Argentina e Patagonia on the road

Da Buenos Aires ai confini con la Bolivia passando per le cascate Iguazù, El Calafate, il Perito Moreno e le spettacolari saline
Scritto da: Rosa Pugliese
argentina e patagonia on the road
Partenza il: 11/12/2012
Ritorno il: 06/01/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
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“L’italiano non è un turista, è parte dell’Argentina. L’argentino è un italiano che parla spagnolo”. Un tassista argentino a Buenos Aires

Un tour con auto a noleggio e autobus locali.

18.12.11 – IL LUNGO VIAGGIO VERSO L’ARGENTINA

Siamo appena arrivati all’aeroporto principale di Buenos Aires, il volo è filato liscio a parte un bimbo che ha tossito ininterrottamente per tutta la notte. Jack è andato alla ricerca di un francobollo e una cassetta delle lettere, dobbiamo spedire a Clara un documento importante (che non riceverà mai). Io aspetto l’autobus che ci porterà all’altro aeroporto, Ezeiza, dove verremo catapultati nel nord-ovest argentino. Il primo impatto è ancora da assorbire, non ho tolto la felpa nonostante i 18° alle 8 del mattino lasciano presagire che la giornata sarà molto calda.

Ore 9:35 Di nuovo in aeroporto, in anticipo. Ne approfittiamo per assaggiare, insieme al caffè chico, la prima medialuna del nostro viaggio. Siamo in attesa del volo per Jujuy. In questo istante stiamo vedendo in diretta su Fox i festeggiamenti del Barcellona che ha vinto il mondiale per club, ovviamente non poteva mancare Messi.

All’aeroporto di Jujuy troviamo subito e facilmente la Hertz dove prendiamo l’auto (una Opel Corsa bianca) che ci accompagnerà per la prima settimana di viaggio alla scoperta di questa terra. Alle 17:30 siamo finalmente in strada.

Arriviamo a Tilcara – e precisamente al Malka Hostel – alle 19:15. Ad accoglierci c’è Felipe, un ragazzo di origine italiana molto simpatico che ci aiuta a mettere la macchina nel cortile esterno dell’ostello che si trova su una collinetta, gli ultimi metri sono un po’ scomodi ma ne vale sicuramente la pena. Il Malka è un luogo caldo e accogliente, ciascuno ha il suo piccolo appartamento circondato dal verde. E’ ormai tardi per fare una passeggiata, e poi siamo affamati così ceniamo al “Patio”, poco distante dalla piazza centrale, che si rivelerà uno dei posti più buoni di tutta la vacanza. Il bife de lomo è ottimo, così come il purè di zucca e le empanadas. Spendiamo in tutto 30 euro.

19.12.11 – IN GIRO PER TILCARA

Stamattina siamo stati svegliati alle 6:00 da un gallo. Si sente ora il cinguettio degli uccellini fuori nel patio. Che posto meraviglioso! Il paesino è polveroso, non ci sono – se non nell’unica via centrale – strade asfaltate e la gente vive di poco. Nonostante stia per cominciare l’alta stagione non ci sono molti turisti, anzi… è difficile incontrarne in giro se non la sera nei ristoranti. In piedi così presto ne approfittiamo per vedere il sole nascere sulle montagne striate di rosso, porpora, oro, viola e verde. Dopo una squisita colazione a base di pane tostato e ottime marmellate ci dirigiamo a Pucara de Tilcara, ma prima decidiamo di passare in banca a cambiare qualche centinaio di euro che ci siamo portati per ogni necessità. Ci rendiamo subito conto che è stato un errore non cambiarli in Italia nella nostra banca o in aeroporto allo sportello della banca argentina (altrimenti il cambio è poco conveniente), la fila qui è interminabile.

Ore 10:30- Pucara de Tilcara ci sorprende, è davvero bellissimo il sentiero di pietre e cactus oltre al quale scoprire le meravigliose montagne colorate. Si perché le montagne sono una delle cose che non dimenticheremo mai. Oggi è lunedì ed è l’unico giorno in cui il giro è gratuito, si può semplicemente lasciare un’offerta, noi optiamo per 20 pesos che sarebbe il prezzo di 1 ingresso. All’ora di pranzo ci immergiamo negli odori del mercato di Tilcara e finiamo per comprare, per 5 pesos, altrettante empanadas di pollo fatte da una signora del posto che le custodisce in un sacchetto unto fino all’orlo.

