Aedislegt Island!

Questa e' la storia di una splendida vacanza trascorsa in Islanda con Giorgio (il mio ragazzo), Stefano (fisico che vive a Monaco di Baviera) e Sonia (ostetrica che lavora a Londra). Premetto innanzitutto che il mio giudizio nei confronti dell'islanda non e' assolutamente imparziale in quanto la ritengo "il mio secondo paese", avendoci...
Scritto da: Annippa
aedislegt island!
Partenza il: 11/07/2004
Ritorno il: 28/07/2004
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 1000 €
Questa e’ la storia di una splendida vacanza trascorsa in Islanda con Giorgio (il mio ragazzo), Stefano (fisico che vive a Monaco di Baviera) e Sonia (ostetrica che lavora a Londra). Premetto innanzitutto che il mio giudizio nei confronti dell’islanda non e’ assolutamente imparziale in quanto la ritengo “il mio secondo paese”, avendoci trascorso un anno alle superiori. La preparazione del viaggio inizia mooolto prima della partenza: dopo aver parlato per anni della bellezza dell’Islanda ed avendo convinto gli amici a venirci dovevo assolutamente trovare il meglio… Per quanto riguarda il viaggio, nonostante avessimo trovato un charter da Trieste (dove viviamo) abbiamo dovuto optare per la compagnia low cost con scalo a stansted per sincronizzare la partenza con gli amici provenienti dall’estero (il prezzo sarebbe stato circa lo stesso). Ma il vero affare riguarda il noleggio dell’auto: dopo aver contattato via e-mail tutte le compagnie locali, ne abbiamo trovata una che noleggiava auto “vecchie”, permettendoci di risparmiare circa 1/3 del costo (spesa per 2 settimane circa 900 euro). La nostra Toyota corolla verra’ da ora in po battezzata “il catorcio”. Ma iniziamo a raccontare… 11/7/2004 Partenza dal”aereoporto di Brescia nel pomeriggio. Dopo un po’ di gag per imbarcare tutto il bagaglio, comprendente un tavolino da campeggio, ci imbarchiamo ed arriviamo a Stansted in perfetto orario. Dopo esserci uniti a Sonia consideriamo il viaggio ufficialmente iniziato ed atterriamo a Keflavik attorno alle 22. Trovo l’occasione di sfoggiare il mio islandese gia’ col doganiere ed, unbelievable, mi capisce!!! Intanto che aspettiamo Stefano in arrivo da Crante Cermania ritiriamo “il catorcio” (e ci rendiamo gia’ conto che e’ troppo piccolo anche per sole 3 persone con bagagli e attrezzatura da campeggio!) e ce ne facciamo un giretto per Keflavik trovando aperto uno sjoppa (chiosco con caramelle e fast food e spesso video noleggio) dove mangiamo il nostro primo “pylsa medh ollu” ovvero hot dog con ogni tipo di salsina. Gli Islandesi lo ritengono cibo tipico, ma i miei compagni di viaggio non l’hanno apprezzato ritenendolo troppo “global”. Alle 11, in perfetto orario sbarca anche Stefano e, nonostante le pessime indicazioni ricevute, raggiungiamo l’ostello della prima notte a Njardvik. Siamo quasi gli unici ospiti e internet e’ gratis. Nonostante il fuso orario facciamo un po’ di kasino perche’ abbiamo tante cose da raccontarci dopo tanto che non ci vediamo nonche’ fa abbastanza effetto andare a dormire con il cielo illuminato a giorno! 