Appuntamento al buio!
Questo è quello che stava succedendo a me quest’anno: dopo essere faticosissimamente riuscita a fare rinunciare mio marito alla canonica vacanza sugli sci a favore di una bella settimana alle Maldive, dopo aver letto per mesi e mesi centinaia di racconti su internet per trovare tra le tante un’isola che rispondesse alla perfezione a tutte le mie richieste per una vacanza ideale, il giorno prima di prenotare è arrivato lo Tsunami.
Noi, più per chi sarebbe rimasto a casa in ansia che per altro, abbiamo deciso di cambiare destinazione e dopo svariate litigate con mio marito, dopo una capatina ai Caraibi (per qualche giorno ci eravamo convinti per Cuba!), grazie ai tantissimi racconti di viaggio dal Kenya che leggevo su questo sito mi sono lasciata affascinare da questo paese e così sono riuscita a convincere anche la mia metà ed ho prenotato una settimana a Watamu.
Le nostre più grandi preoccupazioni erano soprattutto di tipo sanitario, vaccinazioni e rischio malaria e così ho cominciato a seguire i vari forum che tanto ne dibattono: è stato qui che ho incontrato Lorenzo il quale mi ha dato un po’ di dritte sul malarone per poi accorgerci dopo qualche giorno che saremmo partiti con i rispettivi consorti proprio lo stesso giorno da Malpensa con la medesima destinazione: l’hotel Aquarius di Watamu.
Di qui è iniziata una fitta corrispondenza che ci ha portato al giorno della partenza con le idee belle chiare in merito a quello che volevamo fare in questa settimana di vacanza (a dir la verità loro, fortunelli, hanno fatto due settimane ma per stare con noi sono stati costretti ad un tour de force non indifferente e per questo li ringrazio ancora tanto).
E’ stato un po’ come avere un appuntamento al buio, perchè potevamo improvvisamente scoprire di essere intolleranti gli uni agli altri quando sarebbe stato troppo tardi per dire arrivederci e grazie, ma la fortuna ci ha assistito e devo dire di aver conosciuto in Lorenzo e Patrizia due delle persone più gradevoli che io abbia mai incontrato nei miei 38 anni di vita.
Una settimana in un paese come il Kenya, con così tante cose da vedere, da assaporare, da assimilare è davvero corta e ti sfugge tra le dita senza che tu te ne accorga.
Fare una sola settimana di vacanza è spesso purtroppo una scelta non sempre e solo di tipo economico, ma spesso obbligata per problemi lavorativi e familiari; ci sono posti dove probabilmente una settimana basta e avanza, ma non è questo il caso del Kenya.
Noi abbiamo fatto un safari di tre giorni allo Tsavo Est ed all’Amboseli.
Amboseli è molto lontano, ai confini con la Tanzania, alle falde del Kilimangiaro, è la continuazione del Parco Serengeti in Tanzania, per raggiungerlo ci voglione circa 10 ore di viaggio ma io sono molto contenta di aver visto la differenza tra i due parchi, lo Tsavo, molto più secco con una vegetazione molto più fitta di arbusti e alberi, acacie e quant’altro, Amboseli una pianura verde acquitrinosa dove ci sono erbivori a perdita d’occhio.
Allo Tsavo abbiamo dormito la prima notte al campo tendato Ndololo: a me è piaciuto molto, molto carina la tenda con tutte le comodità, il water, la doccia (con gli scorpioni nel piatto doccia ma non mi hanno sconvolto come se li avessi trovati in casa mia, forse il contesto li prevedeva!), belli i tavoli sotto gli alberi con le scimmiette che ti saltano sopra la testa.
Dopo cena, tutti italiani, ci siamo riuniti attorno al fuoco, dove un ragazzo Masai ci ha parlato delle loro abitudini e tradizioni e purtroppo siamo riusciti a farci notare per la nostra enorme maleducazione, deridendolo apertamente per ciò che per noi è assurdo ma che non lo sarebbe stato se fossimo nati masai! Mi sono molto vergognata! Alle 23.00 si spegne il generatore e di qui il buio totale (non potete immaginare il numero impressionante di stelle che si riesce a vedere in cielo).
Ninna nanna con i ruggiti del leone (che fosse un nastro?) Non dimenticate di portarvi una pila perchè al mattino quando mi sono alzata, e non c’era ancora la luce, ho zampettato un pò per la tenda cercando mutande e calzini facendomi luce col cellulare! Una pena! All’Amboseli lodge invece pochissimi italiani e “very British atmosphere”, molto coloniale, neri da una parte, al loro posto, e bianchi dall’altra.
