Alle porte dell’Oriente
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MARTedì 9 AGOSTO
La sveglia trilla di buon’ora, dobbiamo essere all’Aya Sofya all’apertura (h 9), prima che arrivi la massa di visitatori. Il prezzo del biglietto (20 TL) è estremamente modesto per lo spettacolo a cui si assiste. La solita audio guida (10 TL) è stata un’ottima scelta. Quella che fu una moschea poi tramutata in museo è un’autentico mix di culture, si va dagli enormi medaglioni raffiguranti i nomi di Maometto e dei califfi Ali e Abu Bakr a sacri mosaici che ritraggono donazioni alla Maria Vergine. Un’imponente portale di legno e bronzo conduce all’interno dell’edificio, dove migliaia di persone col naso all’insù osservano le meraviglie che li circondano. Una lunga coda di curiosi aspetta il proprio turno per infilare il pollice nel buco di una colonna, dove, dice una leggenda, se si riesce col dito a compiere un giro di 360° si realizzano i propri desideri. Delle ripide e misteriose rampe conducono al piano superiore dove sono preservati i più importanti mosaici, ed un imponente portone in marmo, che racchiudeva un tempo la stanza del patriarca, figura di spicco nell’impero bizantino. Dalle innumerevoli finestrelle si gode di un ampio panorama sui tetti della città e sui minareti della Moschea Blu. Riscendendo al piano inferiore ed uscendo dal bellissimo portone di bronzo, non perdetevi sopra la vostra testa il mosaico raffigurante l’imperatore Costantino e Giustiniano offrire la città e l’Aya Sofya alla Vergine Maria protettrice dalle malattie e dalle sciagure. La visita alle tombe di Aya Sofya, alle quali si accede al di fuori delle mura in direzione del Gran Palazzo, se non fosse che è free, non sarebbe, per noi, così imperdibile. Senza dubbio lascia a bocca aperta l’architettura e l’imponenza della Cisterna Basilica. Preparatevi anche qui a lunghe code ma come scenderete i primi gradini non crederete ai vostri occhi! Un magico sotterraneo retto da 336 colonne marmoree di 9 m. di altezza disposte in 12 file a poco più di 4 m. di distanza una dall’altra. I soffitti a vela in mattoni rendono questo capolavoro ancora più spettacolare. Le passerelle aeree permettono di scorgere tra i giochi di luce le enormi carpe che abitano oggi questo edificio, capace di contenere un tempo qualcosa come 100 mila tonnellate d’acqua! Se ai tempi dell’impero bizantino serviva per abbeverare gli edifici circostanti, oggi, saltuariamente, grazie alla sua splendida acustica, vi si svolgono dei suggestivi concerti. Da non perdere la colonna di lacrime, il cui nome, narra una leggenda, è dovuto all’alto numero di schiavi deceduto durante la costruzione e le 2 teste di medusa situate all’estremità nord-occidentale della basilica. Giusto il tempo di un breve riposo e rieccoci in marcia direzione l’antico acquedotto di Valente. Si scende alla fermata Aksaray e si tira su lungo la caotica Athaturk Bulvari. Incrociando la strada perpendicolare invece si arriva alla vicina moschea (Schezade), dove, però, causa l’ora di preghiera, non siamo potuti entrare. Scendendo dalla collina abbiamo percorso a ritroso la Divan Yolu, la grande via attraversata dai tram, fino a giungere a Beyazit Camii e proprio dietro, il famoso e dispersivo Gran Bazar. Ci siamo fatti un’idea di cosa ci attenderà, quando, terminato il nostro tour, torneremo un paio di giorni a d Istanbul per dedicare proprio qui gran parte del nostro tempo per gli ultimi acquisti. Ci dovremo armare di tanta pazienza, il Gran Bazar è un labirinto tortuoso di stradine tutte uguali con più di 2000 negozi! Dopo cena, prima del meritato riposo, ci siamo concessi dell’ottimo the e un narghilè in uno dei tanti locali che animano il bazar davanti alla Moschea Blu.