Ore 13:00 – Iniziamo la salita della Garganta del Diablo (nulla a che vedere con quella di Iguazù!), un percorso di un’oretta e mezza che conduce ad una piccola cascata. Non è un granché, ma la passeggiata può essere piacevole e il nostro consiglio è di fare uno spuntino sotto lo scroscio dell’acqua ammirando il panorama. Purtroppo il cielo è diventato minaccioso e ci siamo affrettati a tornare indietro, in ostello siamo stati sopraffatti dalla stanchezza e dal fuso orario, così siamo rimasti tutto il pomeriggio a sonnecchiare a ritmo della pioggia. Alle 18:00, quando smette, splende di nuovo (e ancora) il sole. Questa sera vorremmo andare a cena in un posto che ci è stato consigliato da Felipe e che pare sia ottimo per l’asado, si chiama “Los Puertos”, ma purtroppo è chiuso per lavori. Alla fine scegliamo quindi un locale che ieri ci è sembrato molto carino: “La Peña de Carlito”, sulla piazza principale. Purtroppo si rivelerà una triste scelta, la qualità non è quella che ci aspettavamo ma l’atmosfera è allegra e c’è musica dal vivo, può essere una soluzione per il dopo-cena accompagnati da una cerveza ghiacciata. Ad ogni modo spendiamo 150 pesos (con mancia) per entradas e carne. Consiglio: se non conoscete lo spagnolo comprate un dizionario tascabile, giusto per non ritrovarvi nel piatto mais bollito immaginando che fosse pastella di mais con formaggio di capra.

20.12.11 – LA SPERDUTA IRUYA

Ultima colazione al Malka Hostel, salutiamo Felipe e ci dirigiamo in macchina verso Humahuaca dove prenderemo l’autobus delle 10:30 per Iruya, un villaggio sperduto tra le montagne. La strada per arrivare è tutta sterrata e, sebbene si potrebbe fare in macchina, noi optiamo felicemente per l’autobus e non ce ne pentiremo. Lasciamo quindi la nostra auto nel parcheggio alle spalle della stazione degli autobus, ci costa 40 pesos riprendendola l’indomani mattina alle 9:00. Il biglietto dell’autobus ci costa invece 180 pesos a/r per due persone, il viaggio si prospetta lungo e dopo tre ore di curve, strapiombi, paesaggi brulli e montagne, con tanto di musica spagnola in sottofondo (dove spuntano però ogni tanto vecchie canzoni di Ramazzotti, Albano e Grignani) arriviamo nella sperduta Iruya. Sono le 13:30 e purtroppo il sole durerà ancora poco, ci sono molte nuvole all’orizzonte. Lasciamo rapidamente le valigie al nostro hotel, Mamahuasi, e pranziamo in un posticino parecchio ruspante che troviamo lì vicino “Tina” dove spendiamo soli 40 pesos in due per un ottimo pollo al forno con papas (patate) e riso. Verso le 14:30 decidiamo di fare una passeggiata verso Sanisidro, ma per arrivare ci vogliono due ore e il cielo minaccia temporale, così ci fermiamo dopo 30 minuti nei pressi di una casetta colorata, la peña. Torniamo indietro e facciamo tappa alla croce che sovrasta il villaggio, godiamo della bella vista nonostante le nuvole. Una cosa curiosa e, almeno per me, noisa è che siamo pedinati da due cani randagi, pare che lo facciano spesso con i turisti che arrivano. Sono tranquilli, ma ci sono venuti dietro persino al ristorante infilandosi sotto al tavolo e ci hanno aspettati tutta la notte davanti alla porta dell’ostello. Che ossessione! Io personalmente penso che non sia necessario passare la notte a Iruya. Si può prendere il primo autobus, pranzare qui e poi tornare indietro per visitare la cittadina di Humahuaca che invece mi è parsa parecchio vivace. Ad ogni modo, il nostro ostello è ok, un po’ asettico ma le stanze sono comode e pulite. Ci è costato 200 pesos in due per una notte, con colazione inclusa. Per cena siamo finiti di nuovo da Tina, l’unica osteria consigliata dalla guida (Federico II) era chiusa e Tina in fondo ci è proprio sembrata una valida alternativa, se non l’unica. Milanesa tutta la vita! Jack non ha potuto evitare il bis. Spediamo soli 80 pesos in due.