Gli accompagnatori, autisti e guide dei turisti, mangiano e dormono in locali a loro dedicati (non me li so immaginare visti gli alberghi per i locali incontrati lungo la superstrada che va da Mombasa a Nairobi!!!!) e per questo pur mangiando le stesse cose che l’albergo dà al turista, pagano una cifra nettamente inferiore di quanto pagato da noi A parte che da mangiare non c’era quasi niente rispetto a tutti gli altri posti dove siamo stati, ma abbiamo compiuto un delitto di lesa maestà, cioè abbiamo invitato la nostra guida Sansone, beach boy da noi consigliatissimo, a mangiare al nostro tavolo, unico nero in tutta la sala; insomma per farla breve Chango, questo è il suo vero nome, è stato costretto a pagare come noi e considerati gli stipendi dei keniani dev’essere stata una piccola fortuna. Non so come siano gli altri lodge ad Amboseli ma questo ve lo sconsiglio perchè pur sembrando molto bello di primo acchito, vi accorgerete che è solo apparenza, sì ha una bella piscina, ma i bungalows non hanno nè aria condizionata, nè ventilatore e visto che non si possono aprire le finestre perchè altrimenti entrano i babbuini e viste le terribili zanzariere che ti si attaccano alla faccia (non c’è il baldacchino ma una zanzariera che come un cono scende dal soffitto per cingere il letto), di notte si crepa di caldo (per fortuna che la temperatura esterna era freschina perchè altrimenti …) ed anche nella vasca da bagno c’è una bella ruggine! Abbiamo visto tanti animali, non abbiamo visto coccodrilli, rinoceronti, ghepardi e leopardi; a dir la verità riguardando le nostre filmine ci siamo accorti di un animale su un albero che è molto probabilmente un leopardo (dal modo di muoversi, dalla coda ecc) ma ce ne siamo accorti solo a casa! Non pensate di fare un safari allo zoo, si vede solo quello che la fortuna ti concede, noi abbiamo visto tanti leoni, c’è chi non li ha visti ma ha visto i ghepardi e noi no! Una bellissima esperienza, da rifare magari al Masai Mara nel periodo delle grandi migrazioni degli erbivori, milioni di animali che si spostano, dev’essere uno spettacolo veramente incredibile.
Oltre al safari abbiamo fatto la gita in barca, a vedere i delfini al mattino (anche lì un gran culo dato che molte altre persone del nostro albergo non sono riusciti a vederli)con pranzo in spiaggia, all’isola dell’amore, a base di riso al polipo, branzino e pesce luna alla griglia e piatto forte aragosta; tutto buonissimo accompagnato da una bella Coca Cola fresca! In Kenya ovunque vi girate c’è la pubblicità della Coca Cola, in tutte le insegne dei negozi di fianco al nome c’è sempre l’insegna della Coca Cola.
Ciò contrasta fortemente con la realtà circostante, fatta di caos totale, sporcizia, persone che camminano lungo la strada portando un secchio d’acqua o un sacco di carbone, bambini con le divise delle scuola, donne velate, mucche, pullmini strapieni di gente camion ribaltati in mezzo alla strada…
Abbiamo visitato anche la fabbrica del legno a Malindi e l’orfanotrofio CHILDREN OF RISING SUN HOME di cui avevo letto in altri racconti.
Toccante l’incontro con i bimbi (45 tra maschi e femmine) tutti senza genitori o con famiglie talmente povere e disastrate da non potersi occupare di loro.
Questa struttura si regge solo grazie alle donazioni dei turisti (soprattutto italiani) e grazie ad un gruppo di nostri connazionali trasferitisi a Malindi che li aiuta anche durante la stagione delle pioggie, quando gli alberghi sono chiusi e turisti non ne arrivano, ma chissa perchè i bambini vogliono mangiare lo stesso. CATTIVONI! Mando un grosso saluto ad Anna, una delle responsabili la quale mi ha spiegato (in inglese, a volte fingevo di aver capito con tutti i soldi che hanno speso i miei genitori per mandarmi a scuola!) come si svolge la vita di questi bambini dei quali il governo keniano si disinteressa completamente.
Vi informo che ho tentato di mandare un bonifico dopo il mio ritorno a casa e la banca mi ha chiesto 40 euro circa (potrebbero essere anche di più non me l’hanno saputo dire con certezza) di spese: è praticamente quanto guadagna un keniano che lavora negli alberghi della costa al mese! Nota dolente il mare, non c’è quasi mai perchè le maree lo fanno ritirare 400/500 metri, e non è possibile fare il bagno al di là della barriera non essendoci pontili e quindi possibilità di risalire: inoltre noi siamo stati molto sfortunati perchè abbiamo trovato molte alghe e mi ha detto Lorenzo che la settimana succecciva è stato anche peggio.
In spiaggia venditori a iosa, vi faranno morire!!! ma anche ridere, vi chiederanno le vostre scarpe, il vostro cappello, le vostre maglie, se badate a loro tornerete a casa in mutande! Strano il Kenya, paese meraviglioso ma con tante contraddizioni, paese in cui non è più possibile per i masai cacciare il leone (per loro uccidere il leone è dimostrare di essere diventati uomini), perchè il leone porta turisti, ma dove gli orfani possono tranquillamente morire di fame! Hakuna Matata, non c’è problema, dicono ma i problemi ci sono eccome.
Ma adesso basta, perchè si entrerebbe in una polemica senza fine, purtroppo l’Africa lo sappiamo è così meravigliosa e terribile, affettuosa, e sconvolta da terribili guerre fratricide.
Non ci è possibile forse capire, ma per favore non scordiamoci di loro.
Un bacio a Lorenzo, Patrizia e Sansone che hanno fatto sì che questa vacanza rimanga per sempre un bellissimo ed indelebile ricordo.
Laura e Roberto