Alto Adige in moto..
Il giorno dopo sveglia presto, caffè e via. Bibbiena, direzione eremo di Camaldoli. La strada è buia per via degli alberi, ma bellissima. La moto va che è un piacere. Ci fermiamo all’antica farmacia dei frati dove compriamo uno sciroppino per la tosse di Silvia. Tentiamo di arrivare all’eremo a piedi, ma ci rendiamo conto che mancano sette chilometri in salita e con un caldo… Andiamo in moto. Abeti secolari enormi, solenni, a sottolineare la sacralità del posto. Riscendiamo e pranziamo con ravioli di capriolo al ragout di capriolo, cinghiale alla cacciatora con polenta, porcini fritti!!! La Toscana è proprio la terra promessa per noi che amiamo il cibo ed il vino! Nel pomeriggio si va a San Sepolcro, ad una manciata di chilometri da Arezzo. La strada è molto bella, sembra disegnata apposta per le moto. Il museo sta per chiudere, ma facciamo a tempo a vedere il Polittico della Misericordia e la Resurrezione del Cristo, di Piero Della Francesca. Ci siamo fermati da queste parti proprio per vedere queste opere. La Resurrezione è considerata da Federico Zeri l’opera più importante del mondo, e non dico altro… Torniamo ad Arezzo. Cena all’Agania: ribollita, fiorentina, grifi (guance di vitello in umido), cantuccini col vinsanto, ancora ubriachi! Riuscirò a dormire? Il giorno appresso visitiamo il duomo che conserva una delle opere più rilevanti della nostra storia dell’arte, la “Leggenda Della Vera Croce”, sempre di Piero, come lo chiamano qui i suoi concittadini. E’ stata restaurata da poco e, sapientemente illuminata, si offre in tutta la sua magnificenza agli occhi affascinati di giapponesi, inglesi, tedeschi, francesi… Nella tarda mattinata ripartiamo. Firenze sud, Signa, Barberino nel mugello, Roncobilaccio, un disastro!!! E’ un tappeto di auto tutte incolonnate verso nord. Perdiamo un botto di tempo anche se siamo in moto. All’appennino tosco-emiliano segue la pianura padana ed il Po. Pur nella monotonia piatta che lo caratterizza, questo paesaggio ha un suo perché… Arriviamo sul Garda. Cerchiamo una “zimmer”, albergo due stelle a 110.000; grazie, torniamo dopo… Camera a 50.000; si, grazie, è quello che cerchiamo! Stanza povera ma dignitosa. Doccia, riposino, birretta e via sotto la prima pioggia verso Garda; en passant, Bardolino, patria dell’omonimo vino. Se smette di piovere ti accorgi che Garda è tutta luce, acqua e pizzerie. Le edicole vendono giornali tedeschi; anche la pizza che mangiamo sembra tedesca… Qui tutto è tedesco! Anche i prezzi… Sotto la pioggia ci spostiamo a Peschiera; anche qui pizzerie, gelaterie, souvenirs, tedeschi e tanta acquaticità… El Canal… Continua a piovere; via in albergo prima che peggiori. Buona notte.
Montagne, valli verdissime, l’Adige: ci siamo! Bolzano nord, direzione Obereggen. Imbocchiamo una stradina stretta che si inerpica su per una gola strettissima, pareti scoscese sopra la testa, fresco, freschissimo, quasi freddo! Quasi buio! Il posto è fantastico… Ega, Novale, Obereggen. Guarda, ci sono gli impianti di risalita! Siamo in alto, 1.550 metri s.L.M.
Siamo nel comprensorio del Latemar-Rosengarten. Cerchiamo la signora Pichler che ci ha affittato un monolocale arredato nel suo Maso Ortner. Bella faccia da montanara che scoppia di salute! La camera non è pronta, tornate alle 14? Bene; che si fa? Ma andiamo a pranzo, no? A Nova Ponente mangiamo in una bella terrazza dove prendiamo anche un pò di sole. Canederli in brodo, gulash con canederli e piatto di formaggio. Birra. Torniamo dalla Pichler che ci accoglie dandoci tutte le indicazioni del caso. Ci mette un po’ in agitazione il suo puntiglio… Riposino, e via verso Nova Levante, Carezza, Val di Fassa, Vigo di Fassa. Bello, molto Sud Tirol; Gerani ovunque. In un bar prendiamo dello yogurth con frutti di bosco ed un grappino al mirtillo. Compriamo anche una bottiglia di grappa monovitigno di Sauvignon. Torniamo prima che faccia proprio freddo. Ceniamo in una trattoria molto tipica: Maxner Keller. Si trova poco sotto Obereggen, appena superato il bivio di Nova Ponente, sulla destra. Costine di maiale con rostinchen (dischetti di patate), speck e formaggi alla tavoletta, filetto di maiale con patate, Sacher torte; tutto buono per un prezzo onestissimo. Solo il vino di paese è un po’ “lento”… Buona notte.
