Andalusia, tapas y vino

Er tinto de verano c’avete?
Scritto da: GaFlo
andalusia, tapas y vino
Partenza il: 20/08/2012
Ritorno il: 31/08/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Una vacanza progettata da tempo, tanto che la memoria torna alla nostra gita umbra del Gennaio 2011 (www.turistipercaso.it/umbria/61003/umbriacatissimi-dumbria.html) quando, in una libreria di Perugia, i Nostri imbattendosi in una delle ormai introvabili Geoguide del Touring alla lettura del titolo “Andalusia: Siviglia, Granada e Cordoba” e del prezzo scaccia crisi di 4.90 euro pensarono “magari un giorno …”. E quel giorno è arrivato, Lunedì 20 Agosto 2012, che ci ha visto arrivare in tarda mattinata a Malpensa, rigorosamente Terminal 2, punto di partenza del volo Easy Jet che in quasi tre ore ci ha portati a Malaga, terra Andalusa.

Lunedì 20 Agosto

Malaga sarà solo un punto di transito del nostro viaggio ed infatti, appena atterrati, ci mettiamo con pazienza in coda per il ritiro di un auto a noleggio che ci permetta di incastrare la valigia formato ferie della Signora e con la quale percorreremo i circa 1.600 km della vacanza. Prima tappa scelta per questo tour è Tarifa, località di mare per un inizio soft che ci permetta di lasciarci alle spalle da subito stress, fatica ed ansie di un anno di lavoro. Pur essendo una città turistica, Tarifa non ha perso il proprio fascino che le deriva dalla sua posizione geografica sullo stretto di Gibilterra a soli 13 km dal Marocco, il che fa di questo luogo il punto più meridionale dell’Europa occidentale. Le stradine così come le piazzette del centro storico, pervase da un’atmosfera nord-africana e spazzate da un vento Atlantico davvero forte, ci portano fino alla chiesa di San Mateo, dietro la quale si trova il Ristorante Mandragora. Cous cous di verdura, Falafel fritti e speziati e spezzatino di agnello alla frutta secca sono evidentemente ispirati all’altra costa dello stretto e ci convincono a provarli accompagnati da un po’ di vino rosso prima di rientrare in hotel per la prima tranquilla (non vedo perché il mio tossire per oltre 2 ore non possa essere abbinato a questo aggettivo) notte fuori casa.

Martedì 21 Agosto

Per una buona abbronzatura di fine Agosto secondo Flo: spalmare in modo omogeneo in tutti i punti del corpo un’abbondante quantità di crema protettiva numero 30, prestare maggiore attenzione ai punti delicati quali viso, collo, interno gomito, retro ginocchio e piede destro, ripetere l’operazione più e più volte durante la giornata. Per una buona abbronzatura di fine Agosto secondo Ga: pallone, canotta da mare, libro da leggere in spiaggia, una ditata di crema protettiva numero 5 sulla fronte spalmata una sola volta alle ore 9 in albergo ed il tipino da spiaggia è pronto per la cottura!

Raggiungiamo la magnifica Playa de Bolonia, a circa 20 km dal centro città, un’ampia spiaggia atlantica non particolarmente affollata, caratterizzata dal mare pulito un po’ mosso e dal forte vento tipico della zona. La mattinata trascorre piacevolmente tra abbronzatura, chiacchiere da spiaggia, letture e sonnellini. A pranzo ci spostiamo nel bar-ristorante della Playa dove mangiamo, ad un prezzo onesto, un trancio di tonno ed il gazpacho, una zuppa a base di verdure crude che qui in Andalusia, a differenza di altri posti (vedi Portogallo, http://turistipercaso.it/portogallo/59181/obrigadissimi-in-portogallo.html), viene servito nel bicchiere non perché avevano finito i piatti come pensavamo ma semplicemente perché qui il tutto viene frullato e servito con ghiaccio. In fondo alla spiaggia una distesa di sabbia risale alcune collinette formando delle dune tipicamente desertiche che invitano i bagnanti ad avventurarsi sino alla cima con zaino in spalla e copricapo alla Lawrence d’Arabia. Là sopra si gode di uno scenario particolare di sola sabbia mentre, rivolgendo lo sguardo verso il basso, si vede la bella costa spagnola e oltre il mare si distingue a fatica anche qualche montagna del Rif marocchino.

