Alla scoperta di Cuba 2

Viaggio non organizzato alla scoperta della parte Ovest di Cuba con pernottamento in Casas Particulares e servendosi di mezzi pubblici per i movimenti interni.
Scritto da: alessiosantarelli
alla scoperta di cuba 2
Partenza il: 17/08/2011
Ritorno il: 01/09/2011
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Nel racconto abbiamo incluso i contatti di casas particulares e ristoranti dove abbiamo mangiato e pernottato al di fuori del circuito della Lonely Planet. Speriamo siano utili a chi legge.

17/8 E finalmente si parte! Il volo e’ Air Europe, ricercato “scientificamente” con sky scanner. Nel nostro zainone abbiamo i soliti strumenti: la Lonely Planet, la reflex, i racconti di viaggio di qualcun altro, i consigli di qualche amico appuntati su dei pezzi di carta e sulla guida, qualche prenotazione in giro per l’isola e un sacco di idee in testa!

All’arrivo all’Avana perdiamo un’ora per i passaporti, un’ora per il cambio che contrariamente alle aspettative non crea nessun problema, mezz’ora per la trasferta in taxi (25 CUC) e alla fine per mezzanotte siamo alla Casa di Candida (25 CUC/notte), Casa Particular semplice e accogliente in Centro Habana consigliata da un amico. La casa non e’ nella posizione piu’ bella, ma sicuramente in quella piu’ vera: un po’ di desolazione, i carretti, le auto anni 50, i ragazzini che giocano a pallone per la strada fino a tarda notte, gente che chiacchiera davanti alla porta di casa e molti che ciondolano. La casa a noi piace per la pulizia, l’aspetto molto cubano e l’ospitalita’ molto genuina. Altri probabilmente preferirebbero pernottare in Habana Vieja, che e’ la piu’ caratteristica e turistica.

[Casa de Candida. Calle San Rafael 403 entre Manique y Campanario. Centro Habana]

18/8 Avana

La sveglia nella casa particular e’ addolcita da una colazione abbondante (4 CUC/testa, che poi sara’ il costo in tutta la vacanza) con caffe’, frutta tropicale e i boccadillos jamon y cheso che ci inseguono per tutta l’isola.

A pancia piena cominciamo ad addentrarci nell’Habana: e’ un assalto continuo di Jineteros (i truffatori locali) in coppia maschio e femmina che con fare educato cercano di proporre ogni tipo di merce o “servizio”, ma si allontanano in fretta se li ignori a differenza di quello che si puo’ vedere in altri paesi.

Nella giornata visitiamo tutta Habana Centro. Una delle tappe piu’ interessanti e’ la fabbrica del tabacco (10 CUC/testa) dove 400 cubani fabbricano ed impacchettano a mano tra i 50 e i 150 sigari al giorno. Scopriamo che all’interno esiste una gerarchia basata sulla capacita’ di produrre sigari piu’ di pregio e un premio “non comunista” sulla produttivita’. Alla mattina viene letto loro il giornale ed alla sera un romanzo, mentre la loro giornata e’ accompagnata dalla musica e gli operai sembrano sorridenti nonostante il lavoro abbastanza logorante. Camminiamo davvero a lungo: dal Malecon (il famoso lungomare) al Paseo de Marti fino a Parque central e al Capitolio National e senza vergognarci saltiamo i musei che ci ispirano poco. Pranziamo all’ottimo Cafe Inglaterra in Plaza Central e poi partiamo per un tour all’occidentale su un autobus scoperto che ci porta in modo economico e pratico fino a Plaza del Risorgimento, al memoriale di Marti, dove una donna in sovrappeso ci insegue con un fischietto per accertarsi di averci fatto pagare un CUC per entrare. Dal memoriale possiamo finalmente vedere la famosa immagine del Che che e’ stata riprodotta su milioni di magliette: della serie il piu’ comunista della storia e’ stato anche quello che ha creato il merchandising di maggiore successo! Il nostro obiettivo e’ poi raggiungere nell’ultima tappa del nostro bus da giapponese la Gelateria Coppelia, ma un forte temporale purtroppo ci costringe a cambiare i nostri piani ed a rientrare a casa!

