Appunti di speriamo utili per un giretto in Israele
Nella preparazione del nostro viaggetto in terra israeliana (e palestinese) abbiamo notato, sul sito di ‘turisti per caso’, così come sul web in generale, una certa scarsità di commenti approfonditi e di indicazioni pratiche: a parte qualche prezioso input della GPC Vittorio, tante belle descrizioni di luoghi e personaggi, ma poche dritte utili per un itinerario che, sebbene molto interessante, pone interrogativi non da poco a chi, come noi, viaggia da indipendente con il classico ‘fly and drive’ con Lonely Planet e altre guide al seguito.
Piuttosto che dilungarci nell’illustrare ciò che abbiamo visto, quindi, con queste note (necessariamente articolate) vorremmo fornire qualche idea ‘furba’ a chi sta pensando a un tour come quello da noi appena concluso.
Chi scrive.
Gianluigi ha 36 anni, è avvocato in Torino, ha girato 4 continenti (buona parte dell’Europa, tutto il Nord America, parecchi paesi del Centro America, Cuba e varie isole caraibiche, il Brasile, il Sud Africa, il Senegal, il Marocco, la Tunisia, la Malesia e il Borneo, il Viet Nam, Bali, etc..Etc.. Manca l’Oceania, acc!) ed è solito muoversi evitando sia le sfacchinate da backpackers, sia le rotte turistiche più frequentate e i villaggi vacanze (anche se certi Club Med, ‘da giovane’ se li è goduti..); Roberta ha 27 anni, è ingegnere a Torino, ha visitato molti paesi in vari continenti e, come Gianluigi, ama i luoghi un po’ caratteristici, ‘a modo’ e alieni rispetto agli itinerari più comuni e banali Consigli pre-partenza.
a) Tutti vi diranno: ma sei scemo ad andare a ficcarti in Israele? E’ pericoloso. E voi, con sorrisetto saccente, farete bene a tacciarli di superficialità e di soggezione supina alle balle dei mass media! Innanzitutto la seconda intifada è finita da un pezzo e anche nel corso di quella gli attentati ai civili sono stati tanto drammatici quanto, fortunatamente, rari; in secondo luogo, oggi come oggi (magari domani sarà diverso..), regna un clima politico di compromesso (non per nulla il partito Kadima è accusato dal Likud di essere ‘molle’); infine, a rendere infinitesimale ogni pericolo di essere coinvolti in atti terroristici, se non bastassero le statistiche, c’è una militarizzazione del territorio capillare e finanche esagerata: vedrete ogni tot metri, sia in città che fuori, perfino sulle spiagge del Mar Morto, militari con tanto di fucile a tracolla che ‘vigilano’ sulla situazione (in realtà la maggior parte di essi è costituita da ragazzini con divise un po’ sgualcite che osservano le turiste e non certo da soldati delle truppe antiterrorismo in assetto di guerra, il che la dice lunga sulla effettiva allerta in cui si vive generalmente..).
Insomma, noi non abbiamo avuto il minimo sentore di pericolo ‘bombe’ et similia da nessuna parte (e il flusso copioso di turisti da tutto il mondo ha supportato la nostra sensazione).
Per di più la militarizzazione, sebbene non gradevole all’occhio, è indiscutibilmente un deterrente per la criminalità comune che, in effetti, è quasi inesistente: a Tel Aviv, ad esempio, vedrete ragazzine di 16 anni che vagano solinghe in pieno centro o in zona lungomare alle 3 di notte senza timore alcuno…Non proprio come in Italia, direi..
b) Se (come noi sabaudi) non amate il caldo assassino e potete viaggiare in mesi diversi da luglio e agosto, evitate l’estate per andare in Israele. Per quanto ci riguarda la canicola è stata l’unico fattore veramente negativo del viaggio: a parte Gerusalemme (che è in collina e gode di clima secco) e, a sorpresa, il deserto del Negev (dove c’è vento costante e la sera c’è escursione termica notevole), nel resto del paese abbiamo trovato temperature fra i 30 e i 40 gradi (42° sul Mar Morto) e umidità pazzesca sulla costa (35° a Tel Aviv e Haifa a mezzogiorno con 70-80% di umidità).
