Alla scoperta del panorama della Baviera

Innsbruck, Salisburgo, Romantic Strasse, Fussen (Castelli di Ludwig), Dachau
Scritto da: stebg1970
alla scoperta del panorama della baviera
Partenza il: 02/10/2011
Ritorno il: 09/10/2011
Viaggiatori: 1
Spesa: 1000 €
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Per le mie ferie di quest’anno, visto che sarei stato solo (periodo della 1° settimana di ottobre), ero completamente libero di fare quello che più mi piaceva e l’idea di base era di andare in auto per fare un tour tra Austria e Germania, nella Baviera, fino al campo di concentramento di Dachau. Quindi ho preso due piccioni con una fava: testare la macchina nuova (1 mese di vita) visitando, nell’ordine, Innsbruck, Salisburgo, Fussen (castelli di Ludwig), Dachau e poi rientrare in Italia. Ora, al rientro, mi accingo a scrivere questa sorta di “diario di bordo” per dividere la mia esperienza con coloro che vorrebbero, forse, fare questo giro. Premetto che quanto riporto si basa solo sulla mia esperienza, quindi se qualcuno ha avuto esperienze differenti non me ne voglia.

Qualche consiglio… prima di partire

Prima di iniziare, un paio di cose da sapere prima di mettersi in viaggio. Sia in Austria che in Germania non ci sono le prese elettriche con 3 “spine” ma solo con 2. Quindi assicuratevi, se ne avete bisogno, un adattatore che includa una riduzione da 3 a 2 “spine”. Se vi scordate di portarlo pregate in ginocchio un santo a vostra scelta perché qui le prese a 3 “spine” non esistono quindi nemmeno gli adattatori. Autostrade: per l’Austria ci vuole la vignetta (no per Germania) che ho acquistato sull’autostrada italiana più o meno in zona Vipiteno presso una stazione di servizio al costo di € 8 (ammetto che mi sono scordato di guardare la scadenza ma l’operatore del distributore può senz’altro aiutarvi). Nel caso mancaste l’uscita non preoccupatevi perché più ci si avvicina all’Austria più stazioni di servizio ne sono provviste. Le autostrade austriache sono davvero belle, tenute bene, organizziate e ci sono punti di sosta e rifornimento ogni tot km (20-30) con annesso bar (ottima la catena Rosemberger, davvero caratteristica e buon cibo).

In Austria, se non indicato diversamente il limite è di 130 km/h mentre in Germania alcuni tratti non hanno limiti. Gli austriaci e i tedeschi sono scrupolosi per i limiti e hanno un senso civico che noi italiani non ci sognamo nemmeno e che dovremmo imparare. Per la serie non ti trovi nessuna Fiat 126 in corsia centrale che va a 80 km/h solo perché “nella corsia di destra ci vanno i veicoli lenti come i camion, non io!”. Qui tutti, ripeto tutti, indipendentemente dalla macchina che hanno, utilizzano la corsia di destra per la marcia e quella a sinistra per il solo sorpasso. Stop! Fine! Non ci sono altre favole o favolette! Sono così disciplinati che “fare l’italiano” ti fa sentire sporco, in difetto e quindi finisci per “crucchizzarti” anche tu; e devo dire, da italiano che in autostrada va a 160 km/h per non andare ai famosi 80 km/h, è davvero bello, rilassante, comodo. Impariamolo! Per quanto riguarda invece le… calzature da camera, non preoccupatevi se le scordate. Sia in Austria che in Germania hanno, evidentemente, la fissa per la moquette e quindi anche se non le avete non ci sono problemi. E ora veniamo al viaggio.

Si parte!

Sono partito in solitaria alle 8.00 del 2 ottobre da Bergamo, la mia città, per la prima tappa del mio giro: Innsbruck. Tralascio sul bellissimo panorama che, dall’autostrada, si gode quando si è in Trentino. Poco dopo pranzo sono arrivato all’hotel.

