Alla scoperta della Giordania

Piacevolissimo tour self made con driver in posti inusuali e particolari
Scritto da: lorenzogab
alla scoperta della giordania
Partenza il: 25/04/2012
Ritorno il: 01/05/2012
Viaggiatori: 6
Spesa: 1000 €
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Tour della Giordania dal 25 aprile al 1 maggio 2012

Enjoy in Jordan – l’inglese è d’obbligo perché è la seconda lingua in uso in Giordania: alla scoperta di una terra magica ricca di storia antica, ma nello stesso tempo di recente costituzione.

Tutto è nato in una sera di metà febbraio quando Lorenzo ci ha telefonato e ci ha detto: “E se dopo il Marocco (bellissima esperienza vissuta assieme due anni fa) andassimo in Giordania?”

Inutile dire che l’idea ci ha subito conquistato, e quindi via con la programmazione, tutta opera di Lorenzo, indiscusso leader della spedizione, che si è attivato alla ricerca del taxi driver, dei voli, degli hotel ecc. ecc.

A metà programmazione si sono aggiunti a noi Mirella e Mauro: Lorenzo ha superato se stesso ed è riuscito a riprogrammare il tutto. Il 25 aprile siamo dunque partiti dall’aeroporto della Malpensa (Mi), in sei: Lorenzo e Chiara, Mauro e Mirella, Alvise e Maria Luisa, con un volo Turkish Airlines alla volta di Amman con scalo a Istanbul.

Dopo lo scalo sul Bosforo, al nostro arrivo all’aeroporto di Amman abbiamo trovato ad aspettarci Sabbah il nostro angelo custode che ci ha meravigliosamente accompagnati durante il nostro tour.

Sabbah si è rivelato un vero professionista gentile e rispettoso, attento a ogni nostra più piccola esigenza. Ci ha fatto assaporare la sua Giordania come mai noi avremmo potuto fare da soli.

Il nostro tour prevedeva due pernottamenti ad Amman, due pernottamenti a Petra, un pernottamento in tenda nel deserto del Wadi Rum e….. un pernottamento all’aeroporto di Amman perché il volo di rientro in Italia era…..alle 4 del mattino.

Sabbah dopo averci accompagnato in hotel e atteso che fossimo sistemati, ci ha illustrato il programma per il giorno dopo, interpretando le nostre aspettative. Partenza alle 8 circa alla volta di:

Umm Qais (la vecchia Gadara);

Ajlun per visitare il castello e Jerash magico e grandioso esempio di romanità.

Abbiamo dormito ad Amman presso l’hotel Misk, un hotel internazionale categoria 4 stelle italiane nuovo, accogliente economico pulito.

26 aprile

Partiamo per la nostra escursione in direzione nord. Attraversiamo Amman che è una città prevalentemente moderna. Fino all’inizio del XX° secolo era poco più che un placido villaggio che si chiamava Filadelfia (la Città dell’Amore Fraterno). Poi in seguito alla nascita dello Stato di Israele, Amman assorbì un gran numero di rifugiati palestinesi che in due settimane raddoppiò gli abitanti della città. Da allora l’esodo è continuato e la “Città dell’Amore Fraterno” ora accoglie profughi anche dalla Siria, dall’Iraq e dall’Arabia Saudita. Uscendo dalla città di Amman incontriamo molti campi profughi palestinesi, ora in muratura, a testimonianza della superba capacita dei giordani ad accogliere chi è in difficoltà.

Sabbah è sempre prodigo di attenzioni, racconti ed informazioni sulle meraviglie giordane.

Il panorama che incontriamo mentre ci stiamo dirigendo a Umm Qais è dolce, verde e lussureggiante. Lungo la strada incontriamo molti venditori di verdura che espongono la loro merce fresca e invitante.

Arriviamo a Umm Qais (Gadara) e scopriamo di essere nell’estremo angolo nord occidentale della Giordania dove sono pochi i turisti stranieri che si spingono fino a qui, ma il posto merita la nostra visita.

Da Umm Qais si gode una visita a perdita d’occhio sulle alture del Golan, sul lago di Tiberiade, sul Giordano, su Israele che ci affascina.

Da Umm Qais si accede al sito della vecchia Gadara. Ammiriamo il teatro ovest, la terrazza della basilica, una chiesa del VI° secolo a pianta ottagonale, incrociamo il decumanus maximo che è l’arteria principale dell’antica Gadara, con le terme, il ninfeo, il mausoleo. Accanto a tanta romanità e cristianità, eccoci al villaggio ottomano con la moschea ottomana chiaro esempio di convivenza di due religioni e di due culture.

