Architettura contemporanea a Bilbao
Fra i nuovi itinerari trovo con grande piacere un volo che da Orio al Serio, facendo scalo a Palma di Maiorca arriva a metà pomeriggio a Bilbao, meta che per uno studente appassionato di Architettura contemporanea come me è come Disneyland per più piccini…
Entusiasta telefono immediatamente alla mia ragazza Laura e cerco di convincerla ad una capatina nella città dei Paesi Baschi in concomitanaza col suo compleanno.
Dopo qualche titubanza riesco a convincerla ed inizio così a cercare le migliori soluzioni per il viaggio ed il soggiorno ed il 16 agosto prenotiamo voli ed hotel, tutto rigorosamente fai da te e tutto tramite internet e Postepay.
Dal sito della Air Berlin (www.Airberlin.Com) prenotiamo il volo di andata per il 15 novembre con partenza alle 11 e 20 da Orio al Serio, scalo di un’ora a Palma di Maiorca ed arrivo a Bilbao alle 16 e 30, orari molto comodi sia per la partenza che non costringe ad alzarsi presto sia per l’arrivo in pieno pomeriggio con la possibilità di trovare con calma l’hotel e goderci qualche ora di Bilbao già dal primo giorno.
Per il ritorno, visto che non eravamo mai stati a Palma di Maiorca e lo scalo proposto dalla compagnia aerea era di circa tre ore propongo di fare il viaggio in due tappe, il 19 partenza da Bilbao alle 12 e 40 ed arrivo a Palma alle 14 e l’indomani da Palma a Bergamo con volo alle 21 ed arrivo previsto per le 23.
Per i quattro giorni a Bilbao e la notte a Palma di Maiorca consulto i più famosi siti di hotel ed ostelli e tramite Booking (www.Booking.Com) la scelta cade sull’hotel Ria de Bilbao (www.Riabilbao.Com) per i giorni nei Paesi Baschi e per l’Hotel Colon a Palma (http://www.Booking.Com/hotel/es/colon.Html?aid=311091), i migliori per vicinanza al centro e rapporto qualità-prezzo.
Avendo organizzato il tutto con cura non ci resta che aspettare i mesi che ci separano dalla partenza.
Giorno 1 – Rotta su Bilbao Finalmente arriva il 15 novembre, le valigie sono pronte ed alle 8 si parte alla volta dell’aeroporto di Bergamo, ritiriamo i biglietti al check-in per entrambe le tratte, imbarchiamo le valigie che non rivedremo fino a Bilbao e puntualmente partiamo alla volta di Palma di Maiorca dove atterriamo in perfetto orario.
Il tempo di un panino al “solito McDonald” ed alle 15 e 10 parte il volo alla volta di Bilbao dove atterriamo alle 16 e 20; il tempo di ritirare i bagagli nell’aeroporto progettato da Santiago Calatrava e prendiamo il bus (1,25€) che dall’aeroporto porta fino a Piazza Moyua dove ferma la metro o fino al Termibus.
Scesi nelle vicinanze del Palazzo Euskalduna attraversiamo il ponte omonimo e percorriamo la Ribera de Deustu fino all’Hostal Ria de Bilbao, dove ci accoglie Sole che gentilissima ci dà qualche dritta sui luoghi da visitare, sui posti dove mangiare bene per pochi euro, sulle zone da vedere e su quelle da evitare assolutamente, ci consegna la tessera magnetica della nostra stanza, una cartina della città che si rivelerà utilissima e gli orari della colazione inclusa nel prezzo della camera.
Dopo una doccia ed esserci riposati qualche minuto usciamo per la prima visita della città: risaliamo la riva destra del fiume Nervion fino ad arrivare al Puente de Deustu dove nelle vicinanze Sole ci ha consigliato un locale dove mangiare ottimi piatti combinati, Etxepe Berri Bar.
Stanchi per il viaggio rientriamo in hotel e ci addormentiamo pensando all’indomani.