La pioggia ovviamente passa dopo qualche ora e ci troviamo al Prado 12 a fare un aperitivo di tutto rispetto ammirando il tramonto sul Malecon. Ci beviamo il miglior Mojito di tutto il viaggio, io mi prendo anche un hamburger gigante, e ci dedichiamo ad origliare un gruppo di connazionali che si vantano delle loro capacita’ amatorie con degli uomini cubani (un po’ come andare da Maradona ad insegnare a giocare a calcio). Purtroppo di italiani da film di Alberto Sordi ne e’ piena Cuba, ma ai nostri occhi si concentrano nella zona di Varadero. Dopo l’aperitivo ci dirigiamo a cena al miglior ristorante di Cuba “La Guarida” (25 CUC/testa) dove la prenotazione e’ d’obbligo. All’ultimo piano di un palazzo poco invitante dall’esterno si nasconde un ristorante a quanto pare citato anche dal New York Times e che ha ospitato divi di hollywood e principesse: qui mangiamo delle prelibatezze di pesce, incluso un carpaccio tutto italiano.

All’uscita del ristorante con un effetto sorpresa degno della migliore trasmissione della Defilippi incontriamo gli amici Pier ed Erika che si stanno tuffando nelle prelibatezze dopo due settimane a mangiare il congri, ovvero riso e fagioli, in lungo e in largo a Cuba. Il nostro abbigliamento non e’ decisamente all’altezza del loro, ma a differenza nostra, loro sono a fine vacanza!

19/8 Avana

Partiti alla volta di Habana Vieja con un ciclo taxi, assolutamente vietato in L’Havana ai turisti, ci si apre un mondo completamente nuovo di vita, animazione e flussi infiniti di persone. La prima tappa e’ l’immancabile Museo della Cioccolata dove accolti in una sala dal sapore di bistrot parigino di inizio secolo un menu di cioccolata calliente ed un assortimento di cioccolatini ci danno la carica energetica per la giornata. A questo punto giriamo in lungo e in largo soffermandoci a guardare la moltitudine di piazze, vie, quartieri, negozi e persone che si susseguono dinanzi a noi. Il giro che seguiamo e’ semplice ed e’ quello disegnato dalla Lonely Planet. Il nostro pranzo viene animato da un gruppo locale che suona musica cubana al massimo volume e da una signora eclettica 70enne che si prodiga in un cocktail di danze cubane e forti allusioni sessuali suscitando l’ilarita’ di tutti i turisti e cubani presenti.

La sera raggiungiamo la leggendaria Boteguita del Medio, quella tanto amata da Hemingway: ora e’ popolata da turisti italiani che sembrano usciti dal grande fratello e che si accaniscono selvaggiamente per bere dei Mojto senz’altro mediocri rispetto allo standard locale. Ceniamo dietro l’angolo al ristorante El Patio, indicato dalla guida giustamente come il piu romantico del pianeta. La cena comunque e’ sicuramente la piu’ salata del pianeta per i prezzi di Cuba, dato che spendiamo 35 CUC/testa per le portate piu’ economiche del menu.

Dopo cena raggiungiamo l’Hotel National a Vedado per il famoso Cabaret Parisienne (32 CUC/testa da prenotare, ma pagabile con carta), uno spettacolo in stile Mouline Rouge con una grande animazione, tante belle ragazze mezze nude stile can can ed un carnevale di colori. Le due ore forse sono troppe, ma ne vale la pena! Vicino a noi c’e’ una cubana bellissima, poco piu’ che ventenne, accompagnata da un occidentale benestante che la riverisce. Non sara’ ne’ la prima ne’ l’ultima che vedremo coppie di questo tipo nel corso della vacanza, ma non ci stupiamo particolarmente di questo “costume” dell’isola che e’ ovviamente incentivato dalla poverta’ diffusa e dalla dittatura che impedisce l’uscita dal paese: un matrimonio per un cubano o una cubana puo’ radicalmente cambiare la vita.

