Alla scoperta dei maya 2
Tre settimane intense ed entusiasmanti che hanno fissato nella nostra memoria immagini che non sarà possibile dimenticare. Tradizione, storia, arte, natura e semplicità : sono le cose che questi posti hanno da offrire a chi, come noi, vuole vedere e capire senza turbare l’equilibrio già precario in cui vivono le popolazioni di queste terre.
Il nostro volo arrivava a Città del Messico e ripartiva da Cancun .
Avevamo programmato un itinerario piuttosto impegnativo, ma siamo riusciti a farlo agevolmente spendendo la cifra record di 1.350 € cad. (volo compreso).
Questa di seguito vuole essere: una cronaca del nostro viaggio, per chi sarà così curioso da voler conoscere le nostre peripezie, e una fonte di indicazioni per chi intende intraprendere un ‘esperienza simile.
Le parole tuttavia non potranno mai descrivere quanto questo viaggio ci abbia arricchiti e incuriositi, perciò senza perdere altro tempo cominciamo con i fatti: 22 OTT Bologna. Ore 7:00. Si parteeeeee!!!!!!! Arriviamo a Città del Messico alle 18.00 e ci sistemiamo in un alberghetto (in via Luis Moya) “poco” distante dal centro.
È gia sera da un po’ e in un’ora la città cambia volto .
La gente per le strade quasi sparisce ed anche il traffico si riduce molto. Decidiamo quindi di scendere solo per un caffè e poco dopo siamo a letto.
Alle 4:30 Abbiamo già finito il sonno e aspettiamo che albeggi per uscire. La mia previsione che alle 6:00 massimo sarebbe stato giorno si rivela assolutamente sbagliata e siamo in strada che è ancora buio. Rompiamo le scatole ai pochi indaffaratissimi passanti e ci facciamo indicare lo Zocalo.
Per strada qualche uomo con l’aspetto da Manager, dei bimbi con lo zaino della scuola e molti brutti ceffi.
Camminiamo forse per un Km. E giungiamo a destinazione. La grande piazza all’alba è affascinante, con la sua cattedrale e gli antichi palazzi. Sono le 7 ormai e la gente comincia a muoversi anche se non è completamente giorno.
Andiamo in Avenida 5 de Mayo e facciamo colazione a “El Popolar”. Uova fritte con salsiccia e verdure, biscotti, burro, marmellata e tazzoni di caffè bollente. Con il pieno di energie cominciamo a passeggiare per le principali vie del centro ed impieghiamo un po’ ad orientarci alla perfezione. Saltiamo su un Pesero e andiamo al terminal Norte da dove partono gli Autobus per Teothiuacan.
Allontanandosi in autobus si può vedere la città che si arrampica sulle montagne per chilometri.
E’ impressionante quanta gente è concentrata in pochissimo spazio.
Il sito è molto grande, ma a parte le due maestose piramidi del sole e della luna il resto della città si può solo immaginare. L’immaginazione non ci manca e cominciamo a formulare fantasiose ipotesi sul significato dei templi e su come si fosse svolta la vita in quella enorme città che “sparì” misteriosamente1.500 anni fa senza lasciare niente di scritto.
Quando la temperatura diventa pesante noi abbiamo già visitato tutto e torniamo in città nel primo pomeriggio. L’autobus ci scarica nella periferia nord . …Ed è qui che incontriamo la metropolitana! Confusione pazzesca e gente che corre in tutte le direzioni. Saltiamo su un treno per l’Alameda Central : strapieno, tutti sembrano dormire; anche quelli in piedi. I nostri marsupietti sono oggetto di molti sguardi , ma ci mostriamo scaltri ed eludiamo i briganti.
La Metro d’impatto sembra un labirinto (con i suoi 9 capolinea), ma una volta capito il meccanismo si rivela il mezzo più veloce e sicuro. Così zompando da un treno all’altro andiamo al Terminal Oriente (TAPO) ad Acquistare i biglietti per Tuxtla Gutierrez. Alle 18.00 torniamo in albergo e scopriamo di avere una stazione metro poco lontano in direzione opposta al centro ( yeeah!). Cena in un piccolo ristorante e rientro.
