Andalusìa, un sogno sospeso

Una settimana incantevole nel sud della Spagna
Scritto da: farmenise
andalusìa, un sogno sospeso
Partenza il: 24/05/2011
Ritorno il: 31/05/2011
Viaggiatori: 4
Spesa: 1000 €
Sette giorni in Andalusìa sono sicuramente pochi per conoscere davvero questa terra sospesa tra due mondi, l’Europa e l’Africa, ma certo sufficienti per farsene ammaliare… con la speranza di tornare per rivedere quello che vi ha colpito nel profondo come per ammirare le tante, troppe meraviglie forzatamente trascurate la prima volta. Nello mese di maggio, strategico per evitare il grande caldo del sud della Spagna, partiamo da Bari in 4 adulti (ma con spirito giovane), con volo comodo ed economico Ryanair diretto per Siviglia ed arrivo puntualissimo alle 19:30; ritiriamo l’unico bagaglio imbarcato (10 Kg per ciascuno per una settimana sono però davvero una utile prova di sopravvivenza…) ed eccoci al banco Hertz per il ritiro della macchina prenotata con il volo sul sito Ryan a fine gennaio, una nuovissima Megane Tourist che l’addetta voleva furbescamente upgradarci gratuitamente con una inutile Kia per 9 persone; resistiamo alla offerta, acconsentendo alla protezione Casco supplementare di 78 € contro la molto convincente minaccia di una franchigia di 800 € per un singolo raschio, e TomTom alla mano siamo pronti ad assaporare l’agognata vacanza, con prima tappa a Siviglia, a soli 13 Km di distanza. A conti fatti, a fine vacanza, la macchina ci sarà costata circa 250 €, più 70 € di gasolio per i 1000 km percorsi, e meno di 15 in totale per i pochissimi tratti autostradali a pagamento. In verità la prima sera qualche intoppo ci frena: tra mappe non aggiornate, lavori stradali (un Leit-motiv in Spagna…almeno a giustifica del loro deficit pubblico!), e navigatore in tilt per la frequente perdita del segnale nei vicoli del Casco Antiguo, il quartiere scelto per il nostro primo albergo, arriviamo alla meta molto tardi, dopo aver parcheggiato a circa 3 km, in zona però free; a conti fatti, arrivare in albergo in taxi, in centro, per meno di 10€, si rivela più economico del ricorso, per i due giorni previsti , al garage dell’albergo o ad uno dei tanti aparcamientos sotterranei vicini al centro, sicuramente più cari per quanto comodi, visto che comunque le zone turistiche sono facilmente raggiungibili a piedi. L’offerta prepagata Booking.Com, comprensiva di cena per entrambe le sere per l’Hotel Cervantes nella omonima calle, si rivela strategica: rimediamo una cena quasi completa alle 23 passate, cosa sicuramente inusuale per un hotel, con personale gentile e disponibile. Al mattino seguente l’Hotel si rivela, come le camere, davvero bello e meritevole delle 4 stelle per i suoi splendidi patii verdeggianti ed accoglienti…ma il tempo è tiranno, e partiamo per la visita della zona centrale non senza esserci fermati per colazione alla vicina pasticceria La Campana, consigliata da Lonely Planet, proprio all’angolo di calle Sierpes, dove abbiamo degustato cappuccini muy calienti e buonissimi dolci; il pomeriggio seguente gusteremo un’ottima granita di limone ed una caratteristica orchata, nutriente e fresca spremuta di un tipo di tuberi che ricorda il latte di soia. In centro, sotto le mura della Cattedrale, incrociamo un assai simpatico vecchietto, che, fiutati i turisti, si attacca al nostro piccolo gruppo elargendo consigli non richiesti e ci guida in un dozzinale negozio di paccottiglia locale….ci vorrà qualche spicciolo per staccarcelo di torno, con la promessa di non cadere più in simile trappole! Appurato che la cattedrale apre alle 11 alle visite, andiamo verso il Guadalquivir (dall’arabo, grande fiume), per una rilassante passeggiata sul lungofiume verso la Torre de Oro e la bella Plaza De Toros, molto diversa da quella di Madrid, con una bella statua bronzea di torero sul davanti. Dopo la visita al bellissimo Alcazar (ingresso €7.50), tuttora palazzo reale,con le sue stanze decorate dagli arabi ed e suoi bei giardini, entriamo nella grandissima Cattedrale, terza al mondo per dimensioni, dove ammiriamo tra le altre cose la tomba di Cristoforo Colombo (pare che una parte dei suoi resti ci sia davvero), ed una meravigliosa e gigantesca pala di altare in legno intagliato e decorato. E’ ora il momento della abbastanza agevole salita sulla Giralda, il campanile-minareto simbolo di Siviglia, con la sua bronzea statua sulla cima; dall’alto il panorama è davvero bello…ed il gran caldo ci fa invidiare la frescura delle tante azzurre piscine sparse sui tetti vicini.

