Appunti di viaggio dalla Polinesia di viaggio, non di nozze, organizzato in autonomia
Premessa: questo racconto non ha la pretesa di essere una guida turistica per la Polinesia ma vuole semplicemente essere quello che è, cioè un diario di viaggio, una traccia della nostra indimenticabile esperienza in una piccola parte dei Mari del Sud (troverete il riepilogo delle spese sostenute alla fine di questi appunti).
La nostra vacanza in Polinesia inizia molto prima dell’effettiva data di partenza, ben 10 mesi prima. Già, perché ad agosto, al rientro da un meraviglioso viaggio nel Sud-Ovest degli States, la nostalgia di quelli spazi sconfinati e di quelle terre rosso infuocate è talmente forte che l’unico modo per cercare di alleviare la “pseudo-depressione post-rientro ferie” è quello di iniziare a pianificare il prossimo viaggio.
Da anni la Polinesia si candida tra le possibili mete estive e da anni, puntualmente, viene sostituita da altre destinazioni. Questo fondamentalmente per 2 motivi: 1) la paura di aver coltivato il sogno polinesiano per così’ tanto tempo da aver mistificato qualcosa che in realtà potrebbe non soddisfare al 100% le nostre aspettative 2) il notevole impegno economico per raggiungere questa meta con il rischio (e qui si torna al punto 1) di tornare delusi e anche un po’ arrabbiati per aver speso male una cifra che avremmo potuto altrimenti destinare ad almeno due o tre viaggi economicamente meno impegnativi.
Una sera di agosto, dicevamo, al rientro dagli States, in una delle mie navigate in rete, m’imbatto in una tariffa allettante: Londra-Papeete A/R all’equivalente di € 1’198,00 esatti esatti (la tariffa trovata è in USD). Un’occhiata ai dettagli dei voli e scopro che gli scali sono comodissimi: Atlanta e Los Angeles, con il giusto numero di ore di stop tra un volo e l’altro. Anche le compagnie aeree sono decisamente ok: Klm, Delta ed Air France, per non parlare degli orari di partenza e di arrivo. La tentazione di prenotare subito è forte ma prima vorrei essere sicura che non ci siano altre soluzioni. Aspetto fino al giorno dopo, quando due rapide telefonate ad Air France e ad Air Tahiti mi convincono che a questo prezzo non potrei trovare altro, neppure prenotando 10 mesi prima. Alla sera ne discuto con mio marito e ci bastano in realtà pochi minuti per capire che in fondo abbiamo già deciso: la Polinesia sarà la meta delle nostre prossime vacanze estive! Ed eccoci quindi con un volo prenotato 10 mesi prima della partenza; non si può’ certo dire che non ci siamo mossi con largo anticipo.
Dato che questa destinazione è stata più’ volte la meta papabile delle nostre vacanze, la scelta delle isole ci impegna per non più’ di 3 gg; in realtà sono le isole che da sempre avremmo voluto visitare: Tahaa, Huahine, Bora Bora (con visita a Maupiti in giornata) e Rangiroa. L’unica esitazione è nella scelta tra Rangiroa e Fakarawa ma alla fine, viste le escursioni possibili da Rangiroa, la scelta è ricaduta su quest’ultima. Faremo 3 notti a Tahaa, 3 a Huahine, 3 a Bora Bora, 4 a Rangiroa e 1 a Tahiti, per un totale di 14 notti e 17 giorni di viaggio. Lo step successivo è la prenotazione dei voli inter-isole con Air Tahiti Nui. Contatto l’ufficio di Tahiti via email per chiedere alcuni dettagli e una volta ricevuta la risposta (sono veloci e gentilissimi) procediamo con la prenotazione sul loro sito web, acquistando per 470 € a testa il Tuamotu Pass, cioè il Pass che collega via aerea le isole della Società con le isole Tuamotu, appunto.
Capitolo hotel: anche qui le idee sono molto chiare, andremo in Polinesia anche per conoscerne, per quanto possibile, la popolazione, gli usi e i costumi quindi i nostri alloggi saranno pensioni e piccole strutture a gestione familiare. A dirla tutta pero’ l’altra parte di verità è che non siamo assolutamente tipi da grandi resort o da strutture extra-lusso da mille e una notte. Certo, andando in Polinesia, paradiso degli bungalow overwater da luna di miele, ci abbiamo fatto un pensierino anche noi, magari per 2 o 3 notti soltanto (pur non essendo il nostro un viaggio di nozze) ma quando abbiamo fatto due conti abbiamo capito che ci saremmo sicuramente pentiti perché con la cifra spesa ci saremmo potuti permettere un weekend lungo in Europa (per non dire una settimana di ferie in qualche destinazione low cost).
Ora pero’, dopo tutte le premesse, inizio finalmente a raccontare di questo viaggio.
Un volo Easy Jet ci porta da Malpensa a Londra, evitandoci quindi l’insopportabile burocrazia tutta italiana della marca da bollo sui passaporti, e da li’, alle 9:00 di giovedi’ 2 giugno partiamo alla volta di Papeete. Il volo è lungo, molto lungo: facciamo uno scalo di 4 ore ad Atlanta e uno di 3 ore a Los Angeles. Nessun particolare degno di nota sulle compagnie aeree utilizzate, Delta e Air France, entrambe soddisfacenti. Inoltre, siamo partiti “tecnologicamente” attrezzati quindi abbiamo di che svagarci durante il volo tra film e giochi.
Venerdi’ 03.06.2011 – TAHAA
Arriviamo a Papeete alle 4:10. E’ ancora buio e quando scendiamo dall’aereo un gruppetto di polinesiani ci accoglie con musiche locali mentre una ragazza distribuisce a tutti un fiore di Tiare. Sarà anche il classico, preconfezionato benvenuto turistico ma quando annuso per la prima volta nella mia vita il fiore che mi ritrovo tra la mani, il suo profumo intenso e inconfondibile mi colpisce dritto all’anima … non so cosa mi prenda, ma all’improvviso sento una commozione forte salirmi dallo stomaco e gli occhi diventare lucidi. Sarà la stanchezza, sarà il fuso orario, non lo so, ma so che ho sognato la Polinesia per tanti anni e ora sono qui. Respiro profondamente e cerco di riprendermi da questa emozione inaspettata. Mio marito mi osserva, sorride e mi dice: “è il tuo sogno che si realizza, non c’è niente di strano”. Abbiamo tutto il tempo per fare il check-in con calma visto che l’aereo per Tahaa partirà da Papeete soltanto alle 7:15. Ne approfittiamo per fare colazione all’unico bar dell’aeroporto con un sandwich, un succo d’ananas e un caffe’. Al check-in, scopriamo che i nostri bagagli a mano pesano rispettivamente 7 kg il mio e 8 kg quello di mio marito; siamo partiti da casa consapevoli di questi pesi e consapevoli del rischio di doverli imbarcare o di dover pagare qualche supplemento ma non è mai successo, probabilmente a causa del fatto di non aver mai trovato i voli interni completi, anzi. Arriva il momento di volare verso la prima tappa del nostro viaggio: Tahaa. Il sole è ormai sorto e anche se sono solo le 7:15 si capisce già che sarà una giornata meravigliosa: il cielo è di un azzurro che sembra dipinto e i colori tutt’intorno sembrano ancora piu’ brillanti. Prima di salire sul piccolo aereo dell’Air Tahiti chiedo all’hostess qual è il lato migliore per fare delle belle foto dall’alto. Ci sediamo cosi’ nella fila di sinistra e riusciamo in effetti ad immortalare delle belle vedute di Raiatea dal finestrino dell’aereo. L’aeroporto è simile ad un bungalow, in parte all’aperto. Scesi dall’aereo cerco il tapis roulant per il ritiro dei bagagli ma mi accorgo che qui non esiste (e lo stesso sarà negli aeroporti delle altre isole): le nostre valigie arrivano su un carrello dell’Air Tahiti e due uomini le caricano a braccia su una specie di bancone davanti al quale noi e altri passeggeri aspettiamo per il ritiro. Recuperati i bagagli, andiamo incontro a René, il proprietario della pensione in cui alloggeremo a Tahaa: la Pension au Phil du Temps. Ci accoglie con un sorriso e ci spiega che il taxi-boat che avrebbe dovuto portarci da Raiatea a Tahaa è fermo per un guasto tecnico; è dunque venuto lui a prenderci per accompagnarci alla pensione con la sua barca, ormeggiata 100 mt a destra, all’uscita dell’aeroporto. Durante la traversata (e mentre io inizio a scattare foto come la piu’ tipica delle giapponesi in vacanza) René ci chiede se siamo stanchi o se ce la sentiamo di andare con lui sul motu Tao Tao per un primo snorkelling nel giardino dei coralli. In effetti avremmo anche tutto il diritto di essere stanchi dopo un volo di 30 ore tra scali ecc. ma l’adrenalina che abbiamo in corpo ha temporaneamente cancellato ogni traccia di stanchezza e accettiamo entusiasti la proposta di René. La barca attracca proprio davanti alla pensione. Basta guardarsi intorno per non avere piu’ nessun dubbio: se questo non è il paradiso è quanto di piu’ simile si possa immaginare! La pensione è, secondo noi, nel punto migliore di Tahaa, proprio davanti al motu Tao Tao che si staglia all’orizzonte insieme al profilo dei bungalows overwater dell’unico Relais & Chateaux della Polinesia Francese, il Tahaa Island Resort & Spa. Scesi dalla barca, attraversiamo la strada, oltrepassiamo un cancello e ci ritroviamo direttamente nel giardino della pensione, dove ci accoglie Florence, la moglie di René, che ci abbraccia e ci bacia come se ci conoscesse da anni. Ci offre del succo di frutta fresco e ci mostra subito tutta la struttura, incluso il nostro bungalow, con bagno esterno, ma privato e pulito. Credo proprio che staremo bene qui. Giusto il tempo di lavarci, di metterci costume e infradito e di prendere maschera e boccaglio e via, René ci sta già aspettando sulla barca, tutta per noi visto che i due ragazzi francesi che alloggeranno alla pensione insieme a noi arriveranno solo in tarda mattinata. René accende il motore e si parte in direzione del motu. Giunti in prossimità dei bungalows overwater del Tahaa Island Resort (notevoli, direi) il colore dell’acqua cambia improvvisamente, come se ci fosse un’immaginaria linea che segnala l’ingresso al motu; il blu vira di colpo in un turchese che non credevo potesse esistere in natura. La barca rallenta e ci lascia assaporare ogni singolo istante di questo primo assaggio di paradiso polinesiano. Davanti a noi, il motu Tao Tao in tutta la sua indescrivibile bellezza: è come entrare in piccolo Eden in cui l’acqua assume tutte le tonalità dei verdi e dei blu. Già dalla barca vediamo i numerosi banchi di corallo e i primi pesci iniziano a circondarci. Tutto il contesto in cui ci ritroviamo è semplicemente indescrivibile e mi rendo conto che per rendere l’idea del paesaggio e dei colori che stiamo ammirando non basterebbero mille foto! Sul motu facciamo la conoscenza di Annette e di Norbert, il proprietario (eh già, fortunato lui!). Il motu è tutto per noi. Ci posizioniamo come due lucertole al sole ancora increduli di essere atterrati solo da poche ore e di essere già in questo posto fuori dal tempo e dallo spazio. Alle 11:00 di venerdi’ 3 giugno avviene ufficialmente il nostro primo bagno nei mari del Sud e trovare un aggettivo per descrivere l’esperienza sarebbe davvero troppo riduttivo. René intanto torna alla pensione a prendere tutto il necessario per il picnic di mezzogiorno e ritorna sul motu verso le 12:00 insieme ad Emily e Pierre, i due ragazzi (anglo-francese lei, francese lui) che trascorreranno con noi i prossimi 3 giorni a Tahaa. Quando ci chiede se siamo pronti per il giardino dei coralli, non gli diamo neanche il tempo di finire la domanda e tutti e 5 siamo già in marcia lungo il sentiero che si addentra nel motu fino al punto di accesso al giardino. Scarpette, maschera, boccaglio e fotocamera subacquea: siamo pronti. La corrente è molto forte oggi e bisogna fare attenzione a non urtare i coralli. Quando mettiamo la testa sott’acqua ci ritroviamo in un acquario: non avevamo mai visto cosi’ tanti pesci tutti insieme e di cosi’ tanti tipi diversi. Siamo letteralmente circondati! La corrente ci aiuta ad attraversare il giardino che piu’ che dei coralli sembra il giardino incantato. Quando usciamo dall’acqua dopo oltre un’ora siamo estasiati come dei bambini appena usciti da un parco giochi. Che esperienza indimenticabile! Intanto Annette ha acceso un fuoco per bruciare i gusci delle noci di cocco; dice che serve per tenere lontane le zanzare che qui, devo ammetterlo, certo non mancano. Ci sediamo ad un tavolo di legno posizionato sotto una specie di tendone e dalla cesta del picnic René inizia a tirar fuori pesce crudo cotto nel latte di cocco e lime con verdure, riso bollito, una bella insalata mista, una quiche ai funghi, pane e, appena raccolti da Norbert direttamente nel suo “frutteto tropicale”, piccole e dolcissime banane e pompelmi enormi e molto piu’ dolci di quelli che troviamo in Italia. Ci sentiamo proprio in vacanza. La giornata trascorre lentamente con un altro po’ di snorkelling nel giardino dei coralli durante il pomeriggio. Al ritorno, dalla barca, assistiamo ad uno dei tramonti piu’ belli mai visti, con il sole che scende dietro il motu Tao Tao, mentre il cielo s’infuoca di rosso e le palme del motu diventano solo delle sagome nere che sembrano disegnate con la china; sullo sfondo di questa cartolina, il profilo di Bora Bora con l’inconfondibile sagoma del monte Otemanu. Click! Gli occhi cercano di scattare una foto per custodire indelebile il ricordo di quello che sto vedendo. Alla pensione gli ospiti cenano tutti insieme ad un unico tavolo (lo stesso vale per la colazione e il pranzo). Emily e Pierre si rivelano fin da subito due piacevoli compagni di soggiorno. Florence ci delizia e ci delizierà per tutti e tre i giorni successivi con tante gustosissime specialità polinesiane: mahi mahi, gratin di taro e formaggio, interi pescioni alla griglia accompagnati da salse di cocco e vaniglia, dolci di ananas, flan di cocco e altre prelibatezze (per non parlare delle colazioni con marmellate e yogurt fatti in casa e frutta fresca).