1° tappa: INNSBRUCK dal 2 al 4 ottobre

Pernottamento presso Haus Marillac. Pagamento: solo Visa o Mastercard. Voto a struttura: 5 ½; Ricavato da una vecchia struttura religiosa ristrutturata, si presenta bene, pulito, tranquillo, spazioso e con molta luce. Ho prenotato una camera singola per due notti e lo spazio che ho a mia disposizione è davvero molto. Il letto singolo, il materasso comodo con piumino (corto, una costante purtroppo) piegato e appoggiato sul letto; moquette verde salvia e arredamento moderno stridono con il passato della struttura, ma i tempi cambiano. Ho dato 5, come voto alla struttura perché, seppure è quello più economico che ho prenotato nel mio giro, non presenta determinate caratteristiche che, a mio avviso, dovrebbe invece avere un 3 stelle. Passi sulla mancanza di frigobar e tv proprio per il discorso della fascia di prezzo, però la struttura non aveva nemmeno: telefono in camera (uno nel corridoio), il wi-fi (un pc zona reception), il phon per capelli, le saponette nel bagno, il telo grande per la doccia (solo uno piccolo e uno medio). Niente parcheggio interno ma sulla strada e… occhio: di giorno non si può posteggiare… dice la religiosa alla reception. Sarà, ma io vedo sempre auto ferme e parcheggiate….boh?! Sul fronte cibo poi è solo B&B e non prevede pranzo e/o cena nemmeno a pagamento. La colazione era, a mio avviso, soddisfacente ma nulla di eccezionale. Il pomeriggio faccio un giro in città e arrivo al centro, davvero carino con la sua torre e tutte le sua botteghe una accanto all’altra con produzione non proprio doc… Diciamo che sono entrato in un negozio che esponeva dei prodotti stoffa imbottiti con lana. Ho letto l’etichetta e c’era scritto “made in Italy”…. Dopodiché mi sono fermato a cena in un pub e ho mangiato la Winer schnitzle (cotoletta di maiale impanata servita con patatine fritte e marmellata di ribes rosso da spalmare sopra la carne, uno spettacolo!!!) accompagnata da una media, Weiss ovviamente.

Il giorno dopo la prima visita è per il Castello di Ambras. Esternamente è davvero stupendo, tenuto ottimamente, pulito e ristrutturato davvero bene. Per l’interno c’è una persona che ti guida da una stanza all’altra e ti danno un’audioguida nella tua lingua che ti spiega passo passo che cosa stai vedendo. Ho pranzato al ristorante interno al castello e ho mangiato una caprese, ottima devo dire. Il caffè… bhe è un’altra storia però si sa che il caffè all’estero, anche se fatto con…“la Cimbali”, non è la stessa cosa. Poi volevo andare a vedere la miniera d’argento (visita guidata fino a -800 mt) ma il lunedì è chiusa quindi ho ripiegato sulla fabbrica della Swarowski. Leggi “visita alla fabbrica” e pensi automaticamente che ti facciano entrare in fabbrica a vedere come si produce o si taglia un cristallo… invece no! Si tratta di un tour in stile “Hobbit”, cioè sottoterra. In sostanza è una specie di museo di arte contemporanea dove la parte del leone la fanno, ovviamente, i cristalli con l’apoteosi finale che culmina dello shop interno alla fabbrica (prezzi più o meno allineati con quelli esterni quindi non molto vantaggiosi ma sicuramente le ultime novità ci sono). Tutto sommato bello ma non lo rifarei e se avessi altre mete la terrei per ultima. Da li poi sono andato all’Alpenzoo: merita davvero e il prezzo non è nemmeno alto. È uno zoo a tutti gli effetti ma solo per animali “freddi” quindi niente leoni, elefanti o ippopotami ma lupi, linci, renne eccetera. Ottima la torta del bar interno.

