Alla scoperta dello Sri Lanka
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La strategia e’ semplice: 1 fidanzata, 4 amici, un biglietto aereo ad Agosto per un viaggio di poco meno di due settimane, una reflex, una Lonely Planet (anzi in questo caso meglio una Rough Guide), un itinerario abbozzato su un foglio di carta, ma niente di prenotato a parte il nostro bravo autista Kule’ dell’agenzia www.letsgolanka.com che per circa 600€ macinera’ con noi una montagna di chilometri attorno all’isola con il suo pulmino Toyota. Quasi ogni notte dormiamo in una città diversa – tutte con nomi che ricordo a fatica, in particolare i templi o siti archeologici ad esse associate: Colombo (la capitale), Galle, Ella e Kandy nel cuore dello Sri Lanka collinare e delle piantagioni di Te, Dambulla ed Anuradhapura il cuore antico del paese e infine Nilaveli & Uppuveli, nella costa est baciata da un mare cristallino e lontana dai Monsoni estivi.
Se decidete di partire, armatevi di pazienza e armatevi di queste dritte:
1. Il turismo e’ in fase di sviluppo nel bene e nel male. Il paese e’ stato in guerra fino al 2009, dopo solo 26 anni, in una feroce lotta all’indipendenza tra i Tamil, al Nord di etnia indiana, contro il governo. Per essere chiari lo Sri Lanka e’ ancora ben lontano dal dover affrontare le orde di barbari che attraversano ogni anno la Tailandia, cosi’ come dall’avere una buona connesione Wi-Fi quando serve…
2. I singalesi sono tanto cortesi quanto lenti e incapaci di parlare un buon inglese. Comunicare con loro e’ un’impresa teatrale, ma divertente – quasi quanto osservarli comunicare con il loro classico fiume in piena di dittonghi musicali ad altissima velocita’ che quando si tratta di dare indicazioni stradarli non porta, mai, l’autista a destinazione.
3. In macchina si rischia – quasi sempre – la vita, quasi come in India, se ci siete mai stati. Sorpassare 4 auto e una moto in un colpo solo infilando la corsia opposta proprio quando un enorme bus colorato sta venendo nella vostra direzione sara’ la norma.
4. Negoziate sempre e portate contante. I singalesi amano maneggiare i contanti, le mance a pioggia e le contrattazioni da rabbini. Finirete nella classica piovra di guide, autisti e agenzie – tutti intermediari che tratterrano una commissione implicita o meno anche per l’aria che respirate. Ad esempio al vostro autista dovevamo pagare ogni giorno in contanti una decina di dollari per un alloggio misterioso dove andava. Non abbiamo mai capito dove andasse e sicuramente mai nei nostri alberghi.
Ecco l’itinerario in pillole:
Giorno 1, COLOMBO: ci siamo fermati il pomeriggio del nostro arrivo. Le tappe obbligate sono il Forte, a Nord e che e’ insignificante, e il mercato di Pettah, raggiungibile a piedi dal Forte e divertente – come tutti i mercati e’ caotico, rumoroso e vivo; non farvi investire a Pettah da un Tuk Tuk che sfreccia in mezzo a banchetti di frutta dispersi in vie microscopiche gremite di locali sara’ il vostro obiettivo. A Colombo vediamo solo donne che vestono i loro eleganti sahari singalesi e uomini abbigliati all’occidentale; pochi turisti.
Ceniamo al Galle Face Hotel, la migliore esperienza gastronomica della vacanza dove, per 50€ a testa (circa il doppio di una cena in Sri Lanka), ci servono pesce ed aragosta in riva al mare in un albergo coloniale di lusso. La cena piu’ cara in due settimane, ma andare a Colombo e non fermarsi in quel ristorante sara’ il peggior delitto con cui cominciare la vacanza. Non fatelo. La notte la trascorriamo al Galle Lodge, circa 100€ a camera, moderno albergo che ci sentiamo fortemente di raccomandare.