Sabato 04.06.2011 – TAHAA
Stamattina abbiamo in programma la visita alla piantagione di vaniglia di Brian e il tour dell’isola in 4×4. A la “maison de la vanille” Brian ci accoglie con del succo alla vaniglia (non poteva essere altrimenti) e delle banane mignon “da tuffare” nel cocco grattugiato. Poi ci conduce verso la piantagione e ci spiega tutto quello che vale la pena conoscere sulla vaniglia e su come nella sua piantagione venga ancora coltivata in maniera rigorosamente naturale. Al termine della visita facciamo qualche acquisto nel suo negozietto (incluse ovviamente alcune stecche di vaniglia) e ripartiamo per il giro dell’isola. René si ferma ogni 5 minuti per spiegarci tutto quello che stiamo vedendo o, semplicemente, per permetterci di fare delle foto con calma. Si respira un’atmosfera magica su questa isola; la natura a Tahaa è davvero generosa: ovunque palme da cocco, manghi, banane, cespugli di tiare, hibiscus, piantagioni di vaniglia, piante di ylang ylang… (a proposito dell’ylang ylang, sfregandosene qualche fiore tra le mani, il profumo che si sprigiona è proprio quello di tante eau de parfum vendute nei negozi). Durante il tour abbiamo modo di apprezzare ancora di piu’, se Possibile, quest’isola straordinaria. Dopo pranzo non ci sono escursioni in programma cosi’ noi due decidiamo di prendere le canoe a disposizione degli ospiti della pensione e di raggiungere il motu Tao Tao. All’andata tutto bene, la traversata è piacevole e arrivati sul motu ci rinfreschiamo con un bel tuffo nel turchese liquido delle acque davanti al giardino dei coralli. Al ritorno però il tempo cambia, arrivano delle nubi scure scure e il mare s’increspa; a fatica cerchiamo di rientrare ma quando inizia a Piovere non siamo neanche a metà strada e non riusciamo più a vedere la pensione. Pagaiamo ancora un po’ finchè, ormai vicini alla costa, decidiamo di uscire dall’acqua in un tratto di riva erboso. Ci ritroviamo nel bel mezzo del giardino di un polinesiano che ci viene incontro chiedendoci se abbiamo bisogno di aiuto; gli spieghiamo che non abbiamo più visto la pensione dal mare a causa della pioggia e che, stremati, siamo usciti perché le onde rendevano impossibile continuare. Lui, senza risponderci, si allontana di qualche metro, va vicino alla sua barca, accende il motore e ci dice che ci accompagnerà lui (canoe incluse) visto che la pensione è a 2,5 km da lì. All’arrivo se la sta ancora ridendo, divertito dalla nostra avventura, e quando gli chiediamo se possiamo ricompensarlo per il passaggio ci dice di stare tranquilli che è posto così. Siamo sinceramente colpiti dalla gentilezza di quest’uomo. Dopo una bella doccia calda e la solita deliziosa cena di Florence, lei e René si siedono a fare due chiacchiere con noi; scopriamo cosi’ come mai hanno deciso di lasciare tutto quello che avevano in Francia per trasferirsi a Tahaa ma scopriamo anche che quello che avevo letto prima di partire in fondo è vero, cioè che la Polinesia non sta attraversando un bel periodo turisticamente parlando (ma non solo); il governo, ci dicono, intasca i soldi e i contributi d’oltreoceano ma non fa niente per aiutare il turismo che lentamente rischia di soccombere alla crisi; così ci si ritrova con un mega complesso come quello del Tahaa Island Resort, che a giugno dovrebbe già marciare a pieno regime, con un personale fisso di diverse decine di dipendenti e con, paradossalmente, i pochi bungalow occupati che abbiamo visto con i nostri occhi passandoci di fianco in barca. La chiacchierata è davvero interessante ma ad un certo punto, complice il fuso, la stanchezza si fa sentire; ci salutiamo e andiamo a nanna. Nel nostro bungalow ci aspettano puntuali quattro gechi. Anche questa è la Polinesia. Speriamo le luci e…buona notte.
Domenica, 05.06.2011 – TAHAA
Stamattina quando ci alziamo capiamo subito che il tempo non promette niente di buono; c’e’molto vento e le nuvole si stanno addensando sopra Tahaa. Dopo colazione Rene’, la nostra instancabile guida, ci propone di sfidare il brutto tempo arrampicandoci con il 4×4 fino al Belvedere dell’isola e poi da li’ Attraverso un sentiero di circa 40 minuti a piedi, fino ad un secondo punto panoramico piu’alto, lungo un percorso che, ci dice, conoscono in pochi (e in effetti quando lo vedremo farsi largo tra le piante con il suo machete capiremo che non stava esagerando). Lungo la strada che porta al Belvedere ci fermiamo Ad ammirare quasi tutte le piante che crescono a Tahaa; arrivati in cima il tempo e’ancora incerto ma non piove, quindi non ci perdiamo d’animo e iniziamo la nostra camminata. Rene’ aveva ragione: non c’e’ traccia di un passaggio recente lungo il sentiero che tra l’altro e’ anche molto scivoloso a causa delle Grandi foglie bagnate che ricoprono il terreno; una volta in cima pero’ tutti pensiamo che ne sia valsa la pena perché la vista da qui e’incredibile; inoltre, iniziano le prime schiarite e appena il sole fa capolino tra le nubi tutt’intorno la natura esplode in un tripudio di colori. Prendiamo il sentiero del ritorno e torniamo alla pensione. Florence ci accoglie con un’enorme porzione di pesce spada e di carangue alla griglia con riso in salsa di cocco e altre prelibatezze. Finalmente tutte le nubi si sono allontanate e nel pomeriggio Rene’ ci porta di nuovo in barca a fare un bellissimo snorkelling nel giardino dei coralli. Ci Mancherà parecchio quest’angolo di paradiso sommerso. Dopocena Florence ci delizia con una piccola esibizione di danze polinesiane. Non dimenticheremo facilmente l’ospitalità di questa coppia e i piccoli gesti di attenzione verso l’ospite come i fiori freschi in camera e in bagno tutti i giorni e tante altre cose che hanno reso questo soggiorno estremamente piacevole.
Lunedì 06.06.2011 – TAHAA / RAIATEA
Dopo colazione Rene’ ci porta alla Pearl Farm di Tahaa, la Love Here Pearl Farm, dove assistiamo ad un’interessante spiegazione sull’allevamento delle ostriche perlifere. Finiamo la visita e le spiegazioni giusto in tempo perché da 4 che eravamo ci ritroviamo improvvisamente in una trentina di persone: una nave da crociera americana ha infatti gettato l’ancora vicino a Tahaa e questo folto gruppetto di croceristi ne e’ appena sbarcato in escursione. Prima di andarcene dalla Pearl Farm, riceviamo in regalo una perla nera a testa (in omaggio con la quota pagata per il soggiorno alla pensione). Alle 10.30 rientriamo in camera e finiamo di preparare i bagagli; e’arrivato purtroppo il momento della partenza. L’aereo da Raiatea e’alle 17.50 ma abbiamo deciso di lasciare Tahaa con la navetta delle 11 in modo da arrivare a Raiatea entro mezzogiorno e noleggiare un auto insieme a nostri compagni di soggiorno anche loro diretti poi a Huahine con il nostro stesso volo; l’auto ci servira’ per fare il giro di Raiatea e avere così un assaggio anche di quest’isola. Il momento dei saluti e’ un po’ triste perche’ Florence e Rene’ ci hanno fatto sentire come a casa nostra e non ci hanno fatto mancare niente, a partire dalla loro calorosa accoglienza. Appena sbarchiamo a Raiatea, affittiamo una Panda nuova fiammante, facciamo tappa al supermarket per acquistare il pranzo al sacco e iniziamo il nostro tour dell’isola fermandoci diverse volte a scattare delle foto. Sarà sincera, probabilmente il tempo è troppo poco per dare un giudizio imparziale sull’isola ma, eccezion fatta per il marae Taputapuatea (cosi’ imponente ed evocativo da meritare da solo una tappa sull’isola) e a parte alcune belle vedute lungo la costa, sono contenta di proseguire per Un’altra destinazione. Quando l’aereo decolla da Raiatea verso Huahine e’ ormai buio. Il volo dura poco più di 15 minuti e all’atterraggio, ritirati i bagagli, ci attende Olivier, il proprietario della struttura dove trascorreremo i prossimi tre giorni: Chez Guynette. Sappiamo gia’ cosa ci aspetta una volta arrivati: la stanza e’ piccola e molto spartana ma pulita, ed è quello che conta. Olivier ha anche un dormitorio comune (oltre a stanze come la nostra con bagno privato e acqua calda) e una cucina ben attrezzata. Inoltre, sulla terrazza, proprio di fronte alla via principale di Fare, ha alcuni tavolini dove serve colazioni e pranzi leggeri grazie al suo snack bar. Quando lasciamo i bagagli in camera sono le 19 circa e non abbiamo ancora cenato così, su consiglio di Olivier, andiamo alla roulotte di un suo amico polinesiano, l’ultima in fondo alla strada, sulla sinistra, con le tende bianche (purtroppo non ricordo il nome). Prendiamo un piatto di gamberetti al latte di cocco e curry con riso e del pollo al limone, deliziosi! Alle 21:00 siamo già a nanna.