c) Prenotate dall’Italia almeno le accomodations nelle città principali e sul Mar Morto, soprattutto se viaggiate in alta stagione. Di solito noi prenotiamo alberghi solo per le prime notti e poi andiamo a naso cercando qua e là un posto che ci piaccia per dormire, ma in Israele la cosa si sarebbe rivelata e potrebbe rivelarsi problematica sia perché gli israeliani si muovono parecchio, sia, soprattutto, perché le strutture alberghiere in loco che abbiano un senso (a nostro parere) son veramente poche: in genere si passa dagli ostelli, decisamente cheap e eufemisticamente ‘poco accoglienti’, agli hotels-grattacielo molti dei quali esteticamente inguardabili, cari, fatiscenti e arredati con delle belle moquettes anni 80 lise e intrise di fumo.
Per quanto ci riguarda, ascoltati alcuni consigli di amici che vivono in Israele e fatto un giro sul web, al terzo-quarto b&b o boutique hotel che a luglio ci ha detto che era pieno per metà agosto, abbiamo ‘conigliato’ e, non senza difficoltà, abbiamo prenotato tutto il prenotabile (ringraziando iddio, ex post, di averlo fatto..).
d) Absit iniuria in verbis, ma la Lonely Planet, che pure è la Bibbia per molte destinazioni, per Israele si merita solo un sei stiracchiato: segnala bene le cose da vedere, ma male e in maniera molto incompleta gli hotels e i ristoranti. In più, a nostro personale e opinabile parere, esalta senza particolare motivo alcuni luoghi che, forse, non meritano poi tutta quella attenzione (in primis Haifa). Il problema è che sia la Frommer’s che la Fodor’s sono datate (le ultime edizioni son del 2006) e, per quanto ci concerne, non abbiamo reperito sul mercato altre guide particolarmente interessanti. Per questo motivo, prima di partire, cercate di raccogliere più informazioni possibile su internet (digitate Israele-turismo e vi appariranno parecchi siti anche istituzionali e in italiano; oppure, se ne siete membri, consultate opportunamente asmallworld.Net, sezione travel, destinazione tel aviv).
Giunti in Israele, comprate almeno un vademecum per i ristoranti (noi ne abbiamo trovato uno, della rivista gastronomica ‘Al Hashulchan’, con i 100 migliori ristoranti di Israele del 2008, che non ha sbagliato un colpo..).
Dritte varie.
a) Se affittate una macchina, unico modo per girare bene il paese in autonomia (sì, teoricamente si potrebbe far base a Gerusalemme e Tel Aviv e girare con i taxi, che sono abbastanza economici, ma la cosa non è così semplice e rischiate di perdere un sacco di tempo), tenete a mente che gli israeliani, a quanto ci è parso, non sono esattamente dei guidatori provetti (i più viaggiano a 30 all’ora di media, ma si inventano spesso e volentieri delle manovre che nemmeno al circo..) e che sulle strade (tutte perfette e manutenute in maniera esemplare) i limiti sono bassissimi (max 110/h in autostrada ed è pieno di polizia). Quindi occhio! In compenso le tariffe per il noleggio auto sono per lo più abbordabili e non per nulla in giro vedrete innumerevoli macchine con gli adesivi dei più famosi ‘rent a car’. Noi ci siamo trovati molto bene con Hertz (40€ al giorno circa per auto di fascia H, con guidatore aggiuntivo e assicurazione tipo kasko con eliminazione di tutte le franchigie).
