Alonissos e Skopelos, tutte le spiagge minuto per minuto
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Dopo un inverno che sembrava non finire mai e una primavera timidissima, arriva sabato 16 giugno e il nostro aereo Ryanair parte alle 7.00 da Bergamo diretto a Volos portandoci finalmente verso l’estate. Alle 10.00 locali atterriamo, puntualissimi, dopo 2 ore effettive di volo sopra verdi vallate e montagne ancora spruzzate di neve, segno che anche qui l’inverno è stato particolarmente lungo e rigido. L’aeroporto di Volos è piccolo, nuovo e funzionale, collocato in una piana vicina al mare, fra la località balneare di Nea Anchialos e la cittadina di Almyros. All’uscita dell’aeroporto trovate di fronte a voi il parcheggio delle autovetture a noleggio e la stazione dei taxi, sulla destra c’è il pullman di linea della Ktel che porta a Volos. Per arrivare al centro della città e al porto da cui partono i collegamenti per le Sporadi ci sono 35 km giusti. Il bus della Ktel è sicuramente il mezzo più economico, il biglietto costa 5 euro a testa e si acquista all’interno dell’aeroporto o sul sito, i posti sono numerati quindi è inutile affollarsi vicino al bus per cercare di prendere posto, gli orari sono in coincidenza con l’arrivo / partenza dei diversi voli, pertanto quando il bus è pieno parte. Con il pullman ci vogliono almeno 40 minuti per arrivare alla stazione bus e poi altri 20 minuti di cammino per arrivare al molo di imbarco. Il taxi è sicuramente il mezzo più comodo ma, considerata la distanza, il costo è piuttosto elevato, 40 / 50 euro: se si trovano compagni di viaggio disposti a dividere la spesa si può però prendere in considerazione, soprattutto se non si ha molto tempo o non si vuole fare il tratto di strada a piedi. Dato che abbiamo in programma di prendere il catamarano Hellenik Seaways delle 12.00 con arrivo ad Alonissos alle 15,30, Aldo si mette in fila per acquistare i biglietti del bus ma abbandona subito e volentieri l’impresa perché una giovane coppia gli chiede se siamo disponibili a dividere il costo taxi… fatta, 20 euro a coppia e arriviamo in un baleno al molo di imbarco, abbiamo tutto il tempo di acquistare i biglietti del catamarano, mangiare un boccone in tutta calma e guardarci un po’ in giro. Non è la prima volta che capitiamo a VOLOS e non possiamo definirla una bella città ma conserviamo il ricordo gradevole di una giornata passata a zonzo per le sue vie in attesa di un imbarco per Skyathos. La città è situata in fondo all’immenso golfo Pagasitiko ed ha un importante porto commerciale e passeggeri, quando si arriva sul lungomare di fronte al molo dove ci si imbarca per le Sporadi si resta colpiti dalla lunga schiera di palazzi condominiali che sembra non finire mai. Non c’è quasi nulla di caratteristico e sembra impossibile di trovarsi sul sito dell’antica IOLKOS la città della principessa Alcesti e donde partirono i mitici Argonauti alla ricerca del vello d’oro. Di tali leggendarie origini resta oggi solo il nome del lungomare di Volos, Argonaftòn, il lungomare degli Argonauti. Volos però non è nota solo per il mito degli Argonauti ma anche per aver dato i natali nel 1888 al pittore Giorgio De Chirico il cui padre era a quel tempo impegnato nella costruzione della ferrovia del Pelion. Non molto lontano dal porto trovate ancora intatta la graziosissima stazione di Volos realizzata nel 1882 su progetto dell’ingegnere Evaristo de Chirico e diventata un’attrazione turistica dopo il restauro e la riapertura di un tratto della storica ferrovia con locomotive d’epoca. Se avete tempo nelle stanze del piano superiore della stazione è stato allestito un minuscolo museo con cimeli e materiale ferroviario dell’epoca. A nord est della stazione ferroviaria, se avete desiderio di conoscere un luogo non turistico, si estende il sobborgo di Nea Ionia, rinomato per i suoi “mezedopolia”, locali in cui si servono spuntini (mezedes), “tsipouradika”, locali ove si serve tsipouro, un liquore simile all’ouzo ma a maggiore gradazione alcolica, e “rakadika”, taverne caffetterie di tradizione cretese in cui si mangia bevendo raki. Troverete qualche locale del genere anche nella zona del porto e sul lungomare. VOLOS per molti turisti rimane sempre e solo un semplice luogo di passaggio a cui non dedicare la minima attenzione, ma se vi capita di rimanerci una mezza giornata, osate andate controcorrente e passeggiate per le sue vie centrali, curiosate nei negozi, infilatevi in uno dei suoi localini all’ora in cui gli impiegati vanno a pranzo, non perdete l’occasione di entrare in contatto con la vita di una città ben lontana dagli stereotipi turistici e per questo espressione di autentica vita. Oggi però non abbiamo molto tempo, alle 12.00 precise il catamarano suona la sirena della partenza e salpiamo scivolando su un mare piattissimo, liscio come l’olio… mi abbandono ad una poltrona vicina al finestrino da cui entra un gradito raggio di sole a contrastare il gelo dell’aria condizionata e cullata da questo benefico tepore riesco ad annullare ogni pensiero e a chiudere gli occhi beata… finalmente sono in vacanza…
ALONISSOS
Arrivo a PATITIRI – il porto di Alonissos
Quando giungiamo in vista di Alonissos mi risveglio di colpo dal torpore e mi incollo al finestrino per cercare di indovinare paesini, baie e luoghi a lungo studiati sulla cartina geografica e lungamente immaginati nelle sere invernali ma non vedo neppure una casa, solo alture rivestite da un fitto mantello di vegetazione. Le case appaiono tutte insieme e improvvisamente quando il catamarano vira bruscamente di 90 gradi e si infila in una profonda e riparata baia: eccoci a PATITIRI, l’approdo per tutti coloro che arrivano ad Alonissos, Arrivati al capolinea mi rendo conto che, dopo le fermate di Skyathos e Skopelos, siamo rimasti proprio in pochi sul catamarano e una volta sbarcati sul piazzale del porto sembriamo ancora meno, tutti hanno qualcuno che li aspetta col cartello in mano, noi, come sempre, non abbiamo prenotato nulla e ci guardiamo intorno… Un ometto bruno comprende subito che siamo italiani e che stiamo cercando una sistemazione, parte deciso con i convenevoli di rito e in un idioma greco-spagnoleggiante ci offre una stanza a due passi dal porto per € 25, ce la indica anche “è proprio quella bianca con la palma che spunta fra le case…” seguiamo Kostas che sale a piedi per una stradetta asfaltata e dopo neppure 100 metri dal molo eccoci a ELLI ROOMS. La casa è centralissima ma in posizione elevata, quindi ventilata e tranquilla, ci si arriva anche tramite una scalinata-scorciatoia che sale dalla via principale. Ci sono 6 camere in tutto, tutte al piano superiore e Kostas abita proprio di sotto, pronto ad ogni necessità. La camera che ci viene offerta è semplice e pulita, arredo essenziale, unici confort frigorifero e aria condizionata, ma, cosa fondamentale, ha il balcone rivolto ad est con vista verso il porto e il mare. Affare fatto. Molliamo tutto e, indossato il costume, scendiamo subito alla graziosa spiaggia del paese: una stretta striscia di ciottoli bianchi lambiti da un mare verdissimo e trasparentissimo. La spiaggia è proprio di fianco al molo di attracco delle barche, ben protetta da una alta falesia bordata di pini e chiusa alle spalle da un muricciolo su cui si affacciano 4 o 5 taverne, poco più in alto il bell’edificio bianco del Museo del Folklore. Il lido è frequentato soprattutto dagli abitanti del paese, pochissimi i turisti, stendiamo l’asciugamano fra le famigliole con i bambini e facciamo il bagno fra gruppetti di ragazzotti che si divertono in acqua: è il primo contatto con il meraviglioso mare di Alonissos e ci pare già talmente bello questo specchio d’acqua fra le case che non osiamo immaginare come possa nelle baie più solitarie dell’isola.
Patitiri è il paese più importante dell’isola e ci vive la maggior parte dei suoi 3.000 abitanti, ma quando vi si arriva può deludere perché, a parte il mare spettacolare della sua baia, non ha proprio nulla di pittoresco e sembra essere poco più di uno scalo per i traghetti con una fila colorata di alberghi, ristoranti e caffè tutti disposti intorno al porto. Solo dopo si percepisce che lungo le falde del colle che chiude la baia si snocciola un paesone in piena regola, fornito di tutto il necessario, negozi, market, libreria, parrucchiere e fornaio, banca e ufficio postale, molto genuino nella sua vita quotidiana non declinata ad uso turistico. Proprio per questo suo essere molto “paesana” e non propriamente “turistica”, PATITIRI, è stata per noi una cittadina piacevole da vivere e da esplorare a piedi, tra le viuzze e le scalinate che si infilano fra case comuni, bianche e senza pretese.
Lo stesso nome di Patitiri è legato alla vita quotidiana della sua gente, infatti significa “torchio” e ricorda a tutti che Alonissos, prima di essere una meta turistica è stata una terra di agricoltori, che qui a Patitiri le olive diventavano un profumatissimo olio, insomma, che Patitiri era un po’ la zona “industriale” dell’isola. Infatti fino al 1965 la maggior parte della popolazione non viveva qui al porto ma nell’antico villaggio situato 4 km più ad ovest, alto sulla collina, la Chora. Fu un tremendo terremoto che in quell’anno costrinse la gente ad abbandonare le storiche case di pietra del tutto distrutte e a trasferirsi in quelle di cemento, anonime e sgraziate, costruite dal governo alle spalle della baia di Patitiri. Con gli anni ’70 arrivano i turisti e Patitiri da paese nato per necessità diventa immediatamente il centro principale e il capoluogo dell’isola sviluppandosi ulteriormente intorno al suo porto e fino ai vicini Roussoum Ghialos e Votsi che quasi sono oggi un tutt’uno con Patititri. Non è subito facile orientarsi nel dedalo di stradine che serpeggiano fra questi 3 borghi distribuiti su tre insenature consecutive e separati da collinette, solo guardando la foto di un volantino pubblicitario ci siamo fatti un’idea ben precisa della zona. La vita dei residenti di Alonissos e quasi tutto il pur limitato movimento turistico sono pertanto tutti concentrati qui, nella parte meridionale dell’isola, meno aspra e meno esposta ai venti di nord-ovest che talvolta soffiano furiosi. Per il resto Alonissos, anche se è la più grande delle 3 Sporadi, è un’isola pressoché disabitata, stretta e lunga, 20 km di lunghezza e 4,5 km nel suo punto più largo, c’è una sola strada che la percorre da sud a nord, dalla Chora a Gherakas, e da questa strada principale si dipartono a pettine tutte le piccole deviazioni che portano alle diverse spiagge e baie. Andiamo in cerca di uno scooter e noleggiamo da Albedo Travel per € 17 al giorno un Kimko 125 nuovo di pacca e con capiente bauletto, poco più avanti gli scooter costavano €15 ma erano un po’ vecchiotti. Dotati di mezzo, il successivo acquisto, fondamentale per esplorare ogni angolo dell’isola con cognizione di causa, è una buona cartina dell’isola e stavolta optiamo per la mappa della “Terrain”, ma entrata nella libreria non resisto alla tentazione di acquistare anche la “Guida di Alonnisos” di Bente Keller illustrata dai suoi bellissimi acquarelli e con emozionanti foto d’epoca. Così, muniti di scooter, mappa e guida turistica possiamo iniziare la nostra esplorazione, felici al pensiero che ogni mattina l’unica preoccupazione sarà la scelta di quale spiaggia e luogo visitare.
GHERAKAS – L’ESTREMO NORD
La mattina di buon ora si parte alla scoperta dell’isola: il cielo è limpido e il sole splende, ma l’aria è molto fresca e il giubbino di jeans ci sta benone. Decidiamo di iniziare dal punto più lontano da noi, quindi andremo dritti senza soste fino all’estremo Nord dell’isola, a Gherakas, fin dove finisce la strada. Dopo solo un kilometro di strada, finite le case di Votsi, siamo completamente inghiottiti dalla pineta e da un profumo intenso di resina, non a caso il monte alla nostra destra si chiama Pefko (Pino). La strada inizia ad offrire splendidi panorami verso il mare e l’isola di Peristera, lontano sull’orizzonte si intravede persino il lungo profilo di Eubea e ancora più in fondo la selvatica Skiros. Il paesaggio è dolcissimo, quasi lacustre da tanto l’acqua è immobile e argentea nelle prime luci del mattino: ci fermiamo a respirare con piacere quest’aria pura e umida, profumata più di bosco che di mare. Tutta la regione meridionale dell’isola è ricoperta da un fitto manto di vegetazione costituito soprattutto da grandi alberi, pini, querce e conifere, poi, man mano che ci si sposta verso nord la vegetazione diventa più bassa e cespugliosa, fino a diventare bassa macchia mediterranea spazzata dai venti intensi che spirano da nordest. Il percorso che porta da Patitiri a GHERAKAS, oltre ad essere molto panoramico, è godibilissimo poiché la strada è di buon asfalto e ampia, in tutto sono 20 kilometri e si percorrono molto velocemente. L’isola termina quasi bruscamente con due belle cime, il Monte Analipsi, 352 mt, e il Monte Vighla, 317 mt, separati da una piccola radura in cui si apre la riparata baia di Gherakas con il suo profondo fiordo. Nonostante la presenza di una piccola area pianeggiante e di un magnifico porto naturale, a Gherakas non c’è traccia di paese ma solo qualche costruzione e fattoria sparsa sule pendici retrostanti coperte di ulivi. Qui un tempo c’era una grande produzione di olive e c’è ancora un vecchio frantoio ormai quasi del tutto distrutto, primo segno di un mondo scomparso. La strada asfaltata finisce praticamente sulla spiaggia, una lunga striscia di ciottoli chiari, non particolarmente attraente, senza un filo di ombra e nessun tipo di attrezzatura, quando ci arriviamo, l’unica presenza umana è il proprietario della cantinetta che sta sistemando le sue cose e qualche poltroncina di plastica bianca sotto una semplice veranda. Lungo il lato meridionale della baia corre un lungo molo popolato da barchette e piccoli pescherecci, i pescatori sono intenti nella quotidiana opera di sistemazione delle loro reti gialle: i gesti di un tempo e di sempre, un rito che si perpetua immutato nel tempo e nel totale silenzio di questo fiordo scuro…. starei le ore a guardarli, incrocio lo sguardo di uno di loro e il sorriso sereno che mi regala è uno dei più bei ricordi di Alonissos.
Riprendiamo la stessa strada e ritorniamo lentamente verso sud godendo con più calma dei dolcissimi panorami fati di mare, monti e cielo. Incontriamo numerose caprette, ben pasciute e con il mantello lucidissimo, poco oltre incrociamo una fattoria. Ci fermiamo incuriositi dai numerosi palloncini appesi sotto il porticato… ma non si tratta di palloncini, sono le forme di mizithra, il particolare formaggio di capra locale che viene messo in reti ad asciugare all’aria aperta. Una rigogliosa e variegata vegetazione di bassi alberelli, cespugli di corbezzolo e bei lentischi pieni di bacche rosse ci accompagna poi fino alla chiesetta di Agios Georghios che è situata nel punto più elevato della strada, 350 metri di altezza, e da cui si domina un bel panorama verso il lato sud-est di Alonissos e le vicine isolette. Continuiamo per altri 3 km e prendiamo la deviazione asfaltata che, con una bella serie di curve, scende verso le 4 case di Mourterò e le 4 pietre del sito archeologico di Garbitses per continuare poi lungo costa fino alla famosa spiaggia di Agios Dimitrios.
AGIOS DIMITRIOS – bianca nell’azzurro
La spiaggia di AGIOS DIMITRIOS appare da lontano e sorprende con la sua forma originale, una sottile lingua bianca che si protende luminosa nel mare: il paesaggio è magico, qui lo specchio di mare è davvero un grande lago azzurro con capricciose sfumature blu intenso, un quadro molto suggestivo incorniciato dall’ondulato profilo di Alonissos, Peristera e, in fondo, Giura e Kira Panagia. Man mano che ci avviciniamo la piccola penisola rivela però la sua vera forma: non si tratta infatti di una stretta e lunga striscia di sabbia ma di una tozza penisola a forma di cuneo, orlata da una bellissima spiaggia di ghiaietto bianco e bassi cespugli con al centro una piccola zona umida. Qui un tempo vi facevano sosta vari uccelli migratori attratti dall’abbondanza di sorgive dolci nei paraggi che, oggi, pare siano quasi del tutto prosciugate. Agios Dimitrios dista 16 kilometri da Patitiri ed è facilmente e comodamente raggiungibile sia in auto che in scooter, come lo sono la maggior parte delle spiagge di Alonissos a dispetto di certi fuorvianti racconti “avventurosi”. La strada asfaltata termina poco prima dell’accesso alla spiaggia e poi continua sterrata girando tutto intorno alla penisola, per cui si può parcheggiare auto o moto persino dietro i cespugli che danno sul mare: più comoda di così… Sul lato nord della penisola non ci sono costruzioni, mentre sul lato sud c’è un gruppo di graziosissimi studios, una piccola taverna dove si può fare uno spuntino e un baretto ancora chiuso. Pare che la spiaggia in alta stagione sia attrezzata, ma a giugno non troviamo traccia di ombrelloni e lettini, solo una cabina per cambiarsi e i cespugli che offrono qualche piccola zona d’ombra. Il litorale è piuttosto stretto ma lungo, pertanto i turisti di inizio stagione quasi scompaiono, il fondale è ciottoloso e degradante, ideale sia per un bagno tranquillo che una lunga nuotata. Dal nostro zaino e dal bauletto dello scooter tiriamo fuori di tutto, stuoiette, libri, scarpette di gomma, boccagli e maschere, stavolta ci siamo portati persino un piccolo materassino gonfiabile: è il nostro primo, vero, giorno di mare, siamo decisi a godere appieno del relax marino che questo luogo immensamente acquatico suggerisce. Già, qui la vera protagonista è l’acqua, semplicemente fantastica, puro cristallo senza la minima increspatura, stando sdraiati sulla punta sembra di essere su una grande zattera ghiaiosa abbandonata alla deriva… Così, stesa al sole, contemplo estasiata il mare di Agios Dimitrios, immobile e fermo: ad Agios Dimitrios tutto è fermo e tutto si ferma, si fermano i gesti, i pensieri, le parole, le ansie e i progetti, si ferma il tempo e quasi si ferma il battito del cuore per non fare rumore, ad Agios Dimitrios tutto si ferma.