È ora di partire per le saline, lo spettacolo lungo la strada ci ha costretti a diverse fermate. Salinas Grandes resterà uno degli spettacoli più sorprendenti di tutto il viaggio, è indescrivibile a parole, il bianco del sale e quello delle nubi lasciano spazio solo a sprazzi di cielo azzurro mentre le montagne guardano lo spettacolo da lontano. Innumerevoli le foto scattate! Alle 18:00 siamo già di ritorno al nostro hotel, pronti a esplorare Purmamarca al calar del sole. Qui ci sono numerose bancarelle d’artigianato e lana, vi consigliamo di approfittarne… i prezzi sono bassi rispetto a quelli che troverete da Salta in giù. A cena invece optiamo per il “Rincon de Claudia” tra neozelandesi, francesi e spagnoli. Jack ha preso il primo asado de tira, io invece prendo il pollo. Tutto buono e porzioni abbondanti, non siamo riusciti a finire le nostre insalate andinas! La musica dal vivo fa lievitare il prezzo, spendiamo 187 pesos.

22.12.11 – CACHI

Partenza da Purmamarca alle 9:00, dopo una sana e buona colazione al nostro hotel, la Casa de Pedra. Ci mancherà questo villaggio, i colori delle montagne così vicine. Oggi ci dirigiamo verso Cachi, la strada è lunga, a tratti sterrata, ma bellissima… soprattutto quando la pista si allarga e compaiono migliaia di cactus all’orizzonte (los cardones) e per tutta la Tin Tin, un rettilineo di 14 Km davvero mozzafiato. Cachi sembra molto carina, purtroppo non possiamo dire lo stesso della stanzetta che ci capita all’ostello Don Arturo, peccato! La Routard ne parla molto bene, e in effetti nel complesso è carino ma la nostra camera è un sottoscala, piccola che quasi non riusciamo ad aprire le valige con il bagno che è praticamente una doccia. La colazione è misera. Cachi, dicevamo, è molto caratteristica, curata, turistica (qui incontriamo i primi italiani) ma autentica. A cena scegliamo di andare al ristorante “Luna Cautiva”, siamo solo noi due a lume di candela e mangiamo un ottimo chorizo de cabrito e de choclo. La signora si è presa la briga di spiegarci i piatti del menu e il dolce è stato una vera rivelazione: pasta di formaggio con marmellata di fichi e noci. Squisito! Ci costa 140 pesos, compresa la mancia.

23.12.11 – IL VIAGGIO DELLA SPERANZA VERSO KAFAYATE

Che giornata! Stamattina alle 7:00 splendeva il sole a Cachi, e viste le pessime previsioni ci siamo sentiti graziati dal momento che ci attendevano quattro ore di strada sterrata per arrivare a Kafayate. Così, dopo la misera colazione al Don Arturo siamo partiti alla volta di Molinos prima e Angastaco poi dove ci siamo fermati a mangiare in un posto scarsamente pulito, ma davvero buono. E’ inutile dire che in Argentina si mangia bene soprattutto nelle bettole dei paesi più sperduti. Dopo Angastaco il paesaggio cambia e diventa straordinario. Las Flechas sono un vero spettacolo, imperdibile! Per fortuna il tempo ci è rimasto fedele fino alla fine della strada sterrata. Ed ecco che proprio quando ci sentiamo salvi e al sicuro, a soli 10 Km da Cafayate, una macchina ci lampeggia, ci fermiamo, un signore ci avvisa che “cadon pietre” e a noi sembra per lo meno strano visto che non ci sono più montagne ormai! Facciamo appena in tempo a guardarci intorno che sentiamo una scarica di grandine finirci sulla macchina. Accostiamo al lato della strada per qualche minuto, quando sembra smettere pensiamo che siamo davvero troppo vicini per fermarci… mancano cinque minuti a Cafayate. Ma dopo pochissimi Km ci rendiamo conto che la strada è a tratti attraversata dal fiume che straripando ha trascinato argilla e pietre. Proviamo a superare i primi fiumiciattoli, ma arrivati a un certo punto non c’è speranza di proseguire, quando poi vediamo gli stessi argentini tornare indietro optiamo anche noi per questa soluzione. Il problema è che ormai i fiumiciattoli che abbiamo attraversato si sono ingrossati e sembra impossibile passare anche nell’altro verso. Siamo bloccati. Io sono nel panico nonostante cerco di tenere i nervi saldi per dar forza a Jack alla guida. Poi una delle macchine davanti a noi, temeraria, prova ad attraversare e tutti gli andiamo dietro seguendo la sua scia. Per fortuna riusciamo ad arrivare nella vicina San Carlos dove ci mettiamo subito alla ricerca di un ostello per darci una rinfrescata e calmarci un po’. Las Casa dos Vientos in quel momento ci è sembrato il paradiso, e per certi versi è stato di certo uno dei migliori ostelli di tutto il viaggio. Ci è costato 220 pesos, senza contare che la proprietaria dell’ostello di Cafayate non ha voluto cancellare la nostra prenotazione nonostante la stessa proprietaria della Casa dos Vientos ha provato a spiegarle la situazione. Pazienza, mi sono presa talmente tanta paura che 200 pesos in più o meno non fanno la differenza adesso! San Carlos è un villaggio un po’ sfigato, a cena non abbiamo trovato altro che un pub vuoto dove abbiamo mangiato poche cose non buone spendendo 91 pesos. Domani (se tutto va bene) ci dirigiamo verso Salta, il regno delle empanadas.

