Alla scoperta di Bayahibe e dintorni

A cinque secoli di distanza, quest'isola conserva ancora il medesimo potere di sedurre chi la scopre. Arrivando a Santo Domingo si è catturati da un'atmosfera impalpabile, da una luce che conferisce alla ricchezza dei colori, ai riflessi abbaglianti. La gente è sempre pronta ad animarsi, specie se è occupata nel rito dominicano più...
Scritto da: brawler
alla scoperta di bayahibe e dintorni
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 2000 €
Ascolta i podcast
 
A cinque secoli di distanza, quest’isola conserva ancora il medesimo potere di sedurre chi la scopre. Arrivando a Santo Domingo si è catturati da un’atmosfera impalpabile, da una luce che conferisce alla ricchezza dei colori, ai riflessi abbaglianti. La gente è sempre pronta ad animarsi, specie se è occupata nel rito dominicano più tradizionale: il “merengue”, la musica che rappresenta una delle espressioni più sentite della sua cultura 26. 06. 2006 Bayahibe (REP. DOMINICANA ) Durante il tragitto verso l’aeroporto di Fiumicino ci ha accompagnati la telecronaca della partita Italia-Australia (ottavi di finali della Coppa del Mondo di calcio) e Totti calcia il rigore (al 93°) proprio mentre stiamo uscendo dall’autostrada e per l’esultanza sbagliamo strada, comincia così la nostra avventura ai Caraibi, perdendo già quasi il volo! Dopo 11 ore di volo, il primo incontro fatto scendendo dall’aereo è stato con l’umidità, così forte che a stento ti permetteva di respirare (addirittura il 94%).

Ce ne andiamo subito a dormire per evitare, come a Cuba, che per il jet lag, alle 5 di mattina, i primi giorni, eravamo freschi ed arzilli e il pomeriggio degli zombies… 27. 06. 2006 Bayahibe (REP. DOMINICANA ) Dopo circa due mesi, rieccomi sotto le palme di cocco che riparano la mia pelle così sensibile da questo forte sole. Beh, è proprio ora di un bel bagno nel famoso “Mar dei Caraibi”, il mare dei corsari, dei pirati… Mah, sarà che qualche giorno fa “Alberto” (un uragano che ha colpito Cuba) ha sfiorato pure quest’isola o per il cattivo tempo atmosferico che ha tanto agitato i fondali, ma l’acqua era piena di alghe e ci ha delusi molto! Qui, a differenza di tutti gli altri posti in cui son stato finora, non esistono ombrelloni, solo palme! Nel primo giretto di perlustrazione al di fuori del resort abbiamo conosciuto un italiano: Bob Roy, 43enne di Treviso, tutto tatuato, che ad un certo momento della sua vita s’è “rotto” del, come dice lui: “sistema” e s’è trasferito qui con la moglie. Ha aperto una saletta dove fa tatoo e s’è calato nella tranquilla e pacata vita caraibica, dove tutto scorre lentamente, dove la parola “fretta” non esiste. Ci ha raccontato migliaia di cose su questa terra; qui girare armati è all’ordine del giorno e passeggiare con la pistola che penzola dalla cintura è normale. “Ma che siamo nel Far west?” Carlo se ne sarebbe innamorato e avrebbe avvalorato sempre di più la sua tesi sul lasciare tutto e trasferirsi in Brasile. Ma attenzione! Il saggio Bob ha pure aggiunto che non ci si deve buttare a capofitto in questi progetti anche perchè in questi posti o in qualunque altro paese “poco democratico”, non si sa mai come andranno a finire le cose. Magari oggi è tutto rose e fiori, domani, invece, il Fidel Castro locale con un colpo di stato prende tutto e tu sei costretto a scappare via e a 50 anni non puoi rischiare di rimanere in mezzo ad una strada (com’è successo al fratello in Polinesia, una famiglia di matti!) Il suo asso nella manica è la casa che ha lasciato in Italia e che ora affitta. Nella peggiore delle ipotesi, chiude tutto qui e ritorna all’ovile italiano! La cosa più divertente di quando chiacchieravo con Bob è che ogni tanto passava qualche italiano, abbronzatissimo, che lo salutava e luci raccontava tutte le loro storie. In quei momenti mi son sentito un pò Patrizio Roversi in “Turisti per caso” quando intervistava i nostri connazionali trasferitisi all’estero.