La mattina successiva usciamo alle 7.00 e dopo una buona colazione andiamo al bosque de chapultepec .E’ il polmone della città ed ospita numerosi musei , laghi ed un grande zoo.
Noi però siamo qui per visitare il Museo di Antropologia e corriamo subito là.
Questo non delude le nostre attese anche se la sala dedicata ai Maya è chiusa per lavori di restauro. Visitiamo lo zoo: molto grande, con tantissimi animali divisi per continenti e custoditi in ampi spazi che cercano di riprodurre al meglio il proprio habitat. A noi però fanno un po’ pena lo stesso ! Torniamo in albergo alle 15:00. Implorando il poliziotto della metro di farci salire con i mega-zaini, corriamo alla stazione. I passeggeri del vagone sono divertiti dal fatto che il nostro bagaglio ingombri ovunque lo si metta e si adoperano per riuscire a conciliare il flusso di gente con la presenza di quei due oggetti proibiti.
Cambiamo i nostri biglietti delle 19:30 con quelli dell’autobus delle 16:00 e, dopo aver comprato qualcosa da mangiare per il viaggio, partiamo muniti di coperta per contrastare l’aria condizionata che tengono sempre a manetta.
In effetti facciamo il viaggio coperti come due fantasmini e dormiamo tutto il tempo. Alle 6.00, a 100 km. Da Tuxtla : l’imprevisto! Così stiamo fermi due ore in attesa che un camion rovesciato e completamente carbonizzato venga rimosso dalla strada. Arriviamo lo stesso al Canyon del Sumidero in mattinata.
Due ore di escursione in lancia sul fiume Grijalva per apprezzare le mura spioventi di questa opera della natura e velocemente saltiamo su un collettivo per San Cristòbal. Scegliamo una Posada vicino alla stazione perché domattina partiamo per il lago Atitlan . Visitiamo la parte centrale della città e mangiamo in un ristorantino nei pressi della piazza.
Sveglia alle 6.00 e partenza per la frontiera dove arriviamo alle 9.00.
Pratiche doganali ( in Guate ti spillano sempre un dollaro anche quando non lo devono avere, ,ma non è il caso di discutere) e Taxi per La Mesilla . Qui cerchiamo un bus per Los Encuentros e in men che non si dica ci prendono e ci ficcano su un mezzo dell’anteguerra che riempiono fino all’inverosimile.
Il viaggio di circa 6 ore è divertente anche se è pieno di sobbalzi e se siamo tutti ammassati uno all’altra. L’interno del relitto americano su cui stiamo viaggiando e tappezzato di immagini , molte della quali sacre. Alcune chiedono a Gesù di proteggere quel bus.
E ce n’è bisogno!! Perché i cosiddetti chiken bus sono l’unico posto in cui si può rischiare la vita in Guatemala. Le strade sono impossibili (…E noi abbiamo fatto le più belle!) e i piloti sono spesso ragazzini che non sanno che cosa sia il pericolo.
Comunque alle 17.00 siamo a Los Encuentros e poco dopo a Panajachel.
Comincia a piovere e ci sistemiamo nella prima posada economica che troviamo.
Cena a base di carne nella terrazza di un tranquillo ristorante.
Alle 21.00 siamo già a dormire.
All’alba andiamo in riva al lago e facciamo delle foto anche se il tempo nuvoloso non ci fa godere appieno questo splendido panorama. Decidiamo di fare un giro in barca e visitiamo i villaggi di San Marcos e San Pedro. Il cielo si apre un po’ e trascorriamo una piacevole ora fra le bancarelle del mercato locale di San Pedro. Non ci sono turisti perché è Domenica e tutti sono Chichicastenango.
Noi partiamo per Chichi verso le 12:00 per incontrare meno folla e fare affari migliori.
