Algeria, la “nuova” porta dell’Africa è un paese tutto da scoprire tra archeologia e deserti

Eccomi a raccontare il tour in un Paese che si è affacciato al mercato del turismo relativamente da pochi anni ma che ha un enorme potenziale per via del mix di bellezze naturali e resti storico-archeologici che possiede: l’Algeria. Questo paese infatti, nonostante sia ora il più esteso d’Africa, è compresso tra vicini quali Marocco o la piccola Tunisia che, in numeri di visitatori, lo surclassano di parecchie volte: dopo anni di chiusura ha quindi deciso di promuoversi nelle varie fiere del settore e nei prossimi anni si prevede un’impennata dei turisti attratti da questo territorio quasi vergine. Dovrà però imparare molto dai suddetti vicini per quanto riguarda l’aspetto burocratico di accoglienza: non è un bel biglietto da visita tenere i viaggiatori in aeroporto per 4/5 ore per rilasciare un visto turistico di ingresso nel Paese. Superato però l’ostacolo frontaliero vi si aprono un mondo ed una cultura straordinari che ancora per poco potrete apprezzare in relativa tranquillità, lontano dalle orde di turisti che ormai invadono gran parte dei siti di tutto il Mondo. Entrando nel dettaglio, il tour cui abbiamo preso parte è stato organizzato dalla Aurora Viaggi di Trieste (www.auroraviaggi.com) e prevedeva nove giorni di viaggio con visite sia di alcuni straordinari siti archeologici di epoca romana nella parte nord del Paese sia della magnifica zona desertica al sud, il Tassili n’Ajjer. Vanno meritatamente citati l’accompagnatrice Maria Rosa, la guida locale Mohamed e il referente dell’agenzia locale Abdelnour per la loro competenza, professionalità, simpatia e disponibilità.
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Algeri, la capitale che si affaccia sul Mediterraneo
La capitale Algeri si estende per molti chilometri lungo un’ampia baia sul Mar Mediterraneo ed è costituita da un mix contrastante di edifici di epoca coloniale francese nella zona prospiciente il mare e di decrepite e fatiscenti casupole e palazzi – comunque di grande fascino – nella casbah che si estende sulle alture che digradano verso la costa. La città ha vissuto il passaggio di moltissimi popoli e culture quali fenici, romani, vandali, berberi, arabi, spagnoli, ottomani e francesi che ne hanno forgiato l’aspetto e la visita della casbah – patrimonio Unesco – con stretti vicoli e ripide scalinate è sicuramente un’esperienza da vivere per poter immergersi in una cultura ora così diversa dalla nostra ma che in fondo – come molte città portuali del Mediterraneo – ha radici comuni. La presenza di numerose alture consente magnifici scorci dell’abitato : immancabili le salite alla chiesa di Notre Dame d’Afrique, del monumento ai martiri e, nella casba, alla terrazza del locale Stah El Bahdja.
Altra città suggestiva per la posizione che occupa è Costantina, terza in Algeria per numero di abitanti ed anticamente capitale del regno di Numidia con il nome di Cirta; è attraversata dalle gole del fiume Rhumel e numerosi ponti ne collegano le varie zone e quartieri, di cui quello attorno al palazzo del Bey è sicuramente il più suggestivo. Ha un bel museo e merita anche la visita dell’imponente moschea Amir Abdel Kader, inaugurata una trentina d’anni fa.
I tesori archeologici della Tunisia
Passando alla parte storico archeologica del viaggio, il tour ci ha proposto la visita di alcune importanti siti, alcuni dei quali patrimonio dell’Unesco.
Ad una settantina di chilometri ad ovest di Algeri si trova Tipasa, porto cartaginese prima e colonia romana poi, in posizione molto suggestiva sul mare con vedute da cartolina dei resti color ocra e del verde della vegetazione sullo sfondo blu del Mediterraneo. Lungo la strada per arrivarci si può visitare il Mausoleo Reale di Mauretania, probabilmente la tomba di Giuba II e della moglie Cleopatra Selene (figlia di Marco Antonio e Cleopatra).
A circa 300 Km ad est di Algeri e 100 km dalla costa si trova invece Djemila, che visse il periodo di maggior splendore prima sotto gli imperatori Antonini e poi sotto i Severi ( dal 130 al 230 d.C. c.ca) vivendo una rinascita nel periodo cristiano (IV secolo): vi si trovano importanti rovine di templi, fori, archi, terme, chiese e case private con spettacolari cicli musivi a tema mitologico visibili nell’attiguo museo (peccato per l’illuminazione inadeguata)
Per ammirare però uno dei più bei mosaici romani ci si deve recare nella vicina Setif dove nel museo archeologico è esposto il Trionfo indiano di Dioniso del III secolo d.C.: uno dei migliori esempi della superba scuola musiva nordafricana caratterizzata dall’uso di tessere molto piccole e di molti colori. Nello stesso museo è esposto anche un bel Trionfo di Venere.