20/8 VINALES

La mattina ci svegliamo presto per una trasferta di tre ore da Habana a Vinales con i biglietti Viazul acquistati all’hotel inglaterra. Gli autobus risulteranno sempre comodi in tutta la vacanza, non troppo costosi e sicuramente molto piu’ pratici del noleggio di automobili che abbiamo sentito creare non pochi inconvenienti, sia “meccanici” che di orientamento, a tutti quelli che abbiamo incontrato in viaggio. Sugli autobus ci sono i turisti occidentali e i cubani borghesi, mentre il popolo scopriamo che viaggia ammassato su camion che ricordano tanto i mezzi di trasporto indiani, quest’ultimi si distinguono solo per essere dei londinesi “double decker” dove il second deck e’ il tetto del camion che a Cuba si ha la decenza di non utilizzare per il trasporto persone, ma per il resto la disumanita’ del mezzo di trasporto e’ la stessa.

I contatti per Vinales e Cienfuegos ce li da la casa particular dell’Havana che non sbaglia un colpo.

Ci ospita la casa di Manuela: molto bella, molto accogliente, seppure la padrona sia super commerciale ed abbia un listino per venderci qualunque cosa, persino scaricare le foto della reflex su CD!

Nel pomeriggio dopo un breve giro nel paese dove c’e’ poco o nulla da vedere, se non un incontro amatoriale di pugilato che ha animato un’ora del nostro tempo, ci rechiamo alla tanto decantata piscina dell’Hotel Loz Jazminez (3 CUC/testa+3CUC per arrivare in taxi) dalla quale effettivamente si puo’ ammirare un paesaggio meraviglioso. Tuttavia per tuffarsi in un brodo marrone circondato da galline che vagano liberamente ci vuole il coraggio e gli anticorpi di Ambrogio Fogar. Nessuno degli occidentali presenti ha questo coraggio, fatto salvo per il capofamiglia di una stoica famiglia inglese che entra per un pediluvio. Il regolare temporale serale di due ore ci rovina la festa e scappiamo a casa, questa volta riuscendo finalmente a salire su una delle fantastiche Buick anni 50 che girano per Cuba e sopravvivano alla loro vecchiaia, facendoci tanto credere di essere un personaggio di Happy Days. Il nostro autista e’ il vero bullo del paese, conosce e saluta tutti con il clacson ad ogni incrocio.

(Sra Manuela Martinez Rodriguez. Calle Joaquin Perez 25. Vinales )

21/8 VINALES

Ci svegliamo all’alba per una gita a cavallo (20 CUC acquistato in una delle varie agenzie in piazza) nella valle di Vinales. Il giro e’ sopra le aspettative perche’ oltre ai paesaggi meravigliosi abbiamo l’occasione di chiacchierare a lungo con un contadino e di visitare delle grotte bellissime dove c’e’ l’opportunita’ di fare un tuffo in una piscina naturale illuminata da una piccola torcia. Durante il percorso, il contadino ci rolla un buon sigaro che ci gustiamo sul momento, ci prepara un succo di cocco e rhum, e ce lo beviamo alle 10 del mattino, e ci mostra la lavorazione della canna da zucchero.

Il contadino ci stupisce: possiede una quantita’ di ettari da vero latifondista. Ma non c’era stata la riforma agraria? Amanti che si possa essere o meno delle economie stataliste, quello che e’ chiaro e’ che hanno combinato un casino pazzesco nella struttura del sistema economico e l’esistenza di due monete, ovvero il peso convertibile e il peso cubano – che vale un venticinquesimo – del resto non fa che amplificare questa cosa.

Le aziende private sono state statalizzate negli anni ’50 da Castro, poi un po’ di attivita’ privata e’ stata concessa nel Periodo Especial ad inizio degli anni ’90 quando gli Stati Uniti hanno messo il paese sotto embargo e Cuba si e’ trovata in ginocchio in una poverta’ assoluta. Qui’ sono emersi i paladeres (ristoranti privati) e le casas particulares, ma di certo pochi hanno fatto soldi. Nell’ultimo periodo con Raul Castro hanno fatto qualche altro passo avanti nella liberalizzazione del sistema economico.

