Alto Adige in camper

Vacanze low cost a zonzo per il Trentino
Scritto da: Zembo
alto adige in camper
Partenza il: 19/09/2015
Ritorno il: 03/10/2015
Viaggiatori: 2
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Anche quest’anno tra servizi turistici e ferie dei figli le nostre tanto sognate Vacanze arrivano a fine Settembre! E visto il successo della vacanza dell’anno scorso, abbiamo deciso di spostarci un po’ più in su e visitare l’Alto Adige.

Apriamo come consuetudine il grosso bussolotto da sott’aceti della “Cassa Peota” che come ho spiegato in un altro diario altro non è che un salvadanaio da riempire durante l’anno con tutte le monete che ci passano sotto mano, la quale somma viene destinata ad uno scopo preciso che per noi sono le ferie. Contiamo i soldi e anche quest’anno la cifra non è poi così cospicua, ma sapendola gestire bene dovrebbe durarci per i 15 giorni previsti.

Sempre partendo in assetto da combattimento: Frigo, Cambusa, Bombole e Serbatoi Pieni, Sabato 19 Settembre partiamo destinazione Cima Larici.

Questa località particolare è nella zona dove in estate pascolano le mucche di un nostro compaesano che d’estate gestisce una Malga e produce formaggi d’alpeggio. E’ un luogo incantato dove spegnere l’interruttore dello stress a 1670 metri sul mare, tra i pascoli e le vette appena fuori dell’altopiano di Asiago.

Domenica 20 Settembre, dopo aver passato la notte nel silenzio più assoluto veniamo svegliati dai campanacci delle Mucche che passano per la mungitura. Baciati da un’aria frizzantina e da un alba che mano a mano colora le varie cime, facciamo una breve passeggiata ed andiamo a trovare i nostri compaesani e come di consueto prendiamo un assortimento di formaggi e le famose ricottine affumicate che guarniranno i sughi di molti piatti di pasta delle vacanze.

Passiamo allegramente la giornata con dei nostri amici che della pianura ci sono venuti a trovare perchè anche loro bisognosi di sganciare la mente dallo stress. Così dopo aver assorbito la pace di quei luoghi alla sera ci mettiamo in viaggio per raggiungere Renon, la prima tappa del nostro viaggio in Sudtirol.

Lunedì 21 Settembre, andiamo di primo mattino all’APT di Renon ed acquistiamo la “MuseumobilCard”, una di quelle card che piacciono a me che per la durata di sette giorni ti danno il modo di visitare posti e viaggiare con i mezzi pubblici che se ben gestita, pagando una cifra a forfait ti fa risparmiare molti soldi sui biglietti dei trasporti e le visite a: Musei, Castelli e Parchi!

Premetto una cosa: quest’anno per la prima volta e per sfruttare al massimo la “MuseumobilCard” ho pianificato un viaggio punto per punto. Non avendolo mai fatto, presumo che qualcosa non andrà come previsto, ma essendo io uno che ha sempre viaggiato d’istinto solo con una traccia ma mai con programma… sia quel che sia !

Ed allora iniziamo il nostro tour, prima tappa del giorno castel… Sto scherzando! quest’anno ho imparato che musei e castelli son chiusi di Lunedì! si si, aspetta e vedrai!

Così, oggi ci dedichiamo ai “mezzi di trasporto inconsueti” e ci spostiamo quindi per andare a fare un giro sulla Funicolare della Mendola che ti porta in cima all’omonimo Passo. Sì, non è la località di destinazione che vale la pena, ma il fatto di fare un giro panoramico su quel mezzo strano sul quale non avevo mai viaggiato che si arrampica su per la montagna con una pendenza che raggiunge e supera il 60% e visto che passo Mendola non offre sto gran che, dopo aver fatto due passi siamo tornati sulla terrazza della funicolare a goderci lo spettacolare panorama. Preso uno sprizz al bar, siamo risaliti sulla Funicolare a goderci una discesa da brivido. Dopo questa bella esperienza abbiamo acceso il camper e ci siamo spostati in un comodo ed attrezzato parcheggio gratuito sotto la stazione di Bolzano Sud e dopo una squisita pasta al Pomodoro con sopra grattugiata la profumatissima Ricottina affumicata, abbiamo preso il treno che da Bolzano Sud in 6 minuti ti porta in stazione Centrale; di lì con una passeggiata di 5 minuti arriviamo alla base della Funivia del Renon, la prendiamo, ed anche qui non è il posto dove ti porta la funivia che vale la pena ma cosa trovi: il famoso Trenino del Renon. Ha due piccoli vagoni e viaggia in uno scenario incredibile tra boschi che si aprono a panorami mozzafiato per arrivare al capolinea di Collalbo; ed anche qui siamo un po’ delusi dal paesino … ma ci colpisce un cartello di quelli che indicano i sentieri che diceva così: “Piramidi di terra, 20’“. Io e mia moglie ci guardiamo e all’unisono ci diciamo: -” Le andiamo a vedere?“ se sono 20 minuti andiamo!?” Abbiamo fatto una bella passeggiata, visto bei panorami, fatto anche qualche foto e quando arriviamo alle piramidi di terra, diciamo: “noo! Segonzano in miniatura !?” e va beh dai, è stato bello comunque. Facciamo il ritorno col trenino, scendiamo con la funivia, torniamo al camper ed il primo giorno si conclude da manuale ! Per cui essendo anche un po’ in anticipo decidiamo che visto il bel parcheggio che troveremo, i venti chilometri dell’indomani li facciamo già sta sera così domani siamo già a S.Valentino.

