Alla ricerca dell’ultima spiaggia… Koufonissi

Un luogo dove riconciliarsi con la natura, col mondo e con se stessi
Scritto da: micheledemo
alla ricerca dell'ultima spiaggia... koufonissi
Partenza il: 19/06/2012
Ritorno il: 25/06/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
La scelta di questa destinazione poco conosciuta è dovuta al caso. Esattamente un anno fa io e la mia pisi ci siamo letteralmente innamorati di un’immagine di una donna che nuotava beatamente in una piscina naturale dal colore dell’acqua di un verde smeraldo che sembrava impossibile.

Ed è così che per dodici mesi abbiamo vissuto in funzione di questa immagine che aveva un nome: Koufonissi!

Col passare dei mesi abbiamo cominciato a raccogliere tutte le informazioni possibili, a dire il vero poche, disponibili su guide turistiche, riviste del settore e internet e alla fine abbiamo prenotato (autonomamente – tengo a precisare!) la nostra settimana in paradiso.

Partiamo dal Gate E9 del Pireo alle 07,00 del mattino del 19-06-2012 con nave Superjet della compagnia SeaJet, una nave veloce che ci farà passare le 7 ore più nauseabonde della nostra vita!

Ma all’arrivo che consolazione!

Un’acqua talmente trasparente che le barchette danno l’impressione di fluttuare nell’aria anziché galleggiare, soffice sabbia bianca quasi caraibica e un caldo micidiale reso sopportabile dal forte Meltemi, ora utile, ma che fino a poco prima ha tormentato la nostra traversata.

Siamo talmente presi male dal viaggio che al porto ci infiliamo nel furgoncino di un residence, ma quando arriviamo a destinazione scopriamo che non è il nostro! “Ahahahah! Sorry, i’m very tired and sick! Can you bring us to our destination, please?”

La proverbiale ospitalità greca non si smentisce e tra qualche risata veniamo accompagnati finalmente al posto giusto, il Villa Maria Vekri (monolocale a 30 euro a notte), dove un preoccupato albergatore stava proprio chiedendosi che fine avessimo fatto! Lui ci fa vedere la stanza, insiste per offrirci un caffè (che rifiutiamo) e giusto per coccolarci ci lascia tre fette di torta fatta in casa (che accettiamo e divoriamo in tempo zero. Buonissima!).

Il posto è carino, un bel giardino, ottima posizione, vicina al porto e al centro del paesino, ma in una stradina sterrata molto tranquilla, dove i soli rumori sono opera di cicale e del vento. Per la nostra gioia tutto intorno pascoli per simpatiche caprette e tanti micetti affamati che ci terranno “disinteressatamente” compagnia durante tutti i pasti consumati al fresco del giardino.

Giusto il tempo di lavare via le fatiche del viaggio, rivoltare i bagagli in cerca del costume e sgusciamo fuori a immergerci per la prima volta nelle fresche e azzurre acque del Mar Egeo.

Ovviamente la prima spiaggia che ci ospita è quella del porto, che a noi pareva meravigliosa, ma che successivamente abbiamo solo snobbato o al massimo utilizzato come sfondo per qualche foto, una volta scoperte le altre spiagge dell’isola.

Dopo questi primi “bagni di meraviglia” decidiamo di esplorare ovviamente a piedi la costa est dell’isola e di arrivare fino alla spiaggia di Pori, quella più lontana, in modo da prendere subito confidenza con la geografia del luogo.

Stanchi e assetati torniamo al villaggio dove troviamo il market dove acquistiamo il necessario per la cena di stasera.