Il mercato è veramente vario e colorito e di fronte alla chiesa ci sono ancora i segni dei rituali della messa del mattino. Stanno bruciando degli incensi anche ora! Acquistiamo delle stoffe e delle statuine e trattiamo mille altre cose che non riusciamo a portare ad un prezzo accettabile.
Rientriamo in albergo e programmiamo la sveglia per le 8.00.
Colazione con calma e collettivo per Antigua.
Antigua è veramente accogliente e la vita scorre senza fretta in questa cittadina piena di storia e cultura. Troviamo alloggio in una piccola, ma graziosa, posada e passiamo la giornata a passeggiare. Programmiamo la visita del volcan Pacaya per la mattina successiva ed acquistiamo il pacchetto in una delle tante agenzie di viaggio locali. 29 NOV Partiamo alle 6 e dopo un’ora e mezza di viaggio cominciamo la scalata del vulcano.
A pochi passi dalla vetta Monja comincia a sudare freddo e a vederci doppio. Scendiamo dal monte fra la nebbia e ci appoggiamo nel rifugio del parco in attesa che torni il nostro gruppo.
Fa freddo e chiediamo all’autista di lasciarci riposare sul pulmino. Quando torniamo ad Antigua andiamo a rifocillarci. Monja prende del riso perché non si sente affatto bene e dice di sentirsi la febbre.
Farmacia , termometro et voilà : quasi 38 °. Non ci voleva!! Le nostre risorse medicinali sono solo dell’aspirina e chiediamo qualcosa tipo tachipirina. Il principio attivo non c’è perché per il Guatemala costa troppo e ci dà delle pastiglie simili.
In effetti la febbre passa poco dopo e noi diagnostichiamo una influenzina guaribile in due o tre giorni. Di notte la febbre si rialza e decidiamo che è meglio chiamare un medico.
La mattina successiva esco presto. Mi metto in fila sul marciapiede fino a quando non arriva una assistente che ci fa accomodare nella sala d’attesa.
L’ambulatorio è molto pulito e arredato in maniera gradevole. Sembra di essere in un’altra epoca e c’è un’atmosfera quasi mistica. Attorno a me tre o quattro giovani famiglie aspettano in silenzio.
Osservo a lungo gli splendidi oli su tela che raffigurano la città e mi metto a curiosare fra gli oggetti (quante farfalle!) della bacheca dietro di me.
Il dottore non arriva mai e mi leggo tutti i quotidiani dei 15 giorni precedenti (soprattutto “Prensa Libre”, “El Diario” e “ Siglo Veintuno”) scoprendo che c’è una grande diversità fra i vari giornali e si ha l’impressione che alcuni di questi spesso non parlino affatto di eventi piuttosto importanti ,specie per quel che riguarda el Peten e Izabal.
Finalmente dopo più di un’ora eccolo arrivare. Un uomo di circa 35 anni , sorridente e dall’aspetto curato abbraccia e bacia tutti i presenti. Ci presentiamo con un ampio sorriso e una vigorosa stretta di mano. Io approfitto subito per domandare se faccia o meno visite a domicilio e lui scuote il capo lasciando intuire che non è possibile. Poi mi chiede qualcosa sulla situazione di Monja e si convince che si tratti di un’nfezione intestinale. Quindi dice di tornare più tardi.
Dopo circa due ore lo accompagno alla nostra posada.
La visita , molto scrupolosa, conferma la sua impressione: un bacillo malefico si è impossessato dell’intestino di Monja e il Dt. Joel le pratica una iniezione.
La lasciamo a letto e torniamo all’ambulatorio dove mi consegna una borsa piena di pastiglie gialle , rosse e blu da prendere per una settimana.
Quando torno in albergo la febbre è già passata e Monja sta meglio anche se starà a riposo per il resto della giornata. La mattina successiva torniamo dal nostro amico Joel per un controllo. Le fa un’altra iniezione per precauzione e ci rassicura dicendo che già domattina potremo riprendere il viaggio.
