Alla fine del mondo per l’inizio di tutto

(viaggio di nozze di Claudia e Stefano – 28/12/06-14/01/07) Ed è proprio così, perché io (Claudia) e Stefano siamo venuti fin qui, alla fine del mondo, per iniziare una nuova fase della nostra vita: quella matrimoniale! Il 27 dicembre alle 11 è il giorno del nostro matrimonio, data inusuale ma una delle poche possibili per chi, come noi,...
Scritto da: quinti5
alla fine del mondo per l’inizio di tutto
Partenza il: 27/12/2006
Ritorno il: 14/01/2007
Viaggiatori: in coppia
(viaggio di nozze di Claudia e Stefano – 28/12/06-14/01/07) Ed è proprio così, perché io (Claudia) e Stefano siamo venuti fin qui, alla fine del mondo, per iniziare una nuova fase della nostra vita: quella matrimoniale! Il 27 dicembre alle 11 è il giorno del nostro matrimonio, data inusuale ma una delle poche possibili per chi, come noi, ha deciso che la meta del viaggio di nozze sarà la terra del fuoco e la Patagonia.

Il 27/12 è una giornata freddissima, ma c’è tanto calore intorno a noi, quello delle nostre famiglie, dei nostri amici e quello che emerge dall’omelia di Don Carlo e dalla telefonata di Don Luciano, la dal lontano Madagascar..Ma questa è un’altra storia.

La giornata vola via veloce e il 28 abbiamo l’aereo per Buenos Aires. Per Malpensa è un giorno di caos, voli annullati per la nebbia, check in strapieni. Ma non ci importa, è il nostro viaggio di nozze, l’importante è riuscire a partire.

Per me è un ritorno in Argentina, ero qui 2 anni fa nel medesimo periodo con i miei genitori per visitare questo paese e per rivedere i nostri cugini di Buenos Aires.

Ed ero eccomi di nuovo qui, nella stessa caldissima Buenos Aires di allora, ma quante cose sono cambiate. Quella di adesso è un’altra Claudia, con Stefano a fianco e una vita a due che ci aspetta.

Che bello ritrovare i cugini Nora e Carlo, capisco che le distanze non contano, l’affetto è lo stesso, perché le telefonate hanno mantenuto vivo il rapporto, anche con l’oceano di mezzo. E ritrovo le stesse buonissime empanadas preparate in casa da Nora.

Dopo il pranzo in famiglia, breve giro per il centro commerciale, poi rientro in albergo e mi ritorna alla mente il libro “Viaggio di nozze zaino in spalla”. Altro che atollo alle Maldive, con bungalow extra lusso, la nostra camera è piccola e angusta! Va bhè il fai da te, ma un minimo di confort.

Decidiamo di cambiare albergo e senza fatica ne troviamo un altro nella medesima via, domani ci trasferiamo.

I primi 4 gg sono da guida turistica, visitiamo i luoghi famosi di Buenos Aires: il quartiere della Boca con lo stadio la Bomboniera, Puerto Madero, Plaza de Mayo, San Telmo e il suo mercato dell’antiquariato, Recoleta, Florida.

Fare i turisti in questo fine dicembre non è facile, il caldo e l’afa sono brutte compagnie in piu’ l’aria condizionata altissima in tutti i locali ci porta inevitabilmente “il mal di garganta”! Mi piace soprattutto Puerto Madero versione serale, con il porto, i vecchi magazzini ristrutturati e i ristoranti con la favolosa parillada. Proprio qui, al locale Madero Tango assistiamo allo spettacolo di tango, che tanto volevo vedere. Il locale è molto turistico con tanto di fotografo che ti scatta la foto con i tangheri e te la consegna stampata a fine serata, però merita, perché lo spettacolo è bello.

E’ una sensazione strana tornare in posti così lontani dopo pochi anni dall’ultima visita, e credo di riuscire ad ammirare di piu’ i luoghi e le persone, sono piu’ attenta ai particolari, quelli che la prima visita non ti permette di cogliere.

