Arte, natura e cultura: la nostra Spagna
14/08
Per una volta partiamo comodamente da Genova, volando per la prima volta con Vueling che ci farà atterrare alle 13.00 all’aeroporto El Prat di Barcellona, tutto vetro e avvolto da un silenzio irreale. Da lì torniamo a volare con la nostra vecchia conoscenza Ryanair fino a Malaga (orario di arrivo 18.00). Per 20 euro prendiamo il taxi che ci porta al nostro primo albergo, l’Ibis Malaga Centro, molto ben curato, con camere spaziose e pulite, la cui unica pecca sono le pareti dello spessore di un foglio di carta, che ci fanno sentire tutto ciò che accade nelle camere vicine. In teoria, l’albergo sarebbe in riva al fiume, ma in realtà quella che vediamo dalla nostra camera non è acqua ma solo una lunga lingua di torrido cemento.
Usciamo per cena e ci troviamo immersi nella rutilante e caotica atmosfera della Feria, tipica festa spagnola con fiumi di gente e balli fino a notte inoltrata, rovinata però dalle troppe persone in preda ai fumi dell’alcool. Il nostro primo incontro con la cucina spagnola non è dei migliori: scegliamo per cenare Gorki (consigliato dalla nostra fidata guida Routard) che ci servirà discreti bocadillos (piccoli panini), sangria annacquata e due zuppe, una a base di ceci e callos (pensiamo sia maiale, ma quando arriva sulla nostra tavola scopriamo con orrore che si tratta di trippe) e l’altra a base di seppie e patate, a nostro parere immangiabili. Il tutto aggravato da un servizio non troppo gentile e da un prezzo non proprio economico.
15/08 La visita vera e propria di Malaga inizia senza una meta precisa, in quanto la principale attrattiva della città è passeggiare lungo le viuzze (calles) del centro storico, alla scoperta dei tanti negozietti e piccoli ristoranti che le animano. La poca gente in giro, siamo intorno alle 10.30 ma qui è come se fosse l’alba, ci permette di avere due ore di tranquillità.
Vorremmo visitare l’Alcazaba, l’antica fortezza araba, ma purtroppo essendo lunedì è chiusa (ci rifaremo con gli interessi a Siviglia), perciò ci accontentiamo della vista dal basso e dell’antico teatro romano posizionato ai suoi piedi. Camminando, ci imbattiamo nella singolare cattedrale, soprannominata emblematicamente la Manquita, avendo la facciata e la torre sud incomplete. Dopodiché, lasciato il centro storico e entrati nella città moderna, ci lasciamo trasportare dal lungomare rigoglioso e verdeggiante, accompagnati da numerose persone dirette alla spiaggia.
Ormai è il primo pomeriggio e la situazione comincia ad animarsi, Plaza de la Constitución (centro nevralgico del centro storico) e Marqués de Larios si riempiono di una chiassosa fiumana di gente che continua a godersi la Feria, che durerà fino alla domenica successiva. Ne approfittiamo per andare alla stazione dei treni (20 minuti a piedi dal centro) per andare a comprare i biglietti ferroviari per l’indomani, quando raggiungeremo la nostra prossima tappa: Siviglia.
Memori della “fregatura” culinaria di ieri, stasera stiamo più attenti e andiamo a mangiare al Tapa’s Café, situato in una graziosa e tranquilla piazzetta nei dintorni di Plaza de la Constitución, dove, per 25 euro totali, ci vengono servite ottime e abbondanti tapas.
Il nostro giudizio su Malaga è che, facendo il tour dell’Andalusia, è comunque meritevole di essere visitata (un giorno è più che sufficiente): la cittadina è piacevole, il clima, rispetto alle altre città, è mite e poi noi siamo stati fortunati a imbatterci nella Feria, facendo diretta esperienza di un aspetto così caratteristico della vita andalusa, anche se i prezzi degli alberghi durante questo periodo si alzano.