Il giorno dopo ci svegliamo presto tutti pimpanti, desiderosi di nuotare in queste splendide acque. Per caso capitiamo davanti al porticciolo da dove parte la barchetta per Kato Koufonissi (dovete sapere, ora, che la Koufonissi dove siamo noi è una microisola di 4 km quadrati e si chiama per l’esattezza Pato Koufonissi. È un’isola abitata da poche centinaia di persone, con un unico paesino e poche auto. Ma a dieci minuti di barca c’è la meraviglia delle meraviglie: Kato Koufonissi; un’isola pressochè deserta – una sola taverna sul porticciolo e meno di dieci abitanti, ma tante caprette – e incontaminata, dove l’edilizia è vietata per proteggere questo micro-ecosistema e i siti archeologici testimoni di civiltà cicladiche antiche).

Davanti alla barchetta vedo due persone che attendono e incuriosito chiedo informazioni.

Guarda un po’ il caso, sono italiani! E sono lì per una corsa speciale che il capitano della barchetta (un personaggio leggendario) gli ha concesso. Ovviamente ci aggreghiamo, e se poi contiamo il fatto che lui (Giorgio) è un archeologo, potete immaginare che colpo di fortuna straordinario! Infatti, una volta arrivati solo noi quattro sull’isola, cominciamo la visita guidata total free!

Ah, piccolo particolare. I nostri nuovi amici, Giorgio e Loretta (persone eccezionali), appunto, trascorreranno qui i prossimi due giorni, approfittando dell’unica stanza in affitto di tutta l’isola! Andiamo subito con loro a ispezionarla, dato che si trova proprio sul porticciolo. In realtà è un ex ovile convertito in stanza abitabile, ma parecchio spartana, dove la corrente elettrica arriva solo 3 volte al giorno per un’ora alla volta. Bisogna avere spirito d’avventura! Ma vuoi mettere risvegliarsi col canto del gallo domani e sapere che l’isola per qualche ora è tutta tua?

Cammina cammina, Giorgio ci fa scoprire insediamenti antichi molto interessanti, dai quali veniamo spesso distratti dalla bellezza ineguagliabile del mare sotto di noi, dalle tante caprette che vagano libere per l’isola e dal profumo della macchia mediterranea.

Impieghiamo un’ora per raggiungere la spiaggia di **** (più avanti capirete perchè non posso menzionare il nome della spiaggia) , capolavoro naturalistico: lunga spiaggia di sabbia e ciottolini, difficile da raggiungere e ombreggiata da un gigantesco cedro e un po’ più indietro due maestose palme. L’acqua, ovviamente blu, ma subito profonda.

Facciamo una scoperta sensazionale. Il cedro è arredato! A noi sembra un avamposto di pescatori o pastori, che sicuramente durante le loro giornate di lavoro vengono qui a mangiare e riposarsi sotto le fronde dell’albero. Ci sono pentole, viveri, panni stesi, attrezzi come un fornellino da campeggio, bottiglie d’acqua, bidoncini pieni d’acqua messi al sole e persino un’altalena. Tutto sistemato ingegnosamente con corde e travi in legno, in modo da tenere i viveri sospesi per aria lontani dalle capre e irraggiungibili dagli insetti, il pentolame sistemato sulle travi, ecc. Ci accorgiamo che c’è perfino un pozzo, probabilmente di acqua dolce, dal quale qualcuno prende l’acqua e la versa in degli abbeveratoi improvvisati a beneficio dei simpatici ovini.

Passiamo un bel po’ di tempo a chiederci chi possa essere il genio che ha “arredato” così questo albero, prendendo il sole e facendo qualche rigenerante bagno.

Finalmente arriva il “proprietario”. A prima vista ci siamo preoccupati, aveva un abbigliamento simil-talebano e sembrava scocciato dalla nostra presenza.

Ma ci sbagliavamo: Dimitri (nome di fantasia) si mostrerà felice di averci lì con noi e ci farà passare due giorni memorabili.

