Alla scoperta del Marocco 4
Inizia il nostro viaggio alla scoperta del Marocco, partiamo da Roma Fiumicino con scalo a Madrid e poi direzione Casablanca, peccato che all’arrivo abbiamo scoperto che i nostri zaini non ci avevano seguito, ce lo immaginavamo, visto che a Madrid abbiamo preso il volo 10 minuti prima del decollo. Abbiamo denunciato il fatto al desk della compagnia Air Marocco, la hostess ci ha assicurato che li avremmo trovati nel pomeriggio del giorno seguente, ce lo auguravamo visto che avevamo tutto il necessario per trascorrere oltre due mesi in giro per il paese. Ci siamo diretti al terminal 1 per prendere il treno verso la stazione di Casaport, per fortuna il treno si è fatto attendere poco, era sera inoltrata. Sul treno c’erano molti passeggeri, chi sonnecchiava, chi mangiava, chi parlava al cellulare, chi si guardava intorno. Di fronte a me avevo una donna molto bella, truccata e con dei bellissimi gioielli, che si specchiava in continuazione, dalla borsetta ha tirato fuori un profumo e si è tutta improfumata e ha voluto che lo mettessi anch’io. Arrivati a destinazione abbiamo cercato un albergo nella medina e ci siamo messi a letto, nella speranza di recuperare i nostri zaini il giorno seguente.
Il giorno dopo ci siamo alzati molto presto, abbiamo girato per la città, assaggiando vari dolcetti, curiosando nella medina, pranzando con un tajine di verdure, insomma aspettando il pomeriggio; eccoci di nuovo in treno pronti a raggiungere l’aeroporto. Arrivati a destinazione abbiamo chiesto dove fosse la sala ritiro bagagli, varcata l’entrata, in lontananza abbiamo visto i nostri zaini abbandonati da una parte, insieme abbiamo esclamato: “evvai ora inizia veramente la nostra vacanza!” Siamo ritornati a Casaport, lasciati gli zaini in albergo ci siamo recati nella medina, luogo molto vivace e pieno di souq dove si trova di tutto, dalla pelletteria agli oggetti lavorati in ottone, gioielli, cibo e spezie. Domani ha inizio la nostra lunga avventura in questo meraviglioso paese.
RABAT: una delle città imperiali, capitale del Marocco dal 1912, situata sulla costa atlantica del paese, sulla sponda sinistra del fiume Bou Regref, di fronte alla città di Salè. Abbiamo iniziato il nostro percorso a piedi, partendo dal centro della città dove si trova il Giardino Nouzhat Hassan, un parco di 4 ettari molto bello con alberi centenari, molti dei quali hanno un’etichetta in cui figurano dati relativi al nome della specie e alla sua origine. Ci siamo fermati su di una panchina a goderci quest’immensa atmosfera ecologica. Lasciato il giardino siamo andati a visitare la Torre di Hassan, che si trova nella parte est della città, un minareto costruito per una moschea che non fu mai compiuta, poiché il sultano Yacoub el Mansour morì prima che il lavoro fosse portato a termine. La torre è alta 44 m, la metà circa dell’altezza prevista e decorata in modo splendido. Qui, sotto il sole e circondati da quest’atmosfera magica ci siamo sbizzarriti a fotografarla da tutte le angolazioni. Intorno alla base della torre ci sono 200 colonne che fanno parte della Moschea Incompiuta che doveva essere la più grande del mondo. Proseguendo in cima a una piattaforma, salendo una scalinata, si trova il Mausoleo di Mohamed V, il primo re dello Stato moderno del Marocco, aggiunto al sito nel 1961,al suo interno si trova un sarcofago di onice bianco contenente le spoglie del re ed altri sarcofagi contenenti i corpi dei suoi figli. L’interno è decorato con granito, marmo e onice, ai lati della stanza come alle porte d’ingresso ci sono le guardie. Lasciato il sito siamo andati a rilassarci davanti alla Bab el Had, una grande porta con torri del XIX secolo, ci siamo seduti intorno alla fontana, in compagnia degli abitanti della città, gustando spuntini vari e godendoci la prima vera serata marocchina.
Varcando la Bab el Had si entra al mercato centrale, qui si possono comprare oggetti vari, spezie, tessuti, trovando veramente di tutto, continuando ci siamo diretti verso la medina, pittoresca e caratterizzata dai classici vicoli stretti dove si affacciano numerosi negozi. Nella parte a sud-est della medina si trova la mellah, quartiere ebraico, con case tradizionali e commercio tipico. Camminando e curiosando lungo la strada, costeggiando le mura della città, ci siamo diretti verso il Palazzo Reale, abbiamo dovuto lasciare i nostri passaporti all’entrata presso l’ufficio della polizia. All’interno del palazzo si trovano un insieme di edifici che vengono adibiti ad uso lavorativo, con uffici governativi amministrativi ed un lungo viale per le parate. Il palazzo è la residenza ufficiale del re e della sua famiglia pertanto è chiuso ai visitatori. Usciti da lì siamo andati a mangiarci un tajine di verdure eravamo molto affamati, visto che avevamo fatto un bel tratto a piedi sotto il sole cuocente. Dopo avere riacquistato le forze ci siamo diretti verso la Kasbah Oudaia, un quartiere fortificato, posto su uno sperone roccioso, con imponenti bastioni color miele e le torri di guardia che dominano l’orizzonte, una medina nella medina con tanto di moschee, souk e musei. Attraversando la Bab Oudaia, abbiamo gironzolato in questo intrigo di viottoli, con abitazioni intonacate a calce in azzurro e bianco, con al centro la Moschea el Atika del XII secolo, un luogo di culto della città, con il suo minareto ben conservato. Continuando sulla punta settentrionale della kasbah si arriva alla Platephorme du Semaphore, un tempo usata per comunicare e fare segnalazioni alle navi dei pirati della città mentre lasciavano il porto. Continuando abbiamo raggiunto i Giardini Andalusi, costruiti in stile moresco, con immensi alberi, prati e siepi, che vengono irrigati da una noria. Prima di rientrare in albergo, abbiamo mangiato un ottimo cous cous alle verdure e tantissimi chebakia (spirale di pasta fritta speziata intinta nel miele) una bontà per il nostro palato, un giro d’obbligo nella medina per concludere la serata. La parte più antica della città è un sito archeologico che si trova a sud-est, oltre le mura cittadine, su una bassa collina coperta di vegetazione, rifugio delle cicogne nella stagione riproduttiva, (siamo stati fortunati ce ne erano tantissime!), la Necropoli di Chellah, che conserva le vestigia di una città romana, con i resti del Decumano Massimo, di un foro presso il quale si riconoscono le tracce della Curia, di una fontana monumentale, di un arco di trionfo, i resti del tempio di Giove e ancora l’ottagonale piscina della Ninfa. Terminata la nostra visita dopo circa 2 ore, sulla via del ritorno ci siamo fermati a mangiare, Giovanni un tajine con verdure ed io frittura di pesce con riso. In tram abbiamo raggiunto Salè, situata sul fiume Bouregreg vicino a Rabat con cui è collegata tramite il ponte Hassan II. Attraversando la massiccia Bab el Mrisa (Porta del Mare), così chiamata perché era la strada per il porto usata dagli abitanti che viaggiavano via mare, si raggiunge il quartiere ebraico, mellah, fino ad arrivare a quello dei souk, che sono quasi tutti dedicati all’artigianato. Dietro i souk c’è la piccola Medersa Abou el Hassan, un bellissimo monumento con un portico in pietra scolpito, il tetto in legno di cedro intagliato, mentre il cortile interno è lastricato con piastrelle zellij, vicino all’ingresso una scala conduce alle minuscole celle degli studenti, lungo un corridoio molto stretto. A sinistra della medersa, si trova la Grande Moschea, è stata distrutta e ricostruita più volte negli anni, purtroppo come tutte le moschee marocchine non si può visitare. Proseguendo verso il mare abbiamo visitato il Cimitero del Marinaio, che si estende dalla vecchia città fino all’oceano. La prima tomba che si vede è il Marabout di Sidi Abdullah ibn Hassoun il santo patrono di Salè e dei suoi marinai. Abbiamo curiosato nella medina, ci siamo gustati dei biscotti con anice e mandorle appena sfornati accompagnati con un ottimo tè alla menta .Qui abbiamo scoperto ed acquistato il sapone nero, un prodotto vegetale molto usato negli hammam insieme al guanto Kassa, usati entrambi per il trattamento della pelle.
