Appunti di un apprendista marinaio: La Croazia
La signora italiana del carrello dietro si lamenta perché sugli scaffali non trova la miscela di caffè per la moka ma solo Nescafè. Ormai non più matricola del mare vorresti dire
Spingi sulla banchina il tuo pesante carrello chiedendoti quale mente contorta e perversa abbia mai potuto concepire la ricetta dei crachers al gusto di chili, quando vieni distolto dalle tue riflessioni dalla ragazza della barca accanto. Ferma sulla banchina, tacchi a spillo e beauty stretto nella mano destra, punta col dito indice della mano sinistra la stretta passerella che collega la terra ferma alla barca e con voce stizzita urla al compagno a bordo <...E io dovrei passare di lì????> In rapida successione ti chiedi : 1) il suo ragazzo riuscirà mai a portare la barca fuori dal porto? 2)se lo farà dove andranno? 3)se andranno da qualche parte staranno ancora insieme quando torneranno? Qualche settimana fa una trasmissione televisiva consigliava la vacanza in barca a vela a chi è alla ricerca di romanticismo. Probabilmente chi ha realizzato il servizio non è mai stato in barca a vela dove gli spazi sono molto ristretti, un po’ di mal di mare può sempre capitare, l’acqua a volte scarseggia e il ritmo della vacanza spesso è frenetico.
I nostri scarni bagagli sono ancora depositati sulla banchina vicino alla barca. L’anno scorso alla prima esperienza nautica Sabrina ed io non avevamo ben chiaro il concetto di “preparare ciò che occorre per la vacanza in barca a vela”. Mi ero un po’ preoccupato solo al momento in cui la consorte aveva pronunciato la fatidica frase <...Puoi caricare i bagagli in macchina...> Mi attendevano due zaini da montagna e quattro enormi valige, di quelle non rigide ma rigorosamente in tela, come ci avevano consigliato i veterani…Per poterle facilmente ripiegare e stipare nell’apposito gavone sotto il letto una volta imbarcati …Dopo aver sistemato il loro contenuto nell’ apposito armadio situato nella cabina in posizione attigua al letto… Cosa mai poteva aver messo in quei sei enormi colli? Avevo con circospezione tentato di indagare. Partii per la settimana in barca a vela con due giubbotti leggeri e uno pesante, tre felpe colorate da intonare cromaticamente ad altrettante paia di bermuda, otto polo per la sera e altrettante per il giorno…Un sacco a pelo da scalatore in puro piumino d’oca…Tre paia di scarpe, due paia di sandali, una miriade di calzettini, boxer e magliette della salute…Debolmente avevo tentato di oppormi ma era ormai troppo tardi. La consorte inviperita dalle mie obiezioni, riguardo all’eventualità di lasciare a casa almeno uno dei suoi tre vestiti da sera corredato da altrettante scarpe e accessori rigorosamente abbinati, minacciò che se proprio fosse stato necessario saremmo partiti con a seguito solo i suoi bagagli. La scala che dalla banchina del porto di Ancona ci portava al ponte del traghetto sembrò un calvario. Ogni tre gradini, ansimando mi fermavo ma la folla inviperita da dietro spingeva e qualcuno acidamente osservava <...Ma dove va?... Con tutti quei bagagli?> Il trasporto o per meglio dire il trasloco dal porto di Spalato al Marina ACI fu compito di un facchino reclutato di nascosto…In disparte… Senza fargli vedere cosa avrebbe dovuto caricare sul suo carretto. Scegliemmo strade secondarie, dovemmo aiutarlo a spingere e una volta arrivati, per farci perdonare offrirgli una birra e una lauta mancia. Penso si ricordi ancora di noi.
Giunti euforicamente a bordo del Modea, Sabrina entrata nella nostra cabina, indicando enigmaticamente l’armadio a forma di comodino (o per meglio dire il comodino a forma di armadio) posto a fianco del letto, non riuscì a dire altro che <...E questo sarebbe l'armadio?> Fu rapidamente concordato di asportare dalle valige quelle poche cose che avrebbero potuto esserci utili durante la settimana e di rinchiudere (e fu vera impresa!) nel gavone sotto il letto tutto il resto dei bagagli, fino al termine del viaggio.