Lasciato Umm Qais con negli occhi e nel cuore le bellezze archeologiche e la splendida vista panoramica sui luoghi che rappresentano la culla del cristianesimo, arriviamo ad Ajlun.

Ajlun è un’antica città di mercato e gravita intorno a una maestosa moschea costruita circa 600 anni fa. Nei pressi della città sorge il castello di Ajlun imponente testimonianza dell’architettura militare islamica. La visita al castello è stata allietata dalla presenza di numerose scolaresche che una volta all’anno, il 26 e il 27 aprile vanno in gita scolastica le quali, festose e allegre, alla vista di noi turisti ci applaudivano e volevano essere fotografati da noi.

Dopo un breve spuntino Sabbah, ci accompagna a Jerash e al suo antico sito archeologico: una meraviglia!

Grazie alla guida del sito parlante italiano, molto simpatica e disponibile dal nome Ahmad, 30 dinari per 6 persone, riusciamo ad assaporare la bellezza e la magia di questa antica città – Gerosa – che parla anche di noi italiani e della nostra storia.

Prima dell’arco di ingresso, dopo l’ippodromo romano vi è un ufficio guide a cui si può chiedere per la visita, le guide parlanti italiano sono poche in tutta la Giordania e bisogna essere fortunati. Sabbah se si vuole ha una guida parlante italiano brava e disponibile che successivamente abbiamo optato per visitare Petra.

L’arco di Adriano, l’ippodromo, la porta sud, le mura, la piazza ovale, il tempio di Zeus, il teatro sud che offre una splendida vista sulla piazza ovale, il cardo maximus o strada colonnata, il decumanus meridionale, la cattedrale e la chiesa di S. Teodoro sul retro della quale si apre il cortile della fontana dove, in passato, si commemorava ogni anno il miracolo delle nozze di Cana, ci prendono molto e in un certo qual modo ci fanno sentire a casa nostra. La visita del sito è durata più di tre ore e ci ha incantato per il modo in cui è conservato, per la sua bellezza e per la storia di gente antica amante del bello e della propria cultura.

Stanchi ma soddisfatti siamo tornati in albergo per una provvidenziale doccia e poi, con l’immancabile Sabbah siamo andati a cena in un tipico locale di Amman dove tra l’altro abbiamo assaporato le tipiche polpette fritte di purè di ceci con spezie e intingoli vari humus e falafel, molto freschi e gustosi per 16 dinari in 6 persone. Successivamente in una pasticceria limitrofa abbiamo assaporato la kunafa un delizioso dessert di briciole di pasta e formaggio cremoso, inzuppato nello sciroppo a 1,5 dinari a porzione dalle dimensioni esagerate. La cosa carina è stata che tutti gli avventori di questi locali erano famiglie giordane con donne e bambini in festa per il loro sabato sera, che in realtà era venerdì.

27 aprile

Ci troviamo con Sabbah verso le 8 del mattino e partiamo alla volta di Petra. Imbocchiamo la strada dei re, il cui nome -“strada dei re”- evoca in noi immagini fantasiose popolate da eroi leggendari, cortigiani, re e carovanieri greci, romani, egiziani che dall’Egitto si recavano in Siria affrontando viaggi faticosi, difficili e avventurosi, testimoni di un’epoca che non c’è più. Dopo pochi chilometri dalla nostra partenza da Amman arriviamo al Monte Nebo che è il luogo da cui, secondo la tradizione, Mosè contemplò per la prima volta la terra promessa che non riuscì mai a raggiungere.

Che dire delle emozioni provate in questo luogo? Il memoriale di Mosè ci ha accolto avvolgendoci in un abbraccio antico ma recente fatto di spiritualità, di grandezza, di storia, di radici donandoci un arricchimento che porteremo sempre dentro di noi.

La visita della basilica con i suoi mosaici, il battistero, il monumento di bronzo che rappresenta la sofferenza e la morte di Gesù sulla croce e il serpente sollevato da Mosè nel deserto è stata limitata in parte dai lavori di restauro, ma il punto panoramico che offre una vista impareggiabile sulla valle del Mar Morto, di Gerico, del fiume Giordano e di Gerusalemme e questo è uno dei tanti doni che il nostro tour ci ha fatto.

Il viaggio prosegue e giungiamo a Madaba una piacevole cittadina famosa soprattutto per i suoi mosaici di epoca bizantina. Visitiamo la chiesa cristiana di S. Giorgio dove si trovano molti mosaici il più famoso dei quali è “il mosaico della cartina” posto sul suo pavimento.