Martedì 22 Settembre è prevista la visita al Planetarium AltoAtesino ma arrivati in biglietteria scopriamo che é si chiuso il Lunedì, ma: Martedì, Mercoledì e Venerdì è aperto soltanto per le scuole, Sabato e Domenica è aperto al pubblico, mentre Giovedì è possibile visitarlo solamente la sera. Alle 18.30 per la visita in lingua Tedesca e alle 19,15 quella in Italiano. Cominciamo bene!? E’ il secondo giorno ed ho già preso la prima buca !! e va beh, pazienza! Nel pomeriggio è prevista la visita a Castel Presule ed allora ci incamminiamo, mah! Quando la giornata parte male non c’è niente da fare. Sulla strada che ci dovrebbe portare al castello, saremmo dovuti passare per un tratto di superstrada che non abbiamo capito come mai era interrotta con delle ruspe, all’improvviso e senza un minimo di segnalazioni, così ci hanno deviato obbligandoci ad entrare in autostrada. “Ma per piacere ! Almeno avvisate che da Bolzano la prima uscita è Chiusa che è il paese prima di Bressanone, non chiusa letteralmente. 60 chilometri non è una deviazione da poco! E si son pure accorti della stupidaggine della cosa poiché quando ho chiesto il perchè al casello, non mi hanno fatto pagare l’autostrada…. Grazie, e il gasolio? Per farla breve, finalmente arriviamo a Castel Presule… e lì passa tutto! Bello! La giornata è un po’ uggiosa, proprio adatta a quei posti lì. Ci colpisce subito la sala della collezione di armi antiche subito dopo l’ingresso, gli affreschi e le logge del cortile interno. Nel castello scopriamo sorprendenti passaggi attraverso scale a chiocciola strettissime ed ancor più angusti passaggi per accedere al mastio ed alle varie sale ; per non parlare dell’incredibile struttura architettonica sia dentro che fuori. Nel nostro giro siamo stati guidati da una gentilissima signora che quando ha capito che eravamo gli unici due italiani del gruppo ci ha trattenuto dopo la visita per darci delle spiegazioni in più sul castello. Soddisfattissimi della visita rientriamo a Bolzano sud nel parcheggio con area attrezzata per il pernottamento.

Mercoledì 23 Settembre piove! La temperatura è scesa bruscamente a 5 gradi e sulle cime circostanti è comparsa anche la neve! Al mattino prendiamo il treno per andare alla stazione centrale e di lì ci dirigiamo a piedi fino al Museo del Tesoro del Duomo. Lì, oltre a vedere tutti gli oggetti preziosi vi è un angolo dove vedere alcuni video che consiglio di guardare, dove parlano dell’architettura, la storia e gli eventi che hanno visto come protagonista il Duomo di Bolzano ed il suo particolarissimo campanile a tralicci. Usciti dal Museo siamo andati a visitare anche l’interno del Duomo. Lì abbiamo scoperto tutti i particolari raccontati nei video, vederli prima è stata la scelta giusta.

A questo punto, dovremmo andare al Museo Archeologico, ma dopo esser stati sotto la pioggia più di mezz’ora per trovarlo, ci aspettava una sorpresa: una fila stimata di 2 ore per potervi entrare. Mi dispiace, ma bagnati come siamo, non aspetto altre due ore sotto la pioggia che oltretutto in quel momento era copiosa per entrare in un museo. Così, per passare un oretta prima di pranzo, prendiamo un autobus a caso e ce ne andiamo a zonzo comodamente seduti senza meta per la città di Bolzano. Saltata dalla scaletta anche questa visita, alla fine prendiamo il treno e torniamo al camper a pranzare. Intanto seppur la giornata non promettesse miglioramenti del tempo, almeno ha smesso di piovere, così partiamo in direzione della Funivia di S.Genesio. Lasciamo il camper nel parcheggio e ci incamminiamo per la pista ciclopedonale che da lì porta al Castel Roncolo. Devo essere sincero, anche se non è proprio uno dei più belli che abbiamo visto, anche questo ha la sua anima. C’è molta pietra e legno e delle belle sale affrescate ; colonne di legno e travi a vista che si incastrano per creare le strutture portanti dei soffitti, una piccola collezione di oggetti che raccontano l’esplorazione dell’uomo dall’età della pietra ad oggi ed un piccolo camminamento sulle mura. La conclusione ? è piccolo ma molto carino. Al ritorno, giunti al parcheggio della funivia, visto che non avevamo altro da fare e con la card è gratis, decidiamo di farci un giro sulla Funivia di S.Genesio, così per vedere un altro panorama ed il paesino sul piccolo altopiano alla fine della risalita. In fin dei conti lassù non c’è niente, ho sì scattato un paio di foto, ma come ho detto non è niente di che. Tornati al camper, valutiamo che è il caso di spostarci al parcheggio di Castel Firmiano e così facciamo. Purtroppo il parcheggio la sera è chiuso e ci tocca ritornare a Bolzano Sud. Dopo cena, facendo il punto della situazione, guardiamo qualche anticipazione sul castello che visiteremo l’indomani … ma come ?! È chiuso il Giovedì ? Ma no, dai.. non doveva essere chiuso di Lunedì?! Così preso da un po’ di sconforto elaboro una teoria di quelle che ci azzecco una volta ogni mai e dico a mia moglie: “ Visto che domani dovrebbe esser bel tempo, vuol dire che probabilmente la gente non va a musei ?! E quindi perchè non ci alziamo presto ed andiamo a vedere il Museo Archeologico così non facciamo la fila come l’altra volta ??” e siccome se sbaglio è solo colpa mia, acconsente!