Nel tardo pomeriggio rientriamo in albergo e ci prepariamo per la serata che vogliamo dedicare alla movida che si diffonde in città a partire da ora di cena, chiaramente non la mia (ore 19 circa) ma quella spagnola (ore 22 circa). Prima però abbiamo tempo di passeggiare sul lungomare e fermarci qualche minuto in spiaggia a vedere un gruppo di surfisti (ancor più comune qui è il kitesurf per via del forte vento) atti a cavalcare onde particolarmente alte al tramonto. In centro tutti i localini sono già affollati e così ci accontentiamo di un locale messicano, non propriamente tipico, con tavolini disposti in una bella piazzetta ricca di vita dove, tra le altre cose, assaggiamo una deliziosa portata di jamon iberico accompagnato da due ghiacciate cerveze (prosciutto e birra per gli italofoni). Il resto della serata sarà un peregrinare da una piazzetta all’altra, da una stradina a quella successiva, passando tra bar con decine di mojito allineati, locali con cortili affollati, momenti di sportività e negozietti che vendono bracciali di ogni colore. Poco dopo la mezzanotte rientriamo in hotel soddisfatti dove, dopo un altro paio di ore di tosse, ci riposiamo perché da domani iniziano gli spostamenti.

Mercoledì 22 Agosto

Da Tarifa rientriamo nella provincia di Malaga per raggiungere Ronda, una città arroccata a circa 700 m di altezza sulle ripide gole del Rio Guadalevin. Arriviamo qui verso ora di pranzo ed il sole molto caldo di questa giornata non ferma la nostra voglia di scoprire e così, con cappello di paglia in testa e bottiglietta d’acqua in borsa, visitiamo la Plaza de Toros, il Puente Nuevo ed i Banos Arabes, principali attrattive della città. L’arena per la corrida di Ronda con la sua sabbia ocra ed i colonnati in pietra delle tribune è una delle più belle ed antiche di Spagna (come testimonia anche il Museo al suo interno), oltre a essere tra le più rispettate per via di quel Pedro Romero, storico personaggio della tauromachia iberica, che qui si esibiva negli ultimi anni del 1700. Il ponte Nuovo, tra i monumenti più fotografati di Spagna, è invece un’opera architettonica di sicuro interesse per via della sua struttura sospesa nel vuoto che quasi si fonde alla roccia nel collegare la città moderna a quella antica. Infine merita una visita anche il Bagno Arabo del XIII secolo, situato nella parte bassa della città, una struttura armoniosa scavata nella roccia molto ben conservata e particolarmente fresca anche in queste calde giornate di Agosto del XXI secolo.

Data la nostra passione per le cene e le passeggiate serali, usciti dal Bagno Arabo ci affrettiamo a recuperare la macchina dato che abbiamo bisogno di almeno tre ore per superare Siviglia (dove il nostro termometro ha raggiunto i 42°C alle 7 di sera …) e raggiungere la terza meta della vacanza, punto di partenza per la visita del giorno successivo al Parco di Donana. Ma pensare ad El Rocio, nella provincia di Huelva, solo come ad un punto di partenza non è corretto dato che questa città normalmente poco battuta dagli itinerari turistici andalusi, si rivelerà per noi una delle scoperte più esaltanti della vacanza e, senza alcun dubbio, quella più citata nei racconti dopo il ritorno. Il nostro hotel, il Pequeno Rocio situato all’ingresso del paese, è una struttura piuttosto grande con camere, o meglio mini appartamenti ampi e dal mobilio semplice, immersi in un ambiente accogliente con piscina e bel giardino per la colazione. Ma la vera sorpresa si ha entrando a El Rocio: un villaggio di circa 1.500 abitanti di casette bianche in legno e lunghi viali coperti di sola sabbia, dove è più probabile incontrare uomini a cavallo piuttosto che in automobile. Una città ferma nel tempo con un’aria da Far West autentica e, almeno questa è stata la nostra impressione, non creata a tavolino per attirare l’attenzione di turisti e stranieri. Il centro è dominato da una bella chiesa bianca con le guglie colorate, il Santuario di Nostra Signora del Rocio, a cui sono devoti numerosi religiosi che qui arrivano ogni Pentecoste da diverse parti della Spagna per pregare e radunarsi nelle piazze insabbiate del villaggio. Cena a base di spiedini di pesce al ristorante El Toruno e poi si continua a girovagare, sempre più divertiti dall’atmosfera quantomeno caratteristica del posto, con i cavalli legati di fronte ai bar e la gente intenta a bere birra e raccontare storie d’altri tempi. “Che mi venga un colpo!” si sentì esclamare ad un tratto da dentro un saloon ed il grido asiatico che sentimmo in lontananza valeva più di mille parole, per noi forestieri era infatti giunta l’ora di accamparci per qualche ora di sonno.

