Adelaide e Sidney: il sogno si avvera!
Ma già al gate sentiamo nell’aria qualcosa di strano: per turbolenze e cattivo tempo a Londra il nostro volo è in ritardo di..1..2…3 ore! Addio, abbiamo perso la coincidenza per Melbourne ( e relativo volo per Adelaide)! Si dorme a Londra a spese della British ma.. Che rabbia! LUNEDI’ 10 GENNAIO: LONDRA. Un giorno praticamente perso inutilmente a girovagare tra hotel e aeroporto. Le valigie sono rimaste in mano alla British e qui fa un freddo boia! Finalmente alle 21:40 si parte. MARTEDI’ 11 GENNAIO: Londra-Singapore-Melbourne. Volo un po’ troppo movimentato da turbolenze, relativi pianti isterici dei bimbi presenti a bordo e preghierine da parte mia! Scalo nel lussureggiante aeroporto di Singapore, ma abbiamo solo una mezz’oretta per esplorarlo ed è praticamente infinito. Francesco si rifugia nell’aera fumatori, non è altro che un terrazzino su cui si viene accolti dalla morsa dell’umidità del clima equatoriale! MERCOLEDI’ 12 GENNAIO: MELBOURNE-ADELAIDE. Alle 5 di mattina atterriamo a Melbourne, e subito ci accolgono i negozi di souvenir australiani: boomerang, pelli di canguro, koala di peluche e 1000 altre cose che normalmente farebbero la mia felicità. Ma in questo momento la priorità è la FAME! Ho mangiato poco e male sull’aereo (mentre Francesco ha mangiato il suo e il mio, tanto per cambiare!) e ora per me sarebbe ora di cena, quindi vado a prendermi un bel panino caldo come colazione! Subito riscontriamo la caratteristica principale degli australiani: la disponibilità totale nel dare informazioni e la gentilezza prima di ogni cosa.. Fantastico! So già che sarà difficile andare via da qui! Alle 9:40, dopo un’oretta di volo, atterriamo finalmente ad Adelaide, nel SOUTH AUSTRALIA.
Adelaide dall’alto è davvero fantastica: molto estesa, si vedono solo casette basse e parchi immensi. Non riesco a individuare nemmeno un palazzo, davvero incredibile e bellissimo! Qui ci attendono i miei parenti: lo zione con la zia, mia cugina Angela con marito e figlie gemelle Isabella e Alessandra, che ci regalano subito come benvenuto un boomerang e un koala di peluche! Io e lo zio come previsto ci commuoviamo, non vedendoci dal 1982, ma ci riprendiamo subito e ricacciamo indietro le lacrime tra baci e abbracci.
Andiamo nella loro splendida casa a Leabrook, la parte est di Adelaide, verso le colline. E’ anche questa una tipica casa australiana, con giardino davanti e dietro, alberi alti, prato inglese e una bellissima altalena su cui passerò i miei bei momenti di relax.
Il tempo di lasciare la valigia (solo la mia, perché quella di Francesco non si sa perché è rimasta a Londra, arriverà solo il giorno dopo) e partiamo in esplorazione; la città ha un centro piuttosto piccolo e vari sobborghi con dei centri commerciali e negozietti e ristoranti di tutte le nazionalità. Norwood ad esempio sembra una Little Italy: c’è il caffè Buongiorno, ovviamente di proprietà di un italiano, che ci viene presentato e ci offre subito un ottimo caffè espresso, e rappresenta uno dei tanti luoghi di ritrovo per scambiare quattro chiacchiere tra italiani ( e non solo).
Pranziamo e andiamo a riposarci un po’ per smaltire il jet lag che si fa decisamente sentire! Io mi sveglio più rimbambita di prima ma fortunatamente gli zii decidono di portarci a cena a Glenelg, un sobborgo di Adelaide che si affaccia sull’oceano, molto turistico e pieno di gente di tutte le età ed etnie. Ceniamo infatti calamari e birra mentre nel locale accanto qualcuno balla il sirtaki e in quello successivo si cena sushi in un ambiente raffinato. C’è un molo lunghissimo che sembra davvero portare in pieno oceano, una luna incantevole e una leggera brezza..Cosa si può volere di più dalla vita? Sulla sponda del fiume Patawaloga vediamo una ricostruzione a grandezza naturale della Buffalo, la nave che trasporto i primi coloni inglesi nell’800, utilizzata come ristorante (con a bordo oggetti originali dell’imbarcazione).