Ma il sito archeologico romano più importante che abbiamo visitato è certamente Timgad, definita non a caso la Pompei d’Africa per lo stato di conservazione e l’estensione dei resti degli edifici. Situate a 1300 metri sul livello del mare su un altopiano nelle montagne dell’Aures a 500 km a sud-est di Algeri, le rovine si estendono per almeno una cinquantina di ettari. Su tutto spiccano il teatro, il Capitolium, il mercato, le innumerevoli terme e il c.d. arco di Traiano e va certamente visitato il bel museo, particolarmente ricco di mosaici rinvenuti nelle magnifiche domus cittadine. Della vicina Lambesis invece non è rimasto molto in quanto gli occupanti francesi utilizzarono parte degli antichi materiali romani per edificare un carcere nei pressi del sito !
Djanet e l’Algeria più profonda da scoprire
La seconda parte del tour, come già accennato, prevedeva lo spostamento aereo a Djanet, piccola oasi di 15mila abitanti situata in pieno Sahara vicina ai confini con Libia e Niger: è la porta d’accesso al deserto del Tassili n’Ajjer ed al relativo parco nazionale, vero scrigno di tesori naturalistici. Per una questione di tempistiche il nostro tour purtroppo prevedeva i tre pernottamenti nei pressi di Djanet nello stesso albergo e le escursioni con fuoristrada 4×4 spostandosi lungo la Route Nationale 3, i cui medesimi tratti abbiamo percorso più volte in andata e ritorno dalle visite. La strada N3 è una specie di spartiacque : percorrendola verso nord sulla destra si estende il parco nazionale del Tassili n’Ajjer caratterizzato da una moltitudine di formazioni rocciose erose dal vento e dalla sabbia e dove sorprendentemente si trovano qualche albero e un po’ d’erba, mentre sulla sinistra della strada si estende quello che nell’immaginario di tutti è il Sahara: una infinita distesa di sabbia e dune.
La prima giornata di visite è stata dedicata alla zona del Timras ad una cinquantina di km N.O. da Djanet, dove formazioni rocciose di arenaria creano uno straordinario insieme di rocce, pinnacoli e guglie e dove è possibile ammirare numerosi esempi di pitture rupestri di epoche preistoriche. A Tikabaouine spiccano invece un suggestivo arco di roccia ed una antica tomba solare del periodo Neolitico a forma di spirale. La seconda giornata prevedeva l’escursione al Wadi Essendilene ad un’ottantina di km. N.O. Si arriva al suggestivo canyon percorrendo una decina di chilometri dalla N3 ed il trekking di un’ora per attraversarlo consente di ammirare alte pareti di arenaria dai caratteristici colori ocra e giallo-rossastri e di sorprendersi per la presenza di innumerevoli piante di oleandro e di agili procavie . Ma la vera chicca si trova alla fine del percorso: la guelta, una sorgente d’acqua nella quale si specchiano gli immancabili oleandri e le alte guglie di roccia; un paesaggio a dir poco fiabesco.
Lungo la strada di ritorno la giornata si è poi degnamente conclusa con la salita su un’alta duna per ammirare il magnifico tramonto del sole che ha fatto assumere alle sabbie delle dune circostanti le mille sfumature dell’arancio e del rosso.
Immourouden e Taghaghart
La mattinata del terzo ed ultimo giorno di visite era dedicata alla zona di Immourouden (ancora a N.O di Djanet ) per ammirare altri archi di roccia, pitture rupestri, un piccolo canyon e bizzarre formazioni di arenaria scolpiti dal vento e dalla sabbia. Elettrizzante poi, una volta attraversata la N3 verso sud, la sfrenata corsa in fuoristrada sulle piatte e sconfinate distese di sabbia per arrivare alle dune dell’Erg Ad Mer e calarsi in quello che per tutti è il “vero” Sahara.
Dalle parti di Taghaghart, a sud di Djanet, è immancabile ammirare il graffito chiamato la vache qui pleure (la mucca che piange) estremamente suggestivo per la storia che racconta: qui – dove ora c’è un mare di sabbia – un tempo c’erano risorse per sostenere molti uomini ed animali. Abbiamo poi nuovamente vissuto la meraviglia del tramonto del sole sulle dune prima di assaporare una cena nel deserto intorno ad un fuoco, accompagnati dalla musica di alcuni suonatori: degno finale di un tour che rimarrà a lungo nei nostri ricordi.

