Assaggio di Sicilia: Favignana e il trapanese

Un pò di mare nell'isola delle Egadi, poi la Valle dei Templi ad Agrigento ed escursioni tra mare e cultura nel trapanese
Scritto da: Modasa
assaggio di sicilia: favignana e il trapanese
Partenza il: 12/07/2015
Ritorno il: 22/07/2015
Viaggiatori: 3
Spesa: 1000 €

Un assaggio di Sicilia (12 – 22 luglio 2015)

Domenica 12 luglio

Dopo tanti anni è venuto finalmente il momento di riaprire il conto con la Sicilia, dopo la deludente esperienza di Cefalù di tanti anni fa, si parte alle 8,40 da Genova con la Ryanair destinazione Trapani (320 A/R con un bagaglio di stiva e acquisto dei posti). Giusto il tempo di notare per l’ennesima volta la bruttezza e trascuratezza dell’aeroporto genovese e ci imbarchiamo. Arriviamo a Trapani in anticipo (la compagnia irlandese eccede sempre nei tempi di viaggio per arrivare puntuale), nella zona arrivi troviamo un ragazzo con il cartello con il nostro nome per il minibus che ci porterà al porto (trapaniairportbus.com 7,50 € a testa), in circa 20 minuti siamo al porto dove veniamo letteralmente catapultati su un aliscafo della Ustica Lines che è in partenza per le Isole Egadi (25 €). Durante il viaggio smanetto un po’ sul cellulare, dando un occhiata alle varie prenotazioni della vacanza, mi accorgo che ho completamente sbagliato il giorno di ritiro dell’auto, l’ho prenotata per giovedì mentre a noi serve da mercoledì, panico, speriamo di riuscire a risolvere, devo trovare un internet point.

Arriviamo quindi a Favignana in largo anticipo rispetto al previsto, meglio così anche se siamo un pochino frastornati per il viaggio e per esserci alzati alle 5,30 dal letto. A piedi e sotto un caldo asfissiante, ci incamminiamo verso il Residence Favignana (Via Badia, 1 – 120 € a notte per un trilocale anche se avevamo riservato un bilo, tre notti) che abbiamo prenotato. Trovarlo non è facilissimo, abbiamo le indicazioni precisissime che ci hanno fornito, peccato che sull’isola i cartelli delle vie siano scarsissimi; dopo avere chiesto indicazioni e fatta la prima telefonata per rimediare al problema del noleggio auto (la cancellazione al call center della prenotazione errata), arriviamo e destinazione. Visto che l’appartamento non è ancora disponibile lasciamo i bagagli in custodia e torniamo sulla via principale per il pranzo. Decidiamo di sederci al New Albatros (Via Vittorio Emanuele – 32 €), dove facciamo un pranzo veloce ma saporito e dove ci viene servito per dolce un cannolo “scomposto” (noi diremmo destrutturato….) da urlo. Torniamo al residence e finalmente l’appartamento è pronto, ci danno le chiavi e mi accordo con i ragazzi della reception per usare il loro PC per risolvere il problema della macchina. L’appartamento è molto carino e spazioso e anche gli esterni del residence sono belli e ben tenuti, la posizione è ottima, vicinissimo al centro ma in zona tranquilla. Lascio le mie donne a disfare i bagagli e trono alla reception per collegarmi a internet, i ragazzi dell’ufficio sono molto gentili e disponibili, oltre a farmi usare il PC gratuitamente e farmi stampare diversi fogli, mi offrono il caffè e un gelato che porto a Sara. Ho risolto il problema, ho trovato un auto a noleggio da Trapani città anziché dall’aeroporto, per un giorno in più e risparmiando 40 euro, meno male che avevo prenotato con il mio broker di fiducia e ho potuto annullare la prenotazione precedente senza costi e penali, adesso mi posso rilassare e cominciare la vacanza. Ci mettiamo i costumi e andiamo alla spiaggia Praia, una sottile lingua di sabbia tra il porticciolo e la Tonnara Florio. Ci riposiamo e facciamo il bagno, l’acqua è calda e molto pulita anche se siamo in centro. Rientriamo al residence per una doccia e andiamo a mangiare al ristorante Quel che c’è c’è (Via Garibaldi, 38) che avevamo adocchiato e prenotato mentre scendevamo alla spiaggia. Mangiamo molto bene e con un ottimo servizio anche se il ristorante, come tutta l’isola, e molto affollato (73 € voto 7,5). Facciamo una passeggiata lungo la frequentatissima via dello struscio che è pienissima, è domenica e molti cenano con il trolley in attesa di prendere l’ultimo aliscafo per rientrare a Trapani. Compriamo qualche ricordino e un braccialetto per Sara nelle bancarelle vicino al porto, ascoltiamo un po’ di musica nella piazza centrale e torniamo al Residence per la notte.

