Alla scoperta dell’incomprensibile: India

In occasione del più grande giubileo induista: MAHA KUMBH MELA
alla scoperta dell'incomprensibile: india
Partenza il: 07/02/2013
Ritorno il: 19/02/2013
Viaggiatori: 20
Spesa: 3000 €
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UN CAMMINO SPIRITUALE

Introduzione: NAMASTE’che Dio ti illumini” è il loro saluto. Questa introduzione vuole solo cogliere momenti intimamente intensi.

Il viaggio come scoperta, come crescita spirituale, il viaggio come mezzo per entrare in contatto con tradizioni culturali e leggende di un paese tanto sconosciuto e attraente come l’ India, dove il cuore viene prima della ragione, dove lo spirito domina il corpo. Non importa quanto grande sia la determinazione a lasciare da parte ogni nostro pregiudizio culturale e le nostre sane abitudini, l’ India riesce a meravigliarci con la sua vastità, il suo clamore, la sua complessità. In questo paese nulla è come ci si aspetta, possiamo attenderci solo l’inaspettato che ci accompagna in ogni esperienza. Sicuramente questo paese rappresenta la prova del nove per chi per la prima volta giunge in questo paese, il primo impatto ti può creare ansia e voglia di rimontare sul primo aereo e tornare via, ma se affrontiamo questa esperienza con la voglia di scandagliare intricate cosmologie, respirare un’ atmosfera carica di sensualità, se abbiamo la capacità di comprendere anche l’ assurdo, allora ci accorgiamo che l’ India è uno dei drammi più’ intricati e più densi di soddisfazione che ci sia sul nostro pianeta.

Ingannevole; credo che non esista altro aggettivo per catturare in modo convincente l’ enigma dell’ India. Nell’ ostentazione della sua diversità che va da tranquilli templi immersi nel verde ad esuberanti e caotiche feste, da villaggi poveri, decadenti, illuminati solo da lanterne, a città all’avanguardia dell’ elettronica, questo paese credo si presenti come il piu’ poliedrico dell’ intero nostro pianeta.

Che la si ami o la si odi l’India ti coinvolge pienamente, è un paese che ti rimane addosso, un’ esperienza che non possiamo dimenticare.Piu’ di 1miliardo e 300mila persone abitano questo subcontinente, per noi che giungiamo con la voglia di saperne un pochino di più si traduce in un enorme cocktail culturale.

La religione predominate è l’ induismo che risulta essere quella più complicata e con un pantheon affollato di divinità, per questo motivo in India c’è un numero incredibile di feste religiose.

Tra tutte però, per la sbalorditiva partecipazione, spicca il Maha Kumbh Mela (alla lettera grande festa delle anfore), una manifestazione poco famosa in occidente ma capace di richiamare per un mese intero, ogni tre anni, decine e decine di milioni di fedeli, a rotazione in quattro diverse località nel centro-nord del paese, facendone la festa religiosa più affollata del pianeta, e se vogliamo anche il maggior assembramento umano. Un pellegrinaggio alla “Mecca” all’ennesima potenza.

Noi prendiamo l’ occasione, per questo viaggio, della più importante, che avviene ogni 12 anni ad Allahabad, la città sacra più importante , poiché madre Gange qui incontra altri due fiumi, Yamuna e Sarasvati, quest’ ultimo fiume sotterraneo.

Non è facile smuovere tante persone in una terra così povera e vasta come l’India, ma i tradizionali bagni purificatori nei sacri fiumi, in precisi momenti astrologicamente propizi (Giove in Acquario e Sole in Ariete) – essenza clou dei Kumbh Mela – sembrano riuscirci egregiamente, grazie anche al non trascurabile fatto che le sacre abluzioni sono capaci di cancellare non soltanto i peccati commessi nella propria vita, che già non sarebbe poco, ma pure tutti quelli compiuti dalle 88 generazioni precedenti, ponendo così fine una volta per sempre al dannato ciclo delle rinascite e delle reincarnazioni perpetue. E’ quindi la garanzia del paradiso a mettere in moto non soltanto asceti e guru, santoni e mistici, ma anche fedeli di ogni casta e censo, da ogni angolo del paese, per giungere all’appuntamento con ogni mezzo possibile, piedi compresi, gli uni a fianco degli altri, sorretti dalla stessa fede. L’ ultima cerimonia ad Allahabad si è svolta nel 2001, grazie ad un favorevole allineamento astrale realizzabile soltanto ogni 144 anni, e vide la partecipazione di non meno di 70 milioni di persone. Quest’ anno, nel corso di questi 30 giorni, si parla di 120 milioni di persone, lascio all’immaginazione i problemi logistici da risolvere, connessi alla gestione di una simile moltitudine, costretta per un mese a vivere in improvvisate mega città tendopoli.

Ogni Kumbh Mela non si limita ovviamente ai bagni purificatori, ma rappresenta anche un’occasione di conoscenza e di confronto tra le varie sette, scuole mistiche e ordini monastici, tra religiosi e laici, con momenti di preghiera, di cerimonie, di processioni, di discussioni teologiche ma anche di esibizioni da parte di sadhu (i celebri santoni ascetici che vivono nudi e immobili in meditazione) e guru, di yogin e babas, ciascuno con i propri abiti peculiari o senza, in un incredibile caleidoscopio di colori, senza trascurare fachiri da piazza, incantatori e venditori ambulanti di ogni genere di mercanzia. Un po’ conclave e un po’ carnevale.