STENI VALA – delizioso rifugio
Dalla spiaggia di Agios Dimitrios al piccolo paese di Steni Vala la strada corre bassa lungo la costa offrendo un begli scorci sull’isola di Peristera e questi 5 kilometri di asfalto sono l’unico tratto di vera e propria strada costiera di Alonissos. Più o meno a metà c’è il minuscolo paese di KALAMAKIA, fatto di 5 case, ma davvero 5, strette fra mare e ripidi pendii, un molo di frangiflutti e un paio di taverne che servono pesce fresco e piatti tradizionali. STENI VALA è invece un vero e proprio paesetto con chiesa e ambulatorio, ci arriva il bus comunale e si può trovare alloggio in studios e rooms, ci sono due market molto forniti, un campeggino ben ombreggiato e quattro belle taverne in fila sul molo. Alle spalle della spiaggetta e vicino al campeggio, c’è uno dei tre centri del MOm, la società ellenica per lo studio, l’osservazione e la protezione della foca monaca, compreso un ambulatorio specializzato e l’ormeggio dell’Odissea, il battello attrezzato per il soccorso di animali feriti e il recupero di cuccioli orfani. Proprio in questo centro sono stati curati e poi liberati due famosissimi cuccioli, Efstratia, rimessa in libertà nel 1992, e il famoso Theodoros, la vera star di Steni Vala e la più fotografata delle foche di Alonissos, che pare amasse il suono del bouzouki e non disdegnasse le carezze… Tutti i “servizi” del paese sono simpaticamente raffigurati in una edizione casalinga delle nostre mappe “tutto-città” appesa sul muricciolo. Ma non immaginatevi una località turistica, Steni Vala è rimasta nella sostanza un villaggio di pescatori con semplici casette affacciate sulla minuscola insenatura, simile a un piccolo fiordo, che si apre sullo stretto di mare che separa Alonissos da Peristera, un posticino grazioso e molto tranquillo, senza traffico e rumori di sorta, non ancora asservito alle esigenze del turismo di massa. Certo i suoi abitanti hanno iniziato ad affittare camere e i pescatori a portare a spasso i turisti con i loro caicchi, le massaie tentano di convertirsi in cuoche specializzate in piatti marinari lontani dalla loro tradizione culinaria, ma tutto rimane nei limiti di una improvvisata e stagionale impresa familiare. Uniche concessioni istituzionali al turismo sono le barche attraccate al molo che effettuano le visite alle zone accessibili del Parco Marino e soprattutto alla dirimpettaia Isola di Peristera, l’Isola della Colomba, e le attività sportive organizzate con istruttori – accompagnatori, tutto a cura di Ikion Group che ha il suo quartier generale nel negozio Ikion sul porto. Anche qualche barca a vela o catamarano arriva ad ormeggiare al molo di Steni Vala e talvolta si avvicina al suo porticciolo qualche lussuosa imbarcazione privata con ricchi passeggeri a caccia di luoghi poveri, ma solitamente questo sonnolento paese si anima solo all’ora di pranzo, quando vi arrivano le barche delle escursioni provenienti da Patitiri, solo in questo momento l’aria si riempie improvvisamente di voci, di tintinnare di piatti, di fumo delle griglie e di profumo di polipo o carne alla brace. In effetti se non si soggiorna a Steni Vala, vale la pena di venirci almeno per un pranzo, oltre ai piatti tradizionali della cucina greca qui si trovano sempre in menù gamberi, calamari ripieni, stufato di polipi, sardine, pesce povero di giornata, aragoste e spaghetti al sugo d’aragosta. Escludiamo “Tassia”, vicina alla fermata del bus e occupata da un gruppo in escursione organizzata, e scegliamo “To Paradosiako”, con classiche tovaglie a quadretti bianchi- azzurri e sedie turchesi, comunque sarebbe stata perfetta anche la vicina “Sossinola” come l’ultima, “To Fanari”, appoggiata agli scogli… Dopo aver guardato il menù in modo piuttosto distratto, più per rito che per necessità, ordinati i nostri piatti, ci perdiamo nella contemplazione dello specchio immobile di mare illuminato dalla esplosione di luce che solo il cielo di giugno riesce a regalare. Niente al mondo è più piacevole del pranzare in una semplice taverna vicino al mare, nell’ora più calda della giornata, protetti dall’ombra di una pergola e con gli occhi fissi nella luce…
GLIFÀ e AGIOS PETROS – le spiagge di Steni Vala
In sostanza Steni Vala, che dista solo 10 km dal capoluogo, può rappresentare una buona alternativa di soggiorno rispetto alla Chora, Patitiri e i limitrofi Rousoum Ghialos o Votsi. Oltre al totale relax, altro vantaggio per chi soggiorna a Steni Vala è quello di poter andare a piedi a due belle spiagge e molto diverse fra loro. Dal porto di Steni Vala, in soli 5 minuti a piedi, semplicemente scavalcando la collinetta del paese, si raggiunge GLIFÀ, una bella, ampia e luminosa striscia di ciottoli bianchi lambiti da un bellissimo mare limpido e abbastanza profondo, pennellato di verde e blu. Alle spalle della spiaggia c’è una piccola zona pianeggiante coltivata a orti con qualche casa circondata da alberi da frutto e ulivi, si trovano stanze in affitto e una taverna vista mare. Forse perché meno appariscente di altre, questa spiaggia, anche se vicina al paese, è generalmente poco frequentata e spesso consente di godere il mare in assoluta solitudine, da non sottovalutare poi che, grazie alla retrostante zona pianeggiante, qui il sole dura da mattina a tramonto. Dalla spiaggetta in fondo al porto di Steni Vala, invece, seguendo una indicazione di legno, si prende un sentiero lastricato e appena superato il promontorio si scende alla spiaggia di AGIOS PETROS. Ci vogliono 15 minuti per raggiungere a piedi questa spiaggia che è situata al fondo di una valle ricoperta da fitta vegetazione di pini, cipressi, ulivi e alberi da frutto, fra cui fanno capolino alcuni studios e belle case tradizionali di pietra ristrutturate per ospitare turisti. In questa località la strada principale corre molto alta rispetto alla spiaggia e l’accesso a queste appartate strutture è per ripide stradette private. Se pensate di volervi ritirare dal mondo questo può essere un buon posto, avrete silenzio assoluto, un bellissimo panorama sulla baia e sull’isola di Peristera, una spiaggia meravigliosa sotto casa ma dovrete tener presente che per ogni necessità dovrete scalare col vostro mezzo, non è un eufemismo, le stradette che portano a quella principale o fare a piedi il sentiero per Steni Vala. Tornando alla baia dobbiamo dire che è molto bella, una striscia strettissima di sabbia e ciottoli chiari lambiti da un mare cristallino color smeraldo, meglio però venirci la mattina perché viene messa presto per gran parte in ombra dai grandi alberi e dalla montagna retrostante. Sul lato destro della baia c’è un grande scoglio isolato che invita allo snorkeling e un pontile a cui fan sosta le barche delle escursioni organizzate e quelle del diving di Steni Vala. Incontriamo sulla spiaggia una coppia di giovani bergamaschi, già visti sul catamarano, che soggiornano proprio in una delle strutture di Agios Petros e gli diciamo che invidiamo molto la loro sistemazione. Si mettono a ridere e ci raccontano che al loro arrivo il taxista li ha lasciati sulla strada principale rifiutandosi di scendere per la stradetta e sono poi stati recuperati dai proprietari degli studios con una specie di trattorino, la mattina erano risvegliati dal canto dei galli e dal chiocciare delle galline, potevano fare colazione con le uova recuperate dal pollaio e cogliere la frutta, ma ogni volta che dovevano risalire la stradetta con lo scooter era una vera impresa. La loro conclusione è stata che questa suggestiva location, prenotata su booking affascinati dall’idea della totale tranquillità, si rivelava ideale per chi avesse in mente una vacanza di vero isolamento e trekking, un po’ meno adatta a chi, come loro, avevano sì desiderio di tranquillità ma anche voglia di esplorare l’isola e goderla un minimo anche la sera cenando in taverna e incontrando qualcuno con cui scambiare due parole, visto poi che l’isola era tutta tranquilla…. insomma alla fine avrebbero preferito rimanere a Patitiri o Chora.
TZORTZI e LEFTOS GHIALOS – azzurro e verde a confronto
Ai piedi del Monte Pefko ci sono queste due bellissime baie, vicinissime ma molto diverse, non solo per i colori ma anche per l’ambiente che offrono, non ci sono sterrati da percorrere e con il proprio mezzo si arriva comodamente fino alla spiaggia. Per raggiungerle si prende, dalla strada principale, una deviazione, ben segnalata, che subito dopo si biforca: a destra Tzortzi, a sinistra Leftos Ghialos, 6 km da Patitiri. Prendiamo prima a destra e scendiamo per 1,5 kim senza intravedere nulla, quando poi sbuchiamo nel parcheggio a ridosso della spiaggia, a prima vista, TZORTZI ci lascia un po’ perplessi. La spiaggia non ha attrezzature, solo una cabina per cambiarsi, alle sue spalle, sotto grandi ulivi, ci sono i tavolini di una ruspante taverna che ha allestito anche una sorta di veranda, forse perché è inizio stagione ma l’insieme ha più un aspetto dimesso piuttosto che rustico, anche se i gestori sono molto cordiali e sorridenti. La baia è molto ampia, quasi 2 kilometri di linea, su cui si affacciano la spiaggia principale, che è una stretta striscia di striscia di sabbia mista a ciottoli, e una serie di calette divise da scogli e pini. La sua collocazione le regala protezione totale dai venti, offrendo un mare cristallino e calmo, ideale per nuotare o fare snorkeling, il fondale digrada dolcemente e consente di toccare per un lungo tratto, l’acqua è tiepida e immobile. Insomma Tzortzi ha tutti i requisiti della spiaggia perfetta, eppure a primo impatto qualcosa non convince, sembra non avere un suo carattere. Quando poi la vedremo dall’alto ne capiremo invece il segreto… Dalla spiaggia risaliamo fino al bivio e imbocchiamo la strada per Leftos Ghialos che, dopo un kilometro, offre una magnifica veduta sulla baia di Tzortzi: uno vero spettacolo! Ora comprendo che Tzortzi, è come una grande stanza piena di bei mobili di stili completamente diversi che, visti da vicino, in qualche modo “bisticciano” fra di loro, ma se si osserva il tutto da lontano gli elementi singoli si coniugano fra loro in un’armonia generale che affascina. Proprio così, cambiata la prospettiva Tzortzi si trasforma nella più bella baia di Alonissos. Ci fermiamo incantati a contemplarla e solo ora riusciamo a vedere bene, in tutta la loro bellezza, l’acqua trasparente e chiara, azzurrissima a riva quasi perdersi nel cielo, le pennellate di blu che si intensificano mano a mano che si va verso il largo, la serie di minuscole e intime spiaggette celate dalle rocce e dai pini, la cornice verde della baia, le rocce rosse del Kokkinokastro e quelle bianche della spiaggia di Katerninas Vala: da quassù è tutto un altro mondo… Appena doppiato il promontorio LEFTOS GHIALOS buca gli scuri alberi di pino con il suo candore accecante e il contrasto colpisce senza riserve. Anche qui la strada asfaltata finisce a ridosso della spiaggia e nel parcheggio del beach bar – taverna Dolopes e del ristorante Eleonas, entrambi dall’aspetto molto glamour, molto frequentati e al tempo stesso molto discreti. Il ristorante Eleonas ha un aspetto molto ecologista con deliziosi arredi in sintonia cromatica con i bellissimi ulivi sotto cui sono disposti i tavolini, tutti laccati di bianco e decorati da vasi con piccoli ulivi; il Dolopes ha un aspetto vagamente hollywoodiano con ampi ombrelloni, lettini di legno con soffici materassi bianchi, il pool bar Island e la musica internazionale molto soft di sottofondo. Ma quello che fa veramente piacere è che tutto questo elegante “ambaradan” se ne sta nascosto fra alberi e arbusti lasciando la spiaggia completamente sgombra, immacolata, vergine e pura. A Leftos Ghialos nulla turba il netto contrasto cromatico fra il bianco candido dei ciottoli e il verde intenso dei pini che scendono fin sul mare, il mare stesso è un verde smeraldo, persino i bagnanti sembrano aver il timore di rompere questa perfezione, scendono a riva, si bagnano e poi spariscono… Per i miei gusti Leftos Ghialos è una spiaggia bellissima, rispetto a Tzorzi è molto più raccolta, una grande “U” disegnata da alte rive, praticamente una grande vasca perfetta per il nuoto, volendo è anche un buon posto dove passare la giornata se si è in vena di vizi e comodità, passando dai bei tavolini della taverna Eleonas per un pranzo tradizionale al pool-bar Island del Dolopes per l’happy hour a base di mojito o una merenda con waffle miele e yogurt.
KOKKINOKASTRO – il Castello Rosso
Kokkinokastro, il Castello Rosso, è forse il luogo più particolare e affascinante di Alonissos, sicuramente quello dove si percepisce inequivocabilmente la presenza delle isole perdute nella notte dei tempi e dei loro sussurri fra lo stormire degli aghi di pino e il leggero sciabordio dell’acqua. Il suo nome è già carico di suggestione ma la morfologia del luogo, con le sue alte falesie rosse, è ancora più suggestiva. Qui forse sorgeva la città abitata dal padre di Achille, Peleo, quella che i micenei chiamavano Achilliodromia, ma insieme alle tracce di un insediamento di epoca micenea sono stati individuati anche resti di mura di epoca classica, indubbiamente di Kastro greco del V secolo a.C., uno dei villaggi dell’antica Ikos. Ma il luogo era già abitato migliaia di anni prima, nella notte dei tempi, quando le Sporadi erano ancora unite alla terraferma e quando fra il promontorio di Kokkinokastro e l’isoletta Kokkinonisi (Isola rossa) o Vrahos (roccia) che sta difronte non c’era il mare, ma un grande villaggio di cacciatori del Paleolitico. In questa zona, soprattutto sull’isoletta, sono stati infatti trovati affilati utensili di pietra e molte ossa di mammiferi risalenti al periodo del Medio Paleolitico (100.000 – 33.000 a.C.) e rappresentano le più antiche vestigia di civiltà ritrovate nell’Egeo. La migliore visione di questa magica penisola di roccia rossa che si protende nel mare come la punta di una lancia la si ha dalla strada che porta a Leftos Ghialos, quella percorsa ieri, da questa strada si possono contemplare bene la falesia rossa di Kokkinokastro e la falesia bianca di Tzorzi unite dalla candida spiaggia di Katerninas Vala che è rivolta a nord: quasi tutte le immagini di Kokkinokastro che mi era capitato di vedere erano prese da questo lato, cosa ci fosse dall’altra parte della penisola non lo immaginavo affatto. La deviazione per Kokkinokastro è ben segnalata e praticamente attaccata a quella per Tzortzi e Leftos Ghialos, si scende per 800 metri e quando la strada si biforca si tiene la sinistra (andando a destra si raggiunge Chrysi Milià), subito appare davanti a voi il Castello Rosso. La strada asfaltata finisce con uno piccolo spiazzo di sosta poco sopra la spiaggia e da qui si scende a piedi per un breve viottolo con qualche gradino scavato nel pendio: mare azzurro, scogliera rossa, sabbia ocra, ciottoli policromi, pini verdi, eccoci a KOKKINOKASTRO! La spiaggia è piuttosto grande e lunga, molto riparata dal vento, a sinistra, ai piedi della scogliera rossa, c’è la zona più ampia e sabbiosa, il fondale digrada molto dolcemente, pertanto è adatto anche ai bambini, c’è una sorta di casetta che forse in alta stagione funge da cantinetta, una rete per giocare a palla e qualche base per ombrelloni lasciano intendere qualche attrezzatura per i prossimi mesi. Più si va verso destra più aumentano i sassi, di numero e di dimensione, ed anche il mare da questo lato è più profondo. L’acqua è semplicemente spettacolare e calda. Il momento migliore per visitare questa spiaggia è sicuramente il tardo pomeriggio quando la scogliera viene totalmente illuminata dalla luce dorata del tramonto e i riverberi sull’acqua trasformano il mare in prezioso tappeto orientale. Risaliti per il sentiero, poco prima del parcheggio, entriamo nella proprietà che si apre alla nostra destra, dove un paio di casette si perdono nel folto della pineta e camminando verso il mare su un folto tappeto di aghi di pino arriviamo alla bella spiaggia di Katerninas Vala illuminata dagli ultimi raggi del sole. Non troviamo tracce di passaggio per raggiungere la punta del promontorio e quindi torniamo verso il parcheggio fermandoci a dare un ultimo sguardo dall’alto alla baia di Kokkinokastro invidiando fortemente gli uomini dei tempi perduti che avevano costruito qui il loro villaggio.
CHRYSI MILIA’ e MILIA’ – sabbia e ciottoli
Lasciata Kokkinokastro non risaliamo fino alla strada principale e a metà percorso svoltiamo verso Chrysi Milià. Venendo da Patitiri si può anche fare il giro al contrario e andare prima a Chrysi Milià, che dista 4 km, e dopo a Kokkinokastro, che dista 5,5 km, in sostanza su questo promontorio la strada traccia una sorta di anello portando ad entrambe le spiagge con un percorso serpeggiante tra la il folto dei pini. CHRYSI MILIÀ ha un bellissimo nome, melo d’oro, e deve il suo nome alla sua sabbia dorata, particolarmente fine, che luccica sotto il sole. La sabbia, cosa rara in Alonissos, rende Chrysi Milià una delle spiagge più frequentate e molti, sempre per via della sabbia e del basso fondale vellutato, la considerano una delle più belle dell’isola anche se, a mio avviso, non è così. Alla estremità destra della spiaggia c’è un beach bar – taverna terrazzato che offre un punto di ristoro, lettini, ombrelloni e qualche sport acquatico. All’estremità opposta l’Alonissos Beach Resort, un villaggio turistico venduto da diversi tour operator italiani. Le bianche strutture del villaggio, letteralmente abbarbicate come un condominio ligure sulle pendici della collina che chiude la baia, spuntano fra gli alberi una in testa all’altra, sotto, quasi in castigo, c’è la piccolissima zona di spiaggia riservata al villaggio con gli ombrelloni fitti fitti da cui provengono gli strilli dell’animazione e dei villeggianti alle prese con il giochino pomeridiano. Non immaginate una spiaggia tipo Rimini o Viareggio, ma nel contesto di Alonissos è quella che abbiamo trovato meno naturale e l’unica dove si deve arrivare presto per avere un buon posto dove sistemarsi… Il mare è limpido e di un bellissimo azzurro chiaro, il fondale basso e sabbioso, quindi adatto a tutti, verso la fine del litorale si trovano anche delle belle piscine naturali tra le rocce. L’insenatura è protetta alle spalle da una alta riva terrosa orlata da verdi pini che nel pomeriggio rende la spiaggia in gran parte ombreggiata, Non è la nostra spiaggia, ce ne andiamo dopo aver fatto un po’ di foto “artistiche” alle ombre dei pini che si allungano sul mare e alla superficie marina leggermente pieghettata dal passaggio di una barca: poche volte abbiamo visto l’Egeo così oleoso e denso. Ritornati sulla strada principale ci avviamo verso Patitiri, ormai è tardi e il sole sta svanendo ma non resistiamo a seguire l’indicazione per MILIA’ e scendiamo ancora per 1,2 km verso il mare lungo una ombrosa stradetta asfaltata. Qui è subito amore: la spiaggia più vicina al centro abitato è quella dall’aspetto più selvaggio e naturale che abbiamo visto finora, quella dal carattere più forte… Purtroppo siamo agli sgoccioli della giornata, la candida falesia e l’arenile di latte sono quasi del tutto in ombra ma il sole gioca ancora sullo smeraldo dell’acqua e non resistiamo a fare un ultimo bagno in questo paradiso che assomiglia più ad un lago alpino che ad una baia egea…
CHORA – Il perduto fascino dell’antico
La Chora dista da Patitiri solo 3,5 km ma è costruita su una delle alture più alte dell’isola e pertanto gode di una vista eccezionale in tutte le direzioni, su tutta l’isola e sul mare che la circonda da ambo i lati, praticamente un nido d’aquila. Per questo, salendo da Patitiri verso la Chora, curva dopo curva il paesaggio si dilata sempre di più, fino a diventare un vero e proprio respiro a pieni polmoni… per questo, arrivati quassù, non si scenderebbe più… Ma oltre alla bellezza della posizione, la Chora di Alonissos, come Kokkinokastro, ha anche il dono di essere un luogo suggestivo dove le mille voci delle isole perdute emergono e arrivano al nostro cuore. Il centro abitato è indicato anche con i nomi Palià Alonissos o Paliò Choriò quasi a voler rimarcare che è un luogo che appartiene al passato, ma io continuerò a chiamarlo come lo chiamavano un tempo i suoi abitanti prima di abbandonarlo, solo e semplicemente Chora, come se fosse ancora la loro “Città”. Certamente la CHORA ha un cuore antico, anche qui sono state rinvenute tracce di insediamenti del 700 a.C. e di epoca classica, probabilmente l’acropoli dell’antica Ikos, la struttura del Kastro medioevale è ancora percepibile oltrepassando le sue due porte di accesso, la Kastroporta e la Paraporti, la Serenissima vi ha lasciato il palazzotto del Governatorato e la Kasarma, il bastione d’ingresso della cinta muraria che circondava la borgata, le due belle chiese di pietra del Christo e di Agios Athanasios mantengono le originali forme del XVI secolo, tutto parla di epoche andate e mondi perduti. Ma ciò che più emoziona di questa Chora è il suo recente passato, quel mondo appena perduto, quello fatto di umili lavori agricoli e di quotidiane fatiche per strappare un pezzo di pane alle montagne, di questo parlano le piccole case ancora sfregiate dal terremoto del 1965 e non ancora preda di qualche turista facoltoso, di questo parla il suo aspetto ancora tipicamente montano che nulla ha a che fare col mare, di questo parla la sua architettura simile a quella dei villaggi del Monte Pelion e della Macedonia, di questo parlano le vecchie e bellissime aie, gli aloni, sopravvissute alla riconversione turistica della Chora. Dopo un decennio di totale abbandono le case del vecchio capoluogo distrutte dal terremoto del 1965 hanno iniziato ad essere oggetto di ristrutturazione e valorizzazione commerciale soprattutto ad opera di vacanzieri inglesi e nordeuropei, che, un po’ per volta, casa dopo casa, hanno praticamente comprato e riportato in vita l’intero paese. Ma la nuova vita della Chora di Alonissos è molto diversa da quella di un tempo, è una vita effimera, il paese prende vita solo nei mesi estivi, quando riapre i battenti in concomitanza dell’arrivo dei turisti che tornano ad animare le sue strette vie e ad illuminare le vecchie case di pietra ora perfettamente restaurate e sempre dipinte di fresco. Ed intorno ai questi turisti sono nate taverne graziose, negozi di souvenir raffinati ed eleganti caffè che hanno pian piano conferito un nuovo volto a questa Chora che, pur conservando ancora tracce della sua povertà e austerità, rappresenta oggi il volto più turistico e commerciale di Alonissos.
