Alla scoperta del magico far west

Il Far West in tenda? Si può! Cronaca di un’avventura tra città e bellezze naturali del magico ovest americano. La nostra (dico nostra perché sono partita coi miei genitori e i miei due fratelli) avventura comincia in un caldo pomeriggio di luglio da Los Angeles, dove immediatamente siamo avvolti dal caos della grossa metropoli...
Scritto da: Laura Beltrame 1
alla scoperta del magico far west
Partenza il: 07/07/2003
Ritorno il: 24/07/2003
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 1000 €
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Il Far West in tenda? Si può! Cronaca di un’avventura tra città e bellezze naturali del magico ovest americano.

La nostra (dico nostra perché sono partita coi miei genitori e i miei due fratelli) avventura comincia in un caldo pomeriggio di luglio da Los Angeles, dove immediatamente siamo avvolti dal caos della grossa metropoli californiana… sarà una frase fatta, ma sembra davvero di essere in un film! Il volo sicuramente ci ha stancato, ma l’eccitazione ci fa dimenticare quanto tempo è passato dal momento in cui abbiamo salutato l’Italia; quindi, sbrigate le faccende doganali e preso a noleggio la macchina che avevamo prenotato dall’Italia, ci siamo diretti verso Santa Monica e la sua spiaggia, centro della mondanità americana. Non poteva mancare la visita ad alcuni dei quartieri più famosi del mondo: Beverly Hills, con le ville più ricche d’America, e Hollywood, con la famosa strada delle stelle incise per terra e dei teatri, e con la scritta sulla collina; e infine non potevamo perderci Sunset Boulevard, viale reso famoso dall’omonimo film e Rodeo Drive, resa celebre dal film “Pretty Woman”. Visti i prezzi ci passa la voglia di fare shopping… Il nostro viaggio prosegue quindi lungo la costa, in direzione nord, verso Santa Barbara, ricca cittadina tra il mare e le colline, dove si trova una tra le più belle e antiche missioni spagnole. E qui comincia la spettacolare strada panoramica, a precipizio sul mare, che ci condurrà fino a San Francisco. Attraversiamo il villaggio di pescatori di Morro Bay, famoso per il grandioso monolito vulcanico che si erge sopra il livello del mare per 180 metri ed è collegato alla terraferma da un istmo di sabbia. Poco oltre si intravede in lontananza, sopra una collina, la lussuosa residenza del magnate della stampa William Randolph Hearst, cui Orson Wells si ispirò nel film “Quarto Potere”, che raccoglie innumerevoli opere d’arte ed è sicuramente il più grandioso complesso fatto realizzare da un privato cittadino.

Ancora più a nord, il tratto di costa è ancora più selvaggio e spettacolare… poche sono le macchine che incontriamo e quasi inesistenti i paesi, fino a Big Sur. La costa si nasconde a tratti tra la nebbia, ma quando all’improvviso sbuca e si fa vedere ci regala uno spettacolo difficile da dimenticare… con colori tanto accesi da sembrare irreali e scogliere che si tuffano a picco nel mare. Facciamo tappa al “Point Lobos Recreation Area”, parco naturale noto per i suoi boschi di cipressi e per la costa popolata da foche, leoni marini e pellicani. Anche immerso nella nebbia merita una sosta… A poca distanza da lì si trova la “17 Mile Drive”, una delle strade panoramiche più famose al mondo, di proprietà del miliardario Del Monte, che costeggia tutta la penisola di Monterey. Ciò che salta agli occhi non è certo il panorama, quanto piuttosto gli innumerevoli campi da golf e le splendide ville, molte in stile classico.