16/08 Lasciamo Malaga alla volta di Siviglia, dove arriveremo dopo circa tre ore di treno con le carrozze meravigliose ma dalla temperatura glaciale, tanto che il nostro stomaco ne risente…
Alloggiamo all’Hotel Corregidor, nel quartiere di San Lorenzo: la camera è discreta ma da un tre stelle ci saremmo aspettati una qualità migliore, a cominciare soprattutto dal bagno.
Usciamo alle 17.30 e ci sembra di passeggiare in una città fantasma, infatti sarà per il caldo veramente torrido, sarà che è l’ora della siesta, in giro non si vede anima viva, i pochi negozi di San Lorenzo sono chiusi e le tapparelle delle abitazioni sono sbarrate.
Avvicinandoci al quartiere di Santa Cruz la situazione comincia a movimentarsi e per fortuna notiamo con estremo piacere che, dai negozi che vanno ad aprire, si sprigionano folate benedette di aria condizionata…
E’ ora di cenare e scegliamo, a due passi dalla Cattedrale, la Taberna del Góngora dove mangiamo, per circa 40 euro in due, ottimo jamon serrano e gustoso pesce. Alla sera non aspettatevi che il caldo dia tregua, purtroppo non abbiamo notato nessuna differenza rispetto al pomeriggio, anzi dall’asfalto rimasto tutto il giorno al sole si alza una temperatura rovente.
17/08
Il caldo opprimente ci costringe ad anticipare la sveglia per godere delle prime ore fresche del mattino. Come prima cosa decidiamo di camminare per le meravigliose viuzze del Barrio di Santa Cruz, con un dolce silenzio che ci accompagna insieme alle case tutte bianche e ai numerosi e colorati patii che i sivigliani, aprendo i portoni, regalano alla vista di noi turisti. Dallo stretto e al solitario passiamo rapidamente ai vialoni affollati e moderni del centro che ci conducono a Plaza de España, salotto e orgoglio della città in cui, tra azulejos e ponti, trova posto la rappresentazione pittorica di tutte le province spagnole.
Non si può andare a Siviglia e non visitare la Cattedrale e l’Alcazaba. La prima (costo ingresso 8 euro compresa visita alla Giralda) è un esempio di architettura gotica la cui attrattiva più fotografata (dagli altri) è il sarcofago in cui sarebbe sepolto Cristoforo Colombo… il nostro orgoglio genovese ci fa pensare che lì dentro ci potrebbe essere chiunque. Apprezziamo maggiormente la salita alla Giralda (anche se lunga 35 ripide rampe senza ascensore) da cui godiamo di uno splendido panorama dall’alto della città, comprese, con nostra somma invidia, alcune persone che fanno il bagno in piscine poste sul tetto delle case.
La seconda, che ci ha completamente affascinati, è l’ex residenza della corona spagnola: alcune stanze sono meravigliose, per non parlare dei giardini, perfetto connubio tra il verde delle piante e l’azzurro dell’acqua.
Alle 16.00 torniamo in albergo perché il caldo sta tornando a essere insopportabile, alle 21.00 usciamo per mangiare finalmente una paella degna di questo nome: in quello che ormai è diventato il nostro quartiere preferito, il Barrio di Santa Cruz, troviamo il tipico ristorante la Cueva, che per 40 euro totali ci soddisfa pienamente, oltre alla paella davvero squisita e la miglior sangria della vacanza, è piacevole cenare nella piazzetta contornata da numerosi alberi d’aranci.
18/08
Oggi lasciamo Siviglia, affascinante e imperdibile, e ci inoltriamo ancor più nel profondo dell’Andalusia arrivando dopo un’ora e venti minuti di treno a Cordoba.
La prima tappa obbligata è la Mezquita, ex moschea trasformata in cattedrale – per fortuna le vestigia arabe sono state risparmiate dalla furia iconoclasta cristiana , e sebbene siano nella parte più oscura splendono in tutta la loro bellezza; il giardino di aranci all’esterno (accessibile gratuitamente) consente di tirare il fiato dopo l’emozionante visita. Tutt’intorno si snodano gli stretti vicoli del quartiere ebraico della Judería con le classiche case bianche e la piccola sinagoga, e un negozio di souvenir che vende articoli di cuoio molto carini.
