Appun. Di 5 giorni su e giù per l’is. Di Lanzarote
Non si può iniziare senza parlare di Cesar Manrique, pittore, scultore e architetto nato sull’isola e ritornatoci dopo alcune vicissitudini.
Ha contribuito in maniera decisiva a preservare il patrimonio naturalistico e culturale. Amico di Picasso e di Mirò, nella seconda metà del secolo scorso, mise a disposizione dell’amata terra d’origine il suo estro e la sua genialità, disseminando l’isola d’opere in sintonia con il territorio ed evitando, in qualche modo, quello scempio edilizio che caratterizza alcune delle altre isole Canarie.
Ha ideato “il piano regolatore” dell’isola: ha infatti previsto l’espansione in larghezza e non in altezza, per di più con canoni architettonici che richiamano la tipica casa locale: muri bianchi, tetti di muratura appena inclinati (per raccogliere la pioggia e l’umidità notturna in pozzi), infissi in legno verdi o azzurri, a seconda delle zone dell’isola.
A Tahiche, nell’interno dell’isola, si trova la “Foundacion César Manrique”, l’originalissima casa dell’architetto lanzarotegno. Dall’anno della sua morte, in seguito ad un tragico incidente automobilistico, avvenuto nel 1992, la sua casa, costruita su di una colata lavica, è stata trasformata in un vero e proprio museo, al cui interno si possono visitare i vari locali situati a livelli diversi e realizzati sfruttando le naturali depressioni del terreno. Vi sono anche quadri suoi e di artisti famosi dell’epoca, oltre agli schizzi originali dei lavori realizzati durante la sua lunga carriera. Al centro di alcune rotonde stradali si trovano delle sculture di arte moderna chiamate “giochi nel vento”, dato che alcune parti di queste si muovono e girano spinte dal vento. Anche la totale mancanza di cartelloni pubblicitari lungo le strade è una sua idea.
In ogni posto si trovano le possibilità per le escursioni più classiche: Cueva de los verdes, Jameos del Agua, Jardin del Cactus, Mirador del Rio, Parco Nazionale del Timanfaya. Queste sono le cose classiche che tutti vedono ed è facile trovare notizie.
In particolare ci è piaciuto molto il “Monumento Del Campesino”, con il suo museo della cultura agricola. Si trova proprio al centro dell’isola e merita sicuramente una sosta.
Ma il consiglio, visti i prezzi convenienti di affitto e benzina, è di noleggiare un’auto (con la Record abbiamo speso 16 € al giorno con l’assicurazione), e di perdersi tranquillamente per le strade dell’isola. La condizione delle strade è ottima e bastano pochi chilometri per cambiare continuamente il paesaggio.
I centri turistici sul mare sono principalmente tre: Puerto del Carmen, il più rinomato, o più incasinato, appena sotto la capitale Arrecife, con le sue tante insenature e lunghe spiagge. Bella la zona intorno al porto, per il resto ristoranti e pub, per la maggior parte frequentati da inglesi e tedeschi.
Costa Teguise, appena sopra la capitale, costruito in una serie di insenature, negli anni ’70. E’ quello dedicato ai windsurfisti per le sue “playas” che sembrano essere state create apposta: Las Cucharas, Las Salinas e Los Charcos. Inoltre ha l’unico campo di golf dell’isola, una serie di macchie verdi in mezzo alla terra rossa e nera delle aride colline. Qui si possono affittare ottimi appartamenti in tranquilli residence con piscina. Niente di particolare da vedere, solo centri commerciali e pubs pieni di inglesi e tedeschi.
Playa Blanca, si trova all’estremo sud ed è il porto di partenza del ferry per Fuerteventura. Un tempo oasi di pace e paese di pescatori, è quello che sta subendo l’attacco maggiore da parte delle gru e del cemento. Da qui si può raggiungere in auto il parco dove si trovano le spiagge di Playa Papagayo.
Questi invece i luoghi che ci sono piaciuti maggiormente: – Teguise: antica capitale di Lanzarote, fino al 1852. Sviluppatasi ai piedi del basso vulcano Guanapay, su cui è stato costruito il Castillo de Santa Bárbara, fortezza costruita nel 16° secolo, dove gli isolani si nascondevano quando arrivavano i pirati. E’ sicuramente il centro storico più bello dell’isola.
Bello visitarlo nella tranquillità della calura del giorno, o alla ricerca di uno dei tanti ristorantini per la sera o di domenica, giorno dell’importante mercatino che richiama turisti da tutta l’isola.
– La Geria: E’ la più importante zona vinicola. Nella parte interna di Tias si trova la Valle de la Geria, formatasi dalle ceneri vulcaniche che sono state sfruttate per la coltivazione della vite. Sono stati scavati dei fossi circolari, i quali sono stati circondati con dei muretti di pietre laviche (disposte a semicerchio) per proteggere dal vento, i contadini li riempiono di cenere (che trattiene l’umidità e le poche gocce di pioggia che arrivano) e poi ci piantano dei fichi d’india. Dopo qualche anno piantano la vite in mezzo alle radici del fico d’india in modo da avere l’umidità necessaria a sopravvivere. “Pericoloso” attraversare la zona in auto perché ci si guarda sempre intorno e la strada è molto stretta.
