Affascinante Malesia
Malacca: storia, trishaw e cucina Nonya
Dopo 3 giorni molto belli trascorsi a Singapore (vedi precedente diario) eccoci pronti a raggiungere (via terra) la Malesia, vera meta del nostro viaggio di nozze. All’alba ci attende un taxi fuori dall’hotel per andare alla Woodlands Train Checkpoint, situata fuori città. Abbiamo infatti acquistato tramite l’agenzia italiana dove abbiamo prenotato volo e hotel, anche i biglietti per un treno che ci porti da Singapore a Tampin (ma si può acquistare anche online o direttamente in stazione, niente di complicato). Lo stesso treno procede fino a Kuala Lumpur, e alcune linee collegano Singapore alla Thailandia. Durante il nostro viaggio abbiamo preferito spostamenti più slow, come treno e bus, ai voli interni che ci hanno consigliato in agenzia, e non ce ne pentiamo, i tragitti sono sempre stati comodi, con paesaggi bellissimi, e anche economici. Il treno ci costerà meno di 50 euro a testa, in prima classe. Se lo acquistate in loco si può risparmiare un po’, soprattutto se fate il tragitto inverso e acquistate il biglietto oltre il confine Malese. Su alcune guide consigliano da Singapore di fare un biglietto fino alla prima stazione Malese e da lì farne un altro per proseguire, pagandolo così in Ringgit malesi e risparmiando circa la metà della spesa. Un po’ complicato, ma si può fare. Non so quanto valga la pena su cifre già tutto sommato più che contenute. La stazione è molto frequentata, soprattutto da pendolari che dalla Malesia raggiungono Singapore. Sbrigate le pratiche doganali e timbrato il passaporto (sulle guide sottolineano di fare attenzione a conservare la tessera di immigrazione che vi forniranno e il biglietto del treno in modo da poter dimostrare come siete entrati in Malesia nel caso in cui non vi timbrino il passaporto al checkpoint… comunque noi non abbiamo avuto alcun tipo di problema, tutto ha funzionato alla perfezione), saliamo su un treno un po’ vecchiotto ma comodo, con sedili reclinabili e poggia piedi. Il viaggio fino a Tampin dura 4 ore (se proseguite fino a Kuala Lumpur sono 7), che passano velocemente tra coltivazioni di palme da cocco, kampung (villaggi) poverissimi e qualche crollo dovuto al sonno arretrato. A metà viaggio ci offrono una bottiglia d’acqua e un plumcake alla banana. Un dolce arrivo in Malaysia! Scendiamo nella triste e desolata stazione di Tampin, ma la nostra vera meta è Malacca. Concordiamo con un pittoresco tassista 70 Ringgit per raggiungere la città, ma paghiamo in dollari di Singapore perché non siamo riusciti a cambiare del denaro prima. Durante i 45 minuti di tragitto l’autista malese cerca di intrattenerci discorrendo in una lingua per lo più incomprensibile (sarà questo il famoso “manglish”? Un mix di inglese, Malay, cantonese, tamil e chi più ne ha più ne metta?). L’unica cosa che capiamo chiaramente è che non ama né cinesi né indiani, ma non riusciamo ad afferrare gli aneddoti simil storici con cui argomenta la sua avversione. Il viaggio è sicuramente divertente, ma se volete ridurre i tempi degli spostamenti affidatevi ai bus che da Singapore vi portano direttamente a Malacca, o a Kuala Lumpur. In città ci aspetta l’Hotel Equatorial, un hotel molto grande, un po’ vecchiotto, ma carino. La stanza è pulita e accogliente, la posizione abbastanza centrale. La piscina è stratosferica, ma mi dilungherò dopo in dettagli.