MERcoledì 10
Oggi il programma prevede la cosiddetta crociera sul Bosforo. Una volta giunti al molo, ad Eminonu, all’imbocco del ponte di Galata, abbiamo acquistato i biglietti (25 TL). La traversata dura circa un’ora e mezza. Vedere Istanbul dal mare con le sue innumerevoli moschee e l’ordinata frenesia che la contraddistingue è davvero una bella esperienza. Il boat, ormai una più che sicura bagnarola, effettua varie fermate dove si ha soltanto il tempo necessario per salire o scendere fino ad attraccare definitivamente nell’affascianante borgo di Anadolu Kavagi. Lungo la navigazione oltre a poter osservare i monumenti meno famosi della città, si scorre sotto il maestoso ponte sul Bosforo, che collega le 2 sponde, quella asiatica a destra con quella europea, fino a sfiorare le sontuose ville con piscine dei benestanti signori turchi. Subito dopo la partenza da Kanlika, passerà il cameriere con i famosi yogurt prodotti nell’incantevole sobborgo. Vale la pena provarli! Una volta giunti ad Anadolu Kavagi, un tempo villaggio di pescatori, abbiamo toccato finalmente terra. Su indicazione di un commerciante ci siamo catapultati, attirati dall’ottimo profumino, al Kosem Balik Restaurant, pesce fresco, leggermente più economico rispetto agli altri affacciati sul molo. Nonostante il delizioso pranzo consigliamo però uno dei panoramici ristoranti abbarbicati sulla ripida collina che conduce ai suggestivi resti di un castello con vista mozzafiato sul Mar Nero. Al ritorno sbarcati a Eminonu, abbiamo dato una rapida occhiata al Bazar delle spezie, proprio di fronte al molo, alle spalle della moschea Yeni. Per gustare la cena abbiamo deciso di spostarci dal quartiere e di dirigerci verso Taksim Square, il cuore della Istanbul moderna. Si prende il tram fino al capolinea Kabatas, qui si sale su una funicolare che vi catapulterà in una realtà allucinante! Un fiume di persone consuma le mattonelle della lunghissima arteria principale tra numerosi fast food e bellissimi negozi di moda. In ogni traversa fantasiosi ristorantini sfamano cittadini e turisti esausti dallo shopping. La nostra scelta ha premiato il ristorante Hawaii, un locale che si è imposessato di un intero palazzo. Ottima cena a prezzi modici. Da tenere conto muovendosi di notte che tram e funicolari fermano le loro corse a mezzanotte.
GIOvedì 11
Stasera è il momento dell’arrivederci ad Istanbul e siamo già un po’ dispiaciuti perchè questa città riesce a conquistare come poche altre. Oggi piove a dirotto e così nel tentativo di ripararci da questa giornata simil autunnale, abbiamo deciso di trovar rifugio al Gran Bazar. Dopo aver cercato di fare ordine nelle nostre idee in prospettiva del nostro ritorno tra 2 settimane, abbiamo gustato un delizioso pranzetto nel raffinato bistrot interno al bazar, il Havuzlu Restaurant. I prezzi, naturalmente, sono superiori alla media, ma vista la freschezza del cibo e la signorilità del locale vale la pena una sosta. A sera inoltrata eccoci alla partenza. Abbiamo acquistato un pacchetto presso l’agenzia Bonita, nella via alle spalle dell’albergo: prevede viaggio in bus fino a Gorème, e poi, la sera di ferragosto quello fino ad Antalya, 2 escursioni con pranzo, guida e biglietti di ingresso in Cappadocia, 3 notti in albergo, volo in mongolfiera e prelievo all’arrivo con trasporto in hotel. Non sappiamo se consigliarlo perchè non siamo sicuri di aver concluso un ottimo affare. Non è stata una mossa degna del nostro modo di intendere il viaggio ma ci ha comunque sollevato da un po’ di impicci… sicuramente, per fare un esempio, il baloon lo abbiamo pagato 130€ a persona, contro le 150 che chiedono le agenzie a Gorème.
