Aruba e Curaçao in autonomia

Consigli per visitare in fai-da-te le Antille olandesi, diverse tra loro ma davvero splendide.
Scritto da: mque_mque
aruba e curaçao in autonomia
Partenza il: 16/01/2020
Ritorno il: 30/01/2020
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
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Non si può andare sempre in Asia, il mondo è grande e bisogna esplorarlo! E allora ad ottobre andiamo a caccia di opzioni per organizzarci 15 giorni di relax a fine gennaio. Nelle Antille siamo già stati alcuni anni fa (Guadalupa e Marie Galante splendide ma non per tutti) e ci torniamo volentieri; questa volta scegliamo due delle Antille Olandesi: Aruba e Curacao. Rinunciamo a Bonaire, la terza isola, per questioni di tempo.

SCEGLIERE IL VOLO

Con gli anni apprezziamo sempre più la comodità di un volo dalla nostra città.. e quindi la nostra scelta è presto fatta: KLM da Torino con scalo ad Amsterdam, che ha ottimi orari e un prezzo ottimo rispetto alla comodità (530 euro a testa). Le alternative erano via USA: a parità di prezzo, tempi più lunghi e necessità dell’ESTA anche per il transito. Scegliamo di arrivare ad Aruba (con un volo diurno) e ripartire da Curacao (con un volo notturno) perchè la durata degli scali è minore, ma a posteriori lo suggerirei comunque, perchè Aruba, più turistica, è un’isola più “facile” con cui prendere confidenza, e potendo richiedere meno spostamenti (le aree di maggior interesse turistico sono concentrate in pochi km nel nord dell’isola) i primi giorni ci si può davvero riposare. Curacao invece, meno frequentata e più selvaggia, richiede un pò più di impegno per scoprirla.

Organizziamo 7 notti ad Aruba e 6 notti a Curacao; a posteriori farei il contrario. Il trasferimento tra le due isole richiede un breve (e caro) volo interno; purtroppo non esistono collegamenti via mare. Se potete, in alta stagione evitate il transfer tra le isole nel weekend, perchè gli aeroporti sono congestionati, si dà ovviamente priorità ai voli intercontinentali e gli orari possono facilmente andare a pallino. Ci sono molte compagnie che volano tra le isole, alcune meno affidabili negli orari rispetto alle altre. Oltre ad informarsi su internet, può essere utile chiedere consiglio al gestore dell’alloggio dove si pernotterà. Noi per 135 euro a testa abbiamo volato con Winair: acquisto facile (in dollari) sul loro sito, biglietto solo elettronico, aereo nuovo, nessun problema nè ritardo.

ORGANIZZARE IL SOGGIORNO

Pur facendo ancora parte del Regno dei Paesi Bassi, le Antille olandesi dagli anni ’90 sono autonome dalla madrepatria per alcune materie (es. sanità, istruzione, trasporti), e sono autonome anche tra di loro. A Curacao, frequentata solo da europei, quasi tutti olandesi, si parla per l’appunto olandese, oltre al papiamento che è il dialetto locale, e si usa il Fiorino di Curacao. Aruba invece è stata colonizzata dal turismo statunitense: ovunque si usa il dollaro USA (solo al supermarket l’eventuale resto può venirvi dato in Fiorini di Aruba), si parla molto inglese e spagnolo, oltre al papiamento, le distanze sono in miglia, la benzina in galloni, ecc. In sostanza, ad Aruba non vi servirà affatto cambiare euro in fiorini: semplicemente al bancomat prelevate in dollari, e al supermarket usate la carta per evitare di avere del resto in fiorini, che non potreste spendere a Curacao perchè il fiorino è diverso. A Curacao invece è importante avere moneta locale, che potete prelevare direttamente al bancomat. Le carte vengono accettate in quasi tutti i ristoranti, ma vi servirà il contante per noleggiare i lettini in spiaggia e per qualche snack veloce.

Per l’accesso alle isole ABC (Aruba, Bonaire e Curacao, le tre Antille olandesi) serve il passaporto; la carta d’immigrazione si compila online sul sito ufficiale prima dell’arrivo. Per Curacao la trovate qui ed è obbligatoria, ad Aruba è ancora possibile compilarla cartacea sull’aereo, ma verificate qui perchè le norme sono in evoluzione. La procedura è molto semplice, ed spiegata molto bene nei due portali turistici ufficiali, che sono tra l’altro molto ricchi di informazioni e suggerimenti.

