Amboseli, Nakuru, Naivasha, Masai Mara
Amboseli National Park, Nakuru National Park, Naivasha, Masai Mara National Park
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No hurry in Kenya… Hakuna Matata! E’ con questa frase visibile ovunque all’aeroporto di Nairobi che inizia la nostra vacanza in Kenya e che farà da sfondo a questa nostra nuova avventura. Siamo sei amici che dopo un’esperienza africana entusiasmante l’anno scorso, hanno deciso di ritrovarsi per ritornare in terra africana e rivivere nuove emozioni a contatto con la natura più vera e selvaggia. 26 luglio- Dopo un bellissimo volo con la SwissAir, con breve scalo a Zurigo, passate le procedure del passaporto, prese le impronte digitali e pagati i 25 dollari di tassa del visto d’ingresso, vediamo la nostra guida aspettarci agli arrivi dell’aeroporto di Nairobi per portarci in albergo al Nairobi Safari Club. L’hotel è rimasto un po’ legato agli anni ‘60 ma è pulito e gradevole; decidiamo di cenare direttamente al ristorante dell’albergo per non doverci rituffare nel traffico caotico e confusionario di Nairobi ma la scelta si rivela poco fortunata: i piatti à la carte sono molto speziati e non di grande qualità … peccato! 27 luglio- Partiamo di buona sveglia con la nostra jeep accompagnati da un autista tanzaniano e la guida keniota parlante italiano, su nostra richiesta. Prima di iniziare la nostra vacanza dobbiamo però avere tutti i permessi per entrare nei parchi che visiteremo per cui dobbiamo avere la smart card del Kenya Wildlife Service. Aspettiamo …. aspettiamo … ci dicono che hanno problemi con i pagamenti perché non va la linea … aspettiamo … insomma, cerchiamo di entrare nello spirito keniota e allora … Hakuna Matata! Dopo quasi un’ora, partiamo alla volta dell’Amboseli National Park. Usciti finalmente dal traffico frenetico e dalla periferia più povera della città, iniziamo ad apprezzare un paesaggio nuovo: distese di campi verdi e rigogliosi in cui spuntano animali liberi e piccoli paesini che si sviluppano sul ciglio della strada. Sorpassiamo per strada file infinite di camion; sono lentissimi e molto carichi e ogni tanto ne vediamo alcuni ribaltati a lato strada. Dopo poco più di 4 ore di viaggio ci addentriamo nella terra dei Masai: passiamo di fianco ai loro villaggi dove possiamo vedere tantissimi bambini, tutti rigorosamente in divisa essendo giorno di scuola, che giocano all’aria aperta e ci salutano al nostro passaggio. Arriviamo all’Amboseli Sopa Lodge giusto in tempo per il pranzo che gustiamo nell’ampia sala ristorante che si affaccia sulla savana, dopo essere passati per le camere molto caratteristiche (sembra di essere in una casa dei Flintstones …). L’ambiente circostante è molto bello e curato con piante quali biancospini, acacie, cactus, coloratissime bouganvillea e diversi animali quali simpatiche famiglie di scimmiette, manguste curiose e gatti selvatici. Finalmente si parte per il primo game drive. Mentre aspettiamo al gate del parco che tutti i permessi siano controllati, dal tettuccio apribile della jeep possiamo scorgere un enorme elefante che subito dopo l’ingresso attraversa la strada indisturbato, e se questo è solo l’inizio …! Seguendo rigorosamente le strade segnate, vediamo gruppi di elefanti con anche i piccoli che camminano nelle distese erbose o che si “fanno il bagno” negli stagni popolati di ippopotami ; finalmente vediamo i bufali dalla mole minacciosa che mangiano o semplicemente si riposano; le varie antilopi dalla più grandi, quali l’eland, alle più piccole quali il dik dik; le iene che dormono per il caldo del pomeriggio; gli struzzi che si muovono quasi sempre in coppia; le aggraziate giraffe; i simpatici facoceri; e tanti uccelli quali aquile, storni, serpentari, avvoltoi, e poi … ecco finalmente il leone, sdraiato in una radura, baciato dal sole al tramonto, pacifico e indisturbato; ci regala un senso di tranquillità e pace che solo lui può sprigionare sapendo di essere il re della savana. Non potevamo chiedere di più per il nostro primo giorno di safari! 