Percorsi i 3,5 km di strada tutta curve che sale da Patitiri, la Chora si annuncia con un ampio piazzale ombreggiato da enormi pini su cui si affaccia la Taverna Panselinos sempre affollata da nordici allampanati con la faccia paonazza di sole e lo sguardo lucido fisso sul tramonto. Alle 19.00 sono già tutti a fine cena ma restano inchiodati ai loro tavolini e aspettano che inizi l’esibizione musicale della Aloni Band. Questo gruppo rock, condotto da un tale Chester Smith e composto da altri attempati “ex turisti – ora residenti”, suona quasi tutte le sere davanti alla taverna e le note che invadono la Chora sono quelle dei Beatles, Genesis, Rolling Stones, Queen e similari.. Non saranno dunque i sirtaki o la musica rembetika ad accogliervi alla Chora di Alonissos ma le canzoni di Bob Dylan e di David Bowie cantate da Chester e dai turisti della taverna. Parcheggiamo lo scooter vicino al cimitero e ancora una volta guardo affascinata il grande e solitario aloni che sembra una enorme terrazza panoramica. Lo so, sono strana, ma mi sono perdutamente innamorata di queste aie perfettamente circolari come ancestrali cerchi di pietre magiche, oltre a quella vicino al cimitero ce ne sono altre lungo il declivio verso Patitiri, silenziosi monumenti alla memoria dei sacri riti della mietitura e della battitura dei legumi, alla memoria di gente che viveva con quello che produceva. Lasciamo alle nostre spalle i rokers e i loro fans e prendiamo la via selciata che sale ripida fra negozietti, localini e casette ingentiliti da ibischi, bouganville e gelsomini. Poco dopo incontriamo la graziosa Piazza “sto Christo” su cui si affacciano le due meravigliose chiese di pietra con i bellissimi tetti di ardesia, una dedicata a Christos e l’altra ad Agios Athanasios. Le due chiese restano aperte fino a tardi per chi volesse affacciarsi sul loro rustico e semplice interno di chiese di montagna. Saliamo ancora e arriviamo ai piedi del Kastro dove si apre un piccolo piazzale panoramico con magnifica visuale sul paese e il nord dell’isola e la Piazza degli Eroi con la lapide celebrativa dei giovani che hanno perso la loro vita in guerre lontane dalla loro piccola isola. La breve gradinata e la Kastroporta ci introducono nel cuore della Chora, il Kastro… Qui il vuoto proprio non esiste, ogni spazio, anche il più piccolo è occupato da caffè e ristorantini, sedie e tavolini, botteghe e negozietti, erbe appese e vasi di fiori, balconcini di legno dipinto, porticine e finestrelle: quasi una città delle bambole. L’impatto lascia un po’ sgomenti ma tutto è talmente gradevole e di buon gusto che ci si ambienta subito e alla fine non dispiace per nulla di far parte di questo colorato padiglione. Gironzolando troviamo anche la “Gallery 5”, il negozio di oggetti d’arte di Hlias Tsoukanas e Bente Keller, gli autori della “Guida di Alonnisos”, dove si possono ammirare e acquistare i bellissimi acquarelli con le vedute di Alonissos dipinti dalla stessa Bente. E’ ormai buio quando prendiamo posto su una bella terrazza panoramica e ordiniamo la cena. Il tempo trascorre lento quassù e non ci accorgiamo che pian piano la dolce notte di giugno si è fatta profonda, tiepida e tranquilla, le fiammelle delle candele accese sui tavolini tremano ancora alla brezza serale e i rumori svaniscono, scendendo per la via selciata incontriamo poche persone e molti gatti, i negozietti sono chiusi e brillano solo la tegole di ardesia della Chiesa di Christos illuminate dalla luna, il rock tace davanti alla Taverna Pandelis, ci fermiamo ancora un attimo vicino all’aloni a contemplare i riflessi argentei sul mare, gelsomini, pini ed erbe secche riempiono l’aria: nella notte il cuore della Chora perduta riprende a battere forte.
MIKROS MOURTIAS E MEGALOS MOURTIAS – IL SELVAGGIO E IL DOMESTICO
Il giorno si annuncia brillante e tiepido, saliamo ancora verso la Chora che, illuminata dal sole del mattino, è un vero spettacolo con le sue case bianchissime che punteggiano il verde della collina. Questa Chora è proprio curiosa, da lontano sembra grandissima mentre quando ci cammini dentro sembra piccolissima, in realtà tutte le case costruite attorno al minuscolo Kastro se ne stanno sparpagliate sulla collina senza un preciso disegno e sembrano quasi giocare a nascondino fra pini, mandorli, albicocchi ed alberi di fico. Venendo da Patitiri la veduta di insieme della Chora rivela chiaramente gli interventi di restauro effettuati sulle case da parte degli acquirenti stranieri, le casette appaiono fresche e ordinate, i giardini hanno dettagli anglosassoni e bavaresi, accanto alle case sono parcheggiate lucide auto fuoristrada: caprette, muli e asinelli non abitano più qui anche se può capitare di vederne ancora qualcuno che trasporta materiali fra le strette vie del Kastro. Oltrepassiamo il piazzale della Taverna Pandelis dove sedie e tavolini sembrano stanchi della serata, superiamo il grande aloni e il piccolo cimitero, imbocchiamo lo sterrato che, piegando a sinistra, scende per 1,6 km alla spiaggia di MIKROS MOURTIÀS. Anche con lo scooter questo sterrato è abbastanza impegnativo, scende in una valle stretta e ombrosa fra la Chora e il Monte Kalovoulos e in diversi tratti porta i segni di robuste piogge che ne hanno compromesso il fondo. Incontriamo solo due coppie di escursionisti che, a piedi, stanno tornando verso la Chora visibilmente provati dalla risalita: il tragitto è breve ma il dislivello è discreto. La strada finisce con un piccolo slargo dove si deve parcheggiare e da cui si può già vedere la spiaggia dall’alto: la bellezza della baia nella luce del mattino è straordinaria, molto raccolta e completamente deserta, attenzione a non sporgervi troppo per fare le foto perché il terreno è piuttosto franoso. Per scendere alla spiaggia imbocchiamo a piedi una mulattiera che si addentra nella macchia brillante e fresca di rugiada, bisogna portarsi tutto ciò occorre, compresi acqua e cibo perché a Mikròs Mourtiàs non c’è proprio nulla, solo Natura. Ho scritto Natura con la N maiuscola perché il luogo, per quanto vicinissimo alla Chora, ha un aspetto selvaggio e primitivo, Mikròs Mourtiàs era un tempo il porto della Chora, oggi è un luogo vergine, nessuna costruzione, niente bar o taverne, niente ombrelloni e… neppure un turista… Qui il silenzio è davvero impressionante, nemmeno un sussurro di mare o un fruscio di foglie, solo le nostre voci, nitide e amplificate dalle rocce, cosicché, in modo inconsapevole, ci siamo ritrovati a bisbigliare per non rompere l’incanto. Quando arriva l’ora di pranza decidiamo però di tornare alla civiltà, risaliamo per la mulattiera e lo sterrato, ripassiamo per la Chora e appena fuori dal paese prendiamo la deviazione che in soli 2 km porta a MEGALOS MOURTIAS. Questa può essere considerata a tutti gli effetti la marina della Chora in quanto, grazie alla ampia e bella strada asfaltata, gli abitanti la raggiungono molto comodamente con ogni mezzo e, volendo, anche a piedi in 20 minuti tramite un sentiero. Sulla spiaggia ci sono due taverne che mettono a disposizione gratuitamente ombrelloni e lettini, c’è una cabina per cambiarsi e una doccia, ci sono anche degli studios e un piccolo e tranquillo pool-bar, quindi molto accogliente per tutti. Da non tralasciare il fatto che Megalos Mourtiàs è la più classica delle spiagge greche: ghiaietto chiaro e acqua cristallina, ombra naturale di pini e frondosi ulivi un bel panorama sull’isola di Skopelos,… certo è molto lontana dall’atmosfera primitiva di Mikros Mourtias. Ci accomodiamo ai tavolini della Taverna Meltemi che ha una ampia terrazza panoramica con il soffitto curiosamente decorato da centinaia di bottigliette di ouzo appese: un immenso scacciaguai, originale e gradevole. Dopo il pranzo approfittiamo dei comodi lettini della taverna sistemati sotto gli ulivi per una pausa di lettura e, per essere più onesti, di pennichella, quindi ci concediamo innumerevoli bagni di mare e di sole: un po’ di classica vita balneare non guasta…
CAPO MARPOUNDA E VYTHISMA – L’ESTREMO SUD
Rientrati a Patitiri, dato che non è ancora tardi, prendiamo la strada che dal paese arriva al promontorio di MARPOUNDA. Il capo di Marpounda con le sue due baie gemelle si trova a circa 3 chilometri da Patitiri, sulla punta più meridionale di tutta l’isola, ci si arriva per una strada completamente ombreggiata di pini con nessuna vista sul mare. A 700 metri da Patitiri troviamo il Camping Rocks, sembra ancora chiuso, completamente immerso nella pineta che digrada verso il mare, davvero un bel posto per campeggiare. La strada finisce con un ampio spiazzo su cui si affaccia l’ingresso del più importante villaggio turistico di Alonissos attualmente gestito dal tour operator italiano Settemari. Dobbiamo dire che abbiamo trovato il Marpounda Village Club ben più carino dell’Alonissos Beach Resort, se piace questo genere di soggiorno qui le strutture sono tutte basse, in parte assomigliano a casette sistemate lungo piccole vie selciate a formare quasi un vero e proprio paesetto, altre più in stile moderno – alberghiero sono sparpagliate nella pineta. Le due baie gemelle di Marpounda sono proprio ai due lati del villaggio turistico, entrambe di ghiaia, piccole e strette, vigilate alle spalle da una bella falesia coronata di pini, divise dal basso promontorio roccioso. Quella di destra e un po’ più tranquilla e offre una bella vista su Skopelos, quella di sinistra è la base delle attività del villaggio, troverete comunque entrambe piuttosto affollate e senza la magia delle altre spiagge dell’isola. Ancora una volta mi domando: ma con tutte le belle spiagge che ci sono ad Alonissos come si fa stare qui incastrati? Mistero. Se volete stare più tranquilli, sul lato destro di Marpounda parte un bel sentiero che in 20/25 minuti porta fino a Megalos Mourthias e da questo sentiero si dirama quello per scendere alla spiaggia di VYTHISMA che altrimenti è raggiungibile solo via mare. Vythisma ha ciottoli grigio neri misti a sabbia fine e grigia, mare azzurro verde e ombrelloni naturali offerti dalla pineta retrostante. Ci vogliono solo 10/15 minuti per raggiungere questo luogo carino e appartato, frequentato soprattutto dai turisti che provengono a piedi o via mare dal Marpounda Village.
VRYSITSA E GHIALIA – LE SELVAGGE BATTUTE DALLE TEMPESTE
Oggi si va alla scoperta del versante nord-occidentale dell’isola che è in gran parte inaccessibile data la morfologia della costa, alta e dirupata. Le spiagge che si possono visitare su questo lato dell’isola sono tutte nel tratto che va dalla Chora ad Agalou Lakka, oltre è off-limits. Dalla Chora scendono due sterrati che con percorsi tortuosi e differenti arrivano a due solitarie spiagge che, viste dall’alto, formano una bella “W”. Per quanto vicinissime, Vrysitsa e Ghialia sono separate da un piccolo promontorio roccioso e non sono in comunicazione fra di loro. Queste due spiagge a cui i turisti dedicano spesso solo un distratto sguardo dall’alto, rivestivano invece un ruolo fondamentale nella Alonnissos perduta. Queste spiagge sono sul fondo di una vallata che un tempo era tutta coltivata, su entrambe c’erano mulini dove i contadini portavano le loro granaglie e su entrambe ci sono fonti di acqua dolce: guardando ora questa vallata piuttosto spoglia è difficile immaginare com’era negli anni 50, quando i contadini lavoravano la terra aiutati solo dagli animali e dalle loro braccia, quando, terminato il loro lavoro, passavano dalle fonti e riempivano d’acqua un recipiente di legno, lo caricavano sul dorso del proprio asino e risalivano pian piano verso la Chora. Se ad Alonissos vi capitasse di arrabbiarvi perché rimanete senz’acqua sotto la doccia o perché non vi cambiano la biancheria tutti i giorni, fareste bene a pensare che solo agli inizi degli anni 60 è stata impiantata una conduttura per portare l’acqua dolce dalla fonte di Ghiaila alla Chora e che le donne di Alonissos per il bucato usavano ancora in quegli anni l’acqua piovana raccolta in grandi recipienti… Per arrivare a VRYSITSA lo sterrato è di 1,6 km, un po’ strettino e impegnativo, molto panoramico. Dall’alto la spiaggia appare molto piccola, scura e non molto attraente per questo viene spesso snobbata dai turisti a caccia di luoghi più fotogenici, comunque se non si ha molto tempo vale sicuramente di più la discesa verso Ghiaila. Per GHIALIA, lo sterrato che scende dalla Chora è lungo 1,8 km, ma più o meno a metà strada fra la Chora e Patitiri c’è un altro sterrato più breve di 1,3 km anche con indicazione segnaletica. Anche Ghialia si vede bene dalla strada principale che porta alla Chora, pure questa è piuttosto scura ma un più ampia e vigilata da mulino molto bello. I due sterrati che scendono a Ghialia sono piuttosto ampi e in buone condizioni, percorribili senza problemi da auto e scooter, ad un certo punto si congiungono in una unica strada che termina direttamente sull’ampio spiazzo dietro la spiaggia di sassi e ghiaia. Lo scenario naturale di questa baia è molto bello e particolare, unico sull’isola, ha tutto il carattere, la forza e lo spirito selvaggio delle baie esposte a nord, battute dai venti più violenti e dalle onde cattive, ha tutto il profumo delle tempeste… qui non c’è posto per grandi alberi e fiori delicati, qui la vegetazione ha vita dura e si difende come può, strisciando e stringendosi il più possibile alla roccia. Meravigliosi i cespugli di erica intrecciati alla grigia roccia del lato destro della baia e meraviglioso il colore del mare verde smeraldo, bellissimo il mulino che conferisce un tocco molto particolare a questo paesaggio più atlantico che mediterraneo. Insomma, per me, è uno dei luoghi più belli di Alonissos, sicuramente meriterebbe maggiore attenzione da parte dei turisti che qui hanno la possibilità di visitare un mulino splendidamente restaurato e percepire gli echi di una Alonnisos perduta, meriterebbe anche maggiore cura da parte dell’Isola – Parco Marino con la rimozione di ciò che il mare, giustamente, cerca di rendere all’uomo e che l’uomo, ingiustamente, lascia sulla spiaggia alla mercé della prossima mareggiata.
MEGALI AMMOS – REMOTA E SOLITARIA
Non lasciatevi ingannare dal suo nome, Megali Ammos non è una grande distesa sabbiosa, ma una grande insenatura su cui si affacciano tante piccole spiaggette che non hanno un proprio nome, non sono sabbiose e sono più o meno accessibili. Quindi si tratta di una località tutta da esplorare anche se la sua spiaggia più grande può essere un obiettivo preciso da raggiungere, così come le graziose chiesette dei santi Aghii Anaghyri sulla alta scogliera o la spiaggetta di Tourkoneri, l’ultima frontiera. Per quanto esposta a nord ovest, la zona di Megali Ammos ha rilievi morbidi e valli addolcite da ulivi ed essenze varie che arrivano fino al mare, una zona di aspetto ancora bucolico prima che la costa si alzi del tutto impervia e inaccessibile. Le strade che arrivano in questa parte dell’isola sono diverse, tutte sterrate e a tratti non propriamente belle, non ci sono indicazioni precise, non ci sono zone o slarghi di parcheggio che possano suggerire la presenza delle spiaggette, bisogna andare un po’ ad intuito e quando si adocchia un sentiero che sembra scendere al mare, mollare lo scooter e proseguire a piedi: insomma, di tutta l’isola di Alonissos, questa è la sola zona in cui c’è un po’ di sapore di avventura. Il mezzo migliore per avventurarsi quaggiù è sicuramente lo scooter, ma abbiamo incontrato anche un’auto, per gli amanti del trekking il percorso Patitiri – Megali Ammos – Chiesette Aghii Anaghyri – Tourkoneri viene indicato percorribile in 4 ore e mezza, chiaramente altrettante ci vogliono per il ritorno. Partiamo per la nostra avventura e da Patitiri prendiamo la strada principale in direzione Steni Vala, superate la stazione di servizio e la deviazione per Votsi, svoltiamo a sinistra per la strada asfaltata che conduce a Tsoukalià. Quando arriviamo ad un bivio con uno sterrato ampio che va verso a destra lo prendiamo e da qui teniamo sempre quello che sembra essere il tracciato principale senza badare alle numerose stradette che conducono alle varie case sparse nella zona, la strada pian piano scende, incontriamo la biforcazione che segnala Aghii Anaghyri ma noi teniamo la sinistra e continuiamo a scendere, incontriamo una ampia curva di 180° e subito dopo una di 90° che piega a sinistra e intercettiamo un sentiero che scende al mare. Lasciato lo scooter vicino a una sorta di accesso a un fondo privato, scendiamo due rudimentali gradini e prendiamo il sentiero che costeggia un confine, ora è facile, basta seguire il sentiero… dopo un tratto di percorso nel folto della vegetazione sbuchiamo in uno spiazzo con meravigliosi ulivi antichi che bordano uno splendido lido deserto: eccoci sulla spiaggia più grande di MEGALI AMMOS. Il ghiaietto è candido e il mare azzurrissimo, qualche scoglio piatto, grandi ulivi che riparano dal sole, lentischi e pini sulla punta rocciosa, una scena idilliaca davanti ai nostri occhi: tutta per noi! Ma anche se siamo completamente soli non abbiamo la sensazione di essere in un luogo selvaggio e isolato come ci era capitato a Mikròs Mourtiàs, qui, sulla spiaggia, si affacciano un paio di belle case leggermente schermate dalla vegetazione e molte altre casette fanno qua e là occhiolino dalla boscaglia. Il sole qui dura sino a tardi ma quando inizia la sua discesa riprendiamo la via del ritorno e lungo la strada ci fermiamo a fotografare gli alberi di pino con i sacchetti raccogli-resina, quella preziosa e profumatissima resina che andrà ad aromatizzare il famoso e caratteristico vino Retzina.
TSOUKALIA – ARCHEOLOGIA A CIELO APERTO
A proposito di vino… dato che siamo in zona, prima di tornare a Patitiri, decidiamo di andare a vedere anche la baia di TSOUKALIA’. La strada asfaltata arriva fin sulla spiaggia, la più grande di quelle esposte a nord e, forse perché molto aperta e sassosa, la meno attraente dal punto di vista balneare. Ma questo luogo ha però la particolarità di essere l’unico vero e proprio sito archeologico di Alonissos. Arrivando alla spiaggia sarete subito colpiti dalla mole del grande Mulino a tre piani che la domina, molto particolare e, purtroppo, molto malconcio, alla vostra destra noterete invece una vasta area, praticamente una collinetta, tutta recintata da una rete metallica. Molto probabilmente, appena messi i piedi sulla spiaggia, avrete anche notato una gran quantità di frammenti di coccio sparsi ovunque sul terreno, così tanti da far pensare che vi siano stati scaricati dei laterizi. Ebbene, non ci crederete ma siete arrivati proprio alla famosa fabbrica di anfore dell’antica IKOS! Qui nel IV – V secolo a.C. si producevano le anfore destinate al commercio del vino, su molti frammenti è stato individuato il timbro di fabbrica “IKION”, noi scriveremmo “Made in IKOS”. Il vino di Alonissos era molto famoso ed apprezzato nell’antichità, veniva sicuramente esportato in molte zone del mondo antico, anche lontane, dato che sono state rinvenute anfore con il marchio “IKION” non solo ad Atene e Pella, ma anche ad Alessandria d’Egitto, nelle città greche del Mar Nero e persino in Crimea. Questo luogo, dal punto di vista archeologico, storico e culturale riveste dunque notevole importanza, anche per il fatto di essere praticamente intatto, integro e vergine, tutto da esplorare, ma nonostante si parli da tempo di progetti di ricerca e parco archeologico, non c’è neppure un misero cartello o una tavola descrittiva, c’è solo una lunga rete metallica un po’ arrugginita e un vago senso di triste abbandono… Così le voci della gloriosa e perduta IKOS, che qui potrebbero tornare a farsi sentire, continuano a rimanere silenti e mute.