Giovedì 24 Settembre prendiamo il treno ed andiamo alla stazione Centrale e da lì prendiamo l’autobus ed arriviamo proprio dietro il Museo Archeologico di Bolzano “Otzi” dove l’altro giorno c’era una lunga fila di gente che aspettava sotto la pioggia. Non c’era nessuno ! Vuoi vedere che è chiuso ?! Giriamo l’angolo e davanti al portone: nessuno ! Beh il portone almeno è aperto, vuoi vedere che la mia teoria… entriamo? Chiedo subito alla signorina Hostess se è aperto e lei mi dice candidamente: “ sì, da 10 minuti ! “ Inoltre le chiedo se possiamo portare dentro anche il nostro cane Kappa che oggi mia moglie non voleva lasciare nel camper. Incredibilmente, lo guarda e grattandogli tra le orecchie dice che se è piccolo e sta sempre così tranquillo nella borsa trasportino, può entrare senza problemi, altrimenti ci sono dei box per lasciare i cani più grandi !! Organizzatissimi !?

Iniziamo il giro andando a trovare la mummia di “Otzi” e passiamo un paio d’ore interessanti tra reperti archeologici, video sulla scoperta della mummia e le indagini sulle cause della morte di Otzi elaborate come se fossero la scena del crimine del primo omicidio della storia, roba da CSI ! Lungo il percorso dove mi aspettavo di trovare Oratio Kain, tra le sale del museo ci sono anche alcuni grandi schermi interattivi da tavolo come quelli del telefilm dove vedere i particolari delle radiografie a più livelli della Mummia ! Uno invece è dedicato alla ricostruzione virtuale delle ere Geologiche del continente Europeo. E’ stato molto bello! Anche questo museo è un esperienza che consiglio.

Non c’è ombra di dubbio: il programma da me redatto è esploso per non dire saltato ! Quindi, tornando alla mia vecchia cara “Filosofia della traccia” più che ad un programma da seguire alla lettera, dobbiamo decidere cosa fare il pomeriggio e chiedo a mia moglie: -” Che giorno è oggi ?” – “Giovedì !” -” Ti va se questa sera andiamo al Planetario ? – “SI SI !!” e così, avendo tre ore di vuoto, per ammazzare il tempo prendiamo il treno ed andiamo a Vilpiano a fare un altro giro: in un altra funivia, che porterà in un altro paesino, che sarà un altra… eh no ! Sta volta no ! Il giro in treno lo abbiamo fatto, la lunga passeggiata per arrivare alla funivia anche, ma la funivia funziona solo: due corse il mattino, due verso mezzogiorno e poi la sera …. e adesso io dovrei aspettare un ora e mezza nel nulla, senza nemmeno una panchina per sedersi per salire su un aggeggio che funziona per 5 minuti ogni due ore ??…. ci rinunciamo e giriamo i tacchi. Ormai sono le 16,30 e piano piano ci dirigiamo verso S.Valentino in Campo per andare a vedere il Planetarium Alto Atesino/Sudtirol. Visto che ci aspettavamo molti visitatori, esibendo la card, facciamo in anticipo di due ore il biglietto e torniamo in camper a mangiare un boccone. Sono ormai le 19,00 quando raggiungiamo l’ingresso del Planetarium e dentro c’è un gruppo di Tedeschi prossimi all’uscita. Siamo lì che aspettiamo che arrivi qualche visitatore italiano e non si vede nessuno, ma proprio nessuno. Escono i tedeschi e ci si avvicina la guida che parlava italiano e ci dice sorridendo: “ Visto che siete così tanti, sarò la vostra guida personale”. Ci dà gli occhiali 3D ed entrati sotto lo schermo di 8 metri e mezzo di diametro fatto a cupola semisferica ci consiglia di metterci nei due posti centrali della quarta fila che sono in assoluto i migliori. Poi ci chiede da dove veniamo ; ed essendo noi di Asiago comincia a raccontarci che ha studiato a Padova ed ha fatto esperienza agli Osservatori Astronomici di Cima Ekar ad Asiago, proprio quelli che vediamo da casa nostra, per cui abbiamo passato una piacevole serata ad osservare l’orizzonte virtuale del Sudtirolo. Poi, in un viaggio stellare, ci ha fatto vedere dapprima la terra che si allontanava, poi la luna, attraversando e visitando tutti i pianeti del nostro sistema solare ed un cielo di stelle e galassie in 3D nel planetario più tecnologico d’Italia. Un sentito grazie all’astrofisico che è stato una guida speciale solo per noi che oltre alla dimostrazione standard ha usato il computer del planetario per rispondere a delle mie curiosità sulla Luna e su altre cose che mi interessavano e mi chiedevo da tanto. Il tempo è volato tanto che ci ha fatto uscire con 20 minuti di ritardo sul programma poiché, così ci ha detto, è stato felice di avere e dare risposte ad un piccolo pubblico così curioso ed interattivo. E vista l’ora e la tranquillità del posto decidiamo di pernottare qui. Sotto questo magnifico cielo stellato.