Dopo una lunga chiacchierata sulle diverse realtà dell’Italia e del Guatemala, ci salutiamo affettuosamente baciandoci e abbracciandoci e promettiamo che un giorno torneremo a trovarlo; il Dt. Ci regala pure una statuina d’argilla che stava sulla sua scrivania. Trascorriamo la giornata passeggiando e visitando a fondo la città: molto carino il piccolo museo del libro antico, che ospita degli oggetti affascinanti.
1 NOV Sveglia alle 4:00 e partenza per l’Honduras.
Alle 11:00 abbiamo già trovato una Posada a copan Ruinas.
Il villaggio è tranquillo e ordinato; questa è una piccola oasi perché i turisti che visitano quotidianamente le rovine alloggiano qui e tutti sembrano godere del benessere che questo comporta.
La piazza è di recente costruzione ; al centro c’è disegnata una rosa dei venti e i quattro punti cardinali sono raffigurati con simboli della scrittura maya. Ci armiamo di rullini e andiamo di corsa alle rovine.
All’ingresso una dozzina di pappagalli passeggiano intorno alla biglietteria.
Abbiamo più paura noi! I pezzi forti del sito sono le steli della generazione dei conigli, la scalinata dei geroglifici e i giardini della zona centrale,dai quali è possibile accedere ai tunnel che conducono all’interno dei templi.
Purtroppo 24 dollari per strisciarci dentro sono troppi per le nostre tasche e così rinunciamo all’indimenticabile avventura.
Il sito non è affollato e il clima è piacevole .
La cura con cui viene custodita questa misteriosa città millenaria, e la vegetazione ,che ha affondato le radici fra le sue pietre, creano una sensazione di rilassamento ed armonia.
Il tutto poi è pieno di vita : ci sono farfalle gialle e turchesi, enormi libellule, e una svariata quantità di uccelli ; ci capita di vedere pure un colibrì.
Torniamo a piedi e dopo aver visitato il museo di archeologia andiamo a riposarci.
La sera decidiamo di sospendere la dieta antibacilli (a base panini al pollo) e mangiamo in un ristorante.
Siamo stanchi e dormiamo 12 ore. Al mattino, dopo un giro a cavallo, ci facciamo caricare assieme agli zaini sul cassone di un pick-up verso la frontiera; veloci pratiche doganali e a piedi torniamo in terra guatemalteca.
Alle 12:00 partiamo per Chiquimula.
Arriviamo in questa cittadina dopo circa 2 ore. Si deve appena essere conclusa una mattinata di gran festa (in onore dei morti, oggi è il 2 nov.) perché è veramente uno schifo. Le strade sono sporchissime, c’è immondizia ovunque e le mosche prendono d’assedio tutto ciò che è organico; noi compresi.
Mangiamo un gelato e prendiamo il primo bus per il lago Izabal.
Arriviamo a Rio Dulce alle 20:00; è già notte e c’è una gran confusione.
Guardiamo un paio di posti in cui dormire ; troppo squallidi per chiunque e decidiamo di cercare alloggio sull’altro versante del ponte.
Qui andiamo nell’unico albergo che c’è: il Backpacker. Gestito da una associazione che si occupa di aiutare i tanti orfani di questo paese. Alcuni di loro lavorano qui. In realtà si tratta di una palafitta sul fiume con grandi dormitori e alcune camere private dai prezzi stracciati. Ci godiamo un po’ la frescura della sera prendendo un caffè nell’informale bar (che praticamente è sull’acqua) e andiamo a dormire.
La mattina ci svegliamo all’alba e facciamo un’ottima colazione sui moli dell’hotel; attraversiamo il ponte a piedi e torniamo a Rio Dulce da dove partiamo subito per Flores dove arriveremo nel primo pomeriggio.
Qui ci sistemiamo in riva al lago. La sera Monja decide che è arrivato il momento di sospendere le cure e ci abbuffiamo con carne , fagioli , riso e tortillas .
Facciamo un giretto e andiamo a dormire. Domani sveglia alle 5 per Tykal.
Non è ancora giorno .
