Ai confini di del tetto del mondo

Un viaggio in Sikkim, un gioiello incastonato nel cuore dell'Asia, sulla catena montuosa dell'Himalaya
Scritto da: crigorlove
ai confini di del tetto del mondo
Partenza il: 19/08/2011
Ritorno il: 24/08/2011
Viaggiatori: 1
Spesa: 2000 €
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Se spesso il paradiso terrestre viene identificato con un luogo di mare, per esempio qualche atollo nel bel mezzo dell’oceano, credo vi siano anche altre località meritevoli di questo epiteto. Personalmente, ho trovato il mio paradiso in Sikkim, piccolo stato dell’India situato sulla catena montuosa dell’Himalaya e confinante con Nepal, Bhutan e Tibet. Da un po’ di tempo sono alla ricerca, per i miei viaggi, di luoghi non ancora toccati dal turismo di massa e, al contempo, in grado di trasmettermi qualcosa in termini di benessere interiore: sono state queste le motivazioni che mi hanno condotto qui. Giungervi non è propriamente agevole: poiché non esistono in Sikkim né ferrovie né aeroporti, non vi è altro modo che servirsi di una jeep adibita a servizio pubblico con partenza da New Jalpaiguri.

Dopo circa quattro ore, giungo alla capitale Gangtok, che si rivela da subito una città molto caratteristica: appollaiata ai piedi dell’Himalaya, in essa si gode di un’atmosfera molto tranquilla e si può camminare per strada senza che decine di persone si facciano intorno come accade nel resto dell’India. La pace del luogo è palpabile: il solo fatto di perdersi tra le strade permette di immergersi in un’atmosfera estremamente rilassante. Il mio albergo è arredato in perfetto stile tibetano e si trova nei pressi del mercato cittadino, nel quale il mescolarsi dei colori e degli odori di spezie ed ortaggi costituisce una delizia per vista ed olfatto.

Il Sikkim è terra dalle profonde radici religiose, per lo più buddhiste: la visita ad alcuni luoghi di culto è quindi d’obbligo. Il primo monastero che visito è quello di Enchey, nelle immediate vicinanze della capitale. Si tratta di un edificio dalle dimensioni modeste, ma estremamente affascinante. La strada che porta al tempio è costeggiata da ruote della preghiera, che monaci e fedeli fanno girare mentre passano; io stessa non resisto alla tentazione! A margine del complesso religioso sorgono alcune aule che fungono da scuola per i bambini: piccole stanze completamente aperte da un lato, con al loro interno una lavagna e qualche banco. Ciò mi fa riflettere profondamente sulla presenza costante del superfluo nella mia vita e su come, invece, vi sia gente entusiasta ed orgogliosa del poco che ha.

Un altro monastero cui mi reco è quello di Rumtek, situato ad una trentina di chilometri a nord della capitale (il che, da queste parti, significa più di un’ora di auto). E’ un complesso architettonico splendido, contornato da boschi in cui il verde degli alberi è intervallato dai colori vivaci delle bandierine votive. Tra i bambini che vivono qui, qualcuno pare più interessato al gioco del calcio che non alla preghiera: d’altronde, non tutti possono essere portati per la vita monastica!

Il Sikkim, pur votato ad un’esistenza tranquilla, dà comunque l’opportunità di divertirsi, ed io non mi lascio sfuggire l’opportunità di alternare la dimensione interiore con quella ludica. Partecipo ad una festa tradizionale, con piacevole musica locale e molte persone vestite con gli abiti tradizionali. Non mancano tuttavia locali alla moda, tra cui anche un’immancabile pizzeria pseudo-italiana. Per il resto, nella vita ci sono cose che non si possono comprare, ed una di queste è sicuramente sedersi sulla terrazza esterna di qualche bar a bere una discreta birra locale ammirando il Kangchenjunga, la terza vetta più alta del mondo. D’altronde, un’eccezionale ondata di pioggia mi costringe a restare a Gangtok impedendomi di recarmi a Pemayangtse, nella parte occidentale dello stato, dove ha sede un altro importante monastero. Arrabbiarsi non avrebbe senso, per cui cerco di godermi il più possibile il luogo in cui mi trovo.

Il perdurare del maltempo pone anche un serio problema relativo al ritorno. Ho infatti la necessità di arrivare a Bagdogra, nel Bengala, da dove mi devo imbarcare per New Delhi, per poi proseguire il mio viaggio di ritorno verso l’Italia. Dovrei arrivare all’aeroporto in jeep, ma la tempesta ha effettivamente bloccato le vie di comunicazione stradale con il resto dell’India: i giornali scrivono che il Sikkim è separato dal resto del mondo… ed io con lui! C’è tuttavia un altro modo per scendere a valle: una volta al giorno un elicottero vola da Gangtok a Bagdogra. Contro ogni previsione (dato che l’elicottero ha solo cinque posti per i passeggeri), ho la fortuna (o sfortuna…) di trovarne uno libero. Non ci avrei scommesso un centesimo… di rupia!

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