2° tappa: SALISBURGO dal 4 al 6 ottobre

Mi metto in auto circa alle 8 ed alle 12 arrivo a Salisburgo: non so come mai ma il gps mi ha fatto fare una strada diversa da quella che pensavo. Ad ogni modo sono in ferie e non mi va di fare le corse quindi me la prendo comoda e non verifico nemmeno le impostazioni. Pernottato presso: Bloberger Hof (pensione a conduzione familiare); Pagamento: solo Visa o Mastercard; Voto pensione: 10; A prima vista sembra ricavato da un vecchio cascinale completamente ristrutturato e devo dire che, se è così, hanno fatto davvero un gran bel lavoro. La struttura è davvero stupenda, pulita, organizzata e loro sono gentilissimi. Mi hanno dato una matrimoniale (enorme) pur avendo prenotato una singola. Mobili in stile baita di montagna e legno sulla parete esterna della casa con l’aggiunta del balcone e i super classici gerani. Il questa struttura non manca nulla: telefono, TV con satellitare, wi-fi gratuito, frigobar, phon, salviette, saponette, parcheggio gratuito interno alla struttura. A mio avviso è sicuramente di una categoria abbondante superiore a quanto dichiarato! Con sovrapprezzo forniscono anche la cena, ottima e a prezzi onesti. Il pomeriggio faccio un giretto in centro e mi accorgo che Salisburgo è davvero splendida. Pulita, organizzata, a misura d’uomo. Ne sono rimasto davvero affascinato e secondo me è più bella di Innsbruck. Le viette centrali sono un brulicare di negozietti e botteguccie varie e sono davvero bellissimi…ma i prezzi…. Sarà che da me, a Bergamo, purtroppo sono solo centri commerciali… Comodi per carità ma davvero poco personali e dozzinali, non c’è più l’artigiano, la bottega che aveva la cosa particolare… Il pomeriggio stesso ne approfitto e visito il duomo che con tutti i suoi ori e i suoi stucchi è davvero molto bello. Da li vado a vedere la Fortezza della città utilizzando la funicolare. Anche se il percorso è davvero breve (si e no un paio di minuti), in quei pochi attimi di ha una vista sulla città davvero impagabile. Mi metto in coda per il “ticket” della visita interna e alla fine si entra a gruppi di 20 – 30 persone con l’audioguida nella propria lingua. L’interno è davvero bello, con i suoi affreschi e le varie cose in esposizione. Purtroppo noto anche qui, come ad Ambras ma ho poi scoperto essere una “costante”, i mobili originali non ci sono e se ci sono, sono pochi. Ma ne vale comunque la pena e quando si è in cima alla torre e si ha la vista a 360° sulla città… è meraviglioso. Mi sono fermato a bar della Fortezza, che è subito all’uscita della funicolare, per gustarmi una fetta di strudel di mele e godermi il paesaggio soleggiato (già dimenticavo sono stato davvero fortunato per il tempo e la temperatura, al 6 di ottobre ero in giro in bermuda e t-shirt). Ottimo strudel ma un po’ carettino, ma alla fine si paga anche lo scenario quindi no problem. Una volta finita la visita alla Fortezza, visto che non era ancora tardissimo, ne ho approfittato per vedere la casa natale di Mozart. Ammetto pensavo ad una sorta di museo ed in effetti lo sarebbe anche ma mi ha lasciato un po’ di amarezza in bocca. Ci sono stampe, quadri di famiglia alle pareti, alcuni spartiti originali (sotto chiave ovviamente) ed una sola stanza arredata come se fosse il suo studio. Per il resto niente altro. Tra l’altro non si possono fare foto nemmeno senza il flash e la tipa alla cassa mi è sembrata un po’ scorbutica. Prima di andarmene decido di prendere le famose “palle di Mozart”, ma i prezzi dello shop del museo sono davvero cari. Esco quindi a mani vuote e camminando vedo una vetrina che espone le stesse cose con una media di € 2 cad in meno: non ci penso due volte e compro… le palle per le mie sorellone! Alla fine rientro in camera e dopo una doccia ristoratrice mi fiondo in sala da pranzo affamato come un lupo.