VACANZA FRA I PINI… – EMOZIONI DI UNA VACANZA
Fra le tante emozioni che può regalare Alonissos, ce n’è una che percepirete viva dal primo istante del vostro arrivo, che vi accompagnerà ogni giorno della vostra vacanza e che resterà un ricordo indelebile a distanza di tempo… il profumo dei PINI, percorrere le sue boscose strade al mattino presto, sfrecciare con lo scooter fra i pini che stillano grossa rugiada, percepire anche in piena estate quel leggero brivido di ombra umida, inalare a pieni polmoni il profumo pungente della resina, un profumo che entra intenso nel naso e nella gola, gustoso come una buona caramella balsamica… Anche oggi, ultimo giorno ad Alonissos, lasciamo la tiepida Patitiri molto presto e ci tuffiamo fra i pini: abbiamo visto tante spiagge meravigliose ma fra tutte scegliamo di tornare a MILIA’. Non so dire perché la nostra scelta sia caduta sulla silenziosa Milià, ma ancora oggi, quando penso ad Alonissos, è Milià che mi torna alla mente per prima: la mia baia verde smeraldo, pura ed essenziale come un lago alpino. A Milià non ci sono bar o taverne, solo un paio di abitazioni di gente del posto, i bagnati sono pochi e spesso locali, i turisti non amano molto i ciottoli grandi anche se piatti e lisci. Non ci sono ombrelloni e lettini, solo pini dalle fronde generose, un piccolo gioiello ancora poco sfruttato, un posto ideale per prendere il sole, nuotare e godere di un’atmosfera particolarmente calma e rilassata a due passi da Patitiri. Qui baia e orizzonte sono aperti e luminosi, qui acqua e cielo si confondono, mare e pini si confondono, qui si nuota fra le fronde dei PINI…
VOTSI – APERITIVO E CENA SUL MARE SOTTOCASA
A poco più di un kilometro da Patitiri sopravvive questo borgo di pescatori dai ritmi lenti e rilassati, tutto raccolto intorno al suo porticciolo naturale perfettamente circolare. La baia su cui si affaccia VOTSI è circondata da lisce pareti di roccia chiara venata di rosso che si specchiano nelle acque cristalline di un colore turchese chiarissimo, così trasparente e fermo che le ombre delle barche si riflettono nitide sul fondo del mare. Per un ultimo bagno niente di meglio della deliziosa spiaggetta ai piedi della falesia del porto, raggiungibile con una breve scalinata, e dopo questo ultimo bagno, credo non ci sia un luogo migliore di Ilias Pub per l’aperitivo di fine giornata. Ilias Pub è un istituzione, buona musica, buoni drink e soprattutto la simpatia dello stesso Ilias, che parla bene inglese e italiano. Siamo a inizio stagione e non c’è nessuno, ci fa le solite domande di rito, da dove veniamo, dove soggiorniamo, come ci siamo trovati sull’isola, ci chiede le nostre impressioni su Alonissos e gli diciamo che ne abbiamo adorato la tranquillità, ci dice che Alonissos è sempre tranquilla, delle tre Sporadi, questa è l’ultima isola a riempirsi e la prima a svuotarsi, la stagione turistica dura meno che altrove e, in fondo, a lui non dispiace che sia così perché il ritmo naturale dell’isola non riesce mai ad essere stravolto del tutto. Già, il ritmo naturale di Alonissos, ancora così lontano dalla mondanità e dai divertimenti, dalle discoteche e dalle vetrine, qui, “uscire la sera”, significa ancora gironzolare in cerca di una taverna o di un caffé dove fare due chiacchiere prima di andare a letto o semplicemente approfittare di un angolo buio per osservare il cielo stellato e i riflessi della luna sul mare, approfittare del silenzio per ascoltare i sussurri di ALONISSOS.
SKOPELOS
Arrivo a SKOPELOS – Preludio
A Skoplelos arriviamo di buonora con il primo catamarano partito da Alonissos alle 7.00. Dopo soli 20 minuti di navigazione inizia la nostra vacanza a SKOPELOS, entriamo nell’ampio golfo della capitale e la Chora, illuminata dalla luce radente del primo mattino, ci appare come una grande città, in effetti, per lo standard medio delle isole greche, può ben considerarsi tale. La Chora è il porto principale e il cuore dell’isola, il luogo dove vivono 3.500 dei 6.000 residenti isolani, il luogo dove si concentrano attività e servizi, strutture turistiche, ristoranti e locali di intrattenimento. Sbarcando sul molo di attracco con il mare alle spalle, la città si apre davanti a noi a 180°, come un grande ventaglio, scenograficamente disposta intorno al grande specchio di mare del porto. Di fronte c’è la parte “bassa” della città, la zona più commerciale e ricca di negozi, su questo tratto di lungomare c’è la fila dei bar e dei ristoranti utilizzati soprattutto dalla gente di transito e in attesa di imbarco. A sinistra si stende la zona residenziale, qui si trovano la maggioranza dei servizi e delle strutture turistiche, delle agenzie di autonoleggio e dei supermarket, in questa zona si trovano piccole pensioni e alberghi con piscina disposti sia lungo il mare che nella zona retrostante. Sulla destra, invece, snocciolata su un paio di collinette, c’è la parte più antica della Chora, quella denominata “Pyrgos” o “borgo fortificato”, che termina sul mare con la bianca siluette della chiesa della Panagitsa, la chiesa più famosa e più fotografata della città. Nell’insieme, la cosa che subito colpisce di questa Chora è il suo aspetto armonioso, la pressoché totale assenza di cartelloni pubblicitari, insegne al neon e brutture simili, nulla turba il suo profilo pulito, lineare, semplice e al tempo stesso elegante. Skopelos incide immediatamente il dagherrotipo della nostra memoria con le sue brillanti case e la sfilata delle piccole chiese bianche sulla collina che domina la baia. Con ampie pennellate di luce il mattino risveglia le case della Chora, strette una accanto all’altra e disposte come sulle gradinate di un antico teatro, alcune già sorridono illuminate dal sole, altre ancora sonnecchiano fra gli ultimi lembi di ombra. Le case di Skopelos mi piacciono subito, le trovo belle e genuine, molto diverse da quelle delle Cicladi e degli altri arcipelaghi della Grecia, molto simili a quelle della vicine regioni della Magnesia e del Monte Pelion con cui condividono i freddi inverni del Nord Egeo. Azzurro e blu quasi non esistono, qui i colori dominanti sono bianco, marrone, crema e vaniglia, i tetti sono di coppi rossi e di argentee lastre di scisto, infissi e balconi sono di legno scuro: i colori della terra dominano su quelli del mare. Per l’intera cittadina lo stile si ripete cosicché le case sembrano essersi riprodotte spontaneamente o sembrano moltiplicate dai riflessi di mille specchi, tutto pare esser stato costruito da poco o da sempre. Così, appena arrivati, abbiamo subito la sensazione di trovarci davanti ad una città in qualche modo speciale e non troppo diversa da come poteva apparire ai viaggiatori del 1800: scopriremo poi che questa Chora è davvero speciale, ufficialmente riconosciuta come “insediamento tradizionale” e protetta da decreto presidenziale.
Come facciano gli affittacamere a capire subito chi, fra la gente che sbarca, non abbia prenotazioni di sorta come noi…. resta un mistero… Sul molo ci viene subito incontro MANOS che ci propone subito di andare a vedere i suoi studios. Ci ispirano il suo viso aperto e il suo buon italiano imparato lavorando in Italia, carichiamo il bagaglio sulla sua auto e partiamo: “vedere non costa nulla – ci dice sorridendo – se non vi piace, nessun problema, vi riaccompagno al porto”… In 5 minuti di orologio arriviamo ai MANOS STUDIOS e ci piacciono subito. La struttura è piccola e bianca, immersa in un grande giardino – boschetto – orto – frutteto, circondata da un intenso profumo di pino e gelsomino, qua e là dei dipinti naif fatti dallo stesso Manos, intorno silenzio e cinguettio di uccelli. Manos ci fa accomodare ad un tavolo posizionato sotto una rigogliosa pergola, sparisce verso la casa che si intravede sul fondo del giardino e poco dopo ricompare con due bicchieri di succo d’arancia e una cartina di Skopelos, la distende sul tavolo e armato di penna inizia a descriverci l’isola. In modo scientifico evidenzia i luoghi di interesse, le curiosità e le strade panoramiche, sottolinea le spiagge migliori e attribuisce a ciascuna persino una votazione da 1 a 5 stelle, annota con cura sulla mappa della città i ristoranti, i locali dove si fa musica e i negozi dove acquistare cose artigianali…. Molto interessante e utile, certo, ma non comprendiamo del tutto il motivo di questo immediato briefing mattiniero fino a quando non compare ALEXANDRA una graziosa anziana signora che sorridendo posa sul tavolo un vassoio con tazze di caffè bollente, pane, burro e dolci. Manos, sorride tutto soddisfatto della nostra sorpresa, piega al volo la cartina, ci invita a fare colazione e ad assaggiare assolutamente le marmellate fatte da mamma Alexandra con la frutta del loro giardino. Anche Alexandra si siede con noi e inizia chiacchierare, ci prodiga mille altri consigli e ci raccontai un sacco di cose sull’isola e la sua vita. Attraverso gli occhi azzurri di Alexandra e il luminoso sorriso di Manos, SKOPELOS ci scorre davanti tutta verdeggiante, coronata da fitte foreste che declinano fino a candide spiagge lambite da acque cristalline, vediamo foreste di pini e platani, uliveti e fichi, mandorle, prugne, pere, noci e altri alberi da frutto: l’ultima delle preoccupazioni di Manos e Alexandra è quella di darci la camera e l’ultimo nostro pensiero è quello di avere una camera… La nostra vacanza a SKOPELOS inizia dunque così, alle prime luci del giorno, seduti sotto una frondosa pergola, in un giardino dove ancora indugia il freddo della notte e la rugiada del mattino, con il piacevole tepore di una tazza di caffè caldo fra le mani, con il profumo denso e umido dei pini e del sensuale gelsomino, con il sapore dolce e fruttato delle marmellate casalinghe spalmate sul pane ancora caldo. Ho ancora vivo in tutti i miei 5 sensi il ricordo di quella mattina di giugno, quando ho capito che avrei amato SKOPELOS ben oltre il suo meraviglioso mare e le sue spiagge incantate, quando, non so perché, SKOPELOS mi è entrata in testa come le note di una grandiosa e articolata composizione musicale, una variegata “Sinfonia in Verde – Blu” che sento ancora ronzarmi in testa. Le note verdi e blu di questa sinfonia si muovono sul pentagramma dei miei ricordi, ora si legano fra loro in un armonioso accordo di violino fatto di mare, pini e candidi lidi, ora battono su un tamburello il ritmo dei mie passi per vicoli sonnolenti e bianche scalinate, ora saltellano allegre e ammaliatrici sul luccichio delle onde come sulle corde di un pianoforte, ora dispiegano le ali su aperti e solenni paesaggi come un’aria d’opera lirica, ora compongono la lenta e sacra melodia che ritma la vita nei monasteri, ora sono le canzoni rembetike di Giorgios Xintaris e Kostas Kalafatis che riempiono la notte di magia. Inevitabilmente a SKOPELOS ronzano in testa anche gli orecchiabili ritornelli pop degli Abba che, ironia della sorte, composti negli anni ’70 in una fredda e brumosa isola di fronte a Stoccolma, sono divenuti la colonna sonora di una solare e luminosa isola greca… forse non è un caso se i produttori del film-musical “Mamma Mia!” hanno scelto proprio SKOPELOS dopo aver visitato altre 25 isole greche e forse non è un caso il suo grande successo: SKOPELOS è senza dubbio L’ISOLA della MUSICA, non potevano trovare di meglio!!!
“OVERTURE” – LE CANDIDE SPIAGGE DELLA COSTA OCCIDENTALE
Sistemiamo in due minuti le nostre cose nel superaccessoriato monolocale del primo piano che ci viene assegnato da mamma Alexandra, non manca proprio nulla e spalancando le imposte entra l’inebriante profumo dei pini che appoggiano le loro fronde sul balcone, bellissima la vista sulla Chora che ci darà il buongiorno ogni mattina. Chiediamo al nostro ospite dove possiamo noleggiare un buono scooter a buon prezzo e lui ci accompagna subito in auto al porto dal noleggiatore convenzionato, “senza impegno, se non vanno bene – dice col suo affabile sorriso – andiamo da un’altra parte”. I motorini sono nuovissimi e con bauletto, il prezzo è ottimo, 11 euro al giorno, affare fatto. Non perdiamo altro tempo e, cartina alla mano, si parte!
Seguiamo le indicazioni per Panormos – Glossa e imbocchiamo la strada che, attraversando l’isola, porta dritta alla costa occidentale e alle sue candide spiagge: troppa è la curiosità, incontenibile la voglia di mare. Manos ha evidenziato in questa parte dell’isola molte belle spiagge e ben 3 meritano, a suo parere, “5 stelle”, Milià, Kastani e Hovolo. Non potremo certo dargli torto, ma anche le altre che incontreremo non saranno da meno e il percorso stesso si rivelerà molto bello, con splendidi panorama, tanti bei punti dove fermarsi a fare foto o pranzare in una bella taverna vista mare, sempre circondati dall’inebriante profumo dei pini e l’assordante frinire delle cicale. La costa occidentale SKOPELOS dispiega con grande generosità le sue note verdi e blu e come in una grande Overture Sinfonica espone senza incertezze i suoi leitmotive di bosco e mare, profumati frutteti e chiare spiagge, origano, timo, resina e salsedine regalano un ineguagliabile potpourri.
PANORMOS Dopo 11 kilometri di bella strada asfaltata attraverso dolci e verdi colline, si apre subito davanti a noi, ampia e in un contesto paesaggistico molto suggestivo, la magnifica baia di Panormos e facciamo subito la prima sosta. Panormos è sicuramente una tra le più belle baie dell’isola e il fatto di essere coronata da strutture e attrezzata con ombrelloni e lettini non toglie nulla alla sua naturale bellezza e perfezione. Due piccole e boscose isole sorvegliano come sentinelle l’ingresso della baia e, dietro loro, si staglia nitido sull’orizzonte il profilo di Skyathos creando una naturale scenografia per uno dei più bei tramonti dell’isola, forse il più dolce in assoluto. La grande baia è preceduta, sul lato sinistro, da un piccolo e profondo fiordo, molto riparato e nascosto, il porto naturale di BLÒ, dove gli alberi di pino arrivano ad accarezzare la riva del mare e le numerose barchette ormeggiate. Contemplando incantati il paesaggio, verde e brillante di pini, ben comprendiamo il nome di questa baia, Pan-Ormos, la Baia di Pan, il dio mezzo uomo e mezzo capro, il dio delle selve e dei pascoli, il dio che qui veniva adorato in una muschiosa grotta-santuario. Di quei tempi lontani e della antica colonia di Panormos, restano ancora oggi visibili parti di mura in buone condizioni e le fondamenta di una acropoli, nota come Paleokastro, da cui parte un suggestivo sentiero che conduce direttamente alla caverna – santuario del dio Pan, l’antico patrono di questa verde baia. Oltre al verde, l’altro colore dominante di Panormos è il blu scuro delle sue acque, forse Panormos è l’unica baia di Skopelos ad avere il mare davvero blu, un blu tanto intenso da suggerire vertiginose profondità. La spiaggia, per contrasto, è chiara e luminosa, lunga e ampia, di grossa sabbia mista a ghiaietto, attrezzata con lettini e ombrelloni messi a disposizione gratuitamente dai bar e dalle taverne con il solo impegno di una consumazione o di uno spuntino. Dietro la spiaggia corre la strada principale che prosegue verso Glossa e si allarga la piccola località balneare dove si trovano diversi studios e buoni hotel, taverne, caffetterie, market, agenzie turistiche e autonoleggio, persino un paio di “rent a boat” nella zona del porticciolo di Blò, dove si può noleggiare una barca per tutta la vacanza o solo per qualche giorno ed esplorare la zona. La baia di Panormos si raggiunge comodamente anche con il bus comunale che effettua ben 2 fermate ai due estremi della spiaggia, la spiaggia è di facile accesso e non ci sono problemi di parcheggio, pertanto è una spiaggia molto popolare e frequentata, sia da famiglie che da giovani. A giugno Panormos era pressoché deserta e meravigliosa, possiamo ben immaginare che in alta stagione, data la sua “comodità”, la situazione possa esser differente anche se è talmente grande che credo sia impossibile riempirla.
ANDRINES Riprendiamo il nostro viaggio verso nord e pochi metri dopo la spiaggia di Panormos vediamo il sentiero che conduce alla piccola spiaggia di Linarakia che ospita un piccolo e caratteristico ristorante. Oltre inizia la località denominata Andrines o Andrina costituita da serie di piccole calette ben nascoste dai pini, non visibili dalla strada che su questo lato del Golfo di Panormos corre alta rispetto al livello del mare. Alcune delle baie di Andrines sono tanto piccole da poter ospitare al massimo 2 o 3 persone, altre sono un po’ più grandi, tutte hanno un fondale ghiaioso che si fa subito profondo, un mare molto limpido e trasparente di un particolarissimo colore turchese brillante, essendo poco accessibili hanno il vantaggio di essere poco frequentate. Possono essere esplorate noleggiando una barchetta a Panormos o percorrendo a piedi il sentierino che continua dopo Linarakia. Una di queste graziose baie si trova proprio sotto l’albergo Adrina Beach Hotel ed è accessibile dalla strada principale tramite questo, qui troverete ombrelloni e lettini e un bellissimo beach bar, in prossimità dell’hotel c’è pure una fermata del bus comunale.
MILIA’ Dopo Andrines la strada sale ancora un poco e raggiunge il promontorio dove poi piega decisa sul versante che scende ripido al mare e dove le foreste di pini appaiono ancora più fitte e scure. A 2 kilometri da Panormos troviamo la deviazione per Milià e in questo punto c’è anche la fermata del bus comunale che percorre la strada principale dell’isola con molte fermate lungo il tragitto, soprattutto in prossimità delle deviazioni per le spiagge principali, rendendo possibile la visita di gran parte dell’isola anche a chi non volesse noleggiare un mezzo autonomo. Dalla strada principale scendiamo quindi per circa 400 metri lungo una ripida stradetta asfaltata fino ad uno spiazzo ombroso dove si può parcheggiare, oltre gli alberi c’è la spiaggia. MILIÀ merita in tutto e per tutto la valutazione a “5 stelle”: lunga, bianchissima, acqua di cristallo immobile semplicemente spettacolare… Ma la cosa più bella di Milià è il contesto paesaggistico, nel suo insieme idilliaco e vagamente tropicale, mi ricorda tanto l’isola di Praslin nelle Seychelles. Il verde cupo della vegetazione rigogliosa scende fitto fitto sino a riva, il colore del mare è turchese intenso, grandi scogli bianchi modellati dal mare chiudono la spiaggia e, di fronte, l’isola di Dassia è distesa come una enorme sirena dalla coda di squame verdi e lucenti, nessuna costruzione a turbare la purezza del paesaggio. Quando arriviamo troviamo questo paradiso completamente deserto e abbiamo così la fortuna di poterlo contemplare nel suo abito migliore e in una giornata meravigliosamente luminosa e senza vento. Ci sediamo un po’ al sole e ci divertiamo a guardare due bimbetti che si divertono un mondo a rincorrere i piccoli pesci con il retino: poesia degli “sport acquatici” di una volta…. Ma la spiaggia di Milià non è solo bella ma anche la più grande dell’isola, quasi un kilometro di morbida sabbia mescolata a ghiaietto fine. Per metà è ampia abbastanza da partite di pallone anche in alta stagione e tanto grande che nel settembre 2007 è stata il campo base della Universal Pictures per attrezzature, macchinari e circa 230 membri di staff per le riprese del film “Mamma Mia”. In questo lato della spiaggia in luglio agosto si possono trovare anche divertimenti acquatici, ma in giugno è del tutto silente. L’altra metà della spiaggia, quella che ricorda le Seychelles, è una zona di assoluto relax. Su tutta la spiaggia ci sono comunque zone libere e zone attrezzate con ombrelloni, lettini e cabine per cambiarsi, ma nulla di invasivo o tale da turbare la bellezza di questo luogo . Per uno spuntino c’è un baretto che vende bevande fresche, panini e caffè, se invece si vuole pranzare c’è una taverna tradizionale proprio dietro la spiaggia.