28 luglio- Sveglia presto e se siamo fortunati possiamo vedere … il Kilimanjaro! Ed è proprio così, eccolo lontano ma ben visibile, visti i suoi quasi 5900 mslm, stagliarsi nel cielo rosato dell’alba; non ci facciamo scappare una bellissima foto con un ragazzo Masai pronto a farci compagnia. Partiamo per un nuovo safari all’Amboseli ed è un nuovo tripudio di animali. Per ogni ambiente se ne vedono di diversi: si passa infatti dalle pianure aperte con elefanti, bufali, struzzi, zebre, alle distese di acacie con giraffe, a quelle acquitrinose con famiglie di ippopotami e elefanti, alle zone boscose dove con un po’ di fortuna si potrebbero scorgere i leoni al riposo. Ci fermiamo per una sosta al belvedere da dove si ha un panorama a 360° sull’immensa distesa del parco e dei suoi animali e dove scorgiamo spuntare qua e là mulinelli di sabbia che sono proprio quelli che in lingua locale danno il nome al parco stesso. Verso primo pomeriggio, pranziamo nel ristorante tendato che si trova poco fuori dal parco prima di rientrare al lodge per riposarci. 29 luglio- Siamo pronti per partire alla volta di Nairobi. Appena lasciato il lodge però la macchina si ferma e sembra non voglia più ripartire. A furia di tentativi si rimette in moto. Facciamo una sosta in un punto di ristoro con i tipici negozi di souvenir e … quando usciamo … della nostra jeep neanche l’ombra! Ci guardiamo stupiti e ci facciamo prendere per un momento dal panico, sulla jeep abbiamo lasciato tutto! I ragazzi dei negozietti, vedendoci preoccupati, ci spiegano che l’autista è andato a far benzina. OK. Dircelo no? Passa un quarto d’ora, poi mezz’ora e non succede niente; ci dicono che non sempre al benzinaio c’è benzina per cui è possibile che ne stia cercando uno rifornito … aspetta … aspetta e di punto in bianco compare la nostra guida da un bar sul retro, pacifica e tranquilla. Chiediamo spiegazioni ma ci rendiamo conto che parla italiano … come noi il cinese … Scriviamo all’agenzia che ci ha organizzato il viaggio perché questo comportamento e la guida per noi sono inaccettabili. Dopo un’ora, passata chiacchierando con i ragazzi e imparando molto sulla loro cultura e il loro modo di vivere, ecco comparire la nostra jeep. Ripartiamo per Nairobi per pranzare al famoso Carnivore dove diversi tipi di carne vengono serviti sulle tradizionali spade Masai e sono da accompagnare con salse ad hoc e l’immancabile birra Tusker. Usciti dal ristorante, troviamo il referente della nostra agenzia in loco che si scusa per l’inconveniente e si presenta con una nuova guida parlante veramente italiano! Ripartiamo verso il Lake Nakuru National Park. Il paesaggio cambia: da piatto a collinoso, fa più freddo, a un certo punto piove e sembra di essere sulle nostre Dolomiti con pinete di conifere a lato strada. Facciamo una sosta alla Rift Valley: dalla nostra posizione ammiriamo una scarpata a picco sulla valle dove la prateria della savana si estende circondata da monti e vulcani. Arrivati al paese, entriamo direttamente nel parco inserito in un paesaggio pittoresco circondato da boschi, prati e colline rocciose. Qui vivono migliaia di fenicotteri, che colorano il lago salato di rosa, di pellicani, di marabù e rinoceronti. Vediamo anche un caribu che si avvicina alla riva per mangiare mentre alle sue spalle si alza in volo alla luce soffusa del tramonto un gruppo di fenicotteri. Che bellezza! Si sta facendo buio e bisogna arrivare al lodge prima delle 18.30 quando chiudono i cancelli ma per strada delle macchine hanno avvistato un leopardo che dorme sul ramo di un albero e non possiamo non fermarci: che effetto, vederlo con le zampe a penzoloni di un ramo riposare pacifico, sospeso da terra con sotto un enorme ippopotamo che mangia l’erbetta delle zone acquitrinose. Finalmente possiamo dire di aver visto tutti i Big Five! Via verso il Sarova Lion Hill Lodge; ci sistemiamo nelle camere ampie e confortevoli e poi andiamo a cenare al lume di candela… anche se sarebbe servito un bel fuocherello visto il freschino della sera!!! 30 luglio- Sveglia prestissimo per un safari all’alba. Il Lodge è situato sulle rive orientali del parco per cui appena usciamo siamo già immersi nella natura e circondati dagli animali che si stanno risvegliando: l’aria è fredda e pungente e una nebbiolina mattutina rende ancora più affascinante e misterioso questo angolo di paradiso naturale …. Ci sono le prime antilopi, i bufali, i fenicotteri resi