VENerdì 12
Finalmente a Gorème, un viaggio lungo (circa 9 ore) ed estenuante, i sedili dei bus Nevsehir non sono il massimo della comodità. Passeremo la prima notte, come da accordi, all’Elis Star Caves (www.elifstar.com) e le altre 2 allo Shoe String Cave House (www.shoestringcave.com). Le camere d’albergo in questo splendido villaggio sono delle vere e proprie grotte incastonate nelle colline di tufo. Come si scende la strada che porta al terminal degli autobus, nel centro del paese, si rimane letteralmente a bocca aperta, osservando queste formazioni di roccia. Appena giunti in hotel, la stanza non era ancora disponibile, e così dopo una breve rinfrescata ed una veloce colazione, ecco il pick up pronto per caricarci per farci assaporare il primo tour: Cappadocia del sud. Il museo a cielo aperto di Gorème, alle porte della città, è un autentico capolavoro, un insieme di cappelle, chiese e monasteri con delle incredibili raffigurazioni religiose. Il prezzo del biglietto d’ingresso è di 15 TL. All’interno si può affittare l’audioguida con l’illustrazione in lingua italiana; in questo modo si può godere delle bellezze senza necessariamente avere il supporto di una guida vera e propria. Assolutamente imperdibile! A Cavusin, a nord di Gorème, si ci inerpica per una ripida salita polverosa fino a raggiungere una piccola chiesa troglodita, una delle circa 30 meraviglie presenti nella sola Cappadocia. Svalicando la collina di roccia si arriva in un punto panoramico dove si ha una splendida veduta della valle e della maestosa parete rocciosa. Per il pranzo eccoci seduti in un raffinato ristorante con un ricco buffet tutto per noi; peccato, solo, con un ben di Dio così davanti ai nostri occhi, avere solo mezzora di tempo disponibile per abbuffarci! E così siamo nuovamente sul furgone, destinazione Avanos. Questa piccola cittadina, attraversata dal fiume rosso, il più lungo della Turchia, è famosa per l’argilla, con cui si fabbricano piatti, vasi e giare. Come da copione in questi tour organizzati, siamo entrati in un laboratorio artigianale, dove da generazioni, una famiglia del luogo produce dei pezzi unici bellissimi. Dopo averci illustrato l’abilità e la sapienza con cui si costruivano i vasi, un tempo, il giro prevedeva il passaggio nel negozio, nel tentativo, assolutamente non insistente, di venderci qualche souvenir. A Pasabagi, a metà strada tra Cavusin e Zelve, si sale su una collina completamente bianca da sembrare neve, fino a raggiungere la sommità da dove si gode di una splendida veduta sui camini delle fate. Tornando giù a valle si può visitare la chiesa con dentro dei dipinti sacri. Prima del rientro a Gorème, ultima tappa velocissima, alla valle di Devrent, dove i camini assumono delle strane forme, si va dal cammelllo al cappello di napoleone. Al rientro in agenzia, tirando le conclusioni della giornata, ci troviamo nel dire che il tour è stato molto bello, ma tanto tempo è stato impiegato negli spostamenti a scapito delle visite, risultate poi un po’ troppo brevi e veloci. Alla sera, cena da Firin Express, in una rientranza nella piazza principale di Gorème, davvero ottime le pizze turche. Poi finalmente a dormire, domani ci aspetta il baloon!
SABato 13
Sveglia alle 4.15! Alle 4.45 il pullmino è puntuale (qui in Turchia spaccano il secondo, altro che orologi svizzeri…) per condurci all’ufficio dell’Athmosfer Baloon. Qui gli aspiranti volatori, vengono divisi in gruppi e abbinanti al nome di un pilota. Dopo la colazione offerta dalla compagnia, si sente a voce alta “Okan”… il nome del nostro pilota! L’adrenalina sale! Veniamo accorpati su un furgone e portati non si sa bene dove, nel bel mezzo di un prato, dove, nel raggio di pochi kilometri, centinaia di persone lavorano a ritmo serrato per poter gonfiare nel minor tempo possibile le mongolfiere. Si comincia con le prime foto, poi quando all’improvviso appaiono le prime fiammate ad entrare nel cuore dei palloni il momento si avvicina. Viene girato il cestello dove dovremo posizionarci, insieme ad altre 10 persone, e il pallone si libra in aria, con tutto il suo splendore e la sua grandezza. Per sicurezza viene anche legato al paraurti di una gloriosa Land Rover. Poi all’improvviso l’ordine: a bordo! Non stiamo più nella pelle, ci catapultiamo dentro e in men che non si dica vengono staccate le corde che ci trattengono a terra. Tra urla di gioia ed emozione si decolla! Uno spettacolo: decine e decine di palloni riempono il cielo della Cappadocia. Peccato solo che oggi sia brutto tempo, non osiamo immaginare cosa voglia dire veder l’alba da quassù! La vista sui camini delle fate è mozzafiato, il volo dura circa un’ora e nonostante il prezzo salato è sicuramente un’esperienza esaltante. Quando siamo atterrati abbiamo brindato tutti insieme a champagne e, ad ogni partecipante, è stato rilasciato il diploma di volo. Alle 9.30 siamo ripartiti dall’hotel per iniziare il green tour, il secondo concordato