Venerdì 25 Settembre partiamo con calma dal Planetarium e ci dirigiamo a Castel Firmiano, il primo dei castelli della Messnr Mountain Museum.

Oggi è una meravigliosa giornata d’autunno, non calda e con un sole splendente. Mi infastidisce solo la comitiva di chiassosi Tedeschi scesi da un Pulman che ci precede all’entrata, così per lasciarli andare avanti decidiamo di fermarci a prendere un caffè.

Castel Firmiano non è il classico castello poiché oltre ad una piccola rocca in mezzo al complesso è composto dalle imponenti torri collegate dalle mura con camminamenti e da una struttura non proprio antica sul lato ovest. La visita la si comincia ancor prima di entrare quando si viene accolti da una statua del Budda che sembra essere lì per ammonire i visitatori che quello è un luogo dove regna la tranquillità e poi si passa la grande porta sorvegliata da due leoni Tibetani in posizione seduta. Appena entrati e registratici con la card la Signorina ci indica il percorso da compiere in senso orario passando da una mostra sulla guerra in montagna, andando man mano a scoprire ognuna delle torri, ognuna a tema che ti raccontano del misticismo del Tibet e della conquista dell’Himalaya ; degli scalatori che hanno affrontato l’Heverest nel successo e nella tragedia ; attraverso i giardini, i sentieri, i camminamenti cosparsi di statue e simbologie di arte Tibetana. Per gli appassionati gel genere, lo consiglio, non ve lo dovete perdere assolutamente ! ma per me che amo i Bonsai, i Giardini Zen e quelle robe lì, vedere quell’esplosione d’arte orientale, mi sono quasi squagliato! Ma che bello che bello che bello e chi mi porta più via da qui!?

Va Beh!? Ci incamminiamo che nel pomeriggio dobbiamo arrivare fino a Merano ed andare a vedere la Collezione Russo Ortodossa. Arrivati in quel di Merano dovevamo parcheggiare al piazzale Prader che è l’area dove è consentito sostare ai camper, ma chissà se lo faccio apposta: Il Venerdì parcheggio è interdetto fino alle 17.00 causa mercato. Ok, calma ; dirottiamo in direzione di Castel Tirolo, ma forse per il troppo lavoro a cui l’ho sottoposto nei giorni scorsi, il Tom..my mi fa uno scherzo di quelli che la prossima volta vola dal finestrino. Invece che mandarmi per la strada alla destra del castello, ovvero a Tirolo Paese ed insegnarmi il parcheggio che avevo memorizzato, si è inventato di mandarmi su per la strada di sinistra larga quanto il camper e lunga 4 chilometri. Con il cuore in gola e gli occhi strabici al contrario per guardare contemporaneamente gli specchietti siamo arrivati quasi al castello ; chiediamo ad un ragazzo che vendeva le mele dove sono questi benedetti parcheggi e finalmente ci svela l’arcano: dall’altra parte del castello !! Da lì in poi la strada muore in una proprietà privata e fortunatamente dove ci troviamo adesso c’è una piccola piazzola dove col mio piccolo camper son riuscito a girarmi e ritornare indietro ! Sfiorato l’infarto per la tensione, ritorniamo sui nostri passi e torniamo giù a Merano a vedere per lo meno sto benedetto museo, così consulto il mio fido ICOL una App che ti descrive le aree dove è consentito la sosta ed i campeggi nei dintorni di dove ti trovi e cominciamo il pellegrinaggio: “qui pieno”, altro parcheggio “c’è un cantiere”. Proviamo con i Campeggi: “tutti esauriti” provo a contattare telefonicamente quelli più periferici, niente ! A Lana, neanche … ed alla fine quando ormai sono le quattro, senza possibilità di parcheggiare e sapendo che il museo chiude alle cinque rinunciamo ed andiamo per la notte in un campeggio a 20 chilometri da Merano.

Sabato 26 Settembre prendiamo una drastica decisione: siccome questo è il penultimo giorno di validità della Card sorvoliamo castel Tirolo ed il Museo d’arte Russo Ortodossa e rientriamo nella tabella di marcia e visitiamo quello che ci resta da vedere che in caso al ritorno …?!