A Madaba vive una delle più grandi comunità cristiane della Giordania: la città rappresenta un caso di esemplare tolleranza religiosa: accanto alle chiese si sente riecheggiare il richiamo alla preghiera del Muezzin. In questa cittadina non ci siamo fatti mancare il piacere di passeggiare per le sue strade,ammirare i suoi vivaci negozi ed assaporare in un bar un fresh lemon con menta una loro spremuta di limone con foglie di menta, dissetante e corroborante.

Proseguiamo il nostro viaggio sulla strada dei re verso Petra. Lungo questa via ammiriamo paesaggi incredibili, superbi, aspri fatti di profondi calanchi a alte rocce, ovviamente tutti disabitati. Ci fermiamo più volte per scattare foto e per imprimerci negli occhi e nel cuore la bellezza e la durezza di questo mondo tanto diverso dal nostro.

Arriviamo quindi a Karak dove facciamo uno spuntino veramente minimo per quantità e…gusto e poi andiamo a visitare la roccaforte crociata di Karak: si tratta di un luogo leggendario che vide lottare i crociati contro le armate musulmane di Saladino.

Il castello è imponente e la visita richiede molto tempo, ma ne è valsa la pena! Un custode si è proposto come guida, e noi, tutti molto interessati, abbiamo potuto ammirare la porta ottomana, la porta dei crociati, le varie torri e i relativi panorami che da esse si potevano osservare, le caserme per i soldati, la cucina, il forno, l’ala residenziale del castello, la moschea mamelucca e la chiesa crociata, la prigione con le sue celle. In cima alla scalinata del castello abbiamo ammirato la valle del Wadi Karak. Terminata la visita, abbiamo lasciato una mancia di 10 jd al nostro accompagnatore e proseguito il nostro viaggio verso Petra dove giungiamo per l’ora di cena. Lungo il percorso per raggiungere il Wadi Musa e quindi Petra ci siamo fermati più volte per ammirare il panorama e scattare foto, compresa la visita a una delle due sorgenti d’acqua fatta scaturire da Mosè per dissetare il suo popolo. L’altra si trova sul Monte Nebo.

Abbiamo alloggiato in Wadi Rum hotel Amrapalace, un hotel accogliente anche se necessiterebbe di qualche lavoretto, personale molto gentile e cortese, grande disponibilità. Il prezzo si aggira sui 65 jd a camera con colazione e l’hotel è dotato di hammam e piscina.

Per cena Sabbah ci ha portati al Deeritna dove ci hanno fatto assaggiare un piatto tipico che in italiano vuol dire “la rovesciata” che consiste in un pentolone colmo di pollo riso melanzane e patate che una volta cotto viene portato in tavola e “rovesciato” in un piatto centrale per i commensali.

28 aprile

Che dire di Petra? Quasi un miraggio, una città incantata che ci ha molto coinvolto. La visita a Petra si è articolata su un giorno e mezzo: il primo giorno abbiamo visitato il sito vero e proprio dedicandogli praticamente tutta la giornata e abbiamo dedicato la mattinata successiva alla visita della Piccola Petra e del Monastero.

A Petra con la nostra guida parlante italiano, contattata da Sabbah, dal nome Ghassan abbiamo seguito le tracce della sua storia lungo il sinuoso Siq che conduce verso un mondo antico. Alla fine del Siq, la via sacra per i nabatei, una tribù araba nomade del sud dedita al commercio e alla produzione del rame e del bitume, abbiamo trovato i pilastri del tesoro. Si è trattato di una bellissima passeggiata tra resti, colonnati, tombe reali con i loro colorati affreschi natabei. Petra è ufficialmente una delle sette meraviglie del mondo ed ora noi sappiamo perché!

Il costo della guida per 4 ore è stato di 130 jd, per il pranzo in petra ci sono molti punti ristoro di persone gentili, non consiglio di prenotare e nemmeno di prendere i loro cestini per il pranzo al sacco, meglio sedersi in questi ristori e farsi fare un buon panino con il tonno o formaggio. I prezzi non superano i 4 jd per consumazione.

Lorenzo, Chiara, Mauro e Mirella si sono spinti verso alcune mete del sito più impegnative, mentre Alvise e Maria Luisa li hanno attesi in un posto concordato.