Il giorno dopo mi sono alzato di buon ora e mi sono messo a controllare mail (purtroppo lavorando in proprio non puoi staccare mai al 100%) e previsioni meteo. La mia fortuna meteorologica sta cambiando: per il i giorni successivi sono previsti abbassamenti bruschi di temperatura accompagnati da raffiche di vento gelido ed acqua a catinelle. Per cui quella mattina decido di andare in centro a fare shopping invernale: purtroppo ho dimenticato a casa sciarpa, cappellino e guanti. Alla fine, dopo aver visto i vari negozi (e prezzi?!?!?) entro in quello che ha, secondo me, il migliore rapporto qualità prezzo (Marco O’Polo). La commessa supergentile ed accogliente parla correttamente l’inglese quindi ci si intende alla perfezione. Alla fine ho adocchiato un maglioncino davvero bello ed esco con il mio budget sforato di circa € 100… ma si, dai, sono in ferie e quindi un ricordino per me ci sta. Dimenticavo, i souvenir per parenti ecc li ho già presi, quindi sono più che apposto. Da lì faccio meta per la prima (anche se pensavo l’unica) visita della giornata: il castello di Hellbrunn. Bello, bello, bello. Non ci sono altre parole. Anche qui entri con la famosa audioguida in lingua e anche qui le camere sono davvero poco arredate (scordatevi stanze tipo Versailles, le ville Borromee o il Vittoriale). Ad ogni modo le pareti sono stracariche di quadri ed i soffitti sono riccamente affrescati, quindi nessun rimpianto. Una nota davvero a parte per i giochi d’acqua del giardino: stupoendi! E occhio alle guide: gli infamoni non ti dicono nulla e poi, senza accorgerti, ti trovi con i jeans bagnati ad altezza… inguine…! Il ticket d’ingresso comprende anche la visita al castelletto che c’è a poca distanza e dove c’è il museo di oggetti tipici bavaresi. Purtroppo non sono riuscito a vederlo in quanto era in ristrutturazione. Ho quindi fatto un giro per il parco e mi sono seduto su una panchina a prendere un po’ di sole e sfogliando l’elenco delle attrazioni in zona, ho scoperto il “Nido dell’Aquila”, la baita di montagna dove il Fuhrer in persona passava le sue ferie. Ricordando le immagini viste in TV non ci penso due volte e una volta impostato il gps scopro che è a soli 20 km di distanza. Una volta arrivato parcheggio l’auto e pago € 3 (il max perché il min, cioè € 1,50, non l’accettava) e vado ad informarmi. Allora, dal posteggio al “Nido” ci sono 6,5 km che si possono fare a piedi o con l’autobus. In quest’ultimo caso il ticket include: autobus andata e ritorno e il ticket per l’ascensore che copre gli ultimi 124 mt per arrivare alla struttura. Il tutto alla “modica” cifra di € 15.50 cad! Non sta a me giudicare se è caro o meno ma pensandoci bene solo i costi di gestione… Ad ogni modo prendo l’autobus e dopo circa 10 minuti durante i quali l’autobus si è trasformato in una capra di montagna a forza di salire, salire, salire, arriviamo al capolinea. Percorriamo il lungo tunnel scavato nella roccia che porta all’ascensore e, una volta arrivati, saliamo. L’ascensore penso sia quello originale perché se è una riproduzione è davvero fedelissima allo stile dell’epoca: tutto in ottone lucido, con la parte dalle cosce in giù imbottita e ricoperta di pelle verde; per non parlare della pulsantiera con le caselle che si illuminano mentre segnalano i mt percorsi (20 mt, 40 mt, 60 mt, ecc). Una volta arrivati in cima una delusione cosmica: ciò che pensavo essere un museo o simile, anche per il prezzo pagato, si è rivelato essere un…bar! Si avete letto bene un bar in piena regola, con tanto di veranda esterna, a quota 1834 mt! C’è pure un sentiero sterrato per arrivare a circa 1850 mt. Nemmeno un quadro, una targa, una foto, una dedica che ricorda il passato: nulla di nulla! Insomma non sono un fan del “pensiero politico” ma in questo posto sono passati personaggi di spicco del regime e non mi sembra giusto cancellare con un tale colpo di spugna la storia del luogo. Poteva essere un museo unico nel suo genere, fuori dagli schemi proprio per posizione e altitudine, invece… Insomma, se non si è capito, avrei voluto un museo con un “guest book” dove scrivere all’Idiota un mio pensierino sulle sue assurde teorie. In definitiva quindi ne vale la pena solo per il passato storico che rappresenta la costruzione (se lo sai), non per altro: una Weiss è una Weiss a 2000 o a 10 metri di altitudine… Da lì, poi me ne sono ritornato in camera a farmi la solita doccia e a cenare. Il giorno dopo alle 8 mi metto in marcia per la prossima tappa: Fussen, in piena Baviera.

3° tappa: FUSSEN ed in castelli di Ludwig dal 6 al 8 ottobre

Pernottato presso: Hotel Wiedemann; Pagamento: solo Visa o Mastercard; Voto: 7

La struttura è davvero enorme e bella. Posizionata un po’ fuori dal centro, ci si può arrivare agevolmente (in centro) tramite una bellissima strada pedonale che costeggia il fiume. La camera è spaziosa (letto da 1 piazza ½), pulita, luminosissima con una porta finestra, una finestra e balcone ad angolo, con phon, TV (senza satellite quindi programmi solo in tedesco) con la quale ho intrapreso una battaglia personale perché non voleva spegnersi e ho dovuto staccare la spina, telefono, saponette, wi-fi free (solo dopo registrazione account), parcheggio auto gratuito ed interno, servizio pranzo e cena. Nemmeno qui c’è il frigobar e, caso unico fino ad ora (anche per il passato) alle finestre non ci sono i tendoni scuri per la luce. Alla reception mi hanno dato, senza che io lo richiedessi, la “carta del turista di Fussen” che da diritto a sconti per musei, attrazioni ecc ma solo a Fussen. Personale carinissimo.