TANGERI: chiamata la città bianca, si trova nel nord del Marocco, sulla punta più settentrionale del Paese sullo stretto di Gibilterra, a soli 16 chilometri dalle coste spagnole. Noi l’abbiamo raggiunta in treno, cambiando a Sidi Kacem, attraversando piantagioni di fichi d’india, canna da zucchero e uliveti. Per iniziare abbiamo fatto un giro nella medina, un labirinto di stradine, dove abbiamo approfittato per fare una colazione particolare, panino con olive, sott’aceti e formaggio di pecora, molto buono anche se un po’ pesante per iniziare la giornata. Abbiamo raggiunto la Kasbah, l’antica roccaforte si trova nel punto più alto della medina e offre un panorama mozzafiato sullo stretto di Gibilterra, peccato che la nostra visita si è svolta sotto la pioggia. Abbiamo visitato il Museo delle Arti Marocchine, ospitato all’interno del palazzo dove viveva il sultano, che vanta una pregevole collezione di opere d’arte marocchina e i bei giardini del sultano in stile marocchino-andaluso. Vicino si trova il Museo delle antichità, al suo interno bellissimi mosaici e statue di bronzo, numerosi manufatti cartaginesi e romani. Tornati nella medina, abbiamo pranzato con frittura di pesce accompagnato da loubia (zuppa di fagioli bianchi). Da qui ci siamo diretti verso la Grande Moschea, che si trova nelle vicinanze della piazza del Piccolo Socco e proseguendo siamo giunti nel Grande Socco, il punto di collegamento tra la medina e la Ville Nouvelle, la città nuova. Si tratta di una piazza, il cui nome ufficiale è Place du 9 Avril 1947, dalla forma irregolare gremita di caffè all’aperto con mercato permanente, qui si possono acquistare prodotti artigianali, verdura, pesce ed oggetti d’antiquariato. Lungo la strada si trovano i Giardini Mendoubia, la Chiesa di St.Andrea e poi ci siamo imbattuti in un ambulatorio veterinario. Siamo entrati a curiosare, c’erano tantissimi gatti, grandi e piccoli, cani, gabbiani, tutti lì per essere curati oppure adottati. Anche se la giornata è stata uggiosa, il nostro giro qui a Tangeri ci ha soddisfatto.
TETOUAN: si trova nella parte settentrionale del Marocco, ex capitale del protettorato spagnolo, le case bianche si sviluppano alle pendici del Monte Jbel Dersa, circondate dalle montagne del Rif che dominano la valle Martil, coltivata con aranceti, mandorli e melograni. Il nostro albergo era situato vicino alla place Hassan II, nella ville nouvelle, una piazza con palme, circondata da lussuosi palazzi, tra cui l’ex residenza del governatore spagnolo che oggi ospita un hotel e il Palazzo Khalifa, residenza estiva della famiglia reale, purtroppo anche questo chiuso al pubblico. Nella parte nuova della città, dove abbiamo fatto una piacevole passeggiata, c’è la piazza Moulay el Mehdi, circondata da caffè, cinema, ristoranti e dominata dalla pietra gialla della Cattedrale Spagnola con vicino il Museo Archeologico, che ospita vari oggetti recuperati in tutto il Marocco. Ci siamo diretti nella medina, circondata da bastioni con sette porte, le strade sono tortuose tra le pareti bianche delle case, decorate con ceramiche tradizionali. Nelle prime ore della mattina le donne del paese, vestite con gli abiti tradizionali e larghi cappelli di paglia con pompon, vendono i loro prodotti: burro, formaggio, miele, verdure ed erbe aromatiche. Passeggiando tra le strette vie, siamo stati attirati da un forte odore (tipico delle concerie), che si trovano tra le abitazioni. Un lavoratore ci ha raggiunto, spiegandoci il processo di lavorazione delle pelli ovine e bovine. Proseguendo il nostro giro nella medina, molto vivace e affollata, notiamo che c’è parecchio artigianato, tra cui il ricamo, gli uomini sono intenti a ricamare le stoffe, che vendono nei loro negozietti. Ci sono artigiani che lavorano il legno, tagliandolo, intarsiandolo, dipingendolo; chi taglia e cuce le pelli, uno dei prodotti sono le famose babbucce e non solo c’è anche chi taglia e cuce vestiti, tipo il fouta a strisce, indossato dai berberi dei monti del Rif e le djallaba bianche indossati dagli abitanti della città. Nella parte sud della medina, c’è la mellah (come in ogni centro urbano indica il quartiere ebraico), che ospita un bel mercato di prodotti tipici.
CHEFCHAOUENE: si trova nella regione montuosa del Marocco settentrionale, la città fu per secoli considerata sacra ed era persino proibito l’ingresso agli stranieri. Entrando da Bab el Ain, ai piedi della collina e proseguendo su una stradina in salita, ci siamo ritrovati a Place Outa Hammam, una piazza colorata con caffè, gremita di visitatori, un ottimo posto per rilassarsi. Qui si trova la Grande Moschea, il suo minareto è ottagonale e decorato con piastrelle zellij. Dopo aver trascorso parecchio tempio in questa piazza, siamo andati nel Quartier al Andalus, che si trova a poca distanza dalla piazza e la medina. E’ un quartiere tutto di colore azzurro, edifici, porte, finestre, fontane (nella medina non tutti hanno acqua corrente), un gioiellino, che si gira molto bene e piacevolmente. L’altro importante edificio sulla piazza è la kasbah, un edificio difensivo del XV secolo di pareti di sabbia rossa, possiede dieci bastioni dalla quale è possibile ammirare dall’alto tutto il paese. All’interno si è conservato un florido giardino decorato con delle fontane. Il paese è delimitato su di un lato da un torrente che nasce proprio da una sorgente (Ras el-Ma) poco distante dal centro abitato, il cui corso d’acqua è stato utilizzato durante tutto l’arco della storia del paese. Per questo motivo, lungo il letto del torrente, sono ancora visibili mulini e lavatoi di diversa epoca. Dall’altra parte del fiume, dopo una notevole ascesa, abbiamo raggiunto la Moschea Spagnola,da questo punto si ha una vista completa e memorabile della città dentro le mura, racchiusa tra le montagne del Rif.