Appena scesi ci catapultiamo per il meritato ristoro alla vicinissima Cerveceria Giralda (Lonely Planet), dove degustiamo a prezzi abbastanza economici tradizionali tapas e freschissima cerveza nel caratteristico ambiente di un ex bagno turco. Dopo una piccola siesta in hotel raggiungiamo sempre a piedi, in circa 30’,passando per l’animatissima zona universitaria con interessanti localini (ma l’Erasmus ai miei tempi dov’era?) la bellissima Plaza de Espana con il suo tripudio di maioliche ed annesso laghetto artificiale e vicino parco-giardino; nonostante si tratti di una architettura concepita a fine anni ’20 a puro scopo celebrativo, conserva un fascino indubbio per spagnoli e turisti per la bella rappresentazione su maiolica di tutte le province spagnole. Rientriamo in hotel in tempo per la cena programmata (e pagata) passando per il barrio Santa Cruz, con l’omonima piazzetta ed i suoi bei negozietti, tra i quali alcuni di buon livello, con bella oggettistica ed artigianato. La cena in albergo, assai piacevole, si svolge in uno dei suoi fantastici patii con albero di aranci, ma nel dopocena della ultima serata a Siviglia non possiamo perderci una passeggiata nella zona della Alameda de Hèrcules, popolare e giovanile ma per questo più sincera dal punto di vista turistico; un enorme viale alberato pieno di locali di ogni tipo, frequentati da studenti e gente del posto, e noi optiamo per Los Coloniales e la sua brocca di freschissima sangria (12 €). Al mattino seguente colazione dal vicino cafè bar del Duque, nella omonima piazza, segnalato da Lonely Planet per i suoi churros, fritti al momento e leggermente salati, da tuffare nella cioccolata calda, un tripudio dei sensi per i golosi con annesso immane senso di colpa per la linea….Con il taxi, ritrovata fortunatamente intatta la macchina, raggiungiamo dopo circa 120 km ma sotto una fastidiosa pioggia la nostra seconda tappa sull’Atlantico, Cadice, non senza una deviazione per Jerez de la Frontera, dove però non riusciamo a visitare nessuna delle celebri cantine, tra cui quella del tio Pepe, la cui visita, a pagamento, va prenotata e comunque incomincia alle 12. Dopo una anonima periferia e qualche errore del TomTom, raggiungiamo il Barcelò, un lussuoso 4 stelle prenotato ad incredibile prezzo sempre su Booking.com, certo il migliore degli alberghi del nostro soggiorno. Anche qui rifiutiamo il proposto parcheggio in albergo e fidandoci della sorte andiamo verso il centro storico, a circa 2 km, parcheggiando nei pressi del porto a Las Caletas. Di qui ci muoviamo verso il centro, un pò anonimo e meno pulito del solito…si vede dai tanti muri scrostati la natura marinara del posto, ma in compenso la Freiduria Las Flores, nella omonima piazza, merita quasi da sola il viaggio: tapas di mare, favoloso fritto misto con sardine e San Miguel ghiacciata alla spina a meno di 50 € in 4. Nel primo pomeriggio, dopo un passaggio al mercato centrale con i suoi banchi carichi dei primi tonni di stagione e di crostacei, sulla spiaggia tra le due fortezze di Cadice cogliamo l’occasione di una pennichella sotto il sole, mettendo per il momento a mollo solo i piedi nel fresco dell’oceano….mentre a pochi passi da noi una scolaresca di piccolissimi bambini sguazza felice ed un gruppo di ragazzotti usciti da scuola gioca a pallone: sono pur sempre i campioni del mondo in carica!!! Nel pomeriggio, di nuovo con la macchina in centro in park a pagamento, ci concediamo un bel giro del lungomare decorato con curatissimi giardini, nei quali svettano due enormi alberi della gomma con spettacolari tronchi. Nel centro di Cadice ci imbattiamo in una specie di fiera medioevale con bancarelle tipiche di prodotti vari, dalla erboristeria alla gastronomia, ma non c’è molta gente, forse per il tempo incerto, dato che pioviggina a tratti, e