Alle Canarie con la famiglia

Alla scoperta di Lanzarote... mare, storia, cultura e panorami mozzafiato
Scritto da: paolo_libero
alle canarie con la famiglia
Partenza il: 08/07/2012
Ritorno il: 22/07/2012
Viaggiatori: 3
Spesa: 1000 €
Ecco il diario del nostro viaggio, che spero che vi possa essere utile. Ho messo in evidenza i costi sostenuti e le indicazioni per raggiungere facilmente i luoghi indicati. La data del viaggio dal 8/7/12 al 22/7/12. Sono stati 15 gg molto sereni. Siamo una famiglia di tre persone, con figlia grande 17 enne. Abbiamo alternato a giorni di escursioni a giorni di solo mare. Le decisioni prese si sono basate principalmente sulle preziose notizie selezionate e riprese dai diari qui in precedenza postati. Abbiamo scelto quest’isola per il clima (abbiamo trovato sempre il sole, i locali ci dicono anche durante ns inverno, mai molto caldo, max del periodo in cui siamo stati 32 gr alcuni giorni freschini sui 23 gr, ventilato anche se a volte troppo), per il mare bello e pulito anche se la temperatura dell’acqua è stata un po’ fredda per i miei gusti, ma sempre balneabile, le bellezze naturalistiche (isola vulcanica non sconvolta da interventi di urbanizzazione invasiva), quindi con la possibilità di fare escursioni interessanti e non usuali senza fossilizzarsi sotto un ombrellone.

Volo: uno dei motivi della decisione. L’isola è collegata con voli di linea Ryanair da Milano (Bergamo) e quindi a costi contenuti con i pregi e difetti (bagaglio) di questa compagnia low cost, totale speso a/r prenotando con poco anticipo (30gg prima) euro 822,00 compreso bagaglio 15 kg/persona, seguendo un po’ le quotazioni (variabile di giorno in giorno) e portando solo bagaglio a mano (restando tassativamente nelle dimensioni indicate nel biglietto) si può spendere molto meno. Parcheggio auto a Bergamo “bigpark’’ costo 31 euro per i 15 gg, servizio buono di collegamento mezzo furgone con aeroporto. Località del soggiorno a Lanzarote, Puerto del Carmen, (scelta poi risultata azzeccata ) si trova in ottima posizione centrale rispetto isola utile per le escursioni, ben servita di ristoranti, supermercati e con delle belle spiagge cittadine, turistica ma accettabile , con un centro urbano raccolto intorno al porto.

La sistemazione tipo dell’ isola è l’appartamento inserito in residence con piscina, trovata mezzo booking.com “Plaza Azur” calle Azuelo n 19, sempre per 15 gg per un totale 492 euro solo pernottamento (sconsiglio la mezza pensione), compreso possibilità di disdetta. Ci siamo trovati molto bene, 2 camere più cucinino ben disposto, circa 50 mq, buon rapporto qualità prezzo, completo di cucinino (completo di stoviglie… poche, per la mattina portatevi caffettiera da casa ). Bella piscina con lettini e chioschetto snack, a disposizione ospiti accesso internet wi-fi gratuito zona reception. Per la spesa ottimo supermercato catena ‘’Hiper Dino ‘’, livello prezzi uguali o inferiori dei nostri.