Al nostro arrivo in albergo, l’Hostal Lineros 38, aprendo la porta della camera troviamo un’altra piccola Mezquita: tende e lenzuola in stile arabo e bagno che assomiglia a un hammam, per non parlare del patio d’ingresso ricco di richiami alla cultura orientale; caratteristico ma troppo buio.
Stasera, alla Bodegas Mezquita, si mangia bene e andaluso: polpette in salsa di mandorle e zafferano, melanzane fritte al vino rosso e pollo al curry con cous-cous, noci e uvetta, il tutto con una leggera speziatura dolce, influenza della cucina araba. Dopo cena, resistete al caldo afoso, percorrete il ponte romano e voltatevi: la vista della Mezquita illuminata dall’altra sponda del Guadalquivir è veramente imperdibile.
Cordoba è una piccola Siviglia, tutta raccolta intorno alla Mezquita, dal ritmo più sonnacchioso e dal carattere più mistico, in cui passare un giorno come noi, che ripartiamo l’indomani completamente soddisfatti del soggiorno.
19/08
Già prima di partire avevamo stabilito di noleggiare la macchina a Cordoba, vista la scarsità di collegamenti ferroviari con Granada. Partiamo, con una Polo nuova, dalla stazione ferroviaria e dopo una “gita” di mezz’ora nella splendente zona industriale di Cordoba, finalmente troviamo la strada per Granada, dove arriveremo dopo due ore. Alloggiamo all’Hostal Atenas (in pieno centro), che per fortuna ha il garage a pagamento per 15 euro al giorno, anche se il personale alla reception è piuttosto antipatico e la camera è di uno stile trasandato, forse la peggiore della vacanza.
Prendiamo confidenza con la città gironzolando intorno alla cattedrale fino ad arrivare a Plaza Nueva. Da lì decidiamo di affrontare l’esperienza, insieme affascinante e disperante, di vagare senza una meta precisa per l’Albaicín, centro storico pulsante di Granada. Ci perdiamo subito in questo dedalo di stradine tortuose e ripide e piazzette variopinte, alla cui ombra cerchiamo scampo dal sole a picco; finalmente, quando le forze ci stanno abbandonando, arriviamo al Miradores di San Nicolas, da cui si ha la vista migliore sull’Alhambra. Riscendiamo a piedi su ciottoli appuntiti che “massaggiano” i nostri piedi indifesi, per fortuna il quartiere arabo, con le sue misteriose botteghe e le sue teterie, ci fa dimenticare la fatica.
La sera torniamo all’Albaicín (stavolta in pulmino!) e scegliamo il ristorante El Ladrillo II, dove ci accomodiamo in un patio ricco di piante e pentole di rame alle pareti: buona cena a base di pesce al costo totale di 35 euro. Ritemprati nello stomaco e nello spirito passiamo nuovamente al Miradores di San Nicolas dove, accarezzati da una piacevole brezza, rimaniamo affascinati dalla vista dell’Alhambra illuminata a giorno, a cui fanno da sfondo le luci tremolanti della città bassa.
20/08
Oggi la sveglia suona più tardi del previsto, ci siamo imposti di cominciare la giornata con più calma. La mattina viene dedicata alla ricerca di qualche souvenir nelle vie intorno alla cattedrale, sempre infastiditi dalle gitane che tentano di appiopparci delle foglie di rosmarino a caro prezzo.
Nel pomeriggio è prevista la visita all’Alhambra che raggiungiamo prendendo l’Alhambra Bus al costo di 1,20 euro a persona. E’ d’obbligo prenotare il biglietto d’ingresso prima di partire (12 euro) se non si vuole rischiare di non trovare posto; nella prenotazione è incluso l’ingresso ai Palazzi Nazaridi che consigliamo di fissare tre ore dopo l’ingresso. L’Alhambra è il monumento più visitato di Spagna e entrando capiamo il motivo: è un insieme di elementi eterogenei ma che insieme creano una fusione perfetta; è giardino, fortezza, museo, reggia, ora predomina l’acqua, ora la pianta, ora la costruzione.