comunque per la cena optiamo per il tapas bar La Gorda te da de Comer, segnalato da Lonely Planet ma soprattutto dalla locale addetta al park. Il locale si presenta davvero bene, e dopo pochi minuti dal nostro arrivo si riempie di gente del posto; qui gustiamo tapas innovative come piccoli tranci di melanzane fritte da intingere nel gazpacho o in un miele denso e scuro, per una spesa inferiore ai 15 € a testa, cerveza ghiacciata inclusa. Il mattino seguente si presenta con un tempo grigio che rapidamente volge al bello con ampi squarci di azzurro; il programma prevede la tappa più lunga di trasferimento da Cadice a Malaga, con tragitto lungo la Costa de La Luz affacciata sull’Atlantico. Ci perdiamo così il tratto di strada interno che passa per i cosiddetti pueblos Biancos, ma anche la rituale visita alla Rocca di Gibilterra, avendo deciso per altre priorità. La nostra prima tappa è infatti il faro di Trafalgar,alla punta di un promontorio sabbioso davanti allo specchio di mare dove si svolse una delle più famose e cruente battaglie navali della storia, ora circondato, per fortuna a debita distanza, da nuovi comprensori turistici che sicuramente in piena estate rendono il posto infrequentabile…(Report su Rai3 ha parlato recentemente di Spagna colpita da tsunami di cemento, e tra qui e la costa del Sol, più a nord, non si può non condividere), ma in questa stagione praticamente deserto ed affascinante. Seconda tappa a Zahara de Los Atunes, un microscopico centro turistico con splendida spiaggia e gli imponenti resti di una antichissima tonnara in fase di restauro. Terza tappa, quando l’ora di pranzo è ormai giunta, alla spiaggia di Bolonia, El Lentiscal, a 10 km da Tarifa, dove ci sono i ben conservati resti della romana Belo Claudia, città che riforniva l’Urbe del suo celebrato garum. Non visitiamo le rovine, attratti ed affascinati da una lunga e dorata spiaggia davanti alle lontane montagne del Marocco; pranziamo da Sophia, a Les Caracoles, come sempre segnalato da Lonely Planet e con un invitante sito Web. Essendo venerdì e fuori stagione non attendono nessuno per pranzo, ma Sophia, spirito pratico inglese e multilingue, si attiva immediatamente, e mentre noi prendiamo il sole e timidamente testiamo la temperatura dell’Oceano (non male) ci allestisce un pranzo semplice ma gustoso: insalatina mista, gamberoni e sgombri alla plancha accompagnati da una indimenticabile brocca di tinto de verano, versione estivissima della sangria, il tutto davanti ad un mare azzurrissimo ed ad una piccola mandria di pacifici tori e mucche che pascolano beatamente sull’erba antistante…davvero un posto incredibile!!!! L’unica piccola delusione è rappresentata dall’arrivo di un invitante cesto di lumache, les Caracoles appunto, e da piccoli tonni, ci dicono i primi della stagione, purtroppo pronti per l’indomani. Sophia è molto simpatica e, desiderosa di rinfrescare il suo buon italiano (è inglese ed ha vissuto qualche anno a Milano, per decidere poi di ritirarsi a vivere proprio in riva all’oceano), ci intrattiene piacevolmente con foto e ricordi della sua vita, ma come si vivrà qui in pieno inverno? Finalmente ci rimettiamo in viaggio per raggiungere Malaga, un tratto quasi tutto in autostrada e l’unico a pagamento che abbiamo incontrato, rimpiangendo Tarifa, le cui vicine spiagge pullulano di multicolori Kite-surfers, perché certo meritevole di una sosta non superficiale. Poiché il mirador sullo stretto compare, assai mal segnalato, dopo una curva ed affollato da bus turistici, godiamo dalla macchina, senza fermarci, della bellissima vista sulla stretto e poi della discutibilissima lottizzazione turistica della costa del Sol, che a ragione abbiamo deciso di trascurare. Il nostro arrivo è a Malaga nel tardo pomeriggio, Hotel Silken Puerta, un prestigioso 4 stelle prenotato su