Unica cosa: con l’auto affittata (targa gialla) non potrete viaggiare nei territori palestinesi (ma potrete percorrere la hw 90 che corre lungo la valle del Giordano), ergo regolatevi di conseguenza e, per andare a Betlemme e Gerico (peraltro non facilmente raggiungibili visti i blocchi, i muri e i controlli che ci sono e vista la mancanza di indicazioni stradali, illo tempore tolte di proposito..), prendete un bel taxi da Gerusalemme ed eliminate ogni problema (noi abbiam fatto i ‘cumenda’ e ci siam fatti scarrozzare su una mega Mercedes dal mitico Mansour – mansour-taxi@hotmail.Com, cellulare 0528485550 – ex dipendente dell’American Colony che per 120 € ci ha portato al mattino al Monte degli Ulivi, ci ha accompagnato a Betlemme, ci ha fornito una guida per la Basilica della Natività, ci ha consigliato il ristorante Abu Shanab dove abbiam mangiato il migliore lamb shashlik della vacanza, ci ha riportati a Gerusalemme e ci ha fatto visitare una serie di aree difficilmente raggiungibili in autonomia, visti il traffico e la viabilità della capitale … il tutto sans souci, comment on dit..).
b) Nella maggioranza delle moschee non si può entrare; alla maggioranza delle chiese cristiane (cattoliche e ortodosse) e dei luoghi santi non si può accedere con shorts e braccia e spalle scoperte; in molti luoghi sacri agli ebrei (sinagoghe, muro del pianto) si può stare solo a capo coperto e separatamente maschi e femmine; nei quartieri ultraortodossi praticamente non si capisce come ci si possa abbigliare senza suscitare le ire dei locals (Roberta è stata cazziata di brutto in mezzo alla strada a Mea She’arim perché aveva una normalissima t-shirt, sebbene stretta): insomma è un caos! Il consiglio è di portare sempre con voi qualcosa per coprire gambe e braccia e di adottare delle mises caste, compatibilmente con il caldo che regna sovrano (evidentemente non avvertito dagli indigeni praticanti che vanno in giro gli uomini con soprabiti e cappelli neri e le signore con calze coprenti).
c) Importante: la razionalità imporrebbe che nel periodo estivo si evitassero le visite a musei, siti archeologici e parchi naturali nelle ore più calde; sarebbe ‘umano’, quindi, che tali luoghi potessero essere accessibili non solo al mattino presto, ma anche nel tardo pomeriggio, magari fino al calar del sole.
Di fatto, invece, musei, siti e parchi osservano un orario che va, nella maggioranza dei casi, dalle 8-9 del mattino alle 16-17 del pomeriggio e, quindi, vi capiterà senz’altro di trovarvi a scarpinare o a deambulare con il sole a picco sulla vostra testa a mezzogiorno o alle 14 per poi non sapere che cavolo fare dalle 18 in poi. Fatevene una ragione e forza con acqua e cappellini o parasoli alla giapu! d) Prezzi. Israele non è affatto economico. A parte i falafel, i taxi e il noleggio auto, che sono a buon mercato, calcolate di spendere un pochino meno (ma non tanto) che in Italia per alberghi, ristoranti, drinks, tickets museali, benzina (circa 1.30 € al litro) etc. Etc. e) Controlli da e per Israele. Leggendo sul web e sentendo amici che erano stati o lavorano in Israele eravamo terrorizzati dalla prospettiva di essere trattenuti e interrogati per ore in aeroporto da perfidi agenti della immigrazione. Probabilmente siamo stati fortunati (e in effetti in sto viaggio abbiamo avuto una serie infinita di botte di c… cioè di fortuna), ma all’arrivo, a parte un po’ di coda di pellegrini russi e italiani agli sportelli, abbiamo passato il controllo passaporto in un minuto e al ritorno una ragazza di circa 20 anni, più o meno ridacchiando, ci ha solo chiesto se eravamo fidanzati e da quanto e come mai eravamo insieme in Israele e ci ha mollati in 30 secondi. Mah.. Comunque non abbiamo notato nessun turista che sia stato maltrattato più di tanto. Sarà, forse, che abbiam viaggiato a ore infernali (a proposito, non si capisce perché, ma la metà dei voli dall’Europa partono verso la mezzanotte e arrivano nelle prime ore del mattino e la metà dei voli da Israele partono alle 4-5-6 del mattino: il tutto per fare una traversata di 3 ore e mezza circa, così impedendovi di dormire e costringendovi a prenotare e pagare alberghi, in andata e al ritorno, per notti in cui riuscirete a posare la testa sul cuscino solo per poche ore. Francamente incomprensibile. Misteri dell’aviazione civile.) e anche gli addetti ai controlli si erano appena buttati giù dal letto o erano assonnati o stanchi per la giornata di lavoro? f) Cibo. Ottimo, almeno secondo i nostri gusti. Troverete un po’ tutti i tipi di cucina, dalla medio orientale alla fusion, passando per gli inevitabili falafel, hummus, shashlik, kebab, shakshuka etc. Etc. Noi ci siamo trattati più che bene e ci siamo viziati parecchio, alternando luoghi e piatti tipici alla cucina sperimentale, di pesce e francesizzante. E abbiam pagato il giusto nella maggior parte dei ristoranti. In realtà avrete infinite opzioni anche molto economiche e con preparazioni e bevande che non produrranno, a meno che siate particolarmente delicati a livello gastrointestinale, nessuna conseguenza spiacevole.