COME MUOVERSI

Visto il tipo di vacanza che facciamo, noi preferiamo sempre affittare un’auto, per la massima flessibilità ed indipendenza. Ad Aruba avevamo prenotato un’auto con AVIS con ritiro/consegna in aeroporto, a Curacao il gestore del B&B ci ha trovato un mezzo presso un noleggio locale, col vantaggio che non ci è stata richiesta la cauzione. Entrambe le soluzioni ci sono costate 40 euro al giorno. Non è stata richiesta la patente internazionale.

DOVE DORMIRE (E MANGIARE)

Premetto che non ci ha mai interessato frequentare i resort, da cui spesso per tutta la settimana non si esce e in cui (mamma mia!) magari c’è anche l’animazione. La nostra scelta anche nelle Antille è andata ad alloggi self-catering con angolo cottura, così da fare una abbondante colazione, poi un pò di frutta a pranzo in spiaggia, e la sera si esce a cena fuori. Ovviamente, a voi la scelta; sui portali di prenotazione ci sono soluzioni di ogni genere. I prezzi ahimè non sono asiatici: scegliendo due B&B di buon livello, ma certo non di lusso, abbiamo speso 67 euro a notte ad Aruba e 100 a Curacao.

Ad Aruba le aree di maggior interesse turistico sono nella zona Noord dell’isola, che ospita le spiagge migliori e di conseguenza anche la maggior parte dei resort delle grandi catene. Il resto dell’isola è in parte destinato a parco nazionale (di difficile accesso perchè dispone solo di poche strade non asfaltate; noi non l’abbiamo visitato) e in parte abitato (i due centri maggiori sono la capitale, Oranjestad, e San Nicolas, nell’estremo sud).Preferendo una sistemazione un po’ più rurale, abbiamo scartato la zona dei resort e scelto di pernottare in un B&B nella zona Jan Flemming, che è a metà dell’isola. Il B&B ha dei graziosi bungalow di legno con bagno interno, e c’è una cucina comune all’aperto per prepararsi i pasti. Originale la scelta dei wagon di legno, bello il giardino di cactus, ricco di colibrì e altri uccelli, molto tranquillo e silenzioso la notte, ma la cucina è poco attrezzata, il wagon è davvero minuscolo ed è stato necessario spostarsi verso le spiagge. In ogni caso, noi cambiamo spiaggia ogni giorno, e la viabilità dell’isola è ottima: in circa 30 minuti arrivavamo a Noord, e nei due giorni in cui siamo andati nel sud dell’isola abbiamo guadagnato tempo.

A posteriori, la zona dei resort si è rivelata meno costruita e soffocante di quanto temevamo, e anche lì si trovano alloggi self-catering di ogni genere, oltre agli alberghi. A svantaggio di questa scelta, la ristorazione in quella zona è pensata per gli americani: prezzi più alti, catene dei soliti fast food e poco altro, mentre nella zona centrale noi siamo riusciti a trovare qualche locale più rustico e autentico. Due gli indirizzi imperdibili: i gamberi fritti da Zeroovers a Savaneta (dopo anche 45 minuti di coda, li comprate a peso e ve li friggono; non c’è granchè d’altro, e si mangia con le mani su tavoloni di legno, ma sono tra i gamberi più buoni che io abbia mai mangiato) e il Fish House alla yacht marina di Simeon Antonio, all’altezza dell’aeroporto (buona cucina locale, prezzo più che onesto, solo pesce del giorno, locale grazioso con A/C). Un paio di sere abbiamo cenato a casa, per toglierci la voglia di un piatto di pasta; nei supermercati trovate di tutto, come a casa.

A Curacao le spiagge sono distribuite qui e là lungo la costa sud ed ovest dell’isola; a differenza di Aruba, non c’è un immenso spiaggione, ma tante piccole calette. La zona urbana della capitale Willemstad è molto densamente abitata e quindi molto trafficata, cosa che ci ha dissuaso dal visitare la parte sud dell’isola oltre la capitale.

Per il soggiorno abbiamo scelto un’altra sistemazione rurale, a St. Willibrordus. Il B&B ha poche camere (studios con angolo cottura attrezzato davvero di tutto), una splendida piscina, un bel giardino in cui scorrazzano le iguane..e i gestori (una coppia di expat belgi) di una cortesia e gentilezza unici. Insomma siamo stati davvero bene, e la posizione si è rivelata ottima per la maggior parte delle spiagge che abbiamo frequentato. Unico lato negativo: l’unico supermarket degno di questo nome, che tra l’altro ospita anche il bancomat più vicino, è nella periferia di Willemstad, a circa 20 minuti d’auto.