FES: la più antica città imperiale, si trova in una pianura affacciata sul medio e alto Atlante. Il nostro albergo è nella medina, vicino alla Bab Boujeloud, è mattina presto circola poca gente, i negozi sono ancora chiusi e c’è il silenzio assoluto. Gli unici aperti sono quelli dove si può fare colazione a base di bissara (zuppa di fave), accompagnata da pane caldo da inzuppare. Noi, logicamente, ne abbiamo subito approfittato, ci siamo seduti insieme agli uomini che erano intenti a mangiare la loro porzione, molto buona ed ottima per iniziare la giornata. Prima tappa del nostro itinerario a piedi è la Medersa Bou Inania, considerata la più bella della scuola coranica di Fes, l’unica che ha al suo interno una moschea (le altre hanno una semplice sala per la preghiera), il cui minareto rivestito con piastrelle verdi è visibile anche dalla Bab Boujeloud. Le maestose porte sono in ottone, al suo interno si possono ammirare stucchi, bellissime mashrabiya (grate) in legno di cedro, il mihrab con colonne di onice e piastrelle zellij. Continuando a camminare nella medina, che adesso è in piena attività e gremita di gente, abbiamo notato che ci sono molti fondouk (caravanserraglio) e naturalmente siamo entrati a visitarli. Proseguendo si trova lo Zaouia di Moulay Idriss II, mausoleo del grande sultano e fondatore di Fes, la sala della tomba è molto sfarzosa, purtroppo visibile dalla porta d’ingresso poiché l’accesso non è consentito ai non mussulmani. Facendoci largo tra la gente, siamo giunti alla Fontana el –Nejjarine (dei falegnami), che si trova in una splendida piazzetta della medina, essa è ricoperta da mosaici, mentre il fondouk adiacente ha intarsi in legno, stucchi e ospita un museo della falegnameria e del legno. Proseguendo l’itinerario s’incontrano lungo la strada la Moschea Kairaouine, la Medersa Cherratine, la Medersa Seffarine e la Medersa Attarine. Continuando siamo arrivati presso il quartiere dei conciatori dove si trovano le Concerie di Chouwara, l’odore che si sente lungo la strada è molto forte, è possibile ammirarle dalle terrazze dei negozi di pelli che vi si affacciano. I dipendenti dei negozi sono sempre pronti ad accogliere i turisti con un mazzetto di menta in mano, da odorare mentre si fa la visita. Le pelli che vengono conciate sono di mucca, cammelli e capre, ripulite dai peli e dalla carne e poi messe in ammollo in una miscela ricavata dalla corteccia dei melograni, che le rende morbide. Successivamente sciacquate e asciugate al sole, infatti se ne vedono tantissime stese sui muri oppure sui tetti. La tintura è per lo più vegetale: rosso con il papavero, verde con la menta, giallo con lo zafferano e il blu con l’indaco. Dopo aver girato per le varie terrazze per goderci lo scenario da tutte le angolazioni possibili e visitato i negozi di pelletteria, abbiamo gironzolato lungo le stradine. Qui vi sono molti artigiani: cesellatori di rame e ottone, intarsiatori del legno ma soprattutto chi taglia e cuce le pelli, hanno tutti le mani d’oro, lavorano con molta passione e precisione. Mentre camminavamo siamo stati attratti da alcuni asini che trasportavano le pelli, vanno da soli, ormai conoscono il percorso, altrochè asini, sono molto intelligenti! Ci siamo fermati a mangiare un piatto di laadass (zuppa di lenticchie), in un banchetto con molti clienti e poi via nel Quartiere Andaluso, una zona residenziale con molti souk, più tranquillo rispetto alla medina. In questo quartiere c’è la Moschea Andalusa e la Medersa Sahrij. Sulla strada del ritorno abbiamo visitato Palais Jamai, un palazzo costruito nel XIX secolo mentre attraversando la Bab Guissa è possibile osservare i resti delle tombe merenidi, da questa collina lo scenario è molto bello, si ha un’ottima vista su Fes. Continuando il ritorno, ci siamo fermati nella medina a curiosare tra i vari negozietti ed ecco che all’improvviso ci troviamo davanti il venditore d’acqua, una figura tipica del folklore marocchino, con il suo vestito rosso, cappello di paglia ornato con fiocchi multicolori, otre di pelle a tracolla, ciotole in ottone e una campanella con la quale annuncia il suo arrivo tra i passanti che disseta in cambio di qualche dirham. Anche Fes ha il suo rilevante quartiere ebraico, che ospita due sinagoghe ed un cimitero, con nelle vicinanze il Palazzo Reale Dar el Makhzen, dove si notano maestose porte dorate, colonne di marmo e archi scolpiti, residenza del re quando si trova in questa città, A 20 km. circa da Fes c’è la città termale Moulay Yacoub, che abbiamo raggiunto con un taxi collettivo, questa città si è sviluppata intorno alle acque calde solforose che salgono da 1500m. sottoterra e raggiungono i 54°c. Al nostro arrivo la prima cosa che abbiamo notato era nell’aria l’odore delle acque solforose, lungo la strada che porta al centro termale ci sono banchetti che vendono tutto l’occorrente per godersi le terme. Siamo entrati a visitarle, c’è un via vai di gente, chi viene per curarsi, soggiornando negli alberghi presenti e chi per coccolarsi. Ci siamo goduti un po’ il villaggio, stando seduti su dei gradini, osservando la vita quotidiana degli abitanti dei monti dell’Atlante. Un altro luogo molto carino che abbiamo visitato sempre nei dintorni di Fes, è Sefrou che si trova sul fiume Oued Aggai,a 800 m. sul livello del mare, è conosciuta per le sue cascate, che abbiamo raggiunto dopo circa 1,5 km. a piedi dal centro del villaggio. Ritornati al villaggio, abbiamo fatto un giro nella medina e nella mellah, entrambi molto graziosi. Considerato che per noi Fes è una città molto affascinante, abbiamo deciso di trascorrervi qualche giorno in più, vivendo totalmente l’atmosfera della medina.
MEKNES: la più recente delle quattro città imperiali si trova tra le bellezze naturali e quelle storiche. La nostra giornata qui inizia con thè alla menta e msemmen (pancake quadrate), appena fatte dalla donna che ha il suo negozietto vicino al nostro albergo. Da Place el Hedime, una grande piazza circondata da mura che un tempo racchiudevano la kasbah della città dei Mernidi, abbiamo attraversato la Bab Manosur, che delimita la città imperiale dalla medina, una delle più belle porte decorate del Marocco con una massiccia porta di legno, con fregi intagliati, facciate ricoperte di zellij color blu e crema. Si dice che le sue colonne di marmo vengono dall’antico sito di Volubilis. Proseguendo siamo giunti a Place Lalla Aouda, una lunga piazza rettangolare, con un piccolo giardino, dove durante il giorno si possono trovare le carrozze trainate dai cavalli, che aspettano i clienti che possono fare un bel giro della città. Proseguendo, nel Quartiere Dar el Kebira, si trova l’omonimo sito, con i resti di uno dei più bei palazzi del sultano, che fu danneggiato nel 1755. Costeggiando le mura c’è Dar el Makhzen, l’unico palazzo di Moulay Ismail, oggi una residenza reale, con ingressi protetti da numerosi guardie, siamo giunti all’Heri el Souani, un enorme complesso dagli alti soffitti a volta, un tempo ospitava le scuderie reali e un granaio.
