Alba sull’okavango delta

DIARIO VIAGGIO ZAMBIA E BOTSWANA - DAL 28 MARZO AL 6 APRILE 2008 La mia grande passione per l’Africa si traduce ormai in un inguaribile “Mal d’Africa”. A distanza di qualche mese dal ritorno la nostalgia per l’Africa, il desiderio di tornarci, si fa sempre più presente. Dopo aver visitate in passato alcuni paesi come la Costa...
Scritto da: Gaho
alba sull'okavango delta
Partenza il: 28/03/2008
Ritorno il: 05/04/2008
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 2000 €
DIARIO VIAGGIO ZAMBIA E BOTSWANA – DAL 28 MARZO AL 6 APRILE 2008 La mia grande passione per l’Africa si traduce ormai in un inguaribile “Mal d’Africa”. A distanza di qualche mese dal ritorno la nostalgia per l’Africa, il desiderio di tornarci, si fa sempre più presente. Dopo aver visitate in passato alcuni paesi come la Costa d’Avorio, la Tanzania, Zanzibar e il Kenya, oltre ai paesi nordafricani, oggi ho scelto lo Zambia come meta dei miei viaggi, come base dalla quale partire all’esplorazione dei paesi vicini, come il Botswana e la Namibia, il Zimbabwe. Lo Zambia è uno dei pochi paesi dove si respira ancora l’Africa vera, quella più vicina all’immaginario del viaggiatore occidentale. Le sue bellezze naturali e la fauna hanno pochi rivali in tutta l’Africa.

Ma l’Africa ti aiuta anche a capire cosa è necessario e cosa è superfluo nella vita. Ti fa riconsiderare la tua esistenza. Questi enormi contrasti tra le bellezze naturali e la povertà della popolazione! Vedi le persone che stanno lottando per vivere, che hanno poco o niente ma affrontano il futuro con gioia e voglia di vivere.

Naturalmente ho incuriosito i miei familiari ed amici con i miei racconti dopo ogni viaggio, tramite le migliaia di fotografie di animali selvatici nel loro habitat naturale, tramonti spettacolari, bellezze naturali unici, bambini bellissimi con gli occhi neri e grandi, pieni di curiosità. La ragione principale dei miei viaggi è certamente il Progetto Jacaranda, che tramite la nostra onlus finanzia una piccola scuola materna in un villaggio vicino a Livingstone. Diamo a 55 bambini la possibilità di frequentare alcune ore al giorno un ambiente sano, pulito, sereno.

Ora stiamo costruendo un pozzo d’acqua nel villaggio dove sorge l’asilo, per dare a tutta la comunità l’acqua, questo bene prezioso, indispensabile per la vita quotidiana. Da tempo mio figlio Matteo e la sua amica Arianna hanno espresso il desiderio di accompagnarmi in uno dei miei viaggi. E’ quest’ anno siamo riusciti ad organizzare un viaggio in Botswana e Zambia dal 28 marzo al 5 aprile. Per motivi di lavoro possono fermarsi soltanto 8-9 giorni, ma questo breve viaggio è stato per loro un esperienza intensa. Con noi è venuta Anna, una nuova socia sostenitrice della nostra associazione. Venerdì 28 marzo 2008 Il nostro viaggio per l’Africa comincia alla 18.00 con partenza da Venezia via Frankfurt, Johannesburg ed arrivo a Livingstone il 29 marzo verso mezzogiorno; 18 ore in tutto tra volo, trasferimenti, attese. A Livingstone ci aspetta un aeroplano da turismo Cessna 206 per portarci subito in Botswana, nell’ Okavango Delta. Da Johannesburg siamo partiti con un ora di ritardo e questo ci crea un piccolo problema all’arrivo a Livingstone. L’aeromobile deve pagare per ogni ora di permanenza e quest’ora in più costa $ 120 per sosta prolungata. Nessuno di noi ha dollari e l’ufficio cambi è chiuso. Alla fine riusciamo a saldare il debito e uscire dalla sala arrivi.

Sabato 29 marzo 2008 Ci attendono Karien dell’agenzia viaggi di Livingstone e la nostra amica Maria, un italiana che vive da alcuni anni a Livingstone, per prendere in consegna le 4 valigie piene di abiti, scarpe, zainetti e altro da distribuire ai bambini dell’asilo e del villaggio, dopo il ritorno dal Botswana. La Lufthansa ci ha concesso 20 kg di sovrappeso per l’andata, oltre al nostro bagaglio normale, per motivi umanitari.

Maria e Karien ci guardano un po’ meravigliate quando scarichiamo 8 bagagli e, invece di una valigia annunciata, lasciamo a loro in custodia ben 4 valigie. Maria le carica sulla sua nuova Land Rover e le porta a casa sua, dove le ritroveremo dopo i 4 giorni di viaggio in Botswana.

Il pilota dell’aeromobile, prenotato da Karien per la nostra escursione nell’Okavango Delta, ci invita a fare in fretta per non dover pagare un’altra ora di sosta e saliamo sul piccolo Cessna a 6 posti. Matteo e Arianna sono un po’ preoccupati, non tanto per la sicurezza del velivolo, che è abbastanza nuovo e ben tenuto, ma per la paura di sentirsi male. Vanno subito in cerca del sacchetto, nel caso servisse! Sorvoliamo per una decina di minuti lo Zambesi che forma qui il confine naturale tra lo Zambia e il Zimbabwe per dirigerci poi a sud, verso Kasane, l’aeroporto e posto di dogana in Botswana.