12/7/2004 Sveglia con calma verso le 8, carichiamo con cura la macchina e partiamo! Prima tappa Reykjavik, dove la “mia famiglia” ci ha invitato per un brunch. Innanzitutto ci fermiamo a dare un’occhiata alla Bla’a Lo’nidh, che alla mattina presto fa un effetto completamente diverso rispetto al pomeriggio affollata di turisti, quindi facciamo la nostra prima spesa in un supermercato dell’hinterland di Reykjavik. Con piacere mi rendo conto che, anche se la citta’ e’ molto cresciuta, a distanza di 10 anni riesco ancora a trovare la “strada di casa”. Ragna e Leo. I miei genitori islandesi, mi accolgono con affetto, facendomi sentire come una figlia che torna a casa. I gemelli, che avevo visto nascere, hanno gia’ 10 anni mentre Eydis…beh, lei era la mia sorellina mentre adesso, sara’ perche’ mi sento giovane, la vedo un po’ mia coetanea. Il brunch soddisfa tutti, a base di ponnukokur (pancakes?), rugbraudh (il pane nero cotto sotto terra), hangjkjot (agnello affumicato), trota affumicata e formaggio con marmellata. I miei amici sono forse un po’ scocciati perche’ stiamo rubando tempo prezioso alla vacanza e io non sono molto simpatica dato che ne approfitto per esercitare l’islandese, comunque riusciamo a liberarci per le 2. E a questo punto si parte davvero! Decidiamo di fare il giro dell’isola in senso antiorario. La prima tappa obbligata e’ Thingvellir, importantissima per le storia islandese, ma soprattutto localita’ in cui i segni della faglia che attraversa l’islanda sono piu’ evidenti. Dopo rapida passeggiata per il sito (con Giorgio che si arrampica sulle roccia per non riuscire poi a scendere) ci spostiamo a Hveravellir. Li’ cerchiamo Gufudalur dove troviamo un piccolo geysir del tutto de-turisticizzato ai margini di un campo da golf. Passiamo un’ora ad osservarlo (e tirare sassi nel condotto, ma non ditelo a nessuno!) e poi andiamo a veder cos’e’ veramnete un geysir! Geysir e’ veramente un posto che lascia senza parole. Nonostante ormai il grande Geysir (si pronuncia gheisir!) sia completamente spento e ci dobbiamo “accontentare” dello Strokkur, si potrebbe stare ore a guardarlo con i suoi 45 metri di getto! Non oso immagnare come dovesse essere l’originale! Dato che comincia a fare sera ci spostiamo verso Gullfoss, per vedere la cascata piu’ famosa d’Islanda. Siccome ormai il posto e’ deserto di turisti decidiamo di aprire il nostro tavolino, accendere i fornellini e cucinarci la cena di fianco allo strapiombo. Il panorama non ci ha impedito di soffrire il freddo durante la nostra prima cena islandese: la pasta era gia’ gelida 1 minuto dopo essere stata scolata! Approfittando delle giornata “a ciclo continuo” ci avviamo verso la nostra tappa successiva, costeggiando l’Hekla (che per una colta lasciava intravedere la punta!) e visitando Ska’lholt (sito vescovile storico – non merita!). Ci fermiamo a dormire ad A’rnes, dove oltre al campeggio c’e’ anche l’ostello (che per non indurci in tentazione era pieno). 13/07/2004 Sveglia all’alba, ci accorgiamo che in Islanda accendono tardi i vulcani, nel senso che dalle docce scendeva solo acqua fredda: noi pensavamo che essendo di origine geotermica non bisognasse accendere lo scaldabagno! Per fortuna riusciamo ad intrufolarci nell’ostello… Dopo una rapida colazione ci mettiamo in auto per raggiungere Landmannalaugar. Putroppo la giornata non e’ delle migliori. Il vento gelido non ci permette di goderci la cascata di Hjalparfoss, ma almeno inasprisce il paesaggio desertico del Hraun: sabbia nera a perdita d’occhio a causa delle eruzioni che hanno formato l’isola, nessuna vegetazione per il clima rigido. In verita’ un po’ di muschi e fiorellini spuntano qua e la’ e Sonia decide che il viaggio puo’ essere l’occasione ottimale per scattare foto “da libro di religione” dove si vede che la vita vince le asperita’ della natura… Purtroppo non poteva esserci giornata peggiore per visitare Landmanna laugar: vento gelido e nubi che coprono completamente le montagne varipointe, ma obbligo comunque i miei compagni di viaggio a svolgere il percorso “breve” tra la lava. Quando ha