Giovedì 23 Agosto

Il centro di El Acebuche è il punto di partenza della visita ufficiale del parco di Donana che si può effettuare con un pullmino organizzato oppure passeggiando al suo interno seguendo sentieri ben segnalati. Si tratta di un parco naturale di estensione impressionante che, per certi versi ricorda l’Africa australe, e che deve la sua fama ai numerosi uccelli, anche rari, che qui vivono come l’aquila imperiale o la cicogna nera. Seguendo i sentieri a piedi, come abbiamo fatto noi, si incontrano numerosi punti di osservazione rivolti verso l’interno prettamente paludoso del parco, dai quali gli appassionati di ornitologia possono guardare, fare video e scattare foto. Partendo dal presupposto che il parco è ben tenuto ed organizzato, la natura bellissima e gli insetti fantastici, sarà stato l’orario, sarà stato il periodo dell’anno, sarà stata la nostra pazienza limitata a massimo 20-30 secondi di osservazione, fatto sta che a mezzogiorno noi di uccelli non abbiamo ancora visto nemmeno l’ombra… E così nel pomeriggio ci spostiamo a Matalascanas che è la località balneare del parco, anche questa caratterizzata da sabbia bianca a perdita d’occhio, caldo e mare pulito. Quarto giorno di vacanza e già due giornate trascorse al mare, un record per i nostri standard tanto che il colore normalmente bianco della pelle in inverno sta già lasciando il posto al bianco cenere in un corpo e ad evidenti segni di scottatura sull’altro.

Cercando di non portare con noi troppa sabbia riprendiamo la macchina per raggiungere ed entrare, non senza qualche problema di viabilità, fino al cuore di Siviglia dove si trova in posizione molto comoda in una gradevole piazzetta (Calle Daoiz) il nostro hotel che della città porta anche il nome. La camera merita una citazione non solo perché, come già scritto, si trova a due passi dalle vie principali, ma anche per la vista sulla piazza con la chiesetta di San Andres e per la cura degli interni in tonalità rosso fuoco che accomuna tende, cuscini ed altri piccoli particolari di questa graziosa matrimoniale. Prima di cena iniziamo a familiarizzare con Siviglia, una città sulla quale riponiamo molte speranze e che non ci deluderà come capitale andalusa dell’architettura, della cultura, delle serate e della gastronomia. Iniziamo a prendere le misure rispetto alla centrale Avenida de la Constitucion, la Cattedrale con la sua Giralda ed il Palazzo Reale per poi finire in un vicolo in un tipico bar di tapas, la Bodega Paco Gongora in Calle Padre Marchena. È la nostra prima vera cena a base di tapas, una filosofia di vita ancor più che un modo di mangiare qui a Siviglia così come in tutta la Spagna: ogni locale propone un menu dai quali scegliere un assaggio (una tapa appunto) piuttosto che una mezza o un’intera porzione. Si va da tapas di pesce, come le sardine, il merluzzo, il calamaro, a tapas di carne o salumi, come le polpette, le crocchette, le tortilla, il prosciutto o il formaggio, fino a specialità della casa come il rabo de toro (coda di toro) che qui proviamo. Il tutto, vino incluso, a prezzi bassi che difficilmente superaro i 30 euro per due persone. Rientrando dal centro verso il nostro hotel, ci fermiamo ancora in Plaza del Salvador, dal nome dell’omonima Chiesa, per una birra all’Antica Bodeguita, un locale costituito da due bar identici proprio uno di fianco all’altro con tavolini alti all’aperto e camerieri che ringraziando la senorita di turno per la mancia ricevuta fanno canestro con gli euro racimolati dentro ad un cesto fissato sopra il bancone.