Storia di un’epica “passeggiata” in montagna: il Latemar è li, di fronte a me e mi sfida con i suoi 2.840 metri. E’ domenica e non pensavo che avremmo fatto ciò che stiamo per fare; si parte alle nove. Già la seggiovia che ci porta dove iniziano i sentieri è uno spettacolo. Scegliamo un sentiero a caso; non abbiamo assolutamente le idee chiare circa il grado di difficoltà che ci aspetta, ma qualunque grado sarebbe quasi proibitivo per noi sedentari di città che faticano a percorrere il breve sentiero che da Sferracavallo porta agli scogli di Barcarello (Palermo)! Le prime rampe sono camminabili, niente di che, ma presto diventa ripido, sempre più ripido, ripidissimo! Ma dove andiamo? Forcella dei Camosci e poi Rifugio Torre di Pisa. Siamo sicuri? Il paesaggio sotto, la veduta è bellissima, di una bellezza tanta! Andiamo su, sempre più su, e non ci penso neanche ad accendere la sigaretta durante la sosta… Più salgo più sento che fatico meno. Silvia tiene botta alla grande. La vetta sembra vicina, sembra che puoi toccarla e poi sparisce… Sarà questa la Forcella? Ma che! Più su, su, su… il paesaggio ora diventa brullo, quasi lunare; è bellissimo!!! All’improvviso gole, passaggi strettissimi, molto suggestivi; sono costretto ad usare le mani. Stò praticamente arrampicando! E mi sovviene che non facevo queste cose da quando era ragazzino e salivo in montagna con gli amici… E’ un flash-back pazzesco! Comincio a sentirmi vagamente Messner… Ultimo strappetto da arrampicare e… sono paralizzato dall’emozione. Il paesaggio è grandioso; mi si apre davanti agli occhi il versante orientale del Latemar: mai visto niente che possa spiegare meglio il concetto di sublime dei romantici. La montagna immane, solitaria, indifferente; pareti verticali rosa e, poco sotto, frane enormi mettono un pizzico di ansia; e se venisse giù qualcosa? Via verso il rifugio. Scendiamo e poi risaliamo; è dura ma ci siamo quasi. Sono DEFINITIVAMENTE Messner!!! Rifugio Torre di Pisa, 2.471 metri. Da qui si vedono le dolomiti del Veneto. Il Pelmo, l’Antelao, il Civetta ed anche la Marmolada con il suo ghiacciaio! Impagabile. Panino con speck, caffè bolente e riscendiamo: la discesa è peggio della salita! Le ginocchia reggono a stento. Puro dolore, pura sofferenza catartica… e finalmente riecco la seggiovia di Oberholz. Non posso ancora credere che siamo riusciti ad andare fin lassù! Subito a casa. Doccia, riposone. La sera ceniamo da Magger, ristorantino minuscolo lungo la strada che va a Nova Levante, che offre selvaggina e trote. Ottimo cervo con polente; Silvia prende anche una zuppa strana con pezzetti di frittata dentro. All’imorovviso mi accorgo che oggi non ho ancora fumato, e pongo immediatamente rimedio gustandone una alla grande. Il Cabernet Sauvignon è davvero buono! Tornando a casa per una strada col 18% di dislivello (tipo Mortirolo), un cervo ci accompagna per un tratto! Dopo una giornata così, la natura continua ad offrirci emozioni fino alla fine… Prima di andare a casa passiamo da Specker, un ristorante di Obereggen, e prendiamo una fetta di torta di grano saraceno e patate con marmellata di mirtillo e cioccolato: da URLOOOO!!!! A casa, grappino e buona notte! Sogno la scalata del Latemar… Verso le tre di notte mi sveglio e non riesco più a prendere sonno; mi vesto ed esco. Fa freschino. Il cielo è qui, basta alzare un braccio e puoi afferrare una stella. Terso, non c’è una nuvola. Passano un paio di stelle cadenti… Il silenzio è silenzioso, totale. Solo lo scorrere dei torrenti. Se esiste la purezza totalizzante, questa è ad Obereggen di notte. Torno a letto; spero di dormire.