Un’altra attrazione in questa zona è lo Stagno Agdal, un bacino rivestito di pietra costruito per irrigare i giardini reali. Qui le famiglie marocchine si rilassano organizzando dei piacevoli pic-nic. Anche noi ci siamo seduti un po’qui a goderci questa atmosfera, in compagnia di alcuni studenti, che si divertivano a fare giocare una scimmietta di proprietà di un loro amico. Sulla strada del ritorno abbiamo incontrato un professore, che ci ha salutato dandoci quattro baci sulle guance (saluto tipico marocchino), ha voluto sapere la nostra provenienza e ci ha invitato a casa sua a prendere un caffè. Tornando indietro si trova il Mausoleo di Moulay Ismail, ricoperto da piastrelle zellij e stucchi elaborati, con una sala di preghiera, varie camere funerarie, qui riposano il sultano, la moglie e i loro figli. Proseguendo ci siamo diretti verso Koubba el Khayatine, un piccolo edificio dove un tempo il sultano riceveva gli ambasciatori di tutto il mondo. Accanto si trovano una serie di celle sotterranee, chiamate Habs Qara, luogo dove Moulauy Ismail faceva alloggiare il suo esercito di schiavi. Attraversando di nuovo la Bab Mansour e passando per la vivissima Place el Hedime, siamo giunti alla residenza Dar Jamai, che oggi ospita un museo con una grande collezione di opere d’arte. Lungo il palazzo si giunge nella medina, qui ci sono molti souk, dove è possibile acquistare di tutto. Girando per la medina, siamo giunti davanti alla Grande Moschea, per poi arrivare alla Medersa Bou Inania, uno splendido edificio, formato da un cortile centrale con fontana, circondato dalle celle degli studenti ed il tutto decorato con stucchi e disegni di piastrelle zellij. Tornando indietro, si attraversa la medina, come al solito molto vivace e noi sempre attratti dalla merce in vendita, dai colori e dagli odori. La Place el Hedime, abbastanza tranquilla di giorno, la sera si anima con la presenza di incantatori di serpenti, mangiafuoco, giocolieri, cantastorie e venditori di prodotti miracolosi. Ci sono molti ambulanti che vendono dolci, panini vari e spremute di canna da zucchero, inutile dire che noi abbiamo preso parte a tutto questo nelle serate trascorse in questa città, mangiando tutto e divertendoci molto.
L’antica città di Volubilis, è uno dei siti romani meglio conservati tra i più grandi del mondo, più importante del Marocco, si trova a 27 km. da Meknes, situato ai piedi dei Monti Zrhoun. Noi l’abbiamo raggiunta con un taxi collettivo, un mezzo di trasporto molto usato qui in Marocco: vecchi mercedes, che qui da noi sarebbero da rottamare, con a bordo 6/7 persone che partono quando sono pieni, durante questi spostamenti si fa amicizia con i viaggiatori. Lo scenario che abbiamo attraversato è molto affascinante, anche se certe volte venivamo distratti dalle chiacchiere dei nostri compagni di viaggio. L’autista ci ha lasciato all’incrocio sulla strada principale, che porta alla città di Moulay Idriss, poi continuando a piedi i circa 5 km. abbiamo raggiunto il sito archeologico. Lungo il nostro cammino in compagnia di un cane, abbiamo mangiato fichi d’india, ce ne sono moltissimi lungo la strada e delle mele selvatiche. Dopo questa piacevole camminata, un po’ faticosa poiché faceva molto caldo, davanti ai nostri occhi è apparso uno scenario meraviglioso. Il sito è dominato dalla Basilica, le stupefacenti colonne delle rovine del Campidoglio, dove si trovano l’altare dei sacrifici e il Forum, il Tempio di Giove, vari resti di case con pavimento a mosaico, le terme romane ed anche edifici per immagazzinare il grano e spremere le olive. Una delle rovine più belle è l’Arco di Trionfo, costruito per commemorare le vittorie dell’imperatore Caracalla, tutto si sviluppa lungo la Decumanus Maximus. Abbiamo visitato questo sito nei minimi particolari è molto interessante, abbiamo fatto amicizia con altri turisti, scambiandoci impressioni e notizie riguardo al nostro giro turistico. Siamo tornati indietro sempre a piedi, riparandoci dal sole all’ombra degli ulivi, fino a raggiungere la città di Moulay Idriss, che si trova su una serie di colline, il posto più sacro e luogo di pellegrinaggio del Marocco. Qui si trova la tomba di Idriss I, il nipote del profeta Maometto e primo re del Marocco, purtroppo non accessibile ai non mussulmani, ci siamo limitati a fotografare l’ingresso alla tomba dalla sbarra che ne delimita l’accesso.
Lentamente siamo saliti sulla cima di una collina, percorrendo una strada che attraversa il paese, incontrando gli abitanti che ci hanno accolto con molta cordialità e curiosità. Arrivati sulla cima la vista della città è strabiliante, prevale il colore bianco delle abitazioni ed il verde delle tegole del tetto del mausoleo. Tornati giù nella città, ci siamo rilassanti in un cafè, gustandoci un thè alla menta e osservando la vita tranquilla degli abitanti. In serata siamo rientrati in bus a Meknes, dove abbiamo trascorso qualche giorno in più vivendo i ritmi di vita degli abitanti e condividendo le loro usanze.
Viaggiando in autobus, abbiamo attraversato i monti del Medio e Alto Atlante, il panorama è cambiato, è veramente dai mille colori, con montagne, colline, valli, laghi e foreste di cedri. Ci sono molte Kasbah ancora abitate dai berberi, che svolgono tranquillamente la loro vita su queste montagne, pascolando il loro gregge nelle valli. Ci sono anche nuovi centri tipo Azrou molto accogliente che ospita tra le sue foreste di cedri i simpatici macachi, che abbiamo avvistato lungo la strada. Quasi a 1500 m. sul livello del mare, si trova Midelt circondata dal fiume Moulouya, con l’alto Jabel Ayachi che le fa da sfondo, nota anche per la produzione di mele, infatti è il simbolo della città. Oltre la città di Midelt, si prosegue lungo una strada molto tortuosa salendo sull’Alto Atlante oltre il passo di Tizi-n-Talrhemt che si trova a 1800 m. sul livello del mare, da qui inizia la discesa nella Valle dello Ziz, ove si trovano l’omonime gole, scavate nel tempo dal fiume Oued Ziz, fino ad arrivare in un’area con palmeti. Subito dopo questa valle, prima di arrivare ad Er Rachidia, che abbiamo raggiunto dopo circa 7 ore di viaggio, si nota il Tunnel de Forum-Zabel (Tunnel dei Legionari), che fu costruito dai francesi negli anni venti per raggiungere gli avamposti nel deserto. L’ultimo tratto l’abbiamo percorso sotto una tempesta di pioggia, che ha reso lo scenario ancora più suggestivo, infatti mentre viaggiavamo l’autista faceva fatica a guidare e a fare le curve. È capitato che durante una di queste manovre alquanto difficoltose ha frenato e l’autobus ha slittato sulla strada sdrucciolevole; tutte le donne a bordo hanno urlato: ”ALLAH”, per fortuna è andato tutto bene. Abbiamo trascorso una giornata ad Er Rachidia e poi ci siamo diretti ad Erfoud.