Martedì 07.06.2011 – HUAHINE
Siamo arrivati a Huahine con il buio e non abbiamo ancora visto niente di quest’isola; l’abbiamo fortemente voluta inserire nel nostro itinerario per avere un assaggio di quella che tanti precedenti visitatori hanno definito come l’isola dalla natura selvaggia, in cui i polinesiani sono ancora ospitali come un tempo o, quantomeno, piu’ ospitali che nelle altre isole. Alle 7:30 facciamo colazione allo snack bar di Olivier con due discreti caffè, delle uova strapazzate per mio marito e pane, burro e marmellata per me. Chez Guynette è proprio in centro a Fare, il villaggio principale dell’isola; dopo colazione entriamo in un negozietto e facciamo un po’ di shopping visto che abbiamo ancora un po’ di tempo prima della partenza; già perché qualche mese prima di partire per questa vacanza avevo prenotato da casa un’escursione con Huahine Nautique. Il tour si può tranquillamente prenotare sul posto ma non avremmo avuto il tempo di farlo visto che l’arrivo sull’isola sarebbe stato in serata. Alle nove passano a prenderci proprio davanti alla terrazza di Olivier. Saliamo su una piroga a motore e partiamo. La prima tappa prevista e’alla Pearl Farm di Huahine. Durante la navigazione Armande, la nostra guida della giornata, ogni tanto si ferma e ci dà qualche informazione sui vari punti dell’isola che stiamo vedendo. Ad un certo punto una signora grida a tutti di Guardare verso il lato destro della barca: ci sono i delfini! Sono un gruppetto e si divertono a fiancheggiare la piroga entrando e uscendo dall’acqua. Bellissimi! Continuiamo l’escursione e arriviamo alla Pearl Farm. Assistiamo alla seconda spiegazione su perle e affini (dopo quella di Tahaa) e mentre aspettiamo di ripartire vediamo un polpo muoversi in acqua con la sua buffa andatura. La seconda tappa è per lo snorkelling in un tratto di mare dove dovrebbero esserci, a detta di Armand, dei banchi di corallo. Niente di entusiasmante, anzi, non c’è molto da vedere in questo punto e lo snorkelling e’ alquanto deludente (ma dopo il giardino dei coralli di Tahaa sarà dura non restate Delusi…). Il tempo intanto sembra resistere e a poco a poco arriva anche sole, giusto per l’arrivo sul motu dove consumeremo il nostro pranzo. Il luogo e’ idilliaco: con il sole iniziamo ad ammirare le sfumature del mare e quando ci sediamo a mangiare a dei tavoli in legno posizionati proprio sulla battigia, ci sentiamo parte di una delle tante foto sulle escursioni possibili in Polinesia che avevamo visto in internet durante l’organizzazione del viaggio. Adesso ci siamo noi qui, siamo noi i turisti tante volte ripresi nei video delle Falde del Kilimangiaro e la sensazione di essere in vacanza e’ all’ennesima potenza. Il pranzo è ottimo: poisson cru, pane al cocco, pesce e pollo alla griglia, riso alla zafferano e verdure… Ripartiamo dopo oltre un’ora dal pranzo. Accidenti, il cielo si sta di nuovo ricoprendo di nuvole ma questa volta sono più nere che grigie e non promettono niente di buono. Infatti dopo pochi minuti inizia piovere e non si tratta di pioggerellina estiva, è un vero e proprio acquazzone. Ci fermiamo sotto la pioggia all’ultima tappa della nostra escursione: lo shark feeding ovvero: il pasto agli squali, pratica alquanto criticabile ma tutti i tour che avevamo adocchiato prima di partire la includevano. Entriamo in acqua e subito vediamo in primi squali pinna nera; dobbiamo restare tutti dietro ad una corda e non fare altro che ammirare lo spettacolo. Sicuramente un’esperienza mai provata, fa una certa impressione vedersi di fronte così tanti squali (anche se ovviamente non sono pericolosi per l’uomo). Quando rientriamo a Fare alla fine del tour sono le 16h30. Ci fermiamo sulla terrazza di Olivier; lo snack bar chiude alle 15 ma i tavolini sono sempre disposizione degli ospiti. Si uniscono a noi Sue, hawaiana, e Jan, svizzero, anche loro ospiti come noi a Chez Guynette; il tempo e’ancora brutto così ne Approfittiamo per fare un po’ di “vita sociale” e trascorriamo piu’ di due ore tra chiacchere e vino (gentilmente offerto da Sue). Scopriamo quindi che Sue e’ in viaggio da 2 mesi mentre Jan sta facendo un “Signor Viaggio” nei Mari del Sud (Fiji, Australi, Marchesi, Australia…) che lo terra’ lontano da casa per quasi 4 mesi. Alle 19h30, dopo una bella doccia calda, torniamo a cenare alla roulotte di ieri sera.
Mercoledì 08.06.2011 – HUAHINE
Ci alziamo e facciamo colazione ad un bar di Fare (il mercoledì lo snack bar di Olivier e’chiuso) dopodiché facciamo tappa al fornitissimo supermercato del villaggio per prendere tutto il necessario per il nostro pranzo al sacco. Peccato non essere degli amanti della frutta altrimenti avremmo potuto fare incetta di frutta freschissima direttamente dalle varie bancarelle piazzate, già alle 7 del mattino, lungo la via. Dopo la spesa, passiamo a ritirare l’auto che avevo prenotato già da casa e confermato sul posto la sera precedente visto che “l’autonoleggio” e’ a pochi metri da Chez Guynette. Ci danno una Hyundai Getz (o qualcosa di produzione asiatica che le assomiglia parecchio…). Siamo pronti per iniziare il nostro tour dell’isola con molta calma visto che restituiremo l’auto soltanto domattina (durante la notte la signora ci lascerà a disposizione il giardino sul retro per parcheggiarla). Ieri abbiamo visto l’isola dal mare, oggi esploreremo l’interno e le sue spiagge. Il paesaggio e’incredibile: la natura a Huahine, forse più che a Tahaa, e’ rigogliosissima. Vediamo le trappole per pesci costruite secoli fa con delle pietre (alcune di queste trappole continuano ed essere utilizzate anche oggi) e ogni scorcio e’ un pretesto per fermarsi a scattare una foto. Ci fermiamo poi a Faie a vedere le famose anguille sacre dagli occhi blu; ci mettiamo qualche minuto a capire in quale tratto di fiume guardare per vederle; quello che doveva essere un fiume e’ molto in secca e ci sembra strano che possano vivere in così poca acqua. Poi pero’ scorgiamo qualcosa e capiamo Che la “concentrazione massima” di anguille e’ dopo il ponticello, di fianco al minuscolo negozio di alimentari. Restiamo sbalorditi dalla dimensione di questi animali! Mentre cerchiamo di capire quante ce ne sono (tante) una bimba seduta sul ponticello e intenta a fare colazione con pane e mango ci dice timidamente di non toccare le anguille perché sono sacre. La rincuoriamo dicendole che lo sappiamo e che non e’assolutamente nostra intenzione sfiorarle. Continuiamo il nostro giro percorrendo una salita piuttosto ripida (15% la pendenza segnalata) e appena la strada scollina, ci fermiamo al Belvedere dell’isola; il panorama merita di essere immortalato: il nostro sguardo abbraccia una baia di Huahine e tutto intorno la natura sembra esplodere, cosi’ verde da riflettere quasi il colore in acqua. Condividiamo in pieno il soprannome dato a Huahine, cioè “l’isola selvaggia”. Durante il giro ci rendiamo conto che vale davvero la pena spendere qualche giorno su quest’isola, girandola senza fretta e gustandosi ogni angolo di questo paradiso in cui il turismo sembra essere agli albori. Verso mezzogiorno raggiungiamo la spiaggia dell’ex-Sofitel; per arrivare in auto fino alla sbarra che delimita la proprietà, da cui poi si continua a piedi per pochi metri, passiamo davanti a campi coltivati a taro, angurie, ananas ecc. La spiaggia della ex-Sofitel e’ su uno dei tratti di mare più belli visti finora a Huahine, proprio davanti alla “città del corallo”. In realtà lo snorkelling non è niente di imperdibile ma il colore dell’acqua e’ di un azzurro talmente intenso che non si resta certo delusi. Siamo soltanto noi due in tutta la spiaggia; consumiamo qui il nostro pranzo al sacco e dopo mezz’ora riprendiamo il giro. Ci fermiamo al sito archeologico di Maeva e facciamo qualche foto ai marae (e a dei bambini intenti a giocare su di un albero). Anche qui come a Tahaa tutti ci sorridono e ci salutano lungo la strada. Riprendiamo l’auto e andiamo sulla spiaggia vicina a Fare; una volta la’, costeggiamo a piedi un grande complesso di bungalows tutti chiusi ma esternamente molto belli: si tratta di un nuovo hotel che dovrebbe aprire i battenti a ottobre 2011. La spiaggia e’ carina (non siamo certo venuti a Huahine sperando di trovare spiagge strepitose) e passiamo un’oretta stesi al sole in compagnia di un cagnolone nero in cerca di coccole. Rientriamo verso le 17 circa; visto che avremo l’auto fino a domattina dobbiamo approfittarne. In mattinata infatti, durante il nostro giro dell’isola, ci siamo fermati a bere un caffè al ristorante dell’hotel Mauarii, nella parte sud di Huahine per vedere com’era; ci e’ piaciuto subito cosi’ abbiamo prenotato un tavolo per le 19h00. Doccia e, per questa sera, abbigliamento un po’ piu’ elegante e ci mettiamo in auto in direzione dell’hotel Mauarii. Ci mettiamo quasi 45 minuti ad arrivare; le strade non sono quasi per niente illuminate e c’e’ sempre il rischio che qualche gallo e qualche cane attraversino la strada senza troppo preavviso. Di fronte ad ogni casa l’accesso alla strada viene segnalato con sedie di plastica bianca che, illuminate dai fari dell’auto, inducono a rallentare. Su alcune di queste sedie pero’ c’e’ effettivamente seduta gente intenta a chiacchierare alla sola luce della luna. Fa specie vedere come la gente dell’isola trascorra le proprie serate. Arrivati al ristorante del Mauarii scopriamo con sorpresa di essere gli unici due clienti della serata. Un gruppetto di uomini (credo si tratti dello staff dell’hotel) e’ seduto ad un tavolo a pochi metri da noi, sulla spiaggia, e si diverte tra canti polinesiani, tamburi e… fiumi di birra; il sottofondo musicale e’ cosi’ garantito per tutta la serata. Mangiamo molto bene: tartare di tonno, insalata di pesce, gratin di crostacei e un ottimo “duo di aragosta e granchio locale”, il tutto accompagnato da un discreto vino bianco francese. Giovedì
09.06.2011 – BORA BORA