24.12.11 – CHI NON SALTA…

Come al solito anche oggi ci siamo svegliati molto presto, la proprietaria del nostro ostello ci ha accolti in pigiama e con gli occhi ancora chiusi dal sonno. Ma la perdoniamo perché la colazione con pane caldo e marmellate buonissime servite su splendide coppette in terracotta ci ha fatti dimenticare la brutta esperienza del giorno prima dandoci l’energia giusta per rimetterci in viaggio. Prima di partire ho comprato un po’ di cosine fatte da lei: due matè di forme diverse e due porta sale e pepe con bei disegni sopra.

Alle 9.00 siamo di nuovo in macchina sovrastati da un cielo parecchio grigio. La strada è finalmente percorribile, anche se ci sono ancora i segni del temporale del giorno prima e a Cafayate la gente spala il fango dai marciapiedi. Il percorso da Cafayate a Salta è molto bello nel primo tratto, quello più turistico e segnalato dai vari cartelli lungo la strada. Ecco, a proposito… la strada non è completamente asfaltata, abbiamo trovato diverse interruzioni e deviazioni. Pare che i temporali siano frequenti in questo periodo, quindi siate prudenti e informatevi sempre prima negli uffici turistici!

Alle 15.00 arriviamo a Salta e ci rifocilliamo con le famose empanadas. Il nostro Hotel si chiama San Francisco (ci costa 360 pesos) ed è veramente molto pulito e accogliente, con bagno comodo. Tra l’altro si trova in una delle vie più tranquille, ma comunque a pochi isolati dalla piazza. Ve lo consigliamo senz’altro. Abbiamo scelto di lasciare l’auto nel parcheggio convenzionato con l’Hotel, proprio di fronte, per 40 pesos a notte. Salta è famosa per il folclore, quindi c’è un gran movimento in giro… solo che, venendo dalla calma e dalla pace dei villaggi ci sembra davvero troppo. Dobbiamo riabituarci a fare la fila dietro agli altri turisti. Oggi è la vigilia di Natale e trovare un ristorante e quasi impossibile, grazie a Daniel (che sta alla reception dell’Hotel) troviamo “Il Patriarca” in via Buenos Aires, accanto alla piazza centrale. Il posto è parecchio pacchiano, ci sono solo turisti e per il semplice fatto che sia il 24 dicembre si paga di più, comunque noi mangiamo un asado de tira… che io non amo molto, ma tant’è. La provoleta che ho preso come antipasto invece è una roba da sentirsi male: un pezzo di provolone alto cinque centimetri e dal diametro di un piatto! Viene sciolto alla griglia e condito con origano e sale. La frittata di Jack invece era fatta almeno con una decina di uova!