Tykal è forse la più importante delle città Maya e noi siamo emozionati e ansiosi di vedere! All’ingresso del parco gli animali si godono il fresco dell’alba. Veloce colazione e via!!. Mappa alla mano, decidiamo di cominciare dalle zone periferiche della città in modo da riservarci la parte centrale per la fine. Le radici degli alberi invadono i sentieri che si inoltrano nella foresta e la jungla si fa sempre più fitta. Ci siamo solo noi e gli unici rumori sono quelli degli uccelli e di altri animali che fuggono tra la vegetazione. Decine di piccoli tempi sono ancora nascosti dal sottobosco e probabilmente non verranno mai riportati alla luce. È eccitante.
Arrivati al tempio IV (64 mt.) saliamo la ripidissima scala in legno che si arrampica sulla parte laterale della piramide . il panorama però vale la fatica! Sulla cima ci riposiamo e in assoluto silenzio il nostro sguardo si perde fra la sterminata distesa di verde, interrotta, di tanto in tanto, dalle vette degli edifici della città. La bruma del mattino si dissolve lentamente sotto i raggi del sole.
Intanto in noi si fa sempre più grande la curiosità !! Tuttavia procediamo con calma osservando ( e scalando !! …Ufff!) tutti i templi. Mentre aspettiamo che un tucano arrivi a tiro ( …Di fotografia!) le scimmie emettono dei suoni che farebbero pensare più ad un feroce predatore .
Dopo svariate ore di cammino entriamo finalmente fra i cortili dei palazzi in cui risiedevano i sacerdoti e le famiglie più potenti: sono splendidi, ma rimaniamo veramente senza fiato quando dalla cima del palazzo dell’acropoli centrale vediamo aprirsi di fronte a noi la Plaza Grande.
La sensazione non è descrivibile: bisogna provarla! Qui ci fermiamo a lungo per consumare il nostro pranzo al sacco e per recuperare un po’ di energie.
Incuriosito dai nostri panini un Guapo ( così chiamano una specie di buffo procione dalla lunga coda) vince la paura si avvicina . Noi nel rispetto della direttiva del parco evitiamo di dargli del cibo e poco dopo il simpatico mammifero decide di dedicare le sue attenzioni altrove. ( non prima però di lasciarsi immortalare in uno splendido primo piano).
Trascorriamo qualche altra ora gironzolando per il parco e ,stanchissimi, ma soddisfatti, rientriamo a Flores. Riposiamo un po’ e usciamo per la cena.
Presto siamo a letto. Domani sveglia alle 4:00: si torna in Mexico.
Il viaggio per Bethel dura circa tre ore e mezzo e la strada, sterrata e piena di buche, è in fondo migliore di quello che ci immaginavamo. Pratiche doganali e imbarco su una piccola lancia dal tetto di paglia che, in 20 minuti, ci porterà a Frontera Corozal, sul lato messicano del grande Rio Usumacinta.
Arriviamo a Palenque nel primo pomeriggio e decidiamo di rimandare a domani la visita del sito.
Così trascorriamo la giornata a riposare e a curiosare fra i negozi di artigianato. La sera ci avventuriamo in una pizza farcita con chorizo, frjioles e chile poblano: saporita e mooolto piccante! 5 NOV Prima dell’apertura del sito archeologico siamo già ai cancelli di partenza.
Palenque ha una atmosfera quasi irreale e secondo noi , anche se sono due cose diverse, è persino più affascinante di Tykal. Dal tempio della Cruz ,che è su una piccola collina, si gode la più bella vista della città: i piccoli tempi sotto di noi guardano il ruscello che scorre e alla sinistra c’è la grande piramide delle iscrizioni ; El Palacio domina la scena di fronte ai nostri occhi e il tutto è avvolto dai colori e dai rumori della foresta. Appena riprendiamo i sensi ci incamminiamo nelle zone secondarie del sito. Qui gli edifici sono meno emozionanti e a fare da protagonista è la natura. Le cascate del piccolo fiume e i grandi “alberi dell’acqua” ci accompagnano fra i sentieri e i ponti di legno che ci portano al museo: ultima tappa della visita.