KASTANI Il nostro tour sulla costa occidentale continua e ci porta alla spiaggia di KASTANI, la seconda a “5 stelle”, che si trova a circa un kilometro dopo Milià. Dalla strada principale, in prossimità della relativa fermata del bus comunale, si imbocca una breve e ampia strada sterrata che scende al mare. Vale sicuramente la pena di fermarsi all’ultima curva per contemplare e fotografare dall’alto questa magnifica baia chiusa da un pizzo di scogliere bianche e abbracciata dai fianchi di alte montagne coperte di pinete che scendono fino al mare. A mio avviso la spiaggia di Kastani è semplicemente spettacolare, acque smeraldine e cristalline, sabbia bianca, ma talmente bianca che non si riescono neppure a distinguere gli ombrelloni bianchi allineati sulla sabbia. Penso proprio che Kastani, prima dell’insediamento delle strutture del nuovo beach bar, doveva essere una apparizione da togliere il fiato… Infatti la spiaggia, sempre bellissima, è oggi anche in gran parte attrezzatissima: candidi ombrelloni, comodi lettini dotati di soffice materasso, sedie e sdraio su prato inglese, sontuosi gazebo con tendaggi e cuscini colorati, un beach bar con giardino, docce e servizi, sottofondo musicale non assordante. L’insieme è quello di un luogo curato, raffinato e alla moda, indubbiamente gradevole a vedersi, ma in un contesto così naturalmente e spontaneamente bello sembra un po’ una forzatura, quasi una profanazione. Scendiamo a dare un’occhiata da vicino e restiamo stupiti quando i ragazzi del bar, cortesi e disponibili, ci invitano ad accomodarci dicendo che tutte le strutture possono essere utilizzate gratuitamente ordinando semplicemente una consumazione, bastano una bibita o un caffè… Dite quel che vi pare, ma in Italia un luogo e un servizio così ce li sogniamo proprio!!! Ma se proprio preferite l’ombra naturale degli alberi e il tradizionale asciugamano sulla sabbia, la porzione di destra della spiaggia è ancora nature….
Pian piano arriva gente, soprattutto giovani, non solo richiamati dalla bellezza della spiaggia e dai confort del beach bar ma anche dal fatto che in questa spiaggia sono state girate diverse scene del film musical “Mamma Mia!”, in particolare la scena in cui Sky e Sophie cantano “Lay all your love on me” e l’ambientazione del beach bar per “Does your mother know?” hanno fatto di Kastani una vera star, una tappa obbligata del cosiddetto “Mamma Mia Tour”, autonomo o organizzato che sia.
HOVOLO Per arrivare ad HOVOLO, la terza delle spiagge a “5 stelle” segnalate sulla costa occidentale, dobbiamo proseguire per altri 5 kilometri fino al paese di Elio – Neo Klima che dista in tutto 19 kilometri dalla Chora di Skopelos. Non ci sono indicazioni per la spiaggia di Hovolo, quando si arriva al paese di Elio bisogna prendere subito la prima strada che scende verso il porticciolo, arrivati al mare bisogna tenere la sinistra, dove ci sono alcuni studios e una spiaggia molto sassosa, e continuare sempre verso sinistra fino ad uno spiazzo sterrato dove si deve parcheggiare perché la strada finisce. Prendete con voi tutto ciò che vi occorre, su questa spiaggia non c’è niente di niente, e proseguite a piedi lungo la scogliera e a bordo d’acqua. Meglio avere scarpette da scoglio, robuste ciabatte di gomma o sandali anfibi perché in alcuni tratti del percorso si mettono i piedi nell’acqua e si cammina sempre su sassi e scogli non propriamente lisci, le infradito morbide non sarebbero il massimo. Il percorso è comunque facile, adatto a tutti e piuttosto breve, 10 minuti massimo, non si devono fare arrampicate ma solo restare sempre a bordo d’acqua e fare un po’ di gimkana fra gli scogli. Appena doppiata la prima falesia apparirà subito davanti a voi la bellissima e candida spiaggia di Hovolo con le sue tre immacolate insenature di sabbia candida e il suo mare dalle mille sfumature azzurre. Dal punto di vista paesaggistico Hovolo è un luogo magico e suggestivo, le alte e candide scogliere danno la sensazione di un intimo rifugio benché la baia sia molto aperta, al tempo stesso suggeriscono l’atmosfera di un luogo selvatico e isolato benché il paese non sia lontano. Hovolo è un luogo di contrasti, al mattino gran parte della spiaggia è in ombra mentre il mare è illuminato dal sole, un luogo ideale per chi ama alternare bagni di mare con la lettura di un libro al fresco, nel pomeriggio la spiaggia è assolata, accecante e senza ombre, un luogo perfetto per chi ama la luce allo stato puro e non teme i più accaniti raggi del sole. Hovolo è un luogo di sogno… l’isola boscosa di Dassia che si allunga sull’orizzonte, le rocce marmoree levigate dalle onde, distrattamente abbandonate sulla rena candida o affidate alle carezze del mare di cristallo, mi riportano ancora alle lontane Seychelles e in particolare alla baia di Anse Lazio… Il percorso a piedi e la totale assenza di servizi rendono questa spiaggia generalmente silenziosa e tranquilla, frequentata soprattutto da coppie e naturisti. Qualcuno dice che Hovolo sia la più bella spiaggia dell’isola, io posso dire che è semplicemente meravigliosa e che piacerà moltissimo a chi, come noi, preferisce i luoghi “vergini”, senza ombrelloni, lettini, baretti, cabine e ogni altra cosa che non sia stata creata dalla natura. Hovolo, in ogni caso, non si dimentica facilmente…
“Intermezzo” – Il doppio mondo di Elios e Klima
Completamente persi nella musica ammaliatrice di questa “Overture Marina” non ci siamo accorti del trascorrere del tempo… ora il nostro stomaco protesta e reclama deciso un “Intermezzo” anche se l’ora di pranzo è passata da un pezzo…
ELIOS – NEO KLIMA Ripercorriamo il sentiero, recuperiamo lo scooter e ci dirigiamo verso le case di Elios raccolte intorno al nuovo porticciolo e alla ampia spiaggia ombreggiata da tamerici. Vicino alla chiesa, le tovaglie quadrettate della Taverna “O Vanghelis” che svolazzano allegre sotto la veranda, sono un richiamo irresistibile. I proprietari si stanno godendo il loro momento di relax e stanno pranzando con una coppia di amici ma ci accolgono subito con grande disponibilità, ci portano una bella brocca di acqua fresca e ci elencano i piatti del giorno. Per fare una cosa veloce ordiniamo pork steak, la classica braciola di maiale, e bifteki ghemistò, una sorta hamburger ripieno di formaggio… ne risulterà un pranzo di nozze… la braciola di Aldo è tanto grande che non ci sta nel piatto e il mio bifteki è lungo almeno 20 cm e spesso 5 cm, riempito all’inverosimile di erbette aromatiche e squisito formaggio locale (mi viene ancora l’acquolina..), per contorno una vera montagna di patatine fritte, pomodori e zucchine, costo totale 19 euro compresa la birra e un piattone di anguria offerto dalla casa. A questo punto rotoliamo fino alla tranquilla spiaggia comunale, stendiamo le nostre stuoie sulla sabbia all’ombra di una bella tamerice, guardiamo con gli occhi socchiusi il mare luccicante e per un po’ di tempo ci dedichiamo alla… “meditazione”. La spiaggia di Elios non è certo affascinante come Hovolo o le altre spiagge vicine, ma è una onesta spiaggia greca di sabbia grigio perla e grandi tamerici che offrono ombra naturale, docce e cabine per cambiarsi, il mare è cristallino e tiepido, il fondo sabbioso che è un vero piacere camminarci. Il fatto che sia snobbata dai turisti la rende tranquilla e verace, oltre che comoda e godibile. Il paese di Elios – Neo Klima non può definirsi bello o caratteristico, la natura sfacciatamente rigogliosa e lussureggiante che lo circonda lo fa persino apparire un pò…. timido. Elios – Neo Klima come lo vediamo oggi è un paese recente e non ha il fascino dei vecchi villaggi dell’entroterra, ma si propone come semplice e comoda località turistica per che vuole esplorare al meglio la costa occidentale e le sue belle spiagge. Ci sono mini-market e negozietti che vendono un po’ di tutto, ci sono diverse buone taverne, appartamenti, studios, camere in affitto e, nei dintorni, persino ville con piscina, completa il tutto il recentissimo porticciolo attrezzato per attracco banche e yatch, la possibilità di avere il mare sotto casa e andare ad Hovolo a piedi, cenare con uno splendido tramonto sul mare. Alla fine della mia meditazione, penso a chi ha descritto questo posto e la sua spiaggia come “orrendi” e una volta di più penso a quanto siano banali, scontati e fuori luogo i giudizi di coloro che in un viaggio cercano solo scorci da banale cartolina.
ARMENOPETRA Dopo la pausa di “meditazione” decidiamo di continuare il viaggio lungo la costa e sulle note della nostra “overture marina”. La strada sale ancora in quota e, un paio di kilometri dopo Elios, in prossimità di un benzinaio e di una fermata del bus comunale (ormai abbiamo capito che se c’è una fermata del bus comunale c’è qualcosa di interessante…) troviamo la deviazione per Armenopetra. La stradetta che scende alla spiaggia è lunga almeno un kilometro, in alcuni tratti sommariamente pavimentata con asfalto-cemento in altri sterrata, più stretta, tortuosa e ripida delle altre ma del tutto percorribile. Lungo il tragitto notiamo che, improvvisamente, sono scomparsi i pini e il profumo di resina, qui regnano centinaia di alberi da frutto e un pot-pourri di erbe aromatiche mediterranee, anche la luce è diversa, più calda e dorata, complice il sole che ha iniziato la sua discesa verso il mare Lasciato lo scooter nello spiazzo sterrato che funge da parcheggio e superati i cespugli che lo separano dal mare, ecco davanti a noi la “armeno-petra”, la “pietra che naviga”… Infatti la spiaggia di Armenopetra deve questo nome, curioso e affascinante, alla morfologia molto particolare del suo lato sinistro, caratterizzato da un agglomerato di rocce bianche e aguzze che assomigliano ad una piccola montagna dalle molte cime innevate pronta a salpare verso lidi ignoti e lontani. In contrasto cromatico si stendono poi la spaziosa spiaggia di fine sabbia grigiastra e il mare azzurrissimo, corona il tutto una bella visuale sui paesi di Loutraki, Glossa e sull’isola di Skyathos che qui appare vicinissima. Armenopetra, per quanto particolare, resta una località poco conosciuta e, forse per il fatto di essere più “fuori mano” rispetto ad altre spiagge, resta un angolo molto tranquillo: noi la troviamo completamente deserta, sembra una spiaggia “dimenticata”, l’unica dell’isola con la posidonia secca sulla spiaggia, le ombre che si allungano e la pietra che galleggia solitaria,,,.
KLIMA Risaliti alla strada principale continuiamo ancora verso nord fra mille alberi di mandorle, fichi e prugne stracarichi di frutti. La zona di Klima, o Palio Klima come è chiamato oggi in contrapposizione a Neo Klima, è proprio un grande frutteto e da qui provengono le famosissime prugne di Skopelos, considerate le migliori del mondo. Le prugne vengono raccolte in luglio – agosto ed essiccate al sole prima di essere messe in forni speciali, in famiglia vengono lavorate in modo analogo e vengono utilizzate per preparare dessert e molti altri piatti tradizionali dell’isola. Non trascurate assolutamente di assaggiarle, le vendono gli ambulanti lungo il porto, di mangiare le pietanza a base di prugne e di portarne a casa un sacchetto come souvenir, sono una vera squisitezza. Stessa lavorazione viene riservata anche ai grandi fichi, bianchi e neri, e alle albicocche che pure si vedono stese al sole. Il villaggio di Palio Klima venne fondato nel 18° secolo dai cittadini della vicina Glossa proprio per coltivare gli alberi da frutto, ma dopo neppure 150 anni, a seguito del terremoto del 1965, gli abitanti si videro costretti ad abbandonarono la maggior parte delle case. A partire dagli anni ’80, molte di queste case abbandonate e in rovina, vennero acquistate e restaurate da stranieri e greci benestanti per essere utilizzarle come case per le vacanze o piccole strutture turistiche, cosicché, gradatamente, il paese è ritornato a vivere. Il villaggio ha però mantenuto il suo impianto tradizionale suddivise nei due piccoli insediamenti di Ano Klima (Klima Alta) e Kato Klima (Klima Bassa), con stradine strette e contorte, case rurali con i balconi di legno che ti domandi come potessero mai stare in piedi, disposte ad anfiteatro verso il mare e con una magnifica vista su Skyathos e il Monte Pelion. Così la nostra “Overture Marina” si chiude sul bel tramonto di Klima, stupefacente, sicuramente fra i più belli dell’isola, con il sole che allunga il suo drappo d’oro sul mare e che scende per appoggiarsi alla cima del Monte Pelion come su un piedestallo… Torniamo lentamente verso la Chora avvolti dall’aria fresca del crepuscolo e dalla magia di un cielo dipinto di mille sfumature di viola e di vivide pennellate color prugna.
“ANDANTE CON BRIO” – L’INTRIGANTE CHORA DI SKOPELOS
Ci svegliamo. Il profumo dei pini entra nella stanza insieme ad un allegro cinguettio di uccelli e, tanto sono scatenati nei loro fischi e trilli, che, mentre facciamo colazione, sembra di avere una radio sintonizzata su una ritmata melodia d’orchestra, un bell’“Andante con Brio”… bene, oggi seguiremo questa ritmata melodia e andremo alla scoperta della Chora…
Il mio amico Paolo ha simpaticamente definito la Chora di Skopelos come “Turistica per Caso” e mai definizione fu più azzeccata perché questa Chora rimane un indiscusso feudo dei residenti, se siete alla ricerca di un posto autentico, fa per voi. Già si comprende ciò passeggiando sul lungomare fra i furgoncini degli ambulanti che arrivano la mattina presto a vendere frutta, verdura, ciambelle e pesce, se ne ha poi conferma salendo i mille gradini delle interminabili scalinate, visitando le innumerevoli chiesette, passeggiando fra fioriti balconi di legno, i panni stesi e la vita quotidiana. Ci dirigiamo verso la sua parte più antica della Chora, quella denominata “Pyrgos” o “borgo fortificato”. Mura e bastioni cingevano la cittadella di Skopelos sfruttando la difesa naturale della collina e della alta scogliera che chiude la baia e la protegge alle sue spalle, di queste fortificazioni sopravvivono testimonianze inequivocabili nel Kastro sulla sommità della collina e nel cammino di ronda che da questo scende alla chiesa Panagitsa sul porto. Sul fronte porto, l’antico impianto si intuisce solo nel robusto bastione dipinto di bianco, costruito su uno sperone roccioso e coronato dai gelsi e dagli ombrelloni del Cafè-Bar “Vrachos”, e dall’accesso principale al borgo, ora nascosto dalla chioma dell’enorme platano che ombreggia il Jazz-Bar “Platanos”. Iniziamo la conquista del Pyrgos salendo i gradini verso la Panagitsa tou Pyrgou…. Costruita sulla roccia che chiude il porto, la “PANAGITSA tou PYRGOU” o “Madonna del Borgo”, è il simbolo della città. Appena si arriva a Skopelos la si nota immediatamente, cattura lo sguardo con la sua mole bianca, anzi, bianchissima, difficile immaginare un bianco più accecante, reso ancora più luminoso dalle sue tegole di ardesia che brillano argentee sotto il sole, unica concessione al colore è il suo piccolo campanile di pietra. Alla fine della prima rampa di scale – non contate mai gli scalini a Skopelos!!! – si arriva sul fianco della Panagitsa e alla sua porta di accesso. La chiesa risale al XVII secolo e al suo ‘interno trovate un bel coro della stessa epoca, dipinti e icone del XVII, XVIII e XIX secolo e un grande quadro che si dice sia stato pescato in mare, Sul lato settentrionale della Panagitsa c’è la piccola cappella quadrata di AGIOS ANARGYRON che da lontano sembra un tutt’uno con la chiesa principale, in realtà è del tutto separata e sembra una garitta militare, una sentinella posta a vigilare l’ingresso del porto. Riprendiamo a salire i gradini del cammino di ronda che corre lungo la scogliera e incontriamo la seconda chiesa, AGIOS NIKOLAOS, costruita su uno sperone roccioso a picco sul mare dove sorgeva un antico tempio. Ancora più in alto spicca contro il cielo l’articolata costruzione della chiesa dell’EVANGELISTRIA, affacciata sulla bella terrazza del cafè-bar “Thalassa” o “Mare” da cui, coerentemente col suo nome, si domina un bel panorama sul mare e sull’isola di Alonissos. Ma la salita non è ancora finita… dopo l’Evangelistria il cammino di ronda si fa molto stretto e ripido, manca ancora poco per arrivare al Kastro, non si può sbagliare, basta seguire la scalinata lungo la scogliera e continuare a salire, salire…. L’inizio del Kastro vero e proprio è annunciato dalla candida abside della minuscola chiesetta di AGIOS ATHANASIOS che una volta si trovava all’interno della fortezza. Agios Athanasios è il più antico luogo di culto della Chora, ha bellissimi affreschi del XVII secolo, ma la costruzione risale al IX secolo, e questa sorge sulle rovine di una cappella paleocristiana, le cui fondamenta poggiano a loro volta sul basamento di un antico tempio pagano… La piccola chiesa, strato su strato, racconta la storia di questa antica città . Ad un certo punto, quando cominciate a pensare che i gradini non finiranno mai, la scalinata improvvisamente finisce e vi sembra di essere arrivati in cielo… eccoci fra i muri diroccati del Kastro, ora colonizzato dai tavolini azzurri della caratteristica taverna “Anatoli”. Il sito del Kastro è comunque bellissimo e suggestivo, si domina tutta la città e il paesaggio circostante a 360°, mare, montagne e isole vicine, sembra proprio di poter aprire le ali e spiccare il volo verso l’infinito… quassù, di notte, si vola davvero, quando la taverna Anatoli accende le sue luci e si trasforma in un luogo incantato grazie alle magiche note della musica rembetika. Ma di giorno, quassù, regnano solo il silenzio, la luce, il vento e la grande antica bandiera greca rossa e blu con il motto “Eleftheria i Thanatos” – “Libertà o Morte”. Rimpiangendo di non avere le ali degli uccelli marini che roteano intorno alla scogliera della baia alla spalle del Kastro, ci rassegniamo a scendere a piedi per la scaletta posizionata sul lato nord della fortezza, quello che dà sulla Ring-Road, e da qui osserviamo quel che resta delle mura della cittadella che dovevano essere imponenti e possenti. Scendiamo quindi nel cuore del Pyrgos e proprio sotto il castello, troviamo la chiesa del CHRISTOS, la cattedrale della città che custodisce le reliquie del santo patrono Agios Riginos e le tombe dei vescovi di Skopelos. Sul suo campanile c’è una preziosa e storica campana donata agli isolani da Alex Orlov per la loro partecipazione alla battaglia di Cesme (1770) che distrusse la flotta turca. Ci rituffiamo nei vicoli, un intreccio di scale e balconi di legno, uno scrigno pieno di soglie fiorite, finestrelle dalle tendine di pizzo e piccole fontanelle… Alla fine del nostro girovagare per le scalinate e i vicoletti dell’antico e silenzioso Pyrgos ci ritroviamo al punto di partenza, ai piedi della Panagitsa tou Pyrgou. Riprendiamo il nostro “Andante con Brio” sul lungomare, fermandoci a dare un’occhiata ai menù delle tre taverne consigliateci in questa zona: “Ta Kimata”, la più antica e la più vicina alla Panagitsa, “O Molos” e “Klimatarià”, una accanto all’altra, vicine al Municipio, pensiamo valga la pena di provarle tutte e tre. Dopo il Municipio e la scalinata che sale al bastione su cui c’è il panoramico locale “Vrachos”, ci rituffiamo nella Chora in direzione della chiesa di AGIOS MICHAIL, una delle 123 chiese e chiesette della città. Non so se le chiese della città sono proprio 123 ma di sicuro sono tantissime, la Chora di Skopelos è costellata di bianchi campanili di pizzo e di cupole diverse, ne sbucano ovunque: in tutto si dice che a Skopelos ci siano 360 luoghi di culto! Non lontano dalla chiesa individuiamo “Michalis – Traditional Skopelos Pie Shop”, segnalatoci per le specialissime “pite” di tutti i tipi e la spettacolare “bougatsa”, il tradizionale dolce macedone da colazione composto da due sfoglie di pasta fillo ripiene di crema pasticcera, una vera delizia quando è ancora tiepida… Davanti alla sfilata di tiròpita, zambonotiròpita, kotòpita e spanakòpita l’indecisione è inevitabile, ma a Skopelos è doveroso assaggiare la particolare “tiropita di Skopelos”, una grande spirale di pasta fillo ripiena di saporito formaggio di capra che può tranquillamente costituire un pranzo! Dopo questa sosta gratificante, continuando per la stessa via, incontriamo “Peparithos”, il bellissimo negozio della famiglia Hatzigiannis che espone il proprio assortimento di paralumi, argenti, specchi e vetrerie, maschere e sete ricamate che sembrano usciti dalla stiva di un antico galeone. Altri bei negozi si trovano ridiscendendo verso il mare, come “Ploumisti” che occupa una bella casa di pietra dei primi del ‘900 e vende meravigliosi oggetti, gioielli, icone, tappeti e abiti tradizionali, tutti artigianali e prodotti sull’isola, praticamente una galleria artistica. Se vi piacciono le ceramiche ne troverete un po’ dovunque e sul mare trovate “Armolì”, un laboratorio che produce in proprio dal 1979 ceramiche artistiche con colori luminosi e bellissimi, motivi ispirati alla natura e ai motivi decorativi della tradizione greca. Le gioiellerie non si contano, una più ricca dell’altra e con le vetrine tutte luccicanti. Così, attraverso le vetrine della Chora si percorre un vero e proprio viaggio alla scoperta della tradizione artigianale e artistica dell’isola: ricamo, tessitura, ceramica, scultura in legno, gioielli, coltelli, pittura e persino la cantieristica marinara In questa Chora vibra tutta la cultura composita di un popolo che da ogni angolo del mediterraneo ha portato qualcosa nella sua isola per elaborarlo, trasformarlo, interpretarlo ed esportarlo a sua volta in ogni angolo del mediterraneo. Volendo approfondire le tradizioni di questa straordinaria isola, si può anche visitare il ricco MUSEO DEL FOLKLORE che è vicino alla chiesa di Agios Nikolaos. Ma ora abbiamo voglia di una pausa e di mare, torniamo a prendere lo scooter parcheggiato sotto la Panagitsa e decidiamo di andare alla spiaggia di Glysteri che si trova solo a 4,5 kilometri a nord della città.