Questa mattina abbiamo il volo per Bora Bora. Dopo colazione facciamo il pieno all’auto e la restituiamo. Ancora qualche foto al centro di Fare, e poi trascorriamo un po’ di tempo a chiacchierare sulla terrazza di Olivier con lui e con altri ospiti. Anche qui però arriva purtroppo il momento dei saluti e una collaboratrice di Olivier ci accompagna in aeroporto con il pick-up. Mentre saliamo sull’aereo che ci porterà verso la prossima destinazione chiedo (ormai è un’abitudine) qual’è la fila migliore per scattare delle belle foto dall’alto sulla laguna di Bora Bora. Prendiamo quindi posto sulla fila di sinistra. L’avvicinamento all’isola-mito di tutta la Polinesia è qualcosa che non dimenticheremo mai: non posso (e non riuscirei nemmeno a farlo) descrivere i colori, le sfumature della sua laguna e dei suoi mille motu, bisogna vederlo di persona e venire in Polinesia e perdersi questo spettacolo sarebbe davvero un Peccato! Quando atterriamo siamo ancora increduli dello splendore che hanno visti i nostri occhi. Dall’aeroporto prendiamo la navetta dell’Air Tahiti per Vaitape, sull’isola principale. Li’ ci aspetta Nir, il proprietario della struttura dove trascorreremo le prossime tre notti: il Rohotu Fare Lodge. Se mai fossi venuta a Bora Bora avrei voluto soggiornare solo qui e quando Nir, guidandoci attraverso il suo stupendo giardino botanico ci conduce al nostro bungalow vista mare capisco che non potevamo fare scelta migliore. Il bungalow e’ in stile polinesiano misto a elementi indonesiani (ci dirà poi Nir che gran parte dei mobili e’stata da lui acquistata durante il suo soggiorno di sei mesi a Giava). Questo lodge e’un sogno! Il bagno è praticamente all’aperto e la doccia e’la più originale mai vista: una vahine scolpita nella roccia lavica che tiene tra le braccia un vaso da cui scende, a mo’ di cascata, acqua calda o fredda. Ovunque, decine di dettagli che ci trasmettono subito la volontà di Nir di accogliere gli ospiti con mille attenzioni: acqua fresca in frigorifero, un cesto di frutta fresca raccolta direttamente dal suo giardino, caffè, te’, zucchero, un barometro d’epoca, un baule intarisato nel teak, una scultura in legno in camera da letto e un angolo cottura super-attrezzato comprensivo anche di tostapane e microonde. Il tempo di sistemare i bagagli, di gustarci qualche frutto comodamente sdraiati sul nostro terrazzino, immersi in un’atmosfera più che romantica e appena siamo pronto Nir ci accompagna in auto al supermercato, per prendere, se lo vogliamo, tutto quello che potrebbe servirci per prepararci qualche pasto in autonomia (in alternativa Nir accompagna gli ospiti, gratuitamente, in qualsiasi ristorante dell’isola o organizza il trasferimento direttamente con la struttura). Al ritorno, sistemiamo in fretta la spesa e saltiamo in sella alle biciclette a disposizione degli ospiti. Il lodge e’situato su una collina per cui scendere e salire in bici e’ un’ardua impresa, non fosse altro che per le condizioni dello sterrato che collega all’unica strada di Bora Bora. Iniziamo il nostro giro raggiungendo in poco tempo la sola vera spiaggia dell’isola: la spiaggia di Matira (stupenda!). Sembra incredibile ma ci siamo soltanto noi due su tutta la spiaggia, o meglio, noi due e 12 polinesiani intenti a mettere in mare due piroghe (immaginiamo che si stiano allenando per l’Heiva di luglio). Ci sdraiamo al sole per un’oretta ma quando riprendiamo le bici ci accorgiamo che delle grosse nuvole scure stanno avanzando da dietro il monte Otemanu. In men che non si dica inizia a piovere fitto fitto. Ci laviamo da capo a piedi ma ci divertiamo un mondo a pedalare sotto la pioggia. Raggiungiamo il villaggio di Vaitape ma visto che il tempo non accenna a migliorare, ci ripariamo sotto la piccola tettoia di un bar all’aperto, lungo la strada. Ci avviciniamo all’unico tavolino, dove sono gia’ seduti dei polinesiani che, con estrema gentilezza, ci invitano a sedere con loro in attesa che l’acquazzone finisca. Facciamo così conoscenza con “Hibou” e passiamo più di un’ora ad ascoltare le mille cose che ha da dirci: sulle maree, sui venti, su come si possa capire se ci sarà o no il sole il giorno dopo semplicemente guardando la luna (secondo suo nonno e con mio grande scetticismo…). Ci racconta della situazione del Turismo a Bora Bora, di come vengono gestiti (male, a suo dire) alcuni dei più famosi resort dell’isola, ecc. ecc. ecc. Che bella chiacchierata! Mi permetto una considerazione basata su quella che è stata finora la nostra esperienza: se si ha la voglia e la curiosità di conoscere meglio i polinesiani, si trovano Davvero tante occasioni per farlo. Da noi il tempo e’diventato il bene forse più prezioso e lo condividiamo gelosamente con qualcuno; qui invece la gente e’ sempre pronta a regalartene un po’, magari anche aprendoti una finestrella da cui affacciarti, anche solo per pochi minuti, sulla loro quotidianità. Ha smesso di piovere e Hibou deve tornare al lavoro; lo salutiamo ringraziandolo per averci dedicato una parte del suo pomeriggio. Prendiamo le bici e rientriamo al lodge, dove riprendo la stampa dell’email di prenotazione per l’escursione di domani e telefono per confermare (non si sa mai… ho Prenotato a dicembre e non vorrei che se ne fossero dimenticati); tutto ok, ci aspetteranno domani mattina alle 9 in fondo alla discesa del lodge. Al supermercato abbiamo acquistato tutto il necessario per prepararci in autonomia la cena nel nostro angolo cottura (nonché tutto il necessario per le colazioni dei prossimi giorni: pane, burro, marmellata, uova, bacon…). Dopo la piacevole esperienza della doccia all’aperto, ci prepariamo un bel piatto di tonno crudo con verdure e latte di cocco (ormai non riusciamo piu’ a farne a meno) e restiamo a chiacchierare un po’ sulla nostra terrazza, guardando le foto della giornata, finche’, alle 21 circa, cadiamo in un sonno profondo. Direi che ci siamo abituati bene ai ritmi della natura!
Venerdì 10.06.2011 – BORA BORA
Anche se la sveglia e’ puntata sulle 7h30, alle 6h30 siamo già belli svegli; ci prepariamo con calma la colazione che consumiamo sulla nostra terrazza, godendoci lo stupendo panorama sulla baia. Prepariamo la borsa per la giornata e quando ci incamminiamo verso l’uscita del lodge incrociamo Nir che oltre a darci il buongiorno, insiste affinché assaggiamo i ramboutan del suo giardino (deliziosi!); a dir la verità ce ne regala una ventina, che dobbiamo tornare a mettere nel frigo del nostro bungalow… Alle 9 siamo nel punto pattuito per venirci a prendere; alle 9h20 pero’ stiamo ancora aspettando che qualcuno passi. Telefono per chiedere se e’tutto ok e mi dicono di stare tranquilla che presto arriverà qualcuno. L’unica persona che invece passa e’ Hibou, il polinesiano conosciuto ieri al bar di Vaitape; si ferma a fare due chiacchiere dal finestrino del suo piccolo bus per turisti e ci chiede cosa stiamo facendo; gli spieghiamo la situazione e lui ci dice di pazientare ancora qualche minuto: andrà subito a chiamare qualcuno. Non so se e’ una coincidenza o se davvero e’ stata opera sua ma dopo 3 minuti esatti arriva a prenderci il pick-up della pensione Chez Nono, con cui faremo il tour. Arriviamo al punto di partenza, sulla spiaggia di Matira, e mentre paghiamo anticipatamente per l’escursione un ragazzo si avvicina presentandosi e spiegandoci che starà con noi per tutto il giorno con la sua videocamera per realizzare un video-ricordo di questa giornata; durante il picnic sul motu a mezzogiorno gli diremo se siamo interessati all’acquisto in modo tale che, in caso contrario, possa concentrare le riprese del pomeriggio solo su chi e’realmente interessato. Saliamo sulla barca e partiamo. Sta uscendo un sole bello caldo e il cielo sta cacciando lontano le nuvole che questa mattina sembravano minacciare la nostra escursione. Le premesse per la buona riuscita di questo tour ci sono tutte. Mentre siamo ancora intenti ad ammirare le strepitose vedute dal mare di Bora Bora, ci fermiamo per fare un po’ di snorkelling. Ci tuffiamo in acqua ma sarebbe meglio dire che ci tuffiamo in un acquario. Finalmente! Dopo Tahaa sembrava impossibile non restare delusi dallo snorkelling ma qui i pesci Abbondano. Non manca neppure una murena bella grande ormai addomesticata dalle innumerevoli orde di turisti che ogni giorno transitano davanti alla sua tana. Risaliamo sulla barca e proseguiamo il tour, diretti alla seconda tappa: lo shark feeding; questa volta, diversamente da Huahine non dobbiamo restare immobili ad ammirare lo spettacolo da dietro una corda in acqua; dopo pochi minuti infatti la nostra guida ci fa segno di andare oltre e in un attimo ci ritroviamo circondati da decine di squali pinna nera e da numerose razze. E’un’emozione davvero forte e se penso che la raccomandazione delle nostre guide prima di tuffarci e’ stata quella di non toccare per nessun motivo ne razze ne squali, l’emozione assume delle lievi sfumature di timore. Risaliamo sulla barca e ripartiamo per la prossima tappa di questa straordinaria escursione; arriviamo in pochi minuti al motu dove faremo il picnic di mezzogiorno. Prima del pranzo abbiamo un’oretta a disposizione per visitare un po’ il motu (tranne le parti “private”). Sembra la location perfetta per un set fotografico e con il nostro fidato treppiedi ci spostiamo in ogni punto della spiaggia cercando di immortalare tutta la meraviglia di questo posto dopodiché ci dedichiamo un po’ alla vita da spiaggia. Arriva così il momento del pranzo che gustiamo non sui soliti piatti di plastica bensì su foglie di palma intrecciate tra loro a formare degli originali contenitori. Non sono previste le posate quindi ci divertiamo a mangiare con le mani tutte le deliziose pietanza che ci vengono servite: poisson cru, pollo alla griglia, pane al cocco… Il programma del pomeriggio riprende con il periplo in barca dell’isola, della durata di un’ora circa; passiamo davanti a molti dei piu’ prestigiosi resort di Bora Bora, tutti rigorosamente con bungalow overwater. Il tempo e’ magnifico!