Con queste continue trasformazioni hanno creato dei disastri. Ora lo stipendio medio mensile e’ pari a circa 200 dollari all’anno, ma e’ la media dei polli di trilussa perche’ i tassisti quei soldi possono farli in un mese mentre i dottori possono guadagnarne persino di meno. Il PIL pro capite arriva ad 11 mila dollari e questo non e’ un numero piccolo, ma non si respira questa ricchezza nell’aria. Ma come e’ distribuito? Le case costano 30mila dollari: qualcuno dice che si possono comprare ed altri no. I neri, importati in massa prima ai tempi della fiorente lavorazione della canna da zucchero, fanno chiaramente i lavori piu’ umili. Ma come e’ possibile che il comunismo in decenni non abbia appiattito questa situazione? Alla fine chi ha i soldi lo vedi nei tanti negozi dell’Havana o di Trinidad che vendono i prodotti a prezzi quasi occidentali in pesos convertibiles. In questi negozi trovi i prodotti di qualita’, mentre con i peso cubani i locali comprano il cibo per strada e qualche bene e servizio di bassa qualita, in linea a quello a cui accedono grazie alle tessere nazionali. Il Cubita, il fantastico caffe’ cubano costa 14 peso convertibili e i cubani non se lo possono permettere e bevono delle brode. I pesos convertibiles li hanno quelli che hanno fatto fortuna coi turisti, quelli che lavorano per Castro e prendono mazzette, quelli che ricevono le rimesse dai parenti emigrati all’estero o quelli che dall’estero rientrano a Cuba. Da quello che capiamo, l’economia comunque e’ concentrata su tre attivita’: il turismo, il tabacco e lo zucchero. Il paese e’ cosi’ messo male che ha dovuto “vendersi” i suoi medici a Chavez in modo da avere in cambio il petrolio Veneuzuelano, una forma post-moderna di baratto.

La sera su indicazione di un cubano poliglotta e simpatico (Boris) conosciuto all’agenzia turistica ci siamo recati al Restaurant Criollo (Balcon del Valle/Paladar de Fidel) a qualche chilometro da Vinales. Qui abbiamo assaggiato il solito cibo cubano (23 CUC in due), del quale in tutto il viaggio non ci siamo mai appassionati, ammirando uno spettacolo senza eguali da un tavolo su una piccola terrazza in legno. Il padrone e’ gentile e ci riaccompagna in macchina personalmente in paese facendo due chiacchiere e spiegandoci che e’ una personalita’ nel paese perche’ gestisce la galleria d’arte ed il ristorante e’ parte di un progetto culturale: noi prendiamo dei bigliettini e promettiamo di fargli grande pubblicita’. La sua auto questa volta e’ russa e va veramente a pezzi. Avra’ milioni di chilometri e chissa’ quante ne ha viste, ma il suo proprietario e’ ben orgoglioso del suo destriero.

La sera poi la trascorriamo nella piazza centrale di Vinales dove viene suonata musica ad alto volume e la gente si concentra nel baretto che si affaccia davanti a bere le birre Cristal o Bucanero: non c’e’ molta differenza rispetto ad una serata d’estate nella provincia italiana dove si ciondola ascoltando la musica in piazza di qualche sagra estiva.

(Restaurante Balcon del Valle)

22/8 CAYO LEVISA

Partiamo la mattina presto per Cayo Levisa (25 CUC): dopo un’ora e mezza di pullman e traghetto arriviamo in un atollo paradisiaco con pochi turisti. Primo giorno di mare! Sole molto e ombra poca, ma lo spettacolo bellissimo. E’ l’assalto agli ombrelloni e qualcuno cerca a gomitate di prendere spazio sotto il nostro conquistato per un colpo di fortuna.

La sera imprudentemente mangiamo in un ristorante agghiacciante scelto a caso da noi e non presente in nessuna guida. La scena e’ sempre quella da ristorante statale: camerieri addormentati, locale sudicio e pietanze marce. Facciamo la fuga e ci rifacciamo con un gelato.

