Alla scoperta dell’India del Sud e Sri Lanka
Giovedì 18.12.’03 Madras Dormiamo profondamente tutta la notte: eravamo stanchissimi! Arriviamo con mezzora di ritardo all’appuntamento con il nostro risciò di ieri sera, ma tanto non credo abbia molto da fare!. Partiamo per la volta di Madras: è una città caotica, piena di traffico e senza un centro ben definito, ma tutti grossi quartieri. Non c’è molto da vedere: il Forte con la Chiesa di St. Mary, la Chiesa di San. Thome, il Tempio Sri Parthasarathy. Quest’ultimo molto bello, forse perché è il primo esempio di architettura dravidica che vediamo; interessante anche le funzioni religiose all’interno. Andiamo a vedere di giorno Marina Beach, l’immensa spiaggia di Chennay: quello che ieri sera pensavamo fossero persone a passeggio è invece una marea di gente che abita in gruppo in tende fatiscenti. Madras non offre poi quanto ci aspettavamo e così pensiamo di partire subito per Mamallapuram. L’autobus Deluxe costa 100 Rp, e parte alle 19,00 (troppo tardi!). Fatti gli zaini,, allora, preferiamo avventurarci su un bus locale per andare fino alla stazione dei bus e da qui, dopo neanche 5 minuti, partiamo per la nostra destinazione. L’autobus è fatiscente ed il viaggio dura 2 ore e ½ per 60 Km, ed è un’esperienza da fare! Arrivati a Mamallapuram veniamo totalmente prelevati da uno dei tanti procacciatori d’affari: lo seguiamo, tanto va all’albergo che avevamo scelto! Il Lakhsmi Lodge (200 Rp) con le stanze luminose un ambiente gradevole fra terrazzi e dondoli. Cena a base di pesce (peccato per la puzza di fogna che viene dal mare!) in un ristorante vicino. Incontriamo tanti italiani e già siamo stanchi. Ce ne liberiamo e ci godiamo dieci minuti sotto le stelle di questo splendido cielo indiano. Mi sa ci fermeremo qui un bel pò! Venerdì 19.12.2003 Mamallapuram Sveglia alle 8,30, dormiamo veramente bene in questo posto, e alle 9,00 siamo già a fare colazione a base di black the e toast sul terrazzo della guet-house. Pensiamo, anzi Stefy pensa, di prendere in affitto un motorino per la giornata (100 Rp) per visitare i templi e l’idea, manco a dirlo, si concretizza. Il primo è quello più lontano ed è bellissimo li incontriamo tanti indiani ma nessuno straniero, poi ci spostiamo al faro e via via verso il centro fino alle 12,30 quando decidiamo di fare 14 Km per andare a visitare il Centro Coccodrilli. Prendiamo la strada verso Madras e percorriamo questo tratto con lo scouter; la strada, molto trafficata, è dritta e affianca la costa di sabbia bianca di palme da un lato e campi coltivati e risaie dall’altro; il vento caldo sul viso ci da un senso di libertà e ci proietta con i ricordi a qualche anno prima quando usavamo più spesso la nostra moto e avevamo qualche anno in meno. Alla fattoria dei coccodrilli incontriamo due ragazzi italiani che avevamo visto di sfuggita a Madras e con loro proseguiamo la visita. Alle 15,00 ritorniamo per andare a vedere l’ultimo dei templi il più famoso ed anche il più bello, la cornice è “il mare”, il Tempio infatti è sulla spiaggia e attorno c’è vita; gente che passeggia, cavalli, ambulanti e noi lì romanticamente abbracciati a goderci il tramonto. Torniamo in città e posiamo il motorino per poi collegarci ad internet. Stanchi ci sediamo a tavola al Moorakers Resturant (300 Rp) tutto a base di pesce rigorosamente buono e fresco. Siamo felici e questo era quello che volevamo “buona notte”.
Sabato 20.12.2003 Kanchipuram Sveglia all’alba ore 5,00 ancora buio andiamo a prendere il bus delle 6.00. Le strade sono già animate da uomini, donne e bambini che si preparano alla giornata. Saliamo sul primo che ci porta dopo due ore, con una sosta di cambio, a Kancipuram; città sacra agli indù. Lì veniamo assaliti dai soliti guidatori di risciò che fanno a gara per accaparrarci. Ci mettiamo d’accordo per 200 rp con Shiamm che inizia il giro dei templi (5). La città brulica di gente, c’è la festa del mese “Pongal” ci si prepara alla festa con il tipico Sari, i capelli lucidi ed i segni sulla fronte inconfondibili. Tutti i templi che visitiamo sono animati ed è emozionante stare in mezzo a loro che al contrario di noi, che siamo alla ricerca del ben più piccolo particolare, non si curano della nostra presenza tranne che per qualche disinteressata spiegazione. Notiamo con gioia che tutti sono desiderosi di aiutarci; nel parlare, nell’accompagnarci, nel darci consigli e raramente alla fine qualcuno fa cenno di chiedere qualcosa. Non di meno, io ho portato qualcosa da casa: penne, pennarelli, regalini in genere e le solite merendine e biscotti. Con i bambini fuori dal tempio è difficile gestire la situazione e poi non posso accontentare tutti, non di meno ci regalano ugualmente tutti un sorriso. Torniamo alla stazione dei bus ed al volo, come del resto si usa in India , e prendiamo il primo autobus in partenza, stracarico come al solito. Riusciamo a sederci ed è questa l’occasione per osservare la vita di questa gente fatta di gesti che non sono lontani dai nostri; all’andata per esempio abbiamo assistito ad un diverbio tra un venditore di latte e l’autista, finito quasi alle mani con un passeggero, sembra impossibile qui ma è successo. Accanto a noi c’è una bimba con due occhioni grandi che ci fissa. L’esperienza dell’auto è da fare: guidano come pazzi, suonano di continuo ed i sedili sembrano di marmo; però è come calarsi in un’altra dimensione: rimaniamo in silenzio quasi tutto il viaggio, come se fossimo al cinema a seguire un film. Rientriamo alla base e via fare una passeggiata sulla spiaggia. L’atmosfera è rilassante: barche, pescatori, bambini, ambulanti….. Tutta la vita di questa gente si svolge qui e noi ci mettiamo poco a sentirci parte di loro. Il tramonto sul Tempio di Shore è romanticissimo e la brezza del mare ci ripaga delle fatiche di questa lunga giornata! Domenica 21.12.2003 Mamallapuram-Pondicherry-Chidambaram-Tenjore.