Giorno 2 – Tradizione al Casco Viejo Ci svegliamo per le 9 e facciamo colazione (inclusa), prendiamo appena fuori dall’hotel il bus A4 che da Zorrotzaurre porta a Deustu (1,15€) dove scendiamo nella metro (1,10€ per la zona A), opera dell’architetto inglese Norman Foster, e in poco tempo raggiungiamo la stazione Casco Viejo che si trova nel cuore del centro storico dove ci muoviamo fra gli stretti calli ricchi di botteghe e negozi tipici. Visitiamo Plaza Nueva, la Catedral de Santiago e scendendo fra le Siete Calles raggiungiamo la riva del fiume Nervion sulla quale si affacciano la Iglesia de San Anton ed il Mercato de la Ribeira, il più grande mercato coperto dell’intera Spagna ma un po’ fatiscente dove si trovano ogni tipo di pesce, carne e verdure.
Abbandonata presto la visita al mercato ci avviamo lungo la Ribera dalla quale vediamo la Estacion de Santander (La Concordia) e raggiungiamo il Teatro Arriaga, ricostruito dopo un incendio sullo stile dell’Opera di Parigi, dove nelle vicinanze si tiene un mercatino equo-solidale.
Attraversiamo il Puente del Arenal e ci avviamo lungo la Gran Via Don Diego Lopez de Haro, la via dello shopping bilbaino dove si affacciano una vastità di negozi prima di essere risucchiati all’interno del Corte Ingles, una vera istituzione per tutti gli spagnoli, all’interno del quale si trova ogni bene di consumo, dal giocattolo al vestito di Lusso, al pane, all’agenzia di viaggi fino all’assicurazione dell’auto.
Giungiamo così fino a Plaza Moyua, una vasta piazza di forma ellittica molto curata sulla quale si affaccia il palazzo della BBVA e caratteristica per la presenza delle entrate della metropolitana, i cosiddetti Fosterritos (dal nome dell’architetto che li ha disegnati), strutture in acciaio inossidabile e vetro che fuoriescono da sottosuolo come un prolungamento delle gallerie sotterranee nelle quali corrono i treni.
Ormai sono le 14 e come gli spagnoli cerchiamo un posto dove pranzare; dopo una lunga ricerca entriamo nella Cafeteria Tayda (Gregorio de la Revilla 2): tipico locale da Tapas con ottimi bocadillos e combinados.
Dopo pranzo ci avviamo verso il Parque de Casilda Iturrizar raggiungendo il Museo de Bellas Artes (Museo Plaza 2 – www.Museobilbao.Com) dove visitiamo l’intera collezione permanente e temporanea (entre Picasso y Debuffet – dal 17 settembre al 18 novembre 2007) per 4 euro (sconto studenti al di sotto dei 26 anni) dove vengo attratto dalle opere di Jorge Oteiza, uno scultore astratto spagnolo di cui non avevo mai sentito parlare prima ma che mi ha lasciato stupefatto dalla sua capacità di astrazione.
Usciti dal Museo, attraversiamo poche strade e ci troviamo davanti l’entrata del Guggenheim Bilbao, opera dell’architetto canadese Frank Owen Gehry anticipata dalla grande opera di Jeff Koons denominata “Puppy”, una scultura floreale che raffigura un cane che accoglie i visitatori del museo.
L’edificio di Gehry è veramente impressionante, il rivestimento in titanio lo fa risplendere con la luce naturale e quando cala il tramonto i riflessi di luce lo rendono ancor più bello.
Stanchi ma con il pensiero che nell’indomani visiteremo l’intero edificio, ci rifugiamo nel vicino centro commerciale Zubiarte (www.Zubiarte.Com) opera dell’architetto americano Robert Stern che si trova sulla riva sinistra del Nervion a pochi passi dal Puente de Deustu.
Essendo ancora presto per cena giriamo qualche negozio ed infine ci rifocilliamo con ottimi bocadillos presso Krunch, una specie di McDonalds tirolese nell’aspetto ma con piatti tipici spagnoli (da provare le croquetas de jabugo, crocchette di patate ripiene di formaggio fuso e prosciutto crudo e gli jalapenos, peperoncini piccanti ripieni di formaggio fritti).
Visto il freddo, prendiamo l’ultimo bus che va verso Zorrotzaurre e torniamo in hotel per la notte.
Giorno 3 – Deframmentazione d’orchestra in un fiore di titanio È finalmente giunto il grande giorno, non dico che siamo venuti a Bilbao solo per il Guggenheim ma sinceramente era l’edificio che più mi interessava e devo dire che non mi ha deluso come invece avevo letto era capitato a qualche altro turista che se lo immaginava più bello o interessante.