Per cena a Curacao siamo sempre usciti. Un paio gli indirizzi da non mancare: il cabrito burger da Williwood a St. Willibrordus (ma se andate la sera che fanno musica dal vivo, prenotate prima, e andate comunque prestissimo, perchè poi quando la carne è finita..è finita! Noi la prima volta siamo rimasti senza cena) e lo spiedone di carne da De Buurvrouw lungo lo stradone che porta a Willemstad (il locale è all’aperto sotto una immensa cupola di paglia, davvero particolare). Altro posto sempre affollatissimo, ma non l’abbiamo provato perchè fa solo asporto, è il VIP BBQ express truck, sempre sullo stradone. A Willemstad ci sono molte opzioni di ogni genere (nessuna memorabile). Come avrete notato, a Curacao mangiare pesce non è così facile, perlomeno al di fuori dei ristoranti di alto livello.. toglietevi la voglia ad Aruba. Soprattutto a Curacao, ma anche ad Aruba nei locali meno turistici, l’orario del pasto è molto… olandese: le 18:30 sono le nostre 20:00, quindi non arrivate troppo tardi perchè la cucina potrebbe essere già chiusa.

Nella scelta dell’alloggio tenete infine conto che molte sistemazioni (ma non tutte) hanno incluso nel prezzo l’uso di sedie da spiaggia e frigo portatili. Soprattutto ad Aruba, dove il noleggio dei lettini può essere anche molto caro, è un bonus da tenere presente.

COSA VEDERE

Ad Aruba le spiagge più belle sono in zona Noord; da Druif Beach fino a Malmok Beach, sotto il faro, la spiaggia è una, infinita, di sabbia bianca, qui e là attrezzata di ombrelloni fissi (palapas), che essendo comunali sono gratuiti (ovviamente a metà mattina sono già tutti occupati: chi dorme troppo…) La spiaggia a seconda delle zone cambia aspetto e ambientazione. A noi sono piaciute molto Eagle Beach, più frequentata perchè conosciutissima, ma davvero meravigliosa per i suoi colori, Divi e Manchebo, prima di Eagle, altrettanto belle e un pò meno affollate, e poi Malmok, dal mare più mosso ma per questo ricca di pesci e ..di pellicani che si tuffano tra i bagnanti! Nel sud dell’isola, poi, non mancate Baby Beach, dopo San Nicolas, una laguna blu spettacolare (si è vero, sulla destra si vede la raffineria.. ma voi guardate il mare) e Mangel Halto, a Savaneta, una serie di calette minuscole in mezzo alle mangrovie da cui si sbuca in una zona lagunare dai colori strepitosi. Quest’ultima è l’unica spiaggia dove non troverete noleggio di lettini; i palapas qui sono pochissimi, ma non servono perchè siete all’ombra delle mangrovie. Non consigliamo invece Palm Beach, nonostante sia famosissima, perchè alle spalle ha molti super-alberghi da mille camere, e ovviamente quindi è sempre stra-super-affollata. Ci siamo andati al tramonto a bere qualcosa, al bar su uno dei moli, e poi ne abbiamo approfittato per cenare in zona, in un’hamburgeria sul viale principale, dove abbiamo anche trovato uno dei pochissimi negozi di souvenir dell’isola (gli altri – solo diurni – sono al mercatino al porto di Oranjestad). Tutta la costa nord, come anche a Curacao, è battuta dai venti ed inospitale; la frequentano molto gli appassionati di parasailing e di windsurf.

Al di là delle spiagge, l’isola di Aruba, a differenza di Curacao, non ha molto da offrire: essendo un’isola quasi completamente priva di fonti d’acqua, non è praticamente mai stata abitata fino all’epoca moderna, quando la vicinanza dei pozzi petroliferi venezuelani ha avviato una certa attività industriale. Mancano quindi siti storici o artistici. La carenza idrica continua ancora oggi: l’isola, ricoperta di cactus, è servita solo da un immenso dissalatore a gasolio, che vedete lungo la costa a sud dell’aeroporto, e da una serie di serbatoi appollaiati sulle colline. Ricordatevene quando farete la doccia (e anche quando sceglierete l’alloggio: è davvero fondamentale avere una piscina?) La stessa scarsità d’acqua è il motivo per cui lo sviluppo turistico della parte nord dell’isola è oggi rallentato, se non addirittura fermo (ma forse questo è un bene).

Noi abbiamo anche fatto una veloce visita al faro California, da cui c’è un bel panorama dell’estremità settentrionale dell’isola; siamo stati un paio d’ore ad Oranjestad, con alcune graziose case in stile coloniale, ma più che altro una sfilza di negozi di gioielli e abiti pensati per i croceristi, che sbarcano in grande numero ogni giorno. Siamo infine andati un pomeriggio a vedere una sfilata di carnevale, che ai Caraibi è un evento molto sentito: siamo stati a San Nicolas, una città operaia a servizio della raffineria, ed è stata quindi un’interessante occasione per vedere la sua quotidianità, ben diversa dai cataloghi turistici.