Angela si accorge che manca il tocco finale: passare dal mare alle colline e andare a guardare Adelaide di notte dall’alto! Davvero un colpo d’occhio incredibile, questa città ha un fascino immenso, e gli occhi si perdono tra le luci della città e le mille stelle che brillano sulle nostre teste..
GIOVEDI’ 13 GENNAIO: Ci svegliamo praticamente all’alba, e decidiamo di ritornare a Glenelg per infilarci finalmente i costumi e immergerci nell’acqua dell’oceano. Ci avvisano del fatto che solo 1 settimana prima un surfista è stato aggredito da uno squalo, quindi dobbiamo essere molto prudenti: tra la paura e l’acqua gelida decido di essere mooolto cauta e mi immergo fino alle gambe. Poi vado a rilassarmi sul prato che corre parallelo alla spiaggia sotto uno degli splendidi pini di Norfolk, che ho appena eletto come mio albero preferito! Qui c’è gente che fa pic nic ovunque: è praticamente uno dei cardini del way of life australiano, vivere all’aperto! Noi ci adeguiamo e ci spariamo i nostri bei panini, chiacchierando e guardando gli australiani che giocano a beach volley in spiaggia. Qui è tutto gratuito e pulito: i campi per giocare, le docce, i bagni (che non abbiamo MAI trovato sporchi, in nessun posto dell’Australia!) Concludiamo la giornata con un fantastico barbecue nel giardino di mia cugina, dove gustiamo per la prima volta fantastica carne australiana.
VENERDI’ 14 GENNAIO: Anche oggi ci svegliamo di buon ora, e ne approfittiamo per accompagnare gli zii nella loro passeggiata quotidiana. Qui è davvero gratificante passeggiare, tra ville, giardini e parchi immensi. Ci sono degli eucalipti altissimi e quasi quasi mi aspetterei di trovare qualche koala arrampicato in piena città! In realtà per vederli dobbiamo aspettare il pomeriggio, quando ci rechiamo al Clealand Wildlife Park, dove vedremo per la prima volta nella nostra vita i koala e i canguri. Quasi ci commuoviamo quando abbiamo la fortuna di vedere un canguro con un piccolo nel marsupio, che si avvicina per prendere il cibo dalle nostre mani. I canguri hanno una pelliccia morbidissima, ma non è nulla di fronte a quello che si prova tenendo in braccio un koala, ovviamente sotto la stretta sorveglianza di un guardaparco. Ci si può far fotografare ( 12 dollari, ma ne vale la pena!) e dopo un certo numero di foto il koala viene portato via e sostituito con un altro, per fare in modo che non stanchino troppo. Sono davvero tenerissimi! Non si può dire lo stesso del Diavolo della Tasmania, che non è altro che un topone un po’ pigro che si aggira lentamente nel suo recinto.
La giornata si conclude con una cena in un ristorante indiano, dove assistiamo ad un addio al nubilato, con la sposa con tanto di velo e tutte le amiche con le corna da diavoletto che la prendevano in giro! SABATO 15 GENNAIO: Stamattina decidiamo di visitare il centro di Adelaide, Rundle Mall, che è una strada pedonale su cui si affacciano tantissimi centri commerciali e negozi di tutti i tipi e per tutte le tasche. Compriamo un po’ di souvenir per i nostri nipotini e girovaghiamo con il naso all’insù ad ammirare la strana architettura delle case e dei pochi palazzotti del centro. Dopo aver percorso tutto il centro a piedi ci concediamo una sana pizza al caffè Buongiorno (come quello di Norwood ma ora di un altro proprietario), visto in una puntata di Velisti per Caso. Stasera ci aspetta una cena di gala allo Hyatt, un hotel prestigioso di cui lo zio è socio, con suoi amici, anche loro emigranti italiani che qui hanno fatto fortuna aprendo fabbriche di abbigliamento di alto livello. Tra ostriche e carne di canguro ( che mi sono rifiutata di assaggiare) la serata corre via veloce, e decidiamo di andare a ballare con Angela, Andrea e un loro amico italo-canadese in un altro hotel del centro per smaltire un po’ tutto quello che abbiamo cenato! DOMENICA 16 GENNAIO: Finalmente riusciamo a dormire qualche ora in più e decidiamo di tornare in centro per visitare il South Australia Museum e il Migration Museum, entrambi a North Terrace, un bellissimo viale con l’università e la galleria d’arte moderna e una serie di edifici pubblici risalenti alla seconda metà dell’800.