Alteriamo un po’ la scaletta poichè visto che siamo già nella direzione giusta ci dirigiamo a Moso in Passiria al Boonker Museum. Devo essere sincero ? Mi aspettavo qualcos’altro! Non dico che non sia stato interessante ma proverò a spiegarmi meglio ! Ti immagini che dentro ad un Bunker ci sia la storia di come ci si viveva durante la guerra di cosa fosse e perchè venne costruito !? Invece si entra in una struttura di vetro dove all’ingresso c’è un plastico della val Passiria si sale di tre piani tra animali imbalsamati che fanno capolino qua e là sulle scale per poi arrivare alla biglietteria. La signora ci spiega che dietro la porta che ci sta davanti si apre il Bunker e c’è la temperatura è di una fresca cantina. Entriamo e al piano terra prendiamo il tunnel di destra. Dopo alcuni tabelloni illustrativi in più lingue, come prima cosa strana c’era una vasca con le salamandre, poi delle teche con dentro alcune armi, vecchi attrezzi, spiegazioni di evoluzioni geologiche, reperti e spiegazioni di scavi archeologici ed una serie di filmati, nella zona Video, esclusivamente in lingua tedesca !? E questo non è carino ! Passiamo a fare la seconda breve galleria che ci porta alla scala a chiocciola lunga più di 170 scalini. Mentre si percorre la scala si viene rincorsi da voci delle radio del periodo bellico e quando si arriva a metà si trova uno stretto corridoio dove ci sono un paio di stanzette 2 metri per 2, con messi quasi a casaccio: una radio, due fucili, una cassetta … risaliamo il secondo tratto di scale e si arriva ad un altro corridoio dove questa volta ci sono le postazioni dove mettevano le mitragliatrici, forse un po’ trascurate visto che le feritoie erano mezze ostruite dal terreno e dalle piante all’esterno ; anche qui: su una c’era una mitragliatrice e in un altra due manichini che giocavano a carte. Dopo l’ultima breve rampa di scale, usciti all’aperto, ci si trova su di un terrazzo nel mezzo del recinto degli stambecchi, si scende per un sentiero intervallato da scale, si passa sotto ad una voliera, si rientra e ci si trova davanti alcuni rettilari con le vipere e le bisce che sono presenti nella zona ; finito tutto ciò ci si imbatte nella palestra di roccia artificiale realizzata in una facciata della torre di vetro …. non so, diciamo che abbiamo visto una cosa psichedelica ? Ma, ne è valsa la strada ?

Per consolarci entriamo in una bottega lì vicino e comperiamo un po’ di prodotti tipici per farci sta sera una cenetta tirolese: speck, wurstel artigianali, i crauti ed il pane ! Un pane !? roba che qui da noi ci sogniamo ! di tutti i colori e sapori ! e se lo vuoi alla cipolla, la cipolla non è fuori ma è nell’impasto, così i semini dei 5 cereali, le olive.. e il pane secco al cumino, i Pretzel … portatemi via! vi prego!

Torniamo seri ! Il pomeriggio, il programma ci porta a Rablà un microscopico paesino dove c’è un Museo che si chiama Mondo Treno. E’ uno spettacolo!! su due piani ci sono dei plastici fatti da un gruppo di fer-modellisti che hanno dato l’anima per realizzare un opera del genere: il più grande plastico ferroviario digitale d’Italia ed il più complesso plastico riproducente uno scenario reale come l’Alto Adige unico al mondo. Il piano terra è dedicato ad un complesso cantiere ferroviario di fantasia chiamato “Mezzamontagna”, un plastico di 35 metri quadrati su quattro livelli che già da solo fa rimanere a bocca aperta. Al piano superiore invece si rimane letteralmente a bocca spalancata ! In un anello che ha un estensione totale di 62 metri di lunghezza per una profondità di circa 3-4 metri è riprodotto tutto il sistema ferroviario dell’AltoAdige inserito nel contesto dei paesaggi rispecchianti quelli veri ; i palazzi dei centri storici, monumenti, castelli e piazze riprodotti nei minimi particolari ; ponti, gallerie, caselli autostradali identici a quelli veri ; il Trenino del Renon e la Funicolare della Mendola dove abbiamo viaggiato ed una miriade di particolari dei paesi che in parte abbiamo visto dal vero in questo nostro viaggio. Riconosciamo subito l’abazia di Chiusa, Castel Presule, il Duomo di Bolzano e decine di altri posti e sono così fedeli a quelli reali che non c’è dubbio di sbagliarsi, sono quelli ! Il terzo piano invece è dedicato ad una collezione di automobiline che passano in secondo piano. Lasciatemi fare una considerazione: i trenini che girano in tondo erano per chi come me ha più di 50anni un bel giocattolo e quando si pensa a loro ci viene in mente la nostra infanzia e di conseguenza si pensa sia roba da bambini ; ma Mondotreno è diverso, vedi dalla cura dei particolari dalla precisione nelle ricostruzioni e la grande passione di chi li ha realizzati che a questo livello è una cosa da grandi e che se non lo è, si avvicina molto all’arte !