iniziato a nevischiare credo che Sonia, che soffriva anche a camminare a causa della sciatica, volesse ammazzarmi. Alla fine ci riprendiamo grazie ad un risottino cucinato sotto le tettoie e un bagno rigenerante nella pozza naturale alla confluenza tra un torrente caldo e uno freddo. Ed ovviamnte grazie alla vista dei maschioni nudi che si immergevano! NB: in teoria per raggiungere Landmannalaugar servirebbe il fuoristrada, ma se si segue la strada piu’ lunga (con prudenza!) e ci si ferma a circa 500m dal rifugio, prima di guadare un torrente, si puo’ tranquillamente fare. Comunque e’ stata una gioia immensa vedere un X5 impantanarsi in mezzo al guado! Viaggio di ritorno senza particolari entusiasmi, con il riscaldamento al massimo, e pernottamento in una guest house a Hella. Stanze non bellissima, ma cucina splendida e enorme (se ci andate potrests recuperare il nostro sale?) e gestori simpatici. 14/7/2004 La vacanza entra nel vivo! Ci svegliamo con tempo incerto e quindi decidiamo di abbandonare l’idea di andare a Thorsmork, ragguingibile solo in autobus. Facciamo colazione con calma e ci avviamo verso la cascata di Seljalandfoss prima e Skogafoss poi. Nel frattempo il tempo volge al bello ed invogliati dalla guida decidiamo che e’ ora di fare qualcosa di eroico: raggiungere Thorsmork a piedi attraverso il passo di Fimmvordursha’ls. Riempiamo quindi uno zaino con il necessario per il pernottamento e compinciamo ad arrampicarci lungo il sentiero che costeggia il torrente e piu’ di 20 cascate! Fantastico! Dopo circa 4 ore di cammino arriviamo “in cima” e davanti a noi si apre una distesa di detriti (probabilmente coperta dal ghiaccio gran parte dell’anno) con due ghiacciai ai lati (l’Eyafjallajokull e il Myrdalsjokull)…e una distesa di paletti gialli che segnano il sentiero a perdita d’occhio! E noi che pensavamo di essere arrivati! Dopo circa 2 ore che seguiamo i paletti gialli, con Sonia che non ce la fa piu’ per il mal di schiena e il tempo che volge al peggio raggiungiamo finalmente il rifugio in cui contavamo di pernottare (per l’altro era richiesta la prenotazione). Apriamo la porta e….in uno spazio di meno di 40 metri quadrati ci sono almeno 30 persone. “Are you all going to sleep here?” chiediamo. “Yes, and 20 more people are coming!”. L’unica cosa che ci resta da fare e rimetterci in cammino verso il rifugio successivo (dove sappiamo che al 90% non troveremmo posto). Nel frattempo il cielo diventa sempre piu’ scuro, il vento piu’ forte…e Sonia piu’ lagna. Tra l’altro per raggiungere il rifugio bisogna attraversare diversi tratti di neve perenne che mette un certo imbarazzo al camminatore non esperto. Aperta la porta del rifugio troviamo un ambiente caldo ed accogliente ed un ragazzo gentile che, dopo averci rimproverato per non aver prenotato, fa in modo di trovarci posto per dormire dato che non si fida di farci rifare tutta la strada in discesa stanchi e col maltempo. Non si capisce perche’ ma non vuole farci dormire in terra (tranne il fortunato stefano) quindi obbliga me e Giorgio a condividere un letto e soprattutto la povera sonia a condividere un letto con un a francese. Mangiando le nostre poche provviste (ricordatevi che i rifugi islandesi non hanno niente a che spartire con i nostri e quindi dimenticate canederli e polenta e funghi) facciamo conoscenza con un po’ di turisti camminatori di varia provenienza, alcuni dei quali sono all’inizio di un’escursione che durera’ piu’ di 10 giorni (da li’ si puo’ infatti raggiungere Landmannalaugar). Mi soffermo a descrivere le toilet (latrina per i rifiuti solidi, orinatoio adattabile al femminile per quelli liquidi) ed a fare notare la mancanza di acqua potabile, che veniva ottenuta facendo deositare i detriti dall’acqua piovana. 