Il primo è un museo di storia naturale con una sala dedicata all’arte aborigena, mentre il Migration è un museo che raccoglie le testimonianze degli emigranti che in sostanza hanno fatto diventare l’Australia quello che è oggi, eleggendola come loro nuova patria. Si perché questa terra è un insieme di razze, culture, religioni, che convivono pacificamente e con rispetto, e ognuno dà il proprio apporto a renderla unica! L’unica problema che mi pongo immediatamente è quello della convivenza aborigeni-resto del mondo, che non mi sembra di facile soluzione, ma cercheremo di approfondire domani al museo aborigeno. Siamo veramente stupiti del fatto che qui i musei non si pagano, è tutto gratuito e accettano al massimo delle offerte libere! Nel tardo pomeriggio viviamo una vera e propria immersione nell’atmosfera degli italo-australiani, perché andiamo a cena al Marche Club, uno dei tanti club fondati dagli italiani per riunirsi, mangiare e ballare con una orchestrina che, ovviamente, suona solo musica italiana! Io mi lancio in un valzer con lo zione, e poi ci esibiamo tutti nei balli di gruppo, ricevendo i complimenti dall’orchestra, tra risate e tagliatelle al sugo! SOUTH AUSTRALIA MUSEUM, MIGRATION MUSEUM, CENA MARCHE CLUB LUNEDI’ 17 GENNAIO: Oggi abbiamo un appuntamento importante: alle 12 c’è l’esibizione di suonatori di didjeridoo al museo aborigeno! Ci incamminiamo un paio di ore di prima per avere il tempo di visitare il museo (completamente gestito dagli aborigeni) e comprare qualche altro souvenir, come un magnete a forma di boomerang che troneggerà sul nostro frigo. Alle 12 in punto ci fanno accomodare in una sala e inizia il concerto, composto da una parte di sola musica e una parte in cui ci viene spiegato come si costruisce un didjeridoo e come si impara a suonarlo e a modulare le varie note. Il suonatore è davvero bravissimo e ha una faccia vagamente familiare…Ci sono: assomiglia a Maradona!! Ci dà anche il permesso per filmarlo: bisogna sempre chiedere prima di farlo, pare che gli aborigeni non amino essere fotografati o filmati perché dopo la loro morte non deve rimanere nulla di loro. Comunque qui sono abituati a fiumi di turisti quindi ci dicono che non c’è assolutamente nessun problema.
Nel pomeriggio andiamo a vedere un’altra faccia di Adelaide, il paesino tedesco di Hahndorf! È stato fondato per l’appunto dai luterani che sono arrivati qui a metà 800 per sfuggire dalle persecuzioni religiose, ed è rimasto nello stile autentico dell’epoca, con le tipiche case in pietra e le birrerie con panche in legno e boccali enormi! Tra le altre cose c’è un ristorante che vende la porchetta, con tanto di maialino sul girarrosto messo sulla strada, e anche una perfetta tearoom inglese, in cui ci fermiamo per prendere un devonshire tea, cioè un tè con dei buonissimi dolci da riempire con marmellata e panna! Una botta di vita incredibile, altro che crauti e salsicce! MARTEDI’ 18 GENNAIO: Dopo una mattinata trascorsa in spiaggia, ma sempre all’ombra dei miei amati pini perché al sole fa un caldo insopportabile, ci avventuriamo nella visita degli splendidi giardini botanici, che presentano davvero un’infinita varietà di alberi, fiori e piante da ogni parte del mondo. Anche qui sui prati ci sono gli immancabili pic nic e relative birrozze! Poi facciamo una gita sul Pop-Eye, il battello che percorre il Torrens River, il fiume che attraversa Adelaide, e costeggiamo lo zoo che preferiamo non visitare, dopo aver visto gli animali in assoluta libertà al Clealand Park.