ERFOUD: si trova nel sud del Marocco, non lontano dal confine con l’Algeria, ai piedi dell’Alto Atlante, sulla strada delle mille Kasbah, alle porte del deserto, con case costruite con mattoni rossi. E’ circondata da oasi di palme da dattero, fonte di reddito, infatti nei giorni in cui l’abbiamo visitata c’era il Festival del Dattero al quale abbiamo partecipato vivamente. Un’altra attrazione di questa città è l’industria del marmo contenente fossili marini risalenti a 360 milioni di anni fa,visitandone vari laboratori. Da qui con un taxi collettivo abbiamo raggiunto Rissani, che dista 14 km. lungo il fiume Oued Ziz, attraversando la porta della città ci siamo recati al mercato. Il commercio è vario, va dalla vendita di verdure, frutta, vestiario, spezie e profumi, a quello degli animali, pecore, mucche ed asini. In questo mercato abbiamo approfittato per mangiare uova alla marocchina con pane caldo. Lasciato il mercato, in compagnia di un nostro amico del momento, che si è offerto ad accompagnarci poiché doveva camminare per fare esercizio fisico, siamo andati a visitare il Mausoleo di Moulay Ali Cherif, attraversando un bel palmeraio ospitante un marabutto. Il mausoleo purtroppo non è accessibile ai non mussulmani, quindi ci siamo limitati a visitare il giardino, ammirando la sua bellezza, godendoci l’atmosfera mistica e facendo le foto di rito anche insieme al nostro amico Mohamed. Per tornare nel centro della città, il nostro accompagnatore ci ha fatto passare per la via principale, faceva molto caldo, perciò dopo questa camminata ci siamo gustati un thè alla menta e biscotti. Salutato Mohamed, abbiamo fatto un ulteriore giro per la città e poi con un minibus siamo rientrati ad Erfoud. Per andare nel deserto, siamo partiti da Erfoud, passando di nuovo per Rissani, con un taxi collettivo abbiamo raggiunto Merzouga. Dalla stazione dei taxi,a piedi siamo passati per la piazza principale della città, percorrendo una strada molto lunga ci si trova direttamente nel deserto e a poca distanza appare l’Erg Chebbi, la duna più alta del Marocco. Abbiamo iniziato a salire sulle dune, a correre, a scendere per poi risalire, fino a fare un lungo percorso, è inutile dire che faceva caldo! Ci siamo seduti su di una duna in silenzio, l’unico suono che sentivamo era il soffio del vento, che accarezzava i nostri volti. Siamo stati molto tempo qui, era impossibile andare via, un’atmosfera magica. Siamo tornati verso Merzouga, un villaggio dove passano molti turisti, essendo il luogo alle porte del deserto, per riprenderci dalla calura ci siamo mangiati un gelato in attesa del taxi che ci avrebbe riportato ad Erfoud.
VALLE DEL DRAA
Proseguendo il nostro giro siamo giunti a Tinghir, un’oasi sulle rive del fiume Oued Todra, tra due catene montuose, le sue palmeraie si estendono per circa 30 km. tra le bellissime montagne color ocra, l’Alto Atlante a nord ed il Piccolo Atlante a sud. La città si sviluppa su terrazze che seguono il profilo del terreno, le case costruite in terra battuta rossa, in stile pre-sahariano. La zona intorno a Tinghir è famosa per le gole scavate nella pietra calcarea dall’omonimo fiume, la più conosciuta è la Gola di Todra, che abbiamo raggiunto con un taxi collettivo. Camminando lungo la strada sopraelevata rispetto al torrente, dove gli abitanti del posto lavano o fanno abbeverare i loro animali, ci siamo addentrati tra le pareti rocciose della gola, siamo rimasti davvero a bocca aperta, lo scenario è stupendo, in alcuni punti ci sono rocce a strapiombio che raggiungono altezze di 160 m. ed in alcuni punti sono talmente ravvicinate (anche 10 m.) che rendono il tutto ancora più spettacolare. La tappa successiva è stata Boumalne du Dades, città tipica del Marocco, dalla quale è possibile partire per fare un’escursione alle Gole del Dades, situate fra l’Alto Atlante e il Jabel Saghro, suddivise in quattro serie attraversate dal fiume Dades. In bus abbiamo attraversato vari villaggi percorrendo una strada molto stretta che attraversa le golecon uno scenario da mozzafiato. Arrivati al punto panoramico, siamo scesi ed abbiamo proseguito salendo a piedi, fotografando queste meraviglie della natura in tutte le sue posizioni. Nella strada del ritorno, che abbiamo percorso a piedi, si è affiancato a noi un cane (la nostra compagnia di rito ogni volta che andiamo in luoghi sperduti), che ci ha accompagnati fino a Tissadrine, un burrone di diversi metri di dislivello rispetto alla strada lungo la valle. Abbiamo trascorso molto tempo qui a goderci questo scenario incantevole, fotografandolo ed immergendoci a pieno in questo paesaggio. Lentamente percorrendo sempre a piedi questa strada, siamo tornati nella valle in attesa di un mezzo di fortuna per tornare a Boumalne du Dades.
Il nostro viaggio continua, sempre in bus. Abbiamo attraversato Kalaat M’Gouna, un villaggio abitato dalla popolazione berbera, circondato da kasbah, che si affaccia sulla valle del fiume M’Gouna, nota come la Valle delle Rose, dove vengono coltivate le rose damascene. Dalla loro produzione si ricavano molti prodotti di bellezza tra cui l’acqua di rose, creme e saponette, che non abbiamo esitato a comprare nei negozietti che si trovano in tutta la zona. Dopo un’ora circa siamo giunti a Skoura, una bellissima oasi, sempre sulla via delle kasbah, con pochissimo turismo di passaggio, molto tranquilla. Passeggiando lungo il centro della città e costeggiando il palmeto, siamo giunti alla settecentesca Kasbah Ait ben Moro, restaurata ed adibita ad albergo. Sulla strada del ritorno, attraversando il palmeto, sulla riva del fiume se ne trova un’altra, la bellissima Kasbah Amerdihl, anche essa trasformata in un albergo.