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Ci tuffiamo subito nel nuovissimo centro commerciale adiacente, il Sunway Pyramid Shopping Mall, per cambiare un po’ di denaro e diamo un’occhiata a qualche negozio. I prezzi sono decisamente più bassi rispetto a quelli di Singapore, anche grazie al cambio super favorevole. Ovviamente diamo il via allo shopping acquistando vari gadget ipereconomici (shoppers buffissime, ventagli cartoon, cover per il cellulare…). Pranziamo tardissimo in un ristorante cinese (Tang Shi Fu, molto particolare, la cui insegna promette “nourishing food” ovvero cibo salutare. A seconda degli acciacchi che hai scegli il piatto più adatto. Gastrite? Ipertensione? Stanchezza? C’è un rimedio naturale a tutto! Non è semplice leggendo il ricco menu capire cosa si sta ordinando, ci sono molti ingredienti sconosciuti. Alla fine ci facciamo consigliare dalla cameriera e prendiamo un piatto di alghe, che sembrano fagiolini ma hanno tutto un altro sapore, e poi maiale saltato con riso, che dovrebbero migliorare la nostra circolazione sanguigna e darci forza. In effetti ci sentiamo già meglio. Da bere ordiniamo acqua e un succo naturale di water melon che dovrebbe regolarizzare la pressione e aiutarci a combattere il caldo. Dunque, il succo ha un sapore davvero molto particolare e l’acqua è servita bollente… come un tè caldo ma senza tè… Anche i piatti hanno sapori decisamente inusuali. In ogni caso è una bellissima esperienza! Spesa ridotta, 40 RM in due (neanche 10 Euro). Giunti a metà pomeriggio raggiungiamo la zona pedonale della città. Colti da grande pigrizia (e un po’ stanchi per via del caldo e del viaggio) cediamo al fascino iperturistico (e un po’ kitsch) del trishaw. Un ragazzo simpaticissimo di origine indonesiana ci carica sul suo coloratissimo trishaw, tutto decorato di fiori e cuori e, risparmiandoci l’autoradio con musica techno a tutto volume di cui abusano altri suoi colleghi, inizia a pedalare scorrazzandoci su e giù per Malacca. Partiamo per un tour di un’ora, ma alla fine concordiamo una tappa in più e lo prolunghiamo di un’altra mezz’ora, spesa totale 60 RM, più che guadagnati per la nostra guida che pedala instancabile sotto il sole e ci racconta anche molte cose interessanti sui monumenti della città. E’ fantastico spostarsi senza fatica da un luogo all’altro godendosi i panorami! Partiamo dallo Stadthuys, simbolo rosso della città e il più antico palazzo olandese dell’Oriente, imperituro testimone dell’epoca coloniale. Deviamo, su nostra richiesta, a Chinatown e all’ingresso ci accoglie un enorme drago sospeso. Facciamo una tappa fotografica al Cheng Hoong Teng Temple, il tempio cinese più antico della nazione, molto bello (e il nostro pedalatore prende fiato, poverino!). Ripresa la corsa passiamo davanti alla Masjid Kampung Hulu, una moschea ricostruita dagli olandesi dopo che la colonizzazione portoghese aveva fatto distruggere tutti i templi non cristiani, poi uscendo dal quartiere cinese tocchiamo, con numerose tappe e numerose foto scattateci anche dalla nostra guida, le varie attrazioni di Malacca. Il Palazzo del Sultano, la cattolica St.Peter’s Church, il suggestivo fiume, i treni della seconda guerra mondiale esposti nei giardini e infine la Porta di Santiago, anche detta “A’ famosa”, i resti di una fortezza portoghese del 1500, da cui si gode di un bel panorama. La cittadina è molto particolare e bella, sebbene molto turistica. Ci sono anche numerosi musei storici, ma purtroppo la nostra breve tappa non ci consente di approfondire la visita. Al termine del tour ci facciamo lasciare a Chinatown e ci perdiamo nei vari negozietti di Jonker Street, che purtroppo chiudono già alle 19. Se passate di qui il venerdì o il sabato sera potrete godere del mercato notturno, che noi purtroppo ci perdiamo. Acquistiamo comunque delle originali magliette a prezzo davvero basso. Vorremmo cenare nel quartiere, ma scopriamo che di sera, in settimana, è quasi tutto chiuso. Torniamo in taxi in hotel per cambiarci e cercare un ristorante nei dintorni. Prima però diamo un’occhiata alla piscina dell’hotel, nascosta al quarto piano. E’ un sogno, immersa tra le palme, illuminata da luci suggestive. Facciamo una romanticissima nuotata in totale solitudine. Ci sentiamo proprio in luna di miele! Per la cena ci affidiamo ai consigli della guida e ci dirigiamo in Jalan Melaka, che per i pedoni non è facilissima da raggiungere a causa del traffico e dei lavori in corso. I locali qui chiudono presto, intorno alle 22, ricordatevelo. Ceniamo presso “Ole Sayang”, rinomato per la cucina Nonya. Il locale è spartano e poco suggestivo, ma il cibo è veramente buono, casalingo e tipico! Su consiglio della cameriera assaggiamo noodles con germogli di soia, calamari e gamberetti, un pollo speziatissimo allo zenzero e una indimenticabile zuppa di gamberi con ananas e cocco. Il tutto accompagnato da cialde di farina di gamberi. Sapori intensi, nuovi, ma tutto ottimo! Spesa totale 60 RM. Prima del rientro in hotel acquistiamo qualche souvenir presso il Nonya Gift Shop dove una simpatica commessa ci fa assaggiare quasi tutto. Compriamo biscotti al cocco (e scopriamo che qui il cocco non è semplicemente cocco, ce ne sono varietà diverse con sapori diversi) e un olio da massaggi non oleoso che scalda i muscoli (e mio marito si gode beato anche il massaggino al collo dimostrativo). Domani ci aspetta Kuala Lumpur. Abbandoniamo l’idea di tornare a Tampin e riprendere il treno e abbracciamo quella del bus, come ci hanno consigliato tutti gli autoctoni.