“INTERMEZZO” – GLYSTERI, LA SPIAGGIA CHE GUARDA IL NORD
Prendiamo la Ring Road che, come una sorta di circonvallazione, corre ad anello alle spalle della capitale, dal porto fino al Kastro, offrendo belle vedute panoramiche sulla Chora. A 2 kilometri dalla città troviamo sulla destra la breve discesa verso GLIFONERI – AGIOS KOSTANTINOS, la spiaggia più vicina alla città di Skopelos, grande, di sabbia fine e dorata, bagnata da un bellissimo mare turchese, cristallino e poco profondo, con alberi e ombrelloni, frequentata da famiglie residenti e pochissimi turisti. La strada si arrampica poi sul promontorio di Capo Tripiti quindi si infila in una bella valle che punta dritta a Nord come l’ago di una bussola, sul fondo, una bella baia, lunga, stretta, ben protetta dai venti e la spiaggia grigio-azzurra di GLYSTERI, la strada finisce qui. Non so perché le spiagge rivolte a nord hanno sempre un’atmosfera del tutto particolare e per quanto addomesticate e attrezzate con ombrelloni e lettini come questa, conservano sempre ai miei occhi un fascino selvaggio e primitivo. Glysteri è così, proprio come un gatto selvatico addomesticato, il suo litorale è di ghiaia mista a sabbia, grigio, quasi azzurro, come il mantello di una gatto certosino, il suo mare è cristallino, color smeraldo, immobile e sornione come gli occhi di un felino in agguato. Ci sistemiamo sui lettini messi a disposizione dalla taverna della spiaggia e ci godiamo il sole pomeridiano e la meravigliosa piscina naturale con il sottofondo allegro di un gruppo di ragazzini impegnati in una gara di tuffi dal piccolo pontile sulla destra della baia. Rispetto alle altre spiagge, a Glysteri troviamo più gente, il suo successo è del resto comprensibile per più motivi, indubbia bellezza del luogo, assenza di vento e mare piatto, vicinanza alla Chora, possibilità di arrivare con il proprio mezzo fin sulla spiaggia o con il taxi boat dalla Chora, fruibilità gratuita di ombrelloni, lettini, cabine per cambiarsi e docce, ma a tutti questi motivi se ne aggiunge un altro, forse il principale, la presenza di una delle più rinomate taverne di Skopelos, “TO PALIO CARNAGIO”, famosa perché specializzata nel cucinare il “Rofos”, la scura e grande cernia di scoglio molto apprezzato da residenti e turisti, proposta in zuppa (rofos kakavia), stufata (rofos stifado) o semplicemente grigliata. Una tappa gastronomica imperdibile…
Con la mia solita fissazione per i nomi, non capisco perché questa taverna si debba chiamare “To Palio Carnagio” – “L’antico cantiere navale” e non “Rofos” – “La Cernia” … ma quando entriamo nella taverna è tutto chiaro….. la baia di Glysteri era davvero un antico cantiere navale. Una bella fotografia d’epoca appesa sopra l’ingresso delle cucine mostra i cantieri navali in piena attività con due grandi vascelli di cui uno pronto per il varo. Skopelos, dai giorni antichi della colonizzazione da parte di Eubea sino a tempi non lontani, ha sviluppato e conservato l’arte dei maestri d’ascia, molti artigiani hanno operato e fondato cantieri anche sul Mar Nero e persino in America. La loro maestria è stata tramandata di generazione in generazione fino a quando le navi di legno sono state sostituite da quelle in metallo, meno costose e più facili da costruire, determinando il lento declino e la chiusura dei cantieri navali di Skopelos. Oggi, di questa grande arte, sopravvivono solo il ricordo e i bellissimi modellini di barche che si trovano in qualche negozio della Chora. Ma le sorprese non sono ancora finite, Glysteri è davvero poliedrica e sorprendente… sotto la grande veranda troviamo infatti un piccolo e colorato emporio di specialità locali e un museo famigliare del folklore. L’emporio di specialità locali fa bella mostra su un paio di tavole che espongono una gran varietà di colorati liquori fatti in casa proposti in graziose bottiglie, un bell’assortimento di vasetti di verdure sott’aceto, di capperi e olive in salamoia, di marmellate e confetture di frutta, di bellissimi e grandi vasi con la frutta sciroppata e di graziosi mazzetti di erbe aromatiche, tutto rigorosamente fatto in casa dalla famiglia Kosmas, una esplosione di colori, profumi e sapori, una gioia anche per gli occhi. Il “Kosmas Giorgos Family Museum” è invece una raccolta composita di vecchi abiti, mobili e suppellettili, vecchie fotografie, antichi attrezzi di lavoro e una lunga serie di campanacci. E per finire…. la carrellata delle foto delle star del cinema che hanno pranzato alla taverna perché anche qui “Mamma Mia!” ha lasciato il segno. In questa zona dell’isola è stata girata la scena di Donna che percorre con la jeep la strada verso Villa Donna presentando Sky a Rosie e Tanya, qui è la scogliera da dove si tuffano Sam, Billy, Harry e Sophie sulle note di “Our Last Summer”.
“Allegro” – L’aureo bagliore della Costa del Sud
STAFILO La baia principale della costa rivolta a sud est porta da secoli il nome del RE STAFILO e il Re, alla fine dei suoi giorni, viene sepolto proprio su quel promontorio proteso verso il mare che assomiglia ad un vascello pronto a partire, nella tomba di pietra scavata fra quelle rocce verranno trovati il diadema d’oro con cui fermava i capelli, i bracciali di bronzo e lo strano pendente di cristallo, uno scettro d’oro e la grande spada d’oro, la spada di Stafilo… Tranne lo scettro, che si trova al Museo Archeologico di Volos, tutto il corredo funebre della Tomba di Stafilo, scoperta nel 1936 da Nikolaos Platon, è esposto al Museo Archeologico di Atene. Forse il Re Stafilo non è mai esistito, ma la sua spada d’oro esiste, esce fulgida dalle tenebre dei secoli, basta ammirarla una volta e continua a brillarti in testa, di sicuro è lei ad aver illuminato con i suoi magici bagliori la costa del sud di Skopelos! In questa parte dell’isola i colori sono particolarmente brillanti e nitidi, il mare azzurrissimo e terso, le rocce chiare venate di rosa sembrano vive, i pini arrivano fino al mare e si arrampicano addirittura su scogli isolati. La costa di sud est è un susseguirsi di magiche baie nascoste e incantevoli spiagge dove le note della nostra “Sinfonia Verde Blu” brillano come la spada di Stafilo, saltellano allegre e ammaliatrici sul luccichio delle onde come sulle corde di un pianoforte: qui la costa è bella in modo disarmante, riempie gli occhi e i polmoni di luce.
Fra tutte le spiagge dell’isola, quella di Stafilo è forse la più nota, rinomata e frequentata, sia per la sua bellezza che per la sua aura leggendaria legata al mito del Re Stafilo, alla originaria colonizzazione minoica dell’isola, all’avvio della coltivazione della vite e alla produzione del vino. La località dista solo 4 kilometri dalla Chora, il bus comunale si ferma sulla strada principale all’inizio della deviazione e si deve percorrere un discreto tratto a piedi in discesa, se avete un mezzo proprio, auto o scooter, potete invece scendere comodamente fino alla fine della strada, tutta asfaltata, e parcheggiare vicino a una grande taverna. Arrivati a questa taverna, alla vostra destra, proprio sotto di voi, potete ammirare una prima baia rocciosa, bellissima, con acqua chiara e immobile. Continuando dritto per il vialetto pedonale si arriva invece alla breve scalinata che conduce direttamente alla spiaggia di Stafilos. Mannaggia… la mattina è in pieno controluce, le foto non verranno bene, peccato, perché la baia è davvero molto bella e suggestiva con la sua forma a ferro di cavallo, circondata da rigogliosa vegetazione, chiusa dal piccolo promontorio che si allunga verso il mare e su cui è stata rinvenuta la Tomba del Re Stafilo e altri reperti risalenti al minoico che si vogliono ricondurre al Palazzo del Re Stafilo. La spiaggia è lunga, piuttosto stretta, principalmente di sabbia mista a ciottoli, il mare è cristallino e piatto, il fondale piuttosto sabbioso. Se amate lo snorkeling, le due estremità della spiaggia sono rocciose e perfette allo scopo. La prima metà della spiaggia è attrezzata con 2 file di ombrelloni e quando arriviamo stanno ancora montando le strutture del beach bar che per 6 euro mette a disposizione un “pacchetto” di 2 lettini, ombrellone e consumazione a scelta. Tutto il resto della spiaggia è libero.
VELANIO Camminiamo fino in fondo alla spiaggia e raggiungiamo la piccola penisola dalla forma tondeggiante che resta unita alla spiaggia da uno stretto “collo”, saliamo su questo “collo” seguendo un sentiero che si addentra nella vegetazione e arrivati in cima contempliamo la spiaggia sul versante opposto a quello di Stafilo. La meravigliosa spiaggia di VELANIO è, in un certo senso, l’altra faccia della medaglia… Il Re Stafilo ha duplice natura, in lui si mescolano sangue umano e divino, tempra regale e animo selvaggio, genialità e sregolatezza, audacia e sensuale abbandono, la sua spada fonde in un unico pezzo il fulgido oro e il gelido ferro, dal promontorio scelto per la sua sepoltura il Re guarda due baie, Stafilo e Velanio, entrambe bellissime ma molto diverse fra loro. Quanto appare armoniosa e dolce la spiaggia di Stafilo con la sua mezzaluna di sabbia abbracciata al mare immobile, tanto appare selvaggia e ruggente la spiaggia di Velanio con il suo susseguirsi di baie separate da grandi rocce lambite da un mare inquieto. Velanio mi piace moltissimo, è una spiaggia lunga e grande, circondata da una vegetazione intatta e una natura primigenia, una splendida oasi selvaggia che, per certi versi, mi ricorda il nord di Karpathos. Ma qui non c’è vento… la spiaggia è rivolta a sud, ben esposta al sole e ben protetta dalle alture che si alzano alle sue spalle creando un panorama è molto suggestivo. Velanio è l’unica spiaggia di Skopelos ufficialmente riconosciuta per il naturismo ma è indifferentemente frequentata da chiunque, noi la troviamo completamente libera e sgombra da qualsiasi attrezzatura ma abbiamo visto foto e cartoline con ombrelloni e lettini sistemati nella prima parte della spiaggia.
AMARANTOS Riprendiamo il nostro viaggio lungo la costa sud est dell’isola. Il promontorio fra Stafilo e Agnontas offre un paesaggio particolarmente affascinante e selvaggio, su questo tratto di strada si incontra l’”Abisso del Drago” e, dolorosamente, si incontrano anche le tracce che il “drago” ha lasciato nella vegetazione stroncata da un vecchio incendio. La costa qui è lontana dalla strada, in gran parte inaccessibile, molto articolata e costellata di piccole insenature rocciose con pini solitari aggrappati agli scogli che si chinano a specchiarsi in un mare dalle incredibili tonalità di verde e blu. Il più famoso di questi scorci è AMARANTOS, uno scoglio chiaro con tre pini solitari in mezzo al mare scelto come sfondo per una sequenza del film “Mamma Mia!”. A parte la curiosità per le location cinematografiche, disponendo di un po’ di tempo in più, sarebbe valsa la pena noleggiare una barchetta ad Agnontas e spingersi fra le calette di questo tratto di costa incantato dove i pini mescolano le loro chiome con il mare, il cielo e l’aria. Nella costa sud di Skopelos, turchese, smeraldo, avorio e oro si fondono in uno dei più begli accordi della nostra Sinfonia … che dire…
LIMNONARI Riprendiamo la strada principale, superiamo di poco le case di Agnontas e incontrano il bivio che cerchiamo, svoltiamo a sinistra e imbocchiamo la breve deviazione tutta asfaltata che porta a Limnonari. Questa spiaggia, nascosta in una magnifica e riparata insenatura, appare all’improvviso dietro l’ultima curva e l’impatto è incredibile: il mare ha il colore, le sfumature, la purezza e la trasparenza luminosa degli zaffiri, uno specchio magico, semplicemente meraviglioso… come si suol dire è “imperdibile” per chi ama il nuoto nelle classiche baie greche a specchio, da questo punto di vista è forse la migliore di Skopelos, il luogo ideale per un bagno da iscrivere fra quelli memorabili. Limnonari dista poco più di 1 kilometro dal villaggio di Agnontas e dalla sua fermata del bus, pertanto, se non si ha un mezzo proprio, può essere raggiunta anche a piedi seguendo semplicemente la strada principale. Con il proprio mezzo si arriva sino al mare e si parcheggia vicino alle taverne situate dietro la spiaggia. Le taverne sono due. La prima taverna che si incontra è più piccola e intima, con un giardinetto di alberi da frutto e giochi per i bambini, mette a disposizione ombrelloni e lettini ma la spiaggia in questa zona ha sassi grandi e scomodi. La seconda taverna è più grande, occupa la parte centrale della spiaggia e mette a disposizione due file di ombrelloni e lettini nel tratto migliore con sabbia grossa e ciotolini candidi, se poi si vuole pranzare o fare uno spuntino, i tavolini sono sistemati sotto una veranda in posizione elevata e panoramica, prospicenti una pool bar area con grande piscina che dovrebbe esser riempita di acqua di mare ma che noi troviamo ancora vuota e inutilizzata. Per il nostro spuntino scegliamo quest’ultima taverna, “O Thomas”, i proprietari si rivelano subito molto simpatici e gentili, chiacchierano volentieri, scopriamo che conoscono bene la signora Alexandra, “la mamma di Manos” diciamo noi, “la maestra di Skopelos” dicono loro, e ci raccontano che Alexandra ha insegnato per molti anni sull’isola e pertanto è persona molto nota, stimata ed amata.
“Intermezzo” – L’Oro di AGNONTAS
Sprofondati in un appagante relax arriviamo alla fine della giornata, raccogliamo le nostre cose e torniamo ad Agnontas. Visto che dista solo 8 kilometri dalla Chora e il sole sta tramontando, pensiamo di fermarci alla taverna “To Korali” a mangiare qualcosa. La baia prende il nome da un atleta di Skopelos che, nel 569 a.C., vinse una gara di corsa ai giochi di Olimpia: quando tornò vittorioso con la sua corona di alloro, Agnontas, sbarcò proprio in questa località, dove si dice ci fosse anche la sua casa. Ai nostri giorni Agnontas è un borgo di poche case disposte intorno ad uno specchio d’acqua verde a ferro di cavallo, il cuore economico dell’isola pulsa lontano da qui, ma in tempi antichi anche le tre baie di Agnontas, Panormos e Stafilo erano molto animate e fervevano di attività artigianali. In questa zona si produceva il famoso vino di Peparithos e molte botteghe modellavano le anfore per la sua commercializzazione, le navi provenienti dal continente ormeggiavano sicure in queste baie di sud est, senza avventurarsi nel periplo verso nord, e riempivano le stive del prezioso carico per portarlo ovunque. Di tutto questo è rimasto solo il fatto che la baia di Agnontas è ancora oggi il terzo approdo dell’isola, qui arrivano traghetti e aliscafi quando soffiano i forti venti settentrionali che rendono problematico l’approdo al porto della Chora, qui trovano un tranquillo e ameno rifugio le piccole imbarcazioni, gli yacht e le barche da pesca dei residenti. Nonostante la sua piccola dimensione, Agnontas offre un certo assortimento di strutture turistiche, si trovano rooms, studios, appartamenti, piccoli alberghi famigliari, diverse taverne e un mini market, il collegamento con la Chora è assicurato dal bus comunale. La spiaggia di Agnontas quasi non si vede, è una stretta striscia di sabbia e ghiaia stesa di fronte alle taverne, molto ombreggiata da grandi alberi che arrivano quasi sull’acqua, non ci sono lettini e ombrelloni ed è disseminata di piccoli caicchi. Il borgo nel suo insieme è davvero molto grazioso e pittoresco, intimo e raccolto, incastonato nel verde e lambito da un mare che assume mille sfumature di verde, il suo momento magico è al tramonto… per chi ama la Grecia, quello che sto per scrivere è ben più chiaro di mille fotografie… immaginatevi seduti ai tavolini di una taverna a bordo d’acqua, in attesa di una cena che quasi si vorrebbe non arrivasse mai, intorno pini profumati e mare piatto popolato da una famigliola di barchette, piccoli pontili di legno e un vecchio molo, reti da pesca appese ad asciugare, il sole, grande e rosso, che sprofonda… lentamente si bagna nel mare non lasciando spazio ad alcun altro colore se non quello dell’ORO…. questa è la bellezza pura ed essenziale del nostro vivere la Grecia.
“ADAGIO” – LA LENTA E SACRA MELODIA DEI MONASTERI DI SKOPELOS
Alexandra dice che se le campane di Skopelos suonassero tutte insieme quando soffia vento da sud, il loro suono arriverebbe dritto al Monte Athos e viceversa se il vento soffiasse da nord… In effetti fra il Monte Athos e le Sporadi c’è solo mare, nulla ostacolerebbe il suono di mille bronzi trasportato dal vento, ma quello che Alaxandra voleva sottolineare, con orgoglio, non era tanto questa linea retta con il Santo Monte ma il gran numero delle chiese e dei monasteri costruiti sull’isola, paragonabile solo a quello del Monte Athos. L’altra cosa che Alexandra voleva suggerire, con garbo, era che non potevamo non dedicarvi un po’ di tempo ravvivando in noi il proposito di visitare almeno quelli più significativi e legati alla storia dell’isola. In Skopelos ci sono veramente molti monasteri, almeno 40 in tutta l’isola, di cui circa 15 a ridosso della Chora, ma i più importanti sono radunati sul Monte Palouki. Ogni monastero regala emozioni, come in tutta la Grecia, ma a Skopelos in particolare, miti, leggende, racconti popolari, sentimento religioso, fantasia e realtà si intrecciano, si mescolano e si sovrappongono in modo unico, i luoghi acquisiscono un fascino incredibile che va bel oltre la loro naturale o artistica bellezza. Ci stiamo sempre più rendendo conto che ogni luogo di Skopelos ricorda qualcuno o racconta qualcosa, che visitare Skopelos è come sfogliare un grande libro di bellissime storie, una vera storia infinita….