15/07/2004 Sveglia all’alba, prima che la comitiva si alzi ed “occupi il sentiero”. E ancora paletti gialli! Noi che pensavamo che il percorso fosse semplice dobbiamo ben presto ricrederci perche’ la discesa e’ ripida ed in alcuni punti bisogna anche attaccarsi a delle funi. Le condizioni climatiche comunque sono buone ed il terreno asciutto quindi procediamo spediti. Purtroppo abbiamo una certa fretta dato che dobbiamo prendere assolutamente l’unico autobus che parte da Thorsmork, quindi non possiamo soffermarci troppo ad ammirare alcuni dei paesaggi che io ritengo tra i piu’ belli che abbia mai visto: caverne di ghiaccio, cascate che precipitano dal ghiacciaio, rocce dalle forme strane…incredibile! Arrivati al rifugio di Bausar, fieri della nostra rapidita’ (anche il gestore del rifugio si congratula con noi, diamo fondo ai viveri ed andiamo addirittura a recuperare le mele che i ragazzini di una scolaresca buttano tra i rifiuti. Quindi crolliamo addormentati sulle panchine fino all’arrivo dell’autobus. Arrivati a Hvolsvollur troviamo una gentile coppia di signori in ferie in camper che da’ a tutti e quattro il passaggio necessario a recuperare la nostra auto parcheggiata a Skogafoss. Durante il percorso ci fermiamo a salutare il fratello, ci offrono frutta e biscotti e ci mostrano l’album di foto del loro camper, che hanno costruito completamente da zero. Arrivati a Skogafoss ritroviamo i francesi che avevano dormito con noi in rifugio e avevano fatto la passeggiata in senso in verso, recuperiamo l’auto e ci dirigiamo a Vik dove Stefano, tra i suoi “must” aveva segnato la spiaggia nera, unica spiaggia nordica indicata dalla rivista Islands. Vista con Dyrholaey in sottofondo un po’ deludente anche perche’ il vento gelido non permette di soffermarsi piu’ di tanto. Proseguiamo per Kyrkjubaejarklaustur, ci accampiamo, ci cuciniamo un’ottima cenetta al coperto (con Sonia e Stefano che ci provano spudoratamente con un australiano ospite del campeggio) e dopo cena, mentre Sonietta si fa la doccia, i tre “duri” vanno a visitiare “il pavimento” ovvero una formazione di basalti esagonali che sembra la piastrellatura di una chiesa. 16/07/2004 La mattina la tiriamo un po’ piu’ per le lunghe per riprenderci dalle fatiche del trekking. Il tempo e’ splendido e ci permettiamo adirittura una colazione all’aperto in maglietta. Costeggiando il Vatnajokull ci dirigiamo verso il parco di Skaftafell. La strada attraversa il sandur, una distesa di detriti lasciate dai jokulhlaup che avvengono periodicamente. Quello che accade e’ che quando i vulcani nascosti sotto il ghiacciai eruttano creano degli immensi laghi sotto il ghiacciaio che ad un certo punto fuoriescono da sotto il ghiaccio spazzando via tutto cio’ che incontrano. L’ultima piena glaciale e’ avvenuta nel 1996 ed ha distrutto anche la strada circolare. Da Skaftafell escursione a Svartifoss, la cascata con i piloni neri di basalto esagonale, ed alla lingua glaciale all’interno del parco. Pasto veloce e, finalmente, puntata in piscina. Dopo un’oretta a mollo ci ripigliamo e ci dirigiamo verso Jokulasa’lo’n, dove il ghiacciaio entra in mare formando una laguna piena di iceberg. Dopo aver sentito boati spaventosi dovuti agli iceberg che si staccano per entrare in mare, Giorgio ripesca un piccolissimo iceberg, rendendosi conto che quello che sembrava piccolissimo in relta’ era immerso al 99% e quindi era un blocco