MERCOLEDI’ 19 GENNAIO: Si parte di buon mattino alla volta di Victor Harbor, una ridente località balneare a 80 Km da Adelaide. Il viaggio in macchina con le cuginette è davvero piacevole, ci sgoliamo cantando canzoni in un inglese un po’ arrangiato mentre attraversiamo le famose valli di vigneti del South Australia, che si estendono davvero a perdita d’occhio.
Victor Harbor è molto frequentato da turisti, studenti che vengono qui dopo l’esame di maturità e persone interessate all’avvistamento delle balene, che passano da qui tra giugno e ottobre. Anche qui il mare è incantevole, e praticamente lo attraversiamo usufruendo dell’attrattiva del posto: un tram trainato da un cavallo che attraverso un ponte porta sull’isola di Granite Island, dove vediamo per la prima volta nella nostra vita un pinguino (ci volevo sfuggire ma la vista da falco di Francesco non ci ha tradito!).
Anche qui massimo rispetto per gli animali: il cavallo viene sostituito molto spesso per evitare che si stanchi troppo; in effetti io e Francesco facciamo un piccolo pensiero maligno e crediamo che il tram abbia qualche meccanismo elettrico nascosto! In realtà ci assicurano tutti che non è così, facendoci sentire un po’ in colpa per il povero cavallo! Anche qui troviamo in ogni locale le immancabili macchinette da poker, di cui gli australiani sembrano essere veri appassionati…Beh, ce l’avranno anche loro qualche difetto, no? Mangiamo un hot dog seduti sul prato e poi facciamo un bel giro nella McLaren Vale, dove si trovano oltre 50 aziende vinicole con cantine per la vendita diretta e la degustazione. Purtroppo arriviamo una mezz’oretta dopo l’orario di chiusura, e qui sono davvero inflessibili, quindi ci fanno entrare per qualche minuto ma senza poter acquistare o assaggiare nulla.
Ci consoliamo con una cena al ristorante argentino di Adelaide, nella zona del mercato, anche questa ricca di ristoranti per tutti i palati. Francesco ha il coraggio di mangiare una bistecca da 750 gr e una di quelle lasciate dalle bambine, io già con la mia bistecca sono ko, mentre al nostro tavolo il vino portato da noi (Bring Your Own, caratteristica del ristoranti australiani, poter portare il vino da casa!) scorre a fiumi, tra foto e risate! GIOVEDI’ 20 GENNAIO: Oggi si torna a Glenelg, ma questa volta utilizzando il tram storico che da Victoria Square (centro di Adelaide) porta direttamente al mare, per soli 3 dollari e una mezz’oretta di viaggio davvero molto piacevole, tra parchi e casette molto curate.
La serata si conclude con “l’ultima cena” prima della partenza a casa degli zii, con un concertino familiare con piano, chitarra e fisarmonica, il tutto condito da una massiccia dose di malinconia perché…NON VOGLIAMO PARTIRE!!! VENERDI’ 21 GENNAIO: Alle 9:00 partiamo alla volta di Sidney con la Virgin Blue, ricacciando indietro le lacrime e cercando di immaginare quello che ci aspetta. Essendo carichi come dei muli optiamo per un taxi per raggiungere l’hotel, che si trova su George Street, praticamente in pieno centro. Il tassista è un simpatico indonesiano, e quando sente che veniamo da Roma inizia a parlare del Papa e di religione e non la smette più con i suoi aneddoti! Ad ogni modo per soli 20 dollari riusciamo a raggiungere l’hotel, dove molliamo al volo la zavorra e ci incamminiamo verso Darling Harbour, una grandissima zona ricreativa con ristoranti, negozi, l’acquario e il Chinese Garden, che decidiamo di visitare immediatamente. Si tratta di un’oasi di serenità nel caos cittadino di Sidney, che è sicuramente una metropoli in tutto e per tutto diversa da Adelaide. Qui veniamo sovrastati da un numero impressionante di grattaceli, dal traffico strombazzante e da un fiume di gente (molti orientali) che si sposta freneticamente. Ad ogni modo è una città piena di vita, e dopo un giro del lago della lucentezza e una breve sosta rilassante nel giardino cinese (beh, abbiamo bisogno di un attimo di tregua!) riprendiamo il percorso verso la baia, concedendoci anche un veloce giro sulla mitica monorotaia! Il colpo d’occhio sulla baia è davvero mozzafiato: da un lato l’imponente Harbour Bridge, il ponte simbolo molto amato dagli abitanti di Sidney, su cui circolano automobili, treni, pedoni e ciclisti, ma che è possibile anche scalare con un gruppo di arrampicata. Noi ci limitiamo a osservare gli arrampicatori, che sembrano davvero delle formichine così in alto! Ma dall’altro lato svetta la spettacolare Opera House, il vero e proprio simbolo di Sidney nel mondo! Le tegole del tetto (sono svedesi, oltre un milione!) brillano sotto i raggi del sole, e la forma fatta da conchiglie sovrapposte è davvero originale e moderna, nonostante le critiche che ha ricevuto in corso di costruzione.