Nel pomeriggio, in una partita a calcio conosciamo Orazio, un nostro collega dell’Aeronautica, in vacanza lì per la seconda volta, e amico di un animatore: Juanito, che ora lavora in proprio e organizza “tour fai da te” e che potrebbe essere la nostra chiave di svolta del viaggio! Tra un bagno e l’altro in questo mare che diventa sempre più bello assistiamo ad una scena pietosa dei classici italiani stupidi, ubriachi fradici, seduti al bancone o peggio, collassati sulla battigia… Col fatto che è “all inclusive” (cocktails alcoolici compresi e il mitico “rhum”, la cosiddetta vitamina “R”) , questi tipi, si siedono dietro al bancone e bevono, increduli, dalla mattina alla sera. Che schifo! Ieri pensavo che, secondo me, in un’altra vita devo aver avuto qualche trauma con qualche ubriacone, perchè non si spiega questo mio odio nei loro confronti! In serata: appuntamento con Juanito, finalmente lo conosciamo. Arriva con una macchina giapponese piccolina, coi vetri oscurati e con una bella mulattina. Si presenta e dice: “Tranquilli, non è lamia ragazza, potete fare quello che volete con lei!” Ci porta nel suo localino a pochi chilometri dal nostro resort, nel paesino di Bayahibe. C’erano poche case, le classiche piccole casine dei caraibi in cui erano tutti fuori la porta a riposare, il fotografo, l’alberghetto aperto (per i “clienti ad ora”) e il piccolo bar di Juanito, una piccola sala con quattro biliardi mezzi rotti, un bancone d’altri tempi con una bella mulattona tettona che serviva “cerveza” e musica dominicana a palla! Gli “Aventura” in primis (son del posto…!) Conosciamo un pò di gente e come nel più classico dei quadretti dei piccoli paesini ci son tutti i personaggi chiave: il bulletto di periferia, lo scemo del villaggio, la bellina che se la tira e fa girare la testa a tutti, quella più “aperta”… Juanito mi racconta che ha tre ragazze che lavorano per lui… “conquistano il pollo” nel suo bar e poi lo “cucinano” nell’alberghetto h24 di fronte! Tutto in un giorno! 28. 06. 2006 Bayahibe (REP. DOMINICANA ) Intera mattinata dedicata all’esplorazione dell’isola. Abbiam camminato per circa un’ora e mezza come due Robinson Crusoe incantandoci e meravigliandoci di ogni incontro che facevamo. Rimaniamo soli con il mare, il sole, la sabbia, le onde, le palme ritte fino al cielo o sdraiate al sole sulla battigia e i tanti animaletti che ci guardavano incuriositi. Lucertoline, gechi, tanti granchietti e addirittura uno strano crostaceo: una lumaca, o meglio, un granchio con il guscio di lumaca! Ero incantato dalla natura e dalla vegetazione e pensavo che 500 anni fa quando i Conquistadores spagnoli approdarono qui, chissà com’era l’isola, chissà la popolazione. Chissà la flora se era tanto diversa da quella che abbiamo ammirato stamattina! Di sicuro ad attenderci non c’erano gli animatori palestrati e le hostess di questi villaggi per i turisti! A questo punto la domanda nasce spontanea, come diceva qualcuno: …”ma se ti lamenti sempre delle vacanze e dei turisti perchè non hai prenotato un albergo sconosciuto lontano da ogni rotta turistica? Giustissimo, direi, ma purtroppo, quando si prenota all’ultimo momento e soprattutto quando fino alla fine non sai ancora dove andare, è più facile come abbiamo fatto noi! Ci fermiamo in un villaggetto di pescatori. C’erano due persone sedute all’ombra in una veranda. Mi avvicino, li saluto e cordialmente cominciamo a chiacchierare. Sono gentilissimi, uno di loro: Feliz, aveva un fucile a canne mozze e diceva che ra una guardia costiera;l’altro: Jesus, una specie di custode. Mi hanno mostrato dove vivevano e son rimasto colpito nel vedere che non avevano nulla! Son stati dolcissimi e mi son rimasti nel cuore quando salutandoci ci hanno detto: “Vai con Dios, mio hermano!” e quando li abbiamo ringraziati della loro disponibilità ci hanno ripetuto. “Grazie a voi per essere venuti e tornate anche domani!” In serata, con un taxi, siam ritornati nel locale di Juanito. Tra una partita di biliardo e l’altra abbiamo trascorso un pò di tempo immersi nel “pueblo domenicano”. Ogni tanto mi guardavo intorno e mi sentivo uno di loro, m’immaginavo abitante del luogo. 29. 06. 2006 Bayahibe (REP. DOMINICANA ) Stasera decidiamo di andare a cena con la famiglia di Orazio ed una coppia di 60enni di Milano: Rebecca e Giancarlo, due giramondo! Ci rechiamo a Bayahibe City al ristorante dove lavora il bravissimo Edward. Mangiamo naturalmente a base di pesce ed ordiniamo delle aragoste che prima di essere cucinate giocavano ancora con noi… Aragoste vive, c’erano anche quelle surgelate, ma noi, amici di Juanito ed Edward, eravamo clienti VIP! Deliziosa cena e tranquilla serata ad ascoltare i racconti e le mille avventure di Rebecca (quando comincia a parlare non la fermi più, ma è molto piacevole perchè ha sempre cose interessanti da dire, anche se, per essere una viaggiatrice testata, si lamenta un pò troppo).