Lungo la sponda del fiume vediamo i primi branchi di elefanti nel parco naturale dalla parte dello Zimbabwe.

Arrivati a Kasane e sbrigate le formalità doganali ripartiamo. La nostra meta, il Pom Pom Lodge, situato nel cuore dell’Okavango Delta, dista un ora e mezza di volo. Sotto di noi il paesaggio è piuttosto monotono, bush africano senza strade o interruzioni per qualche centinaio di chilometri. Una distesa enorme di alberi di mopane, acacie e ogni tanto un baobab che si alza maestosamente tra la vegetazione bassa.

Le piogge sono finite da poche settimane e la savana è ancora molto verde. Quando entriamo nell’Okavango Delta lo scenario cambia. Sotto di noi vediamo la palude con aree alluvionali e ramificazioni d’acqua. Ma di animali nemmeno l’ombra. Non è il periodo migliore per vedere tanti animali, che si muovono con il movimento delle acque all’interno del delta. Le piene del delta iniziano con le piogge in Angola, che vanno da ottobre ad aprile, e giungono ai confini fra Namibia e Botswana in dicembre per raggiungere la parte meridionale a Maun, la capitale, a metà luglio, impiegando quasi nove mesi dall’estremità settentrionale a quella meridionale. Questa lenta fase di piena è dovuta alla mancanza di dislivello del delta, solo 60 metri in 450 chilometri. Alla fine della sua corsa il delta si esaurisce nel deserto del Kalahari tramite il fiume Boteti e l’evaporazione del 95 % dell’acqua rimasta. Durante la fase di picco della piena, l’area del delta si espande fino a 16.000 chilometri quadrati, ritornando a circa 9.000 chilometri quadrati nei periodi di secca. Gli animali si muovono all’interno del delta con il movimento delle acque e ci accentrano ai sempre nuovi bordi alluvionali. Il periodo migliore per i safari fotografici va da maggio a ottobre, quando la vita animale è concentrata attorno a queste aree alluvionali e la vegetazione è divenuta secca. Dopo quasi un’ora di volo, all’improvviso, il pilota e Matteo lanciano un grido che ci sveglia dal torpore. Le tante ore di volo si sono fatte sentire e stavamo tutti riposando. Un uccello di notevoli dimensioni si è schiantato contro il parabrezza anteriore del velivolo e il colpo secco ci spaventa non poco. Le chiazze di sangue sono ben evidenti sul vetro, ma non è successo niente di grave.

Dopo un po’ vediamo sotto di noi, tra pozze, ramificazioni d’acqua e la bassa vegetazione una breve striscia di terra battuta: la pista di atterraggio. Siamo tutti contenti di essere a terra, sani e salvi e senza che nessun di noi si sia sentito male. Salutiamo il direttore del lodge che ci sta aspettando ai bordi della pista con la sua Land Rover. Pochi minuti di viaggio e arriviamo al Pom Pom lLodge, dove le guardie ci accompagnano subito alle nostre tende.

Il Pom Pom Lodge è un bushcamp funzionale, pulito, accogliente dove non si trova il lusso, ma l’autentico contatto con la natura. Il camp è formato da un grande padiglione semiaperto, di forma circolare e con il tetto in paglia che funge da salotto e luogo dove si consumano i pasti, e 8 tende con apertura verso il laghetto, dove notiamo subito un gruppo di enormi ippopotami.

Il bushcamp è una struttura per pochi ospiti, isolata, realizzata in un ambiente naturale, selvaggio e bellissimo, dove l’unica compagnia è rappresentata dagli animali, dove manca qualsiasi forma di modernità o di civiltà e l’illuminazione è assicurata da lampade a petrolio. Naturalmente non c’è nemmeno campo per il telefonino.

Dopo il saluto di tutto lo staff ci vengono concessi soltanto 5 minuti per rinfrescarci e poi si parte subito per un primo safari in jeep. Matteo e Arianna preferiscono riposarsi ai bordi della piscina per smaltire le lunghe ore di volo.

L’autista ci accompagna alla jeep di un gruppo di ospiti già in escursione nel bush. La corsa attraverso l’erba altissima e verde, mopane e palme è molto suggestiva. Tutt’attorno pace e silenzio e l’inebriante profumo intenso che la natura diffonde. Non ci sono tanti animali, solo qualche impala e moltissimi uccelli. Adesso è il miglior periodo per il bird watching perché le popolazioni di uccelli migratori hanno fatto ritorno e le piante sono verdi e in fiore. La temperatura è gradevole, i caldi colori e profumi africani ci avvolgono. Attorno solo il leggero ronzio di insetti di vari tipi.

Quando raggiungiamo l’altra jeep e salutiamo i 4 ospiti belgi ci trasferiamo da loro e subito ci imbattiamo in un gruppo di 5 leonesse che stanno riposando tranquillamente, distese nell’erba e sotto l’albero. La jeep si avvicina fino a 3 metri di distanza e le leonesse rimangono tranquille e ferme.

L’unica raccomandazione dell’autista è di non alzarsi in piedi, ma di rimanere seduti e di non parlare a voce alta. Naturalmente non ho sentito queste raccomandazioni e mi sporgo dal sedile per poter fotografare meglio. Un’occhiata furiosa di Anna mi fa desistere e rimango anch’io ferma sul mio posto. Mi meraviglia un po’ quella raccomandazione; non ci è mai stata fatta durante tutti i safari che ho fatto negli ultimi anni. I leoni sono animali oziosi che passano la maggior parte del giorno appisolati all’ombra di qualche albero e si muovono solo per cacciare. Il delta del fiume Okavango è considerato uno dei posti migliori per osservare la vita di leoni perché qui c’è una notevole concentrazione di esemplari.