E finalmente, da lontano cominciamo a scorgere lo skyline di San Francisco. Da veri turisti non possiamo lasciarci sfuggire Lombard Street, e poi il porto, dove sonnecchiano vari leoni marini, con il Pier 39, tra i mille negozi di souvenir. Un consiglio? Se cercate qualcosa di originale, fate un giro al ”Crazy Hats”… ci sono cappelli per tutti i gusti! E non può mancare China Town. Sembra davvero, attraversando quell’arco sulla strada che la collega al Financial District, di compiere un salto nel vero Oriente: i negozi, e le insegne, i templi e le costruzioni tipiche, le stesse persone ricreano un’atmosfera che non ha proprio nulla di americano. Ma basta riattraversare quell’arco perché il sogno orientale finisca e per ritrovarsi catapultati nel caos del quartiere finanziario. Qui i grattacieli, tra cui svetta la Transamerica Pyramid, tolgono tutti i dubbi su dove ci si trovi… siete tornati nella vera America! Da lì raggiungiamo Union Square, centro turistico della città, contornata da esclusivi shopping center, lussuosi alberghi e svariati teatri; e poi Pacific Heights, uno dei quartieri più esclusivi della metropoli, disseminato di case vittoriane, con le loro caratteristiche facciate color pastello. Se finora col tempo non siamo stati molto fortunati, dal porto riusciamo a goderci lo spettacolo del Golden Gate che emerge dalla nebbia… non male! Ma per guardarlo meglio occorre spostarsi alla “Golden Gate National Recreation Area”, situata a nord ovest dell’omonimo ponte, da cui si gode una meravigliosa vista su di esso e sullo skyline della città. Il nostro viaggio devia nettamente ad ovest, con una breve visita alla cittadina universitaria di Berkeley, e poi via verso il parco di Yosemite, al centro della Sierra Nevada. Dopo infiniti chilometri attraverso terre brulle, finalmente arriviamo in questo paradiso verde, in cui spiccano scoscese pareti quasi verticali di granito biancastro, dalle quali precipitano a valle imponenti cascate. La Yosemite Valley, nella zona centrale del parco, è la parte più turistica e frequentata, da cui partono vari sentieri percorribili a piedi, in bici o a cavallo. Scegliamo di salire fino alla sommità delle Vernal Falls e delle Nevada Falls, lungo un sentiero che si snoda nel bosco di conifere. Per un tratto percorriamo anche il famoso John Muir Trail, e finalmente, in un paio d’ore, raggiungiamo la cima delle cascate. La vista sulla valle e sull’Half Dome merita davvero i quattro passi fatti per arrivare quassù… Il sentiero poi scende ripido su una pietraia sempre in vista della cascata, tanto che alcuni tratti sono resi scivolosi dagli spruzzi dell’acqua che rimbalzano sui sassi.

Un’altra cosa da non perdere, all’estremo sud del parco, è il bosco che ospita circa 500 esemplari di sequoie giganti, alcune davvero maestose come il Grizzly Giant, alto 64 metri e vecchio 2700 anni.

Per uscire dal parco, percorriamo tutta la valle a nord della Yosemite Valley, fino al Tioga Pass, a 3031 metri d’altezza. Raggiungiamo in breve tempo il Mono Lake, un lago di origine vulcanica, contornato da caratteristici picchi di tufo, anch’essi di origine vulcanica. Da lì ci dirigiamo a sud, verso la Valle della Morte. Vi entriamo da un accesso a nord ovest, sicuramente il meno frequentato… e afferriamo pienamente il significato del nome di questa valle. Non c’è davvero niente, oltre a qualche cactus e ad un’unica strada rettilinea che sembra dirigersi verso il nulla. E la temperatura esterna supera i 48° gradi. Attraversiamo tutto il parco, fino a Furnace Creek, 54 metri sotto il livello del mare, e a Zabriskie Point, sito reso celebre dall’omonimo film di Antonioni, da cui si gode una magnifica vista sulla parte occidentale della valle.

Usciti dalla Death Valley, ci dirigiamo verso Las Vegas, una vera follia costruita dall’uomo in mezzo al deserto, che richiama ogni anno più di 30 milioni di visitatori. Ciò che colpisce a prima vista è l’enormità, lo sfarzo e la maestosità dei casinò e degli alberghi, ma la cosa che lascia stupefatti è il fatto che trova tutto ciò si trova in un ambiente torrido e inospitale, per di più lontano da qualsiasi città… Un commento? Una tipica stravaganza da ricconi! Lasciata la pazza mondanità di questo assurdo parco di divertimenti, se così si può chiamare, raggiungiamo il Zion National Park, nello Utah: una gola spettacolare, stretta tra alte pareti rocciose dove echeggia il suono dell’acqua. Al tramonto il sole tinge tutto di rosso… davvero da non perdere! Dopo aver attraversato il parco lungo la strada panoramica scendiamo a sud, in Arizona al versante nord del Grand Canyon, meno turistico di quello a sud e per questo ancor più affascinante. Penso sia impossibile non sentirsi intimoriti e al tempo stesso incantati dall’enormità del canyon, dai suoi colori che cambiano al mutare della luce, dalle sue forme bizzarre e irregolari. Certamente non potevamo perdere il tramonto, che regala ulteriore fascino colorando tutto di rosso.

E l’alba non è da meno.. Peccato che il cielo non sia perfettamente limpido e qualche nuvola abbia un po’ sminuito lo spettacolo, che merita comunque la levataccia! Purtroppo non possiamo fermarci tutto il tempo che questo luogo merita, ma è già ora di proseguire per la tappa successiva, di nuovo nello Utah: il parco di Bryce, una serie di anfiteatri desertici sempre più grandi, in cui si innalzano pinnacoli rocciosi, striati di rosso, giallo e arancio, creati dall’erosione più o meno veloce secondo il tipo di pietra che li costituisce.