Kuala Lumpur, arriviamo!
Dopo la colazione prendiamo un taxi fino al Bus Terminal. Lì acquistiamo un biglietto per KL. Previste due ore di viaggio, spesa 48 RM in due, bus affollato ma confortevole. Aria condizionata freddissima. Arriviamo alla caotica stazione “Pudraya”. Da lì ci affidiamo a un taxi per raggiungere l’Hotel Renaissance (e la corsa ci costa 35 RM, ci pare un po’ tanto vista la distanza, ma non riusciamo a trovare un compromesso con il tassista e alla fine cediamo. In città sarebbe obbligatorio l’uso del tassametro, ma non lo accendono praticamente mai!). L’hotel è molto bello, elegante e in ottima posizione (a pochi isolati dalle Petronas Towers e dalla metro). Il personale dell’hotel è gentilissimo (come di massima tutti i malesi). Ci accolgono con un tè freddo e quando comunichiamo di essere in viaggio di nozze ci regalano il wifi gratuito per tutta la durata del soggiorno e un upgrade con una stanza deluxe. La grande sorpresa è che è dotata di un bow window davanti al letto con spettacolare vista sulle torri gemelle, simbolo di KL. Uno spettacolo!!! Usciamo quasi subito e raggiungiamo a piedi in pochi minuti le Petronas, che viste da vicino sono bellissime, e ci addentriamo nel Suria KLCC, un enorme e sfarzoso centro commerciale su più piani. Facciamo uno spuntino per pochi spiccioli in una delle bakeries del piano interrato, assaggiando subito la specialità locale: marmellata di Durian! Il durian è un frutto tropicale brutto e puzzolente, con una polpa dolce e succosa. Sarà buono, ma l’odore è davvero infestante! Mio marito sentenzia: sembra di mangiare un dolce in un bagno pubblico sporco. Diamo un’occhiata ai negozi, ma ci sono più che altro grandi firme occidentali e i prezzi sono uguali ai nostri, non illudetevi. Ceniamo da Isetan, un negozio alimentare tipo il nostro Eataly, con tante specialità orientali, a costo molto contenuto. Usciamo a vedere la fontana danzante all’inizio del parco. È già l’imbrunire e i getti d’acqua illuminati di vari colori sono molto scenografici. Ci voltiamo e alle nostre spalle svettano le Petronas illuminate. Uno spettacolo incredibile!
KL: sulla vetta delle Petronas e un goloso Food Tour
Stamattina sveglia slow e colazione fantastica in hotel. La scelta è vasta, ma si tratta soprattutto di piatti orientali. È curiosa la sensazione nel mettere in bocca cibo che non si ha idea di quale sapore avrà, una continua sorpresa. La chicca: una fontana di cioccolata in mezzo alla stanza in cui intingere frutta e marshmallows. Esagerati!
Ci rechiamo subito al Suria KLCC e acquistiamo un ticket per salire sulle Petronas nel pomeriggio (più tardi si arriva e meno ci sono probabilità di trovare biglietti per la giornata). Il costo, non irrisorio, è di 80 RM a testa (non esistono più biglietti gratuiti, come invece accadeva fino a qualche anno fa e come ancora scrivono alcune guide). Intanto saliamo a visitare Petrosains, il centro scientifico interattivo (costo 25 MR grazie alla tessera per turisti che potrete fare ai box office del centro commerciale presentando il vostro passaporto). È divertentissimo, anche per gli adulti (purché giocherelloni e appassionati di scienze). Ne usciamo tre ore dopo felici come dei bambini. Ci siamo anche conquistati delle spille ricordo partecipando a un laboratorio sulle bolle di sapone, e ora conosciamo il segreto per farle rimbalzare! Pranziamo rapidamente nel Food Court del Suria con noodles e riso con pollo, poi ci mettiamo in coda per la salita on the top. Controlli di routine, ascensore superveloce (ma niente in confronto a quello provato a Dubai sul Burj Khalifa!) ed eccoci sullo Skybridge che collega le due torri gemelle. Bello, bello, bello. Peccato per la giornata grigia e poco limpida. E peccato anche che per la prima volta io sperimenti le vertigini. Sarà per le pareti in vetro, sarà per le impercettibili oscillazioni dovute alla struttura antisismica, ma faccio un po’ di fatica. Se avete problemi con le altezze ve lo sconsiglio. La seconda tappa della salita è l’ottantesimo piano, praticamente in cima (più su ci sono solo i piani di servizio, non accessibili). La vista a 360 gradi su Kuala Lumpur è fantastica. Vediamo in fronte a noi la seconda torre, vetro e acciaio, imponente ed elegante. E io continuo ad accasciarmi sui numerosi divanetti per combattere le maledette vertigini, grande novità del viaggio. In ogni caso, ne vale la pena.