Dopo 2 ore di escursione, durante la quale vediamo ancora tantissimi uccelli di tutte le misure e colori, ma nessun altro animale, l’autista ferma la macchina per darci la possibilità di poter contemplare il bellissimo tramonto. Vengono preparato dei tavolini con bicchieri, bibite e vino, e piccoli snacks per l’aperitivo in mezzo alla savana. La guida scruta l’orizzonte per assicurarsi che non ci siano pericoli nei dintorni ma, a parte qualche impala e, in lontananza un elefante e 2 giraffe, non ci sono animali.

Brindiamo al nostro soggiorno in Botswana e alla natura forte e primordiale dell’ Okavango Delta. Non sono mai stata in questo periodo dell’anno nell’Africa subsahariana, non ho mai visto la vegetazione cosi verde, l’erba alta quasi un metro.

Quando ripartiamo il buio comincia ad avvolgerci e il cielo ad illuminarsi di migliaia di stelle. La via lattea sembra a pochi metri sopra la nostra testa, ma inafferrabile. I tramonti e i cieli stellati dell’Africa sono unici e indimenticabili. Tornati al lodge raccontiamo a Matteo e Arianna di aver avvistato 5 leoni e a loro dispiace un po’ di non essere venuti in gita con noi. Ma loro hanno inseguito un impala per tutto il campo e osservato gli ippopotami che popolano il piccolo laghetto davanti al lodge.

Alle ore 20.00 è pronta la cena e tutti gli ospiti si ritrovano attorno alla grande tavola, come si usa sempre in tutti i lodge. L’atmosfera è molto familiare e ci sentiamo subito a nostro agio.

Mangiamo con gusto le pietanze preparate dalle cuoche africane: le melanzane gratinate, l’agnello con patate, varie verdure e uno squisito dessert.

Dopo cena ci raduniamo attorno al fuoco davanti al laghetto per ascoltare in silenzio il gracidare delle rane. Siamo stanche e presto salutiamo gli altri ospiti e ci facciamo accompagnare dalla guida alla nostra tenda. Non è permesso muoversi da soli all’interno del campo dopo il tramonto del sole. Ci potrebbero essere degli animali in giro e bisogna sempre farsi accompagnare. La sveglia della mattina dopo è prevista per le ore 6.00.

Anna esamina con cura l’interno della tenda per essere sicura che non ci siano piccoli animaletti, spruzza abbondantemente l’ambiente con spray contro le zanzare e vorrebbe dormire con la luce accesa. Ci accordiamo di lasciare accesa la lampadina nel bagno, che permette alla luce di filtrare dalla fessura della cerniera e cosi si sente più tranquilla. Per Anna è la prima notte in terra africana, in una tenda in mezzo al bush. Questa nuova esperienza per lei è certamente molto emozionante.

Durante la notte sentiamo gli ippopotami ed elefanti aggirarsi attorno alle tende, mi piacerebbe osservarli ma sono troppo pigra per alzarmi.

Nel dormiveglia mi accorgo di aver qualcosa sotto il mento, quando cerco di toglierlo questo “qualcosa” si aggrappa al mio indice. Non so se sono sveglia o se sto sognando ma con un colpo della mano lo allontano pensando di dover stare attenta la mattina quando scendo dal letto di non pestarlo. Mi riaddormento e dopo un po’ di tempo mi sembra di sentire qualcosa strisciare vicino all’inguine. Cerco di convincermi che non può essere vero. Sono sotto le coperte e sotto la zanzariera, che procura un certo senso di sicurezza anche se si tratta solo di un velo sottile. Ma la sensazione che qualcosa si muove sopra le mie gambe si fa più forte e, infatti, cercando con la mano sento qualcosa di rotondo, duro. Un colpo di mano e allontano l’oggetto sperando di averlo definitivamente buttato fuori dal letto.

Domenica 30 Marzo 2008 La mattina presto Anna mi sveglia dicendomi che durante la notte ha sentito qualcosa volare e ronzare attorno alla mia testa e che lei non ha potuto dormire. A questo punto si svela il misterioso “qualcosa”: un coleottero di notevoli dimensioni con la sua corazza dura mi ha fatto compagnia tutta la notte. Dobbiamo alzarci all’alba e alle 7.00 è pronta la colazione. Anna è già sveglia da tempo. I rumori degli animali grandi e piccoli l’hanno disturbata un po’ ed è già pronta, dopo una veloce doccia. La temperatura notturna scende notevolmente e starei volentieri un altro po’ sotto le coperte calde. Ma le giornate nei camp cominciano sempre prestissimo per fare le escursione prima che le temperature siano troppo elevate. Nelle ore centrali della giornata il caldo è notevole e è consigliato riposarsi all’ombra.

Per stamattina è previsto un giro in mokoro, la tradizionale piroga scavata in un unico tronco d’albero, un’ imbarcazione che usano i pescatori dell’Okavango Delta. Dopo colazione la jeep ci accompagna al canale, dove aspettano le 4 imbarcazioni per tutti gli ospiti del lodge. Questi piccoli mezzi di trasporto, ognuno per 2 persone, oltre al rematore, si muovono lentamente sulle acqua trasparenti del canale, tra le canne e le ninfee. Si avvertono solo le lungo pertiche che scivolano silenziosamente nell’acqua, i canti degli uccelli e il gracidare delle rane, piccolissime, ma presenti in gran numero, attaccati ai steli delle piante acquatiche.