A Curacao la vita da spiaggia è più stimolante di Aruba, perchè già da riva è possibile quasi ovunque fare un discreto snorkeling. I coralli hanno risentito pesantemente del riscaldamento generato da El Nino, ma la fauna marina è abbastanza ricca. A causa delle correnti, c’è sempre più vita lungo la parte sinistra delle insenature, piuttosto che a destra.

Nel weekend alcune spiagge (non tutte) permettono il barbecue, che per i locali è la principale attività della domenica: vedrete arrivare a fine mattina un gruppo familiare di decine di persone, armato di griglia XXL, sacchi di carbone, frigo XXL per la carne, frigo XXL per le bevande, numerose pentole di altre misteriose cibarie e poi tavoli, sedie… e ovviamente l’impianto stereo! Mangeranno solo verso sera, dopo complesse operazioni di cottura. Davvero divertente (se non siete troppo vicini alla griglia).

Ciò detto, le spiagge che ci sono piaciute di più sono tutte nel nord: in primis Playa Grote Knip, dalla sabbia bianca impalpabile e dall’acqua blu smeraldo, poi playa Dooibooi a St. Willibrordus, raccolta e meno frequentata di altre, un gioiellino (siamo tornati due volte! Eccezionale per noi), Playa Cas Abao (ingresso a pagamento di pochi dollari, qualcuno di più nel weekend, ma li vale tutti) e Playa Kleine Knip, la gemella piccola di Grote Knip (entrambe per ora sono free, ma c’è in costruzione un parcheggio più grande e un casotto per il pedaggio, quindi è probabile che diventeranno a pagamento). Non ci sono piaciute Playa Santa Cruz, davvero squallida, Playa Forti, dove abitano stabilmente alcune tartarughe, che si vedono facilmente dal molo delle barche, ma in cui l’acqua è abbastanza sporca, e nemmeno Playa Lagun, tanto decantata, ci ha fatto impazzire.. la caletta è bella, ma la spiaggia è davvero maltenuta. In più, è l’unico posto dove non ci hanno lasciato sedere una mezzora sui lettini già lasciati liberi, per un ultimo bagno serale sulla strada del rientro.

Oltre alle spiagge, Curacao ha una storia coloniale abbastanza ricca: vista la ricchezza d’acqua, nella seconda metà del settecento coloni olandesi iniziarono a coltivare papaya, canna da zucchero e palma da cocco. Qui e là vedrete ancora alcune splendide case coloniali, dove c’erano le piantagioni; abbiamo cercato di visitarne una, aperta al pubblico, ma gli orari molto ristretti non ce l’hanno permesso. Un altro luogo da visitare è proprio a St. Willibrordus: l’immensa laguna, dove un tempo si raccoglieva il sale, ora è una santuario per gli uccelli acquatici, tra cui i fenicotteri (ma noi non li abbiamo visti). Visitatela verso l’ora del tramonto e farete bellissime foto.

Ovviamente bisogna visitare Willemstad, preferibilmente il giovedi sera quando c’è musica dal vivo nelle strade; la capitale ha un nucleo di belle case colorate dell’epoca coloniale, che le hanno fatto assegnare il patrimonio UNESCO, e un ponte di barche davvero particolare, illuminato la sera. Ampie porzioni delle città vecchia sono però purtroppo ancora in attesa di ristrutturazione; in più, affacciato sul porto-canale, il vecchio complesso del Casino, un’orrenda costruzione anni ’60 ormai abbandonata, appanna un po’ tutto il resto. Infine, il mercato galleggiante di frutta e verdura, un’altra delle attrazioni più conosciute di Willemstad, è per ora sospeso a causa dell’embargo nei confronti del Venezuela (i venditori infatti arrivavano tutti da lì, anche se il braccio di mare è di quasi 70 km). Willemstad ospita anche i pochi (e cari) negozi di souvenir che abbiamo visto.

IN CONCLUSIONE

Aruba e Curacao sono assolutamente diverse tra loro, per la conformazione, il contesto naturale, il tipo di spiagge, la storia passata e lo sviluppo turistico che hanno deciso di imboccare. Proprio per questo, non è possibile dire quale sia da scegliere, perchè dipende dai gusti e dagli interessi di ognuno. Se possibile, vanno viste entrambe… e le loro spiagge sono davvero meravigliose come si vede nelle foto!



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