OUARZAZATE: situata nella valle del Dadès, all’incrocio con la valle del Draa, a ridosso del deserto, una deliziosa città con case rosso-rosa, circondata da palme, campi coltivati ed abitata in prevalenza da berberi. E’ soprannominata la “città dalle mille kasbah”, infatti la nostra visita è iniziata dalla più rilevante, la Kasbah Taourirt, a poca distanza dal centro, risalente al XVIII secolo è uno degli edifici più antichi della città. La facciata è molto bella e le mura alte sono lisce con disegni geometrici, le finestre sono coperte da schermi decorati, che permettevano agli abitanti della kasbah di guardare fuori senza essere visti, il tetto è circondato da torri merlate. All’interno, stanze, corridoi, scalinate. pareti decorate a stucco e soffitti in cedro intagliato. Abbiamo fatto un giro molto interessante nel villaggio adiacente, con case di fango ancora abitate, con negozietti che vendono prodotti tipici ed abitanti molto curiosi nel vederci. Tornando in albergo ci siamo fermati a mangiare un’insalata marocchina con patatine fritte e per concludere la giornata un budino alla vaniglia con pasticceria varia, tutto rigorosamente fatto al momento! Con il taxi collettivo abbiamo raggiunto il sito di Ait Ben Haddou, sotto il patrimonio mondiale dell’Umanità, una città fortificata sulle rive dell’Oued Mellah che domina la Valle Ounila. Attraversato il fiume per fortuna un po’ in secca, ci siamo trovati davanti agli occhi questa kasbah molto suggestiva, con grandiose mura difensive, torri angolate, all’interno vi sono case di terra rossa, con cortili, moschee, mederse e granai collettivi. Peccato che oggi alcuni edifici sono adibiti a negozi che vendono tappeti, quadri ad acquarello che raffigurano la kasbah e tanti altri articoli. Salendo sulla parte superiore della fortezza, si può ammirare un panorama stupefacente, non a caso in questo sito sono stati girati parecchi film. Abbiamo trascorso molto tempo qui, è una meta molto ambita per i turisti. Scendendo lentamente, ammirando di nuovo questo patrimonio, abbiamo attraversato il fiume su di un altro versante tramite un ponte tornando sulla strada principale ad attendere un taxi collettivo per raggiungere la Kasbah Tiffoultout, dove l’autista ci ha lasciato a circa 3 km. di distanza. Ed eccoci pronti a raggiungere la nostra meta a piedi, faceva caldo, la strada quasi deserta ma molto spettacolare, circondata dai monti dell’Atlante. Camminando lentamente ce la siamo trovata davanti, questa kasbah è del XVI secolo, abbiamo fatto un giro nel villaggio, osservando lo svolgimento della vita quotidiana, c’erano donne che avevano caricato i loro asini, con datteri pronti per essere venduti. Tornati sulla strada principale, in compagnia di uno studente che andava alla stazione del bus, siamo andati a visitare gli Atlas Film Corporation Studios. Pagato il biglietto di ingresso, insieme ad altri turisti, accompagnati da una guida abbiamo iniziato la visita, curiosa e molto interessante. Qui sono stati girati molti film: la mummia, il gladiatore, il piccolo Buddha e tanti altri. Ci siamo sbizzarriti a fare e farci le foto, molto divertente. In bus siamo tornati a Ouarzazate, dove abbiamo trascorso qualche giorno in ozio, rilassandoci con un piacevole hammam.
ZAGORA: continuando il nostro viaggio con un taxi collettivo, sempre tra i monti dell’Atlante e la Valle del Draa, attraversando vari villaggi, lungo il fiume Draa, siamo giunti dopo 3 ore in questa città a ridosso del deserto. Anche qui le case sono state costruite con la terra rossa, è piena di bouganville di coloro rosso, oleandri rosa e palme. Il centro della città si sviluppa lungo la strada principale, dove è possibile trovare alberghi, ristoranti, negozi vari ed agenzie che organizzano tour nel deserto. La città è famosa perché era l’ultima oasi di passaggio delle carovane prima di partire per la lunga traversata nel deserto verso Timbuctu impiegando quasi due mesi. Infatti, camminando nel centro della città abbiamo raggiunto il famoso cartello con scritto “Tombouctou 52 jours”, che è molto fotografato dai turisti e naturalmente anche da parte nostra. Proseguendo a piedi ci siamo diretti alla Kasbah Tinzouline, oggi adibita ad albergo. Sulla strada del ritorno abbiamo girovagato per le vie della città, in questo periodo ci sono pochi turisti, pertanto la nostra presenza non passa inosservata e attiriamo la curiosità della gente del posto. Ci siamo fermati al mercato, dove abbiamo mangiato una porzione di harira e degli ottimi melograni. Un altro luogo molto interessante da visitare in questa area è il villaggio di Tamegroute, raggiunta sempre con il taxi collettivo, un tempo era ed è tutt’oggi un importante centro religioso, sede della Fratellanza Sufi dei Nasiriyya. Qui abbiamo visitato la Biblioteca Zaouia Naciria che conserva antichissimi libri di teologia, storia e medicina scritti su pelle di gazzella, accanto, nel cortile della vicina medersa si trova la tomba del religioso Sidi Mohamed ibn Nasir, fondatore della biblioteca. Proseguendo, ci siamo addentrati nella kasbah sotterranea, misteriosa e suggestiva, in questi vicoli bui e freschi ci sembrava di stare in un’immensa cantina, davanti alla porta d’ingresso delle loro abitazioni alcune donne erano riunite a chiacchierare fra loro. Tamegroute è famosa per le sue ceramiche di colore verde ed ocra, realizzate nei molteplici laboratori presenti nella città. Tornati a Zagora, ci siamo fermati in un negozio di abbigliamento, io mi sono comprata uno scialle tradizionale berbero e Giovanni una djellaba. Passeggiando nella parte vecchia della città, parallela alla strada ci sono tanti palmeti, qui alcuni uomini effettuavano la raccolta dei datteri, appena hanno notato la nostra presenza ci hanno chiamato e regalato una cospicua quantità di questo frutto, molto succulento appena colto. Dopo averli ringraziati e salutati abbiamo continuato la nostra passeggiata, in lontananza abbiamo sentito dei canti, ci siamo avvicinati e c’era una tenda con tutte donne che ballavano e cantavano, da quello che abbiamo capito era un addio al nubilato. Appena hanno visto che passavamo, ci hanno chiamato e mi hanno invitata a ballare chiedendomi se ero capace a praticare la zaghroutah, al mio no, tutte insieme hanno iniziato ad emettere questo suono vocale, una bellissima atmosfera di festa. Continuando a curiosare nel villaggio, si sono affiancati a noi, prima 2 bambini, poi 4 e poi sempre più, alla fine eravamo un bel gruppetto, chi a piedi e chi in bicicletta. Ci hanno insegnato qualche parola in arabo e noi in italiano, abbiamo scherzato con loro, tutti molto educati, gentili e premurosi nei nostri confronti mentre camminavamo sulla sabbia. Un altro luogo molto interessante che si raggiunge da qui è M’hamid, ultima oasi ai confini con l’Algeria, passando per Tagouinite, lungo la strada si vedono vicinissime le Dunes de Tinfou, un meraviglioso spettacolo della natura. Percorrendo questa striscia d’asfalto che attraversa un paesaggio desertico, siamo arrivati a M’hamid, una cittadina molto tranquilla, polverosa, circondata da palmeti e dune, da qui si parte per raggiungere l’Erg Chigaga.