A nord est di Bryce, si trova il “Capitol Reef National Park”. A parte il nome inconsueto (“reef” significa scogliera, “capitol” perché ricorda la cupola del Capitol di Washington), il parco è molto interessante, con i canyon nascosti, le vallate nascoste, le formazioni rocciose che vanno dal dorato al verde, dal rosso al bianco.

Ancora più ad est si trova il ”Arches National Park”, posto su altipiani di dura arenaria arancio–rosa, collocati sopra un instabile strato di sale e caratterizzato da circa 2000 archi di roccia, tra cui i più famosi sono Delicate Arch e Landscape Arch, lungo ben 91 metri. Il parco si trova a 5 chilometri da Moab, centro turistico famoso, oltre per le posizione strategica, per i vari sport che vi si possono praticare, dal rafting alla mountain bike.

La strada verso sud non offre nient’altro che un desolato deserto in cui sopravvivono solo pochi insediamenti isolati e perlopiù abbandonati a se stessi, dove la gente, principalmente discendente dagli antichi pueblo navajo, vive in baracche circondate da rottami di ogni genere. Ma all’improvviso appare la Monument Valley, il classico paesaggio del selvaggio ovest fatto di colline di arenaria e di irti pinnacoli rocciosi che spuntano da un’infinita distesa di sabbia rossa spazzata dal vento, reso famoso nell’immaginario europeo dagli innumerevoli film western di John Ford, John Wayne e tanti altri…

A sud di Flagstaff, si trova l’Oak Creek Canyon, una valle che presenta taglienti pareti a strisce, gole alberate e un torrente che scorre sul fondo della valle… un paradiso verde e fresco in mezzo al deserto. Davvero bello, ma troppo turistico… In tutta la zona circostante, l’altopiano della Black Mesa, non è raro trovare cittadine nate un tempo come città-dormitorio attorno alle miniere che conservano ancora le costruzioni e l’atmosfera del vecchio Far West.