Al termine della visita ci spostiamo in metro un po’ fuori dal centro, fermata Paramount, dove abbiamo appuntamento con una guida locale contattata precedentemente via mail per un “Food Tour” (vedi il sito www.foodtourmalaysia.com). Il giro prevede un tour gastronomico attraverso le varie specialità di street food malesi, il costo è di 160 MR a persona e comprende cibo, bevande, spostamenti in auto e le preziose informazioni della guida. Charles, la nostra guida, è un ragazzone pieno di senso dell’umorismo, gentile e disponibile. Ci carica sulla sua auto (e per il momento ci siamo solo noi) e ci porta in giro per KL alla scoperta dei suoi piatti più tipici, nei luoghi più genuinamente malesi, frequentati solo dagli autoctoni. Per godersi appieno questa magnifica esperienza ci vogliono curiosità e fiducia: la guida ordinerà per voi cibi e bevande e solo dopo l’assaggio vi spiegherà di cosa si tratta. Pare temibile, ma state tranquilli non vi succederà nulla di brutto! Anzi, vi divertirete! La prima tappa prevede un piatto malese, il Nasi Lomak, che qui si consuma a colazione: riso, uova e piccantissimo sambal, accompagnato da tè freddo.
La seconda tappa ci porterà invece in un chiosco cinese dove ci godiamo noodles ai frutti di mare cotti sul carbone, tofu ripieno di verdure e una superba anatra arrosto. Brindiamo con un rinfrescante succo di lime con prugne secche. Intanto inizia a diluviare.
Per la terza tappa ci uniamo a un’altra guida del Food Tour, anche lei rimasta sola con la sua ospite inglese e insieme andiamo in un food court indiano, o meglio, “mama” come dicono qui (indo-musulmano). L’atmosfera è rilassata e frizzante, come a una cena tra amici. Assaggiamo il pane indiano, che è uno spettacolo da vedere: è una sfoglia semidolce croccante e altissima che si avvolge a cono, è divertente vedere come la preparano. Poi puri (pane indiano lievitato) con dhal e curry di patate, una deliziosa razza (stingray) cotta al barbecue e un altro piatto a base di carne, pesce e cipolle. Tutto è saporito e buonissimo!
La quarta tappa prevede una passeggiata in un pittoresco night market di quartiere. Passeggiamo sotto la pioggia battente. Vediamo frutta, verdura e pesce di ogni tipo, assaggiamo un muslim pancake e gelato fritto ottimi. La nostra ultima tappa culinaria (dopo la quale ci arrendiamo, tutti con la pancia pienissima!) ci fa assaggiare un pancake indiano cotto con latte di cocco e accompagnato da una bevanda fatta con lo sciroppo di rosa (non fatevi inquietare dal colore fucsia fosforescente, qui le bibite sono tutte in technicolor). Con le guide ci divertiamo veramente tanto, ci raccontano tantissime curiosità su come i giovani vivano in Malesia, su come funzioni il lavoro, sui costi della vita, un interessantissimo confronto. Come “regalo” ci accompagnano in hotel, con tappa fotografica in Merdeka Square, che di notte, illuminata, è molto bella. Con tutti quei colori sembra però più una discoteca, che un monumento storico. Una splendida serata, thank you guys! Terima Kasih!