Alle 7:30 ci svegliamo. La signora Pichler ha già munto le mucche ed ha lasciato il latte ancora caldo ed il pane dietro la porta della camera.
Partiamo in moto verso Nova Levante, Carezza, Vigo di Fassa, Canazei, Passo Pordoi. Il mondo dei motociclisti è tutto qui e ci salutiamo con tutti con il fatidico cenno della mano… Ripartiamo dopo una birretta mattutina che mi mette le ali! Passo Falzarego, Cadore, Cortina. Panino ed insalata con Coca Cola: 39.000 lire! Non è posto per noi! Lago di Misurina e Tre Cime di Lavaredo. Proseguiamo verso Dobbiaco, la Val Pusteria, Brunico, Bressanone. Riprendiamo l’autostrada del Brennero. Bolzano, Val D’Ega, casa. A cena da Maxner Keller: eccellenti stinchi di maiale, torta di grano saraceno, Teroldego Rotaliano. A casa, solito grappino e buona notte.
Il giorno dopo partiamo a piedi lungo un sentiero che porta da Obereggen al lago di Carezza (Carersee). In mezzo ai boschi mi fermo a raccogliere fragoline. Un cerbiatto!!! A Nova Levante abbiamo comprato dello speck fantastico e dei salamini di cervo affumicati che, insieme al Puzzone di Moena (formaggio dop trentino) rinforzano i nostri panini. Pattis è una macelleria che bisogna assolutamente visitare se si va da quelle parti!!! Eccolo il lago verde smeraldo di mille calendari da barbiere che non gli rendono affatto giustizia; ma mi dicono che oramai è ridotto all’ombra di se stesso; peccato… Torniamo a casa. Facciamo la sauna dalla Pichler. Fantastico. Cena da Magger. Trote, gulash con polenta, torta al ribes, Pinot Nero. Buona notte.
Oggi è il giorno della ferrata. Diventiamo sempre più temerari!!! Partiamo con Erik, la guida alpina di Nova Levante, che ci imbraga e ci da alcune indicazioni su come muoverci. Ci rassicura dicendo che la cosa è fattibile; ma io mi chiedo quali siano i suoi parametri rispetto alla nozione di “facilità”.
Se la passeggiata sul Latemar è stata emozionante, questa ferrata, con tanto di casco, imbragatura e moschettoni mi appare addirittura epica! La ferrata Di Re Laurino, sul Catinaccio (Rosengarten). Presto cominciano i costoni di roccia viva, pareti verticali, più che verticali. Noi ci si passa in mezzo legati ai ferri. Ad un certo punto ci troviamo a dover passare per un “terrazzino” largo venti centimetri e sotto c’è lo strapiombo! Dopo circa quattro ore di salita ed arrampicata siamo al rifugio Santner. Panorama spettacolare. Alle spalle del rifugio, le torri del Vajolet, meta degli scalatori veri (non per noi, ovviamente!). Si vedono dei puntini colorati aggrappati alle pareti scoscese che lentamente vanno su, su, su… Ma sono uomini?!?! La sera ceniamo da Maxner Keller. La signora proprietaria del ristorante ci propone le fettuccine coi finferli, la polenta col cervo e la classica Sacher Torte. Buonissimo! Uscendo dal locale, piove a dirotto. La moto ha qualche problema che non capisco a cosa attribuire.
