All’inseguimento dell’eclisse
Controlliamo le zone che rimarranno in ombra e … ci illuminiamo tutti! La Normandia e la Bretagna … che sogno … che posti fantastici! Prendiamo uno dei libri di geografia della bancarella e lo sfogliamo … ci appare la foto del Mont Saint Michel … Spettacolare! … Deciso: … si va in Francia!” Attimi di nevrosi prima della fatidica partenza, quando Riccardo annuncia che forse non si può più partire per motivi “tecnici” e “logistici”!? Poi tutto si aggiusta e, come in un mosaico, tutti i tasselli vanno al loro posto.
Si parte domani mattina di buon’ora (si fa per dire), con la Fiat Punto di Fabio (prevedo stracarica di roba) con il seguente equipaggio: Daria (the voyager), Fabio (the driver), Ivana (Ivy, the writer), Riccardo (second best driver) e Stefania (the crazy). Quest’ultima così esprime il suo stato d’animo di stasera: “…non vedo l’ora di partire perché c’ho i nervi!!!…”, mentre invece Riccardo è più poetico: “…Partire è un po’ come non restare…”.
Cominciamo bene!!! Fabio, invece, descrive così le ore prima della partenza: “Con il sangue freddo e il fairplay britannico che mi contraddistinguono, ho reagito in maniera signorile alla notizia di un possibile annullamento del viaggio che Riccardo ci annuncia in una piovosa sera d’agosto: … – una solenne smadonnata si udì rieccheggiare lungo le bancarelle della festa! – … Tutto si risolve per il meglio e il giorno dopo mi reco in ferramenta a comprare un paio di vetrini da saldatore per gustarmi l’eclisse in tutta sicurezza! … Se Riccardo non fosse riuscito a risolvere i suoi problemi tecnico-logistici avrei comprato il manico di un piccone…” Domenica 8 agosto 1999 Arriviamo tutti sani e salvi … fino a casa di Riccardo! Tempo impiegato per caricare l’auto: 1 ora, … con un gioco di incastro perfetto e difficilissimo! Eliminiamo i sacchi a pelo (proprio impossibile farceli entrare con tutto il resto!) Peccato! Fabi commenta: “Una vera partita a tetris!! Ma alla fine rinunciando ai sacchi a pelo e al pianale della Punto riusciamo a far stare tutti i bagagli di 5 persone nel baule.
Partenza alle 9:30 con la canonica ora di ritardo sull’orario previsto, ma non è un problema in quanto ritardiamo di un’altra ora alla frontiera quando Ivy si accorge di non trovare più la sua carta d’identità.
Tra il pessimismo di Riccardo, i nervi di Daria, il ginocchio dolente di Ste e l’imbarazzo di Ivy riusciamo a trovare il documento in un remoto recesso della sua borsa e, dopo il doveroso controllo, gli agenti della polizia di frontiera ci fanno finalmente passare comunicandoci che la piscina di Briga è chiusa …!? … E uno si domanda: “ma secondo voi perché 5 persone si caricherebbero di bagagli per andare in una piscina distante 50 km da casa??!! … Con sommo stupore di Rick la macchina supera senza alcuna difficoltà i 2.000 e rotti metri del Passo del Sempione, togliendogli parte della negatività che si porta appresso oggi.” In seguito agli attimi di panico in frontiera causa smarrimento mio documento (e comunque non faccio perdere un’ora come dice Fabi, ma bensì al massimo dieci minuti!), … mentre Daria così commenta la “sosta” in dogana:“…la Polizia Italiana è bastarda dentro e fuori…”, Ste già accusa di avere male ad un ginocchio e Riccardo esprime i suoi dubbi e perplessità sull’esito del nostro viaggio dicendo: “…per me non arriviamo!…”.
Riccardo è nevrotico e pessimista, ma intanto ha smesso di piovere, il clima è ideale e la macchina regge! Ad un’autogrill dico la mia prima frase in francese, anche se non siamo ancora in Francia, bensì a Losanna, in Svizzera.
Tappa per fare benzina, che qui costa meno, e poi … via verso l’infinito… Ci dirigiamo verso il confine francese, sulla stessa strada che abbiamo percorso l’anno scorso per andare a Besançon; a Pontlevrier svoltiamo verso Dijon e, lungo la strada, facciamo una sosta per mangiare un panino in una bella e fresca pineta.
Il clima è perfetto: c’è un bel sole, ma non fa caldo ed il cielo è attraversato da nuvolette a pecorelle.
Arriviamo nel pomeriggio a Vezelay, un magico paesino della Borgogna arroccato su una collina, con un tempo da lupi! Piove a catinelle e per cercare una camera Riccardo e Fabio si inzuppano come due pulcini! Fabi, appunto: “… Arriviamo a Vezelay … e chi va a chiedere le camere d’albergo? Ma gli unici due in macchina a non sapere il francese! Al contrario di tutti i pronostici, Rick ed io riusciamo nell’impresa, anche se il tizio della hall ci squadra appena entrati, nella vana speranza che ci saremmo fermati sulla soglia senza spargere sul pavimento tutta la pioggia che ci eravamo presi nel breve tragitto tra la macchina e l’albergo.” … Quindi … troviamo al primo tentativo due belle camere in un bell’alberghetto e dopo una doccia ristoratrice andiamo a visitare il centro storico del paese caratterizzato da viuzze irte e strette che un po’ mi ricordano la nostra San Marino.
Intanto è ritornato il sole e la vista dalla cima della collina è semplicemente “fantastique”! Scegliamo un caratteristico ristorante ricavato da un’antica cantina in pietra, dove ceniamo, “en plein air” nel cortiletto interno del locale decorato con piante rampicanti, con delle pietanze veramente molto buone sia di carne che di pesce, mentre il gatto Hernest gira tra i tavoli in cerca di coccole e di avanzi.
Ste così commenta la cena: “…c’era un gatto bellissimo di nome Ernesto che mi ha aiutata a finire il patè. Troppo bello…” …evidentemente le piacciono molto i gatti!! Mentre invece Fabi fa una triste scoperta: “Questa sera ho fatto la conoscenza di una cosa orribile!! Il risciacquo dei piatti in Francia lo chiamano … CAFFE’!!” Tutti a letto presto, tranne la sottoscritta che, approfittando di un momento di calma e di caratteristica illuminazione soffusa di tutto il villaggio, si attarda a scattare alcune foto delle vie e della fantastica cattedrale, che si innalza lucente dominando la collina.
Momento di disagio quando mi si affianca una macchina con a bordo dei ragazzi che cercano di abbordarmi; decido di rientrare “tout de suite” (leggasi: “di corsa”) all’hotel! Lunedì 9 agosto Risveglio verso le 8.00 in una bella mattinata di sole. E’ pazzesco come il tempo qui cambi così spesso e rapidamente! In Tv e in radio continuano a ricordare alle persone di non guardare l’eclisse senza le “lunettes” perché è molto pericoloso per gli occhi (ma noi non li abbiamo ancora trovati!).