Lastminute.it, anche qui con il vantaggio di raggiungere il centro con una breve passeggiata, dopo aver lasciato l’auto in un posto free. Malaga, che doveva essere solo una tappa di sosta intermedia, si rivela una piacevolissima scoperta, perché è una città bella, con ampi ed eleganti viali, ed un meraviglioso centro quasi tutto organizzato come zona pedonale, pieno di negozi e locali con tavolini sulla strada, e tantissima gente; per di più cogliamo l’arrivo in una delle piazze più belle del locale corteo dei Los Indignados, il movimento di protesta sorto spontaneamente da poco in Spagna, ed è un vero piacere vedere sfilare insieme pacificamente cittadini di ogni età razza e sesso che chiedono lavoro, libertà e tutela dei diritti civili….forse la coscienza degli europei sta finalmente vivendo un sussulto di risveglio dopo il torpore del finto benessere degli ultimi anni? la folla che scandisce el pueblo unido jamàs serà vencido, seppure in un contesto assai diverso dal passato, fa ancora venire i brividi sulla pelle. Ammaliati da Malaga, della quale purtroppo non riusciremo a vedere altro, ceniamo benissimo al Tapeo de Cervantes, un localino caratteristico e strapieno segnalatoci da amici in calle Carcer ,vicino all’omonimo teatro, anche qui con tapas e dolci davvero buoni (71€ in 4). Il mattino seguente una agevole tappa autostradale di 136 km ci Porta a Granada. Qui decidiamo di andare direttamente in centro, lasciando l’auto in uno dei parcheggi centrali sotterranei, per cominciare il nostro giro di visita, ed infatti facciamo in tempo a visitare la cattedrale ed a girare alcune delle belle ed affollate, forse per il passeggio del sabato, strade centrali Intorno a piazza Bib-Rambla, compreso il mercato di Sant Agustin (niente di ché). Dopo un discreto kebab di sopravvivenza ed un gelato, ci avviamo all’hotel Rallye, sullo strategico viale di scorrimento Camino de Ronda, ahimè provvisoriamente trasformato in un immenso cantiere a cielo aperto con relative interruzioni e deviazioni del traffico che Minano seriamente la credibilità del TomTom; in ogni caso anche qui dopo qualche patema riusciamo a lasciare l’auto in una zona free e vicina, da dove la riprenderemo dopo due giorni, data la vicinanza a piedi del centro. Dopo la meritata siesta pomeridiana torniamo in centro per visitare la Capilla Real, con le tombe di Ferdinando ed Isabella e del resto della famiglia, ed un piccolo ma interessantissimo museo. Quindi visitiamo l’Alcaiceria, antico quartiere arabo della seta, ora trasformato in un allegro suk di negozietti per turisti, ma le incantevoli strutture architettoniche arabe, seppure in fase di restauro, unite ad un artigianato non sempre banale, rendono comunque il posto godibile. Sostando successivamente in Plaza Santa Ana, vicino alla omonima ed antica chiesa, incappiamo in un matrimonio, completo di uomini in tight e damigelle e matrone avvolte in appariscenti e multicolori abiti lunghi, da noi senza offesa improponibili, con arrivo della sposa in maggiolino cabrio…tutto molto folkloristico! Per la cena una dritta, avuta da amici che c’erano stati pochi giorni prima su consiglio di un tassista, ci porta alla paella di Leon, in calle Pan, vicinissimo a Plaza Nueva; qui dopo il canonico tempo di preparazione di circa 50’ (garanzia di non precotto) ci viene servita in ambiente caratteristico una davvero ottima, e meritevole di segnalazione, paella mista mare-terra in abbondanti porzioni, e ci concediamo anche il bis dal caratteristico tegame (67 € con dolci e birra). All’uscita è ormai buio e non possiamo perderci una passeggiata in salita lungo la caratteristica Carrera del Darro, una stretta stradina che lungo un torrente si arrampica sul lato del quartiere arabo alle falde della Alhambra, con le sue torri illuminate, quasi in contemporanea con