I successivi giorni abbiamo intervallato giorni di solo escursioni e/o mare a giornate classiche di solo mare a seguire gli itinerari che ovviamente si possono scegliere nell’ordine che preferite. Raggiungibile a piedi dal residence (playa grande) spiaggia cittadina di sabbia, va bene per un tuffo e un po’ di sole anche se affollata, molto vicina (2 Km) ma ci vuole l’auto in alternativa vi è anche Playa de Los Pocillos vasta spiaggia anch’essa di sabbia molto meno affollata ma più ventosa. Per cenare, lungo la passeggiata in riva al mare vi sono innumerevoli proposte ‘’ a tema turistico ‘’ per tutte le tasche. Noi abbiamo scoperto dopo vari tentativi a 5 minuti di macchina dal nostro appartamento, zona centro storico di Puerto del Carmen (plaza del Varadero) proprio vicino al molo dei pescherecci la ‘’Confradia Pescadores la tinosa’’ ottima cucina locale, consiglio di chiedere le tapas che sono delle ns mezze porzioni, così si può ordinare più specialità. Abbiamo speso circa 20 euro a persona. Ci sono piaciute in particolare oltre le papas arrugdas (patate novelle bollite), il pimiento de padro (peperoni alla griglia) oltre al polpo cucinato in vari modi ( fritto, arrosto, ecc). Indispensabile per questo tipo di viaggio l’auto a noleggio, da ritirare e riconsegnare all’aeroporto di Arecife. Dopo molte letture (consiglio anche forum tripadvisor) abbiamo scelto la compagnia PlaylessCar, organizzazione ottima. Abbiamo prenotato l’auto (ci e stata data una Fiat Panda nuova che è andata benone per l’uso) tramite internet, assicurazione Kasco full, pagamento in contanti, 196 euro per i 15 gg (così non vi è il problema di lasciare carta di credito aperta). Lo sportello PlaylessCar per il ritiro auto si trova di fronte al nastro ritiro bagaglio, personale gentile, omaggio gradito di ottima cartina stradale in cui sono ben indicate tutte le località che abbiamo poi visitato, formalità per il contratto non più di 5 minuti, la consegna stesso livello di servizio, subito dopo l’uscita aeroporto (T1) chiare indicazioni per giungere al garage riservato autonoleggio, parcheggiata auto, attraversata la strada, riconsegna del contratto e chiave auto stesso sportello del ritiro… e grazie Plalyless… (curiosità nel cruscotto non vi erano i documenti di circolazione, unico documento in auto il contratto di noleggio… dicono che usa così, per fortuna la polizia non ci ha mai fermato per avere la controprova). Le strade sono ottime, isola facile da girare, ben indicati i siti turistici, non serve il navigatore, anche se un grande aiuto per le indicazioni stradali avuto da mia figlia.

Ed ecco per finire gli itinerari fatti nelle varie zone dell’isola. Ogni giorno siamo partiti verso le 9 con la ns splendida ‘’Panda’’ playless, ritornando il pomeriggio in tempo utile per un tuffo nella vicina spiaggia al ns residence e successiva cena. Gli itinerari non hanno caratteristiche di continuità quindi si possono scegliere con l’ordine che preferite.

Prima escursione – zona nord dell’isola

Prima tappa a 45 minuti da Puerto del Carmen – Jameos del Agua. Consiglio di arrivare per l’orario apertura alle 10 questo per evitare la ressa dei turisti che arrivano con i pullman, l’ingresso costa 8 euro, abbiamo acquistato l’abbonamento per entrare in 6 località (Jameo, Cueva de los Verdes, Mirador del Rio, Castillo san Josè Museo de Arte contemporanea de Arrecife, Jardin de cactus, Timanfaya) a 30 Euro, si risparmia qualche euro ( anche non visitando il museo de arte il sto meno interessante e un po’ fuori mano). Il Jameo fa parte del “Tunnel dell’Atlantide”, un sistema di caverne e gallerie create dalla lava nel suo scorrere verso il mare. È parte di un ‘tubo’ vulcanico, una “bolla” il cui tetto in alcuni punti è crollato a causa della pressione dei gas vulcanici, dando luogo a delle cavità a cielo aperto. L’arch Cesar Manrique, che ha negli anni 80/90 elaborato e realizzato il piano per valorizzare e allo stesso tempo preservare le bellezze di Lanzarote, ha reso questo luogo di grande impatto visivo, inserendo in modo non invasivo un giardino subtropicale, una piscina decorativa (non balneabile), un auditorium.

Seconda tappa: “Cueva de los Verdes”. Dista appena un km da Jameos e fa parte dello stesso sistema di caverne pur non essendo con esso comunicante. E’ una galleria scavata dal fiume di lava, molto suggestiva. È possibile vedere sulle pareti i diversi livelli raggiunti dal liquido incandescente e si osservano chiaramente le gocce solidificate. Il percorso guidato (spiegazione in inglese e spagnolo) è lungo circa un km (il tunnel è lungo circa 6km, ma la seconda parte non è visitabile), molto piacevole. Meglio avere scarpe comode e non scivolose (evitate le ciabatte infradito).