Romanticstrasse. Capitolo a parte. Anche in questo caso il gps mi ha fatto fare una strada diversa da quella più veloce ed infatti ci ho messo 3 ore e ½ per fare i circa 200 km che mi distanziavano da Salisburgo. Ma in questo caso ringrazio il gps che senza volerlo mi ha fatto fare la Romanticstrasse. Non che fossi in vena di romanticismo, essendo solo io e la mia macchina (nuova per carità ma a tutto c’è un limite!), ma i paesaggi che ho avuto modo di vedere sono davvero superlativi: un mix di colline toscane, irlandesi e francesi, davvero uno spettacolo. Questi paesini che si susseguono sulla strada e che sbucano come funghi dal nulla per poi scomparire ancora. Sembrano quelli dei film che quando vedi in TV pensi “mica esistono davvero” invece… Tra l’altro una nota la merita davvero la strada. Si tratta di una strada per lo più a due corsie, una per senso di marcia e dove ci stanno solo due auto accostate, che si snoda per km e rm e durante il suo tragitto cambia in continuazione limiti di velocità. Se si entra in una zona abitata si va a 50 km/h al max. Al di fuori il limite sale a 100 km/h. L’assurdo è che cambiano i limiti ma non la strada: è stretta e piena di curve e controcurve (entrambe dolci) e quindi non ti da la possibilità di arrivare a 100 km/h ma al max a 70-80 perché oltre non lo regge. Ma va bene così, altrimenti non ti godi il panorama! Una volta arrivato a Fussen e preso possesso della camera mi sono guardato in giro e ho fatto una passeggiata in città. Premesso che Fussen è situata ai piedi di una piccolissima collina, e quindi se vuoi andare in centro con la macchina ci metti una vita per il traffico, conviene andarci a piedi. La città merita davvero, con la sua via centrale Ztl e le casette multicolor una accanto all’altra. Una sorpresa è stato poi il locale museo. Davvero molto bello ed oltre a spiegare la storia di Fussen e del monastero che ospita il museo, vanta una collezione di liuti, viole e violini davvero da primato. Da vedere inoltre la “sala dell’imperatore” in stile barocco con stucchi ed ori dappertutto. Inoltre la cappella di S. Anna ospita il ciclo originale di affreschi “Danza Macabra” di Jakob Hiebeler e risalente al 1600: molto particolare davvero. In pratica sono varie tavole che hanno come oggetto la morte che danza con la vittima. Ripeto, molto particolare.Tra l’altro al piano superiore c’è un corridoio con delle finestre interne che si aprono sulla cappella di S. Anna e ci sono le spiegazioni, anche in italiano, del significato della varie tavole. Ticket € 4 con sconto turista!! Il giorno dopo sono andato a vedere i castelli di Ludwig meglio noti come Castello di Ohenschwangau e Castello di Neuschwanstein. Ho prenotato tutto su internet (sul sito del Castello di N. c’è il link, ricordatevi di stampare e portare con voi la mail di conferma che vi arriva dopo uno o due giorni al max altrimenti non vi fanno entrare). A destinazione avrei solo dovuto ritirare il biglietto e pagare (con sconto turista € 18 per entrambi al posto di € 22). Temendo ressa alla cassa, mi sono presentato al ticket office (fissato al castello di H.) Un’ora prima di quando avrei dovuto e senza che io lo chiedessi mi hanno fatto avanzare di un’ora tutti gli ingressi. Al castello di H. ci si arriva agevolmente a piedi ed una volta che sullo schermo all’ingresso c’è il numero del tuo tour puoi entrare. L’addetto ti dà l’audioguida nella tua lingua e poi a gruppi di 20 al max si entra. Qui a differenza di altri castelli gli arredi ci sono e, rimasti nella loro posizione, sono protetti da uno spesso plexiglass. Anche qui purtroppo non si possono fare foto nemmeno con l’esclusione del flash. Il tour guidato dura circa 30 minuti dopodiché si è liberi di uscire e fare i giro della parte esterna, anche sulla cinta muraria. Al castello di Neuschwanstein si può arrivare a piedi (circa 40 min), in calesse o in bus. Ho scelto il bus ed una volta pagato il ticket (€ 2,60 a/r) sono salito. Per fortuna ero tra i primi e mi sono “seduto” sulla plastica che si trova sopra alla ruta anteriore. Inoltre l’autobus continuava a riempirsi sempre di più. Alla fine quando l’autista ha detto basta, mi sembrava di essere tornato indietro di 25 anni, quando prendevo l’autobus per andare a scuola sperando che non tirasse dritto per quanto era pieno. Una volta arrivati in cima al monte dove si trova il castello di Neuschwanstein c’è un’altra strada da fare a piedi di circa un km e alla fine si arriva alla porta d’ingresso. Nota bene: zaini ingombranti, passeggini e bagagli voluminosi devono essere lasciati alla reception o non ti fanno passare. Ok, zainetto in spalla. Anche qui entri quando vedi il numero del tuo tour sullo schermo ed anche qui ti consegnano l’audioguida. Il tour si rivela davvero bello e solo in parte un doppione dell’altro in quanto questo castello è davvero sfarzoso e stupendo. Anche qui il giro guidato dura circa 30-35 minuti che, considerati l’enormità della struttura, mi sembrano davvero pochini…. Ma tant’è e a malincuore esco dal “castello delle fiabe” per fare delle foto intorno. Ad ogni modo oltre ai castelli merita davvero moltissimo il contesto naturale e panoramico in cui si trovano: da cartolina è dire davvero poco. Imperdibile la foto con il lago aplino (Alpensee) alle spalle. Con il fatto che il b&b dove stavo faceva anche la cena non ho avuto modo di uscire per cena ma nel giro del paese ho visto una miriade di posti simpatici, carini e caratteristici. C’è pure un ristorante italiano con nome italiano e prezzi di conseguenza, cioè più cari degli altri. Come ho detto non ci sono andato a mangiare anche perché sono dell’idea che se vuoi mangiare bene all’estero devi adeguarti alla loro cucina e non cercare la tua. Fino ad ora non mi sono pentito della scelta. Giusto l’ultima sera, a Dachau ho mangiato una sorta di spinaci annegati un una crema di funghi con altri pezzi di funghi e fittelle di patate sopra: davvero ottimi anche se troppo abbondanti.