ancora più rosa dall’albeggio e poi proseguendo dietro una curva tra gli alberi, un rinoceronte mamma con il piccolo. Che bellezza, stanno vicini e si muovono in sincronia; ci attraversano la strada e come tradizione vuole, essendo rinoceronti bianchi, il cucciolo è davanti e la mamma dietro. Proseguiamo per la boscaglia e poco dopo ecco invece il timido rinoceronte nero: è un maschio solitario che vaga per il bush mangiando. Riprendiamo la strada e incontriamo un’altra coppia di rinoceronti bianchi, questa volta un maschio e una femmina. Ci osservano sospettosi e guardinghi: noi siamo fermi e per non disturbarli spegniamo anche il motore della jeep. D’un tratto vengono verso di noi e si fermano a lato, poco distanti: il maschio ci fissa, poi ruspa la terra con una zampa, ci soffia e fa l’atto di caricarci … oddio, partiamo con il cuore a mille e una forte emozione! Cerchiamo tra i rami per vedere il leopardo ma è un animale talmente schivo che è veramente difficile avvistarlo; ci accontentiamo delle zebre, delle giraffe, dei babbuini e delle iene. Arriviamo al belvedere da dove si ammira la distesa del lago. Torniamo al lodge per fare colazione e poi partiamo verso la nuova destinazione: Naivasha. Ripercorriamo le strade trafficate di camion e pullmini turistici e arriviamo alla cittadina. E’ un centro agricolo che si dedica all’industria dei fiori, infatti ci sono molti vivai che li esportano in tutto il mondo. Pranziamo al nostro lodge, il Naivasha Country Club (il giardino è curatissimo e la posizione è ottima – sulle rive del lago di acqua dolce popolato da ippopotami e varietà di uccelli – ma le camere avrebbero bisogno di un’urgente ristrutturazione) e poco dopo siamo pronti per ripartire. Aspettiamo di avere il solito benestare al cancello dell’ Hell’s Gate National Park, circondati da pullman con diverse scolaresche. Poco dopo ci dicono che con noi viene anche una guida locale: questo parco è particolare perché si può scendere dalla macchina. Dopo aver ammirato, appena entrati, la torre di Fischer, una colonna di roccia vulcanica alta ben 25 m, scendiamo dalla macchina e ci dirigiamo a piedi nel parco addentrandoci nella boscaglia e nella gola di un fiume, stando attenti a non scivolare. Ci sono alcuni punti con cascatelle di acqua calda, ed è per questo che ogni tanto si sente il rumore assordante di una centrale termica che sfrutta una delle sorgenti naturali più calde al mondo. Ci troviamo in un punto molto ampio in cui il fiume si ricongiunge con un altro ed è pieno di altri turisti e scolari. Ritorniamo verso la jeep per un percorso diverso, un letto di fiume in secca ma … bisogna arrampicarsi su dei rami e aggrapparsi alle rocce per salire, scendere per dei dirupi, insomma il percorso è tutt’altro che facile. Arrivati a un punto la nostra camminata però viene interrotta dal fiume che è pieno d’acqua a causa delle piogge del giorno precedente e … ci tocca ritornare indietro. Help! Non senza fatica rifacciamo il percorso inverso, salire è sempre più semplice che scendere. Costeggiamo allora un altro fiume scavato nell’acqua con pareti laterali molto alte e ripide e per ritornare alla strada occorre arrampicarsi sulle pareti … ma senza guardare in basso … alla fine arriviamo in cima, a fatica ma soddisfatti! Prima di andare in camera facciamo un veloce salto sulle sponde del lago per ammirare gli ippopotami che spuntano con le orecchie dall’acqua e gli uccelli lacustri; dopo le 19.00 diventa però pericoloso perché potrebbero risalire gli argini per andare a mangiare e quindi ci rifugiamo al ristorante per rifocillarci dopo le fatiche pomeridiane. 