Ci svegliamo e con calma facciamo colazione prima di uscire, solito bus fino a Deusto e poi a piedi percorriamo Avenida Lehendakari Aguirre particolare per le fioriere piene di ciclamini multicolori che dividono i sensi di marcia fino a Plaza San Pio X, scendiamo sulla riva destra del Nervio e proseguiamo fino al Puente Pedro Arrupe, opera dell’ingegnere José Antonio Fernández Ordóñez, che si è ispirato ad una libellula (o più verosimilmente ad una lucertola) che posa le zampe sulle due rive del fiume, per questo che invece è uno degli attraversamenti più recenti e più belli di Bilbao oltre ad essere una delle posizioni migliori per fotografare il Guggenheim.
Attraversato il ponte ci si ritrova di fronte al Guggenheim (http://www.Guggenheim-bilbao.Es/), si salgono le scale fino alla piazza superiore e si ridiscendono per arrivare all’entrata.
Sono ormai le 10 e 30 e finalmente dopo una breve coda ed aver lasciato giacche e borse al guardaroba entriamo in uno dei musei contemporanei più affascinanti, uno degli edifici contemporanei più belli al mondo.
Il biglietto è di 8 euro, ma per gli studenti è solo 6,50€ audioguida in italiano compresa che oltre alle opere esposte fa una breve ma utilissima introduzione sulle caratteristiche dell’edificio, sul pensiero di Gehry e sulle difficoltà affrontate per la costruzione.
Le sale espositive si estendono su tre piani, al piano terra vi sono le sale che accolgono l’esposizione permanente costituita in gran parte da opere di artisti contemporanei come Dan Flavin, Louise Bourgeois, Jeff Koons, Jean-Michel Basquiat, Miquel Barcelo… E dalle installazioni di Richard Serra “The matter of time”, una decina di sculture in acciaio che occupano la sala denominata “El pez” che scivola fin sotto al Puente de la Salve da dove si può raggiungere la caffetteria interna, dove pranziamo.
Al secondo piano, per le celebrazioni del decimo anniversario dall’apertura del museo, si teneva la mostra contemporanea “Art in the USA – 300 years of innovation”, una raccolta di opere che raccontano l’arte statunitense dal 1700 fino ai giorni nostri attraverso i periodi storici e le correnti artistiche più importanti. Da non perdere le opere dal 1945 al 1980 fino a quelle contemporanee “Multiculturalism & Globalization”, che comprendono dipinti, fotografie ed installazioni di artisti come Andy Warhol, Roy Lichtenstein e lo svedese ma americano d’adozione Claes Oldenburg.
Infine si sale fino al terzo piano dove dal 17 ottobre 2007 al 3 febbraio 2008 si tiene “Chacun à son goût”, una raccolta di opere di artisti baschi giovani e non ancora famosi a livello mondiale fra i quali Maider Lopez, Aitor Ortiz e Ibon Aranberri.
Dalle 17 assistiamo ad una rappresentazione musicale all’interno del museo con una serie di musicisti classici dislocati nelle varie sale del museo che variano in continuazione la loro posizione in continuazione e che suonano brevi melodie che rendono l’atmosfera all’interno dell’edificio veramente suggestiva. Usciamo verso le 19, quindi vi raccomando una giornata dedicata interamente alla visita del Guggenheim, con calma guardatevi attorno, toccate la fredda pietra chiara, sfiorate le esili ma resistentissime lamine di titanio, fatevi coinvolgere dalle sue sinuose forme e dalle opere in esso contenute, non perdetevi le tortillas di patata o gli squisiti dolci della caffetteria, attraversate le opere di Richard Serra, salite con gli ascensori vetrati sino al terzo piano ed ammirate la vista dell’atrio dall’alto, passeggiate nel bookshop, a dire il vero molto caro, e concedetevi, se potete, una cena al ristorante consigliato da molte guide.
L’aria è fredda, ormai il sole è calato e ci rifugiamo nuovamente a Zubiarte, che di sabato è affollatissimo di bambini e ragazzi.
Cena e niente vita notturna, quindi torniamo in hotel dove è appena cominciata la partita della nazionale spagnola che sinceramente non mi sembra molto sentita nei Paesi Baschi rispetto alla vera e propria passione per l’Athletic Club (http://www.Athletic-club.Net/) di cui i bilbaini sono veri e propri adepti.