4° tappa: DACHAU dall’8 al 9 ottobre

Pernottato presso: Hotel taverna Fischer; Pagamento accettato: solo Visa e Mastercard; Voto: 8

Mi sono messo in marcia di buon ora da Fussen, complice anche l’arrivo della perturbazione che ha portato acqua e temperature bassissime e alle 10 del mattino circa sono arrivato in Hotel. Nel tragitto da Fussen a qui ho trovato, nell’ordine, acqua, vento, sole, acqua, neve, sole. Temperature da 25° a 1°…tosta davvero! Ad ogni modo la struttura del b&b è moderna con arredi di conseguenza ma non estremi. Come dimensioni la camera è la più piccola che abbia avuto in questo mio viaggio ma è sufficiente per una sola persona. Ci sono il telefono, la TV (senza satellitare sigh, cosa accade in Italia?! Voglio l’Ansa…), salviette e, prima volta che la vedo, al posto della classica saponetta c’è un dispenser a muro con sapone liquido anche per la doccia. Posto auto gratuito interno ma niente wi-fi, solo un pc da usare con voucher, quindi non gratuito. E’ una locanda, quindi fanno anche pranzo e cena. Essendo arrivato presto, dopo il chek mi sono fatto una doccia veloce e poi diretto al campo di concentramento di Dachau. Campo che ho scoperto essere a ridosso di un quartiere residenziale, o meglio il quartiere è a ridosso del campo, tanto che quando sono arrivato dicevo ad alta voce “ma dov’è?” mentre il gps indicava “QUI” (poco ci mancava che usciva una freccia stile cartoni Disney con la scritta “qui stupido!). Ho posteggiato lungo la strada, gratis, e sono andato al centro informazioni dove ho appreso che l’ingresso è gratuito e se vuoi c’è la solita audioguida (ma quanti soldi ha fatto chi l’ha inventata?!?!?) a € 3 più un tuo documento a cauzione. A parte queste considerazioni è stata un’esperienza…tosta! Ricordo quello di Mathausen, visto a 17 anni, ma non pensavo che le sensazioni fossero ancora le stesse. Una mia amica mi ha chiesto se ho sentito “odore” di morte. No. Non lo senti a livello sensoriale, ma in senso figurato lo senti eccome! Appena arrivi all’entrata c’è questa costruzione con la torreta di guardia in testa e il cancello che recita, in tedesco, le ormai tristemente note parole “il lavoro rende liberi”. Una volta entrati ci si trova in una grandissima piazza con la costruzione principale in muratura, sede del museo del campo, a destra. A sinistra ci sono due baracche (le atre sono state demolite) e lungo il percorso arrivi ai forni e alle camere a gas (che sostengono di non aver mai utilizzato ma ho i miei dubbi). Ovviamente non ci sono parole per descrivere ciò che si prova vedendo queste costruzioni che sai essere state costruite solo per uno scopo: eliminare la gente, poco importa se già defunta o meno. Le sensazioni salgono alle stelle quando sei nella baracca che ospita le brande per dormire. Ad un certo punto mi sono trovato nel corridoio tra due letti a castello a 3 piani, mi sono fermato e nel pieno silenzio ho chiuso gli occhi: mi sembrava di vedere le facce di quelle povere persone senza nome che ti guardano con gli occhi scavati di chi