KL: Batu Caves, Lake Gardens e Chinatown
Stamattina splende il sole sulle Petronas Towers, dunque ci mettiamo in moto per un’escursione fuori città. Prendiamo la metro fino a KL Central (abbiamo fatto la carta ricaricabile per usare la metropolitana, costa 10 MR di cui 2 di deposito). Da lì prendiamo un comodo, pulito, puntualissimo treno per le Batu Caves. Il tragitto è di circa 30 minuti e costa 2 RM, praticamente nulla. Le carrozze nuovissime sono climatizzate con schermi che proiettano Tom e Jerry. Le grotte di Batu sono un sito induista, situato in una grande cavità calcarea. Due statue dorate altissime accolgono i visitatori ai fianchi di una lunga e ripida scalinata. 272 gradini, fatti sotto il sole cocente, non sono una passeggiata, preparatevi. Ai piedi della scalinata ci sono un tempio, alcuni negozi di souvenir, statue hindu e la Cave Villa (ingresso 20 RM, ma lo sconsigliamo). Durante la salita simpatiche e vivaci scimmiette ci corrono intorno, alcune con i cuccioli aggrappati alla pancia, tenerissime! (ma attenti a non attirarle con il cibo, dicono diventino poco gestibili). In cima si apre una grande cavità che ospita un altro tempio e alcuni piccoli altari. Peccato per i tanti piccioni. A metà della scala c’è l’ingresso alle Dark Caves, ma la guida dice che bisogna essere un po’ attrezzati e allenati per percorrerle, perciò desistiamo. Visitiamo la prima citata Cave Villa, ma non è un granché, a parte il grazioso laghetto con le carpe koi. All’interno ci sono spettacoli di danza indiana messi su per i turisti (in stile Bollywood), un rettilario tristissimo in stato di abbandono con animali palesemente sofferenti e una galleria di statue indù che rappresentano le varie divinità. Belle ma un po’ eccessive… ci sono anche luci psichedeliche!
Dopo un paio d’ore di visita rientriamo alla base. Scendiamo alla fermata KL e ci troviamo a fianco del Museo dell’Islam. A piedi costeggiamo la grande Moschea nazionale e poi procediamo verso i Lake Gardens. La strada è lunga ma piacevole, nonostante il caldo. Facciamo una tappa al Rama Rama Taman (Butterfly Park), dopo un frugale pranzo a base di noodles liofilizzati scaldati nel microonde del loro bar (non siamo riusciti a trovare di meglio). L’ingresso è di 20 RM, non è poco, ma passeggiare nel piccolo giardino circondati da splendide farfalle è suggestivo. Procediamo verso i Lake Gardens. Sono bellissimi, ordinati e deserti (sarà per via del temporale che incombe), con un fascino un po’ inglese. Belle le pensiline costruite per consentire ai pellegrini di riposare, qualcuno ne approfitta. Ritorniamo indietro con l’ausilio di una navetta interna trovata per caso (1 RM). Dalla Moschea Nazionale prendiamo un taxi fino al Central Market, Chinatown, e il temporale si scatena. Il mercato coperto è in un padiglione a due piani e contiene tanti piccoli negozi di souvenirs e artigianato. Una volta usciti imbocchiamo Jalan Petaling, la via centrale di Chinatown. È un vero e proprio caos. Veniamo inghiottiti da dedali di bancarelle accalcate in ogni angolo che vendono merce taroccata, venditori accaniti, vicoli strettissimi e tanta gente. Un’esperienza da provare. Stanchi morti rientriamo in hotel e non abbiamo la forza di uscire per cena. Ci affidiamo al ricchissimo buffet del Renaissance. Piatti locali e internazionali, con una scelta infinita (cibi cinesi, indiani, malesi, sushi, piatti europei, decine di dolci, gelato, non manca nulla). La qualità è ottima, il costo di circa 100RM a testa, tanto per gli standard locali, ma per quelli italiani nella norma.
KL: la giornata del relax
Oggi vogliamo prendercela comoda. Il cielo è sempre grigio e siamo un po’ stanchi. Raggiungiamo Bukit Bintang, con la monorail. La zona è decisamente caotica, con tanto traffico, tanta gente e un po’ di degrado (nonostante sia considerata una zona ricca). Facciamo un giro nel centro commerciale Sungei Wang, consigliatoci dalla guida del Food Tour. È caotico e zeppo di negozietti di abbigliamento dal gusto poco occidentale, ciononostante riesco a fare acquisti, of course. Alle 15 ci aspettano alla Jojoba Spa del Berjaya Hotel, prenotata via mail dall’Italia con conferma telefonica all’arrivo a KL. La spa è bella e curata, lo staff molto cortese. Abbiamo prenotato un trattamento di coppia in promozione a 430 RM, che comprende scrub corpo, massaggio e trattamento viso antietà, ma noi che siamo incontentabili chiediamo di aggiungere anche la jacuzzi (per 69 RM… un po’ tanto considerato che la vasca è piccola e non particolarmente scenografica). Tre ore di trattamento cullati dal suono della pioggia per staccare completamente la spina. Fantastico. Ci salutano offrendoci tè allo zenzero e ci regalano dell’olio da massaggi. Galleggiando su una nuvola ci spostiamo al vicinissimo Low Yat, un centro commerciale dedicato interamente alla tecnologia e all’elettronica. Follia pura. Ci sono centinaia di negozi che vendono tutti gli stessi prodotti (I-pad, I-phone, Tablet, accessori), agli stessi prezzi. Non comprendiamo l’utilità di tutto questo. Ceniamo nel Food Court in un ristorante giapponese buonino, con ramen, pollo teryaki e ravioli brasati. Yum! Al rientro dobbiamo fare un giro un po’ tortuoso con la MRT perché la monorotaia è ferma per un problema tecnico. Facendo un cambio di linea a Majid Jamek vediamo però l’antica moschea, che illuminata è molto suggestiva. Grazie per averci dirottati!