Sveglia anche questa volta all’alba il bus è alle 6.20 ed è puntualissimo. Decidiamo di andare a Pondicherry dove arriviamo alle 8,30, un risciò e via a vedere l’Aurobindo: centro di meditazione yoga più importante di tutta l’India del sud. L’atmosfera che si respira è quella di un luogo dove l’equilibrio è sovrano. La gente si riunisce attorno alla tomba del fondatore del centro, chi in preghiera, chi in posizione di loto ma tutti con un unico scopo: caricarsi interiormente di energia vitale la stessa che viene solo quando abbandoni il tuo corpo e lasci andare il tuo spirito. Anche io e Stefy proviamo, la nostra passata esperienza di yoga, anche se minima, ci fa apprezzare questi momenti e ci mettiamo così in un angolino in silenzio. Concentrarsi però, per noi, è difficile questo richiede chiudere gli occhi e come si fa in India a farlo con tutto quello che ti passa davanti? Rimaniamo un bel po’ e quando usciamo c’è l’amico del risciò che ha fretta di portarci sul lungomare per poi andare alla stazione degli autobus. Prendiamo il bus per Chidabaram, altro luogo interessante per l’architettura Indù. Il bus è alle 10.00 e arriviamo alla cittadina alle 12.00; posiamo gli zaini in un albergo di fronte al tempio e partiamo per la visita con Baluu che ci accompagna e ci fa da cicerone, un tipo simpatico! Il tempio è bellissimo, e notiamo con stupore che non c’è nessuno straniero tranne noi, dunque ci gustiamo in silenzio i loro momenti di preghiera. C’è intensità anche nei più piccoli gesti e rimaniamo affascinati dai loro riti che coinvolgono anche noi in cambio di una minima donazione. Prendiamo gli zaini e torniamo alla stazione dei bus dove nel casino generale riusciamo a prendere l’autobus per Tanjore, 130 Km in sole 4 ore arrivo previsto ore18.00. Un viaggio interminabile su un mezzo scassato e con i posti alla fine del bus; arriviamo a Tenjore e non ci reggiamo in piedi ma felici di essere arrivati. L’albergo Vally 300 Rp sarà la nostra prossima dimora.
Lunedì 22.12.2203 Tanjore Povera schiena! Stamattina , al risveglio, siamo ancora doloranti per l’interminabile viaggio di ieri. Facciamo fatica ad alzarci, ma abbiamo fretta di acquistare il biglietto del treno per Mysore di questa sera e quindi alle 9.00 siamo già in fila allo sportello. Il sistema di prenotazione e vendita è computerizzato e c’è persino un terminale a disposizione dei clienti per verificare la disponibilità di posti. Troviamo facilmente posto sul treno di stasera per Mysore in Sleeper Class, la cuccetta economica. Non c’è posto invece, su nessun treno per il giorno di Natale da Mysore verso Cochin (Kochi). Non so come faremo e anche se il bigliettaio dice di stare tranquilli che ci metterà in lista d’attesa, noi in realtà ci sentiamo già indiani dunque come va va e decidiamo di partire. Tappa fondamentale (e direi unica) di Tenjore è il tempio di Brihadishwara: l’architettura differisce molto dai templi visitati fino ad ora ed è veramente un colpo d’occhio con la sua torre di 60m. Visitare un tempio induista può richiedere anche molto tempo e non solo per la sua importanza storica o architettonica quanto per il fatto che sono aperti al culto e vi si svolge parte della vita quotidiana. Si possono passare ore seduti sui gradini ad osservare la gente che va e viene, che prega e fa offerte, che si riposa al fresco di qualche albero. I turisti che incontriamo sono quasi tutti indiani, pochissimi fino ad ora gli stranieri, del tutto assenti le comitive organizzate. Possiamo due ore a ciondolare per il tempio e l’incontro più divertente è con una scolaresca : piccoli bimbi di 5 e 6 anni, tutti ordinati ed ubbidienti alle loro maestre ci osservano con curiosità e poi ci salutato con gioia. Fa un caldo tremendo e la stanchezza torna a farsi sentire. La città è carina: le strade strette, il traffico allucinante, il suono continuo delle auto e la paura di essere messi sotto di continuo (i marciapiedi non esistono!) ci fanno passare la voglia di andare in giro. Cerchiamo rifugio nel Palazzo di Tanjore, che non è niente di particolare: è quasi a pezzi, composto da una serie di sale malridotte, due musei (per niente interessanti) ed un biblioteca. Ritorniamo al tempio alle 16.00 e trovato un angolino panoramico ci rilassiamo al sole. Alle 18,00 ceniamo di corsa e poi subito a prendere il famoso treno per Mysore . “Pensavamo peggio! Le Sleeper Class sono cuccette senza porta, ad 8 letti a sezione, ma abbastanza spaziose e soprattutto areate da ventilatori al soffitto. Per Maurizio mi sembrano un tantino corte, ma i commenti a domani ! Martedì 23.12.2003 Mysore Ci svegliamo di buon ora, sul treno le voci i rumori ci fanno aprire una finestra su quella che è la giornata in India. Non siamo stanchi, abbiamo riposato ed alle 9,30 puntuali arriviamo a Mysore. Superato l’assalto del risciò prenotiamo l’autobus per il 25 verso Kochi dal momento che il treno è full. Ci vogliamo trattare bene e scegliamo come hotel il Plaza (Rp 1000). Finalmente una doccia calda (in India!) dice Stefy che si lava i capelli. La prima visita è al Palazzo, una maestosa residenza dagli interni “pacchio-orientali”. E’ pieno di scolaresche e famiglie in gita. Decidiamo di approfittare del tempo a disposizione e saliamo a Chamundi Hill la collina che sovrasta la città dove c’è un tempietto delizioso ed un bel panorama della città. Decidiamo di scendere a piedi dalla scalinata di 4 Km ed arriviamo stanchi. La città è carina raccolta, e sembra a differenza di altre città che la gente qui non sia così tanta. E’ frenetica, come del resto lo sono gli indiani; indaffarati nelle trattative, nel vendere qualsiasi cosa nello spostarsi da una parte all’altra della città. Siamo felici di questo viaggio e si vede dal fatto che non ci fermiamo un momento nell’osservarli. Ceniamo al Ritz, dove eravamo già andati a chiedere la stanza “tutto pieno”, e di corsa a riposare.