Lasciata Zagora e tornando a Ouarzazate, ci siamo diretti a Marrakech viaggiando in bus, circondati dalle cime dei monti dell’Atlante innevate, il panorama è vario, con tanti colori, soprattutto quando si raggiunge il passo di Tizi n’Tichka a 2260 m. sul livello del mare.
MARRAKECH: la più importante delle quattro città imperiali, a 150 km dalla costa dell’Oceano Atlantico. Abbiamo raggiunto questa città in tarda serata, per la prima volta abbiamo faticato a trovare un albergo, in città in questi giorni c’era la conferenza mondiale sul clima, che ha portato molti ospiti. Abbiamo girato parecchio, ormai ci vedevamo costretti a dormire sotto il cielo stellato; come per magia abbiamo trovato una stanza, appena disdetta, in un albergo vicino a Piazza Djemaa el Fna, luogo molto vivo, ma ne parlerò più avanti. La nostra visita in questa città è iniziata dalla Moschea Koutoubia, il più importante monumento religioso. Il suo nome deriva dalla parola “kutub”, dei librai, sembra che indicasse che nei dintorni ci fosse un souk di venditori di libri sacri. Il suo minareto alto 77m. è visibile anche dalla Piazza Djemaa el Fna. Esso è costruito in stile Almohade, con decorazioni diverse in ogni lato, archi intrecciati, stucchi e maioliche verde azzurro. Accanto alla moschea, si trova la Koubba Lalla Zohra, una tomba bianca che contiene il corpo della figlia di uno schiavo, diventata santa del luogo che secondo la leggenda, ogni sera si trasforma in colomba e vola per la città. Dalla Bab Agnaou, unico esempio sopravvissuto delle porte in pietra originali della città siamo giunti alla Moschea della Kasbah, con minareto decorato color turchese, della quale è possibile visitare soltanto il cortile, con le fontane per le abluzioni. Proseguendo si trovano le Tombe Sa’diane, un insieme di mausolei con le tombe in marmo di Carrara contenenti 60 membri della dinastia Sa’diana, composti da tre stanze, la più famosa è quella con dodici colonne che sorreggono il soffitto costruito in legno di cedro intagliato e stucchi. Nel giardino che collega i due mausolei, si trovano le tombe dei soldati e dei servitori. Queste tombe sono una delle maggiori attrazioni turistiche della città, infatti durante la nostra visita eravamo tutti turisti, quando all’improvviso mi sono trovata accanto una donna con il velo in testa, ho pensato: “Che ci fa una suora qui!” Il cervello è complesso, mi ero già abituata alla visione di turisti e di conseguenza al nostro ambiente, dimenticandomi che mi trovavo a Marrakech. Serata trascorsa in Piazza Djemaa el Fna, che diventa un enorme ristorante all’aperto, con banchetti, tanti turisti e gente del posto, dove è possibile mangiare piatti a base di cous cous, carne, pesce e verdure varie, tutto rigorosamente cucinato al momento e in modo tradizionale. Qui si svolgono vari spettacoli: cantastorie, incantatori di serpenti, musicisti, venditori ambulanti, insomma una piazza molto vivace, trasformandosi in un luogo molto tranquillo durante le ore diurne. Per tutto il tempo che siamo stati in questa città, abbiamo trascorso le nostre serate in questa meravigliosa piazza, mangiando, sorseggiando una bevanda fatta con un mix di spezie accompagnata da dolcetti e godendoci gli spettacoli divertenti in quest’atmosfera di festa. Dalla piazza è possibile raggiungere il souk, è molto grande, suddiviso in vari settori; vendita di pelli, tappeti, babucce, spezie, specchi, lampadari, tajine, abbigliamento, gioielli, di tutto di più, impossibile descrivere tutto quello che c’è, ci sono mille colori, odori e tantissima gente! È stato molto interessante visitare il souk dei tintori di lana, è tutto circondato da lana filata, colorata e stesa ad asciugare. Nel souk abbiamo trascorso molto tempo a curiosare ma soprattutto a contrattare i nostri favolosi acquisti perdendoci nelle stretto labirinto delle sue viuzze. A poca distanza da qui si trova uno dei quartieri più prestigiosi di Marrakech, che ospita la Moschea e Medersa Ben Youssef, fondata nel XIV secolo, divenuta un importante centro educativo. Pagato il biglietto siamo entrati a visitare la medersa, dove al centro si trova il cortile con la vasca delle abluzioni, le pareti sono in stucco, con piastrelle in zellij, colonne di marmo e con grandi travi in cedro scolpito. Sul lato opposto del cortile, si trova la sala della preghiera, divisa in tre navate, salendo è possibile vedere le celle dove gli studenti vivevano e studiavano. A poca distanza dal centro della città è possibile raggiungere in autobus i Giardini Menara, sono costituiti da diversi ettari di uliveti e frutteti che circondano il bacino artificiale con su di un lato il padiglione costruito nel XII secolo dalla dinastia Sa’diana, dietro al quale è possibile ammirare le montagne dell’Atlante. Ci siamo rilassati un po’ in questo luogo molto tranquillo, godendoci una bellissima giornata di sole. In taxi collettivo siamo andati a fare una bellissima escursione nella Valle di Ourika, a 30 km. da Marrakech, la strada si inoltra lungo l’Oued di Ourika, attraversando frutteti, boschi e vari villaggi berberi di montagna, fino ad arrivare al villaggio Setti Fatma a 1500 m. di altitudine alle pendici dell’Atlante. Da qui inizia l’arrampicata su un versante di questa valle, lungo il percorso che costeggia il torrente all’inizio ci sono negozietti, soltanto in questo periodo di secca, che vendono vari articoli, lo scenario che si presenta è molto pittoresco, dopo circa 2 ore, un po’ affaticati, siamo arrivati alle varie cascate. Lo spettacolo ha ripagato la nostra fatica, tornando indietro molto lentamente, respirando quest’aria pura e fresca, siamo ritornati al villaggio. Lungo le sponde del torrente ci sono molti ristoranti, noi ne abbiamo approfittato per rilassarci e pranzare con un tajine alle verdure, insalata marocchina, olive e pane caldo.