Ci rechiamo verso un isolotto dove vengono preparati gli aperitivi e poi si ritorna al punto di partenza.

Attraversiamo con la jeep la savana per poco più di un’ora e dopodiché torniamo al lodge dove è stato preparato un ricco brunch (breakfast + lunch).

Dopo questo ristoro è previsto qualche ora di relax in piscina, dove cediamo tutti al sonno. Alle 16.00 viene servito il tè con una fetta di dolce casalingo prima di partire per il safari pomeridiano.

Avvistiamo tanti bushbuk, kudu, tssessebe (l’antilope più veloce dell’africa), uccelli di tutte le specie, qualche facocero. Oggi i leoni non si fanno vedere, ma tutto sommato il safari è più interessante del giorno precedente. Quando arriviamo su uno spazio aperto ci fermiamo in mezzo alla savana per l’aperitivo in attesa del tramonto. Quando scende il sole all’orizzonte il buio sopraggiunge molto rapidamente e il cielo si ricopre in breve tempo di migliaia e migliaia di stelle. Arriviamo al lodge all’ora di cena e andiamo subito a mangiare. La cena riunisce tutti gli ospiti intorno al tavolo illuminato da candele per raccontarsi le avventure della giornata.

Stasera la cuoca ha preparato come antipasto un tortino di pomodoro, il pollo speziato accompagnato da riso allo zafferano, vari legumi e, come dessert una mousse au chocolate.

Anche stasera ci fermiamo solo poco tempo attorno al fuoco per ascoltare il verso poderoso e inconfondibile degli ippopotami e andiamo a letto presto.

Il programma del giorno successivo prevede un walking safari, nelle prime ore del mattino, prima di lasciare il campo e volare a Kasane per la seconda parte del nostro soggiorno in Botswana.

La notte passa più tranquilla di quella precedente. O ci sono meno rumori o ci siamo già abituati. Anche Anna è meno preoccupata per la presenza di eventuali piccoli animaletti e zanzare nella camera, ma una luce deve rimanere accesa e alla mattina si sveglia prima dell’alba e si fa la doccia nonostante l’interno della tenda non sia proprio caldo. Durante la notte fa freddo ormai a causa dell’incursione termina, ma non appena il sole si alza la temperatura è gradevole. Lunedì 31 marzo 2008 Dopo colazione, prima di recarci all’appuntamento con Seretse, la nostra guida, abbiamo un incontro ravvicinato con un grosso elefante che si aggira attorno alle tende. Stiamo ferme ed aspettiamo Seretse che ci conduce pian piano fuori dal campo per il walking safari. Prima di iniziare ci dà delle istruzioni di comportamento. Lui cammina davanti a noi con il fucile in mano e noi in fila indiana dietro. Ci spiega che in canna ci sono 5 cartucce, 3 vengono sparate in aria per spaventare l’animale in caso di pericolo. Solo quando esiste una situazione estremamente pericolosa le altre cartucce servono per uccidere eventualmente. Ci raccomanda vivamente di non gridare o correre quando si avverte un pericolo, ma di rimanere fermi e silenziosi. Nel caso un leone sbucasse all’improvviso bisogna guardarlo fisso negli occhi, invece quando ci si imbatte in un leopardo bisogna girare la testa dall’altra parte. Il leopardo non ama il contatto visivo. Non incontriamo ne leoni ne leopardi, ma è interessante imparare a riconoscerne le impronte e le fatte (cacche) ed a seguirne le tracce. Seguiamo tante impronte più o meno fresche e vediamo tanto sterco di elefanti e ippopotami. Seretse ci spiega la differenza tra le varie impronte ed impariamo presto a riconoscere le varie appartenenze.

Nella pozza d’acqua, alla quale ci avviciniamo, nuotano ben sette ippopotami. Li osserviamo da lontano e anche loro ci osservano, ma senza destarsi. Sentiamo solo il grugnito poderoso. In lontananza, quasi nascosti dalla vegetazione, un gruppo di elefanti sta mangiando.

Seretse ci mostra e ci spiega le varie essenze presenti nella zona: l’albero di mopane con le sue caratteristiche foglie a forma di farfalla, che è fonte di cibo per gli animali. Anche l’uomo fa largo uso del mopane, usato come foraggio, per le sue proprietà medicinali e come fonte di legname. Un altro albero molto frequente è l’albero della marula con i suoi frutti simili alle prugne. I prodotti della marula sono un elemento tradizionale della dieta dei popoli bantu. I semi sono ricchi di proteine e grassi vegetali, possono inoltre essere usati per produrre un olio protettivo per la pelle, ricco di antiossidanti. I frutti si possono mangiare freschi o spremere per ottenere un succo dissetante; possono inoltre essere usati per realizzare un tipo di birra o un liquore chiamato Amarula.

Gli elefanti sono molto ghiotti dei marula e ne mangiano in quantità.

Normalmente viene raccontato ai viaggiatori l’aneddoto popolare, secondo il quale gli elefanti restano intossicati e inebriati mangiando il frutto dell’albero di marula. Ma gli studi da parte di biologi hanno dimostrato che è quasi impossibile per gli elefanti rimanere intossicati o inebriati mangiando il frutto dell’albero di marula. Ci sono poi alcune imponenti piante di kigela africana, detto anche “albero della salsiccia”. Si tratta di un bell’ albero con dei frutti che sembrano delle enormi salsicce appese. I fiori di questa pianta sono molto grandi e rossi e rappresentano una prelibatezza per le antilopi.

