano, solo gli assistenti e animatori Albatour; – Non c’è possibilità di fare escursioni autonome a meno che non le si organizzi dall’Italia