Lunedì 13 luglio

Giornata allo svacco totale. Ci alziamo con comodo, facciamo colazione e ci prepariamo per andare in spiaggia a Lido Burrone, una delle poche sabbiose nella zona sud di Favignana. Alla reception affittiamo le biciclette (10 €), passiamo in paese a comprare qualcosa da mangiare al sacco e percorriamo i 2 km di strada che ci separano dalla spiaggia. Affittiamo due lettini ed un ombrellone (12 €) e la giornata trascorre tra un bagno, un sonnellino e un altro bagno. Sara fa amicizia con Filippo e noi chiacchieriamo un po’ con i suoi genitori, sono di Reggio Emilia. Nel tardo pomeriggio rientriamo alla base per una doccia e un riposino prima di andare a visitare la tonnara. Con le nostre biciclette attraversiamo il paese in direzione dell’antico stabilimento per la lavorazione del tonno e troviamo ad attenderci Filippo e i suoi genitori, con i quali c’era un mezzo accordo di vedersi. Alle 19 entriamo a visitare la Tonnara di Favignana, ufficialmente denominata Ex Stabilimento Florio delle tonnare di Favignana e Formica (6+6+0 €). La famiglia Florio nel 1841 prese in affitto la tonnara per la mattanza dalla famiglia Pallavicini di Genova. Acquistate le isole di Favignana e Formica e acquisiti i diritti di pesca nel 1874, Ignazio Florio e ampliò e ristrutturò la tonnara, costruendo lo stabilimento per la lavorazione del tonno, aveva infatti introdotto il rivoluzionario metodo della conservazione del tonno sottolio. Il tonno veniva cotto in 24 grandi caldaie, ancor oggi visibili, dopo essere stato steso ad asciugare, veniva inscatolato, le latte venivano riempite di olio e poi saldate a mano. Alla Esposizione universale del 1891-92 la Florio presentò le innovative scatolette di latta con apertura a chiave. Nel 1991 lo stabilimento fu acquisito dalla Regione Siciliana e i lavori, avviati dai tecnici della Soprintendenza per i Beni Culturali ed Ambientali di Trapani, si sono conclusi nel 2010, facendone uno splendido esempio di archeologia industriale. Bellissima visita, allietata da Lucrezia, la nostra guida molto preparata, motivata e simpatica. Usciamo e decidiamo di andare a cena tutti insieme. Maria Teresa propone di cenare al vicino Nautilus (Via Amendola 6 – 80 € – voto 5) dove di bello c’è solo il panorama e la vista sul mare (pare che sia l’unico locale di Favignana) e sulla tonnara, il cibo è deludente e molto poco saporito e il conto alto. Proponiamo un giretto in centro ma rimaniamo soli perché la mamma di Filippo non si sente bene e loro rientrano in hotel, noi prendiamo una deludente granita, prenotiamo la barca per domani e facciamo rientro al residence.

Martedì 14 luglio

Oggi il programma prevede una bella gita in barca della durata di tutta la giornata alla scoperta di Favignana. Dopo aver fatto colazione e restituito le biciclette andiamo all’appuntamento presso l’agenzia Compagnia delle Egadi (30+30+20 €) nella via centrale. Una volta radunati tutti i dodici partecipanti, si va al porto per imbarcarci sul Flapper del capitano Andrea. Si parte e la prima fermata per il bagno è Cala Rossa, dove il mare è caldissimo, di un azzurro incredibile e pieno di pesci. Facciamo una bellissima nuotata e incontriamo Filippo e il suo papà Andrea che fanno una gita con un altra barca. Dopo una sosta per il bagno a Cala azzurra e davanti a Lido Burrone, che oggi vediamo dal mare, arriviamo a Cala Pirreca, e lo skipper ci dice che è la sua preferita… come dargli torto. Mentre noi facciamo il bagno lui prepara la tavola per il pranzo a base di pane cunzato, olive, acciughe, formaggio e altre prelibatezze. A fine pasto pesche tabacchiere, caffè caldo, freddo tipo granita, amaro e cannoli che prepara al momento, spettacolari. Purtroppo la sosta prolungata per il pranzo e il dondolio della barca creano qualche problema a Monica che comincia a patire un po’ la barca. Dopo mangiato si prosegue il giro dell’isola in senso orario e ci fermiamo per il bagno ancora in un altro paio di calette che hanno sempre un mare incredibilmente bello e pulito. La giornata è stata molto piacevole, il tempo bellissimo e caldo e anche la compagnia buona, soprattutto quella del signor Mario, un professore (ignoriamo di cosa) palermitano con moglie oculista al seguito. Mario è un siciliano innamorato della sua terra e soprattutto della sua Palermo, ma con il grande rammarico di avere creduto, quale ideale giovanile, di poterla cambiare senza purtroppo esserci riuscito. Racconta che i suoi amici avevano capito tutto e se ne sono andati lontano. Emblematica e da brividi la frase che ci dice: “ammazzando alcuni di noi ci hanno ucciso tutti”. E’ anche un grande conoscitore di Favignana che frequenta dagli anni ’60, ci racconta che nel 1972 ha aperto, in una cava ipogea, il primo locale da ballo dell’isola. Verso le 18 arriviamo in porto e torniamo al residence per prepararci per la cena. Vista la cocente delusione di ieri sera decidiamo di non sperimentare ma di andare sul sicuro e torniamo al Quel che c’è c’è (Via Garibaldi, 38 – 73 € – voto 8,5) dove mangiamo persino meglio della prima volta. Nel locale c’è a cena anche Teresa Mannino con la famiglia. Un ultima passeggiata in centro e una granita abbastanza buona concludono la nostra ultima sera a Favignana.

