Alla ricerca dell”isola nell’isola
E’ un caldissimo 28 di agosto, sono le sei del mattino, ed è finalmente giunto l’atteso giorno della partenza per le vacanze. Quest’anno la meta sarà un po’ diversa e meno convenzionale rispetto agli altri anni (Parigi, Londra, Madrid, Barcellona, ecc.), si sente forse il bisogno di ritemprare lo spirito e stare un po’ più a contatto...
Ascolta i podcast
E’ un caldissimo 28 di agosto, sono le sei del mattino, ed è finalmente giunto l’atteso giorno della partenza per le vacanze. Quest’anno la meta sarà un po’ diversa e meno convenzionale rispetto agli altri anni (Parigi, Londra, Madrid, Barcellona, ecc.), si sente forse il bisogno di ritemprare lo spirito e stare un po’ più a contatto con la natura e la scelta è caduta sulla verde mitica Irlanda che da sempre ha esercitato in noi un fascino ed una attrattiva particolare. Ad essere emozionati per questa partenza siamo in due: io (Maria) e mio marito (Enzo). Il nostro viaggio, tutto prenotato on-line, prevede un primo scalo a Roma, un secondo a Londra-Heatrow e come destinazione finale la città di Cork, in Irlanda, dove ad attenderci ci sarà un’auto prenotata dall’autonoleggio Budget. Tutto sembra filare liscio come l’olio; i primi due voli Alitalia sono puntualissimi, giunti a Londra ci accingiamo a recuperare il bagaglio imbarcato a Catania e a prendere al…volo l’aereo della Aer Lingus che ci porterà all’aeroporto di Cork ma… Non arriva la nostra valigia. Premettiamo che questo è stato l’unico intoppo di tutto il viaggio, ed ecco un consiglio che per esperienza ci sentiamo di dare: preparare i bagagli a mano (cosa che fortunatamente avevamo fatto) tenendo presente questa eventualità. Non ci siamo per nulla lasciati scoraggiare dall’accaduto, e fatta la dovuta denuncia di smarrimento del bagaglio, (che peraltro due giorni dopo è già stato ritrovato e recapitato a Catania) proseguiamo il nostro viaggio alla volta di Cork., dove ad attenderci c’è uno splendido sole ed un cielo di un azzurro mai visto, distese interminabili in tutti i toni possibili e immaginabili di verde, ed una temperatura decisamente calda che non ci aspettavamo. Preleviamo la nostra auto, una nuovissima Nissan Micra color argento dall’aria simpatica e rassicurante ma anche se….nessuno dei due lo dice, siamo un pò preoccupati perchè la guida a sinistra è una vera incognita. Avevamo prenotato i primi due pernottamenti nella cittadina di Killarney, che dista da Cork circa 100 km. Superato il primo impatto, la guida a sinistra non è più un problema; bisogna certo fare molta attenzione soprattutto in prossimità delle rotonde, finchè si prende l’abitudine a farle in senso inverso dal nostro. La segnaletica è buona, la strada in ottime condizioni, il traffico decisamente scorrevole, in men che non si dica arriviamo alla nostra meta: il Killarney Court Hotel, che si trova in centro. Non siamo per nulla stanchi, e dopo una salutare doccia, decidiamo per una passeggiata nella graziosa cittadina, che è invasa da frotte di turisti in età un pò matura. Ceniamo in un ristorante consigliato dalla nostra preziosa guida: la Lonely Planet (non ci ha MAI traditi) il locale si chiama Bricin, e si trova nel corso principale. Non è per tutte le tasche, ma si mangia bene e offre un servizio molto accurato (consigliabile prenotare). Dormiamo benissimo, e consumiamo la nostra prima (deludente)”Irish breakfast” in albergo, in compagnia di un’orda di affamati e caciaroni turisti italiani. Partiamo per il nostro “Ring of Kerry” sotto un cielo un pò incerto, una leggera pioggerellina ed una temperatura di 11/12 gradi. Killorgin, Cahersiveen…e piano piano…il sole! Portmagee, semplicemente incantevole con le sue poche casette colorate dalle finestre ornate di cascate di fiori dai colori incredibili; ecco, è questa la vera Irlanda. Il Ring prosegue: Waterville, Sneem, Kenmare, ognuna diversa dall’altra, di ognuna un ricordo particolare. Si giunge al clou del giro: il Killarney National Park. Panorami a cui nessuna descrizione potrà mai rendere giustizia, che da soli valgono un così