Quando ci fermiamo per l’ultima parte del tour, mi rendo conto che a breve il mio sogno si realizzerà. So che nutrire i pesci in questo modo e’ una pratica scorretta, ma ho sempre desiderato di poter nuotare con le razze e magari anche di poterle accarezzare. Quando mi immergo nell’acqua che arriva fino alle Spalle con un pezzo di pesce tra le mani, le razze arrivano a frotte tutte intorno a mi basta allungare la mano per poterle toccare. Sono ovunque intorno a noi e si muovono con un’eleganza che incanta. La considerazione mentre la barca fa rientro verso la spiaggia di Matira e’ che questa e’ stata una giornata indimenticabile e ci sentiamo di consigliare a tutti quelli che passeranno per Bora Bora il tour con Chez Nono. Ovviamente abbiamo deciso di acquistare il video (non si puo’ non farlo dopo una giornata così’ incredibilmente perfetta!); sara’ pronto per domani, quindi ci diamo appuntamento per la consegna e per il pagamento per la mattina successiva alle 8:15 sul molo dove salpa il Maupiti Express. Eh già, domani abbiamo deciso di visitare quest’isoletta che viene definita da molti come la Bora Bora di alcuni decenni fa. Rientriamo al lodge con Mimi’, una ragazza polinesiana dolcissima, che ha trascorso la giornata con noi nelle vesti di cuoca ufficiale e che ci chiede, senza averle domandato nulla, se vogliamo fermarci al piccolo market li’ vicino per prendere qualcosa. Ne approfittiamo e prendiamo due o tre cose da aggiungere alla nostra “cena fai da te” di questa sera. Quando arriviamo al lodge, Mimi ci intrattiene una ventina di minuti in auto raccontandoci dei suoi amici, dei suoi cani, dei piatti che cucina per gli uni e per gli altri… Che bella persona! Al lodge, mentre attraversiamo il giardino che porta al nostro bungalow, incrociamo Nir che ci consiglia di non perderci, dopo cena, le prove dell’Heiva, a 300 metri dal lodge. Dice che, torcia alla mano, ci basterà seguire il ritmo dei tamburi per arrivare allo spiazzo dove si tengono le prove, impossibile sbagliarsi. Da bravi italiani, per cena ci prepariamo un bel piatto di pasta con tonno fresco e pomodori (in realtà non e’che la pasta ci mancasse ma era una delle ricette piu’ indicate avendo poco tempo e… poche pentole). Il tempo e’poco perché sappiamo che i tamburi inizieranno il loro richiamo a breve; infatti, neanche il tempo di finire la nostra cena e iniziamo a sentire, in lontananza, le prime canzoni. Prendiamo la torcia (uno dei vari “optional” del bungalow) e ci incamminiamo verso la strada principale. Nir aveva ragione, basta lasciarsi guidare dalla musica per arrivare in pochi minuti al grande spiazzo sterrato dove molti abitanti del villaggio si stanno preparando per l’Heiva. Ci guardiamo intorno e ci rendiamo conto un po’ di increduli di essere gli unici due turisti presenti. E’ strano ma in effetti ragionandoci ci diciamo che gli hotel sui motu hanno i loro spettacoli per gli ospiti e non pubblicizzano certo le prove dell’Heiva sull’isola principale, oltretutto gratuite… La scena che ci si presenta davanti agli occhi resterà uno dei ricordi più intensi della nostra vacanza: da un lato il gruppo dei musicisti con il coro (e quando vediamo la mole del suonatore di tamburi capiamo come sia possibile sentirlo dal nostro balcone…); davanti a loro un grande leggio con i testi delle canzoni; sullo spiazzo, almeno una trentina di donne non in costume tipico (ovviamente, visto che si tratta delle prove e non dell’Heiva vera e propria) ma tutte con lo stesso pareo bianco; a coordinare e dirigere il tutto con piglio militaresco, un transessuale (tendenza, questa, che insieme all’omosessualità e’ abbastanza diffusa nella Polinesia Francesca) di 1m e 90 cm con pareo bianco, si’, ma semi-trasparente e con tanga leopardato in bella mostra. La carica e l’energia dell’insegnante di questa donna sono contagiose; tutti, musicisti, coristi e danzatrici pendono letteralmente dalle sue labbra e instancabilmente provano e riprovano lo stesso pezzo di coreografia per ben 5 volte, finchè l’insegnante, soddisfatta del risultato, decide per la prova generale dell’intera canzone, coreografia completa. Tutte le danzatrici si sistemano ai loro posti, ordinatamente disposte sullo spiazzo in file orizzontali da 6; ukulele e chitarra iniziano a suonare mentre il coro intona le prime strofe di una canzone dolcissima. Chi ha assistito ad uno spettacolo di danze polinesiane credo possa capire di cosa sto scrivendo: i movimenti delle danzatrici sono armoniosi, lenti ed estremamente sensuali; solo quando attaccano i tamburi il ritmo diventa coinvolgente. Purtroppo il testo della canzone e’ in polinesiano; mi piacerebbe tanto capirci qualcosa di piu’, cosi’ chiedo spiegazioni alle signore del minuscolo “stand Gastronomico” (alle prove assiste anche la gente del villaggio, sembra una minuscola sagra di paese). Per tutta risposta mi dicono di pazientare qualche minuto che poi verrà “un’esperta” a darmi tutte le spiegazioni che desidero (strana risposta per aver semplicemente chiesto di cosa parlava la canzone che stavamo ascoltando…). Mentre aspettiamo curiosi quest’esperta, sullo spiazzo ci si prepara per una nuova canzone e per una nuova coreografia. Entrano in scena anche una ventina di ragazzi; la musica inizia, il coro attacca a cantare e lo spettacolo ci regala altre emozioni da riportare a casa con noi. Per l’ennesima volta durante questo viaggio ci pentiamo di non essere venuti in Polinesia a luglio per vedere l’Heiva in tutto il suo splendore nelle varie isole. Dopo un quarto d’ora, mentre siamo rapiti dalle danze, si avvicina a noi una signora vestita in modo piuttosto elegante (ci dirà poi di fare parte dell’amministrazione del distretto in cui ci troviamo); e’ lei l’esperta e me ne accorgo quando mi dedica mezz’ora non soltanto per spiegarmi il testo della canzone di cui avevo chiesto ma anche e soprattutto per darmi tutta una serie di interessanti dettagli anche sui gesti, sui movimenti effettuati dalle danzatrici, sull’origine storica delle parole citate nel testo della canzone, sul fatto che il gruppo del distretto sia uno dei pochissimi a provare su uno spiazzo sterrato invece che in cemento (la sabbia ovviamente rende tutto piu’ faticoso) e su molte altre cose di cui faccio tesoro. Traduco a mio marito parte delle spiegazioni ricevute e, per un attimo, provo una piacevole sensazione di autocompiacimento riflettendo sul fatto che grazie la mio discreto francese sto vivendo questo viaggio piu’ intensamente, entrando piu’ in contatto con gli abitanti del posto. Ritorniamo al lodge, dove la giornata si conclude ufficialmente alle 23:00, quando cediamo al sonno ancora emozionati da questo splendida serata regalataci da Bora Bora.
Sabato 11.06.2011 – MAUPITI
Sveglia alle 6h45, colazione sul nostro terrazzino e ritrovo davanti alla jeep di Nir verso le 7h30, per farci accompagnare al porto di Vaitape. Il programma della giornata infatti prevede la visita di Maupiti. Arrivati al molo, prendiamo i biglietti di andata e ritorno. Non sarà certo il massimo vedere un’isola andandoci con un’escursione di un giorno ma la nostra filosofia è: “meglio vederla di sfuggita che non vederla del tutto”, anche perché chissà quando ci ricapiterà di “ripassare” da queste parti… Mentre aspettiamo di partire e siamo già comodamente seduti sul ponte del Maupiti Express, l’imbarcazione che ci porterà a Maupiti, vediamo arrivare in scooter, in ritardo di 15 minuti, il ragazzo che ieri ha realizzato il video del Nono Tour. Scendo al volo e vado a ritirarlo. Mentre pago, mi dice di non preoccuparmi per un’eventuale rottura, smarrimento o altro del DVD perché, come da sua prassi, conserverà il filmato originale per 2 mesi quindi basterà inviargli un’email per averne una copia. Saluto e riprendo posto sul ponte esterno, in modo da poter fare qualche bello scatto di Bora Bora dal mare mentre ci allontaniamo. La traversata è tranquilla e arriviamo a Maupiti in due ore circa. L’ingresso nella Pass dell’isola è il biglietto da visita di questa piccola perla del Pacifico: basta guardarsi a destra e a sinistra per restare estasiati dalle sfumature del mare. Appena sbarchiamo, una signora ci chiede se vogliamo affittare due bici per girare l’isola; certo che si’! Paghiamo e saltiamo in sella per partire alla scoperta di Maupiti. Già dopo poche pedalate ci rendiamo conto che se dalla barca avevamo avuto l’impressione che l’isola fosse veramente graziosa, in realtà è letteralmente un piccolo paradiso fuori dal tempo. La vegetazione qui e’ rigogliosa come a Tahaa e praticamente tutti per strada ci salutano e ci sorridono. Incrociamo si’ e no tre auto in tutto e quando arriviamo alla spiaggia di Tereia il paesaggio che ci si presenta davanti agli occhi incarna lo stereotipo collettivo dei mari del Sud: una laguna infinita dalle mille sfumature e trasparenze, con l’acqua che arriverà al massimo ad 1 m, 1,20 m di profondità pur addentrandosi per decine di metri dalla spiaggia, di fronte ad un motu ricoperto di palme rigogliosissime. Dei colori che dire?! Saro’ ripetitiva ma le tonalità di azzurro qui in Polinesia non credo possano essere descritte! Dopo essere rimasti stesi al sole per una mezz’oretta e averne trascorso in acqua un’altra, riprendiamo le bici e continuiamo il nostro giro dell’isola, di cui ci siamo già innamorati. La strada si snoda tra piccole coltivazioni di banane, palme cariche di cocchi, hibiscus, alberi di mango… Arriviamo al bivio per il belvedere e prendiamo subito quella direzione; la fatica non è poca date le bici a scatto fisso e, soprattutto, data la pendenza per salire al belvedere, ma quando arriviamo in cima la sudata è ampiamente ripagata dal panorama sulla laguna di Maupiti; semplicemente unico! Il tempo è abbastanza variabile ma quando spunta il sole i colori dell’isola esplodono e sembra di essere di fronte (o, sarebbe meglio dire, al centro) di un dipinto. Verso le 12:45 ci concediamo un ottimo pranzo allo Snack Tarona, su un tavolo praticamente a bordo mare e con la compagnia di due cani, di una gallina e di un gallo che razzolano allegramente tra i tavoli. Ci gustiamo del poisson cru e dei gamberi in salsa di latte di cocco e curry, con riso, due birre Hinano e due caffè. Lo snack chiude presto e quando alle 13:40 arriva una coppia di italiani chiedendo per un tavolo, la proprietaria risponde dispiaciuta che la cucina è chiusa (alle 13:40!). Dopo pranzo ritorniamo a prendere un po’ di sole sulla spiaggia di Tereia; ci spingiamo poi fino in fondo alla stradina sterrata che porta alla spiaggia e ci fermiamo in un punto particolarmente fotogenico, vicino a delle palme che arrivano quasi fino a riva. Dopo le foto di rito, decidiamo di dedicarci ad un divertente passatempo: l’apertura delle noci di cocco con la tecnica imparata ieri durante il Nono Tour, servendoci di un bastone appuntito che qualcuno ha nascosto nel tronco di un albero li’ vicino (e che probabilmente servirà proprio a questo scopo a giudicare dalla punta). Per aprire il primo cocco ci impieghiamo 15 minuti, oltre ad una notevole dose di fatica, ma con il secondo siamo piu’ veloci. Che risate! Altro che “colpo secco e voilà”, non è decisamente il nostro forte! Alla fine pero’ abbiamo il nostro cocco come dessert. Peccato solo non avere avuto con noi un coltello per togliere la polpa senza sudare sette camicie. Rimettiamo a posto il bastone preso in prestito e ci rimettiamo in sella per rifare con calma il giro dell’isola, che è veramente minuscola. Ci fermiamo ad un supermercato “lillipuziano” per prendere due succhi di frutta. Intanto si sono fatte le 15:30; sarà meglio riportarsi sul molo visto che il ritorno a Bora Bora e’ previsto per le 16:00. Sarebbe stato bello fermarsi qui 2 notti, magari in una delle pensioni su quei meravigliosi motu intorno all’isola ma i giorni a disposizione per le ferie erano questi e siamo già felicissimi di aver potuto avere un assaggio di quest’isola meravigliosa. Quando il Maupiti Express riparte, bastano poche miglia per capire Immediatamente quanto siano veri racconti che circolano in rete nei vari forum di viaggi, che raccontano la traversata traumatica di chi si avventura su questo guscio di noce in balia delle onde. Premetto che noi fortunatamente non soffriamo il mal di mare quindi possiamo assistere alla scena da spettatori ma dopo 20 minuti dalla partenza piu’ della metà della gente a bordo inizia ad avere chiari segni di sofferenza. Nello stesso momento l’equipaggio inizia a consegnare dei secchielli di plastica a tutti quelli visibilmente sofferenti. Quando, dopo un’ora di navigazione, si scatena un forte acquazzone e le onde iniziano a fare una certa impressione, a bordo si scatena l’inferno e il numero dei secchielli si moltiplica. Con il senno di poi mi sento di consigliare a chiunque possa anche solo vagamente soffrire di mal di mare di munirsi dei medicinali piu’ efficaci prima di avventurarsi sul Maupiti Express, soprattutto se le previsioni meteo prevedono brutto tempo e mare mosso. Arrivati a Bora Bora, Nir è già sul molo ad aspettarci, un po’ sorpreso nel non vederci scendere in condizioni pietose come la maggior parte degli altri passeggeri (strano ma vero, polinesiani inclusi, che ingenuamente credevamo “vaccinati” contro il mal di mare). Mentre ci accompagna al supermercato a prendere due o tre cose per la cena, gli raccontiamo della bella giornata trascorsa a Maupiti. Siamo un po’ stanchi (anche il dolce far niente puo’ stancare) cosi’ ceniamo e alle 21:00 ci addormentiamo con i tamburi delle prove dell’Heiva come sottofondo musicale.