Venerdì 24 Agosto

Se avete bisogno di una pausa dalla lettura fatelo ora perché la giornata che iniziamo a descrivere, interamente dedicata a Siviglia, sarà un tour no stop da mattina a sera di monumenti, piazze, strade, locali, ristoranti e dolcetti all’uovo. Iniziamo subito la visita con la monumentale Cattedrale che nasce, come la maggior parte dei monumenti cristiani che vedremo nei giorni a venire, sul sito dell’antica moschea cittadina (non a caso il nome di Andalusia che diamo oggi alla regione deriva da El Andalus, utilizzato dai musulmani che qui vi regnarono a partire dal 700). L’interno stupisce per la grandiosità di una costruzione la cui navata centrale si alza fino a 50 metri da terra, così come per le numerose Cappelle ricche di quadri e sculture. Tra le diverse opere non si può non notare la tomba del navigatore genovese Cristoforo Colombo, il cui feretro viene trasportato da quattro personaggi imponenti rappresentanti i regni della Corona spagnola. A fianco della Cattedrale sorge la Giralda, una torre alta quasi 100 metri (equivalente a 35 pianerottoli da percorrere a piedi) dalla facciata estremamente elegante che rappresenta il simbolo principale di Siviglia e dalla quale si gode di un’ottima vista sulla città sottostante. Il Real Alcazar, a cui si accede sempre dalla stessa piazza, è secondo noi uno dei motivi principali di una vacanza in Andalusia. Un edificio magnifico sorto in epoca musulmana e che costituisce di quest’arte una delle maggiori rappresentazioni, almeno per l’Europa occidentale: archi finemente disegnati, soffitti a cassettoni, pareti ornate di stucchi, volte cesellate ed armoniosi patii (giardini che collegano sale e palazzi) ci sorprendono sia per la bellezza sia perché per noi sono totalmente nuovi e difficili da paragonare a qualcosa di già visto in passato. Finita la visita dei palazzi si accede agli altrettanto belli e curati giardini, ricchi di palme, magnolie, cespugli fioriti e fontane (con pesci sorprendentemente grandi) che ci permettono di trascorrere qualche altro piacevole momento nel cuore della capitale andalusa. Seguendo i bastioni dell’Alcazar si può salire attraverso una serie di strette stradine e belle piazzette fino alla parte alta del tipico quartiere (Barrio) di Santa Cruz, ricco di negozi e bar di tapas come la Casa Placido dove un simpatico e gentilissimo cameriere ci serve prosciutto e montaditos (crostini guarniti) a scelta da un ampio menu.

Ma se dopo il pranzo del quinto giorno di vacanza Flo non ha ancora assaggiato un dolcetto locale, questo significa che da lì in poi ogni monumento, per importante che sia, passa in secondo piano. La nostra guida consiglia El Torno, un piccolo negozio che vende dolci prodotti nei conventi della città. Riscendiamo il Barrio de Santa Cruz, procediamo lasciandoci alle spalle Cattedrale, Giralda ed Alcazar e, superando Avenida della Constitucion, ci mettiamo alla ricerca dell’inesistente Plaza del Cabildo, che scopriremo essere praticamente il cortile di un appartamento. Risultato: El Torno è chiuso per ferie (da cui la famosa citazione “El Torno Subito”). Allora perché non provare i tipici churros (bastoncini fritti fatti di una pasta simile a quella delle crepes)? A pochi passi da qui dovremmo trovare un chiosco, famoso per aver avuto tra gli altri anche il Re di Spagna come Cliente. Ancora un fallimento: lavori in corso e di chioschi nemmeno l’ombra. Ma questo non basta a demoralizzare Ga e Flo che tornano sui loro passi e, dopo aver visto per l’ennesima volta Cattedrale, Giralda e Alcazar, raggiungono Calle Cano y Cueto dove si trova un altro bar, la Calenteria, ugualmente chiusa. Ma la vera esperienza dolciaria da fare a Siviglia è quella di andare direttamente in uno dei conventi dove si preparano le paste, come quello di San Leandro dove compriamo una scatola di yemas, densi biscotti preparati con il tuorlo d’uovo e ricoperti di uno spesso strato di zucchero. L’acquisto è quanto meno caratteristico: arrivati al convento si suona al torno, una ruota in legno che permette alla suora di non farsi vedere, e alla formula “Ave Maria Purissima” recitata dalla religiosa bisogna rispondere “Sin pecado concebida” prima di procedere con l’ordinazione (operazione che nel nostro idioma italico-spanico-latino è diventata un’unica balbettante “Sin pecato concepita, 10 euro di yemas, gracias”).

Saltiamo il racconto di qualche visita pomeridiana (la città è davvero ricca di cose da vedere) per concludere la giornata nella magnifica Plaza de Espana: un’opera di inizio secolo scorso che si trova all’interno del Parque de Maria Luisa. La piazza si sviluppa centralmente con un’imponente fontana e con una serie di ponti di veneziana memoria che scavalcano un canale artificiale navigato da romantiche coppiette a bordo di barche a remi. Alle loro spalle, oltre gli eleganti edifici di mattoni ornati con azulejos rappresentanti le province spagnole, si innalzano lateralmente due torri, evidentemente ispirate all’architettura elegante della Giralda.