MONASTERO di AGIOS RIGINOS
Le storie e i luoghi collegati ad AGIOS RIGINOS, il santo patrono di Skopelos, sono un esempio di questo meraviglioso intreccio e stratificazione di realtà e leggenda. Abbiamo già incontrato Agios Riginos, appena sbarcato sull’isola, alle prese con un terribile drago ad Elios – Neo Klima e all’Abisso del Drago, ora, a circa 2/3 kilometri dalla città, sulla strada che attraversa le colline in direzione di Agnontas, troviamo il monastero a lui dedicato. La storia documenta che il cristianesimo fece la sua comparsa sull’isola nel III secolo d.C. diffondendosi rapidamente e che nel IV secolo d.C. Skopelos divenne sede vescovile e principale centro di studi religiosi della zona. Non c’è dubbio sul fatto che il primo vescovo di Skopelos fu Riginos e che quale vescovo Skopelos partecipò nel 343 al Concilio di Sardica (oggi Sofia) che segnò la condannò dell’eresia ariana. Durante le persecuzioni contro i cristiani del 361-363 decretate dall’imperatore Giuliano l’Apostata, Riginos venne decapitato, con altri quaranta fedeli di Skopelos, e sepolto nelle vicinanze del martirio. Negli anni bui delle scorrerie piratesche le sue spoglie vennero trasferite a Cipro ma vennero poi riportate sull’isola da un devoto capitano di Skopelos, inizialmente riposte nel monastero di San Giovanni Battista sul Monte Palouki e quindi trasferite nella cattedrale del Christos, dove ancora si trovano. Per celebrare il fatto venne anche costruito alle porte della città nel 1728 il monastero-santuario di Agios Riginos sui resti di un antico monastero bizantino che, secondo la tradizione, sorgeva sul luogo che aveva accolto la sepoltura del santo. L’attuale chiesa risale al 1960 e come testimoni dei tempi antichi restano le tracce di un tempio dorico dietro il monastero e il piccolo sarcofago del IV secolo nel cortile, indicato come la tomba di Agios Riginos. Il Monastero di Agios Riginos nei mesi estivi è aperto tutto il giorno per i fedeli che intendono visitarlo, il suo giorno di gloria è però il 25 febbraio, il giorno della festa di Agios Riginos, quando arrivano a Skopelos anche pellegrini dalle vicine isole di Skyathos e Alonissos e persino dalla città di Volos. Alla vigilia della festa, nella cattedrale del Christos, vengono esposte le reliquie del santo che il giorno seguente vengono portate in processione fino al Monastero di Agios Riginos dove si svolge la celebrazione solenne. Quindi le reliquie vengono riaccompagnate alla cattedrale del Christos percorrendo le vie principali dalla Chora, ma lungo il viaggio di ritorno la processione si ferma per una sosta di preghiera presso il vecchio ponte di Ai Riginaki, segnalato come il luogo della decapitazione, dove sorge un piccolo tempietto all’incrocio a “T”, dove la strada si immette sulla tangenziale, proprio di fronte al ristorante “Nastas”’. Agios Riginos è un santo che mi piace, nelle icone è raffigurato generalmente vestito da vescovo ma con il capo scoperto, una bella massa di capelli neri e ricci, sguardo deciso e fiammeggiante, in lui non c’è la usuale staticità bizantina ma sembra pronto per scattare in azione… sicuramente per il suo popolo era un leader…
TEMPIO di ASCLEPIO
Settecento anni prima di Agios Riginos, il “santo” dell’isola era Asclepio, anche lui faceva miracoli, guariva dai dolori del corpo e dai tormenti dello spirito. Le rovine del suo santuario sono state individuate nella baia della Chora e precisamente nella zona popolata dagli alberghi denominata “Ampeliki”, lungo la strada che porta ai monasteri del Monte Palouki proprio appena prima dell’albergo “Skopelos Village”. Gli scavi hanno portato alla luce una serie di edifici del IV secolo a.C., articolati intorno ad una sorgente sacra utilizzata per la purificazione, sono stati rinvenuti molti frammenti di ceramica, statue votive di marmo raffiguranti principalmente bambini, monete del V secolo e tavolette “ex-voto” di epoca ellenistica: nei templi di Asclepio si ritrova proprio di tutto poiché erano un mix fra un santuario religioso, un ospedale e un centro benessere. La maggior parte del santuario di Asclepio resta comunque sotto il mare e la porzione scavata rappresenta solo una minima parte dell’area. Continuando lungo la strada che costeggia il lato est della baia della città di Skopelos, si arriva ai piedi della ripida montagna che si alza di fronte alla Chora, il Monte Palouki, fra le cui pendici si annidano i monasteri più belli dell’isola, non resta che iniziare a salire.
MONASTERO della PANAGIA EVANGELISTRIA Dopo l’Hotel Aegeon la strada, lasciando il mare, si biforca. Tenendo la destra e la strada principale si sale verso i monasteri della Metamorfosi, Agia Varvara e San Giovanni Battista, mentre prendendo a sinistra si imbocca la stradetta che si inerpica con una serie di tornanti fino al monastero della Evangelistria dove questa deviazione finisce, dalla Chora al monastero ci sono in totale circa 4 kilometri. Il Monastero dell’Evangelismos o Monastero della Annunciazione, come diremmo noi, appartiene al Monastero di Xiropotamos del Monte Athos ed è uno tra i più importanti monumenti post-bizantini dell’isola, la sua mole compatta e chiara è ben visibile dalla città e dal porto, sembra proprio una fortezza abbarbicata alle ripide pendici del Monte Palouki incaricata di sorvegliare la baia di Skopelos e in passato i monaci di questo monastero hanno avuto effettivamente un ruolo importante nelle battaglie di indipendenza. Oggi il monastero non è però abitato da monaci battaglieri ma solo da dolcissime suore che aprono le porte di questo rifugio negli orari stabiliti, 08.00-13.00 e 17.00-19. Il monastero è stato costruito nel 1712, sulle rovine di un precedente edificio bizantino del 1676, da Stefanos Daponte, esponente di una nobile e ricca famiglia locale, come ringraziamento alla Madonna per una grazia ricevuta. Stefanos Daponte non immaginava certo che suo figlio Caesar Daponte, brillante diplomatico e raffinato scrittore, dopo una vita irrequieta e diversi matrimoni, assumendo il nome di Kaisarios si sarebbe fatto monaco, scegliendo di vivere e comporre le sue ultime opere proprio nel Monastero dell’Evangelistria e nel Monastero madre di Xiropotamos sul Monte Athos. Dell’epoca della famiglia Daponte rimangono la chiesa dedicata alla “Panagia Evangelistria”, le celle dell’ala sud, il refettorio e il forno. La ricchezza del benefattore si intuisce dal pregio degli affreschi della chiesa e dalla preziosa iconostasi, fatta realizzare in un laboratorio di Istanbul in legno intagliato e dorato, con raffigurazioni di piante, animali e scene del Vecchio e Nuovo Testamento. Altre testimonianze dei fasti passati sono conservata nel museo del monastero che custodisce preziosi libri liturgici, oggetti rituali, paramenti, icone ed armi, certo, anche armi, perché questo monastero, fedele al suo ruolo di baluardo della baia di Skopelos, è stato il primo luogo a sollevare nel 1807 la bandiera greca ufficiale e ha fornito un grande sostegno economico e morale durante la Rivoluzione del 1821. Scendiamo a valle per la stessa strada di prima riempiendoci gli occhi con belle vedute sulla baia di Skopelos, arrivati nuovamente al bivio, stavolta pieghiamo verso l’interno della gola salendo fra le boscose pendici del Monte Palouki.
MONASTERO della METAMORFOSIS SOTIROS A 4 kilometri dalla Chora, alla fine di un ombroso canalone, circondato da pini e scuri cipressi, spicca su uno sperone roccioso il bianco Monastero della Metamorfosis Sotiros o Monastero della Trasfigurazione del Cristo Salvatore. La cosa curiosa è che questo monastero è proprio difronte al Monastero della Evangelistria, di fatto si guardano dalle opposte pendici della stessa valle che dal Monte Palouki scende al mare, ma a differenza dell’Evangelistria questo monastero resta invisibile e nascosto fino a quando ci si arriva. Il contesto paesaggistico è dunque molto suggestivo e ispira meditazione, qui non ci sono vedute sul mare e sulla città, solo boschi e il canto degli uccelli, silenzio e pace sono qualcosa di concreto. Il monastero è considerato uno dei più antichi luoghi di eremitaggio dell’isola, il complesso attuale risale alla fine del XV e l’inizio del XVI secolo, la proprietà è del Monastero di Senofonte del Monte Athos che assicura la presenza di almeno un monaco da aprile a fine novembre. Lasciamo lo scooter sul piccolo spiazzo e saliamo verso l’ingresso del monastero dove il monaco che ci accoglie ci fa segno di entrare pure senza i pastrani messi a disposizione dei visitatori, “fa caldo”, dice sventolando la mano. Superato l’androne ci accoglie un luminoso e vivace cortile fiorito, chiuso da due ali porticate con le celle e una bella chiesa dipinta di bianco e mattone dalla caratteristica architettura athonita, segno inequivocabile che anche la sua costruzione è stata seguita dal monastero madre del Monte Athos. L’interno della chiesa è molto ricco, spicca la notevole iconostasi del XVI secolo con decorazione floreale, gli affreschi sono dello stesso periodo e alcuni molto pregevoli, bello anche il pavimento lastricato recentemente restaurato. Gli abitanti di Skopelos sono molto legati a questo monastero e alla sua festa che si celebra il 6 agosto, il giorno della Trasfigurazione: secondo la tradizione gli isolani si ritrovano quassù alla vigilia della festa per cantare i Vespri e fare la Veglia, la mattina seguente vengono lette preghiere speciali per la benedizione delle viti e dell’uva, poi inizia la festa vera e propria con distribuzione di grappoli benedetti e dolci con l’uva… che strana cosa, più che la ricorrenza della Trasfigurazione del Cristo Salvatore, mi sembra un festeggiamento per la partenza o il ritorno del Re Stafilo… Prima di andarcene visitiamo il polveroso negozietto di souvenir artigianali, acquistiamo qualche ricordino e una riproduzione della icona della Trasfigurazione.
MONASTERO di AGIA VARVARA Continuiamo la scalata del Monte Palouki e appena dopo il Monastero della Trasfigurazione la strada asfaltata cede il passo allo sterrato, ma la carreggiata resta ampia e comunque ben percorribile, anche il panorama gradualmente si apre e si torna a viaggiare in piena luce. Dopo due kilometri di salita si arriva ad un piccolo pianoro e si ha la sensazione di essere arrivati in vetta, la vista sul mare è splendida, abbraccia tutta la costa nord di Skopelos e l’isola di Alonissos, ma lo sguardo è ipnotizzato da due solitari monasteri, uno accanto all’altro, molto diversi fra loro. L’impatto è emozionante, bellissimo e di grande effetto, in primo piano il monastero fortezza di Agia Varvara, scuro come una corazza di bronzo, e in secondo piano il grande monastero di San Giovanni Battista, luminoso indiscusso sovrano del punto più alto. Agia Varvara, o come la chiamiamo noi, Santa Barbara è la patrona dei militari, la invocano artificieri e armaioli, chiunque rischi di morire di morte violenta, protegge dai fulmini e dal fuoco: nessuna chiesa e nessun luogo mi pare più adatto di questo per onorarla. L’edificio del Monastero di Agia Varvara è quello più antico dell’isola arrivato sino a noi, secondo l’iscrizione risale al 1648, ben conservato nelle sue forme originali di vera e propria fortezza circondata da una cinta di possenti mura di pietra. La sua struttura e la sua posizione fanno sicuramente pensare ad un luogo non solo utilizzato per la preghiera ma anche per avvistamento dei nemici. Il Monastero non è più utilizzato da religiosi ma è abitato da una normalissima famiglia che ne ha la custodia, lo tiene in ordine, gestisce il negozietto dei souvenir e ne consente la visita. La signora che ci apre la chiesa è molto gentile e ci mostra con soddisfazione la bella iconostasi di legno dorato a tre porte, una dedicata a Agia Varvara, la seconda alla Circoncisione di Cristo e la terza a Agios Charalambos, l’intaglio è molto elaborato intreccio di motivi floreali, vitigni e aquile bicefale, la decorazione rappresenta anche le principali festività, i 12 apostoli e la Vergine Maria. Nel cortile la signora ci fa poi notare il particolarissimo pozzo con la raccolta di acqua piovana che è davvero curioso e sembra progettato per resistere a lunghi assedi o periodi di isolamento. Tutto nel monastero è lindo e ordinato, il severo maniero è ingentilito da fiori e le finestre da tendine di pizzo, ci complimentiamo con la signora, quasi confusa dai nostri apprezzamenti.
MONASTERO di AGIOS IOANNIS PRODROMOS Prima di andare a visitare il Monastero di San Giovanni proviamo a raggiungere i più lontani monasteri di Agia Anna e dei Taxiarches, nascosti fra la vegetazione del selvaggio versante orientale del Monte Palouki. La strada sterrata diventa però sempre più stretta e accidentata, anche se corre in quota siamo costretti ad andare molto piano, così, dopo un buon tratto, decidiamo di lasciare perdere e di tornare sui nostri passi prima della chiusura del Monastero di San Giovanni. Il Monastero di Agios Ioannia Prodromos o San Giovanni Battista, si trova a soli 300 metri da quello di Agia Varvara ed è costruito vicino al picco del Monte Palouki a 500 metri di altezza. Questo è il monastero più grande della zona e l’unico stabilmente abitato da religiosi, la sua festa ricorre il 24 giugno, il giorno di San Giovanni. Il Monastero fu fondato nel 1721 dal Monaco Filareto e la chiesa ricalca l’impianto di quella della Trasfigurazione ma qui non ne risaltano le forme architettoniche in quanto soffocata dalle alte costruzioni circostanti. Anche in questa chiesa troviamo pregevoli affreschi, un arredo molto ricco e una bella iconostasi in legno dorato con elaborati intagli a forma di uccelli, animali e piante. Il piccolo museo custodisce molti documenti risalenti all’occupazione turca, icone antiche e oggetti sacri. Il monastero era originariamente per monaci di sesso maschile, ma dal 1920 è abitato dalle suore che ancora oggi si prendono cura del monastero e sono disponibili a guidare i visitatori. Oggi ne restano solo un paio, di cui una piuttosto anziana e di salute malferma, quella più giovane ci accompagna invece fino all’uscita. Ci fermiamo ancora un momento sotto il pergolato di ingresso a rimirare il meraviglioso panorama sull’infinito che si gode da quassù… lontano, lungo la costa settentrionale dell’isola che inizia a sfumare il suo contorno nel mare, notiamo un grande scoglio aguzzo e isolato in mezzo al mare con una macchia bianca in cima: è il piccolo monastero di Agios Ioannis reso celebre dal film Mamma Mia. Mi affascina il fatto che questi due monasteri, dedicati entrambi a San Giovanni Battista, si possano guardare e che nella notte uno possa veder brillare le luci dell’altro…
“LARGO MAESTOSO” – L’AMPIO RESPIRO DEL NORD
GLOSSA Glossa è la capitale del Nord, dista 25 kilometri dalla Chora e 2 kilometri dal sottostante porto di Loutraki che, a sua volta, dista solo 20 minuti di navigazione dall’’isola di Skyathos e dal suo aeroporto. Glossa è costruita su una collina a circa 250 metri di altezza cosicché è il paese più alto delle Sporadi; disposta ad anfiteatro e rivolta ad occidente, gode di una incredibile vista sul Mar Egeo, sull’isola di Skyathos e sui vari isolotti circostanti che al tramonto compongono un quadro meraviglioso. Con i suoi 1.200 abitanti è il secondo centro abitato dell’isola. Nonostante tutto ciò Glossa è rimasta quella di un tempo e la tradizionale vita del villaggio è rimasta la stessa, nonostante l’afflusso sempre crescente di visitatori. Nel paese le auto non possono circolare all’interno degli stretti vicoli lastricati e la maggior parte del villaggio è ancora percorribile soltanto a piedi o a dorso di mulo, le case sono per lo più a due piani con balconi in legno e l’architettura è simile a quella della Chora, All’interno del villaggio ci sono pochi e piccoli negozietti che troverete chiusi nella pausa pomeridiana, il kafeneion tradizionale lo trovate ancora nella piazza centrale ombreggiata da un grande albero: questo è tuttora il luogo di incontro per gli anziani del paese. Se pensate invece a uno spuntino seguite le indicazioni per il ristorante – cafè – bar “Maistrali” o il ristorante “Agnanti” che offrono una vista eccezionale. Il bus comunale collega Glossa con Loutraki e la Chora, per soggiornare ci sono alcuni “rooms to let” e “studios”, chiaramente c’è più scelta a Loutraki.
LOUTRAKI Loutraki un tempo era semplicemente il porto di Glossa e di Klima, e i paesi erano collegati fra loro solo da una mulattiera che ancora oggi esiste… se Klima e Glossa sono rimaste quelle di un tempo, Loutraki è invece mutata, oggi è il secondo porto dell’isola di Skopelos e una fermata obbligata per i collegamenti marittimi. Per chi viene dal continente o da Skyathos questa è la prima fermata a Skopelos, i traghetti e i catamarani poi doppiano l’estrema punta settentrionale dell’isola, Capo Gourouni e il suo candido faro, quindi costeggiano tutta la costa settentrionale dell’isola per arrivare infine alla grande baia della Chora di Skopelos. Con lo sviluppo del turismo e dei collegamenti Loutraki ha assunto l’aspetto di un paesotto moderno con bianche costruzioni in cemento e tetti di tegole rosse, ci sono negozi di souvenir, taverne e ristoranti, snack bar e caffè. Il suo lungomare di giorno è animato dal via vai di traghetti, pescherecci e aliscafi, la sera è illuminato dal sole che cala dietro l’isola di Skyathos e dalle luci delle taverne. La strada che scende da Glossa è ampia e finisce dritta al porto, girando a sinistra si va verso il porticciolo turistico e le Terme Romane, girando a destra verso la chiesa si va alla spiaggia del paese a alla successiva spiaggia di Glistra. A Loutraki si possono trovare sistemazioni in buoni hotel come l’Avra e il Selenunda, oppure in studios e stanze, sulla collina si trovano anche numerose ville private in affitto. Il bus comunale effettua servizi giornalieri con fermata vicino al molo e per le imbarcazioni private c’è un attrezzato porticciolo turistico. La spiaggia di Loutraki è attrezzata con lettini e ombrelloni, è di ciottoli e gode del sole fino al tramonto, per chi cerca luoghi appartati meglio camminare verso sud dove si aprono piccole calette. Se lasciate il vostro mezzo nel parcheggio del porto potete approfittare dello stand informativo che fornisce notizie sulla storia di Loutraki e individuare più facilmente i resti del suo passato glorioso. Loutraki è infatti il sito della antica Selinunte o Selinunta, colonia fondata dai calcidesi, marinai e commercianti provenienti dall’isola di Eubea, che ne fecero una ricca e fiorente città. L’antica cittadella di Selinunte, datata al IV secolo a.C., si trova in posizione un poco elevata sulla collina e nelle sue vicinanze si trovano le rovine di un tempio di Atena che risalgono al V secolo a.C., nella zona portuale sono invece visibili i resti delle mura bizantine e delle terme romane che si trovano a 50 metri dopo il porticciolo turistico. La stessa chiesa del porto, Agios Nikolaos, è costruita sui resti di un antico tempio.
IL VOLO di ALCIONE Quello che è rimasto indelebilmente impresso nella mia memoria del Nord di Skopelos non sono però le spiagge o i villaggi che, per quanto possano esser carini, non reggono il paragone con la maestosità e la solennità dei paesaggi. Skopelos, al nord, non ha confini né corpo, sembra fatta d’aria… il punto di riferimento usuale non è mai l’orizzonte ma la cima dei monti, sembra sempre di essere in volo e non si vorrebbe mai scendere… Per questo abbandoniamo in fretta Loutraki e risaliamo verso Glossa e le montagne. Prima di Glossa prendiamo la deviazione per Agios Ioannis e proseguiamo sulla strada in quota costantemente elevata fino alla chiesa della Panagia. Qui iniziano panorama mozzafiato e magnifiche vedute sulla costa settentrionale dell’isola, sull’isolato scoglio con il Monastero di Agios Ioannis in Kastri e, lontano, la mole del Monte Palouki, poi, ancora più lontano, Alonissos con il suo complesso arcipelago. Le pareti delle scogliere su questo versante sono altissime e sembrano di acciaio, solo il vento e gli Alcioni, i mirabili uccelli marini che qui nidificano, riescono ad accarezzarle. Così, come sulle ali di un Alcione, voliamo anche noi lungo la strada che si snoda fra le scogliere e poi si tuffa verso il mare fino alla base del grande scoglio di Agios Ioannis, il luogo più famoso di Skopelos. La strada finisce qui e non va oltre, occorre disporre di un proprio mezzo di trasporto, auto o scooter, perché la strada, anche se tutta asfaltata e buona, è piuttosto stretta e i bus comunali non ci arrivano, la fermata del bus più vicina è nei pressi del bivio per Glossa e dista circa 7 kilometri. Una volta arrivati, si parcheggia vicino al bar, dove, seduti all’ombra, potete fare uno spuntino o bere qualcosa prima di affrontare la scalata, godendo di una magnifica veduta sullo scoglio di Agios Ioannis e la bellissima baia. Dal bar parte il sentierino che porta alla spiaggetta sottostante dove, dopo la conquista della chiesetta, potete fare un bagno rinfrescante: la spiaggia è molto piccola, bagnata da un mare di puro smeraldo, il contesto è suggestivo e selvaggio, lo spazio è però limitato, non ho idea di come possa essere in agosto, ora è un paradiso e una tentazione irresistibile… Ma, via, coraggio, armati di acqua e buona volontà, sfidiamo la impervia rupe illuminata dal sole e la sua scalinata…..