31 luglio- Pronti per partire verso il mitico Masai Mara National Park! La macchina purtroppo non dà segni di miglioramento, anzi. Poco dopo essere partiti, incomincia a sussultare e poi … si ferma! L’autista e la guida scendono per sbirciare dentro il motore ma non sembra ci capiscano molto. Fanno diversi tentativi e la macchina si rimette in moto ma non va più di 40 km all’ora che in salita diventano 20 km ma che si recuperano in discesa … insomma di questo passo ci metteremo una vita! Pian pianino arriviamo a un paesino dove ci fermiamo a chiedere aiuto ad un benzinaio. Scendono entrambi e con dei ragazzi guardano il motore ma nessuno sa cosa fare; riproviamo da un altro benzinaio e poi finalmente troviamo un vero meccanico: ci sono almeno 6 persone con la testa nel motore … la decisione finale è far salire in macchina con noi uno dei meccanici e fargli sentire i bei rumorini. Ci fermiamo poco dopo, apre il cofano, dà una sgasata potente e dal tubo di scappamento esce una fumata nera impressionante. Probabilmente è stato fatto un pieno di benzina “sporco” che ha intasato il motore. Hakuna Matata! Riprendiamo il viaggio verso il Masai Mara, per strada ci fermiamo a chiedere indicazioni per il nostro lodge che, a differenza dei più turistici, è posto nella parte nord del parco. Arriviamo al gate del parco e … abbiamo sbagliato strada! Hakuna Matata! Ripercorriamo la strada sterrata al contrario e finalmente imbocchiamo quella giusta, da queste parti non esistono le indicazioni. Entriamo finalmente nel parco e siamo circondati da un’immensa distesa erbosa punteggiata di marrone: sono le migliaia di gnu che ogni anno migrano tra luglio e agosto dal Serengeti in cerca di pascoli più verdi. Gli animali della savana ci accompagnano nel viaggio verso il nostro lodge e per arrivarci dobbiamo attraversare un fiume e costeggiarlo su e giù con i freni della macchina … rotti! Hakuna Matata! Finalmente eccoci al Mara Timbo Camp, un campo tendato di sole 7 tende che si sviluppa a lato del fiume popolato da due famiglie di ippopotami. I Masai che lo gestiscono ci informano che non ci sono recinzioni per cui bisogna sempre essere accompagnati da uno di loro mentre si gira per il campo e se incontriamo qualche animale selvaggio la prima cosa da fare è chiudersi in una tenda o salire sul tetto e chiedere aiuto. Wow! Dopo un ottimo pranzo, decidiamo di rilassarci nella stupenda camera; c’è una bellissima vasca in pietra con anche divano e amaca sul patio con vista sul fiume e savana. Cena deliziosa e tutti a nanna presto, le luci si spengono alle undici. 1 agosto- All’alba veniamo risvegliati dai versi degli ippopotami … speriamo che non si avvicinino troppo! Dopo colazione partiamo per il primo safari al Masai Mara. La guida ci informa che hanno riparato il guasto ai freni, speriamo bene! Appena dopo il gate, facciamo un incontro inaspettato: quattro leoni giovani. Scorgerli anche se si sa dove guardare è veramente difficile: si mimetizzano perfettamente nella savana. Uno di loro sta finendo di mangiare, altri due riposano poco lontano, e il quarto esce dalla savana e viene proprio verso le jeep ferme sulla strada. Ci passa di fianco, va dietro la nostra jeep e fa un leggero ruggito che ci fa mettere subito seduti in silenzio; poi prosegue e si sdraia a bordo strada come per mettersi in posa per un servizio fotografico in piena regola. E noi scattiamo foto da reportage! Continuiamo il safari ammirando i vari mammiferi tra i quali l’antilope Topi che vive solo in questa zona, gli enormi ippopotami che popolano il fiume Mara e che ostacolano con la loro mole importante i poveri gnu e le povere zebre che vorrebbero andare a dissetarsi. Ci sono ossa e carcasse di animali ovunque, alcune ancora circondate da avvoltoi. Ci addentriamo nella savana e all’improvviso su una cunetta ecco arrivare un leone, vista la criniera e la camminata deve anche avere una certa età. Poi, poco più avanti, vediamo altre quattro leonesse, hanno il fiatone come se avessero appena finito di cacciare, forse proprio per il leone che abbiamo appena visto. Si buttano sdraiate sull’erba a riposare e noi godiamo di questo spettacolo che la natura ci offre. Mangiamo sulla jeep al riparo di un’acacia dalla calura, anche se è inverno fa proprio caldo e poi ripartiamo: gli animali però sono tutti a riposare vista l’ora e il caldo e incominciamo a vederli di nuovo verso le quattro quando l’aria incomincia a rinfrescarsi. Ritorniamo al lodge; cenetta davvero squisita e poi tutti in camera. Poco dopo, sdraiati nel letto a rilassarci e chiacchierare della giornata ascoltando i vari rumori della natura … sentiamo il ruggito di un leone. Rimaniamo fermi immobili ma la paura è tanta. Chiamiamo i ragazzi Masai ma il rumore del fiume è così forte che sembra di urlare nel vuoto; per fortuna ci sentono i nostri amici che hanno le