di ghiaccio di dimensioni non indifferenti…e intanto cominciamo a fraternizzare con il verso stridulo delle sterne artiche. Il tempo comincia a peggiorare e noi decidiamo che e’ meglio approfittarne per avanzare per quanto possibile nell’itinerario. Oltrepassiamo Lo’n senza voltarci indietro e dopo ore di viaggio su strade quasi sterrate senza mai incontrare nessuno decidiamo di fermarci a Djupivogur per mangiare (non troviamo di meglio di Hamburger e patatine in una stazione di servizio) e telefonare per prenotare il pernottamento. Grazie al mio ottimo islandese, alla terza ripetizione sono riuscita a capire che era impossibile trovare da dormire a Egilsstadir, e mi sono fatta consigliare una splendida fattoria gestita da una ragazza tedesca di origine asiatica, ottimamente rifinita….credo si chiamasse Eyolfsstadhir. Andateci se potete! 17/07/2004 La giornata e’ delle peggiori: freddo, umido, nubi basse. Tutti i nostri progetti di visite ed escursioni nella zona orientale vengono abbandonati e decidiamo di intraprendere il circuito nord-orientale: e’ vero che l’Islanda non attraversa il circolo polare, ma possiamo almeno avere la soddisfazione di arrivarci a pochi km! Dopo molte ore di guida arrviamo a hraunhafnartangi, rischiamo di bucare la coppa dell’olio per avvicinarci al faro che segna la punta piu’ settentrionale dell’isola e decidiamo di sfidare le sterne artiche per raggiungerlo. Questi simpatici ucccelli infatti depongono le uova tra gli sterpi nei prati vicino al mare. Quando una persona cammina nella zona gli uccelli ovviamente si irritano e cominciano a volare in cerchio gridando “eeeh ehhh” che sembra di essere nel film di hitchcock. Non contenti, quando proprio si arrabbiano scendono in picchiata. A volte si fermano per paura, ma Stefano ha avuto la felice esperienza di venire beccato in testa. Da allora io terorrizzata mi sono mossa solo sventolando un bastone o un sciarpa sopra la testa. Solo Sonia aveva la capacita’ di guardare le sterne neglio occhi e metterle a tacere… Pernottamento a Lundur in un campeggio-ostello (noi che siamo dei duri in campeggio!) poco prima di A’sbyrgi. 18/07/2004 Dopo sveglia con doccia fredda (ma perche’ non accendono prima questi vulcani?) partiamo per visitare il parco dello Jokulsargljufur. Prima tappa il canion di A’sbyrgi, a forma di ferro di cavallo (la leggendo dice che sia l’impronta del cavallo di Odino) tra le cui pareti cresce una vegetazione abbastanza rigogliosa per gli standard islandesi. Secondatappa Hljodahlettar, le rocce dell’eco, dove un’infinita’ di basalti esagonali formano rocce dalle forme improbabile (tra cui una cupola chiamata chiesa) ed infine Dettifoss, la Niagara d’Europa. Siccome noi siamo dei temerari decidiamo di andare a Myvatn seguendo la pista per fuoristrada, senza dover tornare indietro. Alla velocita’ media di 20km/h riusciamo dell’impresa. Breve tappa a Na’mafjall ad ammirare le fumarole e le pozze di fango ribollenti e per finire accampamento a Reykjahlidh. Campeggio affolato e con un tendone adibito a cucina. A mezzanotte il gestore, dopo averci chiesto per 3 volte se non avessimo bevuto (ma immaginatevi: con quello che costa in Islanda!) ci ha cacciato a letto. 19/07/2004 Giornata dedicata alla visita di Myvatn. Prima tappa al cratere del Krafla e escursione sulle sue piu’ recenti colate laviche. Un’altra eruzione e’ prevista a breve. Altro stop a Na’mafjall a ri-vedere la fumarole: incredibili! e quindi visita a Dimmuborgir, la citta’ di lava, agli pseudo-crateri che circondano il lago, alle 2 pozze d’acqua calda naturale sotterranee, putroppo troppo calda per farci il bagno, ed infine alla piscina, dove ci siamo riposati per qualche ora ingannando il tempo mentre pioveva. 