Descrivere tutto ciò che abbiamo visto, gustato e impresso in noi durante la prima giornata passata a Petra, risulta complesso e vengono in mente le parole di una nota canzone: “L’emozione non ha voce”. Superba Petra, scavata millenni fa nella roccia e immersa incredibilmente nella natura selvaggia e aspra della Giordania, così ricca di umanità e di vita vissuta. Data la stanchezza cena in hotel con 9 jd un buffet senza infamia e senza lode ma corroborante.

29 aprile

Anche la Piccola Petra è affascinante e il giro attraverso il suo Siq e le sue tombe è stato molto piacevole. Al termine della visita alla Piccola Petra, Lorenzo, Chiara, Mauro e Mirella partono a piedi alla volta del Monastero e dei suoi innumerevoli gradini che è necessario fare per raggiungerlo, mentre Alvise e Maria Luisa tornano in hotel con Sabbah perché la salita al Monastero è troppo faticosa per loro. Gli “impavidi scalatori” torneranno stanchi ma gratificati dalla loro impresa.

All’ora convenuta ci troviamo tutti all’uscita del sito di Petra, dove ci si riunisce e partiamo alla volta del Wadi Rum per la nostra notte nel deserto.

Il Wadi Rum

Gran parte della Giordania, e cioè il 90% del suo territorio è qualificato come deserto dove vive solo il 5% della popolazione. Le condizioni di vita per questo scampolo di popolazione giordana sono durissime ma che meraviglia il Wadi Rum! Aveva proprio ragione Lawrence d’Arabia che ha fatto di questa regione desertica la sua seconda patria, quando descriveva la magnificenza di questo paesaggio desertico con le sue rocce scolpite, le dune di sabbia rossa e di sabbia bianca, gli accampamenti beduini.

Il luogo ci è tanto piaciuto. Sabbah ci ha accompagnato al nostro accampamento bellissimo, schelto da lui, nome Rahayeb, inserito in un ampio anfiteatro naturale fatto di alte rocce che sembra proteggere e accogliere in un caldo abbraccio i suoi ospiti. Le tende sono bianche, confortevoli e comode e larghe, i servizi sono pulitissimi, le docce hanno l’acqua calda. A fianco del “villaggio delle tende” vi è un bivanone circolare dai colori accesi molto piacevole e comodo al centro del quale, allo scoperto vi è come un grosso braciere di pietra. Non vi è corrente elettrica ma la luce è garantita da un generatore di corrente. Nelle tende vi sono delle piccole candele, ma ognuno di noi in valigia aveva delle pile.

Una volta sistemate le nostre cose nelle rispettive tende, ci siamo diretti subito verso i fuori strada per il giro di due ore nel cuore del deserto. Che dire? Ci siamo trovati immersi in un altro mondo, dove natura, storia e bellezza fanno da cornice ad un momento della nostra vita: siamo fortunati a vivere questa esperienza così in amicizia.

Lo spirito di Lowrence d’Arabia aleggia in questo Wadi: anche noi abbiamo potuto ammirare i sette pilastri, le rocce, le dune, panorami sconfinati e incredibili: che bello!

Mentre ci fermavamo qua e la, per meglio ammirare le bellezze di questo deserto, i due driver beduini dei fuoristrada, raccoglievano qualche arbusto secco fino a farne una piccola fascina.

All’ora del tramonto quando ci siamo appostati per ammirare il calar del sole, abbiamo scoperto il perché della fascina: con quegli arbusti, i due nostri nuovi amici hanno acceso tra due grossi sassi un fuoco sopra il quale hanno fatto bollire dell’acqua e ci hanno preparato il te che ci hanno offerto assieme ai loro dolcetti: una delizia e un ottimo ristoro di fronte a un panorama mozzafiato. Sarà difficile per noi dimenticare questo momento; Sabbah guardando altri turisti andare nei loro campi tendati, non belli, come il nostro orgoglioso ci sussurrave :”per i miei clienti c’è sempre qualcosa di speciale”.

Al nostro rientro al campo tendato ci attendeva la cena beduina cotta nello zerb, (il forno nella sabbia) che tutti noi abbiamo trovato ottima. Anche la cerimonia per estrarre da quel forno per noi così inusuale il mensaf (riso, agnello, patate e aromi vari) cotto con quel sistema ha avuto il suo momento di gloria: il tutto è stato fatto come se i beduini eseguissero un “rito sacerdotale”. Spalare via con gesti ampi e misurati il cumulo di sabbia, levare i vari strati di copertura fatti di teli forse di lana e di lamine di metallo che facevano da coperchio al “forno” e estrarre alla fine un grosso tegame cilindrico il cui contenuto è stato versato su un grosso piatto da portata, è stato uno spettacolare invito a cena.(se vi capita di fare il tour con Shabba chiedete espressamente questo campo tendato e lo zerb!).