AGIOS IOANNIS sto Kastri Questo luogo, meraviglioso, privilegiato dagli alcioni per costruire i loro nidi è ora meta privilegiata dai turisti in cerca di star hollywoodiane perché dopo il film Mamma Mia la baia di Agios Ioannis e la sua piccola chiesetta sono diventate vere e proprie icone cinematografiche. Alzi la mano chi non è rimasto folgorato dal luogo che fa da sfondo a Meryl Streep quando canta The Winner Takes It All e alle scene finali del matrimonio… Non so se il regista, nello scegliere questo luogo per il finale romantico della storia fra Donna e Sam, avesse in mente la storia di Alcione e Ceice, ma questo luogo è indubbiamente emozionante e suggestivo, carico di passione, avvolto in una natura primordiale e travolgente, volo ed abisso si riuniscono in quello sperone di roccia nuda, un enorme brandello di scogliera precipitato in un mare di smeraldo… L’impressionante roccia è collegata alla costa da uno stretto camminamento da cui partono i 110 gradini scavati nella roccia che portano alla chiesetta. Per quanto la salita sia molto ripida e a strapiombo, con la dovuta calma, si sale senza problemi e senza pericolo in quanto c’è una ringhiera protettiva e un corrimano che aiuta, lo scenario è poi talmente bello che, guardandosi attorno, non si sente la fatica e non ci si accorgerebbe neppure del caldo se non fosse per il corrimano bollente. Quando si arriva in cima è un vero spettacolo…. non si sa se guardare a destra o a sinistra… si resta ipnotizzati dal paesaggio e quasi non si presta attenzione all’umile chiesetta… Il nome completo di questo piccolo monastero è San Giovanni Battista in Castello (sto Kastri), forse per il fatto che in questo luogo, all’epoca delle scorrerie piratesche, c’era un avamposto fortificato; un segnale d’allarme trasmesso da qui poteva esser visto dai monasteri del Monte Palouki e da loro subito trasmesso al Kastro della Chora. Nessuno sa quando sia stato costruito questo monastero, un tempo non esisteva la scalinata e l’accesso era possibile solo con reti e carrucole come per i monasteri delle Meteore, la presenza di una grotta attesta l’utilizzo del luogo già in tempi remoti da parte di eremiti e asceti. La chiesetta è molto piccola ed ha forme umili e semplici, quella che si vede nel film Mamma Mia è molto diversa da quella reale, in quanto si tratta di una ricostruzione fatta nei Pinewood Studios molto più simile alla Panagitsa tou Pirgou che a questa cappella. All’interno della chiesetta si trovano una serie di icone fra cui quella molto venerata di San Giovanni Battista
MONTE DELFI Nel tornare verso Skopelos, arrivati a Klima non continuiamo sulla strada principale che segue la costa ma prendiamo una deviazione a sinistra che si arrampica sulle pendici del MONTE DELFI, che con i suoi 688 metri è il più alto dell’isola ed essendo in posizione centrale offre meravigliosi panorami. Inaspettatamente la strada è grande e asfaltata di fresco anche se questo evidente rifacimento si interromperà bruscamente quando, dopo un tratto in discesa, si incontra un bivio che consente di andare a verso Glysteri o verso Chora, queste due deviazioni sono ancora asfaltate anche se più piccole. Il tratto da Klima al bivio è da fare, si snoda fra un fittissimo bosco di pini, sterminato e senza fine… i panorama che si aprono sono meravigliosi, riempiono occhi e polmoni, ci fermiamo e lasciamo vagare lo sguardo sull’infinito… incantata da tanta bellezza, non so perché, mi viene in mente l’aria “Ombra mai fu”, forse il più famoso Largo di Handel, sicuramente uno dei brani musicali più bizzarri in quanto viene cantato dal protagonista dell’opera Serse mentre contempla… un grande albero…. Questa cosa, che sempre mi sembrava buffa e mi faceva sorridere, ora mi sembra normale e comprensibile, Serse contemplava un albero meraviglioso dopo tanto deserto, io contemplo una distesa sterminata di alberi stupendi, rigogliosi, potenti che si perdono sull’orizzonte marino infinito… qui capisco l’estasi di Serse davanti ad un albero e le note della sua magica aria prendono senso e corpo in questo luogo, si espandono, si dilatano, volano, guardo la luce che illumina il verde e sfuma il blu del mare… canto…. ormai la mia Sinfonia Verde Blu si è trasformata in un delirio musicale, che cosa meravigliosa la musica !!! Ma riprendiamo il viaggio fra i boschi del Monte Delfi… Lungo questa strada interna non si incontrano paesi e non troviamo proprio nessuno, tutti fanno il percorso costiero non pensando che si arriva alla Chora di Skopelos anche con questa bella deviazione interna. Gli unici compagni di questo viaggio sono solo le capre… una infinità di capre, le CAPRE di SKOPELOS. Sull’isola vive e prospera una razza di capre autoctona e riconosciuta, denominata appunto “Skopelos”, parente delle capre selvatiche dell’isola di Gioura vicina ad Alonissos, principalmente monocolore, di un bel rosso fulvo o marrone, alcune anche multicolore nero, rosso, marrone e bianco. Per gli isolani l’allevamento delle capre rappresenta ancora, ora come allora, una attività di buon profitto sia per la produzione di carne e latte, che di formaggi e pellame. Del resto la capra, nel mondo greco antico, era un animale tenuto in grande considerazione, non possiamo dimenticare che la capra Amaltea ebbe l’onore di essere la nutrice del neonato Zeus e con una delle sue corna rotte lo stesso Zeus costruì la cornucopia dispensatrice di ricchezze e fortuna…
Quando arriviamo a casa… scusate l’inciso, ma mi rendo conto che per noi che amiamo la Grecia è proprio impossibile uscire con espressioni come “torno in albergo…vado in albergo…”, per noi che amiamo la Grecia è immediato il trovare casa e ci sentiamo davvero a casa, sempre … quindi, dicevo, quando arriviamo a casa vado ad avvisare Alexandra che domattina, purtroppo, prenderemo il catamarano delle 7.30. La trovo intenta ad accudire il suo simpatico pappagallo dalle piume colorate, un uccello incredibilmente ciarliero e anche molto atletico, ogni volta che Alexandra le dice “fai ginnastica” lui inizia a fare capriole… Alexandra ha proprio l’insegnamento nel sangue e non solo… sapendo la mia passione per la VLITA, l’aromatica erbetta che si mangia lessata col limone, la mattina della partenza mi farà trovare una decina di piantine del suo orto ben incartate e un bel po’ di semi da portarmi via, un sacchetto con le sue favolose prugne essiccate e un sacchetto di noci dell’albero che avevo vicino alla finestra… Skopelos intera partiva con noi….
Cara ALEXANDRA, le piantine sono attecchite, i semi sono ben germogliati e per il resto dell’estate ho mangiato Vlita! Grazie!
“NOTTURNO” – GRAN FINALE CON MUSICA REMBETIKA
Una delle cose a cui non si può rinunciare a Skopelos è una passeggiata in riva al mare quando scende la sera il lungomare viene chiuso al traffico e gli abitanti della Chora si riversano sul paseo, le famigliole camminano tranquillamente fermandosi a chiacchierare, i ragazzini giocano a pallone sul piazzale del porto o sotto la Panagitsa illuminata, i giovani si incontrano… La maggior parte della vita notturna di Skopelos ruota intorno ai ristoranti, le taverne e i bar sparsi ovunque nella Chora, molti propongono intrattenimenti musicali di diverso genere, ma soprattutto musica tradizionale greca dal vivo e di ottimo livello: Skopelos è rimasta uno dei pochi luoghi in Grecia dove il Bazouki e le canzoni Rembetike la fanno da padroni. Percorrendo la Ring Road dal porto verso il Kastro si hanno delle bellissime vedute sulla Chora, all’ora del tramonto la luce è calda e densa… bellissima. Tutto appare ancora più vivo e palpitante, le case bianche con le loro tegole rosse e argento, i campanili di pizzo, il mare di viola e i monti di velluto verde, le isole vicine e quelle lontane… a quest’ora la brezza inizia a farsi fresca, leggera, profumata di gelsomino.. Questa sera è la nostra ultima sera a Skopelos, sono proprio un po’ triste ma al tempo stesso sono molto felice, perché ci incontreremo con Melissa e Luca che sono arrivati a Skopelos proprio ieri. Chi frequenta il Forum della “Grecia e Isole della Grecia” del sito Turisti per Caso conosce Melissa con il nickname “Mnemosine”, la Musa della Memoria, e avrà preso sicuramente nota dei suoi preziosi consigli su testi che parlano di Grecia e di Mitologia Greca. Mi emoziona il fatto di incontrare proprio su un’isola greca qualcuno con cui si condivide una passione profonda per la Grecia…Melissa e Luca sono una bella coppia, belli e giovani, molto simpatici e spiritosi, passeremo una bellissima serata… Ci siamo dati appuntamento in una delle più vivaci taverne di Skopelos, l’OUZERIA ANATOLI, arroccata fra le mura dell’antico Kastro. Se di giorno si godono da quassù viste spettacolari sulla città e sul mare, sul far della sera potete facilmente perdere la vostra anima nella contemplazione di un onirico tramonto o nel livido crepuscolo che sembra non dover mai finire… per la cena il menù ha poche ma genuine portate di cibi tradizionali, il vino è locale, buono e fresco, non manca l’aromatico retsina, ouzo e tsipuoro profumano di vera Grecia… quando poi il cielo diventa un compatto drappo nero su cui si stagliano nitide solo le lampadine appese sopra i tavolini, Giorgios Xintaris, suo figlio e altri amici musicisti si siedono a un tavolo, accordano i loro strumenti e la musica Rembretica prende lentissimamente corpo…. La musica Rebetika o Rembetika nasce nella seconda metà del 19 ° secolo nelle città della costa occidentale dell’Asia Minore e a Costantinopoli, la sua grande popolarità deriva dal fatto che, come il blues americano e il fado portoghese, esprime in modo emozionale storie di vita, passioni, amori, povertà, prigione, gioie e dolori. Dopo la sconfitta dell’esercito greco in Turchia e l’esodo dei greci dall’Asia Minore, questa musica si sviluppa nelle isole e nei sobborghi poveri delle città greche che ospitato i profughi, Atene, Salonicco, Calcidica, Syros e Skopelos fra tutte. Anche se con il termine Rembetika si identifica ormai la tipica musica greca in generale, in realtà la Rembetika vera e propria resta qualcosa di molto particolare, non è una musica melodica e orecchiabile, ha una struttura decisamente anarchica e anticonformista, ritmo e voci sono generalmente in dissonanza, spesso è cantata in slang locali, la Rembetika è una musica libera, fuori da qualunque schema e regola, proprio come vuole il suo nome che pare derivare dal termine turco “rembet” che significa proprio…“fuorilegge”. GIORGIO XINTARIS è considerato un’icona fra i rebetes e la sua isola è considerata una delle ultime roccaforti di questo genere musicale in quanto ne conserva i tratti più antichi, per questo motivo diversi cantanti famosi come Eleni Tsaligopoulou e Eleutheria Arvanitaki hanno iniziato la loro carriera proprio nei locali di Remberika a Skopelos. Nel ristorante ANNA’S, perso in una bella antica via lastricata che arriva sulla collina più alta di Skopelos, è possibile ascoltare anche un altro famoso rebetes, KOSTAS KALAFATIS, che per quanto nativo di Salonicco ha scelto di vivere a Skopelos dove, a notte fonda, accarezza la sua chitarra e interpreta le sue appassionate composizioni, nel suo repertorio non manca nessuna delle più classiche canzoni di Rembetika e tantomeno le più antiche Smyrneiko, proprio quelle nate nella grande e antica città greca di Smirne che ora porta il nome di Izmir… La cadenza di questa musica che suona nelle taverne di notte sprigiona un’atmosfera molto speciale e coinvolgente, Skopelos, di notte, si trasforma in un luogo incantato dove non esiste presente, passato e futuro, dove si può respirare l’eternità fra gli accordi struggenti dei bouzuki e delle chitarre…. La nostra vacanza a SKOPELOS finisce quassù, a notte fonda, fra le mura del Kastro di Skopelos, la nostra Sinfonia finisce con un magico “Notturno”, quassù, a notte fonda, dove non esistono altro che la notte e le vibranti note della musica Rembetika…
SI TORNA A CASA
E siamo alla fine… per il rientro, avendo il volo alle 10.30 del mattino di domenica, siamo tornati a Volos il sabato con il catamarano delle 7.20 da Skopelos. Alla Avis di Skoplelos abbiamo prenotato un’auto da ritirate al porto di Volos al nostro arrivo alle 9.00 circa (l’agenzia Avis di Volos è proprio difronte al molo di arrivo) con riconsegna all’aeroporto per le 8.30 della domenica mattina prima della partenza. In questo modo abbiamo trascorso una bella giornata sul MONTE PELION e in particolare a NTAMOUXAPH, l’affascinante paesetto dal musicalissimo nome greco impossibile da scrivere ma più semplicemente trascrivibile con i nostri caratteri in DAMOUHARI, dove avevamo passato una splendida vacanza nel 2002. Da allora ci siamo innamoranti perdutamente di questo luogo e persino del suo romantico nome che deriva da un italianissimo “d’amur”, una preghiera che era solito recitare un vecchio marinaio veneziano che viveva quaggiù…. Nel 2007 Damouhari è stato scelto per ambientarvi il porticciolo dell’isola inventata di KALOKAIRI per alcune scene del film Mamma Mia! fra cui la spettacolare sequenza del “Dancing Queen” sul molo con tuffo finale in acqua. Temevamo cambiamenti, invece poco è mutato da allora, neppure la nostra taverna preferita, la taverna “To Karagatsi”, dove si mangiano i veri “Stetzofai del Pelion”, solo qualche studios in più, la candida spiaggia era un po’ affollata da greci di Volos ma era sabato e in tempi di crisi gli abitanti di Volos vanno meno verso le isole. Nel tardo pomeriggio ci siamo poi trasferiti a NEA ANCHIALOS, la località sul mare più vicina all’aeroporto che dista 14 km, dove abbiano cenato e dormito. Nea Anchialos è un paesone senza particolari attrattive ma ha una spiaggia attrezzata dove fare un ultimo bagno anche se il mare è ben lontano da quello delle Sporadi. Nea Anchialos è un posto tranquillo, ci trovate un porticciolo circolare con qualche barchetta da pesca, una fila di semplici ristorantini sul mare con portate molto abbondanti e prezzi molto contenuti, un breve lungomare dove la sera passeggiano le famigliole in vacanza comprando pannocchie abbrustolite, mandorle caramellate e palloncini, scene di vacanze anni ‘60. La località è dunque un buon punto base in alternativa alla città di Volos se l’orario di rientro presuppone un pernotto sul continente o se non si vuole rischiare un rientro last-minute a rischio mare: la mattina ci abbiamo messo proprio 10 minuti di auto da Nea Anchialos all’aeroporto, per la riconsegna auto 5 minuti senza alcuna formalità. Dal porto di Nea Anchialos partono comunque bus per Volos e Aeroporto.
CONCLUSIONI
VACANZA SPLENDIDA! Quando sono partita per ALONISSOS ero convinta di avere già un’idea precisa di questa isola: tutti decantano la natura straordinaria che vi regna sovrana e le belle spiagge bagnate dalle acque più limpide e trasparenti che si possano immaginare, tutti ne parlano come di un vero paradiso per chi cerca il contatto intimo con il mare, il profumo intenso dei pini e della macchia mediterranea, il colore turchese di baie e calette, il silenzio e un pizzico di avventura per strade sterrate e sentieri. ALONISSOS è davvero tutto questo e le aspettative in questo senso non vengono deluse. Eppure, strada facendo, devo dire che la cosa che più mi ha emozionato di Alonissos è stato il percepire la presenza di tutte quelle isole perdute di cui nulla sapevo e immaginavo, mi hanno emozionato i sussurri delle antiche Ikos e, Achilliodromia, e, soprattutto, di quella ALONISSOS agreste che se ne è andata da poco, inesorabilmente… Alla fine mi ha davvero toccato il cuore il pensiero che su quest’isola la Natura ha, per mille motivi, sempre vinto e preso il sopravvento sugli uomini, sulla storia, sugli eventi, su tutto. Qui la Natura, giorno dopo giorno, ha sempre riempito i vuoti lasciati dagli uomini, quasi con prepotenza, e, per fortuna, gli uomini di Alonnisos hanno ora, forse, capito che solo rispettandola e lasciandole quel ruolo di primo piano che le spetta, avrebbero potuto trovare una nuova ragione di vita, un futuro per sé e i propri figli, in questa nuova isola di ALONISSOS… Il nostro viaggio è stato fatto a metà giugno ed abbiamo trovato ovunque pace e tranquillità, nessuna spiaggia era attrezzata tranne quelle utilizzate dai 2 villaggi turistici presenti sull’isola. Ricordo che ALONISSOS fa parte di un esteso Parco Marino insieme ai vicini isolotti disabitati di Peristera, Kyra Panagia, Youra, Psathouria, Piperi e Kantzoura, istituito nel 1992 per proteggere, tra l’altro, anche la foca monaca che qui trova ancora il suo habitat ideale. Noi non abbiamo avuto il tempo di fare escursioni con la barca, ma posso dirvi che ne organizzano molte e con itinerari diversi, naturalmente nelle zone con accesso consentito, non pensate quindi di avvistare il simpatico mammifero che è diventato la mascotte dell’isola, al massimo potrete incontrare dei delfini, sicuramente godrete di paesaggi naturali bellissimi. Ma tenete presente che anche in ogni parte dell’isola potrete godere di paesaggi naturali bellissimi, di bagni in acque limpidissime e spiagge poco affollate, insomma, la sensazione di trovarsi in un luogo speciale è comunque assicurata. Per quanto riguarda SKOPELOS è evidente che prima dell’arrivo della troupe cinematografica di Mamma Mia nel 2007, l’isola era conosciuta per le pinete, i frutteti, la natura rigogliosa e il suo carattere autentico, dopo il successo del film, uscito nel 2008, l’isola ha conosciuto una nuova popolarità ed ora il turismo rappresenta indubbiamente una consistente fonte di reddito. Molti turisti, sulla scia della trama romantica del film, hanno addirittura iniziato a chiedere di sposarsi nelle chiesette dell’isola e così ora ci sono ben 3 agenzie di wedding planning per le pratiche burocratiche e l’organizzazione di cerimonie, ricevimenti e soggiorni per honey moon. Ma non preoccupatevi, SKOPLELOS non si montata la testa ed è rimasta una meta di carattere autentico, tranquilla e perfetta per chi non ama isole modaiole e caciarone, la sua stagione turistica inizia a maggio e finisce ad ottobre e il picco di frequenze si concentra solo fra luglio e agosto. Nel complesso SKOPLELOS è l’isola più economica delle Sporadi, per qualunque cosa abbiamo sempre speso meno rispetto ad Alonissos, i cui prezzi risentono (come la ciclade Folegandros) di una gamma di turismo più “impegnato”, o rispetto a Skyathos, i cui prezzi risentono di una maggior richiesta, frequentazione e facilità di accesso. SKOPELOS è in tutti i sensi a metà strada, più popolare e ruspante, più vissuta dai locali che dai turisti, se devo essere sincera, fra le tre, è per questo la mia preferita. Le mie amiche Graziella e Giusy ci sono state in pieno agosto e mi hanno detto di averla trovata molto frequentata, anche da italiani, ma comunque vivibilissima e ne sono tornate entusiaste. Il nostro viaggio è stato fatto a giugno e l’abbiamo trovata meravigliosa, molte spiagge praticamente deserte e la Chora piacevolmente animata la sera, abbiamo goduto appieno del suo meraviglioso aspetto naturalistico, delle suggestioni della sua lunga storia e delle sue leggende, abbiamo percepito tutta la sua armonia e la sua musica.
INFORMAZIONI PRATICHE
Se volete vedere le foto di tutte le meravigliose spiagge citate e dei luoghi descritti in questo racconto, le trovate sul blog www.Maldigrecia dove trovate i 2 distinti diari originari “Alonissos – l’Isola Perduta” e “Skopelos – l’Isola della Musica” nella loro forma estesa e completa di tutte le altre note di carattere storico e mitologico nonché di un utile INFOMEMO nella parte finale che riassume e dettaglia tutte le informazioni di ordine pratico che vi aiuteranno ad organizzare il vostro viaggio, tutte le note relative a taverne e ristoranti, luoghi di ritrovo serali, mezzi pubblici, traghetti, voli e agenzie noleggio, tutti i link che potranno essere utili.
Un caro saluto e buon viaggio a tutti
Puccy.