Muovendosi a piedi e non in jeep si ha l’opportunità di osservare bene da vicino tutte le piante, i fiori, uccelli e farfalle, che sono molto numerosi, bellissimi e dai colori vivaci. E’ difficile descrivere le emozioni provate: durante il safari a piedi si percepisce maggiormente la forza e la grandezza della natura e questo è straordinario.

Ritorniamo al lodge dopo alcune ore di camminata e i nostri bagagli vengono caricati sulla jeep. I 2 giorni al campo rimarranno per noi indimenticabili. Complessivamente non abbiamo visto tanti animali, ma siamo comunque molto soddisfatti dell’esperienza vissuta in un oasi di pace e silenzio nella natura incontaminata.

L’aeroplano è pronto sulla pista per portarci a Kasane, dove arriviamo dopo un ora e mezza di volo. All’aeroporto ci aspetta l’autista dell’Elephant Valley Lodge e dopo una ventina di minuti di macchina arriviamo al lodge. E’ la terza volta che vengo qui e mi sento già quasi a casa.

Quando i boys scaricano le valigie ci accorgiamo che manca la borsa da viaggio di Arianna. Un momento di panico, ma poi scopriamo che non è stata caricata sulla jeep alla partenza dal Pom Pom Lodge. Per un giorno Arianna non potrà cambiarsi. La valigia dovrebbe essere consegnata il giorno successivo. Poco dopo il nostro arrivo è pronto il pranzo a buffet. La lunga tavola è stata apparecchiata sul prato con vista sulla pozza d’acqua dove gli elefanti, impala e babbuini vengono ad abbeverarsi la mattina presto e verso sera. A quest’ora non ci molti animali, soltanto qualche babbuino.

Finito il pranzo a base di pollo fritto, pasta fredda (il signore americano si versa una buona dose di ketchup sulla pasta) insalata di riso e varie verdure crude, andiamo a prendere il sole in piscina. Fa molto caldo ora e non si può stare al sole, cosi ci mettiamo sotto gli ombrelloni a riposare e a leggere.

Alle 15.30 c’è il coffee break e poi partiamo per il safari in jeep nel Chobe Game Park, che dista 15 chilometri. Il nostro autista e guida si chiama Zambo e ci accompagna per 2 giorni nei safari. Il nostro mezzo è una jeep aperta che consente un’ottima visibilità ed una perfetta integrazione con l’ambiente.

Il Chobe National Park è costituito da diversi ambienti: fitto bush, savane dorate e il greto del fiume.

Già durante il tragitto per il parco incontriamo una famiglia numerosa di facoceri, 3 mamme con i loro 8 piccoli. Prima di entrare nel parco vediamo solo qualche scoiattolo, tanti uccelli e volatili vari e qualche impala. Anche il primo tratto del parco non offre niente di spettacolare. Al bordo di una pozza d’acqua riposa un coccodrillo con la bocca spalancata. Zambo ci spiega che questo serve a far entrare area all’interno dell’animale tramite la bocca aperta, altrimenti soffre sotto il sole cocente.

Quando ci avviciniamo al fiume Chobe lo scenario cambia. Lungo la sponda si sono dati appuntamento tutte le specie di animali presenti nel parco, che ho già visto in occasione dei viaggi precedenti ma che sempre mi affascinano: tantissimi elefanti, bufali, facoceri, decine di eleganti impala, babbuini, le scimmie blu vervet, diversi tipi di antilopi, come il kudu, il sable; lungo la riva alcuni coccodrilli, famiglie di ippopotami nel fiume.

Fino al tramonto è un susseguirsi di gruppi di animali e alla fine dobbiamo correre via perché alle 19.00 il parco chiude.

Arriviamo al Lodge alle 19.30 e dopo mezz’ora è pronta la cena, un buffet self service. Scelgo la bistecca di facocero che risulta piuttosto dura e insipida, mentre il pollo fritto è ottimo.

Ceniamo con gli elefanti vicini nella pozza d’acqua. Stasera si e ritrovato un nutrito gruppo di mammiferi di varie dimensioni.

Dopo averli osservati da vicino per un po’ di tempo andiamo a dormire perché la sveglia del mattino dopo è prevista alle 7.00. L’interno della tenda non è proprio caldo, il letto è freddo e umido. Vicino al letto troviamo l’interruttore per l’aria condizionata. Chissà quando serve! Martedì 1 aprile 2008 La mattina presto, quando il boy ci chiama per svegliarci, mi alzo subito per fare la doccia, anche se la temperatura nel bagno non è molto invitante. Stamattina Anna avrebbe voglia di dormire ancora un poco, ma la partenza per la gita in barca sul fiume Chobe è prevista per le 9.00.

Partono con noi una giovane coppia di russi in luna di miele e un il signore della Florida (quello che mangia la pasta con il ketchup!) La jeep ci porta all’attracco della barca a Kasane, vicino al Garden Lodge. Dopo pochi minuti assistiamo allo spettacolo divertente di un gruppo di scimmie di vervet, chiamate anche Green Monkey.