Giorno 2, GALLE: una trasferta di 2.5 ore da Colombo ci porta dalla costa Ovest a quella Sud, a Galle, una pittoresca cittadina coloniale costruita dagli Olandesi nel 17mo secolo, ora patrimonio dell’Unesco, ed immersa nella flora tropicale. Le tappe d’obbligo sono la passeggiata lungo le mura del forte, e la visita dell’area del forte che pullula di negozietti e ristoranti. Il sole e’ a picco e siamo divorati da un caldo feroce, ma la brezza del mare, e la sua vista, rinfrescano il fisico e lo spirito. Ceniamo al famoso Fortaleza, un ristorante tradizionale in un porticato, ma che tradisce la promesse di essere il “pasto di una vita” come indicato dalla guida. A fatica ve lo raccomandiamo, anche se una visita non sara’ la fine del mondo. La sera la trascorriamo al Kilili House, circa 100€ a camera, caratteristica guest-house tradizionale che vi offrira’ una ricca colazione in un giardino lussureggiante.
Giorno 3, WELLAWAIA (BUDURUWAGALA), ELLA: un lungo viaggio di 5 ore ci portera’ ad Ella, una delle principali citta’ nella zona di montagna nel centro del paese. Nel tragitto tra Galle ed Ella facciamo tappa a Wellawaia a visitare Buduruwagala – un Budda spettacolare alto 15m scolpito nella roccia circa 1500 anni fa che ci lascia completamente senza parole. Il luogo e’ magico e non vedremo piu’ niente di simile in tutto il viaggio fino alla visita di Polonnawura.
Arrivati ad Ella ci lanciamo verso la scalata di Little Adam Peak (che non e’ l’Adam’s Peak, una montagna molto piu’ impegnativa meta di pellegrinaggi di fedeli che da Dicembre a Maggio si inerpicano su 5000 gradini per raggiungerne la cima), una facile escursione di 4.5km andata e ritorno che regala una vista spettacolare dell’area ricca di piantagioni di te ed enormi cascate.
Al ritorno ci regaliamo un trattamento Ayurvedico in uno dei tanti centri che si trovano in Sri Lanka. Veniamo spennellati di olio e erbe piu’ di un vitello arrosto prima di essere infornato; la pulizia del centro non e’ delle migliori e i massaggiatori sembrano piu’ che altro aggressivamente interessati ad incassare delle laute mance, ma i benefici ayurvedici si fanno comunque sentire e ci preparano per concludere nostra serata nell’animato Cafe Chili, ristorante che, con la tipica flemma che caratterizza il palese, ci servira’ hamburger, patatine ed ottimo cibo internazionale in un ambiente festoso ed animato da musica per poco meno di 20€ a testa.
Giorno 4, PIANTAGIONI DEL TE e KANDY: da Ella partiamo per Kandy, fermandoci a visitare lungo la strada una fabbrica ed una piantagione di te, oltre a buttare uno sguardo ad una delle diverse cascate lungo il tragitto. Non amo il te nero e trovo questo odore intenso che attraversa ogni poro della mia pelle nauseante, ma gli altri non la pensano cosi’! La visita’ e straordinaria, quanto e’ straordinaria la mancanza di automazione e la strumentazione utilizzata. Le operaie, dato che per la maggior parte di donne si tratta, intervengono in ogni fase del processo con processi praticamente artigianali e producono una decina di tipologie di te differenti. La piantagione e’ attigua alla fabbrica – avanti a noi si delinea un paesaggio quasi preistorico, caratterizzato da distese di piante di te e alberi ad alto fusto, probabilmente eucalipti. A contrasto, una piccola Ape Piaggio (un Tuk Tuk) parcheggiata nel centro di una piantagione collinare quasi vuole richiamare un vitigno toscano. Anziani contadine insistenti si buttano in continuazione avanti a noi per farsi fotografare ad ogni costo e raccogliere dei soldi dai turisti, che qui’ non mancano – una spettacolo spiacevole gia’ visto in altri paesi come la Thailandia e che e’ il primo segno di un turismo di massa che arriva.
