Alla scoperta di linosa

Quest’estate dopo il solito tira e molla con mia moglie sulla scelta della destinazione e sul costo totale dell’”impresa”, abbiamo deciso di recarci, insieme a nostra figlia, a Linosa nell’arcipelago delle Pelagie di cui fa parte la più famosa Lampedusa. L’idea mi era venuta guardando un depliant turistico nel quale se ne accennava...
Scritto da: germo
alla scoperta di linosa
Partenza il: 05/07/2008
Ritorno il: 12/07/2008
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
Quest’estate dopo il solito tira e molla con mia moglie sulla scelta della destinazione e sul costo totale dell’”impresa”, abbiamo deciso di recarci, insieme a nostra figlia, a Linosa nell’arcipelago delle Pelagie di cui fa parte la più famosa Lampedusa. L’idea mi era venuta guardando un depliant turistico nel quale se ne accennava appena, successivamente attraverso ricerche su internet e letture dei pochi resoconti di viaggio disponibili sono rimasto letteralmente folgorato dalla possibilità di visitare un territorio così piccolo, praticamente uno scoglio, in cui tutto era ridotto all’essenziale in un mondo in cui abbonda il superfluo. Carico di aspettative sono partito, insieme alla famiglia, da Trapani (la città di cui sono originario), alla volta di Porto Empedocle il giorno 5 di luglio, appena arrivati nell’area portuale abbiamo subito visto l’aliscafo che avrebbe dovuto portarci a destinazione il cui aspetto non era molto rassicurante, soffiava un forte vento di scirocco che rendeva il mare particolarmente agitato lasciando presagire un viaggio tutt’altro che tranquillo. Il problema che si pose appena arrivati fu quello dell’automobile, dove lasciarla?, nell’area portuale non era possibile parcheggiare e all’esterno di essa non sembrava molto consigliabile parcheggiarla per una settimana, ci venne in soccorso un tipo, uno di quei “traffichini” con le mani in pasta dappertutto, il quale ci propose di lasciarla a lui che l’avrebbe messa nel proprio garage in cambio di 50 €, cifra pattuita dopo breve trattativa avviata da mia moglie, in seguito abbiamo scoperto che questo modo di fare è comune a molte persone, una sorta di primo o secondo lavoro. Successivamente ci siamo imbarcati e siamo salpati alla volta di Linosa, ci attendevano tre ore di viaggio necessarie per coprire le circa 60 miglia marine che ci separavano dal “nostro scoglio”,. Il viaggio per me che soffro il mal di mare è stato una tragedia, l’aliscafo non faceva altro che ballare sulle onde con conseguenze disastrose per il mio intestino, vi risparmio i particolari per motivi di pudore, alla fine, grazie a Dio, con circa mezz’ora di ritardo siamo arrivati come Ulisse sulla nostra Itaca. L’isola fin dal suo primo avvistamento si presentava di un colore nero intenso che tradiva la sua origine vulcanica con poca vegetazione e un aspetto decisamente selvaggio. Appena sbarcati, nel “nuovo” molo di cala pozzolana, ci si è subito presentato davanti lo spettacolo di una parete scoscesa che terminava la sua corsa nel mare, di fianco ad essa una delle poche spiagge dell’isola famosa perché le tartarughe caretta caretta vi depositano le uova. Ad attenderci c’era il proprietario della casa che avevamo affittato il quale con il suo pulmino nel giro di pochi minuti ci ha portato nel nostro alloggio nella parte alta del paese di Linosa. Quest’ultimo è praticamente l’unico centro abitato di una certa dimensione dell’isola che conta in tutto circa 500 abitanti, il resto sono case sparse a mo’ di presepe un po’ qua e un po’ là. Il paese ospita l’essenziale per poter vivere, ci sono tre negozi di generi alimentari, una macelleria, un panificio, un fruttivendolo, una pescheria con del pesce eccezionale, una chiesa ( a proposito il santo patrono è San Gerlando, un nome molto comune tra gli abitanti), un’edicola con i giornali di due giorni prima, un tabaccaio, tre bazar, una farmacia ed una guardia medica per curare l’essenziale. Mi sono attardato in questa descrizione un po’ da catalogo per cercare di rendere l’idea di quella che può essere la realtà in un luogo così lontano dal nostro vivere quotidiano e soprattutto per far intendere il tipo di vacanza che si può trascorrere sull’isola. Io e la mia famiglia ci siamo divertiti tantissimo, spesso andavamo a mare nella spiaggia di cala pozzolana o negli immediati dintorni perché è il posto più vicino al paese, qualche altra volta siamo andati nella parte opposta dell’isola, rispetto al paese, che offre scorci molto suggestivi come ad esempio la piscina naturale, una vasta apertura nella roccia formatasi per il crollo della volta di una galleria sottomarina che permette di godere di un bel pezzo di mare. La costa è perlopiù bassa è ripida, numerosi sentieri portano verso il mare ma bisogna essere discreti camminatori e nuotatori. Il posto più bello a mio avviso è quello chiamato dei faraglioni, una piccola baia con all’interno una serie di scogli di varie dimensioni, facilmente raggiungibili, tra i quali nuotare. All’interno dell’isola ci si potrebbe spostare anche e piedi, ma il forte caldo estivo e la ripidità di alcune strade lo sconsigliano, il mezzo più usato è lo scooter insieme al quad che si possono affittare comodamente presso alcuni noleggiatori locali insieme alle classiche biciclette. Alcuni isolani organizzano una sorta di servizio taxi, si posizionano con i loro mezzi in punti strategici del paese e si offrono di accompagnarti sia all’andata che al ritorno a fronte di un piccolo compenso ad esempio 10€. Durante il periodo estivo ai non residenti è proibito portare con sé la propria automobile, l’isola non dispone di nessun distributore di benzina (ma sembra che le autorità locali stiano provvedendo), gli isolani si arrangiano riempendo periodicamente, da un camion cisterna che arriva appositamente , dei grossi fusti che conservano o nelle proprie case oppure in alcune cavità naturali di cui l’isola è ricca il che rende l’isola una piccola polveriera. A proposito di cavità naturali nell’isola ci sono tre “montagne”, la più alta misura circa 200mt, chiamate rispettivamente monte nero, monte rosso e monte vulcano le quali a guardare bene non sono altro che parti delle antiche pendici di un vulcano la cui bocca corrisponde ad una vasta depressione al centro dell’isola oggi ricca di una vegetazione rigogliosa fatta di piante di capperi, lenticchie e fichi d’india accanto alle quali si trovano diverse case colorate in modo vivace come è costume dell’isola. Infine una delle cose più particolari dell’isola è l’ospedale delle tartarughe, un centro gestito da una associazione ecologista nel quale vengono portate, per essere curate, le tartarughe che rimangono in qualche modo ferite, l’associazione cura anche i luoghi in cui questi bellissimi animali depongono le uova seguendoli nel corso delle varie fasi. La vacanza a mio avviso non dovrebbe durare più di sette giorni per non rischiare di annoiarsi, il posto è l’ideale per chi ha voglia di riposare e godere di una natura quasi incontaminata, se si cerca il divertimento pazzo fatto di locali alla moda discoteche ecc. Ecc. Decisamente la scelta è inappropriata. Dal punto di vista economico l’isola non è eccessivamente costosa, si dorme in due con circa 60€ a notte, il cibo costo un po’ di più che sulla terraferma ma il pesce decisamente meno, in generale con meno di mille euro si trascorre una bella settimana.


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