La sera, dopo una breve pausa in hotel, ci spostiamo nel Barrio de San Lorenzo per cenare all’Antigua Albaceria, una gastronomia il cui ingresso somiglia molto ad una panetteria italiana dove mangiamo un piatto di riso nero ed uno di baccalà, accompagnati dalla bevanda che cercheremo giornalmente da qui a fine vacanza e che ci viene proposta come alternativa alla blasonata sangria. El tinto de verano (letteralmente vino rosso d’estate) non è altro che un freschissimo mix di vino rosso e limonata o gassosa, che viene servito con abbondante dose di ghiaccio e qualche fetta di limone. Nella sera in cui il Barcellona di Vilanova batte per 3 a 2 il Real Madrid nell’andata della Supercoppa di Spagna noi, giustamente, invece di guardare l’avvincente match trascorriamo la serata alla Carboneria, uno dei pochi locali in cui si può vedere gratuitamente il flamenco, lo storico ballo spagnolo che affonda le proprie radici qui in Andalusia. Il locale e l’atmosfera sono piacevoli ma il flamenco, o per lo meno quello esibito in questa serata, non ci ha catturati: su un piccolo palco di fronte al pubblico assiepato su travi di legno sono tre gli artisti ad esibirsi. Si tratta di un chitarrista, un cantante che lancia ululati ritmici tipici di una colica renale ed una ballerina, ad esser sinceri un po’ appesantita, che alterna passi e vibrazioni sensuali a mosse di ju jitsu e calci sul pavimento. Nel rumore della folla che applaude al finire dell’esibizione ci rimettiamo in marcia e rientriamo in albergo soddisfatti di una giornata tanto intensa.

Sabato 25 Agosto

La mattina successiva è ancora Siviglia ed è ancora una giornata ideale per le nostre camminate: il cielo è azzurro e non c’è traccia di nuvole, la temperatura calda ma abbiamo scongiurato il rischio, per altro molto probabile in questa città ad Agosto, di andare ben oltre i 40°C. Questa volta ci dedichiamo ad una passeggiata rilassata che ci porta prima a vedere qualche zona meno turistica della città e poi a fare uno spuntino dolce alla pasticceria “la Campana” in Calle Sierpes a base ancora di yemas e meringhe.

Più tardi risaliamo in macchina e nel primo pomeriggio, anche questa volta con grossi problemi nel districarsi nelle strette vie del centro e con un navigatore che ripetutamente si perde, raggiungiamo l’ennesima meta vacanziera: Cordova. L’Hostal Lineros 38 che ci ospita è una graziosa pensione con camere dall’aspetto arabeggiante stile Mille e una notte: mattoni e travi a vista, lettone matrimoniale con copriletto rosso, cuscini multicolori e pietre decorate in bagno. Siamo ancora stanchi dallo scarpinare del giorno precedente e così procediamo a rilento con la visita della città lasciando il monumento principale, la Mezquita, al giorno successivo. Oltre a questo Cordova non è molto grande e si gira tranquillamente a piedi in qualche ora: iniziamo dalle viuzze della Juderia, l’antico quartiere ebraico dove si trova una delle poche Sinagoghe medievali sopravvissute in Spagna, e proseguiamo con il quartiere più ad est dove ci sono la Piazza del Potro, molto vicina al nostro albergo, e la grande Piazza de la Corredera circondata da portici e ricca di piccoli bar e botteghe artigianali.

Dopo un aperitivo a base, manco a dirlo, di tinto de verano con tapas, il Ristorante Amaltea vince il ballottaggio per la nostra cena a discapito di El Burlaero che, a prescindere dal menu che non abbiamo neanche guardato, ha catturato la nostra attenzione grazie alla non più giovanissima ma agguerrita PR che quel pomeriggio ci aveva consegnato almeno cinque volantini ripetendo sempre lo stesso slogan. In questo bel ristorante sulla riva del Guadalquivir condividiamo un tavolone di legno con due turisti francesi ed assaggiamo piatti gustosi dagli accostamenti coraggiosi, come il merluzzo con patate e avocado. Ancora un giro nella Cordova di notte, un gelato ciocco-menta non all’altezza del suo nome e concludiamo così la nostra prima giornata a Cordova che corrisponde anche alla metà esatta delle vacanze.