con l’agenzia di Istanbul. Le distanze rispetto al red tour del giorno precedente, sono abbondanti, quindi se aveste un’idea by yourself, o siete dotati di un’auto o altrimenti, meglio affidarsi ad un’agenzia. A circa 1 Km da Gorème vi è un punto panoramico da dove si gode di uno splendido paesaggio sui camini delle fate. Risaliti sul minivan ci siamo diretti alla città di Derinkuyu (ingresso 15 TL) un grande e antico insediamento sotterraneo. Qui si rifugiavavano dai pericolosi arabi i cristiani bizantini. Queste gallerie di 7 piani per una profondità di 85 metri, potevano ospitare fino a 11 mila persone, che, peraltro, non si facevano mancare nulla, visto che nelle situazioni di maggiore pericolo rimanevano qui sotto anche per mesi! Ai piani alti vi erano le stalle per gli animali, poi gradualmente scendendo nelle viscere si incontra la cucina dai muri anneriti dai fuochi, le camere, le stanze di conversazione e la chiesa; c’era spazio per i giochi dei bambini e addirittura per la fermentazione del vino. Vista la profondità e gli stretti e bassi cunicoli, i claustrofobici sono avvisati… La valle di Ihlara, a sud di Derinkuyu, è attraversata da un piccolo fiume (un tempo alto almeno 4 volte tanto) abitato da simpatiche papere. Scendendo i 360 scivolosi gradini si arriva a valle dove fa bella mostra di sé un interessante chiesa affrescata. Il sentiero del lungofiume conduce presso un piccolo punto di ristoro, un vero paradiso dove fermarsi a rinfrescarsi i piedi comodamente seduti nelle panche immerse nell’acqua. Da qui ci siamo spostati verso Belisirma dove abbiamo effettuato la pausa pranzo. Selime, il punto più a nord della valle, è famosa per il suo monastero, un villaggio scavato nella roccia, con una chiesa e mille passaggi dove dilettarsi a fare fotografie. Bisogna però prestare attenzione perchè i numerosi buchi nei pavimenti sono un autentico pericolo. La tappa successiva è stata la Pigeon Valley, la valle di piccioni, distante parecchi kilometri, permettendoci così un agognato riposino. Un bellissimo punto panoramico, che come ci ha detto la nostra guida, non è conosciuto nemmeno da un colosso come Google. Alla sera cena da Nazar Borek, lungo il canale, locale piccolo ed economico; ottimi i sosyete boregi, degli involtini ripieni accompagnati da yogurt e salsa di pomodoro. Per concludere la serata ci siamo concessi una rilassante fumata di narghilè accompagnata da un ottimo the in un locale nel piccolo anfiteatro alle spalle del terminal dei bus.
DOMenica 14
Vista la bellezza dei posti visitati durante il primo tour abbiamo deciso di ripeterlo, affittando però uno scooter, in modo da poterci gustare appieno lo splendore dei paesaggi, sostando dove e quanto volevamo noi. Lo consigliamo caldamente, con 45 TL si affitta la moto e con nemmeno un pieno si percorre l’itinerario intero, si risparmia e si ci muove in maniera autonoma, inoltre gli uffici di noleggio consegnano una cartina con i luoghi più suggestivi da visitare. E così ci siamo messi in moto, nel vero senso della parola, 10 ore massimo di tempo prima della riconsegna. Si è ricominciato dal caratteristico castello di Uchisar, con i suoi sottostanti camini popolati da bar e alberghi, transitando per Urgup, con le sue pietre in bilico sui camini. A Mustafapasa, la chiesa sotterranea di San Basilio (ingresso 3 TL), viene aperta solo su richiesta, basta rivolgersi al personale in divisa che sta ad oziare sul sagrato della Chiesa di Costantino, nella piazza del paese. Inforcherà la moto e vi accompagnerà sul posto! Ad Avanos abbiamo consumato un veloce pranzo presso il Sofra Restaurant, un grazioso locale con giardino nei pressi del ponte in legno sul fiume Rosso. Dopo aver acquistato un po’ di anfore per il nostro giardino di casa, ci siamo diretti alla Valle di Devrent dove siamo riusciti ad individuare molte altre rocce che ci ricordavano forme di animali. A Pasabagi, a cui si arriva inforcando una deviazione per Zelve prima di entrare a Cavusin, ci siamo goduti il sole tramontare prima di arrossire le enormi rocce della semideserta valle. Prima di rientrare a Gorème e riconsegnare lo scooter abbiamo effettuato l’ultima sosta per immortalare quell’enorme palla rossa che stava ormai per abbandonare i cieli della Cappadocia. Cena nuovamente da Firin Express; molto bello il Dibek Restaurant in tema anatolico, subito a fianco, si mangia su cuscini poggiati per terra e bassi tavolini in legno, ma bisogna prenotare altrimenti non si trova posto, com’è accaduto a noi…
LUNedì 15
Quando è festa è festa! Per il giorno di ferragosto ci siamo concessi un’intera giornata di relax nella piscina dell’albergo. Stasera si parte e siamo nuovamente dispiaciuti, la Cappadocia, come Istanbul, ci è entrata nel cuore. Un’ottima cena al ristorante dell’albergo (si mangia davvero bene per sole 15 TL) e, puntualmente, alle 22 l’autobus chiudeva le porte lasciando alle nostre spalle Gorème e proiettandoci verso Antalya.