20/07/2004 Dopo aver rinunciato all’escursione ad Askja a causa del tempo incerto (Sonia e Stefano recriminano ma a noi dispiaceva spendere 80 euro a testa rischiando di trovare brutto!) partiamo verso Akureyri. Prima sosta a Godafoss e deviazione per Aldeyarfoss (piu’ di un’ora su strada sterrata – non merita a meno che non dobbiate ingannare il tempo quando piove). Akureyri ci delude, anche perche’ siamo alla ricerca di un pasto fuori orario e non troviamo niente di meglio di una fetta di torta. proseguiamo lungo lo Skagafjordur visitando un’insediamento di case dal tetto di torba ed un fortino in pietra in cima ad una montagna e ci fermiamo a dormire nel famigerato ostello di Osar. Proprio di fronte a noi si sta facendo il bagno una colonia di foche. Per raggiungere la spiaggia dobbiamo sfidare una mandria di mucche e le solite sterne artiche, ma alla fine possiamo gustraci le foche che sguazzano dall’altra parte della baia. 21/07/2004 Innamorati delle foche decidiamo di costeggiare la penisola di Vatsnes per vederne ancora. Innanzitutto a pochi km dall’ostello troviamo una casetta sul mare che viene affittata per il pernottamento ad un prezzo inferiore a quello che noi in 4 abbiamo pagato all’ostello. In secondo luogo “il parco delle foche” e’ infestato dalle sterne artiche e si vedono meno foche che all’ostello. E cosi’ proseguiamo verso i Vestfjardar, i fiordi dell’ovest, a ragione considerati uno dei posti piu’ belli d’Islanda. Innanzitutto restiamo colpiti dall’enorme quantita’ di legna accumulata sulle spiaggie. Sembra che venga tutta trasportata li’ dalla Siberia grazie alle correnti. A questo punto ci siamo chiesti se gli alberi cadano spontaneamente in mare o i siberiani giochino al lancio del tronco sulla costa, ma questa domanda non ha trovato risposta. Le spiagge di sabbia gialla, i fiordi, i sole (finalmente!)…tutto bellissimo! A Isafjordur abbiamo un po’ faticato a trovare una sistemazione e siamo finiti al campeggio nel boschetto fuori citta’. Putroppo non c’era la cucina al coperto e quindi abbiamo mangiato al freddo una buona pasta alla panna e gamberetti. 22/07/2004 Dopo una breve visita alla ridente cittadina di Isafjordur ci dirigiamo verso Latrabjarg, la punta piu’ a ovest dell’isola. Anche li’ si trova un faro, ma soprattutto ci aspettano le pulcinella di mare! Su tutto il percorso siamo affiancati da lingue di sabbia dorata davvero splendide, tanto che la freddolosa Sonia vorrebbe rinunciare alle pulcinelle di mare per farsi un bagno…BRRRR! Dopo molte soste per goderci il sole e le spiagge arriviamo a Latrabjarg e vediamo non solo qualche pulcinella, ma un’intera colonia ferma sugli scogli a farsi fotografare! Che animali socievoli! Anche la scogliera ha il suo interesse panoramico, peccato che il punto piu’ alto (se non sbaglio 400m) sta a 7km dal parcheggio e non avevamo tempo. Si stava infatti facendo tardi e il tempo stava peggiorando. Per fortuna il temporale e’ passato veloce nel pempo che raggiungessimo il campeggio, sorto grazie alla riconversione di un penitenziario. Posto splendido, attaccato ad una spiaggia bianca. Non poteva mancare la passeggiata sulla spiaggia sorseggiando una buona camomilla in compagnia dell sterne artiche. 