Arriviamo a Kandy – e’ stata l’ultima capitale dello Sri Lanka prima dell’arrivo degli inglesi ad inizio del 1800. La citta’ e’ il cuore culturale del paese e si sviluppa intorno al suo lago; il Tempio del Sacro Dente e’ considerata la destinazione obbligata nella citta’. Qui viene custodita la reliqua piu’ importante dello Sri Lanka, un dente di Buddha. Il Tempio e tutta la citta’ sono in fermento per l’Esala Perahera, la processione di Kandy, che si svolge per dieci giorni nel corso di Agosto durante il plenilunio. Ci assicuriamo un posto a sedere con una negoziazione da magrebino. Alle 7 di sera comincia lo spettacolo ed avanti a noi per 3 ore passano danzatori, elefanti addobbati come alberi di Natale e danzatrici – lo spettacolo e’ straordinario anche se forse troppo lunga e sicuramente troppo al freddo, dato che dopo il calare del sole la temperatura dello Sri Lanka collinare si fa sentire e ci coglie impreparati. La notte finiamo a dormire da The Kandian Villa (60€ a notte) – il posto e’ bello, ma i gestori sono spiacevoli ed e’ nascosto nella zona collinare della citta’ e il nostro autista, normalmente pacato ed imperturbabile in perfetto stile singale, e’ quasi preso dalla disperazione.
Giorno 5, MATALE (ALUVIHARA), DANBULLA E SIGIRIYA: Abbandoniamo la zona collinare di Kandy ed Ella e ripartiamo per SIgirya, facendo tappa a Matale e Dambulla e poi, i giorni successivi, a Polonnaruwa. A Sigirya staremo due giorni: sara’ il nostro punto di partenza per visitare la zona delle citta’ antiche. Qui’ siamo circondati da templi in rovina e siti sacri e la difficolta’ a pronunciare i nomi delle citta’ che visitiamo e’ direttamente proporzionale alla raffinatezza dell’eredita’, permeata dalla religione buddista, lasciata dalle famiglie singalesi quando fondarono le loro capitali. A Matale ci fermiamo a visitare rapidamente Aluvihara, un complesso monastico che si snoda tra enormi massi. Successivamente ci fermiamo a lungo a visitare i templi rupestri di Dambulla, uno dei siti principali della zona dove troviamo cinque grotte separate contenti un centinaio di immagini del Budda che risalgono a duemila anni fa. Il contesto all’arrivo e’ particolare: l’entrata e’ sovrastata da un gigantesco Budda dorato (nuovo) dal sapore molto kitch e per raggiungere i templi dobbiamo inerpicarci lungo una lunga salita animata da centinaia di piccole scimmiette dove cercano di venderci ogni cosa. La vista dall’alto sovrasta la valle e ci permette di vedere Sigirya rock, una delle mete piu’ interessanti del nostro viaggio. Ci andremo il giorno successivo.
In giornata ci fermiamo anche in un giardino di spezie – per quanto la visita sia interessante in quanto le spezie sono parte integrante della cucina dello Sri Lanka e della cultura Ayurvedica, il tutto si traduce in una esperienza kafkiana. Il sedicente dottore e’ in realta’ Wanna Marchi: trasforma la visita guidata del giardino in un’aggressiva prevendita promozionale dei suoi prodotti che ci presentera’ a fine visita, decantando proprietà irrealistiche ed utilizzando trucchi da truffatore di strada. La scena e’ molto divertente!
La notte dormiamo al Welimaluwa Resort di Sigiriya. Le camere sono belle e il posto con una fantastica piscina e’ strategicamente vicino al Sigirya rock. La proprieta’ e’ cortese, ma il cibo e’ terribile, in particolare la colazione (70€ a notte).
