Aspettando Formentera
Breve racconto dell'estate 2009 in attesa di tornare
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L’estate è arrivata, sono passati 10 mesi dalla mia prima volta a Formentera ed ora che mancano solo 60 giorni al mio ritorno sull’Isla, ho pensato che sia giunta l’ora di mettere nero su bianco almeno qualche ricordo di quella che è stata la mia settimana di vacanza nella calda estate spagnola 2009. A dirla tutta l’estate scorsa l’idea era quella di tornare a Mykonos poi, di ritorno da una trasferta romana, qualcosa ha fatto pendere l’ago della bilancia verso l’isola più piccola delle Baleari. Grazie alla partenza anticipata alle cinque del mattino dall’aeroporto di Verona, riusciamo ad ammirare la prima alba spagnola direttamente dalla pista dello scalo aereo di Ibiza, giusto prima di ritirare le valigie e prendere il bus che ci condurrà al porto da dove salperà ben presto il traghetto in direzione Formentera. Sbarcati a La Savina veniamo accompagnati dal T.O. Fino ai nostri appartamenti “Ses Clotades”, scelti volutamente al di fuori del centro di Es Pujol, per la precisione dietro al 10.7 di Patrizia Pepe. Una volta ritirati gli scooter restava solo una cosa da fare: non perdere altro tempo e buttarci in acqua. Detto, fatto. Nemmeno una piscina ha un acqua così limpida; a soli 50 metri dall’appartamento avevamo uno dei più bei mari del pianeta. Cosa volere di più dalla vita? La risposta è stata subito trovata: abbiamo fatto qualche passo alla nostra sinistra e ci siamo ritrovati al Piratabus, uno dei tanti chiringuitos dell’isola, a bere un buon mojito. La sera siamo andati alla scoperta di Es Pujol, la cittadina prevalentemente turistica, fulcro della vita notturna, con i suoi ristoranti, discobar, discoteche (solo una in tutta l’isola: lo Xueno), ed il suo mercatino hippies sul lungomare. Ora non sto a raccontare per filo e per segno tutta la vacanza, altrimenti ci impiegherei almeno un mese, mi limito a dire che durante la settimana abbiamo avuto modo di godere delle varie spiaggie dell’isola, da quella sotto casa di Es Arenals, alla bellissima Illeatas, passando per Cala Saona (bella ma con un ecomostro alle spalle che ne rovina il paessaggio) ed Es calò. In tutte ci ho lasciato un pezzo di cuore, su tutte ci ho lasciato pure un pezzo di fegato. Si perchè ogni spiaggia aveva il suo chiringuitos, dal già citato Piratabus, per andare fino al più famoso Big Sur, passando attraverso il più stiloso 10.7 Patrizia Pepe, fino al più minuscolo chiosco arrampicato sulle rocce di Cala Saona. Con tutto quel caldo come rinunciare ad un rinfrescante Mojito o ad una dissetante San Miguel. La domenica non poteva mancare nel tardo pomeriggio un viaggio fino alla Mola ad assistere al mercatino hippies più famoso dell’isola, a dire il vero più una trovata pubblicitaria che altro, ma un ottima scusa per poi raggiungere uno dei due fari poco distante dal centro del paese. Veniamo quindi ad uno dei capitoli più importanti, quello del cibo. Gli italiani si sa, all’estero trovano sempre grosse difficolta; siamo abituati alla nostra cucina favolosa, che per usare un termine commerciale si può definire “10+ come i polli Amadori”, ma sarà anche per la grande presenza tricolore, sull’isola si mangia bene un po’ ovunque. Forse solo le pizze lasciano qualcosa da ridire, ma tutto sommato non ci si può lamentare. Prima di partire avevo sentito parlare sempre del Fonda Pepe, il più antico locale ristorante di Formentera, dove mangiar bene e spendere poco, e devo dire che il locale ha mantenuto le aspettative, anzi forse le ha pure superate. Il dopo cena, come accenato, si finiva sempre a Es Pujol. Essendo molto piccola si finiva sempre nei soliti posti, quindi nell’ordine Neroopaco, Beach, Bananas, Pachanka, Vivi Club e Xueno erano ormai una cosa in famiglia, un po’ come i Long Island bevuti rapidamente da una parte della comitava per passare subito ad ordinarne altri. Ho descritto a grandissime linee quello che è stata l’esperienza della scorsa estate a Formentera, tralasciando sicuramente molti anedotti e curiosità, ma come già detto impiegherei mesi a raccontare tutto quello che è successo in una sola settimana, voglio però, giunti a questo punto, ringraziare personalemente tutti coloro che hanno vissuto con me quella settimana, dai miei compagni di stanza “the King” ed “il principe”, alle vicine Paola e Doris, alla sezione staccata del Basso Piave Codo e Francesca (anche per le nuotate abusive nella loro piscina), fino al gruppo “Bassa Bresciana” Laurì, Adri, Santina e Varenne. Ormai l’attesa sta per finire, quest’anno si parte dalla mia Venezia, e se per caso in Sud Africa finisce come in Germania, tremate tutti, non ce ne sarà per nessuno.