Sono delle simpatiche scimmie, abituate alla presenza dell’uomo. Alcune salgono sulla barca per impossessarsi di qualche oggetto o qualcosa da mangiare. Per un lungo tratta la barca si ferma per ogni uccello posato sui rami degli arbusti lungo la riva. La coppia di russi vuole fotografare ogni uccello in ogni posizione. Poi, finalmente, avvistiamo un gruppo di ippopotami a riposo. La nostra guida Zambo aggira il gruppo e si mette con la barca in posizione strategica per osservare e fotografare bene la famiglia di questi animali. Da questa parte le alghe e l’erba del fiume sono però molto fitte e si attorcigliano attorno all’elica del motore. Quando Zambo vuole ripartire il motore non parte! Gli ippopotami si sono accorti di noi intrusi e cominciano ad agitarsi ed alzarsi. Il maschio si muove verso di noi e la barca … non va! Anche gli altri ippopotami si destano dal riposo e si alzano uno dopo l’altro. Nessun di noi parla, osserviamo solo gli ippopotami che minacciosamente si avvicinano. Finalmente la barca si muove pian piano e Zambo riesce ad uscire dal groviglio di alghe e piante ed allontanarsi dagli animali. Zambo ci tranquillizza, secondo lui non c’era alcun pericolo, ma …

Proseguiamo lungo il corso d’acqua e avvistiamo tanti bushbuk, waterbuk, impala, elefanti, facoceri; praticamente tutti gli animali già visti lungo il greto del fiume il giorno prima, quando abbiamo fatto il giro in jeep.

Verso mezzogiorno ritorniamo all’attracco e quando arriviamo al lodge il pranzo è già pronto. Le tavole sono state preparate vicino alla piscina e dopo aver mangiato prendiamo il sole e leggiamo sotto gli ombrelloni.

E’ il 1° di aprile e l’orario di apertura del parco da oggi cambia. Ora inizia il periodo invernale africano e il parco chiude alle 18.30 (mentre fino al 31 marzo era aperto fino alle 19.00). Ripartiamo per il safari pomeridiano e la guida cambia l’itinerario per farci incontrare altri animali. Vorrebbe farci vedere un leone o leopardo, ma di questi felini vediamo soltanto le impronte. Oggi riusciamo ad osservare alcune giraffe, nuovamente tantissimi elefanti e qualche sciacallo. Ci siamo allontanati troppo dalla porta d’entrata per cercare i leoni e non riusciamo ad arrivarci prima della chiusura dei cancelli alle 18.30. Zambo prende delle stradine interne e usciamo dal parco senza usare la porta d’uscita. Arriviamo al lodge giusto in tempo per prepararci per la cena. Anche stasera la lunga tavola è stata apparecchiata davanti alla pozza d’acqua, ma gli elefanti non fanno la loro apparizione. Ci sono soltanto alcuni impala e babbuini.

Nel frattempo abbiamo familiarizzato con il simpatico signore di Tampa in Florida. Anche per lui è l’ultima sera in Botswana e all’indomani parte per tornare in America. Beviamo qualcosa insieme e poi ci salutiamo.

Fortunatamente il signore americano ci ha spiegato che quello che noi credevamo fosse l’interruttore per l’aria condizionate serve per accendere lo scaldaletto. Proviamo subito ad accenderlo e dopo poco tempo il letto è bello caldo. Peccato, non averlo saputo la sera prima! Mercoledì, 2 aprile 2008 La valigia di Arianna non è arrivata ieri mattina ma dovrebbe essere consegnata stamattina, prima di partire via terra per Livingstone. La nostra partenza dal lodge viene posticipato di 2 ore per aspettare l’arrivo dell’aereo con il bagaglio. Abbiamo dormito un po’ più a lungo. Al safari dell’alba abbiamo rinunciato e, invece di inseguire leoni e leopardi dalle 6 alle 9, abbiamo dormito un po’ di più.

Dopo aver fatto un’abbondante colazione, Matteo parte con il manager del lodge per andare all’aeroporto e dopo un’ora arriva il sms che comunica: si, la valigia è arrivata! Si vede letteralmente il sollievo Arianna.

A mezzogiorno il nostro soggiorno all’Elephant Valley Lodge finisce e la Land Rover ci accompagna fino al posto di frontiera a Kazangula, dove l’imbarcazione veloce ci porta dall’altra parte del fiume.

Qui c’è la frontiera dei 4 paesi: il fiume Chobe, che divide il Botswana dalla Namibia, sfocia nello Zambesi che a sua volta forma la frontiera tra il Zimbabwe e lo Zambia.

C’è soltanto un ferryboat che fa la spola tra i 2 paesi e la fila di camion che devono attraversare il confine è lunga chilometri, su entrambi i lati. I camionisti spesso aspettano anche 3 giorni prima di riuscire a sbrigare le formalità doganali ed a varcare la frontiera. La maggior parte dei camion porta materiali edili e di costruzioni. Joseph, l’ autista della Wild Wide Tours di Karien Kermer, un’olandese che vive con il marito tedesco da 20 anni a Livingstone, ci aspetta.

Dopo aver fatto il visto d’entrata per lo Zambia che costerebbe $ 50,00, ma in mancanza di dollari ci fanno pagare € 40,00 a testa (un buon cambio per il funzionario!) partiamo per Livingstone, distante 60 km.

Lunga la strada vediamo alcuni imponenti baobab e tanti alberi kigela con le caratteristiche “salsicce” appese.

Nel tratto che passa attraverso il parco naturale abbiamo la fortuna di incontrare lungo la strada 5 giraffe e l’autista si ferma per darci la possibilità di osservarle meglio. Siamo anche fortunati a doverci fermare al passaggio a livello senza sbarre, dove passa una volta la settimana il treno merce, ma pieno di persone, che va da Livingstone a Lusaka. Si tratta di un treno lunghissimo e un po’ avanti con gli anni.