il corteo nuziale, di taxi ed auto private, padesso in salita verso la sovrastante sala per i rituali festeggiamenti….Durante la piacevole salita, fino ad un piccolo spazio verde con panchine dove gli sposi sono impegnati con le foto, dagli affollati bar lungo il torrente si odono piccoli boati mentre il Barca e Messi affondano lo United, e fa piacere vedere che anche questa parte di Spagna festeggia con i catalani la meritata Champions! Mentre piccoli cortei di tifosi blaugrana vanno dirigendosi verso il centro, ci ritiriamo per il meritato riposo. Al mattino, di buon passo a piedi, ci dedichiamo alla visita dell’Albayzìn, primo insediamento arabo di Granada, sito sulla collina di fronte l’Alhambra. Lungo la piacevole salita, la stessa della sera precedente, ci imbattiamo nella testa di quella che ci sembra una piccola processione, che avvicinandosi ad una chiesa lungo il percorso si manifesta come un affascinate manifestazione religiosa; dall’antico portale della chiesa si affaccia e lo oltrepassa una magnifica statua della Addolorata con un bellissimo manto rosso, portata a spalle da decine di ragazzi che camminano alla cieca sotto il suo baldacchino, sovraccarico di candele ed argenti, con banda, incenso e notabili locali nelle divise della confraternita…davvero uno spettacolo indimenticabile, anche considerando che al rientro, a sera verso le 23:30, incroceremo nuovamente la processione al suo ritorno nella stessa chiesa! Il quartiere dell’Albayzìn si rivela un interessante dedalo di viuzze strette e tortuose in salita che si allargano all’improvviso in piccole piazze accecate dal sole, a ricordare certi paesi del nostro Sud, e trova il suo apice naturale nel belvedere – Mirador di San Nicolas, vicino alla chiesa dedicata allo stesso santo, da dove una visuale mozzafiato spazia dalla Alhambra ai retrostanti ghiacciai della Sierra Nevada. La discesa verso plaza Nueva attraversa stradine con interessanti negozietti e teterie che espongono ghiotti dolci arabi. Per la sosta pranzo, dal giorno prima avevamo adocchiato La Cueva, in calle Reyes Catolicos 42, una casa di invitanti Jamon appesi a dozzine al soffitto: entriamo giusto un attimo prima che si riempi di turisti affamati e di locali per il rituale brunch domenicale (appena alzati?) e riusciamo a gustare, per 32 €, panini caldi e morbidi con Ottimo jamon iberico, sempre accompagnati da Cruzcampo alla spina ghiacciata e leggerissima, per la gioia dei sensi. Al pomeriggio ci attende l’Alhambra, e quindi optiamo per una siesta ristoratrice. I biglietti per la visita li abbiamo ovviamente prenotati e Pagati un paio di mesi prima contestualmente al viaggio aereo ed agli alberghi, scegliendo per le 17 l’orario di ingresso, cioè quello per il quale bisogna trovarsi all’ingresso del Palacio Nazaries, già all’interno della fortezza-quartiere dell’Alhambra, il sito che è in pratica a numero chiuso per l’accesso, mentre resta visitabile tutta la parte esterna, giardini del Generalife e giro delle mura comprese. A questo punto è necessario fare tre raccomandazioni: 1-per arrivare abbastanza riposati evitate in ogni caso la dura salita a piedi verso la fortezza, o usando i minibus del servizio pubblico dedicati, che partono da vari punti del centro, ma passano tutti dalla plaza Nueva, o ancora meglio, come abbiamo fatto noi, in taxi direttamente dall’albergo fino alle biglietterie, in 4 per l’esosa somma di 5 euro! 2- arrivate puntuali all’ingresso del Palacio Nazaries, ma, specie se il clima non troppo caldo ve lo consente, entrate almeno 1 o 2 ore prima dell’orario fissato per godervi le altre cose da vedere, giardini, mura e palazzo di Carlo V ( se tardate potrete sempre vederli all’uscita) 3- Per prenotare usate una credit card non virtuale,come fatto da noi, per poter ritirare i biglietti da alcuni totem tipo