Anche i vini sono notevoli, sebbene abbastanza cari e parecchio legnosi e improntati al gusto internazionale che a noi con quella faccia un po’ così che stiamo in terra di dolcetto e nebbiolo dicono poi poco. Ma provate, sui bei piatti di manzo e di agnello che vi serviranno, le barbere – sì, proprio il vino da uva barbera! – locali! Non proprio la tosta barbera delle piole piemontesi, ma divertente. E poi assaggiate tutto ciò che è prodotto da Golan Heights Winery, soprattutto lo chardonnay Katzrina. Lavorano davvero bene, a mio modesto parere. Il nostro giro.
E adesso una sommaria descrizione delle esperienze fatte, dei luoghi che abbiamo visitato e degli alberghi e ristoranti che abbiamo provato. Qui entriamo nel soggettivo, neh!? Quindi non ci assumiamo responsabilità alcuna per i consigli che ci permettiamo di darvi. Come capirete, siamo turisti per caso un po’ ‘particolari’, quindi prendete il tutto con beneficio di inventario.
9-10 agosto: volo Malpensa-Zurigo-Ben Gurion International Airport; atterraggio alle 3.30; fila di pellegrini al controllo passaporti; dopo mezz’ora circa, rapido passaggio dinanzi a poliziotto tanto giovane quanto scortese (ah, a proposito, salvo rare eccezioni, non spiccano per educazione e cordialità ‘sti israeliani: son spesso ingrugniti e difficilmente vi diranno grazie-prego-scusi etc..); taxi comune (conviene, costa 10€ a testa e vi porta al vostro albergo come uno ‘privato’); trasferimento di 40 minuti; arrivo a Gerusalemme all’Hotel American Colony (sì lo sappiamo, è un leading hotel of the world ed è conseguentemente caro, ma ne vale la pena, davvero.. Soprattutto se beccate una tariffa expedia con sconto 40% e chiedete una pasha room nella parte vecchia e non rimodernata dell’hotel che ha decisamente più fascino; peraltro, a occhio, di alberghi a misura d’uomo e a prezzi abbordabili a Gerusalemme non ne abbiam visti) nanna fino a tarda mattina.
10-11-12 agosto: Gerusalemme by day e by night. Meravigliosa, obiettivamente. Non tanto per le singole ‘cose’ da vedere, quanto per la atmosfera che si respira, colma di storia, di conflitti, di contaminazioni e di religiosità vera (avvertibile anche dal laico). Tutto quello che c’è da visitare lo trovate sulle guide, ergo non ci dilunghiamo. Il meglio, per noi: il muro del pianto il lunedì mattina con tot ragazzi che celebrano con i parenti e amici il loro bar mitzva. E’ veramente toccante, da un lato, e comico, dall’altro. Il peggio: non che sia brutta, anzi, ma la Torre di David, adibita a museo interattivo con la musica diffusa a tutto volume e i ‘ritocchi’ sostanziosi apportati alle strutture sa francamente un po’ di Disneyland. NB: occhio a Mea She’arim! Andateci, ma con cautela e vestiti a modo…Non fate caso alle occhiatacce della gente e pregate solo che qualche ultraortodosso non vi prenda a male parole per il solo fatto di essere entrati nel quartiere (al cui ingresso non pochi manifesti invitano la municipalità a impedire l’accesso ai turisti in quanto questi turberebbero la quiete e la osservanza dei riti).