tende vicine e li chiamano anche loro. Arrivano poco prima che le luci si spengano. Guardano con le pile nei dintorni e rimangono fuori dalla tenda tutta la notte per tranquillizzarci. Prima di dormire, però, il cuore deve riprendere a battere normalmente … 2 agosto- Nuovo giorno, nuovo safari. Dopo il gate d’ingresso al parco ci dirigiamo verso il fiume Mara dove c’è una maggiore concentrazione di gnu e zebre. Ci appostiamo in attesa di un guado. Gli animali dall’altro lato del fiume sono molto nervosi, si avvicinano all’acqua ma poi ritornano indietro impauriti. Vanno avanti per minuti con questa specie di danza fino al momento in cui i più coraggiosi ci provano e allora … tutti di colpo si tuffano per attraversare il fiume in fila indiana. La corrente è molto forte, gli gnu più piccoli vicini alle loro mamme saltano cercando di non venirne trascinati; pian piano passano quasi tutti, i più timorosi risalgono gli argini, riproveranno un’altra volta. Per loro fortuna in questa parte di fiume molto mosso non c’erano predatori. Riprendiamo il game drive puntando verso sud dove c’è il nostro nuovo campo tendato, il Mara Ilkeliani Camp. Arrivati lì però ci dicono che c’è overbooking e che verremo trasferiti in un altro loro campo, l’Entim Camp. Hakuna Matata! Dopo quasi un’altra ora di viaggio arriviamo al nuovo lodge e scopriamo che si trova nel cuore del Masai Mara Game Reserve e anche questo è senza recinzioni! Certo non occorre fare chilometri per vedere gli animali … siamo proprio in mezzo a loro, basta sedersi fuori dalla tenda e ammirare la savana che ci circonda e il fiume Mara che ci scorre davanti. Dopo pranzo ripartiamo per un nuovo safari costeggiando il fiume e cercando i leopardi tra il bush ma purtroppo non si fanno vedere, c’è solo un gruppo di babbuini. Dopo un piccolo guado, scorgiamo un bellissimo gruppo di elefanti: la matriarca davanti è enorme, seguita da altre sei elefantesse con altrettanti cuccioli. Ci fermiamo per ammirare lo spettacolo ma poi la matriarca emette un barrito che ci gela il sangue e ci fa ripartire immediatamente. Arriviamo su una collina che regala un panorama a tutto tondo della savana infuocata dal tramonto e poi proseguiamo verso uno spiazzo erboso dove vediamo un leone sdraiato con a fianco una leonessa; è la settimana in cui rimangono sempre insieme, giorno e notte, senza mangiare né cacciare ma solo per riprodursi … quasi quasi scendiamo a fare una carezza, sono così teneri! Ripartiamo verso il lodge perché ormai è tardi ma ad un certo punto capiamo che la guida e l’autista che non sono pratici di questa zona … si sono persi! Il tramonto qui è molto veloce e si passa dalla luce al buio in un attimo. Iniziamo a preoccuparci, passare la notte in jeep in mezzo alla savana non ci entusiasma. Proviamo con Hakuna Matata ma questa volta non ci aiuta. Continuando a girare per i sentieri, il nostro autista si ricorda di aver visto vicino a un cespuglio un’antilope e da lì capisce la direzione giusta da prendere e poco dopo, prima che diventi veramente buio, arriviamo al campo. Ceniamo al lume di candela e decidiamo di dormire insieme in un’unica tenda famigliare ma più tranquilli sapendo che fuori con i Masai ci sono le guardie (che qui sono armate e pagate dal Governo) a vegliare per tutta la notte. 3 agosto- Partiamo per ritornare verso Nairobi: approfittando di essere in mezzo alla riserva, possiamo godere un ultimo safari per salutare tutti gli animali che sembrano essersi dati appuntamento … ma questo è solo un arrivederci! Arriviamo a Nairobi e rimaniamo colpiti dal forte odore di inquinamento e dal rumore della città. Dopo giorni passati immersi nella natura e nel silenzio più assoluto, il ritorno alla civiltà è un duro colpo. Pranziamo in un locale molto simpatico e poi, dopo un po’ di shopping, partiamo per l’aeroporto; essendo il giorno prima delle elezioni c’è parecchio traffico e non vorremmo rischiare di arrivare tardi. Si ritorna a casa quindi, ma con il cuore gonfio di emozioni contrastanti che riassaporeremo meglio, come sempre, nei giorni a venire e che ci lasceranno carichi di nuove esperienze ma anche di tanta nostalgia. Questo è un viaggio che va vissuto, raccontarlo è sempre un’altra storia … allora buon viaggio!