Giorno 6, SIGIRYIA, HERITANCE KANDALAMA HOTEL e MINNERYA NATIONAL PARK
Cominciamo la piu’ bella e lunga giornata di tutta la vacanza. Tre tappe: il sito archeologico di Sigirya, il pranzo all’Heritance Kandalama Hotel e il pomeriggio al Minnerya National Park a vedere, in particolare, elefanti. Sigiryia e’ un’incredibile formazione rocciosa che richiede di arrampicarsi lungo un migliaio di gradini e scalini, oltre a portare tanta pazienza date le infinite code di turisti, per arrivare in vetta. Sigirya era nato con scopi regali e militari durante il regno di Kassapa nel 6to secolo dopo cristo. Moriamo di caldo. Il pezzo piu’ divertente della visita sono gli affreschi che si trovano in una nicchia che si raggiunge dopo avere salito una lunga scala a chiocciola: i dipinti, conservati perfettamente, mostrano delle donne molto tettute in topless che sono a quanto pare concubine del re – la semplifico perche’ ovviamente ci sono mille teorie in merito – e le guardie singalesi sono severissime nell’assicurarsi che i turisti non facciano foto, controllando macchine fotografiche e multando e cacciando chi non segue le regole. L’ultimo pezzo di salita porta alla sommmita’ di quello che e’ rimasto del palazzo fortezza. La lunga scalinata parte da una “bocca di leone”, della quale purtroppo sono rimaste solamente le zampe.
Pranziamo all’Heritance Kandalama Hotel disegnato Geoffrey Bawa, il piu’ famoso architetto singalese. L’hotel e’ una struttura enorme che si integra con la foresta e l’ambiente esterno, nel perfetto spirito dell’architetto. Divoriamo un ricco buffet di alta qualita’ (35€ a testa).
Il pomeriggio partiamo per il Minnerya National Park. E il nostro autista, che prende una jeep sempre di proprieta’ dell’agenzia, ci guida nel parco. E’ difficile raccontare l’esperienza: sembra di essere sotto un cielo africano e la nostra jeep ci porta molto vicino agli animali. I turisti sicuramente sono troppi. La sera ritorniamo al Welimaluwa Resort. Il nostro autista ha sicuramente un puntello serale – la mattina si era procurato una bottiglia di vino in un supermercato – e sfreccia all’hotel direttamente, lasciandoci per un’ora sulla jeep da safari completamente scoperchiata, completamente incurante del freddo che ci fa patire in maglietta esposti ad un vento gelido che ci entra nelle ossa! Siamo pazienti! Almeno non beve, sport nazionale degli autisti a quanto pare in Sri Lanka!
Giorno 7, POLONNAWURA e NIDAVELI
Partiamo per Polonnawura la mattina presto. La citta’ era la capitale della dinastia Chola dell’India Meridionale ed e’ un sito enorme, dichiarato patrimonio dell’Umanita’ dall’Unesco, e che va girato in bicicletta. Le guide vi indicheranno ogni dettaglio possibile: il quadrilatero, il palazzo reale, la sala delle udienze, etc. Dal mio punto di vista penso ci siano solo due siti che valga la pena visitare: Gal Vihara, un incredibile gruppo di statue del Buddha scolpite nella pietra, e Lankatilaka, un edificio estremamente suggestivo con un gedice alto 17 metri che contiene un enorme budda in piedi, ormai privo di testa. Acanto a Lankatilaka troverete un enorme dagoba (in pratica uno stupa singalese) bianco come il latto in condizioni perfette, anch’esso stupendo.
Da Polonnawura partiamo per Nidaveli. Poco da raccontare. Il mare e’ cristallino ed e’ davvero caraibico. La spiaggia non e’ bianca, ma molto chiara. Regna la pace e, la sera, in acqua siamo solo noi fino al tramonto. La guest house lo troviamo all’ultimo momento ed e’ agghiacciante, tanto che, in pratica, siamo gli unici ospiti – veramente da turisti per caso!
Per compensare il pessimo alloggio, la sera ceniamo all’Anilana Nilaveli, l’hotel di lusso del paese. Divoriamo un enorme piatto di pesce con aragoste e granchi (30€), davvero sazi. L’hotel decadente e’ ormai dimenticato.