Mercoledì 24.12.2003 Mysore Decidiamo di sfruttare la giornata in pieno, dunque sveglia alle 7,00 e partenza, dopo una colazione al Ritz, per Somnathpur a vedere uno dei templi più belli dell’India. Il bus, due ore di viaggio 33 Km, attraversa paesaggi incantevoli, c’è tanta gente nei campi e l’aratro trainato dai buoi dalle corna ricurve fa da padrone e poi tanti, tanti bambini. Arriviamo al tempio e rimaniamo incantati, veramente “nice”. Qui incontriamo Egidio e Rosi due ragazzi di Milano che avevamo già incontrato e con loro facciamo il rientro in bus e già che è vigilia di Natale decidiamo insieme di fare il “cenone” tutti insieme al Ritz alle 9,00. Sull’autobus la gente ci sorride , cerca un minimo contatto anche se è un solo sorriso. Stefy decide che deve andare allo stabilimento dell’olio di sandalo e si va, interessante. Noto che procedimenti, come la distillazione, che da noi vengono fatti mediante l’impiego di sofisticate apparecchiature, qui vengono eseguiti con materiali riciclati e spesso senza nessuna norma di sicurezza, l’olio comunque viene fuori e che olio! Via in risciò verso i giardini illuminati, non è proprio una bella idea, sono a 20 Km e ci mettiamo 1 ora + 1,5 Km a piedi per dei giardini a dire il vero non molto particolari, venivamo comunque attratti dalla marea di folla che si accinge ad andare a vederli, alla stregua delle nostre frecce tricolore, scolaresche, famiglie, anziani, giovani tutti in fila (con gioia) per l’avvenimento della serata. Al di la della fatica, arriviamo giusto in tempo all’appuntamento con Eugenio e Rosi, ceniamo e festeggiamo con loro la vigilia di Natale. E’ la prima volta che passiamo questa festa lontano dai nostri cari un’occasione per apprezzare ancora di più questi momenti. Usciamo dal ristorante e dopo qualche telefonata d’auguri in Italia io e Stefj decidiamo di andare alla Cattedrale di S.Filomena per la Messa in una cornice di gioia e di festa con canti e musica. Auguri di Buon Natale ……… Giovedì 25.12.2003 Mysore E’ Natale. Qui l’atmosfera natalizia è diversa, ti accorgi della festa perché le Chiese sono addobbate con festoni e luci e la gente, vedendo che sei occidentale, ti augura Buon Natale. Dopo una colazione veloce, in una delle tante pasticcerie all’aperto ci dirigiamo verso la Chiesa che sta di fronte a noi. In festa davvero, dentro c’è persino la musica di Rick Martin, le donne hanno tutti i capelli ornati con fiori freschi, e indossano i sari di seta più belli. Tutti ci stringono la mano e c’è felicità nell’aria. Usciamo e andiamo in un’altra Chiesa questa meno addobbata è qui ci rendiamo conto che quella di prima era Luterana e questa ultima Protestante. Decidiamo di andare a visitare una delle tante Missioni segnalateci. Arriviamo e veniamo accolti da Suor Michela, che parla italiano e che è tanto simpatica. Ci fa da Cicerone all’interno dell’istituto, gestito da 25 suore di tutte le nazione e con 140 ospiti adulti over 60. L’ambiente è unico, pulito ben organizzato e soprattutto composto. Suor Michela ci spiega che vanno avanti solo con le donazioni dei privati e che per l’occasione una signora australiana aveva offerto per l’appunto il pranzo di Natale. Diamo anche noi qualcosa e ci dirigiamo a cercare le suore di Madre Teresa di Calcutta che dopo un giro interminabile non troviamo. Facciamo ancora un giro in città, al mercato a fare qualche foto e poi ci concediamo un giro in carrozzella, come dei veri turisti. La città stranamente è più calma oggi, non c’è il caos degli altri giorni, ci fermiamo anche ad ammirare il lavoro di un artista di strada che a terra non potendo camminare fa un enorme disegno di Shiva sull’asfalto non curante del traffico stradale che gli è attorno. L’India è questa, gente che si inventa di tutto per vivere immersi in contesto di solidarietà umana collettiva dove tutti non hanno tanto ma quel poco è per tutti. Una puntatina al Palazzo illuminato, questa volta degnamente illuminato, ci da l’occasione per vedere la gente che si diverte un giorno di festa. I Cristiani sono pochi in confronto agli hindu ma il condividere quello che è una gioia per una gruppo religioso fa parte della natura di questa gente. L’autobus è alle 8,30 (ideale) infatti arriva alle 9,00 ci sistemiamo e via per una notte che rivelerà stancante.
Venerdì 26.12.2003 Cochin Nottata in autobus infernale! Ho lottato con un sedile che non ne voleva sapere di stare giù e sono andata su e giù tutta la notte. Per fortuna alle 7,30 arriviamo e ci fiondiamo nel primo albergo (si fa per dire!) che troviamo. Fa un caldo tremendo e c’è un forte tasso di umidità. Arriviamo in ritardo per la corsa delle 9,00 che prevede il giro della laguna, ma meglio così perché prendiamo il traghetto statale fino a Fort Cochin e siamo lì in un quarto d’ora. Le due zone di interesse sono Mattancherry e Fort Cochin perché la terza grande zona (Ernaculam) dove abbiamo l’albergo è solo centro di affari e parte moderna. Ci dirigiamo subito verso Mattancherry: non sembra di essere più in India! C’è pochissima gente, poche macchine e l’influenza portoghese ed olandese sulla architettura delle case e dell’intera zona è forte. Il palazzo di Mattancherry oggi purtroppo è chiuso, ma riusciamo a vedere il quartiere ebraico. Facciamo scorta di spezie; in effetti mi aspettavo di più da questa zona; è solo piena di negozi per turisti. Quello che ci affascina invece sono la Chiesa di San Francesco che in passato conteneva le spoglie di Vasco De Gama ed il cimitero olandese. Ma di più di tutto vale la spiaggia e le reti da pesca cinesi: stiamo tutto il pomeriggio a guardare come funzionano, una dopo l’altra con sullo sfondo palme e mare tranquillo. Ed è qui che mangiamo il pesce più fresco della nostra vita : da una di queste reti viene fuori il nostro pranzo e Maurizio, al volo, lo compra e lo fa cucinare da uno dei tanti ristorantini della spiaggia. Oggi è il mio onomastico e mio marito è particolarmente romantico! Più tardi rincontriamo Alessandro e Sonia simpaticissimi, che avevamo conosciuto a Madras e incontrato anche a Mamallapuram al Centro Coccodrilli e con loro andiamo a vedere lo spettacolo di musica Kathakali: una danza tipica del Kerala molto laboriosa nei preparativi e probabilmente difficile nei momenti, ma dopo un poco anche noiosa! Usciamo tutti un po’ prima ed andiamo al ristorante: ottimo pesce, ovviamente! Perdiamo però l’ultimo traghetto e siamo costretti a fare un incredibile giro in risciò (15Km) per tornare in albergo ad Ernakulam. Anche Kochi è fatta: domani partiamo per Alleppey. Di questa città ci rimarrà il ricordo di un bel tramonto sulla spiaggia, della gente in festa in riva al mare, delle romantiche reti da pesca cinesi e della simpatia della gente.