30. 06. 2006 Isola di Saona (REP. DOMINICANA ) Dopo varie peripezie, appena smette di piovere ripartiamo verso la nostra isoletta da scoprire. Si va all’Isola di Saona! Ci fermiamo in una piccola baia con una spiaggia bianchissima e tante palme. Gettiamo l’ancora della nostra lancia e pian piano scendiamo a terra. Io, metà Cristoforo Colombo e metà Papa Giovanni Paolo II, mi inginocchio e bacio la terra! Poi, come tanti naufraghi cominciamo ad “accamparci”; c’era chi accendeva il fuoco, chi cercava la legna, chi preparava i posti per mangiare, chi puliva il pesce, chi con maschera e pinne s’immergeva non lontano dalla nostra barca ancorata in cerca di qualche altro pesciolino da aggiungere alla nostra grigliata e chi s’avventurava verso l’interno con la sua fedele macchina fotografica (io, naturalmente!). Sarà stata l’atmosfera, o il posto, o tutto il background o semplicemente l’aria ma quel “pargo rosso” m’è parso il più buon pesce mai mangiato! Pennichella rilassante su un’amaca tra due palme ma dopo un pò siamo già pronti per nuove avventure! Si riparte, destinazione: la foresta di mangrovie. Habitat naturale di tanti pesci pericolosi, quali: barracuda e varie specie di squalo. La vegetazione era molto fitta, mi ricordava tanto quella del Vietnam quando ho attraversato il Mekong per andare all’isola di Thoi Son. I fondali erano verde scuro, formati da tanti tipi di alghe e dove molti pesci depositavano le uova e tanti altri si nascondevano per mangiarle! La “catena della vita!” Se uno di noi fosse caduto lì dentro… Peggio dei piranha… Sarebbero rimaste solo le ossa! Il posto era sinistro e metteva quell’ansia e timore che rendeva ancora più emozionante lo stare lì e navigare in quelle acque! Ma ritorniamo subito dopo poco a rilassarci in una specie di atollo in mezzo al mare popolato da enormi stelle marine! Gigantesche e diverse da tutte quelle che ho visto finora; sembravano di corallo tanto che erano dure! Le potevi prendere con la mano nuda, bastava solo tuffarti, lì l’acqua ti arrivava alla pancia… Ed eravamo in mezzo al mare…

Da lì ripartiamo alla volta del Rio Chavon, fiume reso celebre perchè scelto come location di tanti film (Rambo III, Apocalypse Now, King Kong ecc.) La vegetazione subtropicale creava un effetto molto pittoresco rovinato dalle ville miliardarie che s’intravedevano dei vari: Michael Jackson, Shakira ecc.