lungo viaggio. Rientriamo stanchi ed affamati in albergo, doccia ristoratrice, e si esce per la cena nello stesso ottimo posto della sera precedente. Altra dormita alla grande, e freschi (beh, è proprio il caso di dirlo!) e riposati dopo una discretuccia colazione partiamo alla volta di Galway. Per ridurre le distanze, traghettiamo da Tarbert a Kilrush. Il tempo è veramente pessimo, fa freddo, piove, c’è un vento gelido e pure un pò di nebbia. La traversata avviene in men che non si dica, riprendiamo in mano il nostro stradario, e via! Attraversiamo la regione del Clare, perchè ad aspettarci ci sono le “Cliff of Moher” splendide scogliere a picco sull’Oceano Atlantico. Il prezzo del parcheggio è un pò meno splendido, ma tant’è. Il posto è commerciale al massimo, l’unica nota un pò avventurosa è costituita da alcuni pazzi (numerosi, per la verità) che scavalcando delle transenne che sembrano messe là apposta, si sente probabilmente l’eroe per caso della situazione. Dopo tutte le foto e le passeggiate di rito, riprendiamo la nostra Micra e si riparte alla volta del misterioso ed affascinante Burren. Il paesaggio è quasi irreale, racchiuso nel suo maestoso silenzio e nei suoi colori lunari; breve sosta nel paesino di Ballyvaghan per un veloce quanto ignobile spuntino e poi dritti verso Galway, dove giungiamo prima di sera. Ci sistemiamo nel Best Western Flannerys hotel, situato un pò fuori città ma in posizione strategica per le nostre escursioni. Ci diamo una buona rinfrescata e dopo un breve riposino usciamo per vedere la città; siamo un pò stanchi, e decidiamo di cenare in hotel, dove peraltro si mangia molto bene. Domenica mattina, ci attendono una squisita colazione (consumata in hotel e compresa nel prezzo), e una bellissima giornata di sole. Il nostro itinerario odierno, ci porterà verso l’interno, nella città monastica di Clonmacnoise lungo le sponde del fiume Shannon. Il posto è molto suggestivo, e particolarmente belle le croci celtiche dell’antico cimitero adiacente. Si riparte alla volta di Athlone, sempre sulle sponde del fiume Shannon, con dei suggestivi ponti e piena di pub, locali e negozi. Lentamente, gustandoci ogni momento di questa giornata proprio estiva (sarà l’unica) ritorniamo al nostro hotel per ritemprarci un pò e fare un’altra puntatina a Galway per gustare qualche buon piatto a base di pesce. La nostra guida (sempre infallibile!) ci consiglia il MC Donaghs, che si trova nel dedalo di stradine che formano il cuore antico della città. Mangiamo un indimenticabile “Fish and chips” ad un prezzo molto contenuto. Continuiamo il nostro giretto per i negozi tipici di Quay street ma possiamo solo vedere le vetrine perchè la domenica i negozi sono chiusi. Un’improvvisa pioggia mista a vento freddissimo ci convince che è ora di rientrare. Decidiamo che l’indomani, prima di partire alla volta del Connemara sia il caso di fare un pò di shopping in Quay Street. . E’ lunedì mattina, lasciamo il nostro hotel dopo una succulenta colazione, e ci dirigiamo in centro. Il tempo di completare i nostri acquisti e viene giù un acquazzone di quelli come Dio comanda. Siamo costretti a trovare rifugio in un vicino centro commerciale, ma dal momento che la pioggia non accenna a smettere, ci avviamo verso la nostra auto e da veri temerari ripartiamo. La pioggia ci tiene compagnia per un bel pò ma quando ci addentriamo nella mitica regione del Connemara, il cielo torna sereno e il sole fa di nuovo capolino. In Connemara abbiamo trovato un ambiente ancora intatto, di una bellezza indescrivibile, tutto un susseguirsi di prati verdissimi, laghetti scintillanti, belle spiagge sabbiose, lunghe insenature fra gli scogli, verdi colline punteggiate dal bianco candore delle immancabili e onnipresenti pecore, stradine che partono da ogni dove e che arrivano chissà dove. Ci fermiamo ogni momento per scattare foto, e ad ogni curva il panorama è sempre diverso e si rimane letteralmente stregati da tanto splendore. Giungiamo a Clifden, città antica e moderna allo stesso tempo, dove non puoi fare a meno di acquistare