Dopo aver scambiato un po’ di chiacchiere per conoscerci, lui comincia a sorprenderci. Vai in spiaggia a raccogliere argilla, la impasta con l’acqua del pozzo e prepara per noi impacchi di bellezza! Ci mostra la tecnica per prelevare l’acqua dal pozzo senza caderci dentro e senza farsi venire un’ernia, ci regala profumatissimi pezzetti di legno di cedro e ci offre dolcissime albicocche. Ci presta una crema anti-mosquitos fatta a mano da lui con erbe raccolte da lui… che roba…

È stato commuovente vedere quanta generosità e ospitalità può arrivare da chi non ha nulla e altrettanto amaro pensare a quanto arida sta diventando la nostra vita frenetica.

La sua è una vita fuori dal comune, ma ci tiene a farci sapere che non è un selvaggio. È lì per delusioni d’amore e per aver temporaneamente perso il lavoro. È lì per mettere alla prova se stesso, e a mio avviso ci riesce benissimo. Più di una volta ribadisce il concetto che una casa ce l’ha e soprattutto che si lava… A proposito, si premura di farci fare una doccia di gelida acqua di pozzo per lavare via il sale dalla pelle prima di affrontare la camminata di ritorno verso il porto e ci aiuta nel primo tratto di risalita del costone di roccia portando le nostre borse.

Purtroppo io e Pisi dobbiamo tornare a Pato Koufonissi, Loretta e Giorgio rimangono con il nostro nuovo amico e ceneranno in spiaggia con pollo e patate cotti alla brace. Beati loro. Noi comunque ceniamo in una taverna vicina al porto di Pato Koufonissi (conto 21 euro…).

Il mattino seguente ci svegliamo con calma e facciamo colazione in giardino. Abbiamo intenzione di tornare a Kato Koufonissi, ma oggi nessuna corsa speciale. L’unica corsa (ed oggi sarà affollata, una trentina di persone, la metà italiani) è alle 11.

Il nostro programma è di pucciarci in tutte le spiagge da sogno che ieri abbiamo solo visto dall’alto, fino a raggiungere i nostri amici a Nero.

Appena sbarcati voliamo letteralmente verso la prima spiaggia, Panaghia Bay. Un turchese inaudito! Tuffo veloce prima che arrivi tutta la folla che c’era sulla barca. Quando loro arrivano noi stiamo già rivestendoci.

Stessa cosa con la spiaggia successiva: Dhetis Bay, una morbida e doppia insenatura sabbiosa, con grotte naturali dove trovare riparo dal sole feroce. Stiamo qui il tempo di un bagno e di un picnic (ormai è mezzogiorno passato) e ci rimettiamo in cammino. Arriviamo a Nero dopo una ventina di minuti e lì ci attendono i nostri amici per una nuova avventura.

Dato che la barca oggi era piena, alcuni temerari ragazzini italiani si sono spinti fin qui disturbando il nostro idillio. Dimitri, dunque, decide di portarci in un’altra spiaggia ancora più inaccessibile e lontana, dalla quale in lontananza si scorge l’isola di Naxos.

Come spiegarvi… era magnificamente dimenticata dall’uomo. Non so dirvi quando è stata l’ultima volta che questa spiaggia ha ospitato bagnanti.

Grazie Dimitri per questo privilegio che ci concedi!

Ci deliziamo con l’acqua cristallina e freschissima di questo angolo di Egeo, mentre una grotta naturale dove rimaniamo a parlare un po’ ci ripara dal sole.

Al ritorno Dimitri ci porta all’interno di un circolo perfetto. Una radura circolare che anticamente doveva essere un teatro naturale o (secondo Giorgio) un bacino di lavorazione di prodotti dell’agricoltura.

Per concludere grandiosamente l’escursione ci mettiamo a raccogliere fichi dal grande albero che c’è al lato di questa radura, sfamando anche con qualche tenera foglia verde del fico le caprette che non ci abbandonano mai!

