Armenia, terra di contraddizione
È un paese di forti contrasti, la cui posizione – al crocevia tra Europa ed Asia, da sempre “cuscinetto” tra grandi imperi e potenze – ha condizionato la storia ed il carattere della popolazione.
Raramente abbiamo avuto modo di conoscere un popolo così fiero ed orgoglioso, con un fortissimo senso di appartenenza: la religione cristiana è stato il collante che l’ha tenuto unito nei secoli bui delle varie dominazioni subite.
E una caratteristica dell’Armenia è proprio la ricchezza del patrimonio artistico-religioso con una grande concentrazione di chiese e monasteri che il nostro viaggio “Tour antichi monasteri” non ha mancato di farci scoprire.
Il tour si è articolato su otto giorni dei quali sei di visite effettive: un tempo sufficiente per una visita che comprendesse i principali siti senza affaticare eccessivamente i partecipanti.
Buona l’organizzazione del T.O. Metamondo di Mestre ed azzeccata la composizione del gruppo, di dimensioni ridotte (12 persone), ideale per far conoscenza e scambiarsi impressioni ed emozioni.
Ottima anche la guida locale, il grande Karen, che oltre all’eccellente preparazione ci ha impressionato per le doti vocali di cantore liturgico ed appassionato declamatore di poesie, di cui spesso aveva pure curato la traduzione in italiano.
Le chiese ed i monasteri , con le caratteristiche cuspidi “ad ombrello” o coniche, sembrano assomigliasi un po’ tutti, ma ciascuno ha delle caratteristiche peculiari che impressionano il visitatore : spiccano gli edifici costruiti in posizioni particolari quali il monastero di Noravank – in fondo ad una gola rocciosa – il monastero di Sagmossavank – sull’orlo di un canyon – o il bellissimo monastero di Geghard – in parte scavato nella roccia – o ancora i suggestivi resti della Cattedrale di Zvartnots.
Al nord, immersi in un ambiente ricco di boschi e foreste, colpiscono sicuramente Haghpat e Sanahin – entrambi Patrimonio dell’ Umanità dell’Unesco – piuttosto che Goshavank.
Per quanto riguarda l’architettura civile e militare, affascinanti sia i ruderi della fortezza di Amberd (situata su uno strapiombo a dominare un tratto della Via della Seta) sia il tempio ellenistico di Garni.
Spiccano su tutto le famose katchkar, le croci scolpite nella pietra con tale abilità e maestria da sembrare dei lavori di merletto: nonostante le distruzioni subite nel corso dei secoli, il territorio ne è disseminato e sono a buon titolo uno dei simboli dell’ Armenia.
La capitale Yerevan, al contrario, è un simbolo del degrado e del disfacimento imperante nei paesi facenti parte dell’ex unione Sovietica: le periferie sono dominate da palazzoni enormi decrepiti ed in pessimo stato di manutenzione, mentre un po’ meglio si presenta la zona immediatamente attorno al centro dove spiccano molti giardini popolati di chioschi, bar e ritrovi.
Sembra invece appartenere ad un altro pianeta il centro: l’ordinata Piazza della Repubblica con i giochi notturni di luci e suoni delle fontane, le boutique nelle animate vie limitrofe ed i suv che scorrazzano per le strade sono come un come un pugno allo stomaco rispetto ai paesini distanti solo pochi chilometri , dove si è tornati a riscaldare le case con lo sterco di vacca essiccato.
La crisi economica infatti non risparmia il paese e certo non hanno aiutato il forte terremoto del 1988, la guerra per dispute territoriali con i vicini dell’Azerbaijan ed i contrasti mai sopiti con la Turchia per via del genocidio dei primi del Novecento.
Proprio alla tragedia del genocidio è dedicato il Memoriale che con l’alto ed aguzzo obelisco domina la città dalla Collina delle Rondini .
Ma uno degli scenari più affascinanti che si possono ammirare dalla capitale è sicuramente la vista del monte Ararat, vero simbolo dell’Armenia e oggi in territorio turco: la vista della cima innevata ed illuminata dal sole è stato lo spettacolo con cui la grande montagna ha voluto salutarci il giorno della partenza per regalarci un ultimo emozionante ricordo da portare a casa.