Domenica 26 Agosto

Domenica mattina visitiamo per prima cosa l’Alcazar de los Reyes Cristianos, la cui bellezza però non è paragonabile all’edificio che a Siviglia porta lo stesso nome, e dopo una pausa al Salon da Tè di Calle Buen Pastor ci concentriamo sulla Mezquita. Il monumento simbolo della città di Cordova è una moschea costruita a più riprese a partire da fine 700 e trasformata in Cattedrale cristiana circa 800 anni dopo. Pur mantenendo ancora oggi entrambe le influenze, è la prima architettura, quella musulmana, a destare il maggiore interesse: una serie di colonne di marmo che sorreggono arcate rosse e bianche in una struttura che infonde un senso di armonia ed equilibrio. Restiamo circa mezz’ora a passeggiare all’interno della struttura, catturati dall’atmosfera un po’ cupa ma semplice, così come dai giochi di luce, dalle geometrie e dai colori che infondono i capitelli in marmo, gli stucchi stravaganti, l’alternarsi continuo di pietre bianche e mattoni rossi ed i bellissimi mosaici bizantini.

A circa 10 km di distanza da Cordova si trova un sito archeologico che avremmo voluto visitare ma che purtroppo troviamo chiuso essendo domenica. Si tratta della Medina Azahara, una città costruita attorno all’anno 1000 per manifestare lo splendore ed il potere di Cordova, proclamata pochi anni prima un califfato indipendente.

Ci lasciamo quindi questa visita per la nostra prossima vacanza in Andalusia, perché per questa è giunto il momento di spostarci nella provincia di Jaen per visitare la città di Úbeda, meta alla quale ci avviciniamo con qualche perplessità essendo per noi sconosciuta anche se consigliata dalla nostra guida (che, tra le altre cose, la accomuna ad una città del Nord Italia… tutta sta strada per vedere un posto che somiglia a casa…). All’hotel Nueve Leyendas ci riceve quella che diventerà di lì a breve la migliore amica di Flo, la cara Begoña, una sorridente signora basca che qui, insieme al marito, gestisce l’albergo dove pernotteremo. Begoña inizia intavolando una serie di discorsi per noi incomprensibili in dialetto ubedese ai quali noi annuiamo sorridenti e poi ci mostra la nostra camera per la notte (da ricordare il bagno con specchio basso e largo di fronte ad un doppio lavandino per le coppie che non vogliono separarsi neanche per lavarsi i denti). Le perplessità di cui sopra vengono presto cancellate: pur non essendo paragonabile a Siviglia, Úbeda ha un bel centro storico, raccolto attorno alla principale Calle Real lungo ed attorno la quale si susseguono una serie impressionante di edifici, Chiese e Palazzi di sicuro interesse del patrimonio rinascimentale spagnolo. Il clima è come sempre sereno, l’atmosfera della città familiare, gli ubetensi molto ospitali, la conversazione del pomeriggio con Begoña ci ha rassicurato sul fatto che spagnoli ed italiani si capiscono perfettamente: quale situazione migliore per lasciarsi andare e ritornare alle proprie origini? “Maaa er tinto de verano c’avete?” disse Flo in un bar in Plaza de Alvaro de Torres al momento dell’aperitivo, “certamente senorita, el puerto inmediatamente” rispose il cameriere senza battere ciglio.

All’ra di cena ci allontaniamo un po’ da Calle Real per raggiungere Calle San Cristobal dove si trova il Museo Agricola, un ristorante il cui nome ci verrà chiarito di lì a poco. Siamo i primi clienti e il proprietario ci conduce in una grossa sala buia che ci lascia meravigliati quando viene accesa la prima luce: alle pareti sono appesi oltre 5.000 attrezzi da fattoria che la famiglia ha qui raccolto negli anni creando uno scenario rustico ma allo stesso tempo delirante. Ordiniamo due belle bistecche molto gustose e un po’ di vino rosso e ripercorrendo a ritroso il centro storico con i monumenti ben illuminati rincasiamo al Nueve Leyendas.