Ormai è tardi, torniamo all’accampamento per una rigenerante doccia gelata di acqua di pozzo e per recuperare le nostre borse, ma prima parliamo un po’ di politica con Dimitri, della sua straordinaria e a volte sfortunata vita e per creare atmosfera per questi ultimi momenti insieme metto su col cellulare “Creuza de ma’”. Come musica d’addio mi sembra ottima. Un omaggio al mare, alle tradizioni, alla nostra Genova.

Credo di vedere gli occhi del nostro amico greco che si inumidiscono e dall’espressione del suo volto si capisce che apprezza e capisco anche con un po’ di tristezza che era da tempo che probabilmente non ascoltava musica, allora metto su anche il sirtaki, dalla colonna sonora di Zorba il Greco. Questa volta un omaggio alla Grecia. Sorrisi, abbracci, addii e commozione. Addio caro amico, buona fortuna.

Lui si commuove all’abbraccio di mia moglie e altrettanto faremo noi la sera al residence.

Loretta e Giorgio rimangono anche stanotte a Kato Koufonissi e cenerano con Dimitri alla taberna.

Oggi rimaniamo a Pato. Destinazione della giornata la spiaggia di Pori, la più distante, ma anche una delle più belle. Lunga sabbia bianca e soffice e acqua turchese stile caraibi con colonia di naturisti a lato della baia (ce ne sono comunque un po’ dappertutto), ma prima andiamo alla ricerca della famosa “piscina”. È uno spettacolo strabiliante, ma oggi è pericoloso scendere giù, il mare dall’altra parte degli scogli è in tempesta. Vero peccato!

A Pori abbiamo appuntamento con Loretta e Giorgio di ritorno da Kato a mezzogiorno. Arrivano e ci raccontano la serata alla taverna e quando lo stomaco chiama andiamo a pranzare insieme in uno dei due bar a ridosso della spiaggia con freschissima insalata greca e birra Mythos.

Il momento dei saluti giunge anche per noi quattro. Loro proseguiranno la vacanza a Santorini. Facciamo qualche foto ricordo e ci diciamo addio. Ci mancherete cari amici!

Rimaniamo ancora un po’ in spiaggia e poi ritorniamo al residence per riposarci.

La sera ceniamo in maniera estremamente cheap! Pita Gyros e pita souflaky servite da una finestrella, all’interno della quale c’è un simpaticone indaffaratissimo! Ceniamo con 10 euro in due…good!

Giretto al tramonto per le viuzze del caratteristico paesino-ino cicladico e troviamo anche l’unica agenzia di viaggio dell’isola e pazienza per i soldi buttati, ma compriamo i biglietti di ritorno con una compagnia di traghetti tradizionale; un’altra traversata col Superjet non la sopporteremmo.

Da qui in poi i giorni saranno scanditi da lunghe passeggiate immersi nella natura alla ricerca delle calette perfette e deserte dove prendere il sole e fare il bagno in tranquillità, magari con grotte naturali dove godere di un po’ di fresco. Facciamo il bagno anche nella famosa “Devil Eye” una scenografica e particolarissima piscina naturale verde smeraldo, incastonata tra gli scogli. Che fantasia ha la natura!

Le sere invece saranno a base di cenette deliziose ed economiche in taverna, passeggiate per il paese, crepes alla nutella in gelateria e per finire, l’ultima sera ci ritroviamo alla festa del paese in onore di San Giovanni. Viene acceso un falò in spiaggia che viene alimentato con coroncine di erba secca lanciate da fanciulli e fanciulle in abiti tradizionali. Poi si comincia a saltare attraverso il fuoco al grido di “Opaaaa” e con sottofondo di sirtaki. Può saltare chiunque voglia farlo, ma sono soprattutto i ragazzini a farlo, dev’essere una cosa propiziatoria…

Bella serata, la concludiamo ammirando il cielo stellato dal buio e silenzioso giardino di casa e diamo l’arrivederci a questa terra degli dei che ci ha regalato momenti, sensazioni, esperienze e paesaggi indimenticabili.



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