Dopo 2 anni un altro capodanno argentino e un altro capodanno con mucho calor. Io e Stefano lo trascorriamo con Nora e Carlo e i loro figli, ed è proprio bello essere tutti insieme, qualcosa che va al di la dei rapporti standard di parentela. Per raggiungere la loro casa prendiamo il treno, pieno di gente popolare e che attraversa quell’Argentina povera, oggi come ieri.

Considerata la temperatura, la cena di capodanno non può che essere a base di cibi freddi, ed è anche una fatica mangiare il pandoro portato dall’Italia, non è certamente adatto al caldo, e chi ci aveva mai pensato!! 2 gennaio 2007: Ci siamo, siamo arrivati alla Terra del Fuoco, alla fine del Mondo: USHUAIA Un graffito dice: Ushuaia, la fine del mondo l’inizio di tutto! Mi colpisce, è così anche per me e Stefano, è l’inizio di una nuova vita…

La prima visione appena usciti dall’aeroporto va oltre ogni aspettativa, davanti a noi c’è il mare (canale di Beagle) e dietro a noi le montagne innevate con colori da cartolina.

Anche Ushuaia è molto caratteristica con le casette di legno, colorate e basse. Il centro è l’Avenida St. Martin e il nostro albergo “Los Naranyos” è proprio li! Arriviamo ad Ushuaia alle 19 passate, causa Aerolineas che ci posticipa il volo prima di 2 ore e poi di 4, fortunatamente qui il sole tramonta alle 22 e così riusciamo a fare un giro per il centro e a prenotare le escursioni per il giorno dopo. Per la cena seguiamo le indicazione dei viaggiatori di “Turisti per caso” e ci mangiamo la centolla (granchio) al ristornate “Casa de Mariscos”. Buonissima la centolla e “baratto” il prezzo.

Per visitare i dintorni scegliamo un’escursione organizzata, con il poco tempo a disposizione non abbiamo altra scelta. Partenza alle 7.30 ma il bus deve recuperare tutti i turisti nei diversi alberghi e così fino alle 9 non siamo all’entrata del Parco della Terra del Fuoco. Noi scegliamo di fare il primo tratto con il “trenino della fine del mondo”, un treno di inizio 900 a vapore che ora è turistico e percorre per 30 min il parco. Si è turistico, ma mi piace molto, sembra di tornare indietro nel tempo. Il parco e verdissimo, ci sono fiori che assomigliano a margherite, cascate, torrenti, alberi tagliati dai castori (peccato non poterli veder all’opera la sera) e tutto circondato dalle montagne innevate.

Dal treno passiamo al bus, e poi a nostri piedi, e raggiungiamo il mirador dove veramente s vede la Fine del mondo! Il clima cambia continuamente, prima sole, poi pioggia, poi vento! Appena il tempo di una rinfrescata in albergo e via per la navigazione del canale di Beagle.

Dal catamarano la vista della baia è da cartolina, così come le decine di pinguini e leoni marini che occupano alcuni scogli in mezzo al canale. Ancora di piu’ mi affascina il Faro, posto in fondo al canale, li su uno scoglio, dietro il nulla o forse davanti al resto del mondo…

E allora capisco perché la Terra del Fuoco è stata oggetto di tante storie, leggende, libri, epopee.

Quando ritorniamo in città ci gustiamo un’altra specialità locale: la cioccolata calda!! L’ultimo giorno Ushuaia è pieno di vento, proviamo ad andare al porto per fare qualche foto, ma le raffiche sono così forti che è difficile stare in piedi. Ci rifugiamo al Museo della fine del Mondo, è piccolino, ma leggo le difficoltà che hanno superato gli abitanti per aprirlo e mi fa piacere averlo visitato.