Giretto per il piccolo borgo di Vezelay, colazione in un bar della piazza della cattedrale e partenza per il nord.
Sosta a Gien, graziosa cittadina dominata da un bel castello con vista sulla Loira, per mangiare un panino “panoramico” nel suo rilassante parco.
Costeggiamo un po’ la celeberrima Loira e vediamo qualche altro castello scorrerci accanto per strada. Ripartiamo per Orleans e decidiamo di fermarci per la notte a Sees in un hotel molto caratteristico ricavato da un antico convento. La camera delle ragazze è fantastica, con mobili antichi e letti belli grandi.
La sera mangiamo in una trattoria un po’ rustica, mentre fuori piove di nuovo. Giretto per la cittadina, la cui cattedrale è veramente molto bella, poi tutti a nanna presto perché fa un freddo … Ste dopo aver esaltato la cucina della trattoria di stasera … fa vomitino! … Evidentemente lo stomaco non la pensa come lei! Probabilmente è anche colpa del suo abbigliamento tipicamente estivo (pantaloncini e magliettina) che si è portata in valigia nella convinzione che ad agosto ci siano 30 gradi ovunque nell’universo!!! Spiegandole che il clima oceanico del nord-ovest europeo non è poi così mite, mi vedo costretta a cederle parte dei miei maglioni e calzettoni di lana, previdentemente portati! Il suo commento?: “Uffa … ma è agosto!!!!!” Nella camera di Rick e Fabi invece si racconta: ”Che nottata! Rick ed io siamo nella nostra cameretta a guardare la tv e sentiamo movimenti strani nella camera accanto. Spenta la tv decidiamo di addormentarci e proprio con il sopraggiungere del sonno, si scatena l’inferno: … ansimi, urla e la spalliera del letto dei vicini che picchia contro la parete che divide le nostre camere. Per ben cinque volte ci svegliamo per colpa degli innamorati della camera accanto!”.
Che fortunelli! … Noi ragazze invece dormiamo come tre angioletti, a parte, e dopo, i numeri di Ste in bagno!!! Martedì 10 agosto Fabi al risveglio il giorno dopo: “Questa mattina abbiamo avuto la soddisfazione di vedere in faccia i nostri vicini di camera, anche se i più soddisfatti erano loro per ben altri motivi! Prima di lasciare l’albergo incontriamo una coppia di anziani coniugi che ci chiedono se possiamo scattare loro una foto. Attacchiamo discorso sul giro che vogliamo fare e scopriamo che il signore anziano è un ex-soldato polacco che, scampato all’invasione della Polonia, prima si era rifugiato ed arruolato in Francia e poi, tramite gli Alleati, era venuto in Italia, dove si era unito alla resistenza. Rick ed io rimaniamo affascinati dai suoi racconti ed aneddoti e, senza renderci conto del tempo che passa, restiamo in sua compagnia per + di un’ora, mentre le nostre compagne di viaggio si spazientiscono nell’attesa di fare colazione!”.
Oggi il tempo è variabile. Finalmente facciamo colazione, con un po’ di figure varie: … io che cerco di pagare le brioches con dei franchi svizzeri, … noi che entriamo in un baretto per prendere un caffè, … con il nostro sacchettino di brioches, appena comperate nella panetteria proprio di fronte!!! … Si parte; Fabi: “Ci lasciamo alla spalle Sees, ma dopo una cinquantina di km blocco improvvisamente la macchina: inversione ad U … ritorno sui miei passi smadonnando. Nel notare lo sbigottimento generale, informo i miei compagni di viaggio che ho dimenticato le medicine nel frigo dell’albergo”.
Arriviamo a Lisieux dove c’è un traffico pauroso … ma sulla collina sopra di noi scorgiamo una cattedrale incantevole che somiglia vagamente a Lè Sacre Coeur de Paris! Che visione! Già di primo pomeriggio ci mettiamo alla ricerca del posto per dormire, ma “…neanche una camera a pagarla in natura … infatti l’eclisse porta sfiga…” dice Daria.
Fabi conferma: ”Giriamo per tutta la Normandia in cerca di un albergo, ma … nulla da fare! Ci si dirige verso est, giocando praticamente a rimpiattino con una macchina di belgi, nella nostra stessa misera condizione, perdendoci e ritrovandoci per un numero incredibile di volte nei parcheggi dei vari hotel.
Dopo un interminabile serie di “complet” troviamo questo posto, che è un ristorante-birreria con delle camere ormai in disuso da parecchio tempo, direi, … a sentire dall’odore di muffa che aleggia nella nostra camera.
Dopo ore di ricerca, appunto, decine di alberghi di ogni tipo e di “chambres d’hotes” perse in mezzo alla campagna, ma tutto desolatamente “complet”, ad un’ora improponibile e dopo discussioni causate dal nervosismo generale, finalmente troviamo da dormire e ci rilassiamo tutti un attimo … o si fa per dire … Ecco cosa scrive Ric sul diario di viaggio: “…Ho avuto una discussione chiara, sincera e tranquilla con Ste sulla direzione migliore da prendere per arrivare ad un B&B. Dopo alcuni minuti di dotta dialettica ho avuto una netta sensazione: è una STRONZA!!!…” Fabi ribadisce il concetto: “Ad un certo punto la cara Ste aveva avuto la brillante idea di “opinare” sull’operato mio e di Rick in merito alla ricerca dell’albergo, senza rendersi conto di rischiare paurosamente di rimanere legata al guardrail di una piazzola autostradale normanna.” E poi così continua il suo racconto: “Rick ed io ci mettiamo al banco del bar ormai a mezzanotte inoltrata, a bere una birra in compagnia dell’oste: un tipo sulla cinquantina, maglietta da motociclista, tatuaggi e collanina con osso di bisonte, capelli lunghi quasi completamente bianchi … sarebbe stato più verosimile trovarselo alla guida di un camion, che non dietro al bancone di un bar. Intratteniamo una piacevole chiacchierata con il nostro ospite che scopriamo essere originario di La Spezia, trapiantato a ElBeuf da parecchi anni.
Ad un tratto vediamo fare capolino dall’entrata i nostri amici belgi, i quali, sconsolati, se ne vanno perché noi abbiamo occupato le ultime camere libere.
Rilassati, ritorniamo in camera e, una volta spenta la luce, mi accorgo che c’è qualcosa di strano nel letto … un po’ di prurito mi mette in allarme, ma il sonno ha il sopravvento anche sulle pulci”.
Noi ragazze intanto incontriamo, nei pressi dei bagni in comune, una famiglia di italiani, stremati come noi dall’estenuante ricerca di un albergo, per tutto il giorno, ma, si sa, la zona è ormai stata presa d’assalto da un’orda di persone di ogni età, genere, nazionalità, curiose di ammirare l’evento dell’anno: l’ECLISSE TOTALE DI SOLE.
… Ma cos’è poi questa famigerata ECLISSE? … nda: “L’eclisse di sole si verifica quando la Luna è in congiunzione con il Sole in uno dei nodi o in prossimità di essi. L’eclisse totale si può avere solo quando Sole-Luna-Terra sono sulla stessa retta. Più semplicemente, si ha eclissi di sole quando la luna si interpone tra Terra e Sole, in fase di novilunio”.
Capito? … Ma! … Speriamo ne valga la pena!!! Mercoledì 11 agosto 1999 Fabi di prima mattina: “Qualcuno anche oggi ha da opinare. … Ste insiste per vedere l’eclisse a Mont S. Michel, ma le facciamo capire che sta’ molto distante … usando un paragone che cita una parte anatomica poco romantica dei lupi … Il cielo coperto per grandi tratti ci fa dubitare di poter vedere l’eclisse. Quindi iniziamo a scorrazzare per le pianure normanne in cerca di uno squarcio di cielo limpido. Non è facile, ma alla fine troviamo il posto adatto in aperta campagna”.
All’avvicinarsi dell’ora dell’eclisse pare quasi che tutto il paese si stia fermando! Persino nell’ultima farmacia che visitiamo, sempre in cerca delle “lunettes” ormai da giorni esaurite ovunque, troviamo la porta chiusa, con un cartello recante la scritta: “Aujourd’hui le personnel de la pharmacie s’est eclipsè!!” … Che spiritosi ‘sti francesi! … Intanto noi siamo rimasti senza occhialini e dobbiamo arrangiarci con i vetrini da saldatore di Fabi e gli obiettivi della macchina fotografica e della telecamera! Finalmente troviamo uno squarcio di sereno nel cielo coperto da nuvole scure. Ci fermiamo lungo la strada insieme a tanta altra gente del posto che sta aspettando, come noi, l’inizio dello spettacolo naturale. Iniziamo il conto alla rovescia: … tutto è fermo … non un suono … non un movimento … stiamo tutti col fiato sospeso! … Poi inizia il momento magico: … la luce si fa sempre più fievole, sembra il crepuscolo; … le mucche si sdraiano nei prati e gli uccelli volano tutt’intorno in modo confuso, … la temperatura si abbassa velocemente e si leva una folata di vento freddo (detto “vento d’eclisse n.D.A.). I due astri si avvicinano l’uno all’altro lentamente ed ecco … inizia la sovrapposizione; … pian piano uno spicchio sempre più grosso mette in ombra la luce irradiata dal Sole … prosegue … ne copre la metà … poi lo spicchio è di sola luce. … Giunge il momento tanto atteso: la Luna arriva a coprire del tutto il Sole! … Ora si può guardare ad occhio nudo la nera palla in cielo circondata da un alone di luce, … pochi raggi di Sole filtrano dai margini del bordo lunare, producendo una visione indescrivibile … Mi viene in mente uno dei miei film preferiti: “Lady Hawke”, dove si narra la storia di una splendida fanciulla di nome Isabeau (Michelle Pfeiffer) che, al rifiuto della passione di un vescovo (!), veniva trasformata da un suo malvagio sortilegio in falco, di giorno, mentre il suo bel cavaliere, Etienne Navarre (Rutger Hauer), in lupo, di notte, in modo che mai si potessero incontrare … Il maleficio ha fine proprio in occasione di un’eclisse (giorno e notte insieme), quando i due innamorati si possono finalmente riabbracciare! Scena struggente, per una romantica come me! Molto più emozionante, però, assistere ad un’eclisse personalmente e in diretta!!! Ho cercato di descrivere le fasi dell’evento, … molto più difficile esprimere in parole le sensazioni che ho vissuto durante quei minuti. L’impressione di essere piccola piccola di fronte a tutto questo, … un puntino infinitesimale nell’enormità della galassia, … con la recondita paura di essere vicina all’apocalisse, … alla fine del mondo, e di esserne spettatrice onoraria! … Ammetto che un po’ di timore mi ha colta sul serio, poi, … mi sono lasciata prendere dalla spettacolarità del raro evento, incantata davanti ad un cosa così unica e strana, … con la consapevolezza di assistere ad una scena che non si ripeterà più nell’arco della mia vita, o almeno così credo! Qui di seguito le impressioni dei miei amici sull’eclisse: Ste: ”…INCREDIBILE!… Quasi meglio della lingua in bocca del L… (nda: suo ex). Non credo sia possibile descriverlo…” Ric: “…P.S. Sincero: emozionante l’emozione di Daria per l’eclissi…” nda: la reazione di Daria di fronte a questo evento fantastico non si manifesta con paroloni o battute spiritose, ma con tenere lacrime e un bel sorriso, forse un po’ imbarazzato, di pura emozione. Fabi: “E’ un’esperienza mistica: … questo cerchietto nero che va a sovrapporsi al sole … poco prima della fase totale inizia ad alzarsi un venticello che man mano si fa sempre più forte … la temperatura si abbassa sensibilmente … in lontananza sentiamo mucche ululare, lupi muggire e vediamo gli uccelli volare in cerchio come impazziti … Poi mi sono reso conto che quelli che ululavano erano i lupi e a muggire le mucche! … La luce è qualcosa di straordinario: immaginate un tardo imbrunire, ma la luce, anziché provenire radente da ovest, proviene direttamente da sopra le vostre teste. Mozza il fiato!!” A spettacolo terminato ricordo il generale applauso di tutti gli spettatori al trionfo di madre natura ed i sorrisi delle persone consapevoli di aver vissuto un momento indimenticabile della loro vita.
Come per magia pian piano tutto torna alla normalità; la vita riprende a scorrere come sempre, … le persone tornano alle loro attività, … il tempo riprende a trascorrere troppo velocemente … già … perché quando si è in vacanza … come vola il tempo! Muoviamo in direzione dei famosi luoghi dello sbarco, … tutti incolonnati in un’interminabile coda di auto, … proprio come accade alla fine di un grande spettacolo o di un mega-concerto … Avete presente quelli degli U2??!! Scorgiamo lungo il percorso il grandioso Pont de Normandie, miracolo e capolavoro dell’ingegneria umana, poi i bei paesini normanni, e la bellissima Honfleur, di cui possiamo ammirare estasiati, solo dal finestrino dell’auto, il bellissimo porto circondato da casette colorate.
Ste: “…siamo giunti a Honfleur che è davvero bellissima. C’è un sacco di gente! Ora siamo diretti a Caen direzione S.Michel”.
Purtroppo l’incolonnamento continua e il nervosismo dovuto alla sensazione di perdere tanto, troppo tempo delle nostre preziose vacanze, ci impedisce di godere appieno dei panorami della bella costa atlantica, che ci sfilano accanto.
Anche quest’oggi pare che il nostro destino sia quello di trascorrere l’intera giornata alla disperata ricerca di un posto dove poter passare la notte! Fabi ben descrive l’epilogo della nostra avventura quotidiana: “Dopo lungo peregrinare, grazie all’intervento provvidenziale di una signora, proprietaria di una chambre d’hotes, – che ha affittato addirittura il cortile ai campeggiatori e pure un paio di tende sue ad altra gente sprovvista di attrezzatura da campeggio – siamo finalmente riusciti a trovare una camera per cinque persone in un alberghetto di un paesino che si chiama Caumont L’Eventè.
Avendo io delle leggere doti da sensitivo, mi vengo a trovare subito a disagio in quel lugubre posto.
Ci arriviamo alle sette e mezzo della sera circa, … tutti i bar e i negozi sono già chiusi, … il silenzio tombale rotto solo dal leggero ronzio della Punto. Incontriamo un tizio con una carrozzina che procede con passo lungo e spedito, il quale ci concede informazioni sull’albergo praticamente senza fermarsi e con un certo timore negli occhi.
L’albergatore ci mostra le nostre camere e rimaniamo stupiti dal fatto che siano due; al telefono infatti il gestore in questione, – che secondo Daria e Ste ha un non so che di omosessuale -, aveva detto di avere ancora disponibilità di una sola camera per cinque persone. MAH! Andiamo a mangiare in un ristorante lì vicino … si fa per dire! … Per raggiungerlo dobbiamo attraversare quasi sei km di bosco. Quando arriviamo, praticamente tutti gli avventori hanno già finito di cenare ed i camerieri si stanno già godendo un po’ di relax in previsione dell’imminente chiusura. … Si sono rilassati così tanto che una cameriera riesce a versare un’enorme coppa di gelato ricoperta con cioccolata calda sui pantaloni del nostro vicino di tavolo. Hi hi! Io chiedo un antipasto misto e dopo un bel po’ di attesa un cameriere abbastanza sgarbato, che finge di non capire né l’inglese, né il francese delle nostre amiche, mi consegna un cucchiaio, un piatto e mi accompagna ad una sorta di buffet, dal quale ci si può servire a proprio piacimento. Trionfante, me ne ritorno a tavola col piatto stracolmo di ogni ben di Dio e brandendo il mio cucchiaio colmo d’olio; … una scia, tipo quella lasciata dalle lumache, si sparge sul pavimento per tutto il tragitto dal buffet al nostro tavolo, … procurandoci grasse risate quando il cameriere scorbutico vi scivola sopra, seguito dagli altri camerieri a turno.
Torniamo in albergo verso mezzanotte meno un quarto ed il paese è sempre più desolato; facciamo una scoperta abbastanza agghiacciante: … l’albergo è completamente vuoto … noi siamo gli unici ospiti.
Rick a tutti i costi vuole spostare l’armadio davanti alla porta … Poco dopo aver spento la luce, l’anta dell’armadio si apre da sola scricchiolando … A mezzanotte e mezza iniziamo a sentire rumori di trattori smarmittati, frenate e quant’altro provenire dalla strada sottostante.
Dopo un paio d’ore di sonno mi sento una mano sulla bocca … non riesco più a respirare e, dopo un attimo che mi sembra infinito, riesco a divincolarmi e ad urlare a Riccardo di accendere la luce! … Non c’era nessuno! … Da quella notte ho iniziato a credere ai fantasmi, anche se ora gli amici hanno di che prendermi in giro.
Il mattino dopo, schernito dai suddetti amici, ce ne andiamo da Caumont L’Eventè senza fare colazione; … all’ingresso della sala da pranzo, infatti, Ste aveva notato, appese al muro, 2 lampade da carro funebre, con tanto di crocine bianche intorno e, … Ivy, coniando la frase :”Si è fatto tardi!”, … ci aveva consigliato di andarcene subito da lì!” Per l’appunto, Ste così commenta la nottata: “…Fabio si crede un paragnosta; secondo me è solo un portasfiga! Abbiamo dormito a Caumont l’Eventè, un posto incredibile: come gestore c’era il conte Dracula, con sua moglie Frau Bruker. Durante la notte è venuto a trovarci un amico di Fabio, il fantasma formaggino, ma anche se Fabi ha fatto un urlo incredibile, noi ragazze abbiamo fatto finta di niente. Al mattino poi, con “calma” (Ivy ha detto:”…si è fatto tardi…”), ce ne siamo andati rimpiangendo un posto così magnifico … ma ci attende le Mont Saint Michel …” Che vacanza! … Anche l’hotel dei fantasmi! Non ci facciamo mancare proprio niente! Però ammetto che qualcosa di strano aveva quel posto: … un non so che di “scena del delitto” o di “teatro di efferate violenze”. Fatto sta che si respirava un’aria strana, che metteva a disagio … Ric ed io, al ritorno a casa da questo viaggio, abbiamo fatto una ricerca in internet sui luoghi dello sbarco visitati e, con nostro estremo stupore, abbiamo scoperto che Caumont l’Eventè era situato proprio sulla linea di sfondamento delle truppe americane contro quelle tedesche, quindi, si suppone, luogo di una vera e propria carneficina, di dolore e di morte … Un brivido mi corre ancora oggi lungo la schiena a ripensare alla nottata trascorsa in quel desolato paesino, a tutti quegli strani rumori di mezzi cingolati, alla tremenda frenata e alla richiesta di aiuto di Fabio. – …La spiegazione che ci siamo dati al mattino era quella che i contadini si recavano con i loro trattori nei campi … – … si ma, … dove andavano tutti quei trattori in piena notte? … E perché quando le campane della chiesa hanno rintoccato le sei di mattino tutto è taciuto? … E il nostro povero amico Fabio … ha avuto un incubo o è stato veramente assalito dal fantasma di un soldato in cerca di vendetta nei confronti di qualche suo avo!? … Non lo sapremo mai! Quindi … tornando a noi e al nostro diario di viaggio … Giovedì 12 agosto 1999 Esordisce Ste: “Decidiamo che, anche a costo di dormire in macchina, cerchiamo di vedere qualche cosa di bello! Ci dirigiamo verso i luoghi dello Sbarco in Normandia. Giornata fantastica, un po’ di vento (e ho dimenticato la cerata!).” Abbiamo avuto la fortuna di trovare una giornata limpida e soleggiata (e calda, con grande felicità di Ste, visto che ormai è un rudere e si lamenta ogni momento dei suoi mali – … Daria concorda …
… e poi … dorme sempre di traverso in modo da occupare tutto il letto anche se è matrimoniale; … infatti ora Ste si cucca sempre il lettino singolo di scorta, che di solito è un rudere, come lei del resto, mentre Dariuccia cara ed io ci spaparazziamo nei bei lettoni comodi e caldi sempre in perfetto accordo! – … Daria annuisce ridendo …).
Dicevo … abbiamo visto i bunker (detti anche “nidi”, mi suggerisce Fabi), da dove sparavano le bombe e le mitraglie verso la spiaggia. Ric e Fabi sono semplicemente estasiati. Dopodichè ci dirigiamo verso Arromanches, luogo storico dello sbarco, con spiagge infinite e bellissime, dove quasi non riesci ad immaginare che luoghi così incantevoli siano stati teatro di una strage così inumana e stupida.
Osservazione di Ricky: “Secondo me i luoghi dello sbarco non interessano più nessuno! …” Tsè … s’è visto…! Gente di ogni nazionalità, cultura, età affollano questi posti.
Commenta Ste: “…guardo le spiagge dello sbarco e mi immagino cosa hanno provato tutti quei ragazzi che lottavano per un ideale, che a loro sembrava giusto, … anche se io le guerre, proprio non le capisco! … Non riesco a non pensare a cosa sarebbe successo se, come dice Riccardo, avessimo perso … Forse non saremmo qui oggi a guardare questo posto così bello, … ma che ti fa pensare … che in fondo noi uomini non siamo così cattivi …”.
Piccola osservazione per tutti quelli che vengono a vedere i musei della guerra ed i cimiteri: … nei loro commenti lasciati sui registri delle visite si leggono frasi tipo … “Mai più” … ”Grazie” … etc … ma non pensano a ciò che la tanto amata America, come pure tanti altri paesi che si autodefiniscono “civili”, distruggono ancora oggi in tutto il mondo, schierandosi contro popoli e paesi ritenuti “cattivi”… Solo nei cimiteri, sia americani che tedeschi, si prova la tristezza per tutto ciò che è accaduto, anche se anche qui si fa la differenza tra gli uni (distese di perfette croci bianche americane) e gli altri (qualche croce di sasso scuro tedesca).
Fabi racconta così la nostra giornata: ”C’è la bassa marea e l’oceano è lontanissimo dal parcheggio dove lasciamo la macchina; ci avviamo a passeggiare sulla spiaggia in direzione del mare, … intorno a noi ci sono bimbi che fanno castelli di sabbia e giocano spensierati attorno a tortuosissime piste per le biglie … In lontananza si vedono delle specie di carrettini sfrecciare sulla spiaggia sospinti da una vela, … coppiette che prendono il sole e si godono l’intimità. Arriviamo sul bagnasciuga: … sembra davvero impensabile che la stessa acqua blu che noi vediamo in questo momento, cinquant’anni fa, per oltre una settimana, si è tinta di rosso a causa del sangue umano versato durante lo sbarco …” Grazie all’aiuto di un gentile impiegato dell’ufficio turistico di Bayeux, finalmente, per una volta, troviamo facilmente posto per dormire, proprio all’interno della graziosa cittadina: … noi 3 ragazze in un megahotel con ogni comfort ed i raga in una chambre d’hotes (beati loro … noi non abbiamo mai avuto la possibilità di dormire in una bella e accogliente chambre!).
Scegliamo un caratteristico ristorante per consumare la nostra buona cena quotidiana e poi facciamo una passeggiata per il paese la sera. Troviamo molto caratteristiche le vie intorno alla grandiosa cattedrale, avvolta da luci e colori splendenti, e anche l’antico mulino, pure illuminato. Poi, tutti a nanna perché domani si va a … Mont Saint Michel!!! Termina Fabi: “Dopo una buona cena e una lunga passeggiata per le strade di Bayeux, ce ne andiamo a dormire nella nostra bella chambre d’hotes, ben lontani da spettri, carri funebri e dal marito di Frau Bruker!”.
Venerdì 13 agosto 1999 E’ finalmente arrivato il giorno che tanto attendevo … da anni si può dire: … il mio desiderio di vedere un giorno il famoso Mont Saint Michel! Il mattino lo trascorriamo tra il museo sullo sbarco di Bayeux, il cimitero tedesco di Marigny, quello americano di Saint James e la cittadina di Avranches, dove, grazie all’aiuto offerto dall’ufficio turistico (ci siamo fatti furbi), troviamo facilmente una sistemazione molto economica e divertente (tutti e cinque in un’unica stanza) in un alberghetto del paese.
E qui Fabi ha qualcosa da dire: “Da notare la conoscenza del francese da parte di Ste; tanto per cambiare Rick ed io chiediamo informazioni all’ufficio turistico di Avranches, un paese vicino a Mont S. Michel, e troviamo un ragazzo che parla bene l’italiano. Dopo un po’ entra Ste, parlando in quello che noi crediamo sia francese, ma la faccia dell’impiegato dell’ufficio turistico è molto eloquente: … non ha capito assolutamente nulla! Allora io dico: ”Ste, forse se parli italiano ti capisce meglio!” e quando l’impiegato conferma la mia affermazione scoppia l’ilarità in tutto l’ufficio turistico!”.
Certo che quando si è tranquilli per avere già trovato un alloggio per la notte, tutto sembra più bello e sereno! Anche il tempo è dalla nostra: una splendida mattinata, … il sole caldo ci sorride e ci augura buona giornata … Ci mettiamo in marcia … direzione Mont Saint Michel … Ste, appena scorge la sua sagoma all’orizzonte – su segnalazione di Daria, dalla vista acutissima: “Cosa sarà quella torta a punta che spunta in lontananza? … Ma è lui … il Mont Saint Michel! … E’ proprio come lo immagini! Tutto ad un tratto lo vedi così maestoso che non sai descriverlo … L’interno è stato un po’ rovinato da quello che si dice “turismo di massa”, ma il suo fascino rimane così … oltre il tempo e lo spazio, … e le maree, oltre a bagnarti i piedi, ti portano in alto come fossi un gabbiano (Livingston).
Di prima mattina abbiamo visitato il cimitero americano. Quello che ti colpisce entrando è la pace che si respira … Per una attimo non pensi a quanto siano inutili le guerre, a quanto gli uomini siano stupidi, ma tutte quelle croci bianche che, perfettamente in riga, sembrano guardarti, … quelle no, … non danno pace, ma solo tristezza, … perché non c’è cosa al mondo che valga una vita umana, qualsiasi sia la ragione.
Dopo che io, come al solito, sono stata poco bene, Fabi ha fatto la parte del rompi, cosa che gli riesce molto bene.” E Fabi ribatte: “Arriviamo a Mont S. Michel. Visita della parte bassa del monte e poi, al momento di proseguire verso la parte superiore, qualche ruderino di nome Ste inizia a stare poco bene … quindi … rinuncio alla gita per starle vicino … !!!??? … Ma niente affatto!! Raggiunta la sommità, mi sono goduto uno dei panorami + belli che avessi mai visto … le nuvole che si riflettevano nelle pozze d’acqua lasciate dalla marea …
Perdo i miei amici e, dopo un lungo giro di perlustrazione, inizio a scendere e ad incamminarmi verso la macchina, in quanto manca solo un’ora allo sgombero del parcheggio causa il montare della marea.
Per alcuni istanti, in un viottolo dell’isola, pare di trovarsi alla fermata S. Babila della metropolitana di Milano all’ora di punta! … Si sente parlare solo milanese e siamo tutti accalcati! … Ecco l’unica pecca di Mont S. Michel: … la marea … quella della gente!!” Quindi …. Dov’ero rimasta … ah sì … Avete presente l’emozione che si prova quando si vede per la prima volta un posto tanto sognato, perché, per qualche strana ragione, ti ha sempre colpito per la sua bellezza, fascino e particolarità?! Beh … Vi assicuro che avevo il cuore pieno di gioia e di incredulità, in quanto non immaginavo che quel luogo così magico fosse ancor più bello di quanto avessi mai pensato e osato sperare! Fin dal primo istante in cui riesco a scorgere in lontananza la famosa sagoma dell’isola, fino all’ultimo mio sguardo lanciato frettolosamente e malinconicamente dalla macchina sulla via del ritorno, per imprimere bene in mente l’immagine del monte così “spettacolosamente” illuminato, … bene … tutto quello che sta nel mezzo per me è stato semplicemente fonte di pura felicità! Me ne giravo leggera come camminando su nuvolette sospese nell’aria per viuzze e viottoli, salendo e scendendo centinaia di gradini, vagando tutt’intorno alle mura e su, … su in cima, sulla vetta da cui si gode un panorama mozzafiato sull’oceano Atlantico.
Come descrivere la maestosità della cattedrale, la sua storia e le fasi dell’evoluzione della sua costruzione, il bellissimo chiostro interno e la vetrata a picco sul mare … Intanto perdiamo il nostro amico Fabio, mentre Ste già l’abbiamo abbandonata spudoratamente in un bar, vista la sua quotidiana condizione non eccezionale di salute, incapaci noi però, anche con tutta la buona volontà, di rinunciare alla visita del santuario per starle accanto … Amici! … (in verità non stava poi così male!) … Raggiungiamo Fabi che racconta: “Ritrovati gli amici al parcheggio, ben presto arriva l’ora di cena; mi adiro come un’animale perché, dopo aver deciso di entrare in un ristorante, dopo esserci accomodati e dopo aver chiesto i menu … i miei amici si alzano e se ne vanno! … Al che è partita una sfuriata! Ritrovo la calma solo dopo una lauta cena.” La verità è che nel primo ristorante il menù era così particolare che non si riusciva a capire di che genere di vivande erano composti i piatti così fantasiosamente elencati … al che, la maggioranza aveva deciso di togliere il disturbo con “non-scialance” (leggasi: alla chetichella) e di andare a cena in un ristorante molto più bello, dove c’erano persino i menù scritti in tutte le lingue e dove veniva offerta una grande varietà di piatti e opportunità di scelta dei relativi prezzi! … E ancora … come descrivere, poi, verso sera, il momento del montare della marea … uno spettacolo nello spettacolo, una rappresentazione della forza della natura inscenata in una sorta di teatro, solo esso stesso degno di uno scrosciante applauso … Quindi, per non farci mancare proprio niente di questa splendida giornata, ci attardiamo fino all’ora, prevista per quest’oggi, in cui monta la marea; insieme a noi, tanta gente sta aspettando con impazienza il momento tanto atteso.
Notiamo che le onde cominciano a cavalcare dapprima lentamente poi sempre più impetuosamente la superficie dell’acqua, generando una candida schiuma e un suono tipo “sfrigolio” molto strano e particolare … Nel frattempo il sole comincia a tramontare rendendo tutto se possibile ancor più bello e spettacolare … Alcuni del nostro gruppetto di amici si diverte a riprendere con la videocamera la piccola quanto insistente ed incalzante ondina che, pian piano e poi sempre più alta e veloce, arriva a bagnarci i piedi e ci costringe rapidamente ad indietreggiare e poi a salire sul ponte-strada che consente di non far rimanere isolato completamente dal mare il celeberrimo Monte.
In men che non si dica l’acqua, salendo pian piano prima sulla spiaggia e poi sempre più su fino ai parcheggi più vicini, arriva a lambire le mura di cinta del magico luogo, circondandone totalmente tutto il perimetro; se non fosse come appena detto per la strada rialzata, Mont Saint Michel rimarrebbe completamente isolato dalla terraferma e diverrebbe una vera e propria isola giusto per il tempo del perdurare dell’alta marea.
Intanto si è fatta sera e, ultima sorpresa della bellissima giornata, con l’infittirsi del buio e poi al calar delle tenebre, dalla punta della cattedrale fin giù sotto alle mura di cinta, tutto si accende di mille luci sfavillanti e colori dalle calde tonalità, donando al luogo un alone di fascino ancor più marcato, se possibile! Sulla via del ritorno, mi sporgo spesso dal finestrino dell’auto e mi volto a contemplare tutto quello splendore, con l’intenzione di non dimenticare mai la gioia provata dai miei occhi e la sensazione sentita nel mio cuore di aver visitato, a parer mio, uno dei posti più belli del mondo.
Sabato 14 agosto 1999 Fabi esordisce: “Abbandonata la Bassa Normandia entriamo in Bretagna.
Nel primo pomeriggio troviamo un alberghetto, che altro non è che una casa colonica sistemata per sembrare una pensione; è gestito da una coppia di pensionati, che parlano esclusivamente il dialetto bretone, che poco c’entra col francese che insegnano a scuola, cosa che mette a disagio la povera Ivy.
Tanto per cambiare, la situazione la risolvo io stesso. Tra lo stupore generale, inizio a parlare in dialetto domese con il vecchietto, il quale mi risponde in dialetto bretone, … intendendoci a meraviglia! Il posto si trova vicino a Cap Frehel: … una costiera maestosa, spazzata da un vento fortissimo, … la frontiera tra la Terra ed il Mare lì è nettissima, … cinquanta metri di strapiombo, … una parete unica di roccia tormentata dall’infinito abbattersi delle onde …
In prossimità del faro, trovo un passatempo fantastico: … mi lascio andare … inclinato di oltre quarantacinque gradi, sullo strapiombo e … rimango sorretto dal vento costante e furioso; … ho come l’impressione che mi basti uno slancio con le gambe per prendere il volo e rincorrere i gabbiani …
Visita al forte di Fort La Latte, che dista pochi minuti di cammino dal faro di Cap Frehel: … molto bello quanto affollato e, sinceramente, mi riprometto di rivederlo, magari in autunno, lontano dalle orde di gitanti che stringono d’assedio il forte, come fossero moderni pirati, per poi ritornare alle loro case con ricchi bottini di souvenirs e cartoline.” In effetti la giornata di oggi è veramente fantastica: cielo azzurro, sole caldo, venticello bello fresco, albergo carino trovato già di prima mattina, morale alto … Comincia proprio a piacermi questa Bretagna, che mi pare addirittura più bella e ospitale della pur altrettanto affascinante Normandia.
Riusciamo a goderci per tutta l’intera giornata le spettacolari coste bretoni, battute dalle onde dell’oceano impetuoso e da una forte brezza atlantica, visitando luoghi davvero unici come Cap Frehel, dal bellissimo faro, ed il vicino Fort La Latte.
Cap Frehel si trova all’interno di una riserva naturale molto vasta e ci si può avventurare in lungo ed in largo tra cespugli di rododendri e altre specie di piante e fiori; la passeggiata più bella è naturalmente quella che conduce al punto più estremo della penisola che si protende verso il mare, da cui si scorgono tanti altri fari lontani, e dove si può ammirare una vasta varietà di uccelli marini.
Nel tardo pomeriggio, su esplicita richiesta di chi vuole a tutti i costi vedere il faro di Ploumanach … e qui lasciamo continuare Fabi: … “Partiamo per vedere il faro di Ploumanach, che dista un bel po’ da Cap Frehel; ci fermiamo a mangiare in un paesino della costa che si chiama Paimpol, dove troviamo una pizzeria italiana dove si mangia niente male. Peccato che il caffè rimanga sempre il solito risciacquo di piatti, ma ormai mi sono abituato al gusto e non ne faccio più una tragedia.
Dopo la cena scopriamo che in paese c’è una festa con un concerto di musica celtica; io propongo di fermarci lì e di rinunciare, almeno per il momento, alla visita di Ploumanach, anche perché ormai è tardi e un faro, di notte, non è che abbia poi questa grande attrattiva – si vede solo una luce che si accende e si spegne – Ma, nulla da fare! … Partiamo alla volta di Ploumanach, ma … insorge un problema lungo la strada: Rick, durante il rifornimento di benzina fatto in mattinata, deve aver lasciato il tappo del serbatoio aperto e, si presuppone, sia evaporata un po’ di benzina, … in quanto non riesco a capacitarmi di come, dopo pochi km, siamo rimasti praticamente a secco! Rinunciamo a Ploumanach e decidiamo di tornare a Frehel, … peccato che la benzina è agli sgoccioli e Ste, che si è appropriata della cartina stradale, ci dice di andare a destra anziché a sinistra, dove il faro emetteva la sua luce (notare che l’albergo è a cinquecento metri dal faro!).
Senza capire come e perché, … ci ritroviamo a metà del nulla! Per pura fortuna incontriamo un valdostano in una sorta di lupanare, dove alcuni uomini e donne di malaffare sono intenti a giocare a carte. Il valdostano ci accompagna ad un distributore e poi se ne torna alla sua partita a carte.
– N.B.: Se capitate in un distributore in Francia, durante l’orario di chiusura, assicuratevi di avere un carta carburante francese, in quanto l’automatico lì non ha nemmeno il buco per le banconote e non accetta carte di credito italiane -.
Fortunatamente, dopo pochi minuti di armeggiamenti vari intorno alla pompa di benzina, arriva un signore con la moglie che, preoccupato nel vedersi avvicinare da cinque derelitti, si affretta nel fare rifornimento, ma poi, vedendo le banconote che stringiamo in mano, capisce le nostre intenzioni pacifiche e ci permette di fare il pieno con la sua carta di credito in cambio del contante, … con inclusa lauta mancia.
Seguendo le indicazioni di Ste all’incontrario e orientandoci con il faro (non l’hanno forse inventato apposta?) arriviamo in albergo alle quattro di mattina.
Scesi dalla macchina ci accorgiamo di che magnifica notte sia: … l’unico rumore, quello del vento, … e le stelle brillano come non mai, nel buio totale del cortile dell’hotel, … regalandoci uno spettacolo unico, … e facendo sì che tutte le nostre disavventure siano state solo uno stratagemma per farci essere li … in quel preciso istante, … stremati, assonnati, ma felici ed affiatati!”.
Ed ora la versione di Ste: “Perché passare una giornata tranquilla? Il nostro amico Fabi ha pensato di movimentare così la nostra: senza benzina, … ad un numero imprecisato di km dall’albergo trovato in mattinata… – … il pomeriggio era trascorso a guardare fari, che qui crescono come funghi; sono davvero belli e, anche se nel primo abbiamo trovato un po’ di brezza marina (leggi “tornado”), il panorama è davvero stupendo, … il mare con il colore degli occhi di L… (n.D.A.: sempre il suo ex … ) è maestosamente agitato, con onde che si infrangono contro gli scogli … … Davvero unico e anche magico (chiedere a Ivy e Ricky)!” N.D.A.: dopo alcuni mesi di relazione nascosta agli amici un po’ impiccioni, qui in vacanza Ric ed io decidiamo di rendere la cosa pubblica e ci dichiariamo alla luce del sole e davanti all’oceano il nostro amore, sotto gli occhi stupiti dei nostri tre compagni di viaggio.
Ste: “Ritornando a Fabi … quella bestia si è un po’ scordato di fare benzina e, sulla strada per Ploumanach (che non abbiamo visto!), alle ore 1.00 siamo rimasti quasi a secco! Ma con le mie fantastiche indicazioni, … all’incirca sulla strada giusta … il dramma! Io non capisco bene dove dobbiamo andare e così finiamo dalla parte opposta! Ma la fortuna, si sa, aiuta gli sfigati (Fabio) e così un signore molto gentile ci aiuta a fare benzina, in cambio di favori particolari da parte di Ricky, che poi accusa dolori ovunque …
Alle quattro arriviamo ai nostri letti, stanchi ma felici per una fantastica giornata.” Nulla da aggiungere a quanto già ben descritto nei minimi particolari dai miei due amici-commentatori, tranne qualche appunto personale: – davvero incantevole il vivace paesino costiero di Paimpol, dalle viuzze caratteristiche e il bel lungomare (da segnalare il ristorante-pizzeria italiano dove ci rimpinziamo bene bene di pizza, primi e dolci squisiti); – un vero peccato aver mancato il concerto di musica celtica, sempre in questo bellissimo porticciolo di Paimpol, ma, si sa, la maggioranza vince … – terribile l’esperienza di rimanere in mezzo al nulla più completo della campagna bretone, senza più un goccio di benzina! – liberatorie le lacrime e le risate di noi tutti quando finalmente convinciamo un distinto signore francese, un po’ circospetto nei nostri riguardi, a concederci l’uso della sua carta carburante in cambio di banconote … – bello il momento del nostro ritorno a casa (albergo), sotto una coltre di stelle mai vista prima … Domenica 15 agosto 1999 E’ purtroppo arrivato anche il momento di cominciare il viaggio di rientro alla base.
Salutiamo i nostri amici bretoni e, mentre Fabio ed io studiamo sulla cartina il tragitto più breve e veloce per tornare in Italia, Ste e Daria si occupano di caricare tutti i bagagli in macchina.
FABIO: ”Ivy ed io, come due perfetti ammiragli, tracciamo la rotta per il rientro, mentre Ste e Daria caricano i bagagli in macchina. Saluto il mio anziano ospite con il quale sono riuscito ad instaurare un buon dialogo nonostante il fatto che io parli nel mio dialetto e lui in bretone.
Partiamo al mattino di buon’ora (alle dieci del mattino vi assicuro che è molto presto, se la sera prima vi siete persi per la campagna bretone senza benzina , e vi siete coricati nel letto alle 4 di notte!!!)”.
Si parte con l’intento di fare più chilometri possibili in giornata, fermarci solo per la notte e proseguire il giorno dopo fino ad arrivare direttamente a casa.
In men che non si dica, con Fabio alla guida della sua auto, che si sta comportando veramente bene, nonostante il pesante carico ed il numero di chilometri macinati, sfrecciamo attraverso campi, cittadine, paesi, città, percorrendo centinaia di miglia in poche ore.
Poi, ad un imprecisato numero di chilometri dal luogo di partenza del mattino, improvvisamente e desolatamente Fabio si accorge di qualcosa, o meglio della mancanza di qualcosa: “Alla una del pomeriggio ci troviamo un bel centro commerciale Carrefour dove comprare pane e salumi vari, come ormai nostra abitudine quotidiana, e fare pranzo nel parcheggio, guardando i francesi fare cose del tutto assurde tipo: mettere il pane senza sacchetto dentro il bagagliaio della macchina (dove ovviamente si tiene una cassetta degli attrezzi), portare le baguettes sotto il braccio pur avendo l’ascella pezzata dal gran caldo, e tante altre scenette simili…
Cerco il coltello che si trova nella tasca esterna del mio zaino per preparare i panini, ma non riesco a trovarlo … ad essere sinceri non riesco a trovare neppure la tasca … e qui la tragica scoperta: … oltre al coltello e alla tasca … manca proprio tutto lo zaino!! … Ma questa vacanza mi ha proprio fatto bene … ho preso questo inconveniente con molta filosofia e, nonostante tutto, non ho né “smadonnato”, né abbandonato Daria e Ste ad un triste destino presso qualche piazzola autostradale … Ancora due giorni di viaggio si prospettano innanzi a noi ed io posseggo solo ciò che ho indosso … Domattina vedrò di telefonare all’albergo di Cap Frehel per organizzare la spedizione dello zaino a casa mia e magari, nel frattempo, di comprarmi una maglietta e un paio di mutande! Grazie a dio, pile e incerata sono rimasti sparsi nella macchina, quindi, almeno, freddo e pioggia non li dovrò temere.” … Ma povero Fabio, tutte a lui devono capitare! … Cerchiamo di risollevare un po’ il morale al nostro amico e gli consigliamo di recarsi presso l’Ufficio del Turismo della prima città che incontriamo sulla strada per chiedere gentilmente aiuto e informazioni sulla prassi da seguire in questi casi.
Entriamo nella bella città di Nevers e, proprio vicino alla strepitosa cattedrale, troviamo l’Ufficio Turistico ( … che Fabio ricorda molto bene … ) … solo che è chiuso; quindi ci torneremo l’indomani mattina, visto che si è fatto tardi e si deve trovare un posto per passare la notte.
Ci concediamo per stavolta un albergo della famosa catena “Campanile”; le camere sarebbero anche carine, se non fosse per il fatto che il terzo letto sia semplicemente una branda (per ovvi motivi precedentemente detti, destinata a Stefania), posizionata quasi rasoterra e proprio davanti alla porta del bagno … Praticamente Daria ed io siamo inevitabilmente costrette a calpestare la povera Ste ogni volta che ne abbiamo bisogno, suscitandone le sue rimostranze … I ragazzi invece scoprono di avere la tv satellitare in camera e per caso si sintonizzano proprio su un canale che trasmette un film hard … Uomini! Lunedì 16 agosto Fabio: “Abbiamo pernottato in una comoda quanto impersonale camera di una grande catena di alberghi chiamata Campanile, abbastanza costosa, … ma questo passa il convento in quel di Nevers (praticamente dove fanno il GP di F1 a Magny Corse).
Mi reco all’ufficio turistico per cercare di avere il numero di telefono dell’albergo di Cap Frehel … e qui mi rendo subito conto che lo zaino è stato dimenticato per mano divina … … Apro la porta e rimango a bocca aperta: … al banco dell’ufficio non c’è la solita segretaria col sorriso di circostanza, ma bensì … un ANGELO! E’ bellissima … i suoi occhi ed il suo sorriso mi perseguiteranno per lungo tempo, … la sua voce flautata e dolce riecheggerà per sempre nella mia memoria.
Sono talmente rapito dal suo sguardo da non riuscire più a capire cosa mi stia dicendo, ma poi realizzo che non capisco niente perché mi parla in francese! Ma l’amore non conosce differenze etnico-culturali! Dovrò aspettare sino a sera per capire che l’organizzazione della spedizione dello zaino dimenticato è andata a buon fine, … naturalmente tutto per merito suo! Non finirò mai di ringraziare Ste e Daria per aver dimenticato i miei miseri averi in Bretagna!!” E bravo Fabio che mi torna in Italia tutto innamoratino, con lo sguardo perso ed il sorrisino ebete! Sicuramente, oltre al ricordo delle nostre avventure in terra francese, Fabio si ricorderà per lungo tempo il suo angelo incontrato per mano del destino. Beh … il nostro driver chiude proprio in bellezza la sua vacanza! Tornando a noi, dopo la sosta all’ufficio turistico di Nevers, riprendiamo la macchina per affrontare (purtroppo) l’ultimo giorno di viaggio di rientro verso casa. La stanchezza ormai comincia a farsi sentire e personalmente comincio a sognare il mio comodo lettino e la tranquillità di casa! Percorriamo in poche ore centinaia di chilometri, fermandoci solo per sgranchirci un po’ le gambe e per le dovute soste di rito per mangiare e … fare pipì.
L’ultima fermata in terra francese la facciamo in un grazioso paese, dove Daria e Ste provocano un assembramento di papere e uccelli nel fiumiciattolo che scorre vicino alla piazza dove abbiamo posteggiato, gettando ovunque pezzi di baguette.
Varchiamo il confine italo-svizzero in serata; pochi chilometri e siamo a casa.
Non mi sembra vero di essere stata via solo una settimana! Abbiamo fatto, visto, sentito, provato, sofferto, riso, tanto, così tanto, … una vacanza veramente vissuta pienamente, ricca di tante cose, sia belle che meno belle, … una vacanza-esperienza coi fiocchi! Agosto 2002 – Festa dell’Unità della Lucciola di Villadossola VB… … cinque giovani volontari, un po’ meno squattrinati di tre anni fa …, gestiscono la bancarella del libro a metà prezzo, … tanta gente, … amici in partenza o già di ritorno dalle vacanze, … voglia di ri-partire anche noi, … almeno con la fantasia … … Perché non scriviamo un bel diario del nostro viaggio di tre anni fa … e lo intitoliamo: … “All’inseguimento dell’eclisse” … ?