bancomat posti all’ingresso, evitando le sicure code alla biglietteria, e portate con voi anche doc di identità e copia del titolo di acquisto via internet: arrivare fin lì e non riuscire a visitare tutte le meraviglie dell’Alhambra potrebbe minare la vostra autostima, nonché causare liti furibonde con partner e/o compagni di viaggio che mai più vorranno viaggiare con voi! Siete avvisati. All’uscita, tramortiti dalle meraviglie dell’Alhambra, torniamo sempre con un economicissimo taxi in plaza Nueva e decidiamo di completare la giornata full immersion in Arabia con una cena …araba al risto Arrayanes (Lonely Planet, Cuesta Maranas,4; la tagine di agnello con mandorle ed il cuscus di pollo, segnalati dalla guida ed accompagnati da una scenografica limonata per l’assenza di alcolici nel locale sono davvero eccellenti, al costo di soli 69 €. La giornata è degnamente completata da un ottimo tè caldo alla herba buena (è menta, non illudetevi…), con dolcetti arabi nella atmosfera della teteria As Syrat, in calle Caldereria Nueva. Al mattino seguente, tappa di 235 km Verso Cordoba, optando per il tratto autostradale che prima dirige verso Siviglia e poi sale verso Cordoba, come consigliatoci da un tassista il giorno prima. Raggiungiamo l’hotel NH Califa e, vista la vicinanza con il centro, optiamo per il park dell’Hotel, non avendo necessità come al solito di usare l’auto fino al giorno seguente. Approfittiamo di una schiarita fra due imponenti scrosci di pioggia e cominciamo a girare le strade della vicinissima Juderia, l’antico quartiere ebraico, pieno di locali e negozietti ad evidente vocazione turistica, ma non sgradevoli, e ci avviciniamo alla imponente Mezquita-Cattedrale, le cui mura imponenti, in qualche punto un po’ sbrecciate, non lasciano intuire il tesoro architettonico nascosto all’interno, oltre il bel giardino dei soliti aranci. A due passi, il Bar Santos, segnalato giustamente dalla Lonely Planet in calle Magistral Gonzales Francès, fornisce, dopo adeguata attesa per coda, abbondanti porzioni a 3 € ciascuno di ottima Tortillas, cerveza ghiacciata compresa, da consumare al volo per strada, con qualche acrobazia, ma ne vale sicuramente la pena. Nel pomeriggio ci dedichiamo alla visita della parte più moderna di Cordoba, tra le belle plaza de las Tendillas, plaza San Miguel e plaza de la Corredera, ma i quartieri commerciali e moderni delle città sono simili in tutto il mondo…; a sorpresa, nei pressi di Plaza de las Tendillas, un semplice cartello sul muro indica la possibilità di acquistare dolci artigianali presso il vicino convento di clausura delle Carmelitane Descalzes: bussando al portone si accede ad un ampio patio verdeggiante da dove, attraverso una ruota di legno e senza vedere la nostra interlocutrice, acquistiamo dei buonissimi dolci a base di sfoglia e Gelatina di frutta, sacrificati per la colazione dell’indomani. A sera ci attende la famosa Mezquita-Cattedrale, dulcis in fundo del nostro viaggio in Andalusìa, nella quale colpisce la pacifica coesistenza, sin dal corpo murario esterno, dei tipici archi arabi con le icone della cristianità, e lo svettare dell’imponente campanile, già minareto della primitiva moschea, a sua volta sorta su una chiesa cristiana dei visigoti, questa regolarmente acquistata al’uopo dagli emiri dell’epoca, e già ciò appare, ai giorni nostri, stupefacente; al contrario, dopo le sanguinose guerre per la reconquista dei territori arabi da parte dei sovrani cattolici di Castiglia, una cattedrale fu edificata ex novo all’interno della straordinaria moschea, con inevitabili ed imperituri danni architettonici, e nonostante il parere contrario della nobiltà cattolica locale. A dispetto di chi secoli fa volle umiliare una religione sconfitta, il tutto oggi rappresenta comunque una straordinario mix culturale nel