25.12.11 – … IGUAZU’

E dopo una super-mega colazione ci prepariamo a volare a Iguazù. In aeroporto dovremmo lasciare la macchina alla Hertz ma in ufficio non c’è nessuno e siamo costretti a lasciare chiavi e documenti nell’apposito contenitore fuori dalla porta a vetri. Siamo un po’ preoccupati perché venendo abbiamo beccato una pietrina che ha lasciato un piccolo segno sul parabrezza. Comunque, ci rassegniamo ad aspettare. Dall’aeroporto a Puerto Iguazù prendiamo un autobus che ci costa 60 pesos a persona. A Puerto Iguazù prendiamo subito possesso della nostra camera al Marco Polo Inn (560 pesos per due notti). Per cena andiamo a uno dei pochi ristoranti aperti – “Colors” – dove paghiamo 220 pesos per due insalate, pollo al wok e provoleta. Acqua e birra. Posto turistico, buono, ma niente di eccezionale. L’atmosfera però è molto internazionale.

26.12.11 – LE CASCATE (LATO ARGENTINO)

Sveglia alle 7:00, colazione piuttosto misera (senza molta scelta) al Marco Polo Inn e autobus per le cascate di Iguazù. Inutile dire quanto siano belle, indescrivibili e potenti le famose cascate, dal lato argentino. Abbiamo trascorso lì tutta la giornata dalle 9:00 alle 16. Il costo d’ingresso è di 100 pesos a persona, noi abbiamo fatto anche il giro in barca. Preparatevi a tornare fradici a riva, e sperate che sia una bella giornata. Nel nostro caso il cielo era grigio. Vi danno una sacca protettiva dove mettere oggetti personali e macchina fotografica. Per quanto riguarda il giro, abbiamo seguito il consiglio di un signore all’ingresso: upper trail, lower trail, barca e Garganta del Diablo finale. Perfetto direi! La cascata finale è spettacolare. Domani ci dirigeremo sul lato brasiliano, nonostante si dica che qui ci sia il “cuore” delle cascate. A cena ci rifocilliamo a “El Quincho del Tio Querido”, dopo una file di un’ora e mezza. Ma ne è valsa la pena, carne ottima! Abbiamo preso un bife de chorizo, due bife de lomo, due insalate, acqua e birra. Totale 300 pesos.

27.12.11 – LE CASCATE (LATO BRASILERO)

Sveglia alle 7:00 (che novità!), colazione e partenza alle 8:00 dal terminal dei bus per la visita al lato brasiliano delle cascate. Siamo partiti con la compagnia “Cruciero del Norte” (molto buona) spendendo 50 pesos a testa. L’ingresso al parco ci è costato invece 240 pesos in due. A mio avviso non è proprio necessario perdere una mezza giornata se si è già visto il lato argentino. Qui il percorso è breve e si possono vedere le cascate da lontano avendo una vista a 360°. Alle 13:00 siamo già alla fermata dell’autobus pronti per il ritorno. Alle 16:40 lasciamo il nostro hotel e aspettiamo il remis che abbiamo prenotato (30 pesos a testa) per portarci in aeroporto. Stasera voliamo di nuovo a Buenos Aires, ci aspetta una serata carina di pizza, empanadas, famiglia e amici al “Quartito”. La pizza è molto alta, ma niente male.

28.12.11 – BUENOS AIRES (SAN TELMO)

Sveglia alle 8:00, doccia, caffè e via per il centro della città. Io, Jack e Vincenzo ci facciamo una lunga passeggiata per San Telmo, uno dei quartieri più popolari e colorati di Baires, per il pranzo ci fermiamo in un bar sulla piazza, molto caratteristico. Ci teniamo leggeri (tramezzini) perché questa sera saremo tutti al matrimonio di Pippo e Clara.

30.12.11 – LA CAMA TOTAL

Per arrivare a Valle Fertil prendiamo un primo autobus alle 19:00 da Retiro che arriva a San Juan alle 10:00 del mattino. La cama total è un autobus con pochi posti che si inclinano in orizzontale permettendo a chi viaggia di dormire come in una culla. E’ prevista una cena fredda e una calda, bevande a volontà. Insomma, meglio della prima classe in aereo! Alle 14:00, dopo un bel lomito (panino con una fettina di carne tenerissima), prendiamo il nostro secondo autobus che ci poterà a Valle Fertil. Il nostro ostello si chiama Hospital Valle Verde e non è proprio come ce lo aspettavamo. E’ distante dalla cittadina e i bagni sono minuscoli, l’unica nota positiva è il giardino esterno con una piccola piscina. Però io che sono schizzinosa, non sono riuscita a bagnarmi neanche i piedi. Prendiamo tre cabañe per distribuirci comodamente, io sto con Jack e Chicca. Per cena seguiamo il consiglio di una ragazza del posto che sull’autobus ci ha disegnato una mappa di Sant Augustin en Valle Fertil. Con 50 pesos a testa mangiamo della carne discreta. Oggi abbiamo anche fatto una spesa di panini e affettati per la gita di domani.