BIG ICE, questo nome mi rimarrà in mente per lungo tempo. Big Ice significa escursione al ghiacciaio Perito Moreno, ma non il solito mini trekking da turisti, ma ben altro…Forse troppo per noi.

Quando ti trovi davanti il Perito Moreno per la prima volta rimani senza fiato, perché nonostante tutte le foto viste, non ti aspetti una tale parete di ghiaccio, non ti aspetti il rumore dei pezzi di ghiaccio che si staccano; invece ti aspetti l’altitudine che non cè: qui siamo a 300m s.L.M Ma ritorniamo al Big Ice. Partenza alle 7 da El Calafate, dopo circa 1 h arriviamo alle passerelle, mezz’ora davanti al ghiacciaio e quindi barca che attraversa il lago argentino e ci lascia sotto la parete di ghiaccio. Qui inizia l’avventura. Camminiamo per circa 2h tra i boschi che costeggiano il Perito Moreno, che è proprio li a due passi.

Sono le 12, pensiamo di fermarci per il pranzo, invece la sosta serve per provare le ciaspole ferrate, pochi altri passi e siamo dentro il Perito Moreno. Noi pensavamo una passeggiata tranquilla, da turisti, invece il ghiacciaio è irregolare, non c’è il sentiero, le guide ci costruiscono il passaggio con i picconi. Il sole è caldo, il cielo azzurrissimo, la guida ci dice che è la prima giornata “linda” da ottobre.

Alle 14, finalmente, pausa per il pranzo e così ci ritroviamo sopra il ghiaccio, in mezzo al ghiaccio a mangiare i nostri panini.

Quando riprendiamo a camminare, la fatica si fa sentire, le ciaspole pesano, ma lo spettacolo dei laghetti azzurrissimi tra il ghiaccio ripaga tutto.

Alle 16 circa, togliamo le ciaspole e mi sembra di avere i piedi leggerissimi…Altre 2 ore di camminata e siamo all’imbarcadero.

E’ stata dura, molto dura, la sera i piedi sono indolenziti, le gambe rotte, non riusciamo quasi a connettere, ma è stata un’esperienza fuori dall’ordinario all’interno del Perito Moreno, questo mistero della natura.

Il giorno della Befana è di risposo, e non poteva essere diversamente, il Big Ice si fa sentire nelle nostre gambe. Cerchiamo disperatamente una crociera pomeridiana per il lago argentino, ma non si trova e così ci rimane il rammarico di non aver fatto la crociera dei ghiacciai Usala – Spinelli – Spegazzini.

La Patagonia è veramente una terra mitica, oggi in albergo è arrivato un gruppo di motociclisti italiani con tanto di moto italiana! Giornata dedicata alla visita all’Estancia Nibepo Aike che è ubicata in un altro posto da cartolina, c’è la fattoria, il laghetto e le montagne innevate e poi il nulla per km e intorno si respira aria di serenità e pace. Pranzo a base di cordero patagonico! Si perché qui è tutto patagonico, il cibo, i vestiti, i souvenir, i mestoli della cucina, ogni cosa è griffata “Patagonia”: l’effetto turismo.

8/01/07: Penisola Valdes, la vacanza sta finendo, la penisola è l’ultima meta del nostro viaggio. Penisola Valdes significa animali patagonici. Punta Tombo significa pinguini! Raggiungere questa riserva non è facile, sono 2h e 30 di strada da Puerto Madryn, di cui almeno 1 ora di sterrato. Ma quando arrivi, lo spettacolo è straordinario: pinguini ovunque! Abbiamo affittato una macchina (Wolkswagen GOL..Patagonica anch’essa!) per essere piu’ liberi e viviamo le mitiche strade argentine, dove troviamo le indicazione per Buenos Aires a 1400 Km di distanza, come se a Milano ci fossero le indicazioni per Palermo! Che terra l’argentina! La benzina costa pochissimo: 1,10 pesos al litro, cioè 25 cent di Euro.