Giorno 4 – Churros Ultimo giorno a Bilbao, ci svegliamo tardi, in fondo la domenica l’hotel serve la colazione fino alle 11 e risaliamo la riva destra del Nervion a piedi fino al Palazzo Euskalduna (http://www.Euskalduna.Net/) opera di Federico Soriano y Dolores Palacios (http://www.Federicosoriano.Com), edificio ispirato allo scafo di un’imbarcazione che racchiude sale per la musica, sale congressi, auditorium, costruito sul sito che accolse l’ultima industria siderurgica produttrice di navi di Bilbao smantellata negli anni Novanta prima dell’inizio della costruzione iniziata nel 1994 e terminata cinque anni più tardi.
Saliamo lungo la riva sinistra fino al Guggenheim, è una bella giornata, il sole è caldo e mi concedo ancora qualche posa con l’opera di Gehry che alla domenica diviene punto di ritrovo per i bilbaini, che portano i figli nelle numerose zone verdi ed aree di gioco circostanti il museo.
Continuiamo la passeggiata fino al ponte Zubizurri opera di Santiago Calatrava, ancora qualche foto e prendiamo il tram dalla vicina stazione Uribitarte fino alla stazione Ribera per cercare un locale nel Casco Viejo dove due giorni prima avevamo visto i churros con la cioccolata calda ma purtroppo i locali del centro storico della città di domenica sono chiusi e sconsolati ci riavviamo verso il Guggenheim per il giro della città col bus panoramico che parte alle 16 (10€ ridotto ad 8€ per gli studenti), tour di un’ora e mezza con guida in spagnolo per le vie della città e guarda caso passando in Paseo de l’Arenal veniamo attratti da una grande scritta luminosa “churros” che fa illuminare in volto Laura.
Finito il tour, riprendiamo il tram dalla stazione Guggenheim e raggiungiamo Arriaga, attraversiamo la piazza su cui si affaccia il teatro ed entriamo nel locale che a quest’ora è pieno di gente che assapora i churros con la cioccolata calda amara, tipica merenda spagnola (meglio del the delle cinque del Regno Unito).
Un simpatico cameriere ci porta due tazze di cioccolata ed un piatto di deliziosi churros, bastoncini fritti morbidi da intingere nella cioccolata per la modica cifra di 4€ (in Italia i bar servono la cioccolata calda per 3€ o 3,50€…), nel frattempo socializziamo con una dolce bimba italo-inglese che ci sorride dal tavolo vicino.
Felici e contenti per i churros cerchiamo un ristorante tranquillo con piatti tipici per festeggiare il compleanno di Laura, ma stanchi dopo un lungo girovagare ci ritroviamo nel locale della prima sera.
Giorno 5 – Agur Bilbao, Hola Palma Con calma ci svegliamo, oramai le valigie sono pronte e dopo colazione raggiungiamo a piedi (mai decisione fu più sbagliata) Plaza Moyua, dove prendiamo il bus fino all’aeroporto di Sondika che raggiungiamo in venti minuti, con un buon anticipo che ci permette di fare con calma il check-in ed ammirare il terminal opera di Calatrava denominato “La paloma”, per le forme simili ad una colomba con le ali spiegate al vento.
Ci imbarchiamo in perfetto orario e come da tabella di marcia il Boeing 737-700 dell’Air-Berlin decolla in perfetto orario alle 12:10.
L’aereo fa rotta sino alla zona di Portugalete e Getxo, il cielo è sereno e la vista del porto di Bilbao e del Puente Colgante dall’alto è incredibile, l’acqua torbina del Nervion diventa pian piano di un blu profondo ed all’orizzonte solo acqua: l’Oceano Atlantico.
Nemmeno un’ora di volo e l’aereo scende, tocca il suolo maiorchino, attraversiamo centinaia di metri di terminal sino alla zona di recupero dei bagagli, li ritiriamo in pochissimo tempo, decidiamo di pranzare in aeroporto in una specie di fast-food un po’ più carino nell’arredamento ma più votato al turismo come del resto tutta l’isola delle Baleari (2,80€ per un gelato confezionato mi sembrano decisamente troppi).