Arriviamo all’ufficio di Karien e lei personalmente ci accompagna alla Stanley Safari Lodge. Il manager olandese ci fa il briefing e poi ci fa accompagnare nei cottages assegnatoci. Si tratta di costruzioni a semicerchio con la parte anteriore rivolta verso la valle e verso le cascate, le Victoria Falls, completamente aperte. Godiamo di una vista spettacolare.

Dopo un veloce pranzo ci facciamo accompagnare da Karien alle Victoria Falls, distanti soltanto 5 km. Già da lontano si alza la nube di fumo chiamata dagli africani Mois-oa-tunya ossia “il fumo che tuona”. Il livello dell’acqua ha raggiunto il suo livello massimo e d’ora in poi comincerà lentamente a diminuire. Infatti, durante i miei viaggi precedenti non ho mai visto cosi tanta acqua nelle cascate. Oggi vedremo le cascate da terra, ma nei prossimi giorni faremo un giro con un piccolo aeromobile o con il deltaplano. Da terra lo spettacolo è forse più impressionante. Si passa a lato e di fronte alle cascate in mezzo a nubi di acqua ed in alcuni parti l’arcobaleno accompagna il cammino.

Matteo ed Arianna si mettono gli indumenti antipioggia che si possono noleggiare per attraversare tutto il ponte. Anna ed io preferiamo non bagnarci e li aspettiamo.

Scattiamo alcune fotografie e poi ci incamminiamo attraverso la piccola porta di collegamento del Royal Livingstone, un Hotel a 5 stelle lusso in stile coloniale. Abbiamo l’appuntamento con Maria, per il brindisi del sunset hour sulla terrazza lungofiume. Prendiamo l’aperitivo classico, gin tonic, insieme a Maria, e subito dopo il suggestivo tramonto sullo Zambesi lei ci accompagna con la sua nuova Land Rover rossa al lodge e cena con noi.

Giovedì 3 aprile 2008 Abbiamo dormito bene nel letto con la zanzariera come protezione contro tutti gli insetti e piccoli animaletti presenti nella stanza. In questa stanza completamente aperta sembra di dormire in mezzo alla natura.

Prima di addormentarci Anna ha avvistato un rospo in cima all’applique e un animale indefinibile in cima, tra le travi di sostegno del tetto.

Salgo sul muretto per scattare una foto da vicino e allontano il rospo.

Il piccolo gufo in cima alle travi è troppo in alto per poter essere allontanato. Anna si rintana sotto le coperte e sotto la zanzariera e dorme tranquilla.

Maria manda un sms alle 8.00 per farci sapere che verrà lei a prenderci alle 9.00. Andiamo tutti a casa sua. Dove sono le nostre 4 valigie con i vestitini per i bambini. Per le 3 maestre abbiamo portato delle borse tipo shopping e alla donna delle pulizie dei sandali infradito. Per ogni bambino c’è un capo nuovo. Abbiamo portato anche 10 paia di scarpe da ginnastica, regalateci dalla Lotto. Maria non vuole che le diamo ai bambini per non creare gelosia, avendo soltanto 10 paia e non un paio a testa. Le regalerà poi in occasione dei compleanni.

Dopo aver distribuito tutte le magliette continuiamo con la distribuzione del latticello fresco, portato da Maria. Prepariamo poi delle fette di pane con marmellata per ogni bambino. Alcuni bambini portano qualcosa da mangiare, ma la maggior parte non porta niente. Finita la colazione, che per tanti bambini è l’unico pasto del giorno, giochiamo tutti nel cortile. All’inizio i bambini mostrano una certa timidezza, ma presto cominciano a prendere confidenza e si divertono a giocare a pallone con Matteo. Le bambine stanno più vicine ad Arianna e Anna e toccano le braccia bianche, inizialmente timidamente, poi con più interesse per questa strana pelle. I piccoli che mi conoscono già dalle precedenti visite sono più aperti e sorridenti, mentre i nuovi arrivati sono più timidi.

A mezzogiorno salutiamo i bambini con la promessa di tornare il giorno seguente.

Maria ci accompagna al lodge e pranza con noi. Per il pomeriggio abbiamo prenotato una gita in canoa sul fiume Zambesi, che con i suoi 2.574 km di lunghezza è il quarto fiume più lungo d’ Africa. La sua sorgente si trova nello Zambia, scorre poi in Angola, lungo il confine tra Zambia e Zimbabwe, fino in Mozambico, dove sfocia nell’Oceano Indiano.

La caratteristica più spettacolare dello Zambesi sono le cascate che si formano lungo il suo corso, tra queste vi sono le vicine Cascate Vittoria, che sono tra le più grandi del mondo.

Dopo pranzo viene l’autista per portarci all’attracco per le barche lungo la strada statale per Kazangula, a 15 km dalla città, da dove partiamo con la canoe per una gita sul fiume. Matteo ed Arianna occupano una canoa, mentre sia Anna che io ci facciamo portare da una guida. Dopo le istruzione di sicurezza saliamo sulla piccola imbarcazione e, con il giubbotto salvagente addosso, ognuno prende la sua pagaia. Per i primi 2 chilometri si rema controcorrente e controvento e ogni tanto un’onda ci investe. Copro bene la macchina fotografica e la infilo sotto il giubbotto salvagente. Sinceramente devo dire che non mi sento molto sicura, l’ imbarcazione traballa parecchio in mezzo al fiume imponente, ma per fortuna il mio vogatore è un uomo grande e robusto. Ogni tanto grida delle istruzioni al canottiere di Anna. Passati i primi 2 chilometri sull’acqua un po’ turbolenta e arrivati all’altra sponda del fiume c’è la corrente che aiuta molto l’avanzamento.

