A zonzo tra Kent e East Sussex
Questo minitour è pianificato in modo tale da “bruciare” un unico giorno di ferie, per cui la partenza è prevista il giovedì sera con volo Ryanair Roma Ciampino- Londra Stansted e arrivo a destinazione previsto per le 23 e 30 circa. Recuperiamo il nostro bagaglio velocemente e ci dirigiamo verso l’Hotel Radisson Blue Stansted Airport (prenotato su Booking), che si trova a poche centinaia di metri dalla zona arrivi dell’aeroporto e che rappresenta secondo me una soluzione ideale per chi arriva tardi, parte presto o semplicemente per chi come noi a Londra e’ semplicemente di passaggio. La camera è bellissima e confortevole. La colazione, compresa nel prezzo, abbondante e varia.
Come da previsioni, fa molto freddo ed è molto nuvoloso ma non piove e questo ci sembra un buon viatico per l’inizio del nostra piccola avventura on the road nel Sud dell’Inghilterra. Alle 9.30 andiamo a ritirare da Hertz l’auto prenotata tramite il sito della Ryanair ad un prezzo conveniente (60€ totali per una Nissan Juke tanto bella fuori quanto poco funzionale dentro in termini di spazi). Aggiungiamo sul posto un assicurazione suppletiva per evitare qualsiasi sorpresa. E, superato il primo shock per la guida invertita, ci dirigiamo verso la prima tappa del nostro giro: a circa 2 ore d’auto, sorge Canterbury, principale meta turistica del Kent e sito dichiarato Patrimonio dell’umanità dall’Unesco. Il centro di questa località, resa immortale da Chaucher nel suo The Canterbury Tales, trasuda medioevo e storia da ogni angolo ma è anche estremamente dinamico, pieno di negozi, ristoranti e bar. Lo skyline della piccola città è totalmente dominato dalla splendida cattedrale, una vero e proprio capolavoro di architettura gotica, sede della chiesa anglicana. Paghiamo 9,5£ a testa per l’ingresso e la cattedrale si presenta dentro forse più bella e suggestiva di quanto già non lo sia vista dall’esterno. Particolarmente affascinante è la cripta, che sorge immediatamente al di sotto dell’altare centrale, ed il coro. Terminata la visita ci lasciamo tentare dal Deeson’s, un British Restaurant che sorge a pochi metri dall’ingresso della cattedrale, che ci attrae per il suo aspetto semplice ma curato allo stesso tempo. Qui assaggiamo delle portate gustose (zuppe, insalate di gamberetti, tortini al salmone) irrorate da ottima birra in un atmosfera molto cordiale e rilassata. Rifocillati, sgambettiamo un altro pò per il centro e poi andiamo a recuperare l’auto per dirigerci verso la seconda tappa di giornata: Dover. Non ne abbiamo letto granchè bene sulle guide e su internet ma il richiamo esercitato dalle sue famose scogliere è troppo forte per non essere assecondato. Arrivando da nord il primo punto d’interesse che si incrocia è il castello fortezza che domina sulla baia. Poi si vede il porto da dove arrivano i traghetti che dal continente attraversano il canale della Manica e alla cui sinistra sorgono le bianche scogliere. Entriamo nel parcheggio da dove parte il percorso pedonale che consente di approcciare i punti più panoramici sulla scogliera stessa. Scattiamo magnifiche foto su questi incredibili dirupi di gesso bianco ma non possiamo arrivare fino al faro sia perchè si avvicina l’ora di chiusura del parcheggio sia perchè il vento è veramente gelido e sferzante. Percorrendo qualche strada cittadina effettivamente si può dire che l’aspetto di Dover appare abbastanza grigio e depresso quindi è vivamente sconsigliato il pernottamento.
Rientriamo in auto infreddoliti ma entusiasti e ci dirigiamo verso la campagna intorno a Battle, dove abbiamo prenotato (sempre su Booking a 99€ per una doppia colazione inclusa) due camere in uno splendido cottage, il Claverton House. L’unica pecca di questa struttura è che è difficile da trovare (ancor di più se nel frattempo è calata la notte ed è iniziato a piovere come è capitato a noi), ma sia le bellissime stanze in stile rustico sia la gentilezza della spelndida famiglia di proprietari/gestori, sia l’ottimo cibo fornito nel ristorante gourmet sia la superba English Breakfast cucinata espressa la mattina facendo uso quasi esclusivo dei prodotti delle aziende agricole della zona, rendono il soggiorno in questo B&B a cinque stelle un’esperienza davvero di alto livello.
Il sabato mattina abbandoniamo a malincuore Claverton House, e ci dirigiamo sotto un cielo cupo ma per fortuna avaro di pioggia verso uno di quei posti, che, a ragione, viene ritenuto uno dei luoghi da visitare almeno una volta nella vita: il castello di Bodiam. Questo è il classico esempio di castello medievale, che si erge nel bel mezzo di colline e pianure perennemente ammantate di verde, e che grazie soprattutto all’ampio fossato di acqua che lo circonda rappresenta davvero un luogo di rara bellezza, capace di lasciare i turisti a bocca aperta per la perfetta armonia che si crea tra la natura circostante e questo edificio che sembra catapultato nel presente da un passato lontano fatto di cavalieri e spade nella roccia. Facciamo un giro completo attorno al castello, fotografandolo da tutte le angolazioni possibili e ogni volta sembra di scattare l’immagine perfetta per cogliere l’essenza del luogo. Preferiamo non visitare il castello dall’interno perchè la Lonely lo descrive come un ammasso di rovine e proprio non ci va di rompere l’atmosfera magica che Castle Hurst dall’esterno regala. Prima di andare via, vediamo con nostra grande sorpresa, sbuffare e fischiare in lontananza, immerso nel verde della campagna adiacente, il treno turistico a vapore della ferrovia Kent & East Sussex. Dal medioevo ci ritroviamo così catapultati in pochi secondo all’epoca della rivoluzione industriale…peccato non avere il tempo per farci anche un bel giro sopra, ma visto che ci sono solo 4-5 corse al giorno ci possiamo già ritenere ben fortunati ad averlo visto “sfrecciare” sotto i nostri sguardi rapiti.
Terminata la visita al Castello di Bodiam, passiamo prima per Battle, piccolo centro dal sapore molto medievale famoso per la bellissima Abbey e ci dirigiamo dopo verso Eastbourne, località di villeggiatura prediletta dagli inglesi. Qui abbiamo prenotato, sempre su Booking, uno dei tanti alberghi che sorgono nei pressi del lungomare, l’Hotel The Sheldon, con camere rinnovate di recente, pulite e ben arredate ma con spazi estremamente ridotti. Eastbourne come gran parte delle località estive, di questi freddi tempi appare abbastanza triste e dimessa, anche nel suo famoso molo ottocentesco. Ma noi l’abbiamo scelta perchè rappresenta la base di partenza priviliegiata per la visita alle Seven Sisters, le fantastiche scogliere bianche, che si ergono maestose a qualche chilometro ad ovest della città e che fanno parte del South Downs National Park. Per raggiungere le Seven Sisters nel suo punto più suggestivo, Beachy Head, ci avvaliamo del passaggio dell’Eastbourne Sightseeing che ci lascia proprio ai piedi del tratto di scogliera più spettacolare. Qui, nonostante il freddo gelido e il vento forte, ci godiamo appieno uno spettacolo della natura, credo, unico nel suo genere. Passeggiare su queste dune ondulate coperte da soffice erba che improvvisamente si fratturano lasciando posto al vuoto e ad un repentino senso di vertigine, mentre nel frattempo si ascolta in lontananza il rumore del mare che si infrange sulle bianche pareti di gesso, è un esperienza davvero inebriante. Fotografare l’aspro tratto di scogliera che fronteggia il faro di Beachy Head è una tentazione continua da cui è difficile liberarsi. Insomma le Seven Sisters sono assai meno celebrate rispetto alle più famose White Cliffs di Dover ma dal nostro punto di vista la differenza di fama è davvero inspiegabile. Nonostante il vento percorriamo un lungo tratto di scogliera a piedi finchè non vediamo in lontananza l’ultimo SightSeeing di giornata che ci riporterà ad Eastbourne. Breve riposo in albergo e poi si va a cena nel pub più antico della città, il The Lamb Inn, locale storico che può vantare illustri frequentazioni passate, tra cui quella di Charles Dickens. Il pub è molto bello, serve ottimi hamburger e zuppe, ma pessimi gelati. Comunque ha una caratteristica abbastanza rara per queste latitudini: e’ abbastanza economico. Prima di andare in albergo decidiamo di fare, questa volta in macchina, un ultimo giro notturno sulle strade che lambiscono le Seven Sisters, passando anche per il minuscolo villaggio di Birling Gap. La domenica, dopo aver fatto una non trascendentale colazione al The Sheldon, carichiamo per l’ultima volta i bagagli in auto pronti per ritornare all’aeroporto di Stansted. Sulla strada del ritorno facciamo una deviazione verso Wilmington, località a poche miglia da Eastbourne, da dove è possibile scorgere nel bel mezzo di una collina quella strano e gigantesco geroglifico (alto quasi 70 metri) creato con blocchi di gesso raffigurante un uomo che si poggia su due bastoni conosciuto come The Long Man. Più strana che bella, la figura, che ricorda vagamente la pittura di Haring, fa da sempre molto discutere riguardo la sua origine (i più sostengono che sia databile tra il XVI e XVII secolo). Lasciato The Long Man ai suoi misteri puntiamo dritti su Stansted da dove, nonostante l’abbondante nevicata della notte, l’aereo ci riporterà puntuale in Italia.