MARtedì 16
Alle prime luci del mattino eccoci ad Antalya, terza città della Turchia, ma essendo di recente costruzione, priva di importanti monumenti da visitare. Il nostro scopo, qui, è di prelevare l’automobile, prenotata precedentemente, e dirigerci verso il mare. Il sito a cui ci siamo affidati è quello della Economic Car Rental che si appoggia a locali affitta auto garantendo prezzi davvero concorrenziali. Abbiamo pagato per 11 giorni di noleggio 320€, cifra inferiore rispetto alle marche più conosciute. L’unico problema è stato raggiungere l’ufficio in centro, in quanto in pochi parlano l’inglese ed è soltanto grazie ad un ragazzo al terminal bus che siamo saliti sul numero 93 e siamo arrivati a destinazione attraversando mezza città. Ritirata la macchina siamo partiti immediatamente, prima tappa Cirali a 80 km. Cirali è un piccolo villaggio sul mare a cui si giunge scendendo una ripida e tortuosa discesa. Innumerevoli pensioni animano il paese, la nostra è stata una scelta casuale ma più che azzeccata. Il Sera Pension (www.derapansiyon.net) è un’incantevole guesthouse a prezzi modici gestita da un’intraprendente e graziosa ragazza. Cenare nel cortile avvolti dal silenzio col solo cicalio in sottofondo e abbandonarsi nelle amache all’ombra di fichi e melograni sono momenti unici che ci hanno dato la sensazione di tornare indietro nel tempo. Dopo aver trascorso un po’ di tempo al mare, nella sua dispersiva spiaggia (deserta!), abbiamo consumato un’ottima cena al chiaro di luna prima di unirci all’inaspettata “processione” di turisti in visita alla famosa Chimera di Cirali. La Chimera (ingresso 3,75 TL) è un suggestivo effetto naturale con il quale, il gas, molto probabilmente metano, fuoriescendo dalle rocce, al contatto con l’aria si infiamma producendo piccoli focolai perenni. E’ davvero uno scenario irrinunciabile e vale la pena affrontare l’irto e buio sentiero che porta dal parcheggio fino all’”inferno”… Uno strano fenomeno in cui ci si imbatte è che, salendo di quota, invece di incontrare una temperatura fresca, forse per il riscaldamente del terreno, si è avvolti da un caldo umido davvero insopportabile. Importante portare una lampada.
MERcoledì 17
Dopo una ricca colazione abbiamo salutato il Sera Pension e ci siamo inerpicati verso la salita secondaria che immette nella strada principale. Dopo un paio di kilometri una simile deviazione conduce alle rovine di Olympos (ingresso 3 TL). Di per sé il sito non merita menzione se non fosse che, attraversandolo si sfocia in un autentico paradiso. La spiaggia di Olympos, incastonata tra le alte pareti rocciose, attraversata da un freddo ruscello, è il fiore all’occhiello della piccola cittadina. Abbiamo aprofittato per fare un bagno ai piedi delle montagne a picco sul mare, dove, se si ha fortuna, si riescono a vedere anche le tartarughe. Quando siamo ripartiti non sapevamo che alla fine sarebbe stato meglio soffermarci qui più a lungo… Percorrendo la via Licia si incontrano dei tratti di costa meravigliosi con numerose calette, autentici eden che meritano almeno una sosta. Attraversando il centro di Patara si ha accesso alle omonime rovine (ingresso 5 TL) visibili anche comodamente seduti in auto. Attualmente l’antico municipio vicino al teatro è in fase di restauro ed il colore delle pietre recuperate appare un po’ in controtendenza col resto dei reperti. La pineta al termine del ciotolato diventa un grande parcheggio per i visitatori diretti alla spiaggia, una delle più lunghe della Turchia. A nostro parere non rappresenta una meta irrinunciabile, il mare non è sicuramente caraibico e l’enorme spiaggione ricorda i nostri litorali tirrenici. Dopo una breve sosta, eccoci nuovamente in auto, fino a raggiungere Fethiye, ultima meta quotidiana, dopo aver superato abbondantemente i 300 km. Sistemati all’Irem Pension, non così accogliente, siamo usciti per cena dirigendoci nel centro di questa cittadina graziosa ma un po’ troppo turistica e caotica, e per prenotare la gita in barca per il giorno successivo.