23/8 CIENFUEGOS

Ci prepariamo alla partenza per Cienfuegos (32 CUC con Transtur). Prima di partire buttiamo un’occhio sulla Granma, il Corriere della Sera nazionale e leggiamo quello che si capisce delle notizie: e’ un elogio all’amico Gheddafi che e’ vittima della Nato che non si sa fare i fatti suoi, ma che ancora resiste. Immaginiamo che i giornalisti stranamente si siano dimenticati di scrivere che ha bombardato e ucciso a Tripoli e Bengasi un po’ di innocenti, ma la nostra padrona di casa ci sembra sufficientemente allineata al regime da evitare discussioni con lei. Detto questo non ci stupiamo troppo e ci buttiamo a fare le nostre 5/6 ore di pullman con Transtur. Quest’ultimo operatore e’ ancora meglio di Viazul, ma ricorda un po’ un autobus per comitive scolastiche con tanto di guida petulante che ti ricorda quando e’ il momento di fare fronte alle tue funzioni corporali. Obiettivo e’ raggiungere la casa particular di Anita (25 CUC). Il sistema ormai lo abbiamo capito: i costi e i menu della colazione sono sempre quelli ed il format viene seguito all’americana, preciso come quello di un McDonald (ovviamente esagero).

Nei vari pernottamenti nelle case e dalle chiacchierate con altri turisti scopriamo che chi ha internet lo ottiene di sotterfugio, ad esempio lo acquista da un medico che ne ha diritto per legge e che di qualche CUC in piu’ ha sempre bisogno, e che chi ha le casas particulares deve pagare ogni giorno 7 CUC di tassa allo stato per camera, a prescindere dall’avere turisti o meno, e quindi i padroni fanno una rincorsa continua ad avere turisti in stanza. Se sei fuori dalle guide o “sei fuori dal giro” perche non hai una buona rete di contatti nell’isola con cui scambiare favori, la sostenibilita’ economica della tua casa e’ compromessa. Cosi’ noi siamo molto contenti che meta’ delle nostre case non siano nel circuito delle guide ed aiutiamo le casas a crearsi un nome ed un network.

Cienfuegos e’ carina, ma non ce ne appassioniamo. Di fatto ci sono due grandi arterie principali (la 37, ovvero il Paseo del Prado che porta a Punta Gorda, e la 54, la passeggiata piastrellata del centro), il Parque Jose Marti e la bella Punta Gorda. La piazza e’ un punto strategico per bersi un buon mojito, fare due chiacchiere con una cubana obesa, che ci racconta le sue esperienze in italia e cerca di venderci qualche peso cubano fuori corso con la faccia del Che, ed ascoltare il Chan Chan di Compai Secundo suonato live. Quest’ultimo ci costera’ il solito CUC di mancia. Passiamo meno di una giornata a Cienguegos ed e’ piu’ che sufficiente: mangiamo una buona pizza da Dino’s Pizza, catena pubblica sorprendentemente di qualita’, facciamo una lunghissima passeggiata fino a punta gorda ammirando gli splendidi edifici coloniali e ci fermiamo dalla famosa Coppelia per mangiare il solo gelato disponibile, alla fragola, che per i turisti crediamo sia prezzato in linea a Grom in Via S. Margherita a Milano, anche se in realta’ scopriremo dopo che il cameriere ci aveva truffato chiedendo Pesos e incassando CUC senza dire nulla.

Al ritorno ci accompagna un cubano ventenne su un ciclotaxi: conosce lo scibile umano sul nostro calciomercato ed ha una sorella che e’ stata sposata da un ragazzo di Roma, una storia che si ripete piuttosto di frequente sull’isola ed a quanto pare i romani vanno forte, e si sta preparando per andare a lavorare in Italia per qualche mese. Cinque chilometri di pedalate e la sua simpatia per l’italia gli valgono un’ottima paga da parte nostra!

(Anita Hostal. Avenida 56 4314 entre 43 y 45. Cienfuegos, Cuba).

24/8 TRINIDAD

Si riparte per Trinidad (6 CUC) dalla stazione di Cienfuegos, che e’ sporca e disorganizzata, dove i jineteros ti assalgono e dove i turisti si riconoscono ad un chilometro in mezzo a centinaia di cubani che attendono ore i loro mezzi di trasporto locali da indiani. L’assistenza come sempre e’ nel segno dell’indolenza, come in tutte le strutture pubbliche dove il personale sembra che potrebbe addormentarsi in faccia a te da un momento all’altro.

