A TUTTA CRETA di 11gg

Partiamo da Roma per Atene con Aegean Airlines ( volo molto economico se prenotato con largo anticipo: A/R con tasse, bagagli e piccolo pasto solo euro 100 a testa. In alternativa consigliamo Eurofly, già "testato" anche quello, che in genere non supera i 250 euro). Arrivati nella capitale greca, in cui il caldo è davvero opprimente,ci...
Scritto da: rajo81
a tutta creta di 11gg
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
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Partiamo da Roma per Atene con Aegean Airlines ( volo molto economico se prenotato con largo anticipo: A/R con tasse, bagagli e piccolo pasto solo euro 100 a testa. In alternativa consigliamo Eurofly, già “testato” anche quello, che in genere non supera i 250 euro). Arrivati nella capitale greca, in cui il caldo è davvero opprimente,ci crogioliamo al relativo frescuccio dei giardini nazionali dietro il Parlamento, nella zona di Piazza Syntagma, pite e bibite in mano.Verso le 6 ci rechiamo al Pireo e alle 20 ca. Si parte con il traghetto Anek (passaggio ponte A/R sui 50 euro a testa); scendiamo alle 5 e 30 del mattino al porto di Iraklio.

PRIMO GIORNO: Stesi sulle panchine del porto, assonnati, visto che la notte non abbiamo dormito praticamente per niente, attendiamo Iannis che ci porterà la moto che abbiamo noleggiato (a questo proposito vi do un’altra dritta: uno dei noleggi più economici, meglio organizzati e serviti dell’isola è, appunto, proprio quello di Iannis, con sede principale a Malia, vicino ad Hesonissos, e altri uffici distaccati ad Iraklio ed Hania. Lo staff è gentile e competente. Sito web: www. Eurodriver.Gr. Consigliamo di prenotare auto e moto in anticipo, anche perchè lo si fa senza caparre o alcunchè). Zaini in spalla montiamo in sella e ci dirigiamo verso la nostra prima base: Bali, paesello semi-turistico situato tra Iraklio e Rethimno. Il nostro albergo, l’Ormos Atalia, è un tre stelle curato e molto carino,circondato da fiori, fornito di piscina e gode di un’ottima vista. La nostra spesa per trattamento di mezza pensione di 6 gg è s di 130 euro a testa, aria condizionata inclusa.

SECONDO GIORNO: dopo un’abbondante colazione partiamo alla volta di Gramvusa, estremo lembo nord occidentale di Creta.Abbiamo ben 200 e passa km da fare, per cui cerchiamo di sbrigarci! Fortunatamente la nuova “superstrada”, molto diversa dal concetto che ne abbiamo noi, in quanto molto più trafficata e circondata da case e viuzze, nonchè disseminata di incroci piuttosto pericolosi, ci conduce in circa due ore a Kastelli Kissamos, dove finisce la strada asfaltata. Le alternative per raggiungere la bellissima baia di Gramvusa sono due: aspettare il traghetto che alle 12 trasporta fiotte di famiglie nordeuropee oltre il promotorio che sprge sulla sinistra, circumnavigandolo, oppure tentare l’ardua impresa: affrontare la strada sterrata, ripida e piena di sassi, api e capre, sprovvista di una qualsiasi sorta di guardrail o protezione che ti impedisca di scivolare dritto nel ripido pendio del monte che ti porta dritto dritto in mare. Accettiamo entrusiasticamente la sfida, ma l’entusiasmo lascia pian piano il passo alla prudenza e, a dirla tutta, anche a un po’ di apprensione..La strada diventa sempre più ripida, più faticosa, più…Alta! Il vento ci sferza, e la visione del mare sotto di noi, che ormai è quasi 700 mt sotto, è alquanto sinistra. Incontriamo diverse auto che tornano indietro e rinunciano all’impresa. Altre però, vanno avanti. Nonostante i polsi dolenti, visto l’impegno per guidare e tenere la moto, Michele non si da per vinta. La sua temerarietà e la mia curiosità sono ripagate, o almeno così sembra: giungiamo in cima al promontrio, dove un chioschetto di panini, bibite e frutta divide il poco spazio con un parcheggio improvvisato e decine di capre che ti vengono incontro. Scopriamo subito, con amarezza, che non siamo ancora arrivati: da qui,infatti, bisogna procedere a piedi tra le rocce e sotto il sole cocente, per “scavallare” e scendere verso la baia. Dopo una camminata di una mezzora ca, sfiancati dalla fatica, ci si presenta davanti agli occhi uno spettacolo meraviglioso: una distesa di sabbia bianca divide la baia in due parti, racchiuse da un”isoletta di fronte, che da a Gramvusa l’aspetto di una laguna. L’acqua, sempre limpida e trasparente, da ua parte è bianca e sfuma verso il celeste ed il turchese, per poi degradare nel blu, mentre dal’altra assume i toni del verde. Il divertimento è assicurato e siamo ripagati di tanta fatica. Poco dopo pranzo decidiamo di spostarci e ci rechiamo verso la celeberrima spaggia di Falasarna. La troviamo spaziosissima, attrezzata, e per certi versi, piuttosto deludente: l’acqua è limpida e pulita, bella, ma ormai ci siamo riempiti dei colori di Gramvusa. Ritorniamo in albergo distrutti ma felici.