La sera ceniamo a “El Nautico cantina”, sempre consigliato dai turisti per caso, pesce buonissimo, prezzo baratto ma fila lunghissima, indispensabile prenotare. Ordiniamo le capesante come antipasto, specialità locale, aspettandoci una porzione come quella italiana (3 capesante) invece ce ne portano un intero piattone!! Finalmente visitiamo la tanto decantata Penisola Valdes, ossia un parco naturale con circa 200 Km di strade sterrate. Ci svegliamo di buon ora e alle 9.30 siamo all’entrata del Parco con la nostra GOL. Seguiamo le indicazioni di altri viaggiatori e scegliamo il seguente itinerario: da Puerto Piramides a Punta Norte e da qui a Caleta Valdes e ritorno a Puerto Piramides.

Quando arriviamo a Punta Norte ci sono due bus turistici e cosi’ decidiamo di mangiare i nostri panini, lasciare defluire la folla e poi ci dirigiamo al promontorio, da cui si gode la vista di una lunga spiaggia piena di leoni ed elefanti marini. I leoni hanno una specie di criniera, mente gli elefanti ricordano le foche. E’ spettacolare, rimaniamo circa 1 h in osservazione e poi ci dirigiamo a Caleta Valdes, dove ci sono elefanti marini e qualche pinguino.

Che dire della Penisola? Che è sicuramente la Patagonia che un viaggiatore immagina, con gli animali allo stato brado, ma per me che ho visto le Galapagos è stata un po’ deludente, si rimane a diversi metri di distanza dagli animale, contrariamente alle Galapagos, dove le otarie sono a pochi cm; però lo spettacolo di questi animali rimane sempre unico e oggi come 3 anni fa mi chiedo: come ci sono arrivati qui??? Il giorno successivo andiamo a Punta Loma (15 km da Puerto Madryn), un promontorio a picco sul mare dal quale si osserva una piccola spiaggietta con decine di leoni e elefanti marini. Mi rendo conto che è l’ultimo “avvistamento”, chissà quando sarà il prossimo..

Di ritorno, tentiamo la spiaggia, ma il vento è forte e gelido e l’acqua abbastanza sporca. Rinunciamo e sostituiamo la spiaggia con un bel pranzetto di sole Empanades, troviamo un locale che fa solo quelle e con 3 € a testa ci riempiamo la pancia. Per restare in tema compro anche un asciugapiatti con la ricetta, vedi mai che in Italia si possa replicare.

Ultima gita con la Gol, andiamo a Gaiman, la guida la descrive come la tipica cittadina gallese. Ci arriviamo dopo 80 km, la cittadina è piccola, deserta e di gallese non ha molto, se non qualche sala da the. Nell’indecisione in quale fermarsi, sbagliamo scegliendo quella più antica (Plas y coede), ci delude perché ci porta una fetta “sottiletta” della tipica torta gallese! Vorremo replicare l’ora del the a Ty Caerdydd, dove veramente di torte ce ne sono tantissime, ma ormai è tardi e dobbiamo tornare.

Riconsegniamo la GOL, un altro pezzo di vacanza che se ne va.

Incredibilmente il volo che dalla Patagonia ci riporta a Buenos Aires è puntale. Ritroviamo ancora la città con mucho calor. E’ il last day, giorno di saluti a Nora e Carlo e agli altri parenti, di ultimi giri turistici, di acquisti e dell’ultimo bife de chorizo! Il primo giorno a Buenos Aires pensavo all’atollo alle Maldive per questo viaggio di nozze, ma ora capisco che io e Stefano siamo fatti per questi viaggi, per le scarpe da trekking, per i pile, il vento, la pioggia che ti sporca e poi sei da buttare sotto la doccia, per le gite fai da te…

E capisco anche che in futuro vorremo che i nostri figli tornassero qui, in questa terra per vedere con i loro occhi le città, i, paesaggi, gli animali argentini e per essere veramente cittadini del mondo.



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