Iniziamo il nostro giro dal Generalife, i giardini reali che non hanno nulla da invidiare a quelli di Versailles. L’elemento più pittoresco, tra tutte le altre meraviglie, è l’Escalera dell’Agua, una scala che al posto dei corrimani ha due piccole cascate d’acqua rinfrescante. Vediamo in successione il palazzo di Carlo V e l’Alcazaba, il cui unico punto d’interesse è la Torre de la Vela da cui si ha una vista dominante sulla città, l’Albaicín e il Sacromonte, sorvegliati da lontano dall’imponenza della Sierra Nevada.
Alle 17.00 abbiamo la visita prenotata ai Palazzi Nazaridi, molto simili nello stile all’Alcazaba di Siviglia, anche se alcune stanze ci lasciano a bocca aperta per la magnificenza dei soffitti (peccato che il Patio de los Leones, uno dei pezzi forti del complesso, sia sotto restauro).
Usciti all’aperto, sfiancati dal vento torrido che continua a soffiare, scendiamo a piedi lungo il viale alberato che porta in centro città (la pendenza, per chi decide di affrontarlo salendo, è proibitiva).
Stasera mangiamo qualcosa di semplice, un ottimo hamburger da Castellaneta, un bar ristorante a due passi da Plaza Nueva.
21/08 Oggi si conclude la nostra “traversata” nel deserto andaluso, non prima però di percorrere, attraverso il selvaggio paesaggio della Sierra Nevada, i circa 200 km di autostrada che ci dividono dal tanto agognato mare; infatti, dopo tutti i chilometri che abbiamo fatto per visitare le meravigliose città, ci sembra giusto concederci due giorni di relax a San José, il centro più grande del Parco Naturale di Cabo de Gata, nella costa di Almeria.
Pernottiamo all’Hostal Puerto Genovés, un albergo che finalmente ha tutti i requisiti ottimali: camera grande e luminosa, bagno pulitissimo, terrazzino e addirittura la colazione. Dopo aver sistemato le valigie, partiamo a piedi alla ricerca di una spiaggia; dopo circa 2 km di sentiero sterrato tra agavi e fichi d’india (a noi le cosa semplici non piacciono) arriviamo a la Playa de los Genoveses: sicuramente noi saremo gli unici genovesi ma siamo anche tra i pochi a indossare il costume tanto che sembra di essere capitati in una spiaggia di nudisti. E’ domenica e c’è tanta gente ma fortunatamente la spiaggia è molto lunga e lo spazio è abbondante, così come sono forti le raffiche di vento che trasformano le onde in lunghi cavalloni che ci sballottano qua e là (il livello del mare è molto basso quindi si tocca anche a qualche centinaio di metri dalla battigia). Torniamo indietro per un altro sentiero roccioso che costeggia il mare, più scenografico del precedente in quanto si abbraccia con lo sguardo la costa fino al faro del Cabo.
Prima di tornare in albergo facciamo quattro passi per San José, notando con piacere la presenza di tutti i servizi necessari (ristoranti, bancomat, farmacia, supermercati). Tra tutti i ristoranti di Calle Correo, consigliamo Casa Miguel, dove per 35 euro totali mangiamo una buona e abbondante paella con un litro di sangria. E’ piacevole dopo cena passeggiare sul corto lungomare, alla ricerca di qualche souvenir tra i banchettini ambulanti.
22/08 Consumata finalmente la prima colazione in albergo, dirigiamo la nostra macchina verso la parte occidentale del parco; arrivati a San Miguel, la strada, come la spiaggia, si fa dritta prima di inerpicarsi verso il faro di Cabo de Gata. Il panorama è decisamente migliore lungo la strada, ma raggiungiamo lo stesso lo sperone di roccia vulcanica su cui si erge il faro. Da qui il paesaggio,a parte la vista e una piccola caletta dove sostiamo un paio d’ore, non offre granché se non promontori brulli dalla vegetazione scarsissima.
