ARNHEMLAND, ultima frontiera

Esiste un luogo in Australia dove il resto del mondo sembra davvero molto lontano e dove il tempo trascorre a ritmi per noi inconsueti, lasciando l’ambiente circostante ancora intatto, puro e disponibile all’esplorazioni di pochi, attenti e appassionati viaggiatori: è la terra di Arnhemland, un immenso territorio compreso fra il Kakadu...
Scritto da: Silvana Mezzatesta
arnhemland, ultima frontiera
Viaggiatori: in coppia
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Esiste un luogo in Australia dove il resto del mondo sembra davvero molto lontano e dove il tempo trascorre a ritmi per noi inconsueti, lasciando l’ambiente circostante ancora intatto, puro e disponibile all’esplorazioni di pochi, attenti e appassionati viaggiatori: è la terra di Arnhemland, un immenso territorio compreso fra il Kakadu National Park, l’Arafura Sea e il golfo di Carpenteria, con l’unica vera cittadina della zona, Gove. E’ questa una località più per viaggiatori che per turisti frettolosi. Ci si potrà in effetti far sorprendere dal sapere che nel raggio di 500 kmq si è una fra le 20-30 persone che occupano l’intera area e che la più vicina città, Darwin, dista 50 minuti in aereo da turismo (sempre che lo abbiate prenotato! Non ha un orario settimanale, di solito bisogna charterizzarlo), che utilizzano le “airstrip” (piste di atterraggio, sarebbe fuori luogo chiamarli aeroporti!) nei pressi delle poche strutture disponibili. Per molti, sicuramente, queste caratteristiche di Arnhemland rappresentano il vero fascino di questo angolo d’Australia. Certamente è stato così per noi. Siamo partiti da Darwin in aereo, appunto, con destinazione la Cobourg Peninsula. Dall’alto è facile rendersi conto dell’isolamento della zona appena fuori dalla città di Darwin: un magnifico tratto costiero, il mare infinito e blu, enormi distese di foresta tropicale solcate appena da minuscole piste di servizio, sterrate, usate per gli spostamenti dei rangers del Gurig National Park. L’aereo atterra su un piccolo fazzoletto di terra disboscato e da qui, a bordo di un veicolo fuoristrada, siamo a Cape Don: una grande casa coloniale con una magnifica veranda tutto intorno, posizionata ai piedi del faro, ancora funzionante, la cui costruzione risale al 1916. 6 camere con 2 o 3 letti ed una grande sala da pranzo, la cucina e 2 bagni a disposizione di tutti gli ospiti. Niente formalità, è quasi come essere a casa. Si cena tutti insieme: gli ospiti e le guide. Si perché ad ogni ospite o coppia o gruppo, viene affidata una guida personale. A cena, si discutono i propri interessi, si consultano le mappe della zona e si decidono le attività per il giorno seguente. I pescatori ovviamente si dedicheranno alla pesca, ogni giorno in una zona diversa e penseranno a procurare quanto serve per la cena! Per noi, non pescatori, ci sono diverse possibilità: a bordo di un confortevole motoscafo e in compagnia della nostra guida partiremo all’esplorazione degli estuari e dei tratti costieri ricchi di mangrovie, alla ricerca di granchi e coccodrilli, solcheremo i tratti di mare prospicienti la costa e incontreremo dugonghi, tartarughe, mante, sosteremo in piccoli isolotti disabitati per un pranzo pic-nic. E come sempre accade a chi trascorre giornate al mare dei tropici, attenzione al sole molto forte ed al riverbero dell’acqua. Indispensabili un cappello ed una buona crema solare protettiva.