L’indomani quando provo a mettere in moto sento che il motore va ad un cilindro, o almeno così pare. Cambio una candela che sembra bruciata, ma niente… Sarà il filo della pipetta? Scendiamo a Bolzano. La moto va malissimo; sparacchia e sputacchia e tiene un minimo irregolare che mi preoccupa. Ansia. Andiamo alla concessionaria BMW. Il capo officina da un’occhiata alla moto ed una a me, cogliendo in pieno l’angoscia che mi attanaglia. Dobbiamo tornarci a Palermo, co ‘sto ferro! Si accorge che si tratta solo della molla dell’aria che si è bloccata a causa della pioggia. Una stupidaggine clamorosa! Mi cambia la molla, ormai un po’ lasca, e si va! Ora si che ti riconosco, vecchia Nina (così si chiama la mia moto)! E già quasi mezzo giorno. Andiamo ad Ortisei, dove mi hanno detto che c’è un ristorante, “L’orlo del bosco”, da urlo. Ortisei è proprio carina. Ci torniamo l’anno prossimo? Scopriamo con dolore che “L’orlo del bosco” è chiuso per lavori. Ma proprio ad Agosto dovevano farli? Ripieghiamo su un altro ristorante che si chiama La Cort. Ha una splendida terrazza da cui si gode una meravigliosa veduta della Val Gardena e su Ortisei. Prosciutto di cervo, porcini sott’olio, agnolotti con funghi ripieni di funghi, tagliatelle ai porcini e finferli, gelato con castagne caramellate calde; il tutto è letteralmente da urlo! Sono tramortito! Riprendiamo la strada del ritorno ad Obbereggen e comincia a piovere. Stasera ceniamo a casa. Passiamo da Pattis a Nova Levante; compriamo delle braciole di cervo, salamini affumicati, formaggio e speck; da un fornaio prendiamo la classica Sacher. Cenetta deliziosa bagnata da Cabernet del Trentino. Scendiamo al bar di Specker per un grappin. Ci rendiamo conto ancora una volta di quanto Obereggen sia deliziosa, tranquilla, silenziosa. Un toccasana per chi abbia voglia di rilassarsi ed ossigenarsi. Il giorno dopo scendiamo a Bolzano per comprare le ghette antipioggia, visto che ieri mi è entrata acqua nelle scarpe. Ritorniamo su. Oggi è l’ultimo giorno. Siamo già un po’ tristi. Dove pranziamo? Malga Epircher. Cominciamo a salire in moto. Tempo da lupi; pioggia e nebbia. La salita è pazzesca (22%) e non vedo l’ora che finisca, anche se sono solo due chilometri. Il posto è la classica malga di montagna, calda, accogliente, e ti viene subito fame! Formaggi, braciola di cervo con porcini e polenta, tagliatelle ai finferli, piatto del contadino, Nobile di Montepulciano, grappa, ebbrezza, ubriachezza… Giù al maso, appena appoggiamo le spalle sul materasso per un riposino pomeridiano, crolliamo. Ci svegliamo alle sei ed è troppo tardi per comprare cibo; i negozi hanno già chiuso. Scatoletta di lenticchie con ciò che rimane della spesa del giorno prima (speck, formaggio), torta del backerei (fornaio), Barbera D’Alba e buona notte… Il giorno dopo ci vestiamo di tutto punto (piove) e ripartiamo in direzione sud. L’autostrada del Brennero è un tappeto di macchine con targhe straniere che entrano in Italia. Ingorghi paurosi ad ogni svincolo. Ecco il biglietto da visita del Bel Paese! Ma il peggio dovrò ancora vederlo. All’altezza di Modena, la dove l’autostrada si dirama verso la costa Emiliana (Rimini, Riccione), L’inferno si materializza davanti ai miei occhi sotto le forme mostruose del più grande ingorgo della storia!!! Migliaia di automobilisti boccheggiano esausti, da ore ed ore in coda. Motori fumanti, gente disperata. Ma la polizia che fa? Dov’è? E’ letteralmente un girone dantesco; quando finalmente riusciamo a raggiungere un’area di servizio (il tutto sotto un clamoroso temporale), l’incubo continua. E’ l’inferno dei vacanzieri, dei forzati di Rimini, di coloro che arriveranno un giorno al mare essendo già finiti dentro, nell’anima, e non potranno mai più recuperare questo trauma. Passeranno il resto dell’anno sul lettino dell’analista. Gente distesa per terra, gente in coda (un’altra) alla cassa, bambini che piangono, genitori che piangono a causa del pianto dei loro bambini… Anch’io mi sento leggermente nevrotizzato; è bastata questa mezza giornata a far svanire l’effetto benefico di Obereggen sui miei nervi. Come farò a superare ciò che rimane di questo agosto nella canicola appiccicosa di Palermo?