Domenica 27 Settembre, ultimo giorno di validità della MuseumobilCard ci troviamo in un parcheggio di Naturno segnalato come possibile sosta per i camper a oltre due chilometri da dove dovremmo essere perchè … lo dico dopo ?!

Ci inoltriamo nella valle che porta a Madonna di Senales per raggiungere l’Archeopark. Ed anche qui.. Come dovevo dire prima: “Divieto di sosta ai camper !” Eh no eh ?!… Lascio il camper davanti l’entrata ed entro in biglietteria a chiedere dove posso mettere il camper visto il divieto. La signorina in un simpatico “Italianen” mi dice che “quello Kartellen” è stato messo perchè alcuni si sono comportati male, ma se io mi mettevo in modo di non dar fastidio potevo parcheggiare!! (Mode Polemica-ON) Cari fruitori di parcheggi con “veicoli ad uso ricreativo” comunemente chiamati Camper, lo avete colto il nemmeno tanto velato messaggio? (Mode Polemica-OFF).

L’Archeopark è situato in un paesaggio fiab+esco ed è dedicato ad Otzi, l’uomo la cui mummia è stata ritrovata poco distante e ricrea quello che doveva essere il suo modo di vita. E’ composto da due aree distinte: la prima il museo al coperto, uno spazio fatto a spirale su tre piani che racconta l’evoluzione dell’Uomo e molti paragoni con la vita odierna ed un parco esterno dove sono ricreate le situazioni in cui vivevano i primi abitanti della zona. Entriamo un po’ spaesati guardandoci un po’ intorno in quello che più che un parco archeologico sembrava un laboratorio didattico per ragazzi. Guardiamo di qua, leggiamo di là e pian piano iniziamo a toccare, provare ed entrare nell’interattività che è il vero spirito del museo. Ho capito che ci stavamo ambientando quando ho visto il sorriso di mia moglie che mi invitava a venire a toccare le varie pelli ed i materiali di uso comune ad Otzi. Ambientati e finita la visita al Museo interno, usciamo nel parco dove sono ricreate due aree, una dove si vedono i sistemi di contenimento degli animali detto: “steccato a forbice” creato con dei rami messi in modo che facessero sia da recinto che da barriera, dei piccoli campi archeobotanici con i prodotti che coltivavano e come si pensa fossero strutturati e per finire una selezione delle varietà di piante che presumibilmente erano di uso comune ad Otzi. Spostandoci nella seconda area dove sono ricostruite fedelmente delle capanne con i focolari e le fornaci fatte usando i sistemi ed i modi uguali ai resti ritrovati negli scavi, incontriamo una signorina che ci invita a partecipare all’accensione del fuoco. Quasi imbarazzati la seguiamo ed entriamo in una capanna dove spiegandoci che la Selce e la Pirite, ovvero le due pietre trovate nella giberna di Otzi, che servono per accendere il fuoco, in zona non si trovano e che probabilmente erano merce di scambio poiché l’una viene non meno che dal Garda mentre l’altra probabilmente addirittura dalla Toscana. La signorina inizia a battere le pietre: qualche tentativo per ottenere la prima scintilla e farla cadere sull’innesco fatto dalla scorza di un fungo delle betulle che messo all’interno di un po’ di paglia inizia dapprima a sprigionarsi del fumo, poi qualche brace ed in fine, ecco il fuoco !…. Brava ! ed in meno di quanto pensassi !!

All’uscita della capanna ci invita a provare a tirare con l’arco.. e perchè no !? fatto trenta si fa trentuno. Dopo la chiara spiegazione proviamo anche ad incoccare e scoccare. Mi ci son volute 5 frecce per riuscire a metterne una nel bersaglio, ma ci sono riuscito !! Ormai entrati completamente nello spirito del parco veniamo avvicinati da un altra signorina che ci invita a sederci ad un tavolo e ci mette in mano un pezzetto di Steatite insegnandoci a costruire un amuleto come quello che Otzi aveva alla cintura, raschiato su di una pietra abrasiva e lavorato con utensili di selce affilati da noi. Fatto l’amuleto cosa serve ? Ma la cordicella dove appenderlo e presa una paglia di rafia ci hanno insegnato anche come ritorcerla ! E pensare che appena entrato pensavo fosse un posto per i bambini !? Appunto, io mi sono divertito come un bambino! E mia moglie? Di più!

Scendiamo a valle ed andiamo diretti nel parcheggio di Castel Juval dove anche lì, come non ho detto prima: “è vietato la sosta ai camper” e visto che da come ho capito sono “Kartllen” contro i maleducati più che contro i camper, mi metto giusto all’interno di uno spazio in modo che nessuno possa obiettare ! Scendo e con soddisfazione vedo che un Buss non può entrare a parcheggiare poiché lo spazio dedicato è occupato non da camper bensì da tre auto di Maleducati, che l’autista del Bus blocca piazzandovisi a due dita dagli specchietti. Così si fa!