KL: il diluvio, Merdeka Square e Little India
Ci svegliamo con un cielo nerissimo e con la nebbia che inghiotte le Petronas. Promette male, molto male. Lasciamo l’hotel diretti a Masid Jamek, che vista di giorno perde un po’ del fascino che aveva ieri sera illuminata, ma è comunque interessante. Appena usciti dalla metropolitana già piove, e non poco. Facciamo qualche centinaio di metri in direzione Merdeka Square, ma il diluvio imperversa, perciò ci troviamo costretti a fare qualche tappa. Prima una tettoia davanti al museo tessile (un bell’edificio arabeggiante), poi scoviamo nei paraggi un piccolo museo (gratuito) in cui viene spiegata brevemente la storia della città. C’è un enorme plastico di Kuala Lumpur illuminato e tutta una serie di splendidi lavori fatti artigianalmente traforando il legno. Il giro termina nel gift shop. In attesa che diminuisca la quantità di acqua che scende dal cielo (vana speranza) ci sediamo su un divanetto e una gentilissima commessa ci invita a sfogliare qualche libro. Tra un Guinness dei primati malese e una raccolta di vignette di satira sulle credenze cinesi, passa una mezz’ora. La pioggia è appena un po’ diminuita, ma non molto, prendiamo coraggio e affrontiamo il monsone. Camminiamo fino a Merdeka Square e ci fermiamo ad ammirare, solo per un attimo, il grande campo da cricket dove fu proclamata l’indipendenza e l’orgogliosa bandiera che svetta anche nel temporale, poi entriamo nel quartiere di Little India. Le bancarelle sono chiuse e smontate per proteggere la merce dalla pioggia battente. Ci infiliamo in qualche negozio di meravigliose stoffe e vestiti, poi corriamo verso la metro. La stanchezza e il clima avverso ci spingono a rientrare in hotel. Dopo una pennichella scendiamo in piscina. Il diluvio ha lasciato posto a una pioggerellina costante, l’acqua della piscina è fredda, così desistiamo. Prepariamo la valigia per il check out di domani e andiamo al Suria KLCC. Approfittiamo del Centro Relax con un fantastico foot massage (60 RM per 30 minuti di massaggio, con tanto di cuscino cervicale caldo e tè allo zenzero). Poi scegliamo un ristorantino carino per la nostra ultima cena a KL, il “Spring Garden”, che propone cucina cinese creativa, in un ambiente molto curato e elegante. La cena è memorabile, con camerieri solerti che ci versano il tè in continuazione. Mangiamo noodles fantastici, gamberi al burro divini e una loro specialità: una specie di ciambella fatta non so con quale impasto, fritta, ripiena di verdure e funghi, molto particolare. Spesa finale 120 RM, un po’ più della media locale, ma ne vale la pena.
Raggiungere la East Coast
In taxi raggiungiamo Hentian Putra, la stazione dove partono i bus diretti sulla costa est. Abbiamo acquistato online il biglietto per Kuala Terengganu con la compagnia “Nice”, qui considerata di gran lusso (costo del biglietto 69 RM). Il bus è molto bello, sedili comodi e spaziosi, schermo sul sedile davanti con qualche film, musica e giochi. Scopriamo ben presto di essere gli unici passeggeri… anche autista e stewart sembrano increduli, ma ci accolgono con grande cura. Durante il viaggio ci portano acqua, tè verde, una specie di brioche ripiena di crema al cocco e un biscottone al burro di arachidi. Lo stewart inoltre si prodiga come un ninja a schiacciare con un giornale ogni mosca che osa avvicinarsi a noi. Sono così cortesi che ci raccomandano di avvisarli se vogliamo fermarci per una sosta. Surreale. Il viaggio dura 5 ore, un po’ meno del previsto. Il paesaggio durante il tragitto è bellissimo: palme, palme, villaggi, ancora palme, piantagioni di tè, mucche, paludi… Arrivati a Kuala Terengganu ci avvicina un amico dell’autista del bus che si offre come tassista (ovviamente abusivo, ma ci ispira simpatia e in più ci fa un buon prezzo, perciò ci facciamo accompagnare in hotel). Il Ri- Yatz Resort si trova su un isolotto fluviale, decisamente fuori mano rispetto al centro, ma inserito in un parco molto bello. Abbiamo un bungalow immerso in un fantastico giardino tropicale, con fiori di frangipane che sfiorano il balcone affacciato su una piscina a sfioro incantevole. Ci buttiamo subito per una nuotata nell’acqua tiepida, soli, il sole è caldissimo, ma c’è qualche nuvola. Siamo troppo stanchi e il resort è troppo rilassante per indurci ad allontanarcene, così ceniamo nel ristorante dell’hotel. C’è poca gente (la stagione turistica sta finendo) e abbiamo un tavolo vista fiume molto romantico. I camerieri non parlano affatto inglese, il che è molto buffo. Ordiniamo noodles ottimi, una zuppa con tanto zenzero e una salsiccia di pesce fritta, tipica della regione. Per concludere fagottini con crema di banana fritti serviti col gelato (totale 80 RM). Questa è vita. Intanto il temporale tropicale riparte e scroscia scuotendo i muri del bungalow, tanto che al rientro dalla cena ci ritroviamo senza luce perché è saltato il contatore… aiuto! Riusciremo a dormire?