Lunedì 27 Agosto

Non sapendo da dove iniziare la nostra visita, la mattina successiva dopo colazione è Begoña stessa a consigliarci ed accompagnarci di persona fino alla Sinagoga del Agua, che la nostra guida non citava dato che si tratta di un sito scoperto molto di recente. Si tratta di una Sinagoga medievale al pari di quella di Cordoba, con la differenza (non ancora confermata da parte di storici ed autorità, ma la cui ufficializzazione renderebbe questo luogo unico in Europa) di aver conservato anche il Mikhev, una vasca di acqua utilizzata per il rituale ebraico di purificazione dell’anima. La nostra mattinata prosegue vedendo il Palacio del Conde de Guadiana, la Capilla del Salvador, la Iglesia de San Pedro, la Calle del los Mesones ricca di negozi di moda e poi, per pranzo, ci cade l’occhio su un ristorante presentato nella nostra guida che fa al caso nostro. Al Restaurante El Seco in Calle Corazon de Jesus facciamo il punto della situazione sugli ultimi giorni di ferie e gustiamo delle Albondigas, una tipica tapas di polpette di carne alle erbe e zafferano, accompagnate da un vassoio di salumi tipici della regione.

Sentimenti contrastanti si fondono nel viaggio successivo di poco più di tre ore: da una parte il trauma della separazione dall’amica Begoña, dall’altro la voglia e l’entusiasmo di godersi a fondo i prossimi due giorni di vacanza al mare. San Josè, in provincia di Almeria, è la meta turistica principale della zona costiera del Cabo de Gata nonché la città che ci ospiterà per questo ultimo scorcio di vacanza. Arriviamo nel tardo pomeriggio all’Hostal El Dorado, un moderno hotel con terrazze vista mare, giusto in tempo per sistemare i bagagli e fare un bagno in piscina. Per i prossimi due giorni, quindi, asciugamano e costume prenderanno il posto di guida e cartina turistica.

Martedì 28 e Mercoledì 29 Agosto

Decidiamo di evitare l’affollata spiaggia di San José per spostarci lungo la costa con un bus che, partendo dal parcheggio all’ingresso del paese, raggiunge alcune spiagge un po’ più appartate. Il primo giorno proviamo la Playa de Monsul ed il successivo quella de los Genoveses. Della prima apprezziamo soprattutto il mare pulito, della seconda la spiaggia molto estesa e qualche palma sotto la quale ripararsi almeno nelle ore più calde del giorno. Il paesaggio attorno, costituito principalmente di aridi promontori e qualche gruppo di nudisti, fa da scenario a due belle giornate trascorse ad oziare in spiaggia e a nuotare nel mare che qui è molto più calmo rispetto a quello di Tarifa. Unico suggerimento che ci sentiamo di dare è quello di organizzarsi con pranzo al sacco dato che lungo tutta la costa non si trovano né bar né ristoranti. Ogni pomeriggio rientriamo in hotel dove, dopo esserci spalmati la crema doposole per conservare al meglio un’abbronzatura che sappiamo farà invidia (chi più chi meno, ma quest’anno anche chi meno non scherza mica), ci prepariamo l’aperitivo a base di patatine e tinto de verano sulla terrazza della camera con vista mare. La sera a San Josè, anche quella in cui il Real Madrid di Mourinho ribalta il risultato della settimana precedente nel ritorno della Supercoppa di Spagna, non è difficile trovare sul lungomare un bel locale dove cenare con buona qualità e a prezzi onesti. Nelle tre serate proviamo in successione una paella de marisco, una pizza secca col prosciutto al “Rione Trastevere” ed un fritto misto di mare con salsina all’aglio apprezzati in un ristorante lungo Esplanada del Puerto. C’è da dire che alla fine di giornate così belle e rilassanti si va a dormire con il sorriso sulle labbra e non c’è niente che possa infastidire il sonno, neppure quel vago odore di aglio che mi porto dietro da cena.