Tornando verso San José facciamo una piccola deviazione in direzione di Los Escullos: quattro casupole, un forte settecentesco e un’osteria, ma con una tranquillità impagabile, addolcita da una placida spiaggia e da un mare cristallino e finalmente calmo. Qui passiamo l’intero pomeriggio e diamo la nostra personale palma per la spiaggia più bella della zona. Dopo l’ennesimo bagno, ci spingiamo fino a Las Negras, piccolo villaggio all’estremità orientale del parco; per arrivarci, la ripida strada offre un paio di belvedere da cui si godono scorci splendidi della costa. Ma la parte che ci ha colpito di più è quella intorno a Rodalquilar: una valle che è un’oasi di pace, con un paesaggio arido e un mucchio di bianche case arse dal sole, che sembrerebbe un’anticamera per l’ingresso in un deserto ma in realtà a pochi chilometri c’è il mare.
Non c’è che dire, questo Cabo de Gata è stato una piacevole scoperta: per chi desidera passare, dopo un tour di una settimana per le città andaluse, qualche giorno a contatto con la natura incontaminata, questo è senz’altro il posto ideale.
Per l’ultima sera a San José avendo voglia di pizza andiamo alla pizzeria Azulón, proprio di fianco al ristorante in cui abbiamo cenato ieri sera; la pizza è discreta per essere all’estero, invece è ottimo il gelato che mangiamo in Plaza Génova.
23/08
Con grande rammarico oggi lasciamo l’Andalusia, una regione magica che ci è rimasta nel cuore, nella quale si respira l’aria della Spagna autentica, quella rurale, calda e accogliente, in più il miscuglio di culture portato qui dalla storia ne fa un posto unico.
Dopo cinque ore di autostrada arriviamo a Valencia, fortunatamente il nostro preciso navigatore ci porta all’Hotel Mediterraneo, proprio in pieno centro. La camera è impeccabile ma manca del calore che avevamo trovato a San José. Valencia è una grande città moderna ma possiede un centro storico molto carino, il cui fulcro è Plaza de la Reina, dalla quale si vede la cattedrale e altri eleganti palazzi. A noi è piaciuta molto Plaza de la Madre del Sol (esattamente dietro Plaza de la Reina) dove troviamo alcuni indistruttibili reduci della Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid conclusasi domenica scorsa. Vediamo in rapida successione la Torres de Serranos e l’immancabile Plaza de Toros, ma in generale è piacevole passeggiare distrattamente, passando in un attimo da quartieri più chic a quartieri più autentici.
Pensiamo di mangiare a Valencia la paella più buona della vacanza, ma in realtà quella che ci preparano da Masayn (ristorante del centro) è la più scarsa che abbiamo trovato, servita nel piatto anziché nella tipica padella come invece era stato a Siviglia e San José.
24/08
Dedichiamo ancora questa mattina alla visita di Valencia, per prima cosa andando con l’autobus n. 35 alla Ciudad de las Artes y de las Ciencias. Purtroppo ci manca il tempo per entrare nei vari musei e all’Oceanografico, ma è comunque divertente camminare tra le avveniristiche costruzioni e i laghetti artificiali progettati dalla immaginifica mente dell’architetto spagnolo Calatrava. E’ molto suggestivo vedere questo collage di edifici dalle forme improbabili (uno assomiglia a un enorme occhio umano) e gli enormi tiranti bianchi del ponte a forma di nave che si specchiano nel laghetto.
Tornati in centro, facciamo una capatina al Mercato Generale dove si può trovare qualsiasi cosa, ma quello che cerchiamo noi è appena all’esterno: per poco meno di 5 euro compriamo le padelle per cucinare la paella, con tanto di ricetta originale con traduzione italiana da interpretare.
Alle 13 ripartiamo alla volta di Barcellona (considerazione veloce: perché la benzina in Spagna costa 1,35 euro al litro cioè 30 centesimi meno che in Italia? Per non parlare delle autostrade gratuite, tranne il tratto fino a Barcellona che percorreremo oggi) dove arriveremo alle 17. Riconsegnata la macchina dopo aver percorso 1300 km, raggiungiamo l’Hostal Orleans, vicino al porto e davanti alla Stazione ferroviaria di Francia. L’edificio è molto vecchio cosi come lo è la camera ma è spaziosa e pulita e per le nostre ultime quattro notti spagnole ci accontentiamo.