31.12.11 – LA VALLE DELLA LUNA E TALAMPAYA

Nonostante le previsioni pessimiste di Paola Tour, il sole splende alto e riusciamo a vedere entrambi i parchi della zona. Spediamo 140 pesos per il primo e 270 pesos per il secondo (in due). Sono entrambi molto belli, diversi l’uno dall’altro. Il secondo ha un canyon rosso che si accende all’imbrunire, forse è quello che ci ha colpiti di più. Comunque è stata una giornata molto piacevole!

Per festeggiare l’anno nuovo ceniamo all’aperto in un ristorante consigliatoci dall’autista di Paola Tour. Niente di eccezionale, ma trovare un posto aperto il 31 dicembre non sarebbe stato semplice.

01.01.12 – BACK TO BAIRES

Sono le 8:00 e naturalmente io sono in piedi dalle 6:30, ho fatto colazione fuori in giardino con yogurt e frutigran (i soli biscotti ai cereali che vendono qui!). Tutti dormono mentre io esploro questo nuovo giorno, il primo del 2012. Per fortuna siamo riusciti ad anticipare la partenza da San Juan, arriveremo a Retiro alle 9:00 domattina.

02.01.12 – BUENOS AIRES (MUSEO D’ARTE CONTEMPORANEA E RECOLETA)

Eccoci di nuovo a Buenos Aires. Prima tappa di oggi è il Museo d’Arte Contemporanea, piccolo ma molto carino. L’ingresso costa 25 pesos a persona. Abbiamo appuntamento con gli altri alle 14:30 a Palermo Viejo, in piazza. Io, Jack e Chicca seguiamo il consiglio della Routard e per il pranzo ci rifugiamo da “Mark”, un bar in stile New York dove servono ottime insalate, smoothies e dolci. Lo consiglio! Dopo lo shopping prendiamo anche una fetta di cheescake in un localino che ci colpisce subito, “Casa Mua”. Esternamente ci sono tavolini tondi di vetro e sedie bianche in ferro battuto. All’interno è altrettanto carino con lunghi tavoli di legno chiaro. Alle 17:00 abbiamo appuntamento con il resto del gruppo per visitare il cimitero di Recoleta, abbiamo fatto appena in tempo. E’ un luogo molto turistico. Per cena ci abbuffiamo di carne al ristorante “Lo De Charlie”, buono.

03.01.12 – ULTIMO GIORNO A BUENOS AIRES (LA BOCA)

La nostra ultima giornata a Buenos Aires inizia come al solito con medialunas e muffin, oggi andiamo a La Boca. Si tratta di uno dei quartieri più turistici e più pittoreschi di Buenos Aires, ma anche uno dei più pericolosi. E’ meglio rimanere sul Caminito, senza avventurarsi nelle stradine limitrofe e scattare foto con molta attenzione, soprattutto se si ha con sé una reflex. I furti sono molto frequenti! Questo quartiere vi conquisterà per i suoi colori, il consiglio è di andare al mattino molto presto (alle 8:00), quando non ci sono ancora turisti e il sole non è troppo alto. I colori non avranno quelle fastidiose ombre che compaiono a metà giornata.

A pranzo scegliamo un posto suggerito dalla Routard, “Natura”, accanto alla Piazza del Congresso. Come suggerisce il nome, si tratta di una tavola calda per vegetariani. Si spende pochissimo e si mangia con gli argentini che lavorano in zona. Io ho preso le prime verdure cotte di tutto il viaggio, in due spendiamo solo 40 pesos. Nulla di entusiasmante, comunque. Seguendo il suggerimento di un’amica di Clara, riusciamo finalmente a comprare delle borse di vera pelle. La via in cui siamo stati è una vera chicca, qui si trovano solo negozi che vendono accessori in pelle. Il nostro negozio si trova esattamente in via Murillo 749.