Mercoledì 15 luglio

Ci alziamo con comodo, facciamo colazione, prepariamo le valigie e lasciamo l’appartamento del residence. Andiamo al porto e prendiamo l’aliscafo per Trapani (22 €). Giunti sulla terraferma lascio le mie donne in un bar e mi dirigo a piedi verso l’agenzia della Hertz per ritirare l’auto che abbiamo prenotato. Come desiderava e sperava Sara ci hanno assegnato una Fiat 500 (170 € per 8 giorni affittata con il broker autonoleggio-online.it, più 60 € di assicurazione extra con validità 1 anno), peccato sia nera e viste le temperature del periodo non è proprio il colore ideale ma va bene lo stesso. Passo a recuperare le fanciulle e ci dirigiamo verso Agrigento (175 km, 2 h 15′). Fino a Castelvetrano, dove ci fermiamo a pranzare da Mc Donald’s (22 €), percorriamo l’autostrada e poi tutta statale fino a destinazione. Il panorama è bello, coltivazioni di vite a perdita d’occhio nel trapanese che lasciano spazio ad ulivi e agrumi nell’agrigentino. Arriviamo al B&B Mille e una notte (Via Garibaldi, 46 – 69 €, una notte con colazione) verso le 16, la città non smentisce la sua fama, è molto caotica, degradata e ci fa una pessima impressione. Il B&B è invece molto carino e ben ristrutturato, abbiamo una camera molto spaziosa con aria condizionata (indispensabile!). Facciamo il punto della situazione e decidiamo di visitare la Valle dei Templi nel tardo pomeriggio, da oggi parte l’apertura serale e non abbiamo problemi di orario, speriamo che il sole scenda in fretta e la temperatura con lui. Prendiamo la macchina e arriviamo in pochi minuti al sito archeologico, facciamo i biglietti (10+10+0 €, parcheggio 3 €) ed entriamo. Si tratta di un’area archeologica caratterizzata dall’eccezionale stato di conservazione e da una serie di importanti templi dorici del periodo ellenico. Corrisponde all’antica Akragas, monumentale nucleo originario della città di Agrigento. Dal 1997 l’intera zona è stata inserita nella lista dei patrimoni dell’umanità redatta dall’UNESCO. Il parco archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi, con i suoi 1300 ettari, è il sito archeologico più grande del mondo. Il sito è caratterizzato dai resti di ben dieci templi in ordine dorico, tre santuari, una grande concentrazione di necropoli, opere idrauliche, fortificazioni, parte di un quartiere ellenistico romano costruito su pianta greca, due importanti luoghi di riunione: l’Agorà inferiore e l’Agorà superiore, un Olympeion e un Bouleuterion di epoca romana su pianta greca. Le denominazioni dei templi e le relative identificazioni, tranne quella dell’Olympeion, si presumono essere pure speculazioni umanistiche, che sono però rimaste nell’uso comune. Molto belli i templi di Giunone e della Concordia, un po’ meno interessante per noi il resto, fa molto caldo ma la passeggiata è piacevole eccetto per i tanti cani randagi e in pessime condizioni che popolano il luogo (e tutta la Sicilia) e che fanno stringere il cuore agli amanti degli animali come noi. Una volta arrivati in fondo (e in discesa) lascio Monica e Sara e torno indietro a recuperare la macchina, non ci sono mezzi e i taxi vogliono 3 € a persona. E’ tardi e ci fiondiamo a cercare un posto per cenare ma, dopo avere girato inutilmente in cerca del posto che avevamo selezionato e avere trovato diverse strade chiuse, decidiamo di andare a parcheggiare nei pressi del B&B e proseguire a piedi. Finalmente arriviamo alla Trattoria Concordia (Via Porcello, 47 € voto 6), un posticino dignitoso ma con una cucina che non ci regala nessuna emozione, cibo discreto ma piatto e senza inventiva, le recensioni lo sopravvalutano oppure abbiamo scelto male le portate. Una passeggiata attraverso la via centrale ci porta al nostro B&B, l’ultima parte della strada è buia e abbastanza sinistra.