Usciti dall’aeroporto prendiamo il primo autobus che raggiunge in poco tempo il centro della città.
La temperatura rispetto a Bilbao è decisamente più alta e si notano per strada turisti in pantaloncini e maglietta a maniche corte (il 19 di novembre 26°C sono decisamente una meraviglia per visitare il capoluogo della Comunità autonoma delle Isole Baleari.
Scendiamo al Parc de les Estaciones, vicino a Plaza de Espana ed in breve tempo raggiungiamo l’hotel Colon, a pochi passi dalle vie del centro storico, camera 11.
Un po’ di riposo, una doccia (fredda per dire la verità) e iniziamo a passeggiare per le strade di Palma per lo più zone a traffico limitato ricche di negozietti tipici. Facciamo qualche acquisto, notiamo la presenza di moltissimi turisti soprattutto tedeschi ed inglesi che trascorrono le loro vacanze nel mezzo del Mediterraneo in pieno autunno a temperature miti, cerchiamo un ristorante dove passare la serata.
In particolare cerchiamo “El Asador de Aranda”, nella zona di Plaza de las Tortugas, segnalato da Via Michelin (http://www.Viamichelin.It/), ma sfortunatamente capitiamo a Palma di lunedì che guarda caso è il giorno di chiusura del locale.
Così scendiamo verso il mare e troviamo una via nelle vicinanze della cattedrale piena di locali tipici carini, sono solo le 20 e pensando agli orari spagnoli (cena alle 22) convinco Laura a prenderci una caña prima di cena accomodandoci fuori da un locale.
Torniamo quindi in uno dei ristorantini visti prima, molto carino con un ragazzo che suona la chitarra e canta dal vivo canzoni in lingua spagnola, ci accomodiamo ma al momento di ordinare ci dicono che la cucina chiude alle 22 e vi sono solo tapas.
Scegliamo una tempura di gamberi e calamari e ceniamo a lume di candela, accompagnati dalla calda voce del cantante, veramente bravo e gentile.
Scegliamo i dolci tipici una crema catalana per Laura ed il tipico Gatto alle mandorle con gelato per me.
Purtroppo il locale sta per chiudere, paghiamo ed usciamo dove per le strade non c’è più nessuno come avevo letto su qualche sito internet che non consigliava Palma di Maiorca per la vita notturna perché troppo tranquilla.
Ci rifugiamo in hotel per addormentarci con l’idea che le nostre tanto attese vacanze stanno per finire, anzi finiranno fra poche ore.
Giorno 6 – A spasso per Palma Ci alziamo per le 9, prepariamo le valigie e le lasciamo in hotel dove le abbiamo potute lasciare sino alle 18 (ottima cosa visto che il volo era previsto per le 21).
Entriamo da Bocatta per la colazione ) e ci avviamo verso La Seu, la cattedrale in stile gotico catalano del XIII secolo con i fantastici giardini e le fastose decorazioni che si affacciano direttamente sul Mar Mediterraneo; guardiamo da lontano le navi da crociera che si stagliano all’orizzonte ripromettendoci prima o poi di attraversare l’intero Mediterraneo su una di queste immense città galleggianti e ci avviamo verso il Museo Es Baluard (http://www.Esbaluard.Org), un museo d’arte contemporanea in un edificio all’interno delle antiche mura che circondano la città.
La visita è consigliata e l’edificio è veramente interessante dal punto di vista architettonico opera dello studio SCT (http://www.Sctarquitectos.Com/), mentre le opere sono interessanti con una importante collezione di opere di Joan Mirò.
Pranzo da Bocatta e pomeriggio dedicato ai negozi del centro con una capatina al Museu d’Art Espanyol Contemporani (http://www.March.Es/arte/palma//) ed una alla Xocolateria per un’altra ottima cioccolata calda con churros.
Ritiriamo le valigie, viaggio in bus fino all’immenso aeroporto maiorchino, check-in, cena in una birreria tedesca a base di würstel e cerveza, decollo perfetto alle 21 ed atterraggio in anticipio alle 22 e 50.
Vacanza finita ma con l’idea che appena l’aereo dell’Air-Berlin ha toccato la pista dell’aeroporto di Orio al Serio ho iniziato a pensare al nostro prossimo viaggio…
A presto… Per raccontare la prossima avventura