Isola di Redang all’orizzonte
La colazione al resort è un po’ deludente rispetto agli standard precedenti, per varietà, qualità, pulizia e servizio, ma forse è anche dovuto alla penuria di ospiti. Aspettiamo il transfer prenotato tramite agenzia per raggiungere il traghetto in partenza da Merang. Non arriva, non risponde, insomma, dopo molte peripezie si presenta col suo furgoncino, in tremendissimo ritardo. In 20 minuti percorre la strada che avremmo dovuto fare in 40 minuti. Un viaggio allucinante, con picchi di 170 km orari, quattro frecce sempre inserite e sorpassi impossibili, che l’autista sostiene con sguardo truce, impassibile alle nostre lamentele. Arriviamo comunque vivi all’imbarco, appena in tempo per la partenza. Dopo circa un’ora e mezza di navigazione (con un po’ di onde e nausea) arriviamo al Laguna Beach Resort di Pulau Redang. Gli chalet sono molto belli, spaziosi, con balcone vista giardino, immersi nella vegetazione tropicale. Ad accoglierci sul nostro balcone un chipmunk (una scimmietta, con l’aspetto di uno scoiattolo) simpaticissimo che ci farà compagnia per tutto il soggiorno. Nonostante tutti i divieti presenti ci inteneriamo e gli regaliamo un cracker. È buffissimo! Ci cambiamo e scendiamo subito in spiaggia, approfittando del sole che per il momento splende. Sabbia bianca finissima, mare celeste (ma in questo momento non limpidissimo), sole rovente e accecante. La spiaggia è praticamente deserta. I turisti cinesi che popolano il Resort a quest’ora se ne stanno rintanati in zone ombrose, scopriremo la loro presenza solo nel tardo pomeriggio. Ci crogioliamo un po’ nella jacuzzi in piscina e poi ci facciamo una nuotata nel tiepido mar della Cina. Il pomeriggio scorre alternando queste piacevoli attività. Cena a buffet nel ristorante del Resort. Buona scelta, qualità discreta, pulizia curata. Grande abbuffata! Dopo cena passeggiamo in spiaggia, in sottofondo le onde e un gruppo pop che canta brani inglesi e cinesi, e su di noi uno splendido cielo stellato.
Redang e il relax totale. Jacuzzi, snorkeling, massaggi e monsoni
Ci godiamo tre impegnativi giorni di relax, con sole alternato a nuvole. Le giornate proseguono pigramente tra nuotate rigeneranti, aperitivi sulla spiaggia a base di Singapore Sling, coretti oriental pop di una boy band pseudo famosa che sta girando un video in spiaggia, barbecue serali e tanti rumorosi vicini cinesi che scattano foto in pose improbabili. Il secondo giorno di permanenza ci accoglie il cielo terso e la spiaggia del Resort oggi appare in tutto il suo splendore, con il mare che è una tavola, limpido, e una luce fantastica. Incredibile come da un giorno all’altro sembri un luogo totalmente diverso. Ci sentiamo attivi e ci iscriviamo ad un’uscita di snorkeling organizzata dal Resort (35 RM più 5 RM di ingresso al Parco Marino). Ci portano all’interno della riserva naturale situata a sud dell’isola. Snorkeling facile con tantissimi pesci che nuotano praticamente a riva e ti bussano al vetro della maschera. Sembra di stare in un acquario! Vediamo anche seppie, coralli, anemoni colorati, un pesce chirurgo, dei bruconi marini e una grandissima murena… aiuto! Scappo praticamente correndo sull’acqua. Esperienza bellissima, altra stupenda giornata. L’ultimo giorno ci prepariamo al ritorno sulla terraferma (e a casa). Piove a dirotto. E qui quando piove, piove!! Ci concediamo un foot massage nel centro massaggi del Resort, facciamo un ultimo bagno in mare sotto la pioggia battente (un’esperienza divertente) e salutiamo così questo paradiso tropicale.