23/07/2004 La mattina sveglia presto per andare a prendere i traghetto che parte alla mattina dal sud della “manina” dei fiordi. Da bravi furbi non abbiamo prenotato e quindi siamo rimasti a piedi. Ovviamente abbiamo dovuto guidare tutta la strada e, resici conto delle cattive condizioni del tempo, abbiamo deciso di rinunciare alla visita della penisola di Snaefellsness (quella da cui parte viaggio al centro della terra di Verne). Giornata buttata via guidando, pernottamento a Borgarfjordur in una fattoria molto carina. 24/07/2004 La vacanza volge al termine, almeno per i nostri compagni di viaggio. Per riprendere le forze prima di tornare al lavoro serve una bella giornata rigenerante alla Bla’a Lonidh. Dopo qualche ora a mollo io e Giorgio torniamo a dedicarci al turismo massacrante e ce ne andiamo a visitare Grindavik, Krisuvik e Reykjanesviti, recuperando i nostri amici pigri alla sera. Pernottamento nel campeggio di Reykjavik e serata alla scoperta della movida…finche’ il fisico ce lo permetteva! 25/07/2004 Giornata di saluti: Sonia parte presto e dopo averla accompagnata all’aereoporto abbiamo appena il tempo per farci un giro in citta’ prima che Stefano ci depositi a casa dalla mia famiglia e parta pure lui. Per noi invece comincia una tre giorni in famiglia! Si comincia con una bella cenetta con la famiglia al completo con anche il ragazzo di Eydis ed i genitori che cominciano a chiederci se pensiamo di sposarci avere figli, le nostre prospettive professionali…Giorgio non era mai stato messo tanto sotto pressione neanche dalla mia famigli naturale!!!! La cena si compone di un’ottima coscia di agnello con contorni assortiti ed io ho la possibilita’ di esprimere un desiderio per il menu’ delle cene successive. Dopo cena tutti alla partita! La squadra del quartiere (Fylkir), che milita in serie A, gioca contro il Grindavik. Allo stadio ci sono le famiglie e i bambini. Niente di paragonabile con le partite in Italia. La’ i calciatori non sono professionisti e quelli che giocano in nazionale militano tutti all’estero. 26/07/2004 Per non rilassarci troppo decidiamo di scalate l’Esja, la montagna dall’altra parte della baia rispetto a Reykjavik. La prima ora di cammino non e’ per nulla impegnativa, ma l’ultimo pezzo bisogna letteralmente scalare delle rocce senza riuscire a trovare il sentiero. In discesa qualche scivolata e’ assicurata. Alla sera cena a base y’sa (eglefino – pesce simile al merluzzo) cucinato con gamberetti, verdure e ananas. Una delle mie ricette preferite quando ho trascorso l’anno la’. E dessert di zuppa di rugbraud con panna. Squisito! 27/07/2004 Ultimo giorno in Islanda. Mattinata in giro per il centro di Reykjavik e ritorno a casa a piedi lungo “la via dell’acqua calda”. Si tratta di un sentiero segnato sopra i tubi che conducono l’acqua calda e d’inverno (quante volte l’ho fatta tornando a casa da scuola!) non e’ mai coperto di neve. Giornata di sole bellissima e calda. E pensare al brutto tempo che abbiamo trovato alcuni giorni e soprattutto pensare che le settimane successive al nostro ritorno sono stati investiti da un’ondata di caldo record! Pomeriggio in piscina all’A’rbaerlaug: la piu’ bella di Reykjavik (e la piu’ vicina a casa). Cena con aperitivo di brennivin (acquavite) e a base di hangjakjot (agnello affumicato). Foto di rito, saluti e lacrime. Alla mattina successiva c’e’ l’aereo che ci riporta a casa. Sicuramente torneremo (anche se Giorgio ha detto che la prossima volta dobbiamo poterci permettere un fuoristrada), mentre con la mia famiglia islandese ci incontreremo durante le loro ferie sulle nostre spiagge o a sciare sulle nostre alpi. PS: Mi scuso per le sgrammaticature e gli errori ma sono le 5.15 di mattina e sono al lavoro…


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