Trinidad sara’ senza dubbio il luogo piu’ pittoresco e magico del nostro viaggio. Dormiamo a Casa Particular Smith, splendida e referenziatissima casa presente in tutte le guide: avremmo preferito la famosa casa di un fotografo, peraltro fotografata dal National Geographic, ma era tutta prenotata da tempo. A Trinidad ci perdiamo nelle piccole calles ricoperte di sassi, visitiamo le piccole gallerie d’arte (dove qualche giorno dopo faremo anche un bell’acquisto) e facciamo pausa per l’ennesimo boccadillo nell’accogliente bar dei backbackers (Las Begonias) dove mangeremo anche due giorni dopo. Girovaghiamo in lungo e in largo, ma il vero obiettivo e’ plaza Mayor dove ci fermiamo su una scalinata a rilassarci, ad ascoltare il solito Compai Secundo che risuona in ogni luogo ed in particolare questa volta proviene dalla Casa della Musica e a fotografare le luci della piazza al tramonto. La scalinata e’ anche un punto strategico per osservare divertiti le azioni strategiche dei jineteros in assalto sui turisti in comitiva che sembrano atterrati sul pianeta marte e pronti a farsi truffare dal primo che passa. Nei giorni ci accorgiamo che i jineteros non sono mai bambini, ma quasi sempre giovani uomini o vecchie. Qui fanno accattonaggio o cercano di venderti gite, mentre a l’Havana la tecnica e’ piu’ subdola e cercando di presentarsi come una normale coppia cubana che finge un genuino interesse di conoscere un’altra coppia occidentale. I nordici e gli americani pensiamo siano le loro vittime preferite per farsi pagare una cena o a cui rifilare qualche sigaro di foglie di banano. Magari qualcuno lo fa anche con un buon fine, ma e’ sicuramente una minoranza.

La sera andiamo a mangiare nel bellissimo Sol Y Son dove con 25 CUC gustiamo una buona minestra di verdure e il pollo alla griglia per cui sono rinomati in un ambiente coloniale senza eguali e con musica dal vivo.

25/8 PLAYA ANCON

Con un taxi abusivo e 5 CUC raggiungiamo Playa Ancon. Il posto e’ senz’altro bello, ma dopo aver visto lo spettacolo naturale di Cayo Levisa siamo meno eccitati dalla spiaggia. Per 2 CUC ci prendiamo un bell’ombrellone e con un’altro CUC ci arrischiamo a mangiare la famosa Peso Pizza alla quale sopravviviamo.

La sera seguiamo di nuovo i consigli della guida, questa volta sbagliando, ed andiamo al Paladar la Coruna, un posto che scopriamo essere agghiacciante e il cui cibo e’ il peggiore di tutta la vacanza. La serata comunque si caratterizza per simpatiche e ripetute gag in cui la cameriera assonnata ritorna regolarmente al nostro tavolo per dirci che i piatti ordinati e scelti dal menu non sono disponibili per mancanza di ingredienti di base come patate e uovo. Alla fine ci rassegnamo all’unica scelta possibile, il pollo, che e’ immangiabile, accompagnato da un riso, che e’ rancido. La cameriera decide di intascarsi anche un CUC di mancia, che mai le avremmo dato, senza mai portarci il resto.

26/8 SANTA CLARA

Ultima giornata a Trinidad che dedichiamo all’acquisto di un quadro. Pensiamo di aver fatto un buon affare avendo comprato un olio su tela con un’opera astratta di un artista locale per un prezzo che in Europa sarebbe stato un multiplo di dieci volte: fara’ la sua bella figura e stupira’ gli amici in soggiorno a Milano. Il pomeriggio si riparte alla volta di Santa Clara (20 CUC) con il solito Viazul di cui ormai siamo massimi esperti.

La sera dormiamo all’Hostal Alba, casa particular in gemellaggio con l’Hostal Florida, dove mangiamo la nostra migliore cena dall’inizio della vacanza. L’Hostal Florida e’ bellissimo, ma il cuoco e’ “nostro”, ovvero e’ il proprietario della nostra casa e ne saremo felici la mattina dopo quando ci preparera’ una colazione davvero strepitosa. Passiamo una serata divertente con una bella famiglia romana che siede accanto a noi e che sorprendentemente ritroveremo all’Havana nel nostro penultimo giorno. Il mondo e’ proprio piccolo.