Mentre noi assistevamo incuriositi alla presentazione del cibo, su un essenziale e, per noi, estemporaneo forno all’aperto veniva cotto il kobz, il pane beduino o arabo sottile come una nostra piadina, senza lievito ma delizioso e fragrante mentre in un paio di tende laterali al resort veniva allestito un buffet self service con tutte le specialità tipiche del luogo: verdure cotte o grigliate, olive, yogurt, dolcetti vari ecc.

La cena e il suo contesto sono stati ottimi, allietati dalla musica locale. Dopo cena abbiamo accennato a qualche passo di danza locale sotto la guida di Sabbah e dei ragazzi del campo tra risate e piacevoli chiacchiere. Quando le luci sono state spente, il cielo stellato ci ha avvolto con la sua magnificenza. I beduini ci hanno colpito per il loro senso dell’umorismo che viene ritenuto unitamente al coraggio, alla prontezza e alla fede uno dei quattro segreti della vita, che incoraggiano la tolleranza e l’umiltà: che lezione di vita abbiamo ricevuto!

Prima di andare a dormire abbiamo definitivamente deciso di modificare l’itinerario del nostro tour che sulla via del ritorno ad Amman prevedeva inizialmente la visita ai castelli del deserto, per privilegiare una sosta sul Mar Morto. L’idea aveva cominciato a prendere forma in noi durante la visita a Petra. Ne abbiamo parlato con Sabbah che subito ha fatta sua questa nostra richiesta.

30 aprile

Il risveglio mattutino in tenda è stato gioioso e allegro. Dopo una buona prima colazione con il fuoristrada abbiamo raggiunto la nostra macchina e via di corsa (si fa per dire: Sabbah ha sempre guidato con grande prudenza osservando scrupolosamente i limiti di velocità) verso il Mar Morto e Amman.

Abbiamo dovuto rinunciare a visitare Aqaba per mancanza di tempo – avremmo avuto bisogno di almeno due giorni in più da dedicare al tour – e dal Wadi Rum ci siamo diretti verso il Mar Morto. Abbiamo attraversato il Wadi Mujib vasto e magnifico, definito il Gran Canyon della Giordania che attraversa tutto il paese dalla strada deserto al Mar Morto: è immenso e spettacolare.

Durante il percorso ci siamo fermati più volte per fotografare e ammirare il panorama. Abbiamo sostato al punto 0 sul livello del mare avendo così la percezione della grande fossa tettonica che contiene il Mar Morto.

Ed eccolo il Mar Morto, che più che un mare è un lago alimentato da fiume Giordano, dal bellissimo colore azzurro così ricco di salinità – il 31%, ovvero 9 volte la salinità di un oceano – e di storia. Le due città bibliche di Sodoma e Gomorra che i “si dice” storici vogliono sommerse nel Mar Morto, lo spuntone di roccia che rappresenta, secondo la leggenda popolare, la moglie di Lot trasformata in statua di sale perchè mentre fuggiva dalle due città in fiamme si è voltata a guardarle, ci parlano di realtà tanto lontane da noi, ma sempre affascinanti per i contenuti.

Facciamo sosta al Dead Sea Resorts Amman Beach, dove tra mille risate, ci divertiamo a fare un bel bagno nel mare tanto salato e particolare: esperienza unica al mondo.

Questa spiaggia, l’unica accessibile ai turisti è un posto dove tutto è molto caro, quindi il mio consiglio è di fare attenzione e limitarsi al gelatino di rito.

Partiamo quindi alla volta di Amman, breve visita a piedi della città, cena molto frugale e via verso l’aeroporto per un sonnacchioso rientro a casa, stanchi ma felici. Alle 10 de mattino del primo maggio atterriamo puntuali all’aeroporto di Milano Malpensa.

Che dire di questo viaggio? Tutti noi possiamo dire di aver trovato un nuovo amico in Sabbah il nostro driver strepitoso, simpatico, ironico, gentile, paziente, sensibile, molto preparato e innamorato della sua terra. Grande Sabbah!

Tutto è andato bene tra di noi, abbiamo passato assieme giorni sereni e magici e utilizzando una frase di Sabbah, possiamo affermare che l’amicizia non finisce con la fine del viaggio per cui… alla prossima avventura…

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