Kuala Terengganu
Ultimissimo giorno in terra Malese. Arriviamo sulla terraferma in mattinata, ma il nostro volo interno per KL (e da lì poi per Milano) partirà solo all’ora di cena, perciò ci affidiamo al tassista che abbiamo conosciuto il primo giorno a Kuala Terengganu (che ci aveva lasciato il suo numero per ogni necessità), per fare un comodo giro turistico della città. Concordiamo un prezzo davvero di favore (circa 30 Euro per tutta la giornata), e la nostra guida si prodiga per accompagnarci a vedere ogni monumento degno di nota, sempre con il sorriso, e fornendoci numerose interessanti informazioni sulla vita quotidiana in Malesia. È talmente ospitale che vorrebbe portarci a casa sua per farci conoscere la moglie e farci assaggiare i frutti tropicali del suo giardino, ma purtroppo il tempo disponibile non ce lo consente. Visitiamo innanzitutto la moderna e imponente Moschea di Cristallo, costruita in vetro e acciaio (che risulta di maggiore impatto di sera, illuminata), affacciata sul fiume. Per entrare sono d’obbligo velo e tunica, ma l’interno è piuttosto spoglio, con grandi display luminosi che indicano gli orari di preghiera. La seconda tappa è il Muzium Negeri Terangganu, di cui visitiamo però solo la parte esterna (è il museo più grande del sud est asiatico e dicono che sia molto interessante, ma ci vuole tempo per visitarlo tutto), il palazzo che ospita il museo è davvero bello e rispetta i canoni tradizionali con tetti a punta e pannelli di legno intarsiati. Nei giardini (visitabili gratuitamente) c’è un bel complesso di case tradizionali malesi e una galleria marittima, con alcune ricostruzioni di vascelli sui quali si può salire. Ci godiamo la passeggiata nei giardini e lungo il (fangoso) fiume, poi proseguiamo tornando verso il centro. Passiamo davanti al quartiere cinese, ma oggi è tutto chiuso perché è domenica, quindi non ci fermiamo. Scattiamo invece qualche fotografia a Pantai Batu Buruk, la spiaggia cittadina (attualmente un po’ sconquassata dalla pioggia che è scesa incessante fino a poche ore fa). È una grande spiaggia sabbiosa, il cielo e il mare oggi hanno sfumature incredibili, in bilico tra il blu e il grigio e soffia un piacevole vento. L’ideale per far volare gli aquiloni, che svettano in lontananza. Ci spiegano che la spiaggia nelle giornate assolate è molto frequentata dalle famiglie, soprattutto per i picnic. Le correnti qui sono molto forti, dunque non è particolarmente consigliata per le nuotate, ma numerosi surfisti sfidano coraggiosi le onde. Scegliamo poi di fare un giro nel mercato locale, e ci perdiamo tra frutta, pesce essiccato, bibite coloratissime vendute nei sacchetti di nylon anziché nelle bottiglie, donne velate che friggono cibo ignoto in grandi pentoloni d’olio, bambini che giocano tra le bancarelle, in un affascinante spaccato di autentica vita quotidiana malese. La città infatti non è presa d’assalto dai turisti, come le altre mete toccate finora e ci permette di comprendere un po’ più da vicino la vita “normale” dei malesi. Ultima tappa concordata è un centro commerciale poco fuori città, molto meno scintillante rispetto a quelli di KL. Il nostro tempo è quasi finito e il nostro nuovo amico malese ci accompagna nel piccolo aeroporto cittadino, che risulta tranquillo e poco affollato. Le persone lasciano candidamente incustodite valigie e borsette e nessuno sembra tentato di toccare nulla che non sia suo. Apprezziamo ancora una volta l’onestà e la civiltà di questo popolo. Un comodo (e breve) volo Air Malaysia ci riconduce nella capitale, da dove torniamo verso occidente.
Splendida vacanza finita, abbiamo fatto nuove scoperte, conosciuto persone meravigliose, guardato il mondo con occhi diversi, assaggiato cibi sconosciuti, respirato odori nuovi, camminato sotto un cielo uguale al nostro, eppure diverso.
Grazie Malesia, resti nel cuore.