In zona consigliamo il ristorante Lonja de Tapas in Plaza Palau: ottime tapas più dessert in ambiente molto carino e servizio impeccabile per 40 euro totali. Notiamo che a Barcellona mangiare ai tavolini all’aperto comporta un supplemento sul conto (circa 3-5 % in più) e soprattutto che i menù, come qualsiasi altra cosa scritta o parlata, sono per prima cosa in catalano e poi in spagnolo.
25/08
Dove cominciare a visitare Barcellona?
Per comodità, considerata la posizione dell’alloggio, iniziamo dalla Ciutat Vella e dal Barrio Gotico. Questo quartiere permette di camminare lungo le strette calles che si incrociano tra di loro (stando attenti alle biciclette e ai furgoni merci) e che improvvisamente si aprono in piazzette con locali e tavolini all’aperto o chiese, come la Cattedrale e la chiesa di Santa Maria del Mar, quest’ultima molto bella all’interno con ingresso gratuito.
Da una via laterale spuntiamo di colpo sulla Rambla, che è proprio come l’avevamo immaginata: chiassosa, affollata, con ogni tipo di bottega, dalle semplici edicole ai chioschi che vendono animali come tartarughine e criceti. Sulla sinistra, andando verso Plaza Catalunya, è d’obbligo passare dalla Boquería, il mercato di Barcellona, dove i banchi della frutta sono, per prima cosa, delle opere d’arte coloratissime allestite da abili venditori, che stimolano la vista prima che il palato; è un festival di odori piacevoli e naturali, in cui vince senza dubbio la croccante fragranza del jamon serrano.
Dopo aver fatto il biglietto giornaliero della metropolitana, andiamo al Camp Nou, irrinunciabile tappa per ogni appassionato di calcio, che per 22 euro a biglietto offre la visita al museo molto interessante e ben curato, con pannelli touch screen per scegliere gli argomenti, le copie dei trofei vinti dal Barça e cimeli vari come maglie e scarpette, gli spalti dello stadio, gli spogliatoi (secondo noi una riproduzione), la sala stampa e l’ingresso fino ai bordi del campo, dove ovviamente è vietatissimo anche solo sfiorare l’erba. Per chi vuole si possono anche fare fotografie con una copia della Coppa dei Campioni e con le sagome di cartone dei giocatori. All’uscita per chi vuole farsi spennare c’è il fornitissimo mega store in cui si può trovare qualsiasi cosa con il logo del Barcellona, dalle patatine ai cappotti per cani.
Dal divertimento passiamo al nutrimento della mente, cioè all’arte vera e propria: a Barcellona ha seminato il suo genio a piene mani Antoni Gaudí, soprattutto in Passeig de Gracia, che altrimenti sarebbe la banale via delle grandi marche, e invece basta guardare i lampioni per capire di essere in un posto speciale. Diamo un rapido sguardo a Casa Pedrera e entriamo con entusiasmo a Casa Battló (18,15 euro l’ingresso), mirabile esempio di arte liberty e una delle opere principali dell’artista catalano. L’audioguida gratuita, disponibile anche in italiano, ci spiega tutto quello che si deve sapere, ma sono i nostri occhi che ammirano la sinuosità delle forme (non esiste neanche una linea retta), la luminosità dei saloni, il tetto con le fioriere colorate e la perfetta armonia dei colori: una visita da non perdere.