La sera noi siamo stati essenzialmente nel distretto della German Colony (altrove non c’è molto, in verità).
Ristoranti (per cena) provati: l’Arcadia (buonissimo, ma un po’ fuori prezzo, voto 7.5), l’Olive (buono, fresco ed economico, voto 7) e l’Etzel Pini Bahatzer (nella top three dei ristoranti provati, senza un turista che fosse uno, con una cucina sorprendente legata alla tradizione, ma non senza spinte creative, ottimo rapporto qualità-prezzo, ambiente moderno ma caldo, voto 8).
Localini: a fianco dell’Etzel Pini Bahatzer ci sono gli unici due locali un po’ cool che siam riusciti a scovare a Gerusalemme (il Colony, molto hip e dove mi han servito una Smirnoff black liscia senza guardarmi come un alieno, e il Courtyard, all’aperto e più giovane, dove però non sanno come si beve la Cuervo Gold-Especial e ve la servono con la tonica per far boom-boom..Ahi ahi ahi..).
13-14 agosto: deserto del Negev e Mitzpe Ramon. Viaggetto nel deserto (fuori 45° circa..) con pausa di qualche ora al parco di Ein Avdat (tomba di Ben Gurion, canyons, polle d’acqua e paesaggio lunare: merita lo stop anche se in estate è praticamente impossibile percorrere i sentieri che son segnalati sulla Lonely Planet causa caldo assurdo e quantità abnorme di acqua che dovreste portare con voi). Mitzpe Ramon è un posto da non perdere, il panorama del cratere è veramente unico e (viste anche le altre strutture alberghiere della zona) non potete non pernottare all’Alpaca Farm che vi resterà nel cuore, forse.. (un genio di nome Ilan ha trasportato dal Cile tot centinaia di lama e alpaca che vagano liberi nella fattoria sorvegliati da cani pastore simpaticissimi; le cabins che affittano sono economiche e pulitissime e la colazione che vi porteranno al mattino è sontuosa; noi abbiamo fatto anche un giro all’alba a cavallo sul cratere e ve lo consigliamo caldamente perché galoppare in quell’ambiente al sorgere del sole è un’esperienza irripetibile; voto 9).
A cena siamo saliti all’HaHavit, forse l’unico posto decente che c’è (voto 6,5, ma mangiate fuori in terrazza con il panorama della notte stellata e dei fari delle auto che si inerpicano sulla strada per Eilat).
14-15 agosto: Mar Morto (da Mitzpe Ramon circa 3 ore di auto). Anche qui il paesaggio è favoloso e l’esperienza di fare il bagno nell’acqua più salata (e quasi più calda) di quella in cui si cuoce la pasta è da provare. Attenzione, però, a ciò che non si capisce bene dalle guide: non esistono paeselli, cittadine o villaggi veri e propri, ma ci sono solo alcuni agglomerati di strutture alberghiere e termali i più importanti dei quali sono Ein Bokek e Ein Gedi. Il primo è sulla costa più meridionale del Mar Morto (che in quel tratto è in realtà un bacino artificiale creato per estrarre minerali) ed è un informe accozzaglia di albergoni-palazzoni inguardabili con pratini finti e ‘lidi’ un po’ assurdi. Il secondo è sul vero e proprio Mar Morto (che fra l’altro sta morendo e si sta ritirando ancora di più anno dopo anno, visto che lo privano d’acqua a nord) ed è ‘tripartito’, con una spiaggia (più o meno) attrezzata, un kibbutz e una pseudo spa (rectius: stabilimento termale con spiaggetta, fanghi, piscine solforose etc..). Noi, ovviamente, abbiamo optato per Ein Gedi e abbiamo dormito al kibbutz (che poi è quasi una sorta di villaggio vacanze e infatti nel week end non vi permette di soggiornare solo una notte, ma vi ‘costringe’ a prenotare minimo due notti). A parte la rigidità degli orari del ristorante e alcune altre scortesie del personale, francamente, è l’unica scelta consigliabile (avrete l’ingresso alla spa gratis, fra l’altro, una piscina grande, sebbene affollatissima, e, se ci passerete lo shabbat, sarà molto ‘caratteristico’.. Voto 7). 