Domenica 12.06.2011 – RANGIROA
Oggi dobbiamo lasciare Bora Bora; in tarda mattinata abbiamo il volo per Rangiroa. C’è un sole fantastico e un cielo che piu’ azzurro non si puo’. Ci spiace tanto lasciare quest’isola; sarà per il memorabile tour con Chez Nono, sarà per le prove dell’Heiva a cui abbiamo assistito, sarà per il nostro stupendo bungalow o per l’incontro con Hibou, non saprei, sappiamo soltanto che Bora Bora ci è piaciuta molto, contrariamente ai pregiudizi che avevamo al nostro arrivo, quando credevamo di trovare un’isola dedita “alla coltivazione dei turisti”. Probabilmente non la penseremmo cosi’ se avessimo soggiornato in uno dei mega resort visti durante il tour dell’isola e ne abbiamo la conferma in aeroporto, quando, in attesa del volo su Rangiroa, ci capita di ascoltare i discorsi di un gruppetto di coppie di italiani in viaggio di nozze, seduti vicini a noi; lo so, non è molto educato ascoltare i discorsi altrui, ma eravamo troppo presi dalla cosa e, soprattutto, dovevamo stare zitti per non far capire di essere anche noi italiani con il rischio che attaccassero bottone… Non siamo due asociali, ma vi assicuro che ascoltando i loro discorsi chiunque li avrebbe schivati. In sintesi: ogni coppia si scambia delle lamentele, chi sulla situazione della vasca idromassaggio esterna, chi sulla mancanza di animazione nei resort, chi sul fatto che i camerieri parlino poche o zero parole di italiano (ma dai, in Polinesia?! Che strano, eh? Davvero inammissibile!!), chi ancora sull’impossibilità di fare vita notturna, sulla scarsa qualità di cibo nei buffet… che tristezza infinita! Certo, alla base di ogni lamentela c’è la consapevolezza di aver speso cifre folli per arrivare fino a qui per poi scoprire che un villaggio vacanze a Sharm o a Santo Domingo (solo per fare due esempi) poteva avere maggiori soddisfazioni. Mi spiace lasciarmi andare a questi commenti ma durante i 40 minuti di attesa in aeroporto ci chiediamo piu’ volte cosa spinga tante coppie a voler venire a tutti i costi in Polinesia in viaggio di nozze per poi rinchiudersi in un resort; alcuni del gruppo ammettono infatti di non essere praticamente mai usciti dall’hotel per visitare l’isola o per fare qualche escursione perché con tutti i soldi spesi per il bungalow era meglio approfittarne e passare li’ la maggior parte del tempo. Le lamentele sono state tante e purtroppo non soltanto su Bora Bora ma anche su altre isole; siamo rimasti allibiti dal commento: “no, non andiamo a Rangiroa perché l’agenzia ci ha detto che l’unico resort è chiuso per ristrutturazione quindi non vale la pena andarci”. No comment! Chissà quante tra queste coppie deluse e insoddisfatte avranno il coraggio, una volta rientrate a casa, di ammettere con parenti e amici che il viaggio di nozze non è stato poi cosi’ invidiabile e che in fondo in fondo sono tornati a casa con una punta di rimpianto per tutti i soldi spesi per venire fino qui in un bungalow overwater. Certo, non tutti gli honeymooners tornano delusi da questo paradiso (per fortuna) ma vi assicuro che dopo i discorsi ascoltati c’erano tutti i presupposti per abbandonarsi alla considerazione che ho fatto. Qualche coppia addirittura era intenzionata, al rientro in Italia, a lamentarsi con la propria agenzia viaggi perché il tempo non era stato sempre soleggiato e a loro l’agenzia aveva assicurato che questa non era la stagione delle piogge. Che altro aggiungere? Niente, se non che quelle stesse persone di cui sopra farebbe bene a trascorrere il viaggio di nozze in un hotel 5 stelle in Sardegna, senza varcare “gli italici confini”. Quando finalmente partiamo alla volta di Rangiroa, il cielo limpidissimo ci regala delle strepitose vedute aeree su Bora Bora e sulla sua laguna, prima, e su Rangiroa poi, ovviamente immortalate da decine di foto. Quando atteriamo ci basta un attimo per capire che se sulle isole finora visitate l’atmosfera è rilassata e tranquilla, qui lo e’ all’ennesima potenza. In aeroporto ci attende Alain, il proprietario della Pensione Bounty, dove trascorreremo le prossime 4 notti. Ritiriamo i bagagli e saliamo sul pick-up di Alain per raggiungere la pensione. Durante il tragitto, dai finestrini del pick-up iniziamo ad avere un assaggio di quello che è il paesaggio dell’isola: chiaramente, trattandosi di un atollo di origine corallina, tutto è molto diverso dai paesaggi che ci eravamo abituati a vedere. Qui la vegetazione e’ costituita quasi esclusivamente da palme e l’isola è completamente piatta. La caratteristica che piu’ ci colpisce pero’ e’ quella di avere un lato verso l’oceano e l’altro lato completamente sulla laguna percui i colori del mare girando la testa da un lato all’altro sono completamente diversi seppur a distanza di poche centinaia di metri. Arriviamo alla pensione. E’ situata vicino alla Pass di Tiputa, a 200 m dall’unica spiaggetta dell’isola, condivisa con l’Hotel Kia Ora (chiuso per ristrutturayione). Alain ci mostra la nostra camera: semplice e per niente in stile (ma lo sapevamo già quando abbiamo prenotato) pero’ spaziosa e soprattutto pulita, con una veranda attrezzata con un tavolino e due sedie. Le altre tre stanze sono occupate da un gruppetto di 6 divers tedeschi, che per fortuna parlano inglese. Il tempo di lasciare le valigie in camera e con le bici a disposizione degli ospiti andiamo in cerca di un ristorante o di uno snack bar per mangiare qualcosa visto che sono quasi le 14:00; purtroppo essendo domenica quasi tutti i locali dell’isola sono chiusi. Un po’ per caso troviamo uno snack bar aperto, non segnalato neppure dalla Lonely Planet (ci dirà poi Alain che in effetti è aperto solo da pochi mesi). Non abbiamo visto nessuna insegna con il nome del locale (in realtà credo che ce la siamo persa) ma venendo da Tiputa in direzione Avatoru resta sulla sinistra, nel punto in cui si svolta per il Six Passangers. Il posto è carino e dopo tutto il pesce mangiato nei giorni scorsi ci divoriamo letteralmente un bel cheesburger con patatine. Dopo pranzo, andiamo a vedere la spiaggetta vicino alla pensione e trascorriamo li’ il resto del pomeriggio, alternando i bagni di sole a quelli nella bellissima laguna antistante la spiaggia. Verso le 16:30 andiamo verso la Pass di Tiputa. La corrente è in uscita, le onde sono abbastanza alte e la fortuna ci assiste visto che dopo pochi minuti dal nostro arrivo riusciamo a vedere alcuni delfini saltare tra le onde. Rientriamo alla pensione per una doccia e un po’ di relax prima di cena. A proposito di cena, si mangia tutti insieme allo stesso tavolo alle ore 19:00 e Alain (solo lui, la moglie no) cena con noi. A questo punto sarebbe doveroso aprire un capitolo a parte relativo al nostro soggiorno alla Pensione Bounty: avevamo scelto questa struttura a seguito delle numerose e ottime recensioni su Tripadvisor da parte di persone che qui avevano soggiornato (commenti, in particolare, che elogiavano Alain come ottimo cuoco). Mi spiace invece ammettere che il Bounty è stata l’unica nota stonata della nostra meravigliosa esperienza polinesiana, sottolineando che:
– ne io ne mio marito andiamo in vacanza solo per dedicarci alla buona cucina e siamo entrambi piu’ sul magro che sul grasso quindi l’esigenza non era quella di abbuffarci di cibo ma, semplicemente, di sentirci un po’ sazi alla fine di una cena, cosa che invece non è mai successa (lasciando perdere la qualità del cibo…)
– non siamo affatto due persone esigenti tant’è che durante questo viaggio i nostri pranzi e le nostre cene sono stati quasi sempre panini a mezzogiorno e cene cucinate da noi in camera o pasti alle roulotte
Capisco pero’ che non è questa la giusta sede per scrivere in merito e chiudo quindi il capitolo “delusione Bounty” specificando che saremmo dovuti restare a Rangiroa per 4 notti ma abbiamo accettato di pagare la quarta notte pur restandone solo tre e anticipando di un giorno la partenza. Ma torniamo a Rangiroa, che merita certamente una visita a prescindere dalla Pensione Bounty.
Lunedi’ 13.06.2011 – RANGIROA
Qualche settimana prima di partire per la Polinesia, avevamo contattato via email l’agenzia di Jean-Pierre Tavita e avevamo prenotato due escursioni: la Laguna Blu e l’Isola dei Coralli. Oggi ci aspetta la Laguna Blu. Alle 8:00 il pick-up passa a prenderci proprio nel cortile della Pensione Bounty. Facciamo subito conoscenza con la nostra guida che è davvero simpaticissima; parla “a fiume” (tant’è che, sono sincera, non ho nemmeno afferrato il suo nome nel suo lungo monologo di presentazione) e la sua risata è troppo contagiosa! Le premesse per una giornata all’insegna del divertimento ci sono tutte. Passiamo a prendere gli altri partecipanti al tour, tutti alloggiati all’Hotel Maitai, e raggiungiamo la base di partenza, dove ci aspetta la barca che ci porterà alla Laguna. A questo punto (ma ancora non me ne rendo conto) mi tocca un piccolo privilegio: la nostra guida fa accomodare tutti gli uomini sul lato sinistro della barca e tutte le donne sul lato destro e ci consegna una giacca antivento impermeabile con tanto di cappuccio, obbligando tutti ad indossarla; a me invece fa spazio a prua, seduta vicino a lui sul frigo portatile che contiene i viveri per il nostro picnic. La traversata durerà un’ora ma mi bastano 10 minuti per rendermi conto della gentilezza che mi ha riservato la nostra guida: quando mi giro per incrociare lo sguardo di mio marito capisco il perchè della disposizione “sessita” a bordo; gli uomini sono completamente fradici per gli schizzi delle onde mentre le donne sul lato destro sono sicuramente piu’ asciutte ma non del tutto al riparo dagli schizzi. Piu’ gli uomini vengono colpiti dagli schizzi delle onde, piu’ la nostra guida ride a crepapelle. Mentre mi consiglia di tenere gli occhi bene aperti perchè a volte è possibile vedere le mante, mi parla un po’ di Rangiroa. Arriviamo finalmente alla Laguna Blu e qui inizio ad avere le prime difficoltà a trovare aggettivi, senza essere banale o ripetitiva, che ben descrivano il paradiso in cui ci ritroviamo. Chi e’ stato a Rangiroa e ha fatto questa escursione credo sappia di cosa sto parlando: il tempo e’ meraviglioso e il cielo limpido e azzurrissimo rende i colori di una bellezza surreale. La barca si ferma a 200 metri circa dal motu dove faremo il picnic e mentre sbarchiamo tutt’intorno ci fanno compagnia tanti piccoli squali pinna nera. Raggiungiamo il motu camminando nell’acqua che arriverà si’ e no alle ginocchia. Mentre sorseggiamo del succo e sgranocchiamo del cocco e delle patatine, ci viene spiegato il programma della giornata: a breve verremo portati con una piccola imbarcazione a motore attraccata sull’altro lato del motu all’isola degli uccelli, un altro motu (ma qui ne siamo circondati, ce ne saranno a decine) dove trascorreremo un’ora in libertà, con la possibilità di fare snorkelling o di visitare a piedi il motu, raggiungendone l’altro lato, dove pare ci siano delle meravigliose sabbie rosa; al termine dell’ora libera sull’isolotto, verremo riportati qui dove siamo ora, per il picnic di mezzogiorno. Avremo poi due ore a disposizione per goderci questo paradiso prima di riprendere la via del ritorno, con tappa finale di snorkelling nella Pass di Avatoru. Saliamo sulla piccola imbarcazione e raggiungiamo l’isola degli uccelli. “Siamo in una laguna nella laguna”; il posto è talmente bello da togliere il fiato e iniziamo a scattare foto e a girare video. Il mare passa dagli azzurri piu’ intensi a delle trasparenze incredibili, lambendo spiagge con la sabbia dalle sfumature rosa. Dietro di noi, centinaia di palme si stagliano contro il cielo color indaco, mentre una razza viene fino a riva, curiosa di fare la nostra conoscenza. Non si contano gli squali pinna nera e tutt’intorno, un anello di piccoli motu carichi di palme.