La nostra rotta volge decisamente ad ovest, verso il Joshua Tree National Monument, una vasta distesa desertica, montuosa, arida e inospitale, dove crescono soltanto cactus, appunto i Joshua Tree, e alcune varietà di fiori selvatici. Un pernottamento non proprio di lusso è ampiamente ripagato dal tramonto e soprattutto dalla magnifica stellata che ci siamo goduti tra i rumori del deserto, l’ululato degli sciacalli e la presenza inquietante di qualche serpente… Dopo una visita veloce a Palm Spring, residenza invernale di famose personalità della politica e dello spettacolo, disseminata di campi da golf, abbandoniamo, almeno per un po’, la civiltà, che d’altra parte in questi giorni non ci ha fatto molta compagnia! Proseguiamo in direzione sud est, verso il Salton Sea, un lago salato che costeggiamo per buona parte sul lato occidentale, per poi deviare definitivamente verso ovest, attraverso il “Anza Borrego Desert State Park” con obiettivo San Diego. La città, al confine col Messico, si affaccia su una splendida baia al centro di una fertile regione agricola (dopo tanti giorni di aridi deserti un po’ di verde non ci dispiace affatto!). Pur essendo una metropoli (la sesta degli Stati Uniti, per essere precisi), appare ai nostri occhi come una città piacevole da visitare e ancora vivibile, divisa in caratteristici quartieri: la Old Town, sito dell’antico insediamento spagnolo-messicano, e il Downtown, attuale centro cittadino; il porto, dove si possono ammirare tre velieri, e il Seaport Village, formato da edifici in legno in stile coloniale, con numerosi negozi e ristoranti; tutta la zona della Mission Bay, poi, è meta di fine settimana per molti abitanti della città e non solo, grazie alle sue incantevoli spiagge, in cui è possibile praticare ogni tipo di sport acquatico. In quest’area, inoltre, si trova Sea World, magnifico parco dei divertimenti dedicato alla fauna marina. Presenta circa 5500 specie tra cui foche, pinguini, delfini, squali, orche che si esibiscono in numerosi spettacoli… una giornata qui si trascorre davvero volentieri! Non si può certo dimenticare La Jolla, esclusivo quartiere a nord della città, caratterizzato da lussureggiante vegetazione, belle spiagge e natura incontaminata (tanto che su alcune spiagge si possono osservare delle foche) che si sposano a meraviglia con il lusso e la ricercatezza delle numerose ville e delle gallerie d’arte. Da San Diego, prima di cominciare il ritorno verso Los Angeles, ci spingiamo fino all’estremo sud della California, al confine col Messico, solo per vedere l’impressionante confine che divide i due paesi, quello ricco da quello povero e che impedisce così un’incontrollabile immigrazione. E non ci aspettavamo davvero una barriera del genere… Dopo l’immancabile tappa nelle mitiche spiagge californiane, uguali in tutto e per tutto a quelle di Baywatch, il nostro viaggio prende la via del ritorno, lungo la strada costiera verso nord. Sul nostro percorso incontriamo varie cittadine, come Laguna Beach, Newport Beach e Long Beach, alle porte di Los Angeles, famose per le innumerevoli gallerie d’arte, per i vari porti turistici e campi da golf. Un paio di considerazioni: prima di tutto l’equipaggiamento. L’intenzione iniziale era quella di noleggiare un camper, ma visto l’elevato prezzo abbiamo optato per una macchina. Essendo in cinque non è stato facile comprimere nel vano bagagli dell’auto tutta l’attrezzatura personale (ridotta quindi al minimo indispensabile…) e in più due tende, cinque sacchi a pelo e cinque stuoie. Il secondo problema che ci si è presentato è stato come cucinare in campeggio: un’idea, forse utile ma sicuramente poco economica, era comperare un fornello a gas in loco, visto l’impossibilità di portarlo da qui e l’incompatibilità delle bombole a gas americane coi fornellini italiani. L’altra soluzione si è invece rivelata vincente: grazie alla presenza di barbecue in ogni piazzola di ogni campeggio (e molto spesso anche davanti la porta della stanza del motel), abbiamo cucinato molto spesso sul fuoco, alternando così al cibo americano qualche sana pasta al pomodoro! In conclusione, che dire? Un viaggio per alcuni aspetti scomodo e con qualche imprevisto, ma anche questo ha fatto parte dell’avventura, che ci ha portato a scoprire un angolo di mondo dove la natura è ancora incontaminata, ma si intreccia con la popolazione più evoluta sul pianeta… TAPPE 1°giorno km: 81 partenza: aeroporto di Los Angeles tappe: Santa Monica, Beverly Hills, Hollywood, Rodeo Drive pernottamento a: Santa Monica, in un economico motel lungo la strada. Questa soluzione si è rivelata da subito sufficientemente economica, e una buona alternativa al campeggio, in quanto ogni stanza in genere comprende due letti matrimoniali, e adattandosi un po’ ci si sta comodamente anche in cinque.

2°giorno km: 448 partenza: Santa Monica tappe: Santa Barbara, Morro Bay pernottamento a: sud di Big Sur, in un campeggio lungo la strada, molto semplice (dotato soltanto dei servizi igienici e delle piazzole con tavolino e barbecue), ma confortevole. Qui, come in molti altri campeggi, si paga infilando i soldi in una cassetta all’entrata; il prezzo è davvero conveniente (18 $ di un equipaggiamento). Il posto, comunque, è molto carino, tra gli alberi e vicino a scogliere che scendono ripide sul mare. Una cosa da non perdere, poi, è il tramonto sul mare… 3°giorno km: 343 partenza: sud di Big Sur tappe: Lobo Point Lobos Recreation Area, Monterey, 17 Mile Drive pernottamento a: San Francisco, in un motel in centro. In tutta l’area della metropoli non esistono campeggi, quindi, per comodità, ci siamo sistemati in un motel un po’ meno economico, ma a due passi dal porto e da China Town. Ciò ci ha permesso di girare a piedi buona parte della città e di avere un parcheggio comodo e sicuro.

4°giorno km: 166 partenza: San Francisco tappe: giro della città a piedi e successivamente in macchina, per raggiungere i quartieri più lontani, Golden Gate National Recreation Area, Berkeley pernottamento a: Livermore, in uno squallido motel di passaggio 5°giorno km: 350 partenza: Livermore pernottamento a: Yosemite National Park, nella Yosemite Valley. E’ la zona centrale del parco, più turistica e più visitata, quindi anche meglio attrezzata. Durante i week-end d’estate è pressoché impossibile trovare posti per pernottare sia nei campeggi sia negli alberghi, ma noi, dopo aver cercato a lungo, abbiamo trovato un posto in uno dei campeggi. Scordatevi comunque di chiedere indicazioni a questo proposito ai rangers che stanno all’entrata o al centro informazioni: ne sanno meno di voi e ognuno vi dirà qualcosa di diverso. Se avete pazienza, provate a chiedere di campeggio in campeggio, altrimenti spostatevi fuori dalla valle: più a nord, lungo la Tioga Road oppure fuori dal parco, ci sono altri campeggi in cui è molto più facile trovare posti liberi.

