Anche la Polonia può essere on the road

Maggio… pochi soldi e nessuna voglia di rimanere a casa durante le ferie. Così stavolta a decidere non saremo noi, ma il prezzo. L’Italia è proibitiva. Scovo in una sera di noia assoluta ottime offerte low cost per la Polonia. E anche gli alloggi hanno prezzi irrisori! Del resto mio zio ne è rimasto incantato e poi... Ogni posto del mondo...
Scritto da: maruskadb
anche la polonia può essere on the road
Partenza il: 23/07/2008
Ritorno il: 29/07/2008
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
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Maggio… pochi soldi e nessuna voglia di rimanere a casa durante le ferie. Così stavolta a decidere non saremo noi, ma il prezzo. L’Italia è proibitiva. Scovo in una sera di noia assoluta ottime offerte low cost per la Polonia. E anche gli alloggi hanno prezzi irrisori! Del resto mio zio ne è rimasto incantato e poi… Ogni posto del mondo ha la sua storia da raccontare! In baffo a chi ci sfotteva (“Polonia? E che ci vai a fare?”) si parte per una settimana! Atterriamo a Cracovia e noleggiamo una macchina. Risaliremo fino al nord per poi scendere su Varsavia e tornare a casa. Cracovia ci aspetta con una pioggia battente e interminabile. Sulla via dall’aeroporto al centro ci accorgiamo subito dell’anima di questo posto. Periferie di campagna con tantissimo verde, periferie industriali con alti e grigi casermoni… il cuore della città pullula di arte e cura dell’estetica. Cracovia è una signora semplice ed elegante. La suo piazza ci incanta, il Wawel ci stupisce. Il lusso degli interni delle chiese ci racconta di un passato lontano per questo popolo ancora troppo povero. Troviamo negli angoli vecchine che vendono miseri mazzetti di viole e ciambelle. Sì, proprio accanto ai negozi di ambre luminose… facciamo un giro nel quartiere ebraico, tra le sinagoghe e mangiamo a tema. La cucina polacca non delude: in particolare quella ebraica, le zuppe e gli indimenticabili Pierogi. Alessio aggiunge la vodka. E abbiamo provato anche un ristorante georgiano: tutto rigorosamente buonissimo e pesantissimo! La miniera di sale di Wieliczka si rivela una delusione, ma ci si diverte.. Soprattutto se obbligatoriamente vi mettono al seguito di una guida che parla solo polacco! La visita di Auschwitz e Birkenau non chiede commenti turistici. Ci siamo andati per omaggiare chi ci è stato dentro. Mi sono commossa in più punti e mi sono chiesta perchè al museo mostrino certe cose che invece dovrebbero essere rispettosamente chiuse al pubblico. Tuttavia, i visitatori sono composti e non ho notato una particolare speculazione. Pioveva e tutto era fango: mio marito non riusciva a dimenticare i racconti di Primo Levi. Non è stato lineare quel giorno proseguire il nostro viaggio verso Breslavia. Il sole che finalmente è spuntato ci ha aiutato a cambiare stato d’animo.

Breslavia merita una visita: la sua piazza è un crogiolare di gente che si incontra, di palazzetti stretti e alti. Ogni casa ha un colore diverso. Abbiamo passeggiato a sera sul lungofiume per poi perderci nel ritornare in albergo. In Polonia non ci sono autostrade, ma si viaggia bene su statali ricche di indicazioni. I vialoni delle città sono piste nelle quale è difficile gestirsi, tuttavia un buon senso dell’orientamento può aiutare! Il giorno dopo siamo partiti per Poznan e Torun, facendo Un salto a Gniezno per visitare la cattedrale. Poznan si presenta con una piazza multicolore dominata dal municipio rinascimentale. Torun è invece una cittadina medievale in mattoncini rossi lungo un fiume. Un gioiellino da scoprire passeggiando per i vicoli. Siamo nel cuore della Polonia e la tappa successiva prevede di arrivare a Leba, sul Baltico. Il viaggio fin lassù ci fa attraversare piccoli villaggi, foreste e campi di grano… uno spettacolo eccezionale. Vediamo decine di nidi con le cicogne appollaiate, eleganti e per nulla infastidite dagli uomini, anzi!! È domenica e vediamo le chiese stracolme di fedeli vestiti festa. La strada è inclemente, i camion impediscono di camminare in maniera scorrevole e il traffico nei pressi di Leba è sostenuto: tanti polacchi sono in vacanza sulla fascia che da Leba porta fino a Danzica. Arriviamo finalmente nel parco nazionale Slowinsko. Attraversando 7 km di bosco (rigorosamente con l’automobilina che trasposta i visitatori) giungiamo in un posto magnifico. I più grandi spettacoli li riserva sempre la natura: centinaia di metri di sabbia bianca si estendono dal bosco fino al mare, sono montagne di sabbia, dune di granellini sottili che si avvicinano inesorabilmente verso la foresta, “mangiandosi” annualmente metri di vegetazione. È tutto bianco e blu e io penso: “in che posto incantato siamo arrivati…”. Da Leba scendiamo giù, attraversando le tre città e arriviamo a Danzica. Una città di letterarie memorie, che ha un fascino diverso dalle altre: è movimentata da persone di tutta Europa, è ricca nell’aspetto, possiede canali e scorci nascosti… la classica città di mare commerciale, ma ricca e piena di splendori architettonici che testimoniano un passato fiorente.

Lasciamo Danzica alla volta di Malbork. Visitiamo il maestoso castello dei cavalieri dell’ordine teutonico. Imperdibile. Vi abbiamo trascorso un bel po’ di tempo, quando pensavamo di aver finito la nostra visita, scoprivamo un nuovo angolo da esplorare! Certo, il complesso è rovinato da bancarelle e caffè proprio dentro il castello, ma quando maggiore c’è… Eccoci diretti a Varsavia, viaggio lungo e lentissimo. Su strada venditori di bacche e funghi, mammine con bimbi rosei a passeggio. Arriviamo nella capitale: grattacieli moderni si ergono a qualche centinaio di metri dal centro storico. Tutto il castello, la piazza, le chiese sono state fedelmente ricostruite. Varsavia è elegante e gli spazi sono più aperti che in altre città, tuttavia nulla è originale. Questo mi fa molto pensare al bisogno dell’uomo di recuperare la propria memoria storica anche attraverso la propria architettura. Come tentano i polacchi di recuperare quello che la storia, o meglio, la follia umana gli ha tolto! Popolo sfortunato e lavoratore, sembra volere risorgere. Ma a due passi dal centro finanziario, luminescente e tecnologico, c’è sempre una vecchina che vende suppellettili usate e fa l’elemosina.

Vi risparmio l’Odissea per individuare la via per l’aeroporto (l’unico cartello l’abbiamo visto a 15 km) e vi lascio con il sentimento che mi ha donato questa terra: una “colorata malinconia”.



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