Ore 21 Dopo aver completato l’imbarco sul Modea ci dirigiamo verso il centro di Spalato. La città vecchia è ancora più affascinante che di giorno. Cena a base di carne. Veramente ottima. Per quanto possibile si va a letto prima che si può, la giornata domani sarà pesante, ci attendono molte miglia da percorrere.
27/07/03 Da Spalato all’isola di Korkula (cittadina di Korkula) 6,45 Partenza da Spalato.Dobbiamo compiere 65 miglia che ci separano dalla città veneziana di Korkula, non c’è una nuvola e fa molto caldo, il consumo di coca cola, acqua e the si eleva di ora in ora… L’equipaggio quest’anno è composto da Marco (lo skipper) classe “63”il marinaio che vorresti sempre avere accanto in navigazione, con qualsiasi tipo di mare ma soprattutto quando le onde ti danno qualche preoccupazione riguardo alla loro altezza e il vento non è proprio una brezza; Gianni classe “56” il marinaio che vorresti sempre avere accanto nella scelta del ristorante, abbiamo elaborato una formula perfetta che non concede errori riguardo all’individuazione della cucina di alta qualità ;Dodo (Leonardo) classe “97” il marinaio che vorresti sempre avere accanto nei momenti critici, per tirarti su di morale (tipo mare forza 6, vento a 35 nodi, tu PIETRIFICATO SUL WINTCH e lui che grida <...Ancora, ancora...Un altro cavallone...È meglio che a Mirabilandia!!!!!>) ;Luca (il sottoscritto) classe “61” il marinaio che mai vorresti avere come capo scout, nelle discese a terra non c’è meta raggiungibile a piedi che sia troppo lontana, qualsiasi montagna non è mai troppo alta, qualsiasi sentiero non è mai troppo impervio, dubitate sempre di lui quando tornando alla barca dice
0re 12 Primo bagno della vacanza in mare aperto. Dodo è diventato un espertissimo tuffatore.
Ore 13 Pranzo a base di pasta al tonno Ore 14 Si issa lo spinnaker, bello, colorato, imponente, la velocità raddoppia. Luca ha deciso che insegnerà a Dodo (classe 97) a giocare a scacchi.
Vengono poi depennati i ristoranti troppo facilmente raggiungibili, troppo in centro, troppo a due passi dall’attrazione turistica principale. Si da per scontato che poiché acquisiscono regolarmente e senza sforzo un gran numero di turisti, i cuochi non debbano spremersi le meningi più di tanto. Tale regola a parte qualche rara eccezione è diventato per Gianni un assioma che come tale non ha bisogno di ulteriori dimostrazioni. Drasticamente devono essere poi esclusi senza alcuna possibilità di appello tutti i ristoranti che abbiano nel proprio menù gli “SPAGHETTI ALLA BOGNESE” un piatto senza alcun senso, che non ha alcuna ragione di esistere e che reca pubblica offesa ai buongustai napoletani ed emiliani. Chi mai è stato il creatore di questa accozzaglia di gusti? Sicuramente non un cuoco italiano. Anche la zuppa inglese non ha alcuna origine anglosassone ma è sicuramente di gusto gradevole e rivela una notevole dose di fantasia ed arte culinaria. Gli inglesi penso siano fieri e anche sorpresi dell’attributo dato a questo ottimo dolce che è comunissimo trovare nei menù dei locali della riviera romagnola. Il sapore degli spaghetti alla bolognese non so quale sia e mi rifiuto di poterlo eventualmente conoscere in futuro. Il solo pensiero di abbinare degli spaghetti a delle polpette al sugo mi provoca un istantaneo bruciore allo stomaco.