27/8 SANTA CLARA E VARADERO

Gia’ la serata era stata tutta sorprendentemente italiana, dato che tutti i nostri connazionali sembrava avessero deciso di cenare al Florida, cosi’ e’ anche la giornata successiva quando ci accompagnamo con due coppie: una di napoletani e una di torinesi (quest’ultimi purtroppo si perdono per strada a causa di problemi alla loro auto, tanto per cambiare).

Santa Clara la troviamo molto carina ed e’ una tappa d’obbligo, in particolare per i nostalgici del Lider Maximo. Visitiamo la statua del Che, il museo, il vagone deragliato dal Che, il centro e lo spaccio dei sigari. Ne vale sicuramente la pena e la giornata passa in fretta addolcita da una mangiata a Coppella dove scopriamo che a Cienfuegos ci avevano ampiamente truffati dato che il costo del gelato e’ davvero risibile tanto che accettano solo pesos cubani e non convertibili.

Facciamo una tappa alla fabbrica dei sigari e qui facciamo una piccola scorta da portare a casa. Non sono proprio economici, ma la qualita’ almeno e’ garantita e chissa’ quanto costano a casa! Noi ne capiamo ben poco.

A Santa Clara provo l’ebrezza di prelevare soldi con la visa dallo sportello bancario dato che non trovo bancomat in giro. La fila e’ davvero folle, potenzialmente di qualche ora. Rompo in modo sacrilego, e da turista arrogante, la regola cubana ed ossequiosa della fila e del “chi e’ l’ultimo”, la frase d’obbligo dei cubani, e, con un po’ di vergogna, chiedo al poliziotto di farmi passare avanti. Il prelievo e’ un’ operazione di 15 minuti di firme, controlli, controfirme. Davvero impressionante. Intasco i 200 CUC sperando di non essere inseguito da qualcuno dei 50 cubani a cui sono passato davanti, non tanto per la paura di un furto, ma di un cazzotto!

La sera si riparte alla volta di Varadero!

Arriviamo alla casa di Marlen o Javier consigliata dalla casa particular di Santa Clara perche’ il nostro contatto aveva clamorosamente fallito e non aveva fatto alcuna prenotazione. La casa e’ media e la prima sensazione all’inizio e’ pessima, perche’ ad accoglierci non sono i proprietari che poi scopriamo essere davvero gentili. La casa ad ogni modo pensiamo sia nello standard di Varadero, anche se piu’ basso rispetto alle altre viste a Cuba.

All’Havana troviamo un delirio. C’e’ il carnevale: non ci si riesce a muovere e non c’e’ un occidentale! In giro c’e’ un marasma generale di carri, persone, gazebi, baracchini che cucinano interi maiali di fronte a noi. Ed in tutto questo non c’e’ un occidentale a pagarlo oro! Ma cosa avevamo letto sulle guide e nei racconti dei vari viaggiatori? Osserviamo lo spettacolo incuriositi, ma senza appassionarci troppo, e ci infiliamo presto a mangiare un boccone al Restaurante Esquina Cuba, la “Nostra Scelta” della Lonely Planet. Non e’ la prima volta che certi giudizi culinari ci sembrano sopravvalutati, ma alla fine la guida non e’ neanche firmata da un italiano e quindi non ci si puo’ lamentare. Il mondo e’ piccolo e qui reincontriamo i nostri amici Renato e Maria, conosciuti il giorno prima a Santa Clara e ceniamo volentieri con loro per scambiare due chiacchiere cubane.

[Marlen o Javier. 2da Avenida 4608 entre 46 y 47 )

28/8 VARADERO

Varadero comunque e’ la vera Cuba e vale la pena di vederla. E’ l’ultimo posto dove andremmo in vacanza per fare mare, ma e’ la migliore occasione per vedere i cubani borghesi in vacanza. Qui non ci sono gineteros, ma neanche un occidentale, dato che questi ultimi si rintanano a Est di caye 50 e difficilmente mettono piede a Varadero centro. Gli occidentali si ghettizzano in alberghi che sono molto stellati, ma a nostro avviso sulla base di scale poco Europee e che non tengono conto della tristezza degli ambienti e di quell’odore acre di fritto che serpeggia in tutti i corridoi. Chi si accontenta gode. I vecchi racconti di Cuba delle guide e dei viaggiatori sono tutti distorti semplicemente perche le casas particulares esistono da pochissimo ed in precedenza il turismo era confinato ai resort all-inclusive e la gente atterrata qui si dimenticava di vedere cosa accadeva a Varadero, ma si rintanava negli alberghi.