Ed è così che trascorrono le giornate: a strettissimo contatto con la natura circostante, alla scoperta di un territorio aspro e isolato, vivo e autentico, in pace con se stessi e con il mondo, così lontano. Dopo un paio di giorni il nostro viaggio prosegue. Ritorniamo all’airstrip e proseguiamo in aereo, in direzione nord, sempre lungo il tratto costiero della Cobourg Peninsula; destinazione: Seven Spirit Bay Wilderness Lodge. Quando atterriamo, sempre in fuoristrada veniamo accompagnati al Lodge. L’ambiente circostante è molto simile a quello di Cape Don. Le attività possibili lo sono altrettanto: safari in barca, pesca e molte passeggiate guidate. La sostanziale differenza è la sistemazione alberghiera. Il lodge è davvero sorprendente: perfettamente integrato nella natura circostante, quasi lussuoso eppure discreto. Un vero compromesso tra il confort più ricercato e la natura più autentica e qui, selvaggia. La cucina e la lista dei vini sono degni del migliore ristorante cittadino. In compenso i rumori delle numerose specie di uccelli che solcano il cielo blu, i colori del tramonto che si possono ammirare dal giardino, sorseggiando un aperitivo, gli odori della foresta circostante e il silenzio della notte, fanno di questo luogo un piccolo, confortevole paradiso.

I bungalow immersi nel fitto del “bush” australiano sono letteralmente incredibili; una curiosità: il bagno, privato per ogni bungalow e dotato di doccia e di ogni confort, è però posto all’aperto, in giardino…

Il nostro viaggio prosegue, sempre a bordo di un piccolo aereo, l’unico mezzo possibile per raggiungere e spostarsi all’interno della regione. Destinazione: Mt Borradaile. Arnhemland è un territorio aborigeno ma è difficile notarne la presenza. Mt Borrodaile rappresenta appunto l’incontro con la loro millenaria cultura incomparabile a qualsiasi altra esperienza all’interno del paese. L’appuntamento è con Max Davidson. Da oltre 16 anni, gestisce un campo safari nella zona di Mt Borradaile, dove i panorami costieri e le aride pianure del centro lasciano lo spazio ai rigogliosi acquitrini e al bacino alluvionale del Cooper Creek. Qui le sette stagioni aborigene regalano ogni ciclo vitale: le piogge tropicali da novembre a marzo trasformano le pianure in grandi laghi navigabili mentre i rilievi dove abbondano le pitture rupestri diventano lontani isolotti. Il colore dominante è il verde smeraldo di una natura in pieno risveglio, punteggiata dalla fioritura di orchidee, ninfee e una miriade di fiori e frutti del bush. Poi, con la stagione secca, tutto si sopisce e i grandi laghi si trasformano in billabong dove abbondano coccodrilli e barramundi. Con Max trascorriamo alcuni giorni presso il suo campo safari destinato ad un limitato numero di visitatori; la ragione è semplice: ridurre al minimo l’impatto ambientale. Max ci racconta dei tempi in cui la caccia al bufalo acquatico e al wild pig (facocero australiano), erano l’unico mezzo di sostentamento per chiunque vivesse in quest’area remota. Oggi invece si caccia per mantenere l’equilibrio ambientale e si collabora con gli aborigeni per consegnare intatto questo santuario della natura alla posterità. Con Max Davidson esploriamo siti archeologici aborigeni, dove ancora una volta la storia si lega al presente attraverso immagini millenarie oppure risalenti a qualche decina d’anni or sono. Certo non sono facilmente raggiungibili come le pitture di Kakadu, a volte ci vogliono ore per aggirare un grande acquitrino. I pernottamenti sono previsti in comode tende, i servizi sono in comune e i pasti serviti nella grande tenda centrale dove tutti gli ospiti si riuniscono e che ogni sera si trasforma in sala proiezione, teatro, pub. Il rientro a Darwin, seppure così piccola rispetto alle nostre città europee, sarà davvero uno shock. Quanto ci resta è la certezza di avere davvero esplorato e conosciuto uno dei luoghi più affascinanti e sorprendenti del continente australiano! Una delle proposte SouthSide alla scoperta della regione di Arnhemland e non solo



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