Rientriamo in città e compriamo qualche souvenirs. E’ caldissimo!!! Monja ormai è fuori pericolo e dopo cena ci rilassiamo con un paio di birre gelate.
La mattina ci svegliamo con calma. Piove a dirotto e siamo indecisi se andare o meno alle cascate di Agua Azul e Misol-Ha. Alle 9:00 il cielo si apre un po’ e partiamo.
Le prime sono un complesso di cascate che fanno letteralmente impazzire Monja, anche se in realtà l’acqua è color fango. ( ma questo lo sapevamo già , visto che è azul solo nei mesi primaverili) A me colpisce di più Misol-Ha: una singola cascata, ma più potente.
La giornata scorre via velocemente, fra una piovuta e l’altra, e al rientro in città decidiamo di partire subito per Merida. Il viaggio notturno non ci pesa perché veniamo svegliati alle 5:00 che siamo già a destinazione.
Cambio di bus e immediatamente verso Chichen-itza dove giungiamo alle 7:30.
Giusto il tempo per un caffè e siamo in cima al Castillo, prima che il flusso dei turisti provenienti da Cancun invada il sito. E’ una splendida giornata.
Io e Monja siamo ormai due scalatori provetti e ci divertiamo ad osservare le numerose persone che vengono colte da vere e proprie crisi di panico durante la discesa.
Il tempio delle mille colonne, el caracol, el gran juego della pelota e il cenote sono le parti di maggior interesse. Il modo in cui sono disposti gli edifici e le proporzioni degli stessi rimandano ad un’idea di perfezione e la visita del sito è piacevole.
Concludiamo con la salita all’interno della piramide di Kukulcan che si rivela eccitante e umidissima.
Quando il caldo si fa insopportabile e cominciano ad arrivare orde di turisti partiamo alla volta di Cancun.
Alle 18:00 siamo a Puerto Juarez e aspettiamo il traghetto che ci porterà ad Isla Mujeres.
E’ notte e ci sistemiamo nella posada Las Palmas: la più economica dell’isola; carina e pulita.
Siamo stanchi e affamati e prima di andare a dormire facciamo tappa in un tranquillo ristorante dove ci servono uno squisito ed abbondante piatto a base di pesce, riso e verdure.
9 NOV Dopo una supercolazione noleggiamo uno scooter e gironzoliamo per l’isola fino a sera.
L’acqua va dal turchese al blu in mille sfumature, ci sono piccole scogliere, palme, pellicani, case da sogno e un sole battente. Insomma il tipico paradiso caraibico!! Ogni tanto ci rinfreschiamo con un bagnetto , visitiamo la “turtle farm” (una fondazione scientifica per la salvaguardia delle tartarughe) e per il resto ci godiamo il sole e l’aria in faccia col motorino. La sera ci trattiamo da signori mangiando pesce a volontà, tirando tardi e chiacchierando con “qualche” cocktails.
Per i prossimi tre giorni ci rilasseremo, come dei villeggianti, e ripenseremo alle situazioni e ai momenti di questo viaggio fra le montagne del Chiapas e del Quichè, le foreste dell’honduras e del peten e le verdi pianure dello Yucatan dove sopravvive una cultura antica quanto la nostra e fatta di colori , gesti semplici e sorrisi .
12 NOV E’ così abbiamo fatto!!! Tre giorno di bagni e pennichelle fra le palme in assoluto relax.
Noi saremmo pronti a ricominciare tutto daccapo ; siamo fatti così! Ma il nostro aereo parte alle 19:00.
Mentre lasciamo l’isola arriva un temporale violentissimo e noi siamo convinti che il tempo protesti per la nostra partenza.
13 NOV Bologna. Ore 19.30. Siamo a casa . Un pezzo di noi però è ancora là . Speriamo di poter realizzare qualcuno dei tanti progetti che questa indimenticabile esperienza ci ha ispirato. Intanto ci lavoriamo e invitiamo chi ama viaggiare immergendosi completamente nelle realtà locali a visitare queste magiche terre.
Marco & Monja