Dopo aver visitato le città imperiali, villaggi berberi sui monti del Rif, attraversato l’Alto e Medio Atlante, varie oasi, il deserto, ci siamo diretti verso la costa del Marocco, alla scoperta di Agadir. Questa città è completamente moderna, dovuta al fatto che nel 1960 fu colpita da un terremoto che la devastò completamente, cancellando la sua storia. Abbiamo fatto delle lunghe passeggiate lungo la corniche, che è il luogo di ritrovo degli abitanti, dove ci sono molti caffè e ristoranti. La spiaggia è larga, molto lunga, in questo periodo non tanto affollata, circondata da molti hotel, che ospitano turisti nei mesi caldi. Abbiamo visitato il porto, dove i pescatori vendono all’asta il pesce fresco, che può essere consumato presso i tantissimi ristoranti presenti qui. Ci siamo recati al Souk El Had, racchiuso tra le mura, bastioni e varie bab che suddividono il mercato in vari settori. Qui è possibile acquistare artigianato, abbigliamento, frutta, verdure, spezie, olive, limoni, datteri, amlou, olio d’argan. Insomma, una varietà di prodotti, visto che è il più grande souk dell’Africa, che attrae molti turisti, ma anche gli abitanti della città e dintorni, poiché i prezzi sono molto bassi. Abbiamo visitato la Vallèe de Oiseaux, un parco tra palme e banani dedicato agli uccelli. Nella piazza adiacente, una sera si sono svolte delle danze tipiche marocchine, uno spettacolo molto interessante, mentre alle nostre spalle avveniva uno stupefacente tramonto. A 13 km. da Agadir, c’è la città di Inezgane, una piccola cittadina berbera, poco turistica, con un bellissimo mercato, dove la gente del posto e dintorni vende i propri prodotti. Continuando il nostro viaggio lungo la costa e passando anche per l’entroterra, abbiamo visto lungo la strada parecchie piantagioni di alberi d’argan, prodotto tipico di questa zona. Sugli alberi c’erano le capre arrampicate, che mangiavano i frutti, una volta eliminati dal loro corpo, vengono spezzati, pestati, arrostiti e così si estrae l’olio d’argan, usato sia in cucina che per trattamenti di bellezza. Dopo circa 4 ore di viaggio eccoci a Essaouira, originariamente chiamata Mogador, cioè piccola fortezza, una bellissima città di pescatori, con splendide spiagge ed imponenti bastioni. Il Porte de la Marine, è un luogo molto movimentato, i pescatori sistemano le loro reti dopo aver scaricato il pesce pescato nella notte, che vendono direttamente ai clienti che aspettano il loro rientro. Dopo aver varcato l’arco d’ingresso che collega il porto alla città, abbiamo fatto un giro tra i meravigliosi bastioni, che sono divisi in due parti, salendo sulla torretta, possiamo vedere da uno dei suoi lati il porto sottostante, mentre su di un altro lato il mercato del pesce e poi la meravigliosa vista delle isole Porporine, a poca distanza. Nelle parti opposte si trovano altri bastioni, collegati da mura che schierano un enorme batteria di cannoni, da qui è possibile godere di una splendida vista sulla città attraverso un “buco”nelle mura, dove tutti i turisti sono pronti in fila a fotografare. Usciti da qui siamo andati a rilassarci in Place Moulay Hassan, sorvolata da tanti gabbiani, godendoci quest’atmosfera marina. Dall’altra parte della piazza ci sono caffè e negozi, proseguendo da questa parte si entra nella medina, perfettamente conservata, patrimonio dell’UNESCO, formata da viottoli, case imbiancate a calce e porte blu, tanti laboratori artigianali e negozi. Abbiamo trascorso molte tempo in questa medina molto affascinante e misteriosa, continuando a fare degli ottimi acquisti. Un altro luogo dove siamo stati bene con noi stessi, visto che c’era poca gente, sono i Giardini Othello, affacciati sulle lunghe e ampie spiagge, di fronte ad un meraviglioso mare.
Proseguendo verso nord in bus costeggiando l’Atlantico, dopo circa 3 ore di viaggio siamo giunti a Safi, ex possedimento portoghese, infatti le mura erette per proteggere la città sono ancora visibili. In questa città ci sono molte industrie, sia della pesca che minerarie, il turismo non è molto sviluppato, pertanto è possibile vivere l’atmosfera di una vera cittadina marocchina. Abbiamo visitato il Qasr al Bahr, una fortezza sul mare, che fu eretta dai portoghesi per rafforzare il controllo sulla zona. Sul lato opposto si trova la medina, cinta da mura, che risale la collina saldandosi sulla cima alla Kechla, un’altra fortezza portoghese. All’interno della medina ci sono molti souk dove è possibile acquistare di tutto, continuando a passeggiare lungo queste vicoli tortuosi ci si trova davanti la Cathedrale Portugaise, mai portata a termine e accanto si trova la Grande Moschea, anch’essa molto antica. Fuori dalla Bab Chaaba, sulla collina antistante della medina, chiamata Colline des Potiers (Collina dei Vasai), è impossibile non notare le ciminiere dei forni, i prodotti in argilla ad asciugare al sole pronti per essere dipinti e poi venduti nei negozi. Gli artigiani sono stati molto gentili a farci vedere il processo di lavorazione dell’argilla, realizzando in pochissimo tempo tajine, vasi, tazze e piatti. Lasciata Safi, rinomata per le sue terrecotte, in 4 ore circa di viaggio abbiamo raggiunto El Jadida, un tempo chiamata Mazagan, anch’essa conquistata dai portoghesi, dichiarata patrimonio dell’UNESCO. Abbiamo visitato la Citè Portugaise, un labirinto di vicoli tortuosi circondato da bastioni color ocra, appena si entra sulla sinistra, c’è la Chiesa dell’Assunzione, costruita dai portoghesi, oggi adibita a teatro e sala cinematografica. Poco più avanti sorge la Grande Moschea, conosciuta per il suo minareto di forma pentagonale. Proseguendo all’interno, lungo la via principale dove ci sono alcuni negozi di souvenir, si trova la Citerne Portugaise, una grande cisterna, che faceva parte del castello costruito nel 1514, adibita a riserva idrica. Entrati in questo luogo, abbiamo subito notato un gioco di luci e riflessi della cisterna, al momento con pochissima acqua sul fondo, quindi dal largo oculo superiore dell’arcata centrale riflette la luce del sole, proiettando il soffitto a volta e le colonne sull’acqua.
Proseguendo lungo la via circondata da bastioni si giunge a Porte de la Mer, la porta sul mare dove le navi scaricavano le loro merci e dalla quale i portoghesi abbandonarono la città. La cittadella portoghese è deliziosa, un luogo dove abbiamo trascorso molto tempo, facendo amicizia con i negozianti e gli abitanti del posto. Fuori le mura, lungo la strada principale si trova il souk di El Jadida, molto frequentato, dove si trovano molti prodotti marocchini, noi naturalmente ci siamo sbizzarriti, visto che siamo quasi al termine della nostra vacanza. Siamo stati parecchi giorni in questa città, si stava molto bene, ogni tanto incontravamo qualche straniero risiedente, ce la siamo proprio goduta sia culturalmente che gastronomicamente. In treno siamo tornati a Casablanca, città da dove è iniziata la nostra avventura e dove purtroppo è terminata, non prima di averci trascorso qualche giorno. Abbiamo girato nella medina, tra le sue stradine strette e tortuose, con tante bancarelle, circondata dalle mura. Fuori da qui, si trovano molti negozi di artigianato,dove abbiamo ultimato i nostri acquisti. La tappa finale qui a Casablanca è stata la visita alla Moschea di Hassan II, terza al mondo per le sue dimensioni, si estende su di un promontorio affacciato sull’Oceano Atlantico, il suo minareto è alto 210 metri, il più alto del mondo, può ospitare fino a 20.000 fedeli che raggiungono gli 80.000 nel piazzale antistante.
Dopo aver trascorso più di 2 mesi in questo splendido paese, siamo tornati a casa arricchiti nell’animo, grazie alle varie esperienze vissute, sia a livello culturale, naturale, ma soprattutto umano. C’è sempre da imparare e il miglior modo è viaggiare!
Foto di Giovanni Camici
Antonietta e Giovanni cholita@email.it – skanda@email.it