La mattina andiamo alla spiaggia davanti alla casa particular, ma siamo costretti a scappare di corsa perche’ troviamo orde di cubani, a centinaia, che riempiono ogni spazio in acqua, come accade solo nelle peggiori spiagge italiane ad agosto. Il mare tuttavia vediamo gia’ che e’ bellissimo.

Fuggiamo di corsa in cerca della pace ed un taxi ci porta ad un costo salato nel “ghetto” occidentale, a Punta Hicacos, molto lontano dalla 46ma: forse non ne vale cosi’ la pena dato che il giorno dopo troviamo un posto simile molto piu’ vicino. Il mare e’ cristallino, ma la spiaggia non e’ alla sua altezza: le foto che si vedono su internet sono volutamente age’ dato che la spiaggia bianca a Varadero e’ un ricordo del passato, portata via da tempo dagli uragani e sostituita con dell’arenaria piu’ pesante molto simile a quella mediterranea. Anche i detriti di alghe purtroppo sono ovunque a causa dell’uragano Irene appena passato e di certo non sono ne’ una bella vista ne’ un buon profumo dato che in alcune parti della spiaggia il loro odore e’ vomitevole.

La giornata si interrompe a causa del meteo e facciamo una fuga nell’ ottimo FM17 a mangiare un Hamburger e bere una CocaCola. La cosa incredibile e’ che quest’ultima non manca mai. Il prodotto statunitense per eccellenza e’ consumato in grande quantita’ a Cuba arriva nei bar, e non nei supermercati, di importazione messicana. Potere della distribuzione. Nel paese dove i cartelloni pubblicitari non esistono, l’unico marchio internazionale di prodotti alimentari che si trova davvero ovunque e’ Nestle: evidentemente gli svizzeri sin dai tempi delle guerre mondiali riescono a mantenere una sorprendente neutralita’ nei rapporti commerciali internazionali.

29/8 VARADERO

Secondo giorno a Varadero: il tempo non e’ buono e cominciamo a pianificare un rientro sull’Havana rinunciando al nostro ambizioso obiettivo di raggiungere il paradiso di Cayo Blanco, per riavere la pace di cui avevamo goduto a Cayo Levisa. La mattina ci rechiamo all’Hotel International, un punto strategico per una buona spiaggia e un po’ di calma a dieci minuti a piedi da casa. Purtroppo arriva presto un temporale e facciamo una fuga a casa per cominciare ad organizzare il rientro. Il pomeriggio ci dedichiamo a girare Varadero centro e i suoi mercatini: finalmente qualche turista degli all-inclusive esce dalle sue campane di cristallo! E’ una buona occasione per capire chi popola Varadero, o perlomeno chi popola mercatini: l’occidentale, il cubano arricchito (non si sa come) e il cubano emigrato negli USA con prole ormai americanizzata con cui parla in inglese. Sono tutti negli all-inclusive e non ci si puo’ sbagliare perche’ i loro braccialetti sono un marchio inconfondibile.

Passiamo il pomeriggi tra le bancarelle, a fare foto ed ad ammirare i pittoreschi murales anarchici, per poi cenare al fantastico Dante, ottimo ristorante itaiiano nella 62ma. Era ora e ne avevamo bisogno, dato che siamo un po’ stufi del congri e dei boccadillos che abbiamo mangiato in tutte le salse!

30/8 AVANA

Si riparte con calma per l’Avana (10 CUC) con il solito Viazul. Il pomeriggio vaghiamo per la citta’ e la serata si conclude al Guerida, di cui ci siamo innamorati e dove decidiamo di ritornare ad assaggiare le sue prelibatezze. La vacanza ormai sta terminando. 31/8 AVANA E PARTENZA Un’ultima colazione al fantastico Cafe’ escorial, un’ultima passeggiata per il centro che si conclude lungo il Malecon e ci dirigiamo verso l’aeroporto. Risuona su twitter il gossip che Casto e’ morto. Sara’ vero?



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