Giovedì 16 luglio

Sveglia con comodo e grandiosa (per 6 anziché per 3) colazione a base di pasticceria locale, cannoli, genovesi alla crema (ancora calde) e al pistacchio, biscotti ai fichi, brioche. Prepariamo i bagagli che lasciamo in custodia e visitiamo la città. Ci sono alcune belle chiese, bello il duomo anche se visibile solo in parte perché transennato e a rischio crollo, alcuni bei palazzi tra cui quello del Municipio, ma la sensazione generale è di grande decadimento e degrado legati al tempo ed all’incuria. L’abusivismo edilizio, i palazzoni a ridosso del centro storico e la strada sopraelevata che avvolge la città la marchiano a fuoco come brutta e meta esclusivamente per la visita alla Valle dei Templi. Molto positiva invece la presenza nelle chiese di ragazzi volontari che fanno gratuitamente da ciceroni. Decidiamo di non pranzare ed assaggiare qualche altra specialità dolciaria in una pasticceria sulla via principale, io prendo un ottima cassatina, Monica un bicchiere di latte di mandorla, mentre Sara preferisce aspettare di arrivare a Castelvetrano da Mc Donald’s. Sulla via del ritorno a Trapani ci fermiamo ad ammirare lo splendido panorama della Scala dei Turchi a Realmonte ma fa troppo caldo per pensare di raggiungere il mare a piedi e poi risalire fino alla macchina. Arriviamo nel tardo pomeriggio all’appartamento Due Passi dal Mare (Via Serraglio Sant’Anna 11 – 450 €, sei notti). L’alloggio è molto bello, ristrutturato da poco con materiali di prima scelta, stranamente non è per niente kitsch, con aria condizionata, lavatrice, TV LCD ecc. Purtroppo è molto umido e la stanza matrimoniale odora un po’ di muffa, forse per la grande umidità del periodo; gli esterni, soprattutto il ripostiglio delle biciclette, sono alquanto degradati e mal tenuti. Inoltre si ha sempre l’impressione di avere gli occhi addosso da parte di tutto il vicinato. Facciamo una bella doccia e usciamo a cena. Passeggiando per la via centrale di Trapani, che ci sembra una cittadina carina e vivace, adocchiamo l’Osteria I Vitelloni (C.so Vittorio Emanuele, 67, 55 € – voto 9). Mangiamo benissimo, piatti buonissimi e molto ben presentati, ottimo servizio, ottimi vini, veramente un buon posto. Una passeggiata e siamo a casa per la nanna.

Venerdì 17 luglio

Sveglia presto, colazione e partenza per San Vito Lo Capo (37 km, 50′). Alle 8,15 abbiamo appuntamento al porto per la gita in barca alla Riserva dello Zingaro, visto il caldo abbiamo optato per la vista dal mare. Per strada incontriamo poco traffico, è presto, facciamo benzina (30 €) e arriviamo puntuali all’appuntamento con Susan e Mauro a bordo dell’Hippocampus (30+30+15 €). La giornata è bella e il mare calmo, la barca è splendida e molto ben tenuta, il capitano piuttosto taciturno mentre la moglie un po’ troppo loquace, entrambi però molto bravi e professionali. Facciamo un prima sosta in una delle prime bellissime calette della Riserva, io e Sara andiamo con la maschera ad ammirare i pesci e i fondali e ci spingiamo fino a riva dove c’è una piccola grotta accessibile dal mare. Dopo un bel bagno in un mare favoloso ci vengono offerti pasticcini, biscotti e caffè e si riparte alla volta della Tonnara di Scopello. Durante il tragitto vediamo da lontano un piccolo branco di delfini ma quando invertiamo la rotta per avvicinarci scappano. A Scopello buttiamo l’ancora e facciamo un bagno bellissimo, il pane che Mauro butta in mare attira centinaia di grosse occhiate, è meraviglioso fare il bagno in mezzo a branchi di pesci, Sara è elettrizzata. Prima di rientrare a San Vito c’è l’aperitivo che è una sorta di pranzo per l’abbondanza e la varietà di stuzzichini, il tutto annaffiato da un buon vino rosato freddo. Arriviamo al porto intorno alle 14 e ci dirigiamo in spiaggia. Prendiamo due lettini e un ombrellone per 10 € (dopo avere contrattato) e ci rilassiamo tutto il pomeriggio. La spiaggia è sabbiosa e bella ma il mare ci delude un po’, è torbido e giallastro, qualcuno dice che siano le posidonie in decomposizione, altri danno la colpa al sovraffollamento, al caldo e alla bonaccia degli ultimi tempi, insomma è poco invitante, peccato, tanti ci avevano parlato benissimo del mare di San Vito. Rientriamo a Trapani per la cena e torniamo all’Osteria I Vitelloni (C.so Vittorio Emanuele, 67, 48 € – voto 9) ci siamo affezionati e la fedeltà ci ripaga con un altra ottima cena.