Di tutta la nostra vacanza, questo e’ senza alcun dubbio il posto piu’ bello in cui siamo stati.
Ognuna delle isole visitate ha certamente delle caratteristiche che la rendono meravigliosamente unica ma questa e’ la quintessenza della Polinesia come credo sia nell’immaginario collettivo e non esagero affermando che questa meta da sola vale il viaggio fino in Polinesia! Dopo un’ora, ritorniamo con la piccola barca sul motu dove siamo sbarcati e dove ci aspetta un ottimo picnic con poisson cru, riso e verdure, pollo, pesce alla griglia, un dolcetto e un buon caffe’ alla vaniglia. Dopo pranzo, iniziamo la perlustrazione del motu, increduli di fronte al numero di squali che circondano l’isola e che, per nulla intimoriti, si avvicinano a noi appena entriamo in acqua. Anche se non vorremmo piu’ lasciare questo posto, arriva purtroppo il momento della partenza. Prima di risalire sulla barca, facciamo un ultimo tuffo in acque piu’ profonde; intorno a noi, moltissimi squali pinna nera di dimensione davvero notevole tra cui uno squalo limone (come si preoccupa di indicarci la nostra guida, in acqua con noi). Questa giornata perfetta si conclude con lo snorkelling nella Pass di Avatoru, dove, portati dalla corrente, nuotiamo tra migliaia di pesci, una manta e, purtroppo per una ragazza del nostro gruppo, anche con un’antipatica medusa che ha deciso di avere un incontro ravvicinato con la sua schiena. Sbarcati, il pick-up ci riaccompagna alla pensione, dopo aver lasciato gli altri ospiti al Maitai e dopo esserci fermati (dietro sua proposta) a prendere qualcosa di fresco da bere al piccolo market. Durante la cena, Alain ci da’ una brutta notizia: il tour all’isola dei coralli che avevamo prenotato da casa per il giorno dopo non si farà. L’agenzia di Jean-Pierre infatti non ha raggiunto il numero minimo di quattro partecipanti e l’ha quindi cancellato mentre l’altra agenzia, quella di Leon, sfortunatamente è già al completo. Ci dice di non preoccuparci che se saremo fortunati potremo farla mercoledi’. In realtà dopo cena (anche per i motivi già esposti nel capitoletto dedicato alla brutta esperienza al Bounty), prende sempre piu’ forma la nostra intenzione di partire da Rangiroa con un giorno di anticipo in modo da poter visitare anche Tahiti. Va’ detto inoltre che Rangiroa è stupenda e va assolutamente vista durante un viaggio in Polinesia ma 3 notti qui sono piu’ che sufficienti (secondo noi) se, come ci è successo, ti cancellano la seconda escursione e devi cosi’ trascorrere una giornata su isola molto piccola e con un’unica spiaggetta (per quanto bella questa spiaggia possa essere). Decidiamo cosi’ di dedicare la giornata di domani alla scoperta di Rangiroa in bicicletta, tentando di anticipare la partenza.
Martedi’ 14.06.2011 – RANGIROA
Ci svegliamo alle 6:30, appena la luce del sole inizia ad illuminare la stanza. Facciamo colazione alle 7:15, prendiamo due bici e partiamo alla scoperta dell’isola, pronti a visitarla in lungo e in largo (piu’ in lungo che in largo a dir la verità, visto che la strada che attraversa l’isola e’ una striscia di 10/11 km). Pedaliamo con calma, godendoci il relax che quest’isola trasmette da ovunque la si guardi. Ci fermiamo per un caffe’ in un bar e arrivati ad Avatoru, il “villaggio principale” di Rangiroa ci dirigiamo subito all’ufficio dell’Air Tahiti. Entriamo e spieghiamo alla gentile impiegata la nostra intenzione di anticipare la partenza di un giorno e lei in men che non si dica e senza chiederci un euro di supplemento ci modifica l’itinerario assegnandoci due posti su uno dei tre voli del giorno dopo. Riprendiamo felici le bici e ripercorriamo la strada in direzione Tiputa. Dopo pochi kilometri, vedo le vetrinette di un negozio dove lavorano e vendono ogni genere di perla (non solo quelle locali ma anche quelle provenienti dalle Gambier e da altre isole). Abbiamo già visitato due ferme perlière ma le perle viste finora non mi avevano colpito particolarmente; qui invece scatta il colpo di fulmine e mi innamoro perdutamente di un ciondolo con tre perle. Il ragazzo del negozio ci fa una vera e propria lezione sulle perle, sui requisiti che devono avere per la classificazione, su oriente, forma, colore ecc. ecc. e ci mostra tante di quelle perle cosi’ diverse tra loro da mandare in confusione chiunque. Io non riesco a togliermi dalla testa “il mio ciondolo”: una perla è color melanzana, una è color oro e l’altra è azzurro/verde. Mio marito si accorge del colpo di fulmine (in realtà le mie manifestazioni d’amore verso queste perle sono piu’ che evidenti) e decide di regalarmelo per il nostro anniversario di matrimonio, che sarà tra poche settimane. Sono al settimo cielo per questo meraviglioso regalo ed esco dal negozio con le perle già al collo. Tra una spiegazione e l’altra abbiamo fatto mezzogiorno. Vogliamo provare lo snack bar indicato dalla guida, vicino alla Pass di Tiputa. Arrivati, ci accomodiamo ad un tavolino sulla piccola terrazza mentre sotto di noi moltissimi pesci aspettano, ormai abituati, le briciole dei commensali. Dopo esserci gustati due ottimi hamburger con patatine, riprendiamo le bici e ripercorriamo tutta la strada fino ad Avatoru, fermandoci a fare delle foto ricordo in vari punti. L’isola e’ deliziosa ma in una giornata la si visita tutta con calma e piu’ che bene. A metà pomeriggio, andiamo ad aspettare il tramonto sulla spiaggetta del Kia Ora. La giornata termina con una piacevole oretta trascorsa dopocena in compagnia dei tedeschi alloggiati con noi al Bounty, davanti ad un librone che illustra la maggior parte fauna marina visibile a Rangiroa, con i loro commenti su questo e su quell’altro pesce o squalo, molti dei quali da loro avvistati durante le immersioni.
Mercoledi’ 15.06.2011 – RANGIROA / TAHITI
Sveglia, colazione e ultimo giretto in bici per Rangiroa. Appena usciti dalla pensione incrociamo la simpatica coppia di sposini napoletani, Maria e Felice, conosciuti durante il tour alla Laguna Blu. Andiamo insieme a berci un caffe’ ad Avatoru e trascorriamo poi una mezz’oretta sulla spiaggia del Kia Ora, in attesa del momento della partenza. Già, perchè tutti e quattro oggi lasceremo l’isola, loro per Tikehau, noi per Tahiti, tappa finale della nostra vacanza. Ci diamo appuntamento in aeroporto per le 13:00 e torniamo alla pensione a chiudere le valigie e a saldare il conto; carichiamo i bagagli sul pick-up di Alain e mentre raggiungiamo l’aeroporto diamo il nostro ultimo saluto a quest’isola. L’aereo dell’Air Tahiti decolla in perfetto orario. Tikehau è a soli 15 minuti di volo da Rangiroa e lo spettacolo che regala dall’alto ci fa pentire di non aver avuto altri tre giorni di ferie da trascorrere qui. Salutiamo Maria e Felice che scendono qui (fortuanti loro!) e ripartiamo alla volta di Tahiti. Avremmo voluto trascorrere la notte al Fare Suisse, dove già saremo domani, ma sfortunatamente per stanotte è al completo. Ci aspetta quindi in aeroporto il tassista richiesto ieri telefonicamente alla proprietaria dell’Ahitea Lodge, quando abbiamo chiamato per prenotare una doppia. Raggiungiamo il piccolo hotel, a 15/20 minuti circa di camminata dal lungomare di Place Vaitape. Si tratta di una struttura senza infamia e senza lode, segnalata dalla Lonely Planet tra gli alloggi economici di Papeete. Durante il trasferimento dall’aeroporto all’hotel, il tassista cerca in tutti i modi di spaventarci dicendoci che la zona in cui sorge l’Ahitea Lodge è una “brutta zona” e che sarebbe meglio evitare di spostarsi a piedi; la soluzione ideale secondo lui sarebbe quella di chiamarlo (intanto mi allunga il suo biglietto da visita) e lui ci porterà ovunque desideriamo andare. Furbetto, eh? La stessa proprietaria dell’hotel, al nostro arrivo e dopo averle raccontato questo divertente aneddoto del tassista, ci dice di stare tranquillissimi e ci fornisce di una mappa dettagliata di Papeete, segnandoci la strada piu’ breve da li’ al lungomare e ritorno, passando per la via piu’ illuminata nel caso volessimo muoverci di sera. Depositiamo in camera i bagagli (camera pulita ma davvero bisognosa di una bella rinfrescata), ci facciamo una doccia e partiamo in direzione del lungomare. Siamo sempre in Polinesia, certo, ma non credo che Papeete possegga un solo elemento in comune con le altre isole visitate finora. Il traffico qui è infatti paragonabile a quello di una piccola città occidentale e ovunque sorgono palazzine a piu’ piani con attività commerciali al piano terra. Dalle 18:00 alle 24:00 il lungomare nei pressi di Place Vaitape ospita le numeroso roulotte che sfornano quantità notevoli di cibo, in prevalenza cucina asiatica. Per la nostra cena, ci fermiamo ad una di queste roulotte, quella di Chez Mamy e ne restiamo proprio soddisfatti. Rientriamo in hotel presto perchè domani la sveglia suonerà alle 6:00; abbiamo solo la giornata di domani da trascorrere a Tahiti e vogliamo cercare di vedere il piu’ possibile.
Giovedi’ 16.06.2011 – TAHITI
La colazione, inclusa nel prezzo della camera, si puo’ fare a partire dalle 6:30. Subito dopo, ci incamminiamo verso la sede dell’agenzia Avis, distante 1/1.5 km circa dall’hotel. Aspettiamo che l’ufficio apra dopodichè entriamo e affittiamo un’auto per 24 ore, in modo da poterla lasciare in aeroporto domani mattina, quando ripartiremo per l’Italia. L’Ahitea Lodge ha una convenzione con Avis che prevede il 15% di sconto su tutti i noleggi; noi vorremmo un’auto economica ma sono finite (ovviamente ho nei confronti dell’impiegata il beneficio del dubbio, ma va beh…). Noleggiamo quindi una categoria intermedia ma chiediamo di poter lasciare l’auto li’ per passare a ritirarla tra un’ora, dopo aver visitato il mercato di Papeete, che resta poco distante dalla sede Avis (preferiamo raggiungerlo a piedi per non avere problemi con il parcheggio). L’impiegata dice che non c’è nessun problema in questo senso. Usciamo e in 5 minuti raggiungiamo il mercato. La parte che vende souvenirs, al piano superiore del mercato, apre alle 8:00 ma in realtà a noi non interessa cosi’ tanto visto che ci basta un primo giro di perlustrazione per capire che i prezzi migliori sono al piano terra (perlomeno per quello che vorremmo acquistare noi). Acquistiamo un bel po’ di olio di Monoi alle varie essenze, biscotti, the, 2 parei, due tovaglie enormi con relativi tovaglioli e diverse altre cose. E’ piacevole aggirarsi tra le bancarelle e curiosare tra i mille colori di frutta e verdura che non rivedremo piu’ al nostro rientro in Italia e tra i souvenirs (anche un po’ kitsch) al piano superiore del mercato. Verso le 9:00, carichi di sacchetti e sacchettini, passiamo a ritirare la nostra auto praticamente nuova e ci dirigiamo all’Ahitea Lodge a ritirare le valigie e a fare il check-out. Grazie alla cartina lasciataci dalla proprietaria dell’hotel, raggiungiamo facilmente il Fare Suisse, dove trascorreremo la nostra ultima notte polinesiana.