Sabato 27.12.2003 Cochin- Alleppey (Alappuzha)-Kollam-Varkala Cochin è una città carina, ma noi non abbiamo molto tempo: il mare ci aspetta! Alle 7,00 siamo già in partenza per Alleppey: le due solite ore di autobus ultrascomodo! Alleppey è un piccolo centro commerciale, molto battuto turisticamente perché da qui partono le crociere sulle Backwaters. Abbiamo un’ora a disposizione e giriamo un po’: colazione all’Indian Caffè House, acquisti vari fra cui una pomata per le zanzare ( povero Maurizietto ha tutti i piedini mangiati!) ed acqua! Qui in Kerala fa molto più caldo che altrove ed il sole brucia molto. Alle 10,30 parte la crociera: siamo in tanti ma riusciamo a trovarci un posticino ottimo. Lo spettacolo, soprattutto nella prima metà del tragitto è fantastico: palme ovunque, silenzio su una laguna quasi ferma, e tantissimi uccelli. Ai lati corrono le risaie, magnifiche distese verdi, dove si svolge la vita dei contadini che abitano le backwaters. La giornata è rilassante e stiamo in barca. Ci fermiamo per il pranzo (un insipido thali formato ridotto) e per il thè di metà pomeriggio. La natura è rigogliosa e per una volta, la presenza dell’uomo si confonde in essa. Arriviamo puntuali alle 18,30 ed al volo prendiamo un bus per Varkala (non diretto). Ci hanno parlato benissimo di questa spiaggia quasi come fosse un paradiso. Sull’autobus tra un sobbalzare e l’altro incontriamo Hall un ragazzo che lavora a Varkala che ci propone una stanza e, siccome siamo stanchi e lui è molto gentile, lo seguiamo di buon grado! E meno male! Chi si sarebbe mai districato al buio in questa zona? E’ completamente al buio e capiamo di essere vicino al mare per il rumore assordante delle onde del mare che tra l’altro non vediamo. A quanto abbiamo capito esistono due strade: una da fare con il rischò molto lunga e buia, ed un sentiero che si inerpica per la scogliera più corta ma sempre buia . Il mare non si vede ma si sente: ed è un po’ agitato speriamo bene! La stanza è poco arredata, ma è grande e pulita: accettiamo subito! (Rp 200). Il posto ci intriga terribilmente e posati gli zaini e muniti di torcia usciamo ad esplorare il luogo: lungo il sentiero ci sono negozietti e ristoranti che si inseguono uno dopo l’altro. Maurizio sceglie un grosso pesce “Snapper” su una bancarella di un ristorante che lo cucina Tandoor: è sinceramente la cosa più buona mangiata finora! I ristorantini sono tutti con le sedie rivolte verso il mare e con le candele accese sui tavoli. E’ veramente un bel posto! Andiamo a dormire tardissimo………….A domani la sorpresa! Domenica 28.12.2003 Varkala Ci svegliamo presto, siamo curiosi di vedere questo posto famoso per le spiagge e via al mare. Il posto che ieri sera ci sembrava tetro ora all’improvviso si presenta come un paradiso: arriviamo al mare e……rimaniamo a bocca aperta; palme, palme e palme per chilometri lungo tutta la spiaggia con un mare impetuoso ma invitante e soprattutto solo i pescatori e noi. Un’immagine che ci riesce difficile anche fotografare di quanti particolari belli potrebbero essere tenuti fuori nella foto. A questo punto via in acqua. Mohammed, il ragazzino col quale faremo amicizia, si interessa della nostra sopravvivenza alimentare, ci porta il cocco e poi verso l’ora di pranzo saliamo a rilassarci sotto le palme, al fresco perché il sole picchia, a mangiare un enorme ananas. E’ la vacanza al mare che volevamo e dopo tanta fatica ci voleva. La giornata ci passa in fretta e dopo una rapida doccia, riusciamo perché siamo curiosi di vedere il resto di Varkala. Carina assai! Tutta Varkala si estende su un promontorio anche abbastanza alto a ridosso della spiaggia sacra, ed è piena di localini carini, di negozietti per una bella camminata. Un posto tranquillo rilassante, naturalmente l’altra faccia dell’India, fatta di gente che si improvvisa di tutto pur di vivere, ma notiamo che lo fanno con intelligenza e cortesia. I ragazzini che vendono per strada ci assaltano ma sono cortesi e alla fine compriamo. Il pomeriggio ci passa godendoci il tramonto sulla spiaggia. Stefy è stanca ma la vedo felice e questo è tutto. La sera, dopo un giro di locali che mettono in bella mostra il pesce del giorno, decidiamo di fermarci in uno dove ci prepara un pesce che ha almeno un chilo. Ma quello che ci piace di più è l’atmosfera, tutti giovani che rimangono ore seduti ad un tavolo a chiacchierare di fronte l’oceano o solo a tenersi per mano sotto le stelle.