Sui gradini dell’entrata principale ci sono centinaia di persone, con lo sguardo verso lo schermo montato esattamente di fronte su cui vengono proiettati gli Open d’Australia.
Il caldo è davvero insopportabile, quindi decidiamo di rifugiarci nei Royal Botanic Garden, del giardini immensi che si trovano esattamente di fronte all’Opera House.
Distesi sul prato, all’ombra (ovviamente) di un pino di Norfolk, scriviamo le nostre cartoline ed evitiamo di pensare al rientro, godendoci il fresco e il piacere di stare a piedi nudi sull’erba..
Riposate le stanche membra ci incamminiamo dall’altro lato della baia, dove, su uno sperone roccioso, si trova The Rocks, il primo insediamento europeo di Sidney; all’epoca si trattava di un borgo di carcerati e prostitute, ma dopo varie trasformazioni e restauri si offre ai nostri occhi come un quartiere artistico e turistico, pieno di vicoli da esplorare, sale da tè e ristoranti. Ci sono molti negozi di souvenir e gioiellerie che vendono i famosi Opali, pietre da svariati colori e per tutte le tasche.
SABATO 22 GENNAIO: Questa giornata è quasi interamente dedicata al mare: su consiglio di vari italiani incontrati in giro optiamo per Manly Beach, la spiaggia più alla moda di Sidney! Pur essendo una giornata un po’ nuvolosa ci rendiamo conto di quanto sia frequentata già prima di arrivarci: infatti è necessario prendere un traghetto affollatissimo che parte da Circular Quay (in sostanza dal centro della baia) ogni mezz’ora, e dopo un’altra mezz’oretta si arriva a Manly.
Appena scesi dal traghetto prendiamo la via pedonale ( The Corso!) per raggiungere la spiaggia sull’oceano, e indovinate chi troviamo ad aspettarci? Ma naturalmente i fantastici pini di Norfolk! Ci troviamo immersi in un’atmosfera molto sportiva: in spiaggia e in acqua, infatti, si stanno svolgendo molte gare di corsa, nuoto e persino una di salvataggio, con dei riti e dei movimenti che ci fanno davvero ridere! Poi ci sono le immancabili scuole di surf, con ragazzini di tutte le età che si gettano impavidi tra le onde gelide dell’oceano.
La giornata scorre veloce, tra passeggiate in spiaggia, nei mercatini di artigianato locale e una buonissima pizza mangiata praticamente in riva al mare.
Nel tardo pomeriggio rientriamo a Sidney perché ci aspetta la movida serale! Beh, qui si chiamerà in qualche altro modo, ma la sostanza è che di sera sotto l’Opera House apre un’infinità di pub e locali e ovviamente ragazzi e ragazze, australiani e stranieri, invadono tutto con allegria e le immancabili birre.
E se rimanessimo un altro mesetto? DOMENICA 23 GENNAIO: ormai mancano poche ore al volo di ritorno, ed essendo una mattinata un po’ uggiosa (soprattutto moralmente) facciamo una passeggiata in centro e andiamo a visitare il Queen Victoria Building, un maestoso centro commerciale in stile bizantino che occupa un intero isolato e all’interno è davvero sontuoso, e sembra quasi invitarci a spendere tutti i soldi che ci sono rimasti sulla carta di credito! Ma sarà meglio iniziare a pensare al risparmio, perché questa terra ci ha davvero incantato, e noi abbiamo promesso ai nostri parenti e a noi stessi che faremo come i boomerang: TORNEREMO PRESTO!