Fra i locali sopravvissuti alla scure di Gianni la scelta diventa più difficile. A questo punto è qui che si nota la classe del buon gustaio, bisogna cogliere il particolare, l’attimo fuggente, lo sguardo della cuoca estorto dopo aver sbirciato nella cucina, il modo con cui il cameriere trasporta i piatti, il tipo di tavolo nella sala e il modo con cui è apparecchiato, l’aroma di un piatto carpito all’ingresso, il numero di clienti seduti ai tavoli… Il locale a cui ci si può sedere deve essere: non troppo in centro, non avere insegne al neon o troppo sfarzose, avere un aspetto decoroso e pulito, avere un cuoco-cuoca di mezza età un po’ grassoccio-grassoccia che lavora appassionatamente con le maniche rimboccate, avere decori di buon gusto alle pareti (rispecchiano l’animo del gestore), possibilmente non avere i menù stampati al computer, avere come ospite ai propri tavoli persone che a colpo d’occhio riconosci essere non turisti ma persone del luogo.
Fatte tutte queste debite considerazioni la scelta cade sulla taverna di Marco Polo, che a proposito… È di Korkula lo sapevate? La scelta anche questa volta prova che la formula funziona. Per raggiungerlo dobbiamo percorrere una stradina in salita che dalla camminata sulle mura si addentra dentro la città vecchia. Ci portano insalata di polpi, sgombro e ricciola ai ferri, assolutamente perfetti. A fine pasto ci servono un liquorino mai sentito prima a base di pere selvatiche, il Krurkovac, ce ne innamoriamo e continueremo ad assaporarlo durante le varie tappe del viaggio.
28/07/03 Da Korkula all’isola di Mljet (baia di Pomena) Ore 7,30 Sveglia per metà equipaggio. Gianni, Luca e Sabrina fanno colazione con: fette biscottate, Nutella e Nescafè con dolcificante ipocalorico (conosco psicanalisti che con pazienti che accusavano sintomi ambivalenti molto meno importanti di questo, si sono fatti l’attico a Cortina) Gianni Luca e Sabrina approfittano del sonno della rimanente parte dell’equipaggio per approfondire la conoscenza di Korkula. E’ veramente splendida! Una piccola Venezia senza canali.
Ore 10,30 Anche lo Skipper si è svegliato. Partenza alla volta di Mljet Ore 11,45 Bagno in una verdeggiante insenatura nell’isola di Korkula. Barbara si esibisce in una serie di eleganti tuffi.
Ore 12,30 Pranzo a base di insalatone, lo skipper avrebbe preferito la pasta… Ore 16,15 Arrivo a Mljet (Baia di Pomena).Non c’è posto nel porticciolo per cui si ormeggia alla fonda nella baia con cima a terra. Vento lieve da sud.
Ore 11,30 Tutto fiocco al lasco. Le onde sono lente e regolari, il vento è fiacco e spira da poppa. L’equipaggio è messo a dura prova… Già l’anno scorso al primo noleggio del Modea ti eri chiesto perche? Perché il progettista aveva concepito quella strana protuberanza lunga un metro e alta 15cm, che attraversava il pavimento del pozzetto da prua a poppa? Di nessuna utilità pratica e anzi fonte di numerose inciampature da parte di tutto l’equipaggio. Vento da poppa, onde alte, lunghe e di frequenza regolare, l’ideale per farti venire quel po’ di nausea che si sa può sempre colpire…Anche il marinaio più provetto.
Mare ideale per spedire Barbara sottocoperta a prelevare qualsiasi cosa ti passi in quel momento per la testa. Marco aveva detto
Mentre l’intera ciurma ringraziava il cielo, come primo motivo perché Sabrina era andata a sedersi proprio là… sulla pedana a poppa, nel momento ideale per vedere Orada prima che scomparisse all’orizzonte, come secondo e ancor più importante motivo …Perché a legare il guinzaglio del tender alla barca non era stato nessuno di noi ma lo skipper…Venivo punto al mignolo della mano destra da una vespa, che come clandestina aveva scelto il Modea, barca ideale per trasferirsi dall’isola di Mljet a quella di Lastovo! Ore 17 Arrivo alla baia di Lastovo. Sembra di essere in un lago, le isolette poste davanti all’entrata della baia impediscono la visuale del mare aperto. Le colline che circondano la baia sono verdissime, l’acqua è immobile e limpida, il panorama è veramente mozzafiato! Pomeriggio dedicato al nuoto e alla scoperta in tender delle baiette. Gianni e Sabrina cominciano a fantasticare di acquisti di terreni e case a prezzi stracciati.