Terza tappa: Mirador del Rio, che si trova a qualche Km dal precedente, altra creazione di Cesar Manrique, breve sosta alla “casa dell’aloe”, una catena di negozietti presente in vari punti di Lanzarote. Nella prima parte del negozio c’è un piccolo museo in cui vengono spiegati tutti i passaggi della lavorazione di questa pianta e i suoi tanti utilizzi, Il Mirador è una struttura semicircolare posta su un’alta scogliera, che ospita un ristorante dotato di vetrata con vista a 180 gradi su uno dei panorami più meravigliosi che abbiamo mai visto. Proprio in fronte a noi l’isola de la Graciosa, si adagia sinuosa su un lembo di oceano così calmo da sembrare fatto di stoffa, appena increspata dal vento. Per questo si chiama “Rio”, perché è una manica d’acqua, così stretta da sembrare un fiume. Molto vento, ma lo spettacolo rimane comunque incantevole e il panino preparato dal mia figlia prima di partire assume un sapore unico. In alternativa nel vicino paese di Orzola nei pressi inbarco traghetti per l’isola di La Graciosa vi sono i tipici ristoranti da ottime tapas locali.

La tappa seguente è Harìa, che si trova lungo la strada di ritorno è Harìa, che merita una rapida visita. E’ un piccolo villaggio situato in quella che chiamano “la valle delle 1000 palme” (il motivo di tale definizione risulta ovvio). Harìa è un tipico e frequente “pueblo canario” con case bianche e basse, ornate di splendide buganvillee in fiore Ultima visita della giornata, Jardin de Cactus sempre sulla via del ritorno: il Jardin de Cactus, a Guatiza. È un’incredibile raccolta di 10000 cactus ornamentali, ideata ovviamente da Manrique. Le varie specie sono distribuite in cerchi concentrici su gradoni di pietra. L’impatto visivo globale è toccante se si pensa che è il recupero di una vecchia cava in disuso di cenere vulcanica. Ci sono cactus di ogni forma e dimensione, da quelli “classici” alla Will Coyote, a quelli altissimi, per passare attraverso mille buffe declinazioni. Da vedere il cactus che sembra un cervello umano. Anche fuori dal giardino botanico i cactus crescono ovunque (non per altro questa zona si chiama “terra dei cactus”). In tutti i negozi di souvenir dell’isola vendono marmellate e liquori di cactus. Originali.

Seconda escursione: la zona Ovest dell’isola

La prima tappa a circa 40 minuti di auto da Puerto del Carmen, Parque Nacional de Timanfaya. Anche qui consiglio di arrivare per le 10 (solito problema di pullman turistici e di posti nel parcheggio) il parco è preannunciato sulla strada dal famoso diavoletto disegnato da Manrique. Dopo il diavoletto si procede oltre l’Echadero de los cammellos (da dove partono le gite in dromedario, visibile dalla strada), una casupola in pietra lavica: è la biglietteria. Una volta fatto il biglietto (8 euro)… qualche centinaio di metri, fino al grande e affollato parcheggio. Qui partono gli autobus per la visita nel parco (partono dalle 10 alle 16, uno ogni mezz’ora circa, visita guidata compresa nel biglietto d’ingresso). Il “Tour de las montañas de fuego” percorre 14 km della “ruta de los vulcanes”, fiancheggiando cime e crateri vulcanici. Alte pareti di lava solidificata, vallate costellate da “islotes” (piccole colline tonde), distese desertiche nerissime di sabbia e rocce dove, nonostante condizioni proibitive, crescono alcuni piccoli arbusti, panorami unici che degradano fino al mare, in lontananza. Una voce narrante dà alcune indicazioni durante il percorso (in spagnolo, inglese e tedesco). Il percorso dura circa 40 bellissimi minuti. Rientrati alla base, alcuni addetti del parco intrattengono con avvincenti dimostrazioni delle particolarità geotermiche del sito. Iniziano col darci una manciata di ghiaia raccolta a pochi centimentri sotto la superficie del terreno. Il tempo di domandarci “a che serve?” e già il palmo scotta. Dopodiché ci mostrano un buco nel terreno, profondo un paio di metri. Vi gettano una forconata di sterpi secchi e dopo appena un minuto prendono fuoco con una fiammata impressionante. Infine, ci conducono ad alcune bocche interrate. Ci spiegano che i tubi scendono a una profondità di circa 10 metri, dove il terreno raggiunge i 400°. Versano nel tubo una secchiata d’acqua ed ecco comparire altissimi geyser di vapore. La visita si conclude al bel negozietto di souvenir (abbiamo acquistato una bellissima tazza con il simbolo del diavoletto trovato solo qui) e poi pranzo nel ristorante “El Diablo”. La griglia su cui cuociono carne e pesce è appoggiata su una specie di “pozzo” e il cibo viene cotto con il calore naturale del vulcano. Consiglio un polletto alla griglia cotto al calore del vulcano gustato dietro alla vetrata che abbraccia a 180° il favoloso panorama (unico e impagabile) che dal Timanfaya raggiunge l’oceano (spesa 15 euro a persona).