Giorno 8 e 9, NIDAVELI e UPPUVELI
Scappiamo in fretta dalla nostra agghiacciante guest house. La mattina andiamo a fare snorkeling a Pigeon Island, l’attrazione principale della zona. Non negoziamo ed e’ una rapina dato che ci chiedono 30€ a testa per andare su un isolotto a poche miglia di distanza e per ricevere un’attrezzatura che va a pezzi – cambio due volte la maschera ed ancora prende acqua, cosi’ come le pinne sono le prime che vedo in vita mia cucite con dello spago in piu’ punti! Mettiamola cosi’ – mettendo la testa in acqua senza fare complesse immersioni vedi una fauna marina senza precedenti (i miei amici vedono da vicino anche dei piccoli squali), ma l’ammontare di turisti incontrollati trasforma l’isola in una piccola Rimini dove non c’e’ alcun rispetto per la flora marina. Pensateci. E chiedete della buona attrezzatura. Dato il contesto non so se lo rifarei.
Dopo la visita ci spostiamo a Uppuveli, dove trascorreremo anche la mattina del giorno successivo. Il mare di Uppuveli e’ bello, ma non e’ confrontabile a Nidaveli. L’acqua e’ calma ma meno trasparente. La notte dormiamo all’Anantamaa Hotel. Un buon hotel (100€ / notte) di recente costruzione con piscina e che serve dei buoni pasti.
Il secondo giorno ci trasferiamo in un paio d’ore ad Anuradhapura e dormiamo al Twin Blocks Nature Resorts (50€ / notte). Il posto e’ nuovissimo, piccolo ed immerso nella natura. I proprietari sono dedicati a noi, ma fanno fatica a seguire i ritmi occidentali e impiegano mezz’ora per servirci una colazione.
Giorno 10, ANURADHAPURA
Anuradhapura e’ anche questo un sito dell’Unesco. C’e’ un caldo micidiale. Questa volta non lo giriamo in macchina ma decidiamo di farci accompagnare da una guida. La guida e’ mediocre ma a quello che deve fare per pochi soldi (circa 6€ per 90 minuti di visita, che definirei buon prezzo!). Le attrazioni principali sono il Sri Maha Bodhi e l’Abhayagiri Dagoba. Lo Sri Maha Bodhi e’ il sacro albero della bodhi, una pianta enorme circondata da ringhiere considerata sacra dai singalesi che depongono ad essa le proprie offerte. E’ il piu’ antico albero del mondo con 2000 anni di vita. L’Abhayagiri Dagoba e’ un dagoba alto 75 metri ed e’ uno dei monumenti piu’ alti del mondo. La guida poi ci porta a visitare mille altre cose, tra cui vasche di accumulo dell’acqua, budda immersi nella foresta, ma il caldo e’ tale che penso solo al momento in cui potro’ avere dell’ombra e un po’ di pace!
La sera si riparte per Colombo. Siamo sulla via del ritorno. Andiamo in un buon albergo, il Pearl Grand Hotel (100€/notte), ma non e’ bello come quello della prima notte. Ceniamo invece al Paradise Road Gallery Cafe, anche questo disegnato da Geoffrey Bawa ed il prezzo e’ decisamente economico per il costo. La cena e’ davvero spettacolare (35€/notte); il locale e’ molto moderno e accompagnato da musica, potremmo essere a Londra e la natura si integra con l’ambiente, nel perfetto stile dll’architetto!
La vacanza ormai sta per finire e sappiamo che dobbiamo ritornare a casa. Seguo su Google i risultati delle olimpiadi e il motore di ricerca mi geolocalizza e anziche’ mostrarmi i risultati dell’Italia, mi segnala che lo Sri Lanka non ha conquistato ancora nessuna medaglia. Google pensa che io sia diventato singalese? E soprattutto quanto ci vorra’ a farcela per questi atleti cresciuti a riso e curry?!