– El Golfo: è un’insenatura di sabbia nera (ciò che resta di un gigantesco cratere per metà sprofondato nel mare), dove si è creato, a causa delle infiltrazioni dell’acqua marina e d’alcune alghe, un laghetto di colore verde smeraldo. Il paesino è pieno di ristorantini dove mangiare pesce.
– Los Hervideros: sono delle imponenti scogliere dove, come dice il nome, l’oceano “ribolle”, ovvero l’acqua sorge e rumoreggia a causa delle bollicine di gas. Sono stati ricavati dei sentieri nella roccia lavica dove si può camminare o fermarsi nei “balconi” quando arriva l’onda.
– Haria: questo paese si trova nella valle delle mille palme verso nord. Sembra che per ogni maschio che nasce vengano piantate due palme e per ogni bimba una palma. E’ suggestivo arrivare in auto e dopo tanto paesaggio brullo vedere così tanto verde.
– Playa di Famara: questa spiaggia del nord-ovest è un vero paradiso per i surfisti. Vento continuo e buone onde caratterizzano questa parte dell’isola. Nel paesino, due file di case al bordo della strada. L’atmosfera ai tavolini dell’unico locale (“Casa Garcia” con ottime tapas) è molto hippy e alternativa. – Playa Papagayo: questa zona fa parte di un parco, (si pagano 3€, per auto, per entrare), e quindi non ci sono costruzioni all’interno, ma solo strade sterrate per raggiungere le cinque spiagge che fanno parte della Punta del Papagayo. Nell’ultima baia si trova un campeggio. Bella ma frequentata la spiaggia omonima, (la terza che s’incontra), una caletta che si raggiunge scendendo per un sentiero osservando gli splendidi colori dell’acqua. Bellissima la quarta, la “Caleta del Congrio”, con prevalenza di visitatori naturisti. Spiaggia grande, acqua calma e cristallina.
– Playa Quemada: la spiaggia non è il massimo perché è fatta di sassi, però è soprattutto l’atmosfera del tramonto nei suoi ristorantini che ci ha affascinato. Poche case e pochi turisti arrivano in questo posto chiamato anche “La Plantilla”. Veramente spartana l’atmosfera del ristorante “7 Islas”, con pesce fresco da mangiare nei tavolini che sono solo all’aperto.
– L’isola di Graziosa: l’isola dei sogni! Dove potrai toglierti le scarpe e dimenticare il mondo. Non ci sono strade asfaltate, non ci sono agglomerati, non c’è fretta.
Geograficamente è un’isola appartenente alle Canarie, di 27 Km. Quadrati, d’origine vulcanica con una popolazione di 525 abitanti cui 300 circa pescatori.
La montagna più alta è Pedro Barba, di 266 metri, poi c’è Montagna Amarilla di 170 Metri.
L’isola di Graciosa è la più a Nord delle Canarie e, con la piattaforma oceanica tra le isole di Montagna Clara ed Allegranza, fa in modo che si sviluppi una gran riproduzione delle specie ittiche, facendo dell’isola di Graciosa un posto unico in “Europa” per la pesca.
Graciosa è una parte dell’arcipelago del Chinico, con Allegranza e Montagna Clara, sono parco naturale, ove nidificano uccelli di specie unica. In via d’estinzione vive e si riproduce qui il falco Regina. L’isola è desertica, paradiso di conigli e pernici, priva di coltivazioni praticamente impossibili per la mancanza di sorgenti ed a causa delle rarissime piogge. Graciosa è divisa da Lanzarote da un “Rio”, praticamente un canale. In 25 minuti di traversata, un traghetto, unisce Orzola (Lanzarote) con il porto d’Isla Graziosa (Caleta del Sebo) La temperatura non ha delle grandi escursioni termiche, non scende mai al di sotto dei 14 gradi e non sale mai al di sopra dei 28 gradi.
Ci sono diverse spiagge, la più grande è la spiaggia della “Concha” (denominata così perché è composta di conchiglie piccolissime). La spiaggia della Francesa, più comoda da raggiungere a piedi dal paese con una camminata di una mezz’ora, e la spiaggia di Montagna Amarilla.
Il paese è formato da case di forma cubica, bianche, con finestre verdi o azzurre. Ci sono due piccoli supermercati, una chiesa, un medico reperibile 24 su 24, una banca, una farmacia, diversi piccoli bar, ristoranti, due pensioni. I ritmi sono scanditi dall’arrivo o dalla partenza del traghetto.
Turisti che ritornano dopo la visita in giornata del paradiso o abitanti dell’isola che tornano dopo una giornata di lavoro a Lanzarote.
Come arrivare ad Isla Graciosa: Costo del taxi dall’aeroporto al porto d’Orzola (dove ci s’imbarca per Graciosa) 30-35 euro circa. Costo del traghetto: Orzala – Graciosa a/r 13€ (durata 20 minuti circa.) Orari Traghetto: Da Orzola: 10.00 – 12.00 – 17.00 (18.30 estivo, da giugno) : Da Graciosa: 8.00 – 11.00 – 16.00 (18.00 estivo, da giugno)