Piccolo appunto: il parcheggio di Castel Juval è a fianco della statale e per raggiungere il castello ci sono due opzioni: a piedi o con la navetta che passa ogni mezz’ora! Il caso vuole che mentre ci avviciniamo per prenderla, ci parte sotto il naso, quindi non ci resta che la prima opzione ! Rincuorati da un cartello che dice: “ Il castello si può raggiungere con una passeggiata di 15 minuti ! Noi ci incamminiamo ! E camminiamo ! E camminiamo ancora ! A farla breve, la passeggiata è di più di un ora e un quarto arrampicandoci in un ripido sentiero che ci fa coprire un dislivello di oltre 400 metri !! tutto questo poiché la mia signora non aveva letto che dopo le parole: “Passeggiata di 15 minuti” C’erano scritte anche queste di parole: “dalla fermata del bus navetta !!”. Ma va bene lo stesso alla fine siamo al castello!

Per chi non lo sapesse Castel Juval fa parte della catena dei sette Messner Mountain Museum ma è l’unico veramente di proprietà del famoso alpinista Reinhold Messner che d’estate lo abita con la famiglia. Il castello è posto sulla cuspide di una piccola ma scoscesa montagna in un punto panoramico dove in qualsiasi punto guardi, ti perdi. La visita inizia davanti un portone sotto la torre piccola, si entra e ci si trova davanti un enorme leone Tibetano Rampante che sembra essere messo a proteggere il castello ; si attende lì l’arrivo della guida in Italiano che purtroppo ci preannuncia che non lo parla molto bene, ma nonostante tutto in qualche maniera ci capiamo, con qualche parola imboccata, ma va bene così ! Ci spiega che quello che vedremo nelle stanze interne non si può fotografare mentre all’esterno lo possiamo fare. Siamo appena entrati nel giardino piccolo e subito veniamo travolti da una sensazione di misticismo che continuerà per tutto il percorso. In pratica in questo castello c’è tutta la collezione di oggetti, arazzi e statue provenienti dal Tibet che Reinhold Messner portava a casa dopo i suoi viaggi. Si visitano anche il suo magnifico studio, la collezione di maschere ed una cantina dove tiene tutte le sue attrezzature delle numerose spedizioni alpinistiche ed artiche, vicino alla dispensa, stracolma di vini provenienti dalle sue vigne, liquori artigianali e prodotti dell’orto coltivati e conservati dalla sua famiglia. Passati per il giardino grande si arriva ai ruderi del castello vecchio che hanno una sorprendente copertura in vetro che protegge dalle intemperie un altra parte della sua collezione d’arte orientale. Alla fine si arriva al mastio, dove piano dopo piano si arriva in cima attraversando una collezione di dipinti con come protagonista la Montagna. Finita la visita ci incamminiamo alla fermata del bus navetta e quando sentiamo il rumore del motore tiriamo un respiro di sollievo. E respiriamo, e mentre respiriamo il motore del buss si sente sempre più piano e dopo qualche altro respiro … ma dov’è finito ?? a questo punto dico: -“Aspetta che guardo il tabellone delle corse, vediamo: … ultima corsa 17,30, scusami cara, ma che ore sono ?” -” Le 17,33 ??” … vi devo dire qualcos’altro?

Rassegnati siamo scesi a piedi ; e mentre per farcela passare meglio rimembravamo di quanto fosse stato bello questo, ma anche quest’altro, talmente soddisfatti della visita, quasi non ci accorgiamo di essere arrivati al parcheggio.

Saliamo in camper e ci dirigiamo per la notte a Silandro in un parcheggio dove pernottiamo ogni volta che andiamo oltralpe e che dista poco più di 15 chilometri. Finito di sistemarci, ci ricordiamo che vicino al parcheggio nel piccolo parco c’è un percorso da fare a piedi nudi nell’acqua gelida proveniente dal vicino torrente dove immergiamo le gambe per ristorarle dalla scarpinata del pomeriggio ! Ma c’è un particolare: non ricordavamo fosse così terribilmente fredda !!

Lunedì 28 Settembre la mattina la passiamo facendo un giro per per il paese che ci delude profondamente. Per la verità a Silandro di solito arriviamo la sera e la mattina si riparte, ma la prima volta che ci siamo stati, probabilmente dodici anni fa, ci siamo restati due giorni per quanto ci era piaciuto, è molto cambiato, hanno costruito troppo e con architetture non consone ad un paese Altoatesino, è un vero peccato !

Altro paesino che di solito ci piace visitare anche solo per una birra è Glorenza dove c’è un piccolo Camping proprio fuori delle mura. Decidiamo di andarci e lì passiamo un bel pomeriggio ripercorrendo le vie e le mura che qui sono rimaste come ricordavamo.

Martedì 29 Settembre, dopo che abbiamo pernottato in campeggio, al mattino facciamo un altro giro per il paese e ad un certo punto ci viene in mente della “Signora dello Speck”. Andiamo alla bottega dove vende i salumi e lo Speck prodotti dal marito e dai figli ; dopo tanto tempo ci riconosce e ci taglia subito due fette di speck da assaggiare. E che dire: .. ne comperiamo un trancio da chilo !