TERZO GIORNO: Meta: Elafonissos, sul Mar Libico. Sarà il nostro percorso più lungo, visto che si parla da ca. 300 km da Bali. Partiamo alle 8 e arriviamo alle 12, più o meno. Sembra di essere ai Caraibi: l’acqua è calda, trasparente, cristallina, di quel bianco turchese unico. La sabbia è bianca e rosa (il colore è dato da certi tipi di crostacei e mollschi che vivono in quella zona). Lo spazio, poi, è enorme, c’è posto per tutti! Gamberetti e pesci vengono a farti il solletico alle mani e ai piedi, questo tratto di costa è uno spettacolo unico, da film! Un difetto: qui tutto è talmente bianco che se non ti proteggi la testa con un berretto o bagnandoti continuamente con l’acqua, il rischio di un’insolazione è più che reale…Io stessa ho avuto un bel mal di testa, probabilmente dovuto al fatto che avrei anche dovuto mangiare in maniera più leggera…Ma come avrei potuto resistere al richiamo della tiropita, della spanakopita e del souvlaki? Dopo cena decidiamo di concederci una passeggiata rinfrescante a Rethimno. La troviamo veramente carina e pittoresca, piuttosto autentica. Il porto ed il centro storico sono due piccoli gioielli, gli edifici richiamano sia lo stile arabo che quello veneziano. Inoltre è intima ed accolgliente, tranquilla ma allo stesso tempo vivace, niente a che vedere con la caotica e assai meno curata Iraklio.

QUARTO GIORNO: Stamani ci aspetta un’altra escursione piuttosto alternativa: la nostra meta è Hora Sfakia, altra località sul Mar Libico, anche se più vicina di Elafonissos. La strada che percorriamo è piuttosto impegnativa, ma attravesare le montagne e godere dei panorami e degli scorci che questa meravigliosa isola sa offrirti è una lauta ricompensa per qualsiasi fatica! Dopo esserci lasciati alle spalle i monti, le foreste, i paeselli ed i contadini, sempre accompagnati dalle imponenti sagome dei Lefka Ori, scendiamo verso il sud dell’isola e giungiamo infine a Sfakia. Il piccolo centro è preso d’assalto dai pullman, ma noi andiamo oltre, e ci imbattiamo in una nuova strada, non ancora del tutto asfaltata ed assestata, che ci conduce e poche centinaia di metri a ovest: qui scopriamouna bella cala rocciosa, in cui ritroviamo l’acqua turchese che sfuma nel blu. Fortunatamente vicino c’è anche una taverna, che scegliamo per pranzare a base di pesce e zuppe. Il pomeriggio facciamo un giro in sella dalle parti di Frangokastello, fortezza della quale rimane una torretta circondata da pub e locali vari, e proseguiamo verso est, alla volta si Plakia, bella zona costiera dove ci fermiamo ber fare il bagno. Ritorniamo verso Bali.

QUINTO GIORNO: Oggi ci diamo alla montagna! Decidiamo di andare sullo Pisoloritis, il famoso Monte Ida che il mito elegge a luogo di nascita di Zeus. La strada ci conduge ad Anogia, paese sospeso tra il mare e la montagna. Troviamo una della strada asfaltata, almeno fino ai 1300 metri. Da qui, infatti, non c’è più traccia nè di asfalto, nè di alberi. Tutt’intorno cominciano ad esserci solo sassi grisi, spesso dalle forne taglienti, un silenzio innaturale e nient’altro. Sembra quasi di essere sulla luna (il paesaggio è simile a certe montagne del Peloponneso). Nessuna presentza di civiltà umana, solo una luce accecante e tanto silenzio, spezzato dalla brezza. In fondo, il blu elettrico del mar Egeo. Ci imbattiamo in una strada sterrata che ci porta fino ad un osservatorio astronomico, apparentemente in disuso. Siamo a 