Dopo la visita al parco ritorniamo sulla strada principale e per ritornare alla base ci dirigiamo verso Yaiza, le cui tipiche casette isolane meritano di essere viste. Poi seguendo le indicazioni attraversiamo La Geria, la zona vitivinicola di Lanzarote. Il paesaggio? Solo blocchi di sabbia nera separati dalla strada che scorre in mezzo. Ecco quello che chiamano “il malpaìs”. Qui, in mezzo a questo nulla, coltivano le viti con cui producono la famosa Malvasia di Lanzarote. Le viti crescono in buche scavate nella sabbia lavica (che mantiene l’umidità necessaria alla loro sopravvivenza), protette una a una da muretti a secco semicircolari (altrimenti verrebbero spazzate via dal vento). Lungo la strada si trova la “Bodega Stratus”, la cantina produttrice di un vino che ha vinto svariati premi. È molto elegante e vende, oltre ai vini, anche prodotti gastronomici (ristorante) selezionatissimi e carissimi provenienti da svariati luoghi.

Terza escursione – la zona ovest e sud dell’isola

Prima tappa El Golfo, un piccolo paese affacciato sul mare dove ci sono vari ristoranti, poche case su una spiaggia sassosa ma molto bella. Dopo aver lasciato la macchina in un comodo parcheggio, percorriamo un ampio sentiero costiero con un panorama mozzafiato. Il sentiero si apre sulla spiaggia nera e poco dopo compare al nostro fianco il famoso ‘’ Lago Verde’’ che visto così da vicino appare poco più di uno stagno, protetto da cordoncini anti-turista. Riprendiamo la macchina e con direzione Playa bianca troviamo Los Hervideros”. Parcheggiamo e prendiamo un sentiero che si snoda tra diversi “balconi” in pietra creati per permettere ai turisti di affacciarsi su gallerie di roccia in cui le onde si infrangono. Ovviamente più il mare è mosso e maggiore sarà l’effetto. Qui, trecento anni fa la lava ha incontrato l’oceano, creando scogliere nere e frastagliate di incredibile bellezza. Un altro spettacolo della natura. Subito dopo facciamo una breve pausa alle Salinas de Janubio, racchiuse in una baia circondata dalla lava, ma nulla di particolare. Dopo si giunge a Femes, paese di montagna molto ben conservato, che si affaccia sul Rubicon, l’arido pianoro alle spalle della zona di Playa Blanca. La chiesa di san Marcial merita una visita: è la più antica diocesi delle Canarie. Alla fine del paese, sulla strada principale prima dell’inizio della ripida discesa verso playa bianca, ci fermiano al ristorante “Casa Emiliano”: cucina tipica, frequentato dalla gente del posto, ma non accettano le carte di credito. In questo posto si spende all’incirca un 25/30 euro a testa.