Ma a che età comincia la terza età? Te lo chiedi al ristorante, quando facciamo conoscenza con un pensionato tedesco ex ingegnere meccanico. Ha 60 anni, ha lasciato la moglie in Germania ed è partito in navigazione solitaria da Pola con una barca a vela di 30 piedi per raggiungere la Turchia. Viaggia preferibilmente di notte. In Turchia si unirà ad un equipaggio di altre tre persone su di un’altra barca che inizierà il giro del mondo!
30/07/03 Dall’isola di Lastovo all’isola di Korkula (cittadina diVela Luka) Ore 8 Sveglia. I primi come al solito sono Gianni e Sabrina, che convinti che le case da queste parti le regalino, decidono quasi per scherzo di provare a trattare per un eventuale acquisto.
Il turista italiano all’estero viene preso dalla frenesia di fare acquisti. L’italiano all’estero è alla perenne ricerca di quello che i romagnoli chiamano con un termine quanto mai azzeccato “la bazza” che deve essere pronunciato con la zeta morbida di zanzara. E’ la ricerca spasmodica della bazza che spinge gli italiani in vacanza alle Baleari ad assieparsi davanti ai negozi che espongono collane di perle coltivate, o in Grecia a prendere d’assalto i negozi di oreficeria. Tralasciando il fatto che ciò che trovi ad un prezzo minore rispetto ai negozi di casa spesso è dovuto ad una bassa qualità del prodotto. Ma l’italiano in vacanza tralascia questi particolari, a volte li nasconde, il tutto per giustificare l’acquisto della “bazza” l’oggetto che una volta a casa servirà a rendere più affascinante il racconto del proprio viaggio agli amici. Il turista italiano lo riconosci da lontano, a Londra come a Parigi a Vienna come a Madrid, viaggia in piccoli branchi che si ritrovano schierati davanti alle vetrine di Gucci, Armani o Versace o davanti alle oreficerie che espongono i Rolex. Le donne sono sempre elegantissime e puntigliose nella scelta dell’abbigliamento più idoneo ad intonarsi al luogo da visitare. Gli uomini sono più omogenei nella scelta degli abiti; vestono esclusivamente capi vistosamente firmati; generalmente hanno sofisticatissimi cappellini con visiera; occhiali da sole all’ultima moda e non importa se è nuvolo e sta per piovere; camice a manica lunga rimboccata, portate fuori dal pantalone, marca Polo Ralph Loren, a volte di colore sgargiante ma sempre in rigoroso abbinamento al colore del cappellino e del pantalone; scarpe rigorosamente di tendenza; esibiscono accessori come orologi sportivi piuttosto ingombranti, telefonini che emettono suonerie fantascientifiche, macchine fotografiche ultimo grido esclusivamente di marca Nikon e telecamere Sony semiprofessionali. Uomini e donne italiane passano gran parte della loro vacanza a confrontare i prezzi dei prodotti esposti in vetrina con i prezzi degli stessi prodotti visionati in Italia. Sono perennemente alla caccia della “bazza”. La stessa forsennata ricerca della “bazza” ha colpito Gianni e Sabrina dopo poco che siamo sbarcati a Lastovo. Il luogo è talmente bello e desolato che viene spontanea la domanda
Io, Marco, Barbara e Dodo li assecondiamo e spaparanzati sulla barca assistiamo alla loro gita turistico immobiliare, accompagnati dal Boss dell’isola, rapidamente contattato dalla hostess del Marina (la figlia del boss) a cui si erano rivolti per informazioni. Il Boss parla correttamente italiano, ha lavorato per 25 anni in Australia, ha sposato una Siciliana e da quel poco che si riesce a capire prima che i due novelli imprenditori edilizi spariscano a bordo della Scenic prontamente (troppo prontamente!) giunta in porto, è proprietario di mezza isola…
Passeggio sulla stradina che costeggia la baia di Lastovo, lo sbocco al mare è invisibile, alcune isole sovrappongono le loro sagome in modo tale da rendere la visione del mare impossibile. Sembra di essere all’interno di un lago, circondato da montagne verdeggianti di pini e macchia mediterranea che dalle cime si spande verso il basso, fino a lambirne le sponde. Su una villetta a due piani di recente costruzione sono dipinte due palle da tennis, e la scritta “…Dù palle…” che l’accompagna non lascia adito a dubbi riguardo all’origine romana del proprietario.