Il fiume Zambesi è molto suggestivo. Lungo la riva ci sono un’infinità di uccelli da vedere e fanno la loro apparizione anche 3 coccodrilli. Da lontano vediamo una famiglia di ippopotami, ma sono dalla parte dello Zimbabwe, vicino alla sponda. Altri animali non ne vediamo. L’acqua è molto alta dopo le forti piogge degli ultimi mesi e la riva è ripida e questo rende difficile l’abbeveraggio agli animali. Il paesaggio lungo il fiume nei pressi dei lodge Tongabezi e River Club è piacevole, il sole è molto caldo ma la leggera brezza ci rinfresca e le 2 ore passano velocemente. Risaliamo il fiume per 8 chilometri verso Livingstone e le Victoria Falls, ma prima delle biforcazioni in 4, 5 rami ci fermiamo e scendiamo. Ritorniamo in macchina alla Stanley Safari Lodge. Mi godo un bel bagno caldo nella vasca del nostro cottage, all’aperto, con vista sulle Cascate Victoria e sul fiume Zambesi.

Al tramonto il sole è una palla infuocata, ma dopo 8 secondi sparisce all’orizzonte e in poco tempo ci avvolge il buio completo.

Abbiamo scelto la terrazza del primo piano per cenare. Ogni volta possiamo scegliere il posto dove vogliamo consumare la colazione, il pranzo o la cena. La serata è piacevole, con il cielo punteggiato di migliaia di stelle sopra la nostra testa.

Venerdì 04 aprile 2008 Ci alziamo presto stamattina, alle 8.00 abbiamo già fatto colazione. Prima di andare nuovamente al nostro asilo è in programma un giro in deltaplano sopra le cascate. Abbiamo prenotato 3 giri da 15 minuti ciascuno, dalle 8.15 in poi.

Ho sempre pensato di non riuscire a fare cose di questo genere. Non sono paurosa, ma soffro un po’ di vertigini e certi sports non mi hanno mai attratto. Dall’altra parte mi attira l’idea di fare qualcosa di nuovo, di insolito. E un giro in deltaplano sopra le Victoria Falls non è certamente una cosa di tutti i giorni.

Sono un po’ emozionata ma Heiko, il pilota tedesco, mi mette subito a mio agio. Mi spiega, tramite il microfono inserito nel casco, cosa vediamo sotto di noi. Ma non c’è bisogno di tante spiegazioni. La vista è spettacolare.

Sorvoliamo per un tratto lo Zambesi e poi ci avviciniamo alle cascate, fino a quando non siamo completamenti avvolti dal fumo dell’acqua.

Uno dopo l’altro finiamo il nostro giro, tutti emozionati ed entusiasti. Vedere le cascate dall’alto è stata una bella esperienza.

Alle 9.00 ci rechiamo al villaggio per salutare i bambini dell’asilo.

Le maestre hanno preparato una recita con balli e canti con i bambini e per un’ ora seguiamo le presentazioni dei piccoli. Sono tutti ben preparati e contenti di farci vedere cosa sanno fare. Oggi è l’ultimo giorno di scuola prima delle ferie di 3 settimane. A mezzogiorno salutiamo tutti, bambini e maestre, con la promessa di tornare presto a trovarli.

Andiamo a pranzo al Golf Club di Livingstone, un vecchio club inglese, ora rimesso a nuovo e ben funzionante. Dopo pranzo è previsto una visita del Munkundi Art & Crafts Market, il nuovo mercato dell’artigianato locale. Le baracche e catapecchie del vecchio mercato sono state tolte e adesso sono state sostituite da dei box coperti. Compriamo qualche oggettino da portare a casa come souvenir. Il vecchio mercato forse era più pittoresco, ma anche qui ogni anno si vedono dei progressi. Da un anno c’è anche un grande supermercato, di tipo europeo, a Livingstone.

Finito il giro del mercato andiamo al Waterfront Lodge sullo Zambesi; un posto da dove si può ammirare il bel tramonto sul fiume.

Lì troviamo Giovanni, l’amico italiano di Maria di 81 anni, che ci racconta la sua vita avventurosa di 40 anni vissuti in Africa. Ho già sentito questi racconti altre volte, ma è sempre interessante ascoltarlo. Anche se si risente un po’ quando Anna gli da del friulano, essendo lui di Trieste! Stasera il tramonto è particolarmente suggestivo, come se volesse salutare Matteo ed Arianna che partono l’indomani.

Sabato 05 aprile 2008 Stamattina lasciamo il lodge; Matteo ed Arianna tornano in Italia e Anna ed io ci trasferiamo da Maria.

Matteo ha ordinato la colazione all’inglese e gli portano le uova con il bacon, le salsicce con i fagioli e altre pietanze non proprio leggero.

Invece noi preferiamo anche oggi, come le altre mattine, una buona macedonia di frutta fresca con lo yogurt e il muesli. Arianna e Matteo starebbero volentieri qualche giorno in più. Ci sarebbe ancora tanto da vedere, da conoscere e si ripromettono di tornare presto. Alle 11.00 li accompagniamo all’aeroporto. Per Matteo e Arianna è stata una settimana ricca di nuove esperienze, nuove emozioni, un viaggio che rimarrà nei loro ricordi per tanto tempo. Maria arriva all’aeroporto per salutarli e per portarci a casa sua. Per Anna e per me finisce la settimana di vacanza e comincia la settimana “lavorativa”. Abbiamo passato una settimana meravigliosa e ora Matteo, Arianna ed Anna capiscono il mio “Mal d’Africa”.

GaHo



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