Ultima tappa Playa Blanca, centro situato al centro della costa meridionale dell’isola, proprio di fronte a Fuerteventura, che è talmente vicina da poterne intravedere le famose dune. Il centro pedonale è carino e ordinato (come quasi tutti i paesini dell’isola), con negozi molto turistici (prevalentemente di elettronica… attenzione alle fregature). Scendiamo sul lungomare che dal porto (dove partono i traghetti per Fuerteventura) conduce fino a Marina Rubicon, dove in estate attraccano gli yachts dei vip. La passeggiata lunga più di un chilometro è piacevole. Gli scorci sono belli, con le casette di Playa Blanca arrampicate sulle rocce nere e l’oceano con i suoi colori intensi. La spiaggia di Playa Dorada è carina, con sabbia chiara e mare turchese. Ma è pur sempre una spiaggia “cittadina”.

Quarta escursione – le spiagge del Papagayo

Oggi solo mare, tappa unica la zona delle spiagge del Papagayo. Consiglio di raggiungere le spiagge passando da Fermes. Dopo il lungo rettilineo del Rubicon direzione Playa bianca, si giunge a una grande rotonda, la prima strada a sinistra è quella per Papagayo (in parte sterrata ma buon fondo senza buche). E’ una zona protetta, quindi con vincoli ambientalistici che, per ora, la proteggono dall’avanzata del cemento che sta invadendo la costa sud di Lanzarote. Dopo un casottino in cui si paga un pedaggio di 3 euro a macchina (non vi sono altri esborsi per parcheggiatori abusivi tipo posti analoghi della ns amata patria). Le spiagge son ben segnalate e collegate. La prima, Playa Mujeres, è la più ampia, fornita di zona di parcheggio adiacente, sabbia dorata, con alcuni scogli piatti e lisci, presenta caratteristiche che mi ricordano le calette della Sardegna. La costa è formata da una scogliera a strapiombo sul mare, dove si fanno spazio piccole insenature sabbiose. Le altre spiagge più note sono: Playa del Pozo, la sabbia è chiara e soffice e il mare tranquillo e caldo; Playa de Papagayo, che dà il nome alla costa e al parco naturale, è stata la nostra preferita (ci siamo tornati più volte solo 30 minuti di macchina da Puerto del Carmen con un po’ di esperienza ). C’è un parcheggio ampio. Lasciata la macchina dopo un sentiero di duecento metri si apre un vero anfiteatro che termina nel mare con belle onde. La spiaggia di sabbia fine e dorata è circondata da rocce, creando una imboccatura naturale di rara bellezza. Per finire un ultimo consiglio: state attenti al sole che picchia forte. Sulla destra della spiagge alcune rientranze dove si crea un’ indispensabile ombra nel pomeriggio.

Quinta escursione: il mercatino di Teguise

Si svolge solo di domenica ed è il mercato più famoso dell’isola. Teguise è l’antica capitale, situata nell’entroterra. Arriviamo nel paesino verso le 9.30 quando ancora gli autobus delle agenzie di escursioni e degli hotel sono per strada, così ci godiamo un primo giro in tranquillità. Il parcheggio, nonostante il grande afflusso di visitatori, non è un problema: sono organizzatissimi e ovunque, prima di accedere al paese, ci sono ampi parcheggi custoditi (a pagamento, poco più di 1 euro per tutta la mattinata). Niente di eccezionale, però per i miei gusti (si sa però che invece le donne vanno matte per il genere), le bancarelle espongono le solite merci che si trovano un pò ovunque (souvenir, magliette, borse, bigiotteria etnica, ecc) a uso turisti, buoni i prezzi (attenzione però alle fregature). Intorno a mezzogiorno, in un zona del mercato dove si trovano bancarelle di cibo locale sgranocchiamo del pane integrale con noci e pistacchi… davvero eccellente (venduto da un genovese qui trasferito) e poi dolci tipici seduti al sole ascoltando un gruppo folkloristico che propone musica locale.