Sabato 18 luglio

Questa mattina sveglia con calma, colazione e visita di Trapani. Cominciamo dalla passeggiata delle mura di Tramontana, la zona nord della città che si affaccia sul mar Tirreno (Trapani è una lingua di terra protesa tra il Tirreno e il Canale di Sicilia), molto panoramica ma mal tenuta e piena di immondizia. Arriviamo fino alla Torre di Lygny, eretta nel 1671 su ordine del capitano generale del Regno di Sicilia Claude Lamoral, durante la dominazione spagnola della Sicilia, sugli scogli che formano la prosecuzione della stretta lingua di terra della città antica, chiamata anticamente Pietra Palazzo. Fu costruita a difesa della città dalle incursioni dei corsari barbareschi e fino al 1861 erano installati dei cannoni sul tetto. Nei pressi c’è una splendida caletta rocciosa e una minuscola spiaggia con tanto di bagnini, visto che siamo a poche centinaia di metri da casa quasi quasi ci vengo a fare un bagno in bicicletta. Proseguiamo poi in direzione del porto pescherecci (l’odore di pesce marcio è nauseabondo) ed entriamo a vedere il mercato del pesce. Ci sono moltissimi banchi con pesce stupendo e a prezzi davvero bassi. Continuiamo la passeggiata nel centro storico dove ammiriamo molti bei palazzi e chiese, le vie principali sono ben tenute, con bei negozi e molti locali, ci dicono che la Coppa America e la Ryanair (che ha fatto base all’aeroporto di Birgi) hanno portato una bella boccata di ossigeno in città e in tutta la zona. Sara pranza con un cartoccio di Panelle (praticamente panissa fritta) mentre noi ci finalmente ci concediamo una vera e sontuosa granita siciliana con panna, brioche e anicini da Colicchia (Via delle Arti – 12 €), una vera goduria, un bel refrigerio dalla calura opprimente e praticamente un pasto. Andiamo a recuperare la macchina e andiamo alle saline, alle 15 abbiamo l’appuntamento per la visita guidata. Arriviamo al mulino dove è ospitato il centro visitatori della Riserva Naturale Orientata delle Saline di Trapani e Paceco (visita guidata gratuita, abbiamo fatto un offerta di 10 €).

Istituita nel 1995, si estende per quasi 1000 ettari nel territorio dei comuni di Trapani e Paceco. La riserva, all’interno della quale si esercita l’antica attività di estrazione del sale, è una importante zona umida che offre riparo a numerose specie di uccelli migratori. È gestita dal WWF Italia. La presenza delle saline è documentata già nel periodo della dominazione normanna in Sicilia, ma fu sotto la corona spagnola che l’attività di produzione del sale raggiunse il suo apice, trasformando il porto di Trapani nel più importante centro europeo di commercio del prezioso elemento. Le saline da Trapani, arrivarono fino alle isole dello Stagnone. Dal 1861 con l’Unità d’Italia queste saline non furono nazionalizzate, e furono le uniche a superare il monopolio del sale da parte dello Stato, esportandolo in diversi paesi. Dopo la prima guerra mondiale con la concorrenza delle saline industrializzate di Cagliari iniziò la decadenza delle saline trapanesi, accentuata dallo scoppio della Seconda guerra mondiale e dalla concorrenza straniera con il salgemma. Molte delle saline furono dismesse o abbandonate. Restano i caratteristici mulini a vento, utilizzati nel tempo, per una duplice funzione: alcuni per la macinazione del sale, altri per il pompaggio dell’acqua salata da una vasca all’altra. Ma dopo la istituzione della Riserva ed il suo affidamento in gestione al WWF Italia, si è assistito ad un nuovo rilancio della lavorazione del sale e l’approvazione di interventi di restauro e recupero degli impianti abbandonati. Sotto un caldo e un vento infernali veniamo accompagnati da Gerlando, un ragazzo molto professionale e competente che ci spiega tutto della lavorazione del sale, della flora e della fauna delle saline, facendoci osservare gli uccelli e i fenicotteri con il suo cannocchiale. Concludiamo la visita presso un salinaro dove acquistiamo diversi barattoli di sale da portare come ricordo agli amici e ai nonni (35 €). Durante la camminata per tornare alla macchina chiacchieriamo con la guida che ci da alcuni consigli tra cui quello di andare in spiaggia a Cornino domani che è domenica per evitare la folla di altri luoghi più famosi. Rientriamo all’appartamento stremati dal caldo, lasciamo Monica a fare la doccia e io e Sara andiamo in bicicletta a cala Lygny a fare un bagno ristoratore. Per cena siamo di nuovo all’Osteria I Vitelloni (C.so Vittorio Emanuele, 67) 50 € voto 9, sempre una conferma.