Avevo telefonato a Beni, il proprietario, da Rangiroa, avvisandolo che non ci sarebbe piu’ servito il suo passaggio dall’aeroporto al Fare Suisse (come avevamo invece inizialmente concordato dall’Italia) perchè saremmo arrivati li’ con la nostra auto. Dopo aver visto la deliziosa camera assegantaci, capiamo che tutte le ottime recensioni lasciate dagli utenti su Tripadvisor sono piu’ che meritate. Ci mettiamo poco piu’ di due minuti a lasciare le valigie in camera e a risalire in auto, pronti a scoprire un’isola spesso trascurata da chi arriva qui e dopo una notte di riposo scappa velocemente verso altre isole. Sicuramente Tahiti non puo’ vantare spiagge lambite da acque trasparenti o lagune dalle mille sfumature ma siamo sicuri che il giro dell’isola sarà una piacevole scoperta. Ci avviamo verso la prima meta: il trou de souffleur e le tre cascate di Faarumai. Il tempo è splendido e lasciata Papeete il paesaggio cambia radicalmente; la natura ci appare subito molto rigogliosa e gli scorci lungo la strada sulle spiagge ci rimandano a tratti ai paesaggi delle Hawaii, con spiagge nere e surfisti intenti a cavalcare le onde. L’intenzione è quella di percorrere l’isola in senso orario. Arriviamo al Trou du souffleur, un divertente gioco d’acqua dovuto al passaggio dell’oceano sotto la strada. La spiaggia di fronte al piccolo parcheggio è veramente molto bella: ciottoli neri di origine lavica contrastano con il verde brillante della vegetazione tutt’intorno, che arriva fino a pochi metri dalla riva. Davvero notevole! Risaliamo in auto e percorriamo pochi metri prima di girare a destra, in direzione delle cascate di Faarumai. Il parcheggio si raggiunge in auto ma da li’ in poi l’unico mezzo per visitare le cascate è con i propri piedi (in realtà la prima delle tre cascate è a poco distante dal parcheggio, quindi facilmente raggiungibile). A noi la visita alle cascate e’ piaciuta tanto; va da se’ che l’attrattiva principale sono appunto le cascate ma anche la camminata per raggiungerle è piacevole, attraverso una vegetazione fitta fitta ed enormi bambu’ raggruppati a formare dei boschetti. Finita la visita alle cascate ci accorgiamo che è ora di pranzo. Anche se si trova in direzione opposta al punto in cui ci troviamo, vorremmo provare il Western Grill, un locale in stile western dove, ovviamente, le portate sono all’insegna della carne. Dopo il digiuno forzato a Rangiroa, abbiamo proprio voglia di una bella scorpacciata di carne e questo sembra il posto giusto, per quanto kitsch e fuori luogo possa essere un locale del genere a Tahiti. Le nostre aspettative non vengono certo deluse ne per quanto riguarda il pranzo ne per quanto riguarda il locale che ci ricorda i nostri amatissimi USA. Riprendiamo il tour dell’isola in direzione opposta a quella che avevamo deciso in mattinata. Intanto, il tempo inizia a cambiare e arrivano grossi nuvoloni grigi. Raggiungiamo le grotte di Maraa ma soltanto una e’ aperta ai visitatori. Continuiamo poi il nostro giro con la visita al Museo dedicato a Gaugin. Vorremo visitare anche il giardino botanico di fianco al museo ma quando usciamo inizia a piovere cosi’ decidiamo di ritornare a Papeete. Sulla via del ritorno ci fermiamo sulla spiaggia di Papenoo; ha smesso di piovere e il cielo sta schiarendo; aspettiamo il tramonto che, con queste condizioni, ci regala delle foto strepitose. Rientriamo in hotel soddisfatti della giornata; prepariamo, per l’ultima volta, le valigie e ci addormentiamo verso le 23:00 mentre ha ripreso a piovere, anzi, a diluviare!
Venerdi’ 17.06.2011 – RIENTRO IN ITALIA
Quando lasciamo la camera del Fare Suisse sono le 4:45 ma nonostante sia ancora buio Papeete è già sveglia e diverse auto circolano già per le strade. Raggiungiamo l’aeroporto e seguendo le istruzioni dateci dall’ufficio Avis al momento del noleggio, lasciamo l’auto nello spazio designato e passiamo al bancone Avis a riconsegnare le chiavi. Facciamo il check-in per il nostro volo che partirà alle 7:15. Il nostro viaggio finisce qui; il lunghissimo volo di rientro è un capitolo a parte. Al termine di queste due indimenticabili settimane possiamo tirare le nostre conclusioni:
– la Polinesia è una meta costosa ma non impossibile; non privatevi di questo sogno rincorrendo a tutti i costi i bungalow overwater dei resorts di lusso e lasciando quindi che questo viaggio diventi la classica meta da viaggio di nozze. Ci sono tanti modi per visitare la Polinesia e per trascorrere un soggiorno meraviglioso senza spendere cifre folli quindi senza che che questo viaggio venga fatto quasi esclusivamente durante la luna di miele.
– Ogni isola è un piccolo mondo a se stante con le sue peculiarità e le sue incredibili bellezze. Sarebbe impossibile (oltre che sciocco) fare quindi una classifica delle isole piu’ belle che abbiamo visitato ma se proprio dovessimo dare un consiglio a chi sta organizzando un viaggio in questo paradiso terreste diremmo di non perdersi per nessun motivo al mondo questi posti:
– la Laguna Blu a Rangiroa – il motu Tao Tao e il giardino di coralli a Tahaa – la laguna di Bora Bora e il Nono Tour – Maupiti, per ogni singolo angolo visto su quest’isola (con il rimpianto di non averci trascorso 2 notti) – Huahine, con la sua natura selvaggia
Non sappiamo se la Polinesia sarà il posto piu’ bello che vedremo nella nostra vita ma di sicuro è un angolo di paradiso che ha ancora molto da offrire a chiunque lo visiti e il nostro augurio è che almeno una volta nella vita gli amanti del mare possano vedere questi posti e, insieme, entrare in contatto con la meravigliosa gente che li abita. Il nostro augurio piu’ grande pero’ va a questo magico Paese, affinchè queste briciole di Eden disseminate nell’Oceano Pacifico possano affrontare al meglio la delicata situazione che stanno vivendo, con la speranza che il turismo possa diventare una fonte di ricchezza primi fra tutti per i polinesiani, senza stravolgere l’anima di quelle isole che come Tahaa, Huahine o Maupiti (solo per citare quelle che abbiamo visto) fino ad oggi hanno piu’ o meno resistito all’avanzata dei grandi resort internazionali e che ancora non sono costellate di bungalow overwaters.
Buona Polinesia a tutti!
ELENCO SPESE A COPPIA (cifre espresse in Euro, cambio 1 cfp = 0.00838 Euro)
– Volo intercontinentale Londra/Atlanta/Los Angeles/Papeete (e ritorno) Acquistato su www.orbitz.com Euro 2’396,00 – Volo Easy Jet Malpensa / Londra Gatwick (e ritorno) Euro 220,00 – Tuamotu Pass per voli inter-isole,acquistato tramite sito Air Tahiti Euro 940,00 – Hotel Mercure London Gatwick Airport (solo pernottamento) Euro 50,00 – Assicurazione viaggio, acquistata tramite sito www.viaggisicuri.com Euro 115,00
3 giugno 2011 – TAHAA
– 4 gg/3 notti alla pensione Au Phil du Temps (pensione completa, incluse le escursioni) Euro 905,00 – colazione in aeroporto a Papeete (presso l’unico bar): Euro 16,00 – scheda telefonica internazionale acquistata in aeroporto Euro 8,50 ca – repellenti anti-zanzare, acquistati in un piccolo market a Tahaa Euro 8,00
4 giugno 2011 / 5 giugno 2011– TAHAA
– vaniglia e crema corpo acquistate presso la piantagione di Vaniglia di Brian Euro 30,00 – scheda per connessione wi-fi Euro 4,50
6 giugno 2011 – RAIATEA/HUAHINE – noleggio auto a Raiatea (divisa in 4 persone) Euro 30,00 – pranzo al sacco, acquistato al supermarket del porto di Raiatea Euro 18,00 – cena alla roulotte di Fare, Huahine (l’ultima in fondo a sinistra) Euro 27,00
7 giugno 2011 – HUAHINE
– 4 giorni/3 notti da Chez Guynette, in solo pernottamento (camera privata) Euro 150,00 – colazione allo snack bar di Chez Guynette Euro 16,00 – escursione “Picnic Motu” con Huahine Nautique Euro 140,00 – succhi e acqua al supermercato di Fare Euro 9,00 – cena alla roulotte di Fare, Huahine (l’ultima in fondo a sinistra) Euro 24,00
8 giugno 2011 – HUAHINE
– colazione ad un bar in centro a Fare Euro 22,00 – 24 h di noleggio auto tramite la Pension Tenahetoetoe, con base noleggio a Fare Euro 55,00 – pranzo al sacco acquistato al supermarket di Fare Euro 15,00 – 2 caffe’ al bar dell’hotel Mauarii Euro 4,50 – Cena al ristorante dell’Hotel Mauarii Euro 140,00
9 giugno 2011 – HUAHINE
– colazione al bar in centro a Fare Euro 11,00 – pranzo al sacco al supermarket di Fare Euro 18,00 – benzina auto Euro 14,00
10 giugno 2011 – BORA BORA
– 4 giorni / 3 notti al Rohotu Fare Lodge (solo pernottamento) Euro 480,00 – spesa al supermarket a Vaitape (cena del 10/06 + il necessario per 3 colazioni) Euro 30,00 – escursione con Chez Nono Euro 154,00
11 giugno 2011 – BORA BORA
– A/R sul Maupiti Express per escursione a Maupiti Euro 84,00 ca – noleggio bici a Maupiti Euro 16,00 – pranzo allo Snack Tarona Euro 30,00 – supermarket Bora Bora (per cena del 11/06) Euro 21,00 – acquisto del video-ricordo del Nono Tour Euro 71,00
12 giugno 2011 – RANGIROA
– 4 giorni / 3 notti alla Pensione Bounty (mezza pensione) (in realtà, pagate 4 notti – vedere racconto) Euro 670,00 – pranzo al ristorantino “scoperto per caso” Euro 28,00
13 giugno 2011 – RANGIROA
– escursione alla Laguna Blu con l’agenzia di Jean-Pierre Tavita Euro 125,00
14 giugno 2011 – RANGIROA
– pranzo allo snack bar vicino alla Pass di Tiputa Euro 25,00 – due caffe’ e bottiglie d’acqua Euro 8,00
15 giugno 2011 – RANGIROA / TAHITI
– pranzo al sacco acquistato al supermarket Euro 12,00 – taxi aeroporto di Papeete / hotel Euro 12,50 – Scheda telefonica internazionale Euro 8,50 ca – Hotel Ahitea Lodge a Papeete (1 notte, pernottamento e prima colazione) Euro 81,00 – cena alla roulotte Chez Mamy Euro 22,00 – 1 crepe ad un’altra roulotte Euro 3,80
16 giugno 2011 – TAHITI
– Fare Suisse a Papeete (1 notte, solo pernottamento) Euro 85,00 – 24 H di noleggio auto con agenzia Avis e drop-off in aeroporto Euro 104,00 – benzina auto Euro 23,00
TOTALE SPESE VACANZA, A COPPIA (esclusi solo i souvenirs) Euro 7’480,30