Giovedì 30 Agosto

Crudamente e tristemente l’ultimo giorno completo della vacanze estiva GaFlo del 2012. Abbiamo lasciato come ultima meta la città di Granada e con essa il monumento più rappresentativo dell’intera area, l’Alhambra, il cui biglietto d’ingresso va acquistato in anticipo su internet per evitare di fare lunghe code o, addirittura, non riuscire a trovare uno dei “soli” 7.700 ticket a disposizione ogni giorno. Il nostro ingresso è valido nel pomeriggio e così, arrivati in città sistemiamo le valigie in albergo, pranziamo a base di bocaditos (piccoli panini ripieni), e poi, assurdo a dirsi per uno dei monumenti più visitati al mondo, iniziamo a vagare attorno alla struttura senza trovare un’indicazione che segnali l’ingresso principale. L’Alhambra, o cittadella rossa per via del colore che assumono le sue mura all’ora del tramonto, è un complesso formato da giardini, bastioni e palazzi costruiti a più riprese tra il 1200 ed il 1400. La visita completa richiede diverse ore e comprende sia zone militari che zone residenziali appartenute ai regnanti musulmani, con questa seconda parte che rappresenta senz’altro il momento più importante ed affascinante della giornata. All’interno dei Palazzi Nasridi, le abitazioni private appunto, ritroviamo il lusso, il gusto e la finezza dell’architettura musulmana già apprezzata all’interno dell’Alcazar di Siviglia. A sorprenderci, oltre alle numerose sale da visitare, sono soprattutto i cortili ed i giardini interni (patii) dove l’architettura delle colonne, degli archi finemente intagliati e degli eleganti stucchi si sposa magistralmente con la natura, la luce ed i giochi d’acqua di fontane e canali. Oltre a questi Palazzi, il cui orario di ingresso va rispettato secondo quanto indicato nel biglietto acquistato, all’interno dell’Alhambra visitiamo il Generalife con i suoi giardini, il Palazzo di Carlo V, la Plaza de los Aljibes e l’Alcazaba.

Abbiamo utilizzato quasi l’intera giornata per visitare l’Alhambra, ma non è finita qui perché in serata abbiamo intenzione di vedere ancora almeno il Barrio Albacin e quello di Sacromonte. Il primo è l’ennesimo quartiere con strade strette, belle piazzette e case bianche, che negli anni ha mantenuto la sua struttura tipicamente medievale. Partendo dalla centralissima Plaza Nueva si può raggiungere l’Albacin costeggiando prima il Rio Darro (noi abbiamo incluso in questa fase la tappa aperitivo a base di tinto de verano) e poi proseguendo in salita lungo Cuesta del Chapiz. Là in alto si respira l’atmosfera molto popolare delle piazze e dei bar di tapas e quella più turistica dei mirador, punti panoramici come quello di San Nicolas dove la folla si raduna nel tardo pomeriggio per ammirare l’Alhambra e le montagne della Sierra Nevada nella romantica luce del tramonto. Ridiscendiamo il quartiere attraverso una serie di stradine lasciandoci trasportare dall’istinto che ci porta in Callejon del Aljbe de Trillo in un elegante, ma un po’ caro, ristorante dove gustiamo l’ultima cena andalusa della vacanza in un gradevole giardino. La serata si conclude poi nel quartiere Sacromonte, caratteristico per essere in parte trogloditico (molti abitanti hanno costruito la propria casa all’interno di grotte scavate nella roccia) e per ospitare la maggior parte dei locali in cui si canta e si balla il flamenco (da qui gli immancabili ululati che riecheggiano per le strade del quartiere).

“Buonanotte Ga” … “buonanotte Flo” … questa sera siamo un po’ più tristi perché sappiamo che domani la nostra Opel non ci porterà più verso la prossima meta della vacanza ma all’aeroporto, dove tutto era cominciato undici giorni fa.

Venerdì 31 Agosto

La mattina successiva abbiamo ancora giusto il tempo per una passeggiata in centro con visita della Cattedrale e della Cappella Reale. Mangiamo un dolcetto, compriamo qualche souvenir in extremis, facciamo le ultime foto per poi muoverci verso Malaga dove alle ore 16.45 decolla il nostro volo. Il pilota, persona molto sensibile, probabilmente non vuole infierire e così in partenza ci avvisa che stiamo volando verso Milano, dove ci aspetta un “lovely day”. Al Terminal 2, invece, troveremo ad aspettarci dei bei nuvoloni grigi ed una temperatura tipicamente di fine estate che velocemente ci riportano alla vita di tutti i giorni.

A parte l’amarezza del rientro perché alla fine vorresti che le vacanze non finissero mai, quest’anno possiamo dire di essere davvero soddisfatti del nostro tour andaluso. Non ci siamo risparmiati, ci siamo goduti ogni singola giornata della vacanza e, soprattutto, siamo stati bravi a mettere insieme momenti tanto belli quanto diversi tra loro. Cultura, spensieratezza, mare, storia, cucina, relax, natura, flamenco, praticamente un mix perfetto quasi come er tinto de verano!

Guarda la gallery
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Tramonto a San Jose

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Un patio del Real Alcazar a Siviglia

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Una birretta a cavallo a El Rocio

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Cappello di paglia e pronti per la prossima meta

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