6°giorno km: 168 partenza: Yosemite Valley tappe: passeggiata alle cascate Vernal Falls e Nevada Falls, Mariposa Grove of Giant Sequoias pernottamento a: Yosemite Valley 7°giorno km: 721 partenza: Yosemite National Park tappe: Tioga Pass, Mono Lake, Death Valley, Furnace Creek, Zabriskie Point pernottamento a: Las Vegas, ovviamente in motel perché in una città del genere nessuno non ha mai pensato di creare un campeggio. Siamo fortunati, però, perché ci danno una stanza a meno della metà del prezzo intero, visto che siamo arrivati abbastanza tardi e di domenica sera.

8°giorno km: 271 partenza: Las Vegas tappe: St. George, visita del Zion National Park pernottamento a: all’esterno del parco di Zion; c’è un campeggio molto carino, dotato di parecchi servizi, tra cui piscina e fermata dell’autobus gratuito che fa il giro del parco (chiuso per buona parte al traffico), e in una posizione fantastica: sufficientemente ombreggiato (ma parecchio sabbioso), di fianco al torrente e sotto una magnifica parete di roccia rossa che al tramonto si tinge di accese tonalità.

9°giorno km: 388 partenza: Zion National Park tappe: North Rim (lato settentrionale) del Grand Canyon, Cape Royal, Bright Angel Point (punti panoramici sul Grand Canyon) pernottamento a: all’esterno del parco del Grand Canyon. La maggior parte dei visitatori si reca al South Rim, il bordo meridionale del Canyon, più accessibile e più attrezzato. Il North Rim è meno attrezzato e l’unico campeggio all’interno del parco era già esaurito, quindi ci siamo fermati in un camping “fai da te” immerso nel bosco, ad una decina di chilometri dall’entrata, molto economico (9 $ per piazzola), con servizi minimi, e dove l’acqua veniva portata con dei camion-cisterna e quindi si era invitati a non sprecarne.

10°giorno km: 500 partenza: Grand Canyon tappe: Point Imperial (punto panoramico sul Grand Canyon), Kanab, Red Canyon, Bryce Canyon National Park pernottamento a: poco oltre Boulder, lungo la strada, c’è un campeggio molto carino, economico e con i servizi indispensabili, immerso nel bosco, col torrente, e delle imponenti (!) staccionate contro gli orsi. 11°giorno km: 378 partenza: Boulder tappe: Torrey, Capitol Reef National Park, Arches National Park pernottamento a: alle porte di Moab, in uno dei numerosi campeggi. Ma vista la temperatura (oltre i 40° di giorno, che si abbassa ma non di molto la notte), è impensabile dormire in tenda, così affittiamo un bungalow abbastanza piccolo per cinque persone, ma con l’aria condizionata.

12°giorno km: 580 partenza: Moab tappe: Monument Valley, Black Mesa, Flagstaff, Oak Creek Canyon pernottamento a: lungo la verdeggiante valle si trovano innumerevoli campeggi (ma anche motel, hotel, lodge…) più o meno economici, a seconda delle esigenze. Essendo però una valle molto turistica, frequentata soprattutto durante i week-end, non pretendete di trovare posto arrivando nel tardo pomeriggio del sabato! Noi però siamo stati molto fortunati… 13°giorno km: 578 partenza: Oak Creek Canyon tappe: Sedona, Jerome pernottamento a: Joshua Tree National Monument. In questa vasta distesa desertica esistono alcune aree di sosta gratuite, dotate solamente di servizi igienici (ma attenzione, non c’è acqua! Occorre procurasela prima di entrare nel parco), di un po’ d’ombra e di un posto per la tenda. Ma sarete certamente ripagati della scomodità dal dormire tra gli ululati degli sciacalli, dalle stelle e qualche serpente… 14°giorno km: 509 partenza: Joshua Tree National Monument tappe: Palm Springs, Salton Sea, Anza Borrego Desert State Park, giro per San Diego pernottamento a: San Diego, in un campeggio dotato di tutti i servizi, ma non molto economico.

15°giorno km: 48 partenza: San Diego tappe: Sea World, giro per San Diego pernottamento a: San Diego 16°giorno km: 227 partenza: San Diego tappe: confine col Messico, Imperial Beach pernottamento a: Dana Point, in un campeggio dei pochi che si trovano 17°giorno km: 53 partenza: Dana Point tappe: Laguna Beach, Newport Beach, Long Beach, aeroporto di Los Angeles Lunghezza totale: 5809 km (media di 342 km al giorno)



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