Domenica 19 luglio

Giornata dedicata alla spiaggia e al relax, facciamo colazione, compriamo panini e pizzette e prendiamo la macchina per andare a Baia Cornino (frazione di Custonaci) come ci ha consigliato la guida delle saline (20 km, 40′). Il paesino è minuscolo, ci sono solo case di villeggiatura. Scendiamo al Lido Baia Cornino dove affittiamo un ombrellone e due lettini (12 €). La spiaggia è piccolina e non affollata considerando la domenica di luglio. La battigia è costituita da rocce piatte che finiscono in un mare azzurro e cristallino, veramente bellissimo. Abbiamo anche un botta di fortuna, vicino a noi c’è una signora con un bambino che guarda Sara giocare a palla, si chiama Alessio e vive a Valderice, lo coinvolgiamo e giocheranno insieme tutto il giorno come se fossero amici da sempre. Non sappiamo come si capiscano visto che Alessio parla in siculo, ma tra bambini non ci sono confini e distanze, passano la giornata in acqua, un po’ in mare e un po’ nella sorgente di acqua dolce poco distante dalla spiaggia. Fa un caldo infernale ma in questa spiaggia si sta proprio bene, nel pomeriggio torniamo a Trapani per cambiarci e andare a prendere la funivia per Erice (11+11+0 €). La salita offre un panorama bellissimo ed è strano utilizzare un ovovia con questo caldo e con il mare sotto di noi. Dopo una ventina di minuti arriviamo a destinazione, fa ancora caldo ma è sopportabile. Purtroppo il campanile della cattedrale sta chiudendo, io e Sara volevamo salire per andare a vedere il panorama. Erice (Monte San Giuliano dal 1167 fino al 1934, Èrici o u Munti in siciliano) deriva da Erix, un personaggio mitologico, figlio di Afrodite e di Bute, ucciso da Eracle. Secondo Tucidide fu fondata dagli esuli troiani, che fuggendo nel Mar Mediterraneo avrebbero trovato il posto ideale per insediarvisi; sempre secondo Tucidide, i Troiani unitisi alla popolazione autoctona avrebbero poi dato vita al popolo degli Elimi. Fu contesa dai Siracusani e Cartaginesi sino alla conquista da parte dei Romani nel 244 a.C. Passeggiamo per il piccolo e caratteristico borgo pieno di locali e di negozi di souvenir, molto bello e ben tenuto, arriviamo fino al belvedere dove si gode una vista mozzafiato. Da una parte sulla baia di Cornino, il monte Cofano e San Vito in lontananza e dall’altra su Trapani, Paceco e le saline. Per cena andiamo all’Osteria di Venere (Via Roma, 6 – 56 € voto 7,5) che ci è stata caldeggiata da Massimo, cibo buono ma non entusiasmante. Dopo cena, sulla via del ritorno alla funivia per ridiscendere, compriamo qualche ricordino e soprattutto dei dolci (9 €, qualcuno da mangiare subito e due genovesi per la colazione di domani) nella Pasticceria Maria Grammatico (Via Vittorio Emanuele, 14) che abbiamo visto prima di cena e che aveva delle vetrine spettacolari, in effetti i prodotti sono molto buoni. Rientriamo a Trapani con la funivia e andiamo a nanna.

Lunedì 20 luglio

Sveglia, colazione e partenza con destinazione Marsala (36 km, 1 h), alle 11 abbiamo appuntamento alle Cantine Florio per la visita guidata, abbiamo telefonato appena alzati e ci hanno detto che c’era ancora posto. Arriviamo un po’ prima e andiamo a vedere se troviamo la spiaggia di cui ha letto Monica, magari nel pomeriggio ci facciamo un salto. La spiaggia non si trova e dobbiamo tornare alle cantine per la visita. Entriamo nel complesso da un cancello con tanto di sorvegliante a cui hanno comunicato la lista dei visitatori, il complesso è enorme e tenuto come un gioiello, con aiuole, laghetti e cascatelle. Le Cantine Florio (visita guidata 10+10+0 €) nascono nel 1833 a Marsala ad opera dell’imprenditore Vincenzo Florio che, dopo aver acquistato un terreno in un tratto di spiaggia situato fra i bagli di Ingham-Whitaker e di Woodhouse (già produttori), vi fece costruire uno stabilimento per la produzione di vino Marsala. Successivamente venne rilevata l’azienda ed il marchio Woodhouse, e Florio divenne il maggior produttore. Nel 1920 furono acquisite dalla Cinzano e nel 1988 vendute alla Illva. Attualmente hanno in cantina 6 milioni di litri di vino Marsala, comprese due piccole botti del 1939 e del 1941 che si sono salvate dai bombardamenti alleati, il cui contenuto viene venduto a circa mille euro per 0,75 l e acquistato perlopiù come investimento.