Stasera, dopo aver preso la metro fino a Plaza de España (al centro della quale svettano due torri che ricordano vagamente il campanile di San Marco a Venezia), andiamo allo spettacolo di fontane luminose a Montjuic: la situazione merita, la grande fontana sotto il castello e gli spruzzi ai lati della via creano un contorno spettacolare, ma c’è talmente tanta gente che si riesce a vedere poco. Soprattutto non bisogna andare senza aver cenato perché non c’è praticamente niente per mangiare; noi rimediamo subito andando vicino a Plaza Catalunya dove scegliamo il ristorante a buffet “all you can eat” Lactuca che purtroppo non brilla in pulizia, poi di nuovo Rambla, che sembra non fermarsi mai…
26/08
La giornata di oggi, come il pomeriggio di ieri, passerà quasi completamente sotto l’insegna di Gaudí e delle sue opere. Infatti, dopo un rapido passaggio al Parco de la Ciutadella (per i più piccoli c’è anche lo zoo) e all’Arco di Trionfo ci dirigiamo a piedi verso la Sagrada Familia, ancora in fase di realizzazione e che quindi promettiamo di tornare a vedere quando sarà finita, intorno al 2050… L’ingresso costa 12,50 euro e c’è una folla incredibile ma fortunatamente la coda scorre veloce e in mezz’ora riusciamo a entrare; l’interno ci piace tantissimo anche perché, a differenza dell’esterno, sembra completo, il tutto è illuminato dal gioco di luci tipico dell’arte di Gaudí e le colonne sembrano altissimi alberi grigi. Notevoli anche le due facciate che, come due immensi quadri di pietra, rappresentano la Natività e la Passione di Gesù Cristo: una delle chiese più belle che abbiamo ammirato, seconda forse solo a San Pietro.
Dopo pranzo è la volta del Parco Güell, altra creazione di Gaudí, che raggiungiamo dopo una lunga arrampicata per i colli barcellonesi. Purtroppo la strada per arrivare al parco non è bene indicata e senza una cartina dettagliata è difficile da trovare, ma ci consoliamo quando scopriamo che l’ingresso è gratuito. L’ora che vi passiamo è decisamente ben spesa, nella parte più alta del parco si ha un panorama mozzafiato di Barcellona, da cui si nota la Sagrada Familia circondata da numerose gru che sembrano torri artificiali. Il tocco di Gaudí (si può visitare a pagamento anche la sua casa) si vede soprattutto sullo spiazzo e la scalinata centrali con la panchina colorata e la fontana a forma di drago.
Ci allontaniamo appena in tempo, un temporale estivo comincia a far sentire i primi tuoni…
Stasera mettiamo piede per la prima volta nella zona del porto andando al ristorante Tapa Tapa, all’esterno del centro commerciale Mare Magnum: mangiamo molto bene sulla terrazza vista mare, spendendo 40 euro in due per abbondanti tapas con servizio molto gradevole.
27/08
Il nostro ultimo giorno alla scoperta di Barcellona si svolge quasi completamente “in altura”. Per prima cosa prendiamo (dalla torre San Sebastiá in zona porto) le due teleferiche che portano fino al Castello di Montjuic (costo totale 16,50 euro a testa) da cui si ha indiscutibilmente il miglior panorama del porto e della città con la sua grandezza tentacolare che va dal mare ai monti. Fortunatamente, a differenza dei giorni precedenti quando la vista era sporcata da una fastidiosa foschia oggi il cielo è completamente terso. Dopo aver pranzato al chiosco sotto al castello scendiamo a piedi fino al complesso olimpico (stadio e palazzetto) che ha ospitato le Olimpiadi del 1992: all’ombra della grande torre a forma di pala eolica progettata da Calatrava, notiamo con stupore e ammirazione come, nonostante siano passati 20 anni, sia ancora tutto in perfetto stato. Ripassiamo da Plaza de España che, anche se le fontane luminose non sono in funzione, apprezziamo maggiormente perché la gente è molto meno numerosa rispetto alla sera. Tornando in albergo, percorriamo la parte che ci mancava della Rambla, che troviamo più caratteristica con il mercatino e i pittori di strada intenti a fare ritratti.
La sera facciamo un ultimo giro tra Plaza Catalunya, la Rambla e il Barrio Gotico ma veniamo sorpresi da un violento temporale: non ci possiamo lamentare visto che per due settimane abbiamo sempre visto splendere il sole. Ceniamo, bene e abbondantemente per 30 euro totali, con hamburger e tapas alla Taverna del Bode, proprio dietro al nostro ostello.
Torniamo subito in albergo perché domani mattina la sveglia suonerà prestissimo. Purtroppo si torna a casa……
Chi vuole avere ulteriori informazioni e consigli può scrivere all’indirizzo matteogiusto@yahoo.it