16-17-18 agosto: Galilea e Golan (dal Mar Morto a Tiberiade circa h2.30 di hw90 nella valle del Giordano; NB: passerete nei pressi di Gerico cui, però, non potrete accedere, quindi, come scritto sopra, se volete andarci, fatelo in taxi da Gerusalemme). Tutto quello che merita di esser visto c’è sulla Lonely, ma forse, rispetto alle descrizioni che detta guida ne fornisce, rimarrete un po’ delusi da Tiberiade (una pseudo-Rimini su un lago, con le solite colate di cemento, i palazzoni a 30 piani e un caos infernale) e dai luoghi cristiani (Cafarnao, Tabgha, anche il monte Tabor, in fondo, ove non abbiamo trovato quella atmosfera che ci aspettavamo e architettonicamente non c’è nulla di rilevante); a noi son piaciuti parecchio, invece, il parco di Hula e quello di Banias, nonchè la strada panoramica che sale da Nimrod e va su su fino al monte Hermon, al confine con la Siria, ai villaggi drusi e al punto di osservazione di Quinetra (che per trovarlo siam diventati scemi, trattandosi di una piccola piazzola con baretto). Infine Tsfat al tramonto, nonostante gli innumerevoli ortodossi ciascuno con dieci bambini zozzetti e urlanti al seguito, merita un’oretta.
In punto accomodation, per il nostro gusto, è da evitare accuratamente l’area di Tiberiade. Molto ma molto meglio la zona di Rosh Pina (un vero gioiellino) o di Korazim. Noi, anche a sto giro, l’abbiamo azzeccata (di puro ‘naso’) e siamo rimasti con il sorriso a 64 denti dopo il soggiorno al b&b dei Frenkels (www.Thefrenkels.Com) che merita una menzione speciale (voto 8,5): vere suites ampie e luminose, posizione strategica e panoramica, tutto lindo e perfetto, colazione favolosa. In più Etha ed Erwin Frenkel sono persone davvero speciali, sia in quanto a cortesia, disponibilità e ospitalità che in quanto a spessore intellettuale e vissuto personale. Se li conoscerete, capirete.
Per cena non avrete che l’imbarazzo della scelta, visti i numerosi posticini della zona di Rosh Pina: noi abbiam provato lo Shiri bistrot e lo abbiamo piazzato al secondo posto assoluto nella nostra classifica ristoranti (vista mozzafiato, cibo eccezionale, vini sorprendenti, un gruppo di tre ragazzini che suonava dixieland, conto ridicolo, voto 9); poi, per non farci mancare nulla, siamo andati anche al celebratissimo Muscat nel resort di Mitzpe Hayamim, sulla strada per Tsfat, che, sebbene ospiti mucche e animali vari quasi fosse una specie di fattoria, fa parte dei Relais et Chateaux (pietanze buone, ricca carta dei vini, ma overpriced e con poco appeal, voto 7-).
18 agosto: Nazareth e Haifa (40 e 60 minuti circa da Rosh Pina). Come in tutti i viaggi, ci sta la giornata ‘storta’ e nel nostro è stata senz’altro questa.
A Nazareth, in assenza di segnali stradali utili, ci siamo persi tre volte e alla fine, spiace dirlo, ma come a Betlemme e negli altri luoghi dove v’è una predominanza di ‘arabi’ israeliani, abbiam trovato poche attrazioni veramente interessanti, ma un gran caos unito a una certa sporcizia. Se siete credenti non potete non andarci, ma non aspettatevi nulla di sensazionale e preparatevi a un tot di tamarri con macchine (orribili) truccate che sgommano con l’autoradio che suona musiche mediorientali a tutto volume. Anche ad Haifa, tralasciando l’impatto con l’umidità asfissiante, non ci è parso che vi sia nulla di impedibile, anzi: trattasi, ciò che non si coglie dalla descrizione esaltante della Lonely, di una cittadona portuale e industriale in fase di (lento) recupero e con pochissimi siti rilevanti (calcolate, per di più, che i giardini Baha’i, effettivamente particolari, li potrete visitare solo prenotando con largo anticipo una visita guidata).