quale una foresta di archi bianchi e rossi che simulano un palmizio di datteri accoglie una severa cattedrale cattolica…un posto magico dove le due religioni per una volta sembrano finalmente fondersi e potenziarsi a vicenda, il tutto a poca distanza da una altrettanto bella sinagoga…un sogno di pace. Consigliamo, se possibile, di prenotare per tempo la visita notturna sul sito El Alma De Cordoba, 18 € per una esperienza sensoriale con luci, musica ed audio-guida, destinata a rimanere indelebilmente impressa nell’animo di ogni viaggiatore (ed il ricordo vi deve essere sufficiente, a causa del divieto di fotografare all’interno). Poiché anche il corpo, oltre lo spirito, merita i suoi svaghi, concludiamo la serata con una cena nel suggestivo scenario del tetto della vicinissima Casa Pepe della Juderia, appena un po’ più costosa del solito standard in Spagna, a base di salmorejo e stufato di rabo de toro, che qualcuno avrà difficoltà a digerire….per questo consigliato a stomaci robusti; infatti per una notte tranquilla non sarà sufficiente un’ultima passeggiata post cena per i vicoletti della Juderia, alla scoperta degli scorci di Calleja de las Flores e della vicina piazzetta più piccola del mondo. Il mattino seguente, ultimo giorno del nostro viaggio, non troviamo in plaza de la Corredera il mercato segnalato dalla Lonely Planet, evidentemente spostato in altra sede; per questo ci dedichiamo a girovagare ancora per Cordoba, verso il bel ponte romano sul Guadalquivir, incredibilmente fino a poco tempo prima percorso dal traffico automobilistico, la torre di Calahora, l’Alcazar (che decidiamo di non visitare), e la bella piazzetta del Potro, ricordata da Cervantes. A questo punto, considerando i circa 120 km che ci separano dall’aeroporto di Sevilla, decidiamo per sicurezza di riprenderci l’auto dal garage dell’albergo e di avvicinarci facendo tappa intermedia nella cittadina di Carmona, con una brevissima uscita dalla autostrada. Dopo una sosta ristoratrice con pranzo al sacco ancora con ottimo pane e jamon sapientemente acquistati nel centro di Cordoba al mattino, la visita di questo paese si rivela davvero piacevole, con un centro storico circondato da poderose mura di origine araba, interessanti palazzi ed un bel duomo con il solito mix Minareto-campanile. Nonostante una strategica e momentanea inversione di marcia per assicurare il pieno alla nostra auto, causa la penuria di aree di servizio in autostrada, rispetto a noi in Italia, continuiamo l’avvicinamento all’aeroporto in orario congruo per le varie pratiche di imbarco previo rilascio alla Hertz della nostra ottima compagna di viaggio, che supera a pieni voti dopo 1000 km l’esame ispettivo della severa addetta alla riconsegna. L’attesa per l’imbarco è, come sempre, po’ triste, con in più l’aggravante di una coda per l’imbarco di lungo una vetrata esposta al rovente sole del pomeriggio ed il solito passaggio con qualche patema alle forche caudine del bagaglio a mano della Ryan…ma il volo arriva a casa puntualissimo nonostante le turbolenze atmosferiche. Hola, non adiòs, Andalusia, con un po’ di nostalgia!

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Mezquita dalla Calleia des Flores by nigth

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Giralda

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Sevilla

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Mezquita dal tetto di Casa Pepe

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Tinto de Verano

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luci dell' Alhambra

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capo Trafalgar

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El Lentiscal_Bolonia

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Cordoba

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