Prima di mezzo giorno dobbiamo lasciare il campeggio e decidiamo di andare a visitare, anche se sta volta dovremo pagare i biglietti, il famigerato Castel Tirolo che mi ha lasciato con l’acquolina ! Questa volta imposto un Point to Point suggerendo a Tom..my di portarmi si al parcheggio, ma prima passando per Tirolo e questa volta ci arriviamo senza problemi. Anche qui ci attende una passeggiatina di 20 minuti che facciamo gustandoci il panorama. Arrivati al castello iniziamo dagli scavi preistorici che ci hanno deluso poiché sono protetti da due avveniristici sarcofaghi e mentre uno era completamente chiuso al pubblico, nell’altro stavano aggiornando i software del computer che comanda il maxi schermo e quindi non abbiamo potuto ascoltare e vedere la storia degli scavi.

Ritornati dentro le mura iniziamo la visita non guidata dove in ogni ala del castello era dedicata una mostra a se. La prima racconta dei ritrovamenti archeologici e delle cicche di sigaretta abbandonate ai posteri dagli archeologi, poi sala dopo sala passando per le varie epoche del castello in voluminose teche, alcune avveniristiche, ci sono delle belle collezioni da guardare. Poi si arriva al Mastio dove in altri castelli raramente si può accedere ; ed in una discutibile struttura in acciaio korten (ferro arrugginito artificialmente che agli architetti piace tanto) raffigurante una moderna torre che a mio avviso deturpa l’anima della bellissima torre quella vera, va su in una spirale tra pianerottoli e scale che raccontando il 900′ dell’Alto Adige. In fine nel cortile delle cucine visitiamo la mostra di quadri un po’ naif che mostrano lo spaccato del castello e la vita dei castellani nel medio evo.

Adesso concedetemi un piccolo sfogo che questa non mi sta giù: Non lo so se in architettura tutto vale ; ma secondo me, e parlo da arredatore, quindi con cognizione di causa… è ben oltre il discutibile la scelta di mettere strutture super moderne in contesti estremamente antichi come ad esempio il ponte di Calatrava a Venezia o la nuvola di Fucsas a Roma e nel suo piccolo “ste brutture in ferro arrugginito” in un bellissimo castello. Anche perchè in esso ci sono delle magnifiche sale restaurate e riportate all’originaria bellezza dove assorbi l’anima e la storia del castello e poi cambiando sala ti trovi scaraventato in mezzo a teche avveniristiche e alla ruggine che tra l’altro fa schifo…. e che rovina tutto e ti riporta ad un contemporaneo che un amante di castelli non dovrebbe vedere ! Mi spiace, l’ho detto prima, mi stava qui !! Visitato il castello e ringraziando il tempo che tranne mezza giornata è sempre stato clemente con noi, ci dirigiamo al lago di Caldonazzo.

Da Mercoledì 30 Settembre fino a Sabato 3 Ottobre passiamo quattro giorni di relax al lago, al porticciolo dei pescatori ed anche se il tempo ha messo il broncio: tra qualche passeggiata, un paio di uscite in barca e tanto riposo, abbiamo finito di ricaricare le nostre “batterie psicofisicomentlemozionali” !

CONCLUSIONI

Ho fatto una scaletta punto punto che forse in cuor mio sapevo già che non sarei mai riuscito a seguire e quindi anche se è saltata me ne è importato poco. Anche se con qualche imprevisto Fantozziano e qualche insignificante delusione in Alto Adige abbiamo fatto un viaggio bellissimo ! Abbiamo visto posti spettacolari e paesaggi da sogno, ci siamo emozionati ed abbiamo imparato. Ma quello che conta di più è che abbiamo scoperto talmente tante altre cose da vedere che se anche l’anno prossimo non avremo grandi disponibilità, l’ipotesi di tornare quassù non è da scartare!

Costi:

Cambusa: 125€ (generi alimentari)

Gasolio: 120€ per 730 chilometri

MuseumobilCard: 64€ (due da 32€)

Soste in campeggi e aree a pagamento: 48€

Spesa ed extra: 288€

Totale: 645€

Quello che consiglio a tutti è: quando organizzate viaggi on the road e sapete per certo la città o la zona che visiterete, informatevi sempre se ci sono delle carte che vi permettono di visitare e viaggiare senza far più biglietti e vedere quello che vi pare. Noi con 32€ a testa abbiamo visitato 16 luoghi che avevano biglietti con un costo: alcuni di 5€, mentre i più si avvicinavano ai 10€, quindi facendo una media in difetto di 7,50€ arriviamo ad un valore approssimativo di 120€ ; in più di mezzi pubblici ne avremo risparmiati altri (per fare un conto tondo) diciamo 12€, quindi pagando una card da 32€ abbiamo avuto in cambio un valore superiore ai 132€ per un risparmio di oltre 100€ a testa. E’ come se avessimo pagato solamente il 25% del costo dei biglietti!

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alto adige in camper



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