Vengo affiancato da un signore sulla sessantina, le mani dietro la schiena. Scruta la mia macchina Nikon, la maglietta rossa marca Champion, i miei occhiali Ray-Ban, dice solo
Prima di abbandonare Lastovo decidiamo di visitare con la barca alcune baie che si dipartono dalla baia principale in cui avevamo ormeggiato. In una di queste scopriamo l’ex porto militare, ora in disuso. Le casermette pericolanti sono quello che sono… ma Gianni e Sabrina continuano a fantasticare di Bazze con la B maiuscola <...Si potrebbe contattare il governo croato per vedere se è possibile acquistare una di quelle catapecchie...Non è più porto militare!...Guardate! ci sarebbe già l'ormeggio...> A scanso di ulteriori perdite di tempo Marco parte a tutto motore alla volta di Korkula.
Ore 16 Arrivo a Triluka, bagno e spaghettata. Ricetta inventata dal sottoscritto (Luca) con quello che c’è. Ottima. Viene subito battezzata “spaghetti alla tri-luka”.
ma Dodo prendendo una corda inizia il tormentone <...Questa è la testa del serpente, questa è la tana del serpente, il serpente entra nella tana...Esce dalla tana...Fa un giretto attorno alla tana...Entra nella tana...Esce dalla tana...> Ci provi ma lo sai è inutile…E Dodo implacabile
Marco ha detto
Ore 21 Cena nell’ennesimo eccellente ristorantino di periferia a cui segue un bicchierino di Kruskovac in un bar del centro.
31/07/03 Dall’isola di Korkula (cittadina diVela Luka) all’arcipelago di Paleknico (Marina ACI di Palmizana) Ore 8,30 Acquisto del nuovo mezzo marinaio per sostituire quello perso nel recupero del tender. L’ancora malgrado le preoccupazioni fortunatamente viene issata a bordo senza inconvenienti.
Ore 9,30 Partenza. A vele spiegate lo skipper da il meglio di sé, fra bordi ribordi, vento da nord-est e andatura di bolina.
Ore 10,30
Ore 12 L’isola di Hvar è vicina, il vento soffia di bolina e presto dovremo attraversare parte dello stretto che separa l’isola di Hvar dal gruppo di isolette che compongono l’arcipelago di Paleknico, per andare ad ormeggiare alla marina ACI di Palmizana, un porticciolo turistico già visitato l’estate scorsa.
La barca corre veloce, il vento ti sbatte dritto in faccia.
Mai lasciare sulla terraferma la guida scout da sola! Mai farla sbarcare senza qualcuno che metta freno alla scelta dei suoi percorsi terrestri, sempre alternativi, fantasiosi e inevitabilmente ripidi. Mai abbandonarla a se stessa, libera di arrampicarsi ove più gli aggrada. Soprattutto se costretta in mare non vede salite da una settimana, ha le gambe un po’ intorpidite e magari si sente anche gravata da un incarico che nessuno gli ha dato ma che con gioia ha fatto proprio .
<...Più tardi si potrebbe andare a piedi a fare il bagno in qualche baietta...Poi bisorrà trovare un ristorantino per la sera...> La guida scout a questo punto è già scesa sul pontile. L’equipaggio è assonnato, qualcuno pigramente rigoverna, qualcuno è sdraiato sulle panchine del pozzeto.