Lunedì 29.12.2003 Varkala Al mattino presto andiamo a vedere sulla spiaggia i pescatori che tirano le reti; l’atmosfera è d’altri tempi, una rete che va a largo forse per un chilometro e le cui corde sono tirate da omini piccoli ma forzuti tanto che decido di dare anch’io una mano. Facciamo il bagno e rincontriamo Sonia e Alessandro i due ragazzi friulani con i quali ci rincorriamo ed ormai diventati compagni di viaggio. Stiamo tutta la giornata in spiaggia e ci ustioniamo. Mangiamo con loro sotto le palme e ci rilassiamo alla grande. La camera che abbiamo trovato (o forse per meglio dire che ci hanno trovato) è vicino la spiaggia, l’ideale. Certo questa non è l’India che conosciamo, qui la gente è a contatto con i turisti dunque abituata a trattare e confrontarsi con il benessere ma che non si lascia, a nostro avviso, coinvolgere più di tanto. Ci diamo appuntamento con gli amici per la sera alle 8,30 in un locale spagnolo per una paella e andiamo a fare il massaggio che Stefy aveva prenotato il giorno prima. Mi stendono su un lettino e due piccoletti, all’apparenza innocui, cominciano dalla testa per finire su tutto il corpo avanti e dietro con oli aiurvedici; più di un’ora di tortura, quando scendo dal lettino mi sento alleggerito e tanto giù di pressione. Di Stefy non ho notizie non la sento ma so che è dentro una stanzetta con altre due piccolette che le stanno facendo quello hanno fatto a me. Usciamo e ci sediamo per un the, il sole è quasi calato e ci godiamo la brezza del mare non vorremmo andar via ma non possiamo finire il nostro giro qui in India e decidiamo di partire l’indomani per Kovalam (a malincuore). Ci raggiungono Sonia e Ale due ragazzi in gamba, semplici e soprattutto idealisti (non hanno la televisione). La paella è eccezionale mangiamo all’inverosimile e chiacchieriamo tra un bicchiere di birra (rigorosamente sotto il tavolo) e uno di lemon soda. Finiamo la serata a parlare e a salutarci, una bella giornata.
Martedì 30.12.2003 Varkala-Thiruvananthapuram(Trivandrum)-Kovalam beach Approfittiamo della giornata iniziata di buon mattino per un bagno (ore 8,00) una buona colazione ed una passeggiata romantica sulla spiaggia piena di reti. Prendiamo il risciò ed il treno per Kovalam. Ci fermiamo a Trivadrum, niente di eccezionale giusto il tempo di vedere il tempio, da fuori, ed il Palazzo adiacente e prendiamo il primo bus per Kovalam beach. Già dal pulman notiamo che stiamo andando in posto stra-turistico e dopo i giorni passati a Varkala il confronto si appresta ad essere duro. Kovalam è sulla spiaggia in tutti i sensi, la strada, i negozi, gli ambulanti e la gente, di intimo e rilassante non troviamo nulla. Un giro interminabile per trovare una stanza (350 Rp) pulita e carina e via al mare. Io e Stefy cerchiamo di nascondere a l’altro la delusione ma poi esce fuori e per nessuno dei due questo è il posto che avremmo desiderato per l’ultimo dell’anno. Bene non ci scoraggiamo e decidiamo seduta stante di rimanere per la notte e domani ritornare a Varkala (che pazzi!) . In India prendere questo tipo di decisioni può essere pericoloso per via dei ritardi, dei contrattempi ma non ce ne frega niente noi qui per l’ultimo dell’anno non ci stiamo. Ci allontaniamo un po’ dal paese e ci inoltriamo lungo le stradine che vanno in un villaggio mussulmano di pescatori. L’atmosfera cambia velocemente, dalla confusione turistica e dal benessere al vociare per strada dei bambini che ci accompagnano per tutta la passeggiata al suono “school pen”, scalzi, sporchi ma con un sorriso disarmante che ti riempie di gioia. Il villaggio è veramente messo male: case di fango, tetti di palma. E poi le donne con le brocche d’acqua in testa o al pascolo. Prendiamo un risciò che ci porta al villaggio di fronte che guarda a distanza quello musulmano, è il cristiano. Pare che in passato ci siano state delle scaramucce, sempre comunque guerra fra poveri. Sono entrambi pescatori e come al solito quando arriviamo i bambini ci accompagnano per le viuzze del paese, fatto questo di case in muratura e tetti in tegole l’acqua alle fontane e le strade con i rifiuti. Arriviamo alla Chiesa, che ha una barca sul campanile, e si stanno tutti preparando per la festa della mezzanotte. Una bella atmosfera con un tramonto bellissimo. Ritorniamo a piedi a Kovalam il tempo di mangiare qualche cosa e a letto.
Mercoledì 31.12.2003 Kovalam – Varkala Tranquilli ci alziamo e facciamo colazione davanti al mare su una terrazza al 3° piano, l’ultima foto e via con gli zaini in spalla verso la fermata del bus. Incontriamo due ragazzi indiani sono gemelli e facciamo subito amicizia, ci propongono una corsa veloce per prendere il treno a Trivandrum che va a Varkala delle 10,00 tutto in risciò 100Rp, accettiamo. Sono simpaticissimi, si destreggiano nel traffico e ci tranquillizzano continuamente sull’orario. Si è vero arriviamo in tempo ma il treno non c’è, il prossimo è alle 11,20. Qui funziona così! Ci spostiamo alla fermata degli autobus,ma nulla da fare. Alle 11,45 partiamo con il treno: io,Stefy e un amico al quale abbiamo pagato il biglietto e che non fa il viaggio con noi per paura del controllore, siamo seduti nelle sliperets con il biglietto di 2° semplice. Il viaggio va bene ed arrivati a Varkala dopo aver trovato l’unica camera (stamberga) libera ci fiondiamo in spiaggia a rilassarci. Siamo felici di essere ritornati,”chi sa forse incontreremo Sonia e Ale” ci diciamo, e così è. Immersi in questo paradiso ci gustiamo un the insieme a loro a parlare……d’India e non solo e ci salutiamo per l’ennesima volta nella speranza di rincontrarci, loro hanno il treno per Madurai alle 18,40. Torniamo a fare una doccia e prepararci per la grande notte dell’ultimo dell’anno. Usciamo e facciamo un giro, i preparativi si vedono, il pesce in bella vista, la musica già si sente ed anche i primi fuochi. Una cenetta a lume di candela e via in un locale dove c’è un falò ad aspettare la mezzanotte tra musica da discoteca indiana e inglese. Un bel fine anno, come lo volevamo, non c’è lo spumante, il panettone i parenti ma la cosa in fondo più importante c’è “noi due sotto le stelle” Brindiamo con una bottiglia di birra in mano ed ascoltiamo la musica con i ragazzi che ballano, ma siamo stanchi e avremmo tanto voluto passare tutta la notte svegli ma non ce la facciamo. E’ strano stare fuori durante le feste, ma con questo ti accorgi che il mondo prosegue ovunque la sua corsa ad ogni latitudine con riti ed usanze diverse ma con la stessa voglia di ritrovarsi e stare insieme.