La visita è molto interessante, oltre alla storia della cantina e del vino Marsala ci viene raccontato un pezzo di storia della Sicilia e un pezzo di storia d’Italia, la guida molto competente, spiritosa e simpatica. Dopo circa un’ora di visita veniamo condotti nella stanza della degustazione con luci soffuse, musica classica e tre bicchieri con abbinamento di uno stuzzichino, molto suggestivo, anche Monica “beve” un piccolissimo sorso di vino Marsala. Per ultimo entriamo nello spaccio aziendale dove facciamo un rapido giro senza acquistare nulla. Usciti dalla cantina e sotto un caldo africano, ci rechiamo in centro per visitare la parte storica della città. Parcheggiamo l’auto e, appena entrati nelle mura di Marsala, troviamo una panetteria con degli sgabelli e dei tavoli all’esterno e all’ombra e ci fermiamo per mangiare e dissetarci. Dopo pranzo gironzoliamo un po’ per il centro storico ad ammirare le chiese e i palazzi, il centro è ben tenuto e ci fa una favorevole impressione. Verso le 16, stremati dal caldo, prendiamo la strada verso Petrosino (il comune più coltivato a vite d’Italia, mentre Trapani è la provincia italiana più vitata) perché abbiamo letto che ci sono delle spiagge. Ci fermiamo a Lido Signorino e si materializza davanti ai nostri occhi Playa Tiburon, la spiaggia che cercavamo questa mattina. Affittiamo un ombrellone e due lettini (15 €) ma purtroppo c’è tantissimo vento e non riusciamo a goderci il mare e la spiaggia, inoltre è un lido un po’ per fighetti ed è vietato tutto, persino giocare a racchette dove non c’è nessuno. Restiamo un paio d’ore e poi rientriamo a Trapani per la cena. Purtroppo questa sera il nostro ristorante di fiducia è inspiegabilmente chiuso, giriamo un po’, consultiamo qualche guida su internet e alla fine decidiamo per il Ristorante Ai Lumi (C.so Vittorio Emanuele, 75 – 51,50 € – voto 5,5). Che delusione, cibo sciatto, senza sapore, servizio confuso (ordino un calice di bollicine locali e mi aprono un bottiglia del Trentino), una pessima esperienza, che brutto scherzo ci ha giocato la nostra amica de I Vitelloni. Decidiamo di riparare andandoci a prendere una bella granita da Colicchia (9 €), questa volta senza brioche e poi si va a nanna.