Oggi è un giorno speciale per me. Jack mi accompagna a Monte Grande, il paese dove vive zia Rosa (sorella di mia nonna). E’ strano per me vedere i luoghi che da piccola ho sempre cercato di immaginare quando leggevo a mia nonna le lettere che arrivavano dall’Argentina. Erano fogli di carta a righe contenuti in involucri leggeri e dal bordo colorato. Leggevo quelle parole di italiano dimenticato sperando di trovare chissà quali segreti nella grafia dello zio Giovanni, sempre così armoniosa e piegata tutta verso destra. Conosco finalmente Florencia, mia cugina… è tutto surreale, sono frastornata, ma è bello!

A cena stasera si mangia un’ultima pizza al ristorante “Piola”, tra Libertad e Santa Fe (Recoleta). Le pizze sono basse, all’italiana, enormi. Noi ne abbiamo scelte diverse assaggiando più gusti. A me è piaciuta moltissimo! Abbiamo speso circa 70 pesos a testa prendendo anche birra e dolce.

Stanotte dormiremo solo tre ore, alle 4:30 un taxi ci riporterà in aeroporto, ma il viaggio non è ancora finito.

04.01.12 – ROTOLANDO VERSO SUD (LA PATAGONIA)

Arrivo a El Calafate alle 11, chiariamo (spero) la vecchia questione con la Hertz e con il pulmino ci dirigiamo al nostro hotel, Lar Aike. E’ un ottimo hotel, peccato che sia così decentrato! Dista 1 Km dal centro che non è molto, ma di sera dopo cena pesa un po’ e il taxi costa 20 pesos. Come prima cosa andiamo all’agenzia con la quale domani faremo trekking sul Perito Moreno, Hielo & Aventura. Subito dopo decidiamo di noleggiare per 100 pesos a testa pantaloni impermeabili, guanti e scarponi. Ecco, su questo possiamo dirvi che è una spesa inutile: fa troppo caldo per indossare i pantaloni che si noleggiano e che sono fatti per le scalate invernali, gli scarponi non sono necessari se avete un paio di scarpe abbastanza robuste (tanto vi danno poi i ramponi!). I guanti sono invece fondamentali per non tagliarvi sul ghiaccio, ma i ragazzi che vi accompagnano durante il trekking ve li prestano senza problemi, dovrete solo adeguarvi. Se ne possedete un paio voi, meglio metterli in valigia! Facciamo una spesa di panini e prosciutto e ceniamo in un posto qualsiasi sulla via principale, ieri notte siamo stati entrambi male quindi oggi sul cibo ci impegniamo decisamente poco.

El Calafate è una splendida cittadina, fascinosa nonostante vistosamente turistica. I prezzi in Patagonia lievitano, ma la luce è straordinaria. Il sole non si stanca mai, solo alle 22:00 comincia a calare. Io sono affascinata, senza parole, vorrei che avessimo ancora un’altra settimana di vacanza e invece sono solo gli ultimi giorni.

05.01.12 – IL PERITO MORENO E L’ARCOBALENO

Ultimo giorno di viaggio, conclusione in bellezza! Il Perito Moreno è straordinario, indescrivibile l’emozione che si prova quando l’autobus lentamente si avvicina e dietro la curva appare in tutta la sua maestosità l’enorme ghiacciaio più famoso del mondo. Che meraviglia! L’agenzia è passata a prenderci in hotel alle 7:00 del mattino, arriviamo dopo circa un’ora di viaggio e la luce è ancora buona. Sull’autobus incontriamo Chiara e Andrea, gli amici di Filippo che erano con noi al matrimonio. Una casualità divertente, facciamo insieme il trekking. Vi consiglio di indossare pantaloni aderenti, non troppo caldi perché a camminare si suda. L’unica precauzione da prendere è contro il vento, molto forte e fastidioso per le orecchie e i capelli, quindi una fascia per coprirsi può essere una buona idea. La prima parte del trekking è nel bosco, dura più o meno un’oretta e si avverte molto il caldo. Quando arriviamo al Perito Moreno le guide ci aiutano a mettere i ramponi e iniziamo un percorso di tre ore tra andata e ritorno. Alla fine del percorso, esausti, ci godiamo grappa e dolcetto.

Alle 18:30 siamo in hotel, il tempo di farci una doccia e alle 21:30 siamo già davanti ai tavoli di “Rick’s” con Chiara e Andrea, pronti alla nostra ultima parrilla. Ottima carne! Consigliato!



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