GIOvedì 18
Sul lungomare si trovano innumerevoli banchetti che offrono i vari tours delle loro barche, noi abbiamo optato per quello della Focus Tour, compagnia seria, con divertentissimo scivolo a bordo del battello. Prezzo della gita 25 TL a persona, comprensivo di pranzo, escluse le bevande (inoltre a bordo nulla è gratuito e i prezzi sono notevolmente maggiorati rispetto a terra). Alle 9.30 il pick up ci ha prelevato in hotel e ci ha condotto ad Oludeniz, una ridente località ad una decina di kilometri da Fethiye. Da qui è salpato il battello sotto il volteggiare di colorati parapendii, autentica caratteristica della cittadina. Prima destinazione Butterfly Valley; la baia delle farfalle è incantevole, letteralmente incastonata tra due costoni altissimi. Perdersi nei suoi sentieri impervi alla ricerca delle graziose falene dev’essere indimenticabile. Noi sconsigliamo di provarci durante la gita in quanto il tempo che si ha a disposizione (circa 50 min) non è sufficiente, visto anche il traffico di persone sbarcate da tutti i battelli, e inoltre è meglio essere forniti di apposite scarpe per potersi arrampicare. Evitare quindi di pagare il biglietto (5 TL) inutilmente, arrivarci con la tenda per poterci dormire almeno una notte rappresenterebbe indubbiamente un’esperienza unica, immersi nel silenzio della natura. Giunti alle Water Spring, ci siamo radunati al piano inferiore per un rapido pranzo, dopodichè il capitano ha dato libero sfogo ai nostri istinti infantili dando il via ai tuffi dai vari punti del battello. Qui si ha uno strano effetto naturale, si passa nel giro di pochi metri da tratti d’acqua calda a punti dove definirla fredda è quasi un complimento… La Camel beach è una piccola insenatura, come le altre nei dintorni di Oludeniz. E’ stata la nostra terza tappa e qui il personale ha aperto il lungo scivolo (42 m) che attraversa il cuore della barca sfociando in acqua, scatenando il divertimento di noi passeggeri. St. Nicholas Island con le sue rovine ed Aquarium Bay sono state le successive ed ultime soste prima di rientrare a tardo pomeriggio nella baia di partenza. Da qui siamo stati riaccompagnati a Fethiye con un minivan. Per la cena, visto che Oludeniz ci ha sorpreso per il suo movimentato centro, abbiamo deciso di tornare in auto e abbiamo cenato al Sun Cafè, lungo la passeggiata, spendendo solamente poco più di 10€ a testa.
VENerdì 19
Dopo averci trascorso 2 notti, oggi lasciamo Fethiye per arrivare al tramontare del sole a Marmaris (197 km). Lungo il tragitto abbiamo fatto una sosta a Dalyan, piccola cittadina di poco più di 3000 abitanti, famosa per il sito di Kaunos, dove, scavate nelle pareti rocciose, hanno sede le tombe dei re. Il sito è raggiungibile attraversando un piccolo tratto di fiume e naturalmente i barcaioli si sono immediatamente offerti sparando alto sui prezzi. Evitando le speculazioni abbiamo deciso di arrivare fino in fondo al paese dove tutti i locali hanno la vista sulle tombe e da lì abbiamo potuto vedere e fotografare queste meraviglie, gratis! Uscendo dal paese ed attraversando un lungo tratto tra costa e monti si arriva alla spiaggia di Iztuzu. Il posto è molto bello con le consuete montagne a picco sul mare ma soprattutto è famoso perchè qui ogni notte le tartarughe vengono a deporre centinaia di uova. Non a caso l’accesso è vietato dalle 20 alle 8 del mattino. Molto interessante e ricco di tristi storie ma a lieto fine è il centro di recupero delle tartarughe (un cartello ne indica il percorso). Qui testuggini ferite o di appena un giorno di vita vivono momentaneamente in grandi vasche per essere ristabilite e poi rilasciate in mare. Il centro è visitabile gratuitamente, ma soprattutto è gestito da un gruppo di volontari e un’offerta sarà sempre gradita. All’ora di cena eccoci a Marmaris. La città è grande e caotica, giganteschi suv fanno bella mostra di sé, sembra di essere a Rimini… Decidiamo di andare via la mattina seguente. Abbiamo alloggiato al Nirvana Apart Hotel, in prossimità del piccolo rio di Marmaris. Un intero appartamento con 4 posti letto solo per noi a 60 TL, sicuramente un’ottima soluzione per risparmiare se si fosse in gruppo. Per cena, ottima scelta il Meryemana Restaurant, in pieno centro e segnalato dalla Lonely. Il simpatico proprietario ci ha proposto un piatto con tutte le specialità del luogo, davvero squisito, così come i dolci ed il personale del locale. All’uscita ci siamo dedicati ad un po’ di shopping al bazar (ricordarsi sempre di contrattare) prima di spegnere la luce e calare in un profondo sonno.