Martedì 21 luglio

Ultimo giorno di vacanza, dopo colazione e avere fatto benzina (20 €) si parte per Mazara del Vallo (55 km, 1 h 30′), la strada fino a Marsala è buona, oltre si attraversano un paio di paesini in cui il traffico è snervante, dovunque sbucano auto che ignorano le regole basilari della circolazione. La ragione che ci ha spinti qui è il vecchio centro storico, un tempo racchiuso dentro le mura normanne, che include numerose chiese monumentali, alcune risalenti all’XI Secolo e presenta i tratti tipici dei quartieri a impianto urbanistico islamico tipico delle medine, chiamato Casbah (anche Kasbah), di cui le viuzze strette sono una sorta di marchio di fabbrica. In realtà il quartiere arabo non è nulla di che, a parte le ceramiche abbelliscono e raccontano la storia di Mazara, opere che però ci dicono essere recenti, realizzate e ideate del Sindaco (illuminato) che sta cercando di convertire la città dalla pesca al turismo. Piuttosto tenuta male la città anche se ci sono alcune belle chiese, come la cattedrale che però dobbiamo visitare in fretta perché devono celebrare un funerale. Nella bella piazza Repubblica scopriamo per caso un negozio dove vendono solo articoli prodotti da aziende e cooperative insediate in locali confiscati alla mafia, a pochi passi di distanza c’è il Centro Socio-educativo I Giusti di Sicilia nato per dotare la città di Mazara un luogo in cui l’identità siciliana venga tradotta nell’esplicitazione del legame di alcuni noti personaggi con la loro terra. E’ un percorso in cui il visitatore viene condotto alla scoperta di alcuni personaggi, noti e meno noti, della storia di Sicilia dall’Unità d’Italia ai giorni nostri. Un viaggio in cui si intersecano elementi tradizionali e multimediali, organizzato in un ambiente molto suggestivo dal punto di vista artistico, quale i locali del piano terra del Seminario vescovile di Mazara del Vallo. A piano terra una sala contiene l’esposizione con le testimonianze donate dai parenti, ma ci sono anche dei totem interattivi che consentono di leggere biografie, scritti e messaggi dei protagonisti. Il Centro vuole promuovere la cultura della legalità e favorire la conoscenza di grandi donne e uomini siciliani, del loro pensiero e delle loro opere. Proprio una bella iniziativa in una terra forse un po’ troppo rassegnata e nella quale abbiamo visto tante, troppe scorte e persone sotto protezione. Gironzolando per il centro veniamo avvicinati da un tizio che si presenta come Antonio, “guida turistica disinteressata” e ci consiglia di entrare in un portone per ammirare il da poco restaurato Teatro Garibaldi. Costruito In seguito ai moti rivoluzionari del 1848 e progettato dal canonico Gaspare Viviani, in tre mesi il teatro venne realizzato e inaugurato il 12 gennaio 1849, con il nome di Teatro del Popolo. La struttura venne successivamente dedicata a Giuseppe Garibaldi con una delibera del 5 marzo 1862. Per tantissimi anni abbandonato e usato come magazzino comunale, a partire dal 1981 sono iniziati diversi tentativi di restauro del teatro, falliti per diversi motivi. L’ultimo restauro, iniziato nel 2003 e terminato nel 2006, ha permesso la riapertura al pubblico della struttura nel 2010. L’edificio è costituito da una sala a ferro di cavallo, con un piccolo ingresso con accesso a due scale che conducono ad un duplice ordine di palchi e al loggione. Anonimo e privo di decorazioni all’esterno, si presenta ricco di elementi pittorici tipici del folclore siciliano, avvicinabili alla pittura che orna i carretti siciliani, è stato costruito interamente con legname derivato da imbarcazioni in disarmo e le varie parti sono tuttora riconoscibili. In effetti è molto bello ma senza conoscerne l’esistenza difficilmente lo si visita. Naturalmente il signor Antonio ha un negozio di souvenir e ci invita a dare un occhiata che si traduce anche in qualche acquisto. Ci consiglia anche la Locanda di Don Martino (Lungomare Mazzini- 25 € – voto 6,5) ci sediamo solo perché fa un caldo pauroso e abbiamo bisogno di una pausa, ma tutto sommato mangiamo discretamente spendendo come in un fast food. Dopo pranzo continuiamo la visita del centro storico fino ad arrivare alla chiesa di San Francesco che ci dicono essere un imperdibile esempio di barocco siciliano, addirittura rococò. Aspettiamo fino a che il volontario viene ad aprire e ci fa un po’ da cicerone per visitare la chiesa, le catacombe l’annesso e semi-abbandonato monastero. Poi recuperiamo la macchina e torniamo a Trapani, sulla via del ritorno facciamo benzina per l’ultima volta (34 €), dobbiamo lasciare l’auto con il pieno domani. Cerchiamo il padrone di casa per saldare il conto e accordarci per lasciare le chiavi dato che partiremo presto… che personaggio… Questa sera per cena ci trattiamo bene, due giorni fa ci siamo prenotati un tavolo all’Osteria la Bettolaccia (Via Fardella, 23 – 89 € – voto 10), ha giustamente la fama di essere uno dei migliori ristoranti della città, piatti eccellenti, dopo gli antipasti costituiti da assaggi della cucina siciliana rivisitata, io prendo un favoloso cuscus con sopra una frittura di calamari, Monica sceglie un ottimo piatto di busiate alla Norma e Sara opta per un buonissimo filetto. Ristorante di livello anche se con prezzi onesti, ottimo servizio, mi concedo una mezza bottiglia di bianco locale e ceniamo con Stefano Accorsi e fidanzata nel tavolo a fianco. Dopo cena un ultima passeggiata digestiva e poi a dormire.

Mercoledì 22 luglio

Purtroppo è finita la vacanza, facciamo un levataccia alle 4 del mattino, raduniamo le nostre cose, lasciamo l’appartamento aperto con le chiavi sul tavolo (“tanto qui nessuno tocca niente” ci ha detto il proprietario!) e partiamo per l’aeroporto di Birgi (20 km, 25′). Lascio Monica e Sara alle partenze con i bagagli e vado al parcheggio delle auto a noleggio a depositare la nostra 500. Imbuco nella cassetta dell’ufficio della Hertz le chiavi e la copia del contratto e alle 6,40 partiamo alla volta di Genova. Sbarcati dall’aereo recuperiamo i bagagli, paghiamo il salasso del parcheggio (85 €) e ci avviamo verso casa.

Arrivederci Sicilia



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