qualche manufatto nella soffice lana pregiata tipica del posto, anche se i prezzi sono un po’ troppo alti. La nostra prossima meta è Westport, dove giungiamo nel primo pomeriggio e dove intendiamo pernottare. La città è carina, ma non corrisponde alle nostre aspettative. Ci rechiamo presso l’Agenzia del turismo del posto per trovare una sistemazione, e ci prenotano un BB in centro (!) fiduciosi, ci avviamo in quello che sarà nei nostri ricordi il posto più squallido dove abbiamo mai soggiornato. Per la non certamente economica cifra di 74 euro abbiamo passato una delle peggiori notti insonni della nostra vita. La casa è fatiscente, i mobili (chiamiamoli così) trascurati e vecchi, lampade che neanche funzionano e un piccolo televisore risalente all’anteguerra sintonizzato in un unico canale, l’armadio ingombro di vecchie sedie pieghevoli tutte macchiate e sudice, una porta-finestra su un cortile buio, pieno di erbacce e con il pavimento tutto dissestato, un bagno su cui è meglio sorvolare, e la notte siamo stati lasciati soli, in quanto i proprietari sono andati via e non c’era nessun altro ospite. Come segno di dissenso rifiutiamo la colazione, e dopo aver pagato andiamo via. Stamattina ci attende un percorso che ci condurrà ad“Achill island”, uni’isoletta vicinissima alla terraferma e ad essa collegata da un ponte; il posto è di una bellezza dura e difficile, ma affascinante allo stesso tempo. Il cielo è tutto un susseguirsi di nubi, di schiarite, di arcobaleni. Siamo in Irlanda. Il nostro percorso continua attraverso il Mayo, fino alla città di Sligo. Stavolta per il pernottamento decidiamo di seguire le indicazioni della nostra guida, e alla voce: la nostra scelta troviamo un BB che si rivelerà la migliore sistemazione di tutto il viaggio. Si chiama PEARSE LOADGE, i proprietari sono i signori Mary e Kieron Kearney e si trova in Pearse road, ad appena un paio di minuti dal centro. La casa è pulitissima e curatissima, gli ospiti vengono trattati con il massimo riguardo, le colazioni sono opere da chef. Con una sistemazione così, la città ci sembra ancora più carina, ci rammarica solo il fatto di dovervi passare una sola notte. Ma il viaggio deve proseguire. La prossima tappa è Derry (o Londonderry), che raggiungiamo all’ora di pranzo. Ci sistemiamo in un BB abbastanza centrale e tutto sommato discreto che ci viene segnalato nella guida. Facciamo una circumnavigazione delle mura che circondano l’antico centro cittadino, e si ha una visione d’insieme veramente d’effetto. Lungo il tragitto visitiamo la bella chiesa di S. Colom, nel cui parco si trova un piccolo cimitero con delle croci antiche e dissestate tipiche dei cimiteri irlandesi. Notiamo la gran quantità di ragazzi di tutte le età nelle caratteristiche divise dei college che sciamano da ogni dove, e che danno una impronta di allegria al grigiore che ci circonda. La città è piena di ferite non ancora del tutto rimarginate, e quello che più ci colpisce, è che dopo la chiusura dei negozi (ore diciotto) d’un tratto il centro cittadino si svuota e dopo cena percorriamo la strada del ritorno con passo molto veloce perchè non c’è praticamente nessuno in giro. Il giorno successivo, in una mattinata fredda, grigia e incolore, si riparte alla volta delle famosissime Giant’s Causeway. La costa in questo tratto è bellissima, si alternano alte scogliere a lunghe spiagge sabbiose intervallate da prati che si perdono a vista d’occhio, di un verde di smeraldo che solo l’Irlanda può offrire. Nel frattempo è uscito un caldo sole che illumina un cielo inaspettatamente azzurro e sereno. Passiamo da Portrush paesino pittoresco e fortemente attraente. Resistiamo alla tentazione di fermarci perchè le cose da vedere sono ancora tante. Arriviamo alle Giant che è pomeriggio inoltrato, fortuna che qui le giornate sono più lunghe e fino oltre alle venti c’è ancora luce. Lo spettacolo è davvero una bizzarria della natura: colonne di pietra dalle forme esagonali disposte in perfetto ordine, che hanno dato vita a numerose leggende. Ci rimettiamo in viaggio alla volta del celebre “Carrick-a-rede rope bridge” ponte di corda usato dai pescatori per catturare i salmoni. Io rinuncio a priori all’esperienza di percorrerlo, mio marito che è senz’altro meno timoroso di me lo percorre in su e in giù scatta foto e torna tutto pimpante e soddisfatto dell’esperienza. De gustibus. E rieccoci sulla nostra gloriosa micra per raggiungere Belfast. Arriviamo che ormai è quasi buio e abbastanza facilmente raggiungiamo il nostro hotel prenotato da casa: il Tara Lodge. Troviamo la sistemazione da nostro completo gradimento, e dopo una buona rinfrescata facciamo due passi e nel frattempo cerchiamo di adocchiare un locale per la cena. Lungo la Botanic road i locali certo non si fanno desiderare. Qualunque tipo di cucina, per tutte le tasche. Noi andiamo da Maggie may’s posto frequentato perlopiù da studenti, dato che nei paraggi vi è una Università molto importante (attenzione, non accettano carte di credito né euro, ma solo sterline). Mangiamo molto bene e tantissimo, e spendiamo pure poco. L’indomani ci attende una giornata di pioggia fitta fitta, la buonissima colazione è l’unica nota positiva della giornata. La pioggia non ci permette la visita della città, della quale purtroppo conosciamo praticamente solo i centri commerciali e i grandi magazzini. Ci ritiriamo inzuppati fradici e infreddoliti. Piove tutta la notte, l’indomani smette di piovere e con un cielo plumbeo visitiamo i quartieri di Falls e Shankill, dove si trovano i famosi murales che vogliono ricordare i dolorosi fatti successi in passato. Si riparte alla volta della capitale Dublino e strada facendo il tempo si sistema un po’. Passiamo da Newgrange, antica necropoli neolitica, sotto un vento freddo e sferzante. La costruzione è veramente imponente, ed è ancora più antica delle piramidi d’Egitto. All’interno, un sistema di particolari fenditure permette di assistere all’allineamento del sole durante il solstizio d’inverno e questo fa ipotizzare che fosse usata anche come calendario. E ora….Dublino tutta da scoprire. Man mano che ci avviciniamo alla capitale siamo un po’ frastornati dal traffico caotico da grande città europea, ci eravamo forse troppo abituati alla calma piacevole e rilassante delle piccole stradine di campagna sperse tra il verde dove unico incontro e pericolo erano le temerarie e numerose simpatiche e indimenticabili pecore irlandesi. Percorrendo la trafficatissima N2 giungiamo alla Liffey Valley, periferia moderna e funzionale dove si trova il nostro albergo, ottimamente collegata con il centro cittadino da un efficiente servizio pubblico. Negli ultimi tre giorni passati a Dublino la fedele Micra non ha avuto una vita molto movimentata, in quanto abbiamo preferito usare i mezzi pubblici, per non incorrere in problemi di traffico (congestionato). Ci siamo quindi goduti in tutto relax Temple bar, quartiere che conserva ancora l’antica calda accogliente atmostera di un tempo e si ha quasi l’impressione che mr. E mrs Temple da un momento all’altro debbano venir giù dal dipinto sul muro esterno del loro bar e darsi da fare dietro il lunghissimo bancone a servir pinte di Guinness., il Trinity College, la Cattedrale, ‘O Connell street, (dove si trova un bellissimo centro commerciale in stile liberty) i pittoreschi ponti , l’antica birreria Guinness. Il viaggio giunge al termine in una giornata di pioggia, nebbia, vento e freddo. Fortuna che l’aeroporto si trova a poca distanza dall’albergo. Lasciamo con un po’ di nostalgia la nostra piccola Micra sotto il diluvio universale, e ci imbarchiamo alla volta di Londra Heatrow. Ci sono severissimi controlli a causa di problemi politici creatisi in questi ultimi giorni, ma eroicamente superiamo anche questi. Da Londra a Roma il passo (pardon, il volo) è breve, mentre da Roma a Catania non è affatto così. Ritardo di oltre due ore per problemi tecnici. E’ quasi mezzanotte quando finalmente avvistiamo la nostra Etna, il nostro mare, le nostre temperature africane, che alla fine ci stavano cominciando a mancare. Ma ….cara, vecchia Irlanda, conoscerti è stato veramente un piacere.