Giovedì 1 gennaio 2004 Varkala – Kanyakumari La sveglia è alle 6,30, iniziamo questo nuovo anno in acqua, un bel bagno, noi, i pescatori con le loro reti e le palme. Che sensazione di libertà che ci da questo posto ci riempie di gioia. Prendiamo la nostri zaini e via alla stazione per il treno delle 10.00 per Kanyakumari che arriva alle 10,30. Saliamo e ci sistemiamo ma presto viene il controllore e ci invita ad andarcene in fondo al treno sui sedili di legno, no ce lo facciamo ripetere due volte ed andiamo. Appena arriviamo a Kanyakumari c’è già il clima di festa una moltitudine di pellegrini in fermento. Siamo veramente distrutti ma comunque prendiamo il battello che ci porta sull’isoletta da dove il fondatore dell’Induismo partì per professare il suo credo. Un mare in tempesta ed un vento fortissimo. I pellegrini sono stra felici di vederci, ci sorridono, ci toccano e soprattutto vogliono farsi le foto con noi e la gioia diventa nostra. Il Vivekananda Memorial è interessantissimo per la posizione che occupa nel punto di incontro di tre oceani e notiamo che è veramente uno sparti acque: da una parte la tempesta dall’altra la quiete. Torniamo sulla terra ferma e decidiamo di andare al Gandhi Memorial, molto bello e toccante. Qui torniamo indietro con la storia e la ripercorriamo con le immagini e gli oggetti di questo grande del nostro tempo compreso il sari ancora macchiato di sangue. Veramente molto bello.Andiamo ai gats dove c’è una moltitudine di gente che fa le abluzioni con accanto il solito loro business: conchiglie, cibo, fiori, souvenir e cavalli al galoppo sulla spiaggia. Un clima di festa eccitante, il nostro sguardo finisce per posarsi ovunque e da per tutto i particolari sono interessanti. Intere famiglie riunite attorno ad un foglia di banano con dentro un po’ di riso. I bambini con la sabbia, con le noci di cocco o in acqua e le donne a lisciarsi i capelli dalle lunghe chiome, tutto davvero unico. Rimaniamo fin dopo il tramonto.
Venerdì 2.1.2004 Kaniakumari – Madurai Stefy ha la febbre, ma è pimpante come al solito. Partiamo molto presto, il bus è alle 5,45 e col solito ritardo andiamo via alle 6,30. Un viaggio interminabile non privo di soste per un the, per una sigaretta e per lo stop alle stazioni, finalmente alle 13,00 siamo a Madurai. Non è una bella impressione il primo impatto con la città. Scelto l’albergo ci spostiamo verso il tempio principale per la cerimonia della sera, bella, ma turisticamente ripetitiva. Anche loro ci sembrano troppo impegnati a mostrarsi anziché a vivere religiosamente la cerimonia. Madurai ci sembra, soprattutto intorno al tempio, una conclave italiana, tutti che ti vogliono vendere qualcosa o farti un vestito su misura dialogando in perfetto italiano. Tranne il tempio siamo già annoiati. Decidiamo di andare a dormire e ripartire l’indomani pomeriggio.
Sabato 3.1.2004 Madurai – Tricky Siamo al 5° piano di un albergo e si sentono tutti i rumori della città fin dalle prime ore del mattino. Andiamo a fare colazione, un buon Kiai e del pa-dulce. Ci immergiamo nel covo dei sarti che abita il tempio e subito inizia la contrattazione, estenuante in alcuni momenti anche noiosa soprattutto quando ci parlano in italiano, comunque alla fine cediamo e scelgo la stoffa per la mia camicia di color senape pronta fra un’ora per 160Rp. Il tempo di entrare nuovamente nel tempio per un altro giro e via a ritirare l’opera, veramente molto bella. Avendo più tempo forse avremmo approfittato per qualche altra cosa ma alle 13,00 dobbiamo liberare la camera e con gli zaini andiamo al palazzo reale dove incontriamo due ragazzi italiani che vanno spesso da Sai Baba e li via a parlarci della spiritualità del movimento. Il palazzo è comunque bello e maestoso con colonne alte e spazi immensi. Prendiamo un risciò e via alla stazione degli autobus dove alle 15,00 prendiamo il bus per Triky. L’autista è più sobrio dell’ultimo e con calma e una sola sosta nell’autogrill indiano lungo strada, arriva a Triky alle 18,00. Un viaggio bello fra le campagne con la natura che ti accorgi che cambia pian piano, siamo di nuovo nel Tamil Nadu. L’albergo che scegliamo è vicino la stazione dei bus, ottimo e ci stiamo comodamente. Posiamo gli zaini e via in città a visitarla subito. E’ sera ma Triky ci sembra diversa e poi con molte cose da vedere. Entriamo nella Chiesa più importante fuori le mura enorme e bella. Un giro per la città vecchia tra i pochi negozi rimasti aperti e poi a nanna col solito bus, questa volta veramente fast.