Dopo la pausa ci dirigiamo verso Taiche, dove si trova la Fundacion Cesar Manrique. Questa è una visita che ho molto apprezzato. L’abitazione è scavata nella roccia lavica ed è stata la casa dell’artista che ha cambiato le sorti dell’isola Cesar Manrique. Oggi è un museo (ingresso 8 euro, i bambini entrano gratis) e ospita la collezione privata di Manrique (che vanta ospiti illustri come Picasso e Mirò), oltre alle sue opere, ispirate alla forza devastante e magnetica della lava. La casa è unica e irripetibile. Costruita su una colata lavica ha due livelli. Il piano superiore (che è in realtà il piano terra) è caratterizzato da ampie vetrate che si aprono sul mare di lava solidificata. La finestra più suggestiva lascia entrare una colata di lava che prosegue all’interno del candido salone. Il piano inferiore è ancora più particolare: stretti corridoi naturali e stanze create in bolle vulcaniche sono state arredate da Manrique con mobili creati su misura e accostamenti cromatici d’effetto. Il bianco, il nero, il rosso, le linee tortuose delle pareti naturali di roccia lavica in contrasto con le linee essenziali e pulite dei divani, delle lampade, dei tavolini creano un ambiente davvero singolare. Un’altra particolarità sono gli alberi posizionati al centro delle stanze del piano inferiore che fanno capolino al piano superiore attraverso aperture nel soffitto. Belli anche gli spazi esterni: un jameos (cioè un tunnel vulcanico a cielo aperto) è stato trasformato in patio per accogliere gli ospiti, con tanto di forno, barbecue, grande tavolata e divanetti e piccola piscina all’aperto.

Sesta escursione – Playa de Famara

Questa è stata l’escursione preferita da mia figlia. Abbiamo raggiunto la playa di Famara facilmente e velocemente, con una bella strada passando da Teguise in circa 40 minuti da Puerto del Carmen. Si tratta di una spiaggia di sabbia profonda (la profondità varia moltissimo in base delle maree) e lunghissima ( 5 Km). Qui abbiamo trovato sempre vento che costantemente soffiava dal mare (mosso). Per la gioia di mia figlia è la spiaggia del surf per antonomasia dell’isola di Lanzarote, dove ci sono decine di giovani, e non, che da soli o organizzati dalle varie scuole di surf / Kite sfidano le onde con le loro tavole. Sulla sinistra della spiaggia c’è il paesino di Caletta de Famara, caratteristico e non ancora stravolto dal turismo. Ha un impronta un po’ hippy data dai giovani che praticano surf e Kite, lungo la strada principale vari negozietti di riferimento delle scuole di surf noi abbiamo scelto ‘’ Costa Noroest ‘’, un giorno di corso 40 euro compreso tavola, muta intera, colazione a sacco a pranzo o, in alternativa, 25 euro solo mattina, affittano anche la tavola a 9 euro giorno (volendo vengono a prendervi anche a puerto del carmen o teguise. Nel paesino ci sono vari ristoranti.

L’ultimo giorno, in attesa della partenza dell’aereo ore 17, siamo stati ad Arrecife, zona Puerto per visitare il Castillo de San José non ben indicato e da non sbagliarsi con uno simile di ‘’San Gabriel’’, che si trova a metà della costa (per arrivare al castillo San Josè seguire indicazione porto e poi la strada lungo costa, il castello si trova sulla strada, verso la fine, direzione costa di Teguise). L’ingresso costa 2,50 Euro (compreso nel biglietto cumulativo). Il parcheggio è custodito e quindi lasciata macchina e bagagli con tranquillità visitiamo il Miac (museo di arte contemporanea). La collezione è molto ridotta, qualche quadro, qualche scultura… niente di particolare. Merita di più il recupero a fine museo del castillo (è più una torre di guardia) e al piano inferiore dell’edificio l’inserimento, sempre su progetto di Manrique, di un bel ristorante panoramico. Anche qui pareti di roccia lavica, arredamento minimalista, tavoli apparecchiati giocando sui toni del bianco e del nero. Il tutto è reso ancora più caratteristico dall’enorme vetrata affacciata sul porto (e sul piccolo e curato giardino). Persino i bagni sono dotati di vetrata con panorama. Dopo la visita al castello e uno spuntino al ristorante di Marique, proseguiamo per la costa di Teguise, bella rocciosa con qualche caletta di sabbia… Playa de la Tía Vicentama a Playa del Tío Joaquín c’è molto vento per la gioia di tanti windsurfer. La costa è molto ‘sfigurata’, nascosta totalmente alla vista da un’urbanizzazione turistica molto intensiva costituita da residence, innumerevoli villette e qualche enorme resort… tutto ciò per chilometri.



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