SABato 20
Oggi il viaggio sarà breve. Abbiamo deciso di raggiungere Datcha, nell’omonima penisola, a 70 km da Marmaris. I consueti cambi di scenari ci hanno accompagnato nel tragitto e addirittura abbiamo incontrato qualche mulino a vento. Come si entra nella cittadina, salta immediatamente agli occhi la differenza lampante con Marmaris, qui tutto è più a misura d’uomo. Per trascorrere un po’ di relax, puntiamo sull’Ilica Camping (www.ilcakamping.com), attraversando il paese si arriva ad un punto dove la strada sembra risalire, inforcandola, abbiamo trovato i cartelli che ci hanno portato a destinazione. Come siamo arrivati abbiamo strabuzzato gli occhi, un campeggio in riva ad un mare cristallino con prati verdi dove sonnecchiare tranquilli lontani da ogni rumore. Abbiamo immediatamente capito che qui il viaggio sarebbe entrato in stand-by e sarebbe iniziata la vacanza; come prima mossa abbiamo modificato la tabella di percorso per poterci fermare 3 notti. Il villaggio è pieno di negozietti dai quali escono intensi odori di spezie e saponi. Oltre all’arteria principale, una lunga passeggiata costeggia il mare, nel tratto finale numerosi attrezzi ginnici permettono anche in vacanza di tenersi in forma. Dopo aver visitato un convenientissimo mercato rionale, ci siamo seduti per consumare una deliziosa cena al Zekeriya Sofrasi nella strada principale; una sorta di self service con ottimo cibo locale a prezzi davvero ridicoli. Dopo il consueto the turco ci siamo ritirati nel parco del campeggio per rilassarci in santa pace prima del sonno. I restanti giorni li abbiamo trascorsi al mare ricaricandoci prima dello sprint finale. Teniamo a segnalare che un paio di locali al porticciolo servono degli ottimi balik ekmek, pane con all’interno gustoso pesce. Prima della partenza ci siamo congedati dai nostri amici vicini di bungalow, una graziosa coppia turca ed uno scrittore inglese, dopo di che siamo saliti in auto ed abbiamo raggiunto la cittadina di Pamukkale.