Domenica 4.1.2004 Triky E’ domenica e ci alziamo di buon ora, andiamo subito al tempio più lontano dove, ci aspetta la cerimonia di apertura della Porta del Paradiso, una festa che ricorre ogni anno a gennaio. Il tempio è grandissimo e subito ci contatta una guida, scalza e ben pasciuta che dopo una lunga contrattazione cede per 150 Rp Ci porta in giro per i templi, tra terrazze e scorci bellissimi dove fermarsi a riposare, è un tipo che si muove bene all’interno perché conosce tutti e soprattutto “comanda tutti a bacchetta”. Dei templi io e Stefy ci siamo un po’ annoiati, anche perché i riti sono quelli e poi onestamente non capiamo questa suddivisione di divinità, che ora si trasformano in qualche animale, poi fanno la guerra e dopo perdonano tutti. Una lunga scalinata ci aspetta saliamo verso la Rock Fort, fa caldo ci togliamo le scarpe la salita è ripida ed il percorso è tutto coperto perché passa attraverso i templi. C’è un panorama della città, dei templi in lontananza e del fiume mozza fiato. I ragazzi che affollano l’unico albero sono simpaticissimi e ci mettiamo a parlare, non vedono l’ora di avere un contatto, forse ci vedono così diversi e li incuriosiamo. Stiamo li tranquilli a goderci questo paese meraviglioso che ti infonde calma; da quando sono qui non ho l’ansia di correre e ho sposato in pieno quello che sono i loro ritmi. Scendiamo e prendiamo un bus (velocissimo tutto cromato sembra una metropolitana di superficie) in pochi minuti siamo al secondo tempio. Interessante anche questo, meno affollato ma ugualmente partecipativo. E’ curioso vedere in questi templi gli elefanti che sono ammaestrati per toccarti la testa con la loro proboscide non appena gli metti una monetina, e poi i negozietti uno dopo l’altro ti vendono di tutto dall’ananas alle ciotole d’ottone, noi naturalmente ce li passiamo tutti. Ritorniamo che è buio e andiamo a cenare all’hotel Femina, a quanto dicono, rinomato, noi mangiamo poco e paghiamo tanto. Lunedì 5.1.2004 Triky – Colombo Sveglia alla buon ora, abbiamo dormito bene, e via a fare colazione (come al solito rimandata) per andare a confermare il volo della Sri Lanka Aerlines delle 14,00 per Colombo. Facciamo un altro giro in città a fare gli ultimi acquisti le sigarette, l’olio di cocco, un contenitore d’alluminio per Stefy e già sono 11,00 ora di essere già in aeroporto. Corriamo e corriamo qui in India il contrattempo è di casa: l’autobus si ferma perché davanti ha un carretto strapieno trainato a piedi, il risciò si approfitta del poco tempo per chiederti più del dovuto fino all’aeroporto e dove per imbarcarci pesano tutti i bagagli comprese le nostre tracolle, con relativa fila di 20 funzionari ai quali devi esibire il passaporto ed i biglietti e sui quali ognuno ci mette il proprio timbro ed una firma, allucinante!. Al di là della paura di perdere il volo rimane alla fine il rammarico di essere rimasti poco in questo meraviglioso paese ed a malincuore saliamo sull’aereo. Il viaggio è eccellente e arriviamo a Colombo alle 15,30, sbrigate le formalità doganali usciamo subito per andare alle agenzie, non vediamo quel ragazzo con il quale avevamo il contatto, dopo tutto gli avevamo dato un altro orario e iniziamo il nostro giro di consultazioni. Si parte da 280 $ per arrivare a 240 $ per un giro dell’isola di quattro giorni con autista, ma quello che ci preoccupa di più è il tempo che perdiamo, noi vorremmo essere ad Anaradhapura in serata e sono già le 17,00. Ad un tratto mi sento toccare la spalla, è quel ragazzo dell’@mail, qualche parola in inglese sussurrato e ci invita ad uscire dall’aeroporto dove un suo amico con il furgoncino ci aspetta. A l’inizio siamo un po’ titubanti, in realtà non lo conosciamo e poi cosa altrettanto importante non c’è accordo ne sull’itinerario ne sul prezzo e provo lungo il tragitto a piedi ad insistere nel sapere il prezzo in base all’itinerario da noi scelto, ma vedo che Mangala, questo è il suo nome, ha fretta di allontanarsi dall’area delle agenzie (difatti ci sono persone strane che ci seguono) e mi rimanda a dopo la discussione. Arriva contemporaneamente l’amico con il furgoncino e li ci fermiamo, io continuo a chiedere lui continua a non rispondere, di fatto la polizia si avvicina e …. Li inizia tra loro una discussione…. Oh Dio in che situazione ci siamo cacciati !!!! Stefy prende lo zaino per andare via io invece ho l’impressione che i due sono in buona fede e allora carichiamo e via. Iniziamo ad andare verso Anadaphura la strada è lunga ma Mangala e Lalit sembrano simpatici e dopo 5 ore di strada pessima arriviamo a destinazione. Lungo strada ci fermiamo anche dove abitano loro e ora Stefy è un po’ più tranquilla. L’albergo lo scegliamo noi è un posto in mezzo alla foresta, con un tipo strano che ci accoglie, capelli spaiati bianchi e solo in dosso il sari arancione. Posiamo tutto e andiamo a mangiare tutti e quattro (Rp 500) nell’unico ristorante cinese aperto.
Martedì 6.1.2004 Anuradhapura Questa notte ho fatto sogni un poco strani, forse non sono del tutto tranquilla. La luce del mattino e gli uccelli dietro la porta ci svegliano molto presto. E’ un posto incantevole ed iniziamo la giornata con una buona colazione all’aperto: the all’inglese e frutta in abbondanza. Alle 9,00, puntuale, arriva Mangala con il suo amico e partiamo per il sito. La zona archeologica di Anuradhapura è molto vasta e, fatto il biglietto cumulativo, iniziamo la visita dall’albero sacro. Fa molto caldo e c’è già un alto grado di umidità. Si nota subito la differenza con l’India e con i templi Indù, qui l’atmosfera è più rilassata tutto è quiete, silenzio e ordine. A parte qualche stupa molto alto, la specialità del posto è legata alla sua vastità: a perdita d’occhio ci sono rovine immerse nel verde più rigoglioso. Le scimmie saltellano ovunque e sono più numerose delle persone che girano per il sito, in verità non molte e io e Maurizio sfuggiamo ogni tanto alla compagnia (discreta!) di Mangala per passeggiare immersi dentro questa città millenaria. Alle 15,00 su in macchina alla volta di Polonnaruwa. Devo dire che Mangala e l’Alit si stanno dimostrando molto cortesi e disponibili si fermano spesso lungo strada a farci assaggiare la frutta più strana il mais e ci chiede sempre se abbiamo fame o bisogno di qualcosa comunque c’è sempre in piedi una conversazione, posso affermare che sono bravi ragazzi. L’atmosfera qui in Sri Lanka non è quella indiana sono troppo recenti gli episodi di guerriglia in questo paese e anche questa zona malgrado tutti dicano che è tranquilla è in misura maggiore presidiata da militari. Lungo strada c’è di tutto : gli elefanti usati per i lavori pesanti, le donne al fiume e le maestose statue del Buddha che si ergono qua e la come a infondere sicurezza. Arriviamo a Polonnaruwa ed approdiamo al Sumatra Guest House, purtroppo non c’e di meglio, anche perché il paese si articola su un “incrocio di strade”. Giusto il tempo di un pollo alla cinese e del riso fritto vicino al lago e via a nanna. Lo Sri Lanka da l’impressione di essere, rispetto all’India, il paese dei cugini ricchi che hanno fatto fortuna; pochi poveri per strada, pochi risciò, pochi autobus ed una vita più cara.
Mercoledì 07.01.2004 Plonnaruwa-Sigriya-Dambulla L’albergo di stanotte è da dimenticare velocemente tranne che per il giardino dove prendiamo il the. Carichiamo tutto sul furgone e via ad iniziare il giro delle rovine del sito che è più concentrato e meglio conservato rispetto a quello di ieri. Il parco è bellissimo ed i vari complessi archeologici sono veramente notevoli dai nomi impossibili a pronunciare. Siamo sempre scortati da Mangala e Lalith che ogni tanto, con la scusa di uno spuntino ci lasciano soli, a dire il vero non siamo abituati nei nostri viaggi ad avere altre presenze ma qui l’alternativa sarebbe stata viaggiare in bus con molti più giorni a disposizione e poi c’è sempre l’incognita che grava sul nostro rapporto: prezzo e itinerario ancora non definiti. Lasciamo Polunnaruwa alla volta di Sigriya ; la strada è pessima ed impieghiamo molto tempo ad arrivare in più c’è il caldo che si fa sentire ma la vera sorpresa deve ancora arrivare: mille gradini per salire in cima. Si tratta di un promontorio roccioso che sbuca all’improvviso al centro di una vasta pianura veramente entusiasmante e ricco di storia. La Rocca domina la vallata ed i templi giù si perdono a vista d’occhio, un posto romantico che condividiamo con Mangala il quale ci racconta che proprio qui su qualche anno prima fece la dichiarazione d’amore alla sua fidanzata ora futura sposa. Scendiamo velocemente e via alla volta di Dambula (20 Km) per vedere i templi rupestri. Anche qui una salita ripida da fare a piedi con la sorpresa in cima che il biglietto era da fare giù; è qui il povero Lalith, che aveva deciso di vedere anche lui i templi, si offre ad andare a prendere i biglietti. I templi sono unici: grotte dal tetto affrescato e contenenti centinaia di statue del Budda in tutte le versioni. Molti fedeli sono qui per la preghiera anche perché oggi è giorno di Roja (luna piena) ed è festa. Si sta facendo buio e dobbiamo partire per Kandy e la strada è ancora lunga. Arriviamo alle 10,00 di sera e fatichiamo un poco per trovare una sistemazione ma alla fine ci sistemiamo vicino al lago. Mangiamo tutti insieme il solito riso cinese al pollo e torniamo in albergo La città anche di notte sembra molto carina e noi non vediamo l’ora di iniziare a visitarla.
Giovedì 08.01.2004 Kandy Sveglia alle 7,00 vogliamo scendere al lago e vedere la città con la luce del mattino; è tranquilla carina e la definiamo la Lugano dello Sri Lanka. Facciamo colazione per strada compriamo qualche cartolina e via al Tempio dove alle 10,00 c’è la cerimonia di apertura della stanza dove è conservato il Dente di Buddha. Il posto è carino e rilassante, la loro musica ci diverte con trombe e tamburi. Andiamo negli altri templi vicini e ci accorgiamo che c’è una forte devozione, una sacralità simile a quella che si percepisce nelle nostre Chiese davanti alla statua di Gesù. Continuiamo il nostro giro compriamo un poco di frutta al mercato facciamo amicizia con i venditori di spezie e via all’appuntamento con Mangala per andare all’Orto Botanico. E’ l’occasione per definire col nostro amico gli unici due punti rimasti in sospeso del nostro viaggio, fermo restando che nel frattempo è nata una sincera amicizia. Ora ci sentiamo meglio! Più liberi! La paura era a questo punto rovinare quel rapporto di fiducia che si è costruiti per non aver definito in tempo. Ci accorgiamo che anche per loro è stata una piacevole vacanza l’occasione per aver conosciuto nuovi amici e questo ci riempi di gioia. I giardini, a soli 6 Km, sono ricchi e ben curati ed è l’occasione per visitare uno dei parchi più belli, è qui che vediamo per la prima volta pipistrelli di 1m di apertura alare (veri condor!) che ci girano intorno in pieno giorno. Ritorniamo al Tempio per la cerimonia serale; suggestiva e toccante.
Venerdì 09.01.2004 Kandy – Colombo – Mirissa Sveglia alle 4,30, abbiamo l’appuntamento con i ragazzi alle 5,00 per partire. Sembra esagerato mettersi in viaggio così presto per coprire 300 Km ma di tempo ce ne vuole la strada non è agevole e bisogna passare dal centro della capitale, impresa non facile. Il viaggio, inutile dirlo, è meraviglioso ; passiamo tra risaie e campi di the e lungo strada ci fermiamo al villaggio dove Mangala ci fa conoscere la fidanzata e la sua famiglia, brava gente. Ci fermiamo un paio di ore a Galle; primo insediamento portoghese in Sri Lanka lungo la costa. Arriviamo a Mirissa alle 17,00 e grazie a Maall e altri amici di Lalith troviamo una sistemazione per la notte proprio sulla spiaggia. Il posto è un incanto e le guest house sono tutte in riva al mare. Posiamo gli zaini e via in acqua per un bagno tonificante. All’imbrunire la spiaggia si trasforma, ogni locale organizza un angolino accogliente dove mangiare il pesce o gustarsi un the in tranquillità o semplicemente ascoltare della musica. Mangala e i suoi amici ci organizzano una cena tutta a base di pesce e rimaniamo a parlare fino a notte fonda dei loro progetti. Gente dinamica ricca di idee, questi nuovi amici, con tanta voglia di fare e soprattutto desiderosa di scambi culturali.
Sabato 10.01.2004 Mirissa – Colombo – Roma E’ il giorno della partenza, e come al solito il viaggio al completo scorre nella nostra mente pensando che il tempo che ci hai dedicato è stato poco. L’ultimo bagno di buon ora, la colazione in riva al mare e via alle 10,30 si parte ci aspetta un bel tragitto verso Colombo. Alle 17,00 siamo in aeroporto, Mangala deve andare a lavorare, ha un negozio di Arte Sacra Buddista che gestisce, e noi abbiamo l’imbarco alle 18,30. L’esperienza dello Sri Lanka, se pur breve solo cinque giorni, è stata emotivamente intensa questo grazie al fatto che ad accompagnarci non è stata semplicemente una guida ed un autista ma dei ragazzi, Mangala e Lalith, felici di condividere con noi, istante per istante, la nostra vacanza ed è questo il ricordo che ci porteremo nel cuore.