Il Maha Kumbh Mela è il giubileo hindu, il mese in cui il cielo feconda la terra e lo fa in India.

Questo è il paese degli ossimori, il caos più organizzato che si possa immaginare. A me piace definirlo il paese della confusione ordinata!

Assistere a questa cerimonia e definirla entusiasmante rende poco l’ idea, rimaniamo stupefatti, vale la pena alzarsi alle due la notte e mettersi in cammino per non perdere le processioni delle diverse sette, armate di spade e tridenti e guidate dai capi e dalle effigie divine portate su elefanti e carri bardati, in competizione per chi si immergerà per primo nelle sacre acque. Per fortuna l’interpretazione astrale del momento più propizio per le abluzioni varia da setta a setta. Questa impressionante cerimonia affonda le radici nel tempo e si celebra da oltre un millennio: secondo gli storici risalirebbe infatti all’ VIII secolo, quando il mistico Shankarcharya – artefice del trionfo dell’induismo sul buddismo, convocò una riunione plenaria di tutti gli adepti a questa religione. Ma le più antiche scritture narrano di un conflitto primordiale tra Dei e Demoni per il possesso di un vaso (kumbh) contenente il nettare dell’immortalità; nel parapiglia caddero quattro gocce sulle località oggi sede a rotazione del Kumbh Mela, capaci di garantire, se non l’immortalità del corpo, almeno quella dell’anima. Quest’anno il Khumbh Mela si è svolto dal 27 gennaio e si conclude il l 25 febbraio e avvenendo dopo 12 anni lo accoglie Allahabad, nel Madhya Pradesh, città santa per gli indù che sorge alla confluenza dei tre fiumi indiani più sacri (Gange, Yamuna e il mitico Saraswati), da sempre centro culturale e religioso, patria di Nerhu e di Indira Gandhi.

Il Madhya Pradesh è una terra di mezzo fra le pianure del Gange e la catena montuosa Deccan, un luogo non ancora turistico, che permette di cogliere aspetti intricati di questo paese.

Se l’ esperienza di questa grande festa è straordinariamente esaltante dal punto di vista emotivo, altrettanto merita un pensiero di riguardo Varanasi, la vecchia Benares, capoluogo dell’Uttar Pradesh e città consacrata a Shiva.

Questa città rappresenta uno dei luoghi più sacri del paese, dove i pellegrini hindu si recano per lavare i peccati di una vita nel Gange e per cremare i morti, infatti è chiamata la città della morte, ma diversamente dal nostro concepire la morte, per gli indiani è liberazione, è l’ ascesa dell’ anima al cielo attraverso madre Ganga.

I Gath sono molto alti ed alla sommità templi e Arsham per accogliere i pellegrini.

Tutti cremano i loro defunti a Varanasi ed il legno usato è più o meno di pregio a seconda della casta.

Il figlio maggiore maschio dona i propri capelli al Dio Schiva e tocca a lui iniziare il rito della cremazione, con sette giri intorno alla fascina di legno dove viene collocato il corpo coperto da teli bianchi. Viene toccata la testa in un punto preciso, dove c’è un osso che rimarrà intatto e sembra avere le sembianze di figura umana.

La cenere viene poi caricata su una pira e gettata nelle acque del Gange.

Abbiamo avuto la grande fortuna di capitare in un momento dove i Gate sono abbastanza vuoti e possiamo assistere alla cerimonia di cremazione, un momento davvero esaltante, la testa è confusa, si ammucchiano pensieri, odori, immagini sconcertanti……..

Abbiamo preso la barca e percorso le rive del Gange lungo i Gath, è ancora buio e qui nel fiume sacro abbiamo visto nascere l’ alba immergendo piccoli ceri accesi nelle sue acque esprimendo un desiderio.

Questa atmosferica magica, nell’ incanto della navigazione, lascia il posto ad un mosaico fantasmagorico brulicante di vita, un geografia mistica che non ha paragoni.

In strada vengo avvicinata da una giovane donna con un bimbo in braccio, mi indica il biberon vuoto, voglio fare qualcosa ma non capisco l’ indu, le faccio vedere le mie rupie e voglio donargliele, non le vuole, mi parla, mi sorride, mi prende per mano e mi conduce al negozietto(se così si può chiamare) e non vuole i miei soldi, vuole che io compri il latte per il suo bambino. Marco, il ns tour leader, mi viene in aiuto e riusciamo a capire quante rupie occorrono per due scatole di latte, lascio più soldi ,magari per qualcun altro, ma mi viene reso il resto… In così tanta povertà scopro una dignità che non ha paragoni!

Credo che se dovessi dare un titolo pragmatico a questo viaggio lo definirei :“Alla scoperta dell’insolito” e non sarebbe sufficiente.

Il nostro viaggio è durato 12 giorni, partendo da New Delhy, Jaipur, Fatehpur Sikri, la città fantasma, Agra, Janshi, Orchha, Khajuraho, Allahabad, Varanasi in quattro regioni importanti del centro India: stato di Delhy – Rajastan – Uttar Pradesh – Madya Pradesh

Maria Grazia

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