Alla Scoperta delle Donne Giraffa
La decisione di fare il tuo Tour del Nord-Ovest in fuoristrada con sosta a Mae Hong Son e Pai e’ venuta da se’, dal piacere di stare con un italiano di qualita’ che come noi amava questo stupendo Paese e lo conosceva a fondo.
Nei pochi giorni del programma, ma intensi per la quantita’ di cose, la bellezza dei posti e la diversita’ delle culture incontrate, abbiamo riempito il sacco fino all’orlo. E adesso i ricordi, tantissimi, riaffiorano carichi di significato: lo splendore del Wat Doi Suthep, Tapae Road coi suoi templi, il misterioso e potentissimo Pra Buddha Singh al Monastero del Signore Leone, la raffinata cena Khantoke dove il piacere della tavola si fonde con la grazia delle danzatrici e la musica ricrea magicamente le atmosfere del Regno di Lanna. E qui’ un “grazie” a Na per avercene con competenza spiegato il simbolismo, come anche quello della piccola mongolfiera sotto la quale abbiamo acceso il fuoco per vederla salire veloce nel cielo notturno, per ringraziare gli dei ed allontanare la cattiva sorte.
E ancora, il Night Bazar ricco di mercanzie dai prezzi convenientissimi (un terzo in meno rispetto a quelli di Bangkok) e la simpatica rimpatriata da Roberto Italian Restaurant, il mite ragazzo di Parma che fa un’ottima pizza, con la signora Lai e i suoi deliziosi spaghetti al ragu’. Intorno a quei tavoli all’aperto, in piena notte abbiamo creato impossibili triangolazioni col simpatico giapponese Suzuki e quell’editore inglese di cui non ricordo il nome, orgoglioso della sua storica Giulia AlfaRomeo. LIBERTE’, FRATERNITE’….Buona conversazione e birra fresca.
E infine la strada, sull’indispensabile 4×4 lungo le verdi vallate delineate dai crinali che segnano il confine birmano. Mae Hong Son che ci e’ venuta incontro dopo un temporale profumata di resina e terpeni, verdissima delle sue conifere mi ha ricordato Cortina quando ci andavo da bambino con la mia famiglia. Mentre Pai mi ha ricordato Sedona in Arizona, dove dall’incontro degli hippyes con la cultura amerindiana e’ nata la musica New Age. Lungo le sue stradine abbiamo incontrato le prime montanare Akha nei tradizionali costumi neri dalle corte gonne scosciate, i gambali e i copricapi carichi di argenti e con le gerle sulle spalle. Tanti backpackers di tutte le nazionalita’ pronti per il trekking, la mountain-bike o il motorino e qualche personaggio pittoresco come l’anziano freak , nato in Cina da una coppia di missionari americani e rimasto orfano e poi impiantato qui con la giovane moglie thailandese ma non prima di aver girato tutto il mondo.
Ma dove l’incanto ci ha rapiti e’ stato a Padaung, la comunita’ delle donne giraffa. E li’, caro Gianni hai fatto bene ad insistere e a vincere le mie resistenze, dovute non tanto al guado del fiume (l’avventura ma senza il pericolo) ma al mio pregiudizio che si trattasse ormai di una messinscena artificiale ad uso turistico. E tu a spiegarci che effettivamente operatori col senso degli affari avevano messo in piedi un villaggio fac-simile poco fuori Chiang Mai, ad uso del turismo dei grandi numeri che si muove su quei pullman troppo ingombranti per le strette valli in cui vivono le tribu’ delle montagne.
Ma qui’, dove e’ tenuta confinata quella povera gente, perfino priva di stato giuridico tutto era vero! compresa la sofferenza della loro condizione. E nelle botteghine tutt’uno con le povere casette di bambu’, quelle mamme-bambine e quelle bambine-donne dai neri occhi luminosi sopra quell’ assurdo ornamento che le deforma da farle paragonare a uno degli animali piu’ strani, ci hanno toccato il cuore con la loro dolcezza e semplicita’. Dentro quegli occhi il mistero della grande anima asiatica, per un momento si era lasciato intravedere.
Lungo il viaggio di ritorno, mentre Bee dormiva allungata sul sedile dietro, siamo rimasti in silenzio. Il Buono e il Bello che avevamo visto non trovavano parole per essere espressi.
Grazie di tutto Gianni! un saluto a Na e un arrivederci sulle tue piste poco battute.
Stefano