Anche qui veniamo colti da un improvviso temporale. Non siamo riusciti a trovare riparo da nessuna parte allora tentiamo il rientro verso la nostra baia. Faceva freddo, le onde erano alte, si ballava tanto e ogni onda che ci colpiva era come una vera e propria frustata! Ho preso tanti di quei colpi alla schiena che mi fa ancora male! Dopo tante sofferenze approdiamo a Bayahibe, giusto in tempo per apprendere che la nostra nazionale aveva battuto l’Ucraina 3-0 nei quarti di finale! In serata ritorniamo nel locale di Juanito. Ormai è casa nostra! Conosciamo tanta gente, offriamo da bere e giochiamo a biliardo fino a tardi! Mi sento così a mio agio qui… 01. 07. 2006 Santo Domingo (REP. DOMINICANA) Due ore di bus e siamo nella capitale di quest’isola: Santo Domingo! Attraversiamo tanti piccoli paesini e ammiriamo la vera Repubblica Dominicana, con le macchine che sfrecciano senza regole (altro che Napoli! Il semaforo, qui, è davvero solo un ornamento!), le auto hanno solo la targa posteriore perchè son prodotte dallo Stato il quale risparmia non concedendo la parte anteriore! Mi hanno colpito molto le insegne pubblicitarie, praticamente non esistono! Tutto è scritto con colori variopinti direttamente sui muri! La vita sembra svolgersi sempre per strada e forse per questo motivo quando mi soffermavo ad osservarli mi ricordavano molto i vietnamiti. Santo Domingo. Una grande delusione sicuramente! Abituati ai fasti e alla bellezza storica di La Avana, non e’è potuto evitare il confronto.

Santo Domingo è sporca, malandata, trascurata, dimenticata. Sembra una vecchia zitella che ormai non si prende più cura di sè ma che porta i segni di un antico splendore, una vecchia gioventù che fu molto “vissuta”… Ma che, ormai, appartiene solo al passato. Un passato “andato”…

Il tour comincia con la visita ad un parco naturale in cui si potevano ammirare delle grotte o conche d’acqua all’interno di una montagna. Poi abbiamo visitato il “faro” dedicato a Cristoforo Colombo, dove si dice siano conservate le spoglie del grande navigatore genovese. La casa del figlio di Colombo (Diego), interessante perchè ha stimolato lamia fervida immaginazione, e pensavo a come si poteva vivere allora. La cucina, la camera da letto, il soggiorno… Eppure erano appartenuti ad una persona vissuta 500 anni fa… Caratteristico e molto formale il solenne cambio della guardia; la basilica così tanto decantata non ha, invece, sortito un grande effetto in me; proseguiamo con la visita della casa del Presidente della Repubblica e terminiamo al “Mercado Modelo”, una sorta di bazar stile Hammamet, ma versione caraibica, percorrendo le sporche viuzze della città “collegate” con milioni di fili elettrici abusivi che pendevano pericolosamente ovunque. 02. 07. 2006 Bayahibe (REP. DOMINICANA) Stasera mentre giocavo a biliardo nel locale di Juanito, per caso, sento una conversazione che mi lascia molto perplesso… Fino a stasera credevo che, almeno due delle “cameriere” del nostro amico dominicano: Carolina ed Elizabeth, erano due brave ragazze… Non avevo capito nulla! Un vecchio italiano s’avvicina a Carolina e le chiede quanto voleva… Tra me già mela ridevo pensando che lei da un momento all’altro glie avrebbe “mollato un ceffone…” ma questo schiaffo non arrivava, anzi, molto educatamente lo porta fuori al locale per accordarsi… Che delusione, ma alla prima occasione le parlo e lei, placidamente, mi dice che lì fanno tutte sesso per denaro… Non sono nessuno per giudicare però ci rimango molto male lo stesso dentro di me, anche se non lo mostravo… Mentre giocavo, ogni tanto mi affacciavo a vedere come procedeva la loro vita di tutti i giorni, che tenerezza quando vedevo gli “Agua-agua” (i bus locali) che ritornavano dai vari resorts e portavano ragazzi, uomini e donne che rincasavano dopo una giornata di lavoro… Erano davvero deliziosi quando, ancora in tenuta da lavoro, chi in abito elegante da assistente ai turisti, chi da receptionist, chi da clerk del cambio, chi da giardiniere, o da custode, tutti con i cartellini portanome dei vari resorts si fermavano sorridenti per una birra o per una partita a biliardo e ballavano quel reggae-ton che da ora mi ricorderà per sempre di questo posto! A fine serata ci accompagna Miguel e lungo il tragitto, all’improvviso sfrena di colpo e scende dalla macchina, dopo un pò riappare con un enorme granchi nero in mano esclamando: “Es muy bonito para comer!”. Che matto! se vuoi visita il mio sito www.Born2travel.It



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche