Absurdistan!

Finalmente sono riuscito ad arrivare anche in questo angolo d’Europa, piccolo sogno di tanto tempo fa, che ora si concretizza davanti ai miei occhi. Già in volo da Francoforte guardavo i passeggeri seduti in aereo e cercavo d’immaginare se erano Azeri che tornavano a casa, quali fossero le loro storie, e le facce che scrutavo profondamente,...
Scritto da: franxx
absurdistan!
Partenza il: 18/09/2008
Ritorno il: 05/10/2008
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 500 €
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Finalmente sono riuscito ad arrivare anche in questo angolo d’Europa, piccolo sogno di tanto tempo fa, che ora si concretizza davanti ai miei occhi.

Già in volo da Francoforte guardavo i passeggeri seduti in aereo e cercavo d’immaginare se erano Azeri che tornavano a casa, quali fossero le loro storie, e le facce che scrutavo profondamente, mi confermavano che l’Azerbaijan, non era una terra facile. Poi, pian piano con una virata a sinistra, l’aereo ha iniziato la sua discesa e in pochi minuti ci siamo trovati nell’affollato atrio dell’aeroporto di Baku.

E già qui, avrei dovuto capire che il paese si potrebbe, anche, tranquillamente lasciar chiamare Absurdistan e non Azerbaijan.

Dunque, per ottenere il visto bisogna prima andare al controllo passaporti, dove effettivamente controllano che hai il passaporto (?) poi ti mandano a compilare un foglio dove bisogna rispondere a delle domande stile KGB, poi si fa la coda all’ufficio visto che apre alle… 2 del mattino. E tu, povero essere sfigato che sei arrivato fin qui, ed è già tardi per i tuoi gusti, visto che è l’una del mattino, devi rassegnarti ed aspettare in ordinata frustrazione che le ore passino veloci.

Ah, ricordatevi di avere anche 2 fotografie pronte per ottenere il visto, anche perché nell’Aeroporto c’è solo un tipo disposto a farti le due fotografie necessarie dietro al pagamento di 16$ dollari… 8 dollari a foto, non male eh?! Comunque, finalmente le ore passano veloci e l’ameno ufficio visti apre e l’ufficiale addetto, scocciato di essere accorso a quell’ora del mattino e con l’espressione di uno che odia il suo lavoro, con una calma incredibile inizia a chiamare e tutta l’operazione prende il suo tempo, rallentando così l’arrivo previsto in hotel, e soprattutto, a letto.

Quando arriva il nostro turno, mio e della mia ragazza, scopro ancora una volta che avere un passaporto dell’unione europea non paga! Cavolo! Lei che è israeliana paga 40$ dollari mentre io, ricco cittadino europeo, 60 Euro! Grazie tante!! Ma almeno, ora ce l’abbiamo fatta e siamo ammessi in Azerbaijan.

Il posto dove ci dirigiamo, dopo un’estenuante discussione con l’unico tassista disponibile a quell’ora del mattino e che voleva 200 dollari, ridotti poi a 40, è il simpatico hotel Velotrek, situato davanti l’omonimo velodromo della città.

Diciamo che l’hotel, che comunque tanto economico non è visto che pretende 80 euro per due notti, è praticamente disabitato se non fosse per il gestore e la madre, che è sempre perennemente incollata alla TV, seguendo con apprensione una specie di soap opera locale dove due elementi hanno delle lunghe discussioni esistenziali seduti su di un condotto petrolifero. Quando, finalmente arriva la mattina, e ce ne accorgiamo tranquillamente visto che non abbiamo tende in stanza, ci troviamo completamente morsi da acari e da zanzare, che hanno pasteggiato con le nostre carni.

Che bell’inizio! Così andiamo a cercare una farmacia e troviamo l’unico spray disponibile in tutta Baku all’esorbitante cifra di 15 euro!!! Ma cos’è d’oro????? Ahimè scopriamo in questa prima giornata che se sei un turista qui in Azerbaijan, i prezzi lievitano incredibilmente e gli azeri ci sanno fare con gli affari, quindi lo shock è giustificato, calcolando che per una giornata dove abbiamo solamente mangiato in un ristorantino per cena e comprato uno spray anti insetti, abbiamo speso circa 50 euro.

Comunque la prima giornata la passiamo cercando di conoscere meglio Baku, che si concretizza in tutta la sua bellezza nella parte vecchia, dove una torre severa e molto antica, si erge tra minareti e stradine traboccanti di vita.

Ma la conoscenza di Baku la lasciamo per quando ritorneremo qui fra qualche giorno, domani ci aspetta la prima meta di questo paese, l’ovest e la sua città principale, Ganja.

Finalmente lasciato Baku e il suo traffico, il suo caos e pure il suo hotel dove gli acari hanno pasteggiato con la mia carne e ora ci troviamo in questo piccolo posto nel nord-ovest del Paese, dove finalmente si concretizza davanti ai miei occhi il vero e proprio Azerbaijan.

Non che come hotel ci sia capitato qualcosa di meglio, in effetti il posto con gli acari affammati di Baku era deluxe a confronto! Il ridente posto dove passiamo la notte, il simpatico hotel Kapaz e’ un fattiscente hotel di epoca Sovietica, dove l’ascensore funziona solo dall’atrio principale e sale solamente, dove la stanza e’ un buco di 1 metro per 1 con dei fetidi materassi buttati su di un pezzo di legno quadrato e dove il bagno e’ un orribile WC rosa senza asse dove non esiste la carta igienica, ma solamente una panciuta anfora rossa. Ora ho capito perche’. Gli Azeri non si asciugano, si lavano, e dalla forma dell’anfora spero davvero di non doverla usare…

Ieri prima di venire qui al nord siamo stati a Sumgait, un posto alquanto particolare, visto che era la spazzatura di tutta l’URSS.

Ogni genere di rifiuto tossica veniva buttato li e anche le industrie petrolchimiche non facevano un buon lavoro, e ahime’ l’unica attrattiva del posto e’ il tristemente famoso cimitero dei bambini.

Ok, so che penserete che sono una specie di squilibrato ad andare per cimiteri in Azerbaijan, specie poi di bambini, ma ero davvero curioso di vedere quel posto, triste ricordo di come un paese abbia davvero potuto non curarsi cosi’ della sua gente e del suo territorio.

Il solo problema era…Come chiedere alla gente dove si trova il cimitero quando non si parla la loro lingua? Cosi’, timidamente ho provato a mimare un bambino cullato tra le braccia e poi fare il segno di una gola tagliata, ma alla fine non ho trovato il cimitero e sono uscito dal mercato locale con un paio di abitini per bimbi… Davvero, non sapevo come poter chiedere una domanda simile…

Lasciato l’hotel da incubo a Ganja e le sue stanze fatiscenti, abbiamo preso armi e bagagli e siamo andati a Xanlar, una ridente cittadina al confine col Nagorno Karabakh.

Un po’ di storia: Xanlar fu fondata da immigrati tedeschi nel secolo scorso, poi spazzati via da una delle purghe di Stalin, pero’ l’imnpronta teutonica e’ rimasta viva nell’architettura e nella planimetria della cittadina, tanto che piu’ che stare in Azerbaijan sembrava di stare in Baviera.

Per arrivare a Xanlar abbiamo preso una Marshutka, un bus collettivo che dovrebbe trasportare 11 persone massimo ma che invece ne aveva il doppio, tanto che quando sono salito sopra mi sono dovuto infilare tipo tetris tra dei contadini che mi hanno squadrato dalla testa ai piedi senza fare un sorriso e, uno di loro ha passato tutto il tempo del viaggio ad annusarmi il collo e fare commenti ad alta voce. Una volta arrivati a Xanlar abbiamo trovato posto nella casa di un signore che abitava vicino l’unico hotel, che per l’occasione non aveva voglia di aprire per 2 ospiti stranieri e quindi ci ha mandato dai vicini. Simpatici, cordiali, il marito addirittura nel giardinetto di casa mi ha confidato che ha tradito la moglie con piu’ ospiti e mi ha chiesto se ero interessato ad andare con lui a prostitute. Conosceva tutti i prezzi e i servizi offerti. Declino gentilmente l’offerta della prostituta ma accetto quella di andare in montagna, errore madornale.

Quando la mattina della gita in montagna ci ha svegliato, era in compagnia di un’amico che ci avrebbe portato con la sua macchina, ed entrambi erano attrezzati come se stessero per attaccare il K2. “Partiamo fra un ora” ci dicono con fare militare e mentre io guardo turbato la mia compagna di viaggio con fare dubbioso visto come erano bardati i due, lei cosa fa? E’ travolta dall’entusiasmo! No ma dico io, ma guardaci? Sembra che siamo pronti ad affrontare una montagna di piu’ di 2000 metri con le Nike?! Cosi’, scortato da due agenti del KGB e una che si e’ fatto 5 anni di esercito israeliano mi tocca sostenere il ruolo da soldato da combattimento che mi e’ stato assegnato.

Arrivati al luogo di partenza decidono di passare per i fitti boschi di castagno, malgrado il cartello di “attenzione mine”, ma chi sono io per protestare? Menomale che dopo un po’ dei soldatini che avranno avuto 15 anni ci dicono che non possiamo proseguire perche’ siamo in territorio conteso e che il confine e’ chiuso. C’e’ un Dio!!! Cosi’ alla fine al posto di scalare le alte vette del Caucaso siamo finiti a fare un triste picnic a base di dei rancidi biscotti MOSKVA e una specie di carne simmenthal che faceva schifo davanti ad un fiume che trasportava rifiuti a sud. La sera tornati a Xanlar siamo stati ricevuti dall’Imam del posto che era curioso di conoscerci. L’Imam era un ometto piccolo piccolo che si era tinto la barba di rosso (il colore dei capelli di Maometto si dice) e che aveva deciso che io, malgrado non parlassi una parola di Azero, dovessi incarnare la persona da convertire all’Islam. Cosi’, prende la mia mano e stringendola inizia un simposio su qualcosa di cui non ho idea. Mentre tiene la mia mano fra le sue inizia pure a carezzarla con il pollice rivolgendomi dei grandi sorrisi di apprezzamento. E no caro il mio faccia di carota! Che ti stia ascoltando non significa che ci stia… Comunque, Imam a parte, Xanlar e’ stato davvero un posto piacevole, peccato averlo lasciato ed essere andati a Samaxi, un posto deprimente nel mezzo del niente. Ma niente di niente! Niente alberi, niente corsi d’acqua, niente macchine, niente, nada, nothing! Qui, siamo finiti in un tristissimo hotel dove il bagno si trovava a… 1 kilometro esatto dov’era la stanza. Dovevi uscire, scendere le scale,camminare lungo l’unica strada che attraversa Samaxi e cercare una fetida gabbia di ferro dove giace un povero Orso annoiato. Ecco, il bagno e’ li, dietro la gabbia dell’orso.

Non solo quel povero animale e’ in gabbia, ma deve pure sorbirsi i rumori e gli odori della toilet adiacente.

Proprio il caso di dirlo… Che vita di M…

A Samaxi non c’era niente da fare tranne e mi chiedo ancora come, siamo finiti a sederci davanti ad una macelleria che esponeva una testa di mucca e delle zampe di qualche cosa a sorseggiare the con 4 ragazzotti ventenni che ci hanno offerto prostitute, droga e pure una pistola. Lasciato quel piacevole ci siamo trovati a Suramakhi, in un hotel con la vista sui pozzi petroliferi che qui sono dappertutto. Stasera arriva l’israeliano numero due, l’amico rompiglioni vegano, che Dio ce la mandi buona!!! Finalmente rivedo la luce! Ho lasciato Suramaxi e le sue trivelle di petrolio e ora sono ritornato a Baku per 2 gg.

Stamattina, alla bellezza delle 4 del mattino vengo svegliato da Israeliano numero 2 che e’ arrivato fresco fresco da Tel Aviv, e per non fare rumore ha deciso di accendere tutte le luci possibili nella stanza. Cosi’ non urtava niente e non faceva rumore! Certo, la prossima volta magari puo’ anche, tante che c’e’, illuminare con un faro! Lo sapevo che non ci si poteva fidare di un vegano!!! Non contento dopo aver consumato tutta l’energia elettrica di Baku per i prossimi giorni, si e’ messo a fare un concerto in do minore con il naso, russando allegramente per le poche ore rimaste di sonno.

Non che con un’inizio di giornata del genere potesse essere un giorno favoloso, e infatti non lo e’ stato.

Il programma prevedeva una gita a vedere Yanar Dag, la montagna di fuoco. Sveglio e con la faccia che assomigliava ad un pezzo di tofu per il sonno negato, guardo la mia ragazza, che mi dice “sto morendo”.

Certo, anch’io sto morendo dalla voglia di vedere la montagna di fuoco, un luogo mistico dove il gas contenuto dentro la terra esce fuori e brucia in alte fiammate.

Peccato che lei non intendeva quello.

Mi guarda e mi dice “no,credo che sto per morire” e nel finire la frase corre verso il bagno a vomitare.

La furbona ieri si e’ fatta fuori una zuppa fredda di yoghurt e oggi aveva una diarrea spettacolare.

Cosi’, vado in farmacia a prendergli qualcosa per fermare la diarrea. Appena arrivo nell’unica farmacia aperta, vengo squadrato dalla farmacista che sembra estasiata di vedere uno straniero. Siccome non abbiamo nessuna lingua in comune devo mimare i sintomi della diarrea con suoni annessi e, finalmente, quando sorella sfiga capisce cosa voglio striscia in un retro bottega e torna con delle piccole colorate. Non capendo il dosaggio ho fatto io. Ne ho prese un paio e mi sono assunto il ruolo di dottore.

Peccato che non ero l’unico ad averlo pensato! La cuoca/cameriera/prostituta del nostro hotel quando le chiedo un bicchiere dove poter mettere dell’acqua mi chiede cosa non vada, e nel dirgli che un mio amico sta male, decide di entrare in stanza senza che nessuno glielo abbia chiesto ed inizia a fargli una specie di massaggio cardiaco. Quando le chiediamo cosa stia facendo ci risponde “your friend very sick, maybe heart. Maybe hospital?” Ma che heart!!! Ha la diarrea, dissenteria,cacarella! Cosi’ rifaccio la pantomima della diarrea e sembra capire, dicendo solo, in direzione mia e dell’altro ragazzo israeliano “if you want massage you call me” …

Cosi’, io e israeliano numero 2 andiamo a fare l’escursione alla montagna di fuoco, alquanto deludente, e li ho capito che per i prossimi 10 giorno me la vedro’ dura con lui! Oltre che voler camminare sempre e solo, ha anche il vizio di parlare con tutti quelli che incontra per strada, in Spagnolo, ottenendo degli sguardi di terrore misti a curiosita’. Cosi’, dopo la montagna di fuoco mi fa camminare 7 chilometri sui binari della ferrovia per arrivare alla spiaggia piu’ triste che abbia mai visto.

In verita, di per se, la spiaggia e’ bellissima! Lunghi chilometri di sabbia fina, spazzati dal vento e completamente incontaminati…Sembrerebbe un paradiso. Sembrerebbe…

Appena iniziamo a fare due passi troviamo una pecora morta e in fase di decomposizione, poi un tronco di qualche cosa con la testa mozzata e anch’esso in decomposizione (capiamo dopo che animale e’), 150 mt piu’ in la una foca in decomposizione, poi un’aragosta, morta anch’essa, e calcolando che non si vede nessuno per chilometri e chilometri la cosa era abbastanza raccapricciante.

Io ho incominciato tipo il tamagochi a deprimermi e desiderare anch’io di morire dopo tutti quei cadaveri, cosi’, con una fatica immane, convinco l’israeliano ad andarsene ma non a convincerlo che fare autostop non e’ l’idea migliore, cosi’ finiamo a bordo di due vecchi che non avevano la minima idea di chi fossero e di cosa volessimo.

Semplicemente si sono fermati, probabilmente pensando che avessimo bisogno di qualcosa, e l’israeliano li si e’ fiondato in macchina, e sti poveretti dopo essersi guardati per un po’ hanno deciso di partire e portarci con loro.

Ora sono a Baku, in un’ hotel che finalmente e’ come Dio comanda. Non ha insetti, muffa o anfore per pulirsi, in compenso pero’ ha una specie di serpentone metallico vicino al bagno che, quando ho deciso di provarlo, ha pulito ogni minimo residuo intestinale che potessi avere. Ancora adesso cammino con un leggero fastidio posteriore…

E domani?! Domani si va a nord! Si, domani ci recheremo a Xinaliq, il posto che credo ha stuzzicato più di tutto, la nostra fantasia riguardo l’Azerbaijan.

Xinaliq è un posto unico al mondo ma al quanto sfigato. Secondo il mio umile punto di vista.

SI trova a 3500 mt di altezza, sperduto tra le montagne del Caucaso, dove si parla una lingua unica al mondo (xinaliq language che non suona a nessun’altra lingua) e dove non vi sono i minimi bisogni di cui una persona ha bisogno.

Per esempio, il bagno. Ora… Sti 300 poveretti che abitano quassu’ hanno 8 mesi d’inverno (e infatti nevicava 2 gg fa) fa un freddo becco e nelle piccole e umili case non c’e spazio per il bagno. Quindi… quando bisogna liberare vescica e altre parti del corpo bisogna andare nel giardino e, se si e’ fortunati come nella casa dove siamo stati il primo giorno, si trova una specie di baracca buia e puzzolente senza luce e con un buco nel terreno, altrimenti se si finisce in una casa come quella dove siamo stati ieri, quando bisogna fare i propri bisognini si va nel prato e ci si libera all’aria aperta.

Con la mia solita fortuna mi sono preso una dissenteria da latte intero non pastorizzato dopo che mi hanno costretto a berlo, e stamattina ho dovuto piazzarmi dietro una pianta con una mucca e due cavalli che mi guardavano mentre, ahime’, dovevo liberarmi. E non e’ bello.

Non so voi, ma a me delle bestie che ti guardano mentre fai i bisogni, mi mette ansia. Una grande ansia.

Rimanendo in tema, il borgo di Xinaliq non e’ giustamente asfaltato e le poche e fangose strade sono piene di ricordi organici di capre, mucche, cavalli, pecore, asini, quindi potete immaginare lo stato delle mie scarpe. E dei miei pantaloni.

Escrementi a parte, il posto e’ fantastico per suicidarsi. Bello e’ bello…

ma non c’e’ niente di niente tranne montagne dove abbiamo trovato una volpe lapidata, una pecora che e’ caduta in un crepaccio e una cane, anche lui morto incastrato da due pietre. Diciamo che in Azerbaijan la fauna non manca, fosse viva sarebbe anche meglio! Nella prima casa dove siamo finiti eravamo ostaggi di un ragazzotto che insisteva ad ogni ora del giorno e della notte a farci vedere filmanti pseudo porno dal suo cellulare mentre una delle due sorelle, che proprio apposto non era, ci spiava dalle finestre facendo delle smorfie non proprio simpatiche.

Invece ieri siamo finiti nella casa di un fantastico tipo che prima di finire in quel posto dimenticato da Dio, ha fatto il marinaio per molti anni nella flotta Sovietica e conosceva una sacco di poste e storie incredibili! Il suo nome è Hakim, e di lui sono sicuro che mi ricorderò per tantissimo tempo.

Ieri, ci ha aperto, oltre la sua casa, anche il suo cuore e i suoi ricordi, che preziosi ci sono scivolati davanti agli occhi e che ci hanno aiutato a conoscere un mondo lontano come quello dell’URSS, un mondo scomparso, lontano.

Domani riparto e stavolta per il nord dell’Azerbaijan, e poi se Dio e il commando Israeliano vogliono, domenica si lascia questo paese per andare in Georgia. Non vedo l’ora di conoscere la vicina Caucasica di questo Paese, ma abbiamo ancora 5 giorni da gustarci qui, in Azerbaijan ed è giusto approfittarne e viverli fino in fondo.

E così, finiamo a Lahic, un tranquillo villaggio situato all’interno di una rigogliosa valle, dove l’attrattiva locale è l’artigianato e gli orsi. E gli israeliani ahime’ sono appassionati di flora e fauna e, fino ad ora, l’unica fauna che abbiamo visto in questo paese era morta o sotto forma di Kebab.

Cosi’, una volta arrivati a Lahic, l’Isro-commando ha subito deciso che saremmo andati in montagna a cercare orsi, visto che in quella zona paresse abbondassero Tutto ma non gli orsi!! Io ho provato a rifiutarmi, ma ogni volta mi veniva rinfacciato il fatto che non e’ bello separarsi dal gruppo, non stare in compagnia, tutti per uno e uno per tutti, occhio per occhio e dente per dente e cosi’ mi e’ toccato andare con gli israeliani e una guida che consisteva nella persona di un ragazzotto pseudo adolescente che non si lavava da settimane.

Nessun’altra alternativa.

La mattina quando siamo partiti tutti erano pieni di zelo e con ampie falcate solcavano quei sentieri, passavano corsi d’acqua, si arrampicavano per salite imponenti, senza curarsi che io, povero sfigato, non riuscivo a stare al loro passo.

Sara’ che non me ne fregava niente? Tanto valeva che si era li, in mezzo a boschi, di godersi un po’ la natura circostante,dico bene? Peccato che poi, tutto d’un tratto, mi accorgo che li ho persi.

Nessun Israeliano all’orizzonte. Nessun brufoloso adolescente dall’acre odore all’orizzonte. Nessuno tranne funghi e piante.

Cosi’ provo a seguire delle orme sul terreno, sperando che le abbiano lasciate loro, ma le orme mi guidano in un’intricata foresta di rovi e altre piante che ad ogni passaggio mi frustavano addosso come un gioco sadomaso andato male.

Ad un certo punto sento dei rumori: SCRACSCRACSCRAC Oddio forse e’ l’orso! Poi sento uno scatarramento da sputo.

Gli orsi sputano? Mah… Incomincio a pensare a quali animali possano sputare ma niente si materializza nella mia testa. Scracscracscracscrac. Il rumore si fa piu’ vicino.

E con il rumore un’altro sputo. Piu’ potente e sicuramente piu’ sostanzioso. Ma quale diavolo di animale sputa? Forse i lupi? Oddio cos’e???? Essere sbranato da qualche bestia selvaggia non rientra proprio nella mia lista di morti preferite, come essere bollito, mutilato, lapidato o corroso da acido.

E sul piu’ bello, quando ormai incomincio mentalmente ad espiare tutti i miei peccati ecco che spuntano due occhi verdi e un sorriso fatto di denti d’oro. Anche belli. Sia gli occhi che i denti.

Non ho idea di chi sia ma incomincia a dirmi qualcosa in azero e non suona come niente di buono. Che sia il mio carnefice? Che forse voglia violentarmi? Oddio no, proprio quello no…

Mi prende per mano, e ,mi guida chissa’ dove, forse verso il mio calvario, ma almeno ho il conforto di essere accompagnato da una mano stranamente morbida. Sporca e non lavata da tempo visto il colore, ma morbida come seta. Prima che mi uccida devo ricordarmi di chiedergli che crema usa.

> E invece il tipo, che poi si rivela un pastore amico della guida, mi porta dal gruppetto che, tranquilli come una pasqua, si stavano godendo il pranzo.

Non mi chiedono nemmeno dove fossi finito! Potevo essere gia’ morto da ore che non gliene fregava niente. Bastardi! Mi vendichero’ in seguito.

Comunque dopo chilometri in mezzo a foreste niente orsi. Niente lupi. Niente fauna a parte un cane che stava sbranando un’ uccello o placide pecore al pascolo.

Montagne a parte comunque sono riuscito a convincere gli israeliani a gustarsi un po’ di vita cittadina a Lahic, senza dover per forza camminare su escrementi ovini tutto il tempo.

A Lahic abbiamo anche incontrato uno dei pochi turisti che si vedono in questo Paese, un ragazzo Austriaco che ha preso sembianze da Yeti e che sta viaggiando per tutti i paesi che finiscono in Stan.

A Lahic il gruppo si divide visto che l’amico israeliano, il rompiballe vegano ha finito la sua vacanza vegano e ci ha salutato con molta tristezza, visto che oramai ci aveva preso gusto a viaggiare con noi, ma il tempo e’ tiranno, e il suo, per questo viaggio, e’ arrivato alla fine.

Sinceramente, dopo averlo conosciuto meglio, non e’ poi una persona malvagia. Rompicoglioni si, ma e’ molto divertente e pieno di energia, e sono contento che alla fine i nostri battibecchi si siano risolti nel migliore dei modi.

Dopo Lahic siamo finiti qui a Seki a bordo di un bus, dove un’albino che era seduto vicino a me, ha stappato una bottiglia di birra con i denti. Non capita mica tutti i giorni di vedere un’albino! E nemmeno uno che stappa la birra con i denti! Che porti fortuna per il viaggio? Voglio credere di si.

Sembra strano pensare che domani si va in un’altro paese, un’altra lingua, altri suoni e altri visi da conoscere, ma sono sicuro che altre avventure mi aspettano e io, sono pronto ad affrontarle…

Comunque mi mancherà l’Azerbaijan, Mi ci stavo affezionando. La gente è stata sicuramente l’attrazione principale, perché ho trovato della gente favolosa che ci ha sempre aperto le porte delle loro case per invitarci a bere un’interminabile the che si trasformava poi , quasi magicamente, in un’abbondante cena fumante ed invitante.

E i loro sorrisi, sono il souvenir più bello che ho deciso di portare con me a casa.



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