Situazione alberghi non brillante: causa errore dell’ufficio prenotazioni del Beth Shalom (nelle cui tetre sale siamo entrati), ci siam trovati costretti a dormire nell’adiacente ecomostro del Dan Panorama in cui, per la modica somma di 188$, abbiamo ‘vinto’ la moquette lisa, l’arredamento anni ‘80, la piscina sporca e strapiena di bimbi irrefrenabili e un bagnino che alle 18.45 ci ha cacciati in malo modo perché alle 19 doveva chiudere). Ma ci siamo consolati con il numero uno dei ristoranti che abbiam provato in Israele: Hanamal 24, non certo una Enoteca Pinchiorri, ma una perla, in relazione al contesto israeliano, sotto tutti i punti di vista sebbene in una zona del porto dismessa, deserta e difficilmente raggiungibile. Grandissimi, davvero (voto 9,5).
19 agosto: Akko, che risponde in pieno (a nostro giudizio) alla descrizione esaltante della Lonely Planet e che merita almeno mezza giornata (miglior Hummus del paese, pare, chez Hummus Said, nel suk.. Non leggerissimo come pranzo, ma posto molto tipico e comunque da provare. Voto 7+).
19-20-21 agosto: Tel Aviv. Qui il discorso sarebbe troppo lungo e soggettivo. Secondo noi, complessivamente, la città non merita più di un 6,5: strutture fatiscenti in pieno centro, palazzoni dappertutto, in specie a deturpare il lungomare, architettura bauhaus di secondo ordine e mal conservata, traffico e caos notevoli, pulizia discutibile, eleganza quasi nulla (NB: leggete come la Lonely Planet descrive Sheinken street, fateci un giro e ridete di gusto come abbiam fatto noi); per contro, effettivamente, molta vivacità notturna, locali e ristoranti a modo e (alcuni) a livello di certi posti ‘seri’ metropolitani, neve tzedek e old jaffa molto molto carine. Attenzione: la situazione accomodations è abbastanza problematica un po’ tutto l’anno, pare. Noi, pur con qualche dubbio e pur di evitare mostruosità overpriced tipo Hilton e albergoni vari, avevamo deciso di optare per un profilo basso (pur sempre un tre stelle, però) e, vista anche la posizione, abbiam prenotato il Bell Hotel: il posto più squallido e brutto in cui entrambi siamo stati negli ultimi anni, per di più a 100$ a notte! Rapido giro di telefonate e contatti con i nostri ‘agenti’ in loco, non una camera libera per scappare da lì, nottataccia con condizionatore ronzante e odoracci vari, al mattino dopo l’ennesima botta di fortuna e colpaccio all’Andromeda Hill a Old Jaffa grazie a una cancellazione fatta da altri clienti un’ora prima che io chiamassi (un appartamento di 70-80 mq in complesso residenziale nuovo, con piscina naturale e garage, ove abitano anche vari diplomatici italiani, a 150$ a notte..). Inutile dire che è decisamente consigliabile.. A cena: Messa (design, cibo, conto e avventori/ici high profile, voto 7,5 anche per il bar attiguo), Carmella Bistrot (delizioso e relativamente economico, nel mercato di Carmel, divertente da visitare di giorno, voto 7), Orna and Ella (carino, ma se la tirano eccessivamente per quel che si mangia, voto 6,5).
22 agosto: ore 00.00-2.00 drinks da Nanuchka e Brasserie, ore 2 doccia, ore 3 aeroporto, ore 5 volo (come ciliegina sulla torta a forma di deretano, potevamo forse non ‘vincere’ un upgrade in business grazie a un addetto Swiss, tanto gay quanto gentile, che aveva studiato a Firenze ed era innamorato dell’Italia?), ore 9-16 giro a Zurigo, ore 19 Malpensa, ore 22 tuffo nel letto.
THE END (se non vi siete addormentati nel leggere sto sproloquio..).
Tutti i nomi citati nelle descrizioni sono facilmente reperibili sul web.
Per ogni info o consiglio contattateci: gianluigimarino@katamail.Com