Ore 23 Stremati a letto 01/08/03 Dall’arcipelago di Paleknico a Spalato Lo skipper e Dodo stanno ancora dormendo. Il Nesca è finito e l’equipaggio in coro si è rifiutato di comprarne un’altra scatola, visto che per il rimanente giorno di navigazione i bar sarebbero stati a portata di mano. Io, Barbara, Sabrina e Gianni abbandoniamo la barca pregustando il gusto di un caffè fatto a terra. Ci sediamo al bar del Marina…Il cameriere si avvicina…Noi restiamo in silenzio…Ci lancia un rapido sguardo… <...Quatro...Café...Espreso...!!> non è una domanda ma una affermazione. Siamo sicuramente italiani. Non possiamo volere altro che del caffè espresso di cui siamo drogati. E’ bastato un colpo d’occhio. Per lui non siamo altro che un miscuglio cromatico, un insieme di lenti e calzature eleganti, tessuti firmati e fibbie colorate. Siamo una chiazza multicolore che sprigiona italianità da ogni poro. Come imbarazzati e quasi sottovoce ribattiamo che gli espressi in realtà sarebbero solo tre…E che ci sarebbe anche un cappuccino e nel dirlo rimarchiamo bene la doppia “p” e la doppia “c” a voler sottolinearne inconsapevolmente la corretta pronuncia di ciò che l’italiano assieme al caffè espresso ama di più quando è al bar, e di cui sente maggiormente la mancanza quando si trova all’estero.
Il Nescafè non è che un succedaneo del caffè, un qualcosa che è necessario assumere per mantenere alto il livello di caffeina nel sangue, livello a cui siamo assuefatti e che contribuisce, ne sono sicuro a caratterizzare lo spirito vivace, chiassoso e irrequieto che ci appartiene. Spirito universalmente riconosciuto come italico e che subisce inevitabilmente un crollo al di là dei confini, se non supportato da opportune dosi di caffeina.
Ricordo un viaggio nelle campagne della Loira quando saliti sul pullman che da Parigi avrebbe dovuto condurci alla scoperta dei castelli, una signora marchigiana frettolosamente alzatasi dalle ultime file ci raggiunse prima ancora che ci fossimo seduti. Incredibilmente teneva in mano una bottiglia di plastica, di quelle per l’acqua minerale, stracolma di caffè. Era ovvio, per i soliti motivi ci aveva riconosciuto cromaticamente come italiani ancor prima che salissimo. Garantiva che era ottimo caffè espresso…Aveva riempito la bottiglia il giorno prima a Ventimiglia! Comprendendo la crisi caffeinica che inevitabilmente colpisce il compatriota in terra di Francia, gentilmente e simpaticamente ce ne offriva due tazzine. Il marito, macellaio a Macerata, crocefisso d’oro appeso al collo, riprendeva il tutto con una telecamera Sony professionale con cui si sarebbe tranquillamente potuto girare un film. Tutto ciò non era che uno spaccato di inconfondibile italianità.
Ore 10 Completata la colazione all’italiana con caffè espresso e brioche, perché come dice Gianni “la vita dura ci piace…Ma con tutte le sue comodità”. Si parte destinazione Spalato (purtroppo) Ore 11,45 Sosta in una bella insenatura per un lungo bagno e pranzo a bordo.
Ore 14 Si riparte (a motore) Ore 14,30 Si issano le vele.
Ore 19 Arrivo a Spalato. Un’ora di coda per rifornire di carburante il Modea prima della consegna.
Ore 20 Ormeggio a Spalato.
Hai appena cercato di prestare il tuo aiuto nelle manovre di ormeggio. Qualche barca più in là una donna di mezza età, capigliatura biondo patinato, lo sguardo assorto e sofferente, le labbra serrate a soffocare chissà quale grido… Le braccia aperte, le gambe divaricate…Sospesa fra il cielo e il mare…
<...Ancora un passo!...Dai che ce la puoi fare!...Dai...Dai...Non guardare giù!... Si...Si... così...Ancora un passetto...> C’è chi la tiene stretta per la mano dalla barca, c’è chi la tiene stretta per l’altra mano da terra. Ma i piedi sembrano inamovibili, incollati alla passerella da chissà quale miracoloso collante. Sarebbe interessante sapere se il gruppo è in partenza o se hanno appena terminato il viaggio.
Due signore discorrono sul pontile di ormeggio. Stessa capigliatura finto biondo, trucco pesante, sigaretta accesa .
I bolognesi della barca accanto raccontano le loro disavventure da lupi di mare.