MERcoledì 24
Pamukkale, patrimonio mondiale Unesco, è famosa per la sua “soffice” collina bianca di calcare e travertino che sembra ricordare un’abbondante nevicata. I lontani terremoti hanno creato la nascita di fonti termali ricche di calcio e gesso che scendendo a valle riempono di acqua calda le famose terrazze bianche. Sul pendio della collina giacciono i resti della città ellenistica-romana di Hieropolis. Con 20 TL si può accedere ad entrambi i siti 24 ore su 24. Noi abbiamo cominciato ad inerpicarci poco dopo il sorgere del sole e nonostante la dura sveglia si è rivelata una scelta più che azzeccata in quanto si possono scattare splendide foto senza le masse di turisti. Fa contraltare il fatto che, invece, quando il sole è alto i colori delle terrazze assumono il meraviglioso azzurro del cielo. Per risalire la bianca collina è obbligatorio togliersi le scarpe. Lo scenario naturale è alquanto fantastico e con delle acque termali così ricche di minerali si capisce il perchè venne costruita la città proprio sulla sommità del colle. Ciò che rimane ne fa intuire la grandezza e l’importanza, e ancora si scava (molti archeologi sono italiani) per riportare in superficie qualche “gioiello” nascosto. Il maestoso teatro romano è stupendo e conserva tutt’oggi quasi tutti i suoi 12 mila posti a sedere. Per motivi tempistici non abbiamo potuto ammirare il museo, ma visto il prezzo esiguo (3 TL) e l’importanza dei reperti al suo interno, vale la pena una visita. L’antica piscina è stata, secondo noi, brutalmente trasformata in un business, con un prezzo un po’ gonfiato (25 TL) e tramutata in una struttura un po’ troppo a sé e non inserita nel tessuto cittadino. E’ comunque bello nuotare nelle sue acque calde, tra colonne e capitelli; per fare belle foto in solitudine conviene entrare alle 8, orario d’apertura. Terminata la visita abbiamo fatto ritorno all’Artemis Yoruk Hotel (www.artemisyorukhotel.com), vivace albergo con 2 piscine, internet e abbondante colazione a buffet. Dopo aver caricato i bagagli siamo ripartiti alla volta di Afrodisia (8 TL comprensivo del museo). Vista l’ora poco propizia (l’una di pomeriggio!) o per il fatto che Afrodisia non è comoda da raggiungere, il sito era pressochè deserto. Il tetrapilo (una sorta di porta monumentale) appare maestoso e voglioso di dimostrare tutta la sua bellezza, “appoggiato” nel prato vicino a dove riposa il professor Erim, che ha dedicato metà della sua vita a scavare qui ad Afrodisia. Fantastico anche lo stadio che ai tempi d’oro raggiungeva una capienza di 25 mila spettatori! Così come il teatro, letteralmente scavato in una collina e capace di ospitare più di 7 mila persone. Davvero tutto il sito merita di essere visitato con attenzione. A metà pomeriggio siamo ripartiti per arrivare a Selcuk in tempo per trovare una stanza al Barim Pension (www.barimpension.com), piccola e graziosa pensione nei pressi di Efeso. A sera una meritata cena presso il Selcuk Koftecisi, famoso per le sue kofte, prima di andare a dormire, domani ci aspetta un’altra levataccia…
GIOvedì 25
Selcuk è una sonnolenta cittadina per lo più usata come base di partenza per la visita all’antica città ellenico-romana Efeso, distante da qui appena 8 km. L’ingresso è di 20 TL; dopo il botteghino troverete l’ufficio per l’affitto delle audioguide, utili ma questa volta non indispensabili. La città è fantastica e, come abbiamo già constatato ad Afrodisia, uno dei migliori orari per visitarla, nonostante il caldo massacrante, è intorno alle 13 quando le orde di turisti dei viaggi organizzati sono seduti ai ristoranti. Vicino al teatro abbiamo assistito ad una rappresentazione in costume di una scena di vita quotidiana ai tempi dell’impero romano,una cosa turistica ma molto carina. Il sontuoso teatro grande, l’odeon ed il Pritaneo situati nella zona superiore, ogni monumento sarà degno della vostra attenzione. Fantastica è la via dei Cureti, un tempo ricca di botteghe, fontane e completamente pavimentata in marmo bianco, ma cosa lascia davvero a bocca aperta è la straordinaria facciata della biblioteca di Celso. Non abbiamo esitato a spendere altre 15 TL per visitare le famose case a terrazza e poter osservare di che lussuose ville ricche di marmi, mosaici ed affreschi disponevano le classi agiate dei tempi. Abbiamo impiegato per l’intera visita quasi 5 ore: come detto il caldo è davvero al limite della sopportazione e la massiccia presenza di turisti impedisce di muoversi velocemente. A sera abbiamo cenato da Ejder Restaurant davanti all’antico acquedotto oggi popolato da cicogne che nidificano sulle antiche volte. Ottimo cibo e personale davvero gentile.
VENerdì 26
Oggi siamo ripartiti alla volta di Istanbul. Per accelerare i tempi ci siamo imbarcati a Bandirma (191 TL 2 persone+auto) dove con appena 2 ore di traghetto si arriva a destinazione a pochi km da Sulthanamet. Un emissario dell’Economic Car Rental ci ha raggiunto direttamente in albergo per ritirare l’automobile dopo di che abbiamo trascorso le ultime giornate girovagando per la sempre splendida Istanbul.
CONSIGLI UTILI:
- – molti hotel preferiscono contanti alle carte di credito per non pagarci le commissioni – per telefonare dai telefoni pubblici sono molto più pratiche le schede con il cip piuttosto che quelle che richiedono il pin