spera ma sa che sperare è un lusso che non può avere… Oppure quando sei davanti alle camere a gas che hanno le porte ad entrambe le estremità: confesso che non ho avuto il coraggio di entrare da una parte per uscire dall’altra. Solo guardando mi si è accaponata la pelle e ho forse solo intuito quello che hanno provato coloro che si trovavano davvero in quella situazione. A metà della struttura principale, nel museo, c’è una sala cinematografica dove, a turni di ogni 30 minuti, trasmettono un documentario sul campo di diverse lingue. Io l’ho visto in inglese perché quello in italiano era programmato per un’ora dopo. Vi assicuro che anche se non si capisce tutto quello che dicono le immagini sono più che esplicite e ho visto diverse ragazze scoppiare in lacrime. Anche qui non c’è un “guest book” per lasciare i propri pensieri e questo è, a mio avviso, un peccato.

Visto che la visita di questi posti è davvero consigliata soprattutto alle nuove generazioni, avere a disposizione un “guest book” dove poter mettere nero su bianco l’emozione del momento, penso sia salutare per i giovani perché rende la cosa più reale: un conto è pensare “non deve più accadere” ed un conto è scriverlo… Ad ogni modo sono stato felice di vedere che c’erano molte scolaresche, soprattutto italiane. Dopo la tristezza, lo sconforto, la pena e la compassione provate per la visita al campo, decido che mi merito un po’ di leggerezza, quindi mi metto in auto in direzione Monaco per vedere la famosa Marienplatz, ma comincia a piovere come non mai e non so se posso arrivarci in auto, quindi ripiego su qualche cosa di più… ludico: il museo della Bmw! Parcheggio multipiano sotto al museo ed ascensore diretto per il museo: ottimo. Museo che, per quanto ho visto io, è solo un mega showroom dove sono esposti gli ultimi ritrovati tecnologici applicati alle auto (es. Serie 7 con tecnologia ibrida) con l’unica eccezione della BMW Isetta, la macchinetta a 3 ruote con monoporta sul lato anteriore. Sono quasi le 14.30 ed io ancora non ho pranzato quindi vedo il ristorante e mi ci precipito: viva la pappa! Il prezzo è equo, pensavo peggio, ed inoltre mangiare all’interno di questa meraviglia dell’architettura tutta cristallo ed acciaio non ha prezzo!

Io giorno dopo mi sono alzato di buon’ora e la mia previsione era quella di fermarmi a Trento un paio di giorni, ma impegni personali mi hanno obbligato a rientrare in anticipo. Comunque è stata una bella “passeggiata” perché a me piace guidare e non mi sono pesati i km fatti. Durante il rientro sono passato attraverso tutte le stagioni, neve inclusa sul Brennero e la macchina nuova, per chi volesse saperlo, si è comportata in modo eccellente ma non avevo dubbi…. È una… svedese nata per viaggiare e il freddo non le fa certo paura. Spero che questa mia cronistoria non vi abbia annoiato troppo e se voleste chiedermi qualsiasi informazione, se nelle mie capacità, risponderò tranquillamente. Buon viaggio a tutti! Stefano e Agneta (la macchina).



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