All but Not Inclusive: Cuba fuori dai resort

Viaggio in bus tra case coloniali, foresta tropicale e cayerias del norte
Scritto da: egi2010
all but not inclusive: cuba fuori dai resort
Partenza il: 15/12/2013
Ritorno il: 12/01/2014
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Scrivere un diario di viaggio originale su Cuba è praticamente impossibile visto che è ormai una meta decisamente sfruttata, ma leggere quelli in rete prima di partire è sempre utile. Eviterò di dilungarmi in una cronistoria e mi limiterò a dare qualche spunto per chi deve ancora andarci.

Si tratta di un viaggio in autobus, lungo le tratte servite dalla Viazul, per intenderci i bus per turisti e cubani ricchi, con qualche deviazione in taxi e tappe di 3 o 4 notti in ogni posto.

Niente hotel, solo Case Particular, tutte sufficientemente coloniali ed accoglienti.

Niente di prenotato a parte il volo e la prima notte all’Havana e alla fine il percorso è risultato questo: Havana-Vinales-Trinidad-SantaClara-Remedios-Camaguey-Santiago-Baracoa-Moron-Cienfuegos-Havana.

Giornate di mare a Cayo Jutias da Vinales, Playa Ancon da Trinidad, Playa Maguana da Baracoa, Cayo Guillermo da Moron e per finire la spiaggia vicina a Rancho Luna da Cienfuegos.

Tutto quanto si poteva vedere più rapidamente e forse meglio con auto a noleggio, è una scelta possibile, ma sta a voi decidere la velocità del viaggio.

Top dell’architettura coloniale è sicuramente Trinidad, ormai completamente restaurata, ma Camaguey, un po’ incompiuta e Cienfuegos così francese, non sono da sottovalutare.

Santiago è una San Francisco caraibica, condita di Africa…da non perdere.

Per la foresta tropicale basta organizzare passeggiate o trekking nei dintorni di Vinales e Baracoa.

Per tentare di ritrovare lo spirito rivoluzionario non potete evitare Santa Clara né saltare la caserma Moncada a Santiago. Per i più incalliti un must è la Sierra Maestra, nel caso specifico clamorosamente mancata per via di un fronte freddo e piovoso che la assediava.

Per la musica non c’è che l’imbarazzo della scelta.

Sulle spiagge non mi sbilancio in giudizi, perché tutto dipende dalla luce, dal vento e dal colore che il caribe propone quando ci si arriva.

Fin qui nulla di nuovo, i segreti per spostarsi a Cuba sono ormai noti, così come gli indirizzi delle migliori Case Particular e quelli dei luoghi storici per il Mojito.

Rimane poco da scoprire, solo il fatto che a Cuba si gira tranquilli e che tutto in qualche modo si sistema.

Si trova sempre un posto sull’autobus, si trova un taxi da condividere se non c’è l’autobus, si trova una stanza da un vicino se la Casa Particular che avete scelto è piena, si trova una finestra che vende la pizza al padellino se avete fame, un caffè se siete stufi di girovagare e una playa adeguata se avete qualche giorno per riposarvi.

Per godersela davvero non bisogna avere fretta, è bene sapere un briciolo di spagnolo, è obbligatorio fidarsi ed esperare.

E così rimangono le sensazioni che questo viaggio ti lascia, perché Cuba è quasi tutto quello che non ti aspetti.

Prima di tutto i colori. Il verde luminoso di una vegetazione tropicale incontaminata e quello delle divise del Che e di Fidel che occhieggiano da improbabili cartelli lungo la Carretera Central. L’azzurro glaciale degli autobus per turisti e quello immacolato degli edifici governativi ereditati da Batista. Il turchese del mare. Il bianco della sabbia di Playa Pilar.

I colori delle case coloniali, quei colori che esistono solo a Cuba e in nessun altro posto del mondo. Quelli rivisitati e corretti delle auto americane degli anni ’50 che circolano ancora spinte da nuovi motori coreani. Le sfumature della pelle dei cubani che sono arrivati qui dal resto del mondo.

Poi i sapori. L’azucar sempre e ovunque. Il caffè delle piantagioni di Pinar del Rio. Il cioccolato puro delle barrette che escono avvolte nella carta stagnola dalla fabbrica di Baracoa, inaugurata nientemeno che dal Che.

I suoni. Quelli che cercavi e quelli che non ti potevi nemmeno immaginare. I galli che cantano all’alba dai tetti dell’Havana. I condizionatori che ronzano tutta la notte per allontanare l’afa e le zanzare che circolano a piede libero. Il Raggeton, la Pausini e Ramazzotti eternamente per strada. Il popurri ranchero di Juan Gabriel sugli autobus notturni. I sestetti di Son e la Salsa ma, solo se li cerchi nei posti più nascosti e malandati, tra vecchietti e rivoluzionari disoccupati.

E tutte le sfumature del Ron soprattutto quello Anejo, per colorare ed insaporire gli onnipresenti cocktail, per accompagnare la musica e farti dimenticare dove sei finito in vacanza.

A Cuba le spiagge più belle sono usurpate dai mille Resort All Inclusive, le altre sono così così.

A Cuba i Cayos sono spesso collegati alla terraferma da chilometrici pedraplen che separano i turisti viziati dai cubani in coda con la libreta alla mano per comprare riso, pane e fagioli a prezzo politico.

A Cuba la sanità è gratuita ma scarsa, perché i medici bravi vengono mandati in Venezuela in cambio di petrolio.

A Cuba non ci sono officine meccaniche perché tutti gli autisti sono anche un po’ meccanici.

Le auto di Cuba sono eterne perché i pezzi di ricambio delle macchine attraversano impuniti il bloqueo, e la Chevrolet continua a produrre pezzi di ricambio originali, basta ordinarli a catalogo.

A Cuba i turisti non possono salire sugli autobus dei cubani a meno che non ci siano tanti posti liberi e questo non succede praticamente mai, le liste di espera sono infinite. Ma bisogna provare almeno una guagua o una camioneta della cooperativa per sapere cosa vuole dire veramente muoversi a Cuba.

A Cuba c’è la base di Guantanamo, ma da Cuba non si vede.

A poche miglia da Cuba c’è la Florida, con tutto il suo consumismo in attesa di sfondare definitivamente il bloqueo appena le due monete verranno unificate.

Cuba è un paese in bilico tra autarchia e consumismo, un mix tropicale di economia a base di sussidi statali e shopping compulsivo, lo si legge già negli occhi dei cubani che si fermano ad ammirare le orrende vetrine dei magazzini L’Encanto.

Ma a Cuba bisogna andarci per sfogliare en vivo uno degli ultimi capitoli della sua rivoluzione.

Qualche info pratica

Visto (tarjeta del turista): si fa in Italia all’ambasciata o al consolato, costa 22 Euro e vale 30 giorni, attenzione a non perderlo perché serve per il timbro in uscita. Ricordate di conservare 25 CUC per la tassa di uscita in aeroporto.

Moneta: si cambia ovunque l’Euro in CUC (1 CUC = 1 USD), cambiate qualche CUC (pesos convertibili) in CUP (pesos comuni, 25 per 1 CUC) per i prodotti autarchici. Alla Cadeca si fa sempre la coda e quindi meno volte cambiate meglio è. Non confidate su carte e bancomat a meno di non frequentare i resort di lusso.

Comunicazioni: le SIM italiane funzionano quasi sempre, ma telefonare con quelle costa tantissimo. Per le chiamate locali esiste una tarjeta da 5 o 10 CUP che dura una vita, c’è anche internet nei punti Telecsa/Telepunto, se proprio non resistete senza connettervi al resto del mondo.

Assicurazione sanitaria: obbligatoria ma nessuno ce l’ha mai chiesta

Autobus Viazul: non è il caso di prenotarli dall’Italia, se volete stare tranquilli prenotateli il giorno prima di ogni tratta, nelle città di passaggio come Santa Clara tanto non prenotano perché non sanno se ci sono posti liberi. Sono abbastanza lenti, ma puntuali, non sono certo economici. I cubani li adorano per via dei sedili reclinabili e dell’aria condizionata. Voi portatevi un pile, il freddo è intenso.

Taxi: costosi ma sempre trattabili, condividendoli si spende un po’ meno e si fa amicizia. Costano comunque meno del noleggio auto e sulle tratte da/per Havana sono competitivi rispetto al bus. Certe volte sono autentiche macchine USA anni ’50 e quindi ne vale la pena.

Case particular

Havana – Casa Esther di Esther Cardoso, attrice e co-fondatrice della compagnia teatrale Bondia

Vinales – El Cafetal e dalla vicina di casa Tatica Y El Chino

Trinidad – a casa dell’avvocato di Casa Meyer

Santa Clara – in una mezza casa coloniale consigliata dalla Casa Florida

Remedios – a casa del medico del poliambulatorio di San Bartolomè perché era tutto pieno per via delle Parrandas la vigilia di Natale

Camaguey – dall’architetto di Casa Los Vitrales

Santiago – Casa Nelson, centrale e comoda a tutti i servizi

Baracoa – Casa Colonial da Lucy, la fata turchina del Caribe

Moron – Casa Papito, il vicino di casa dell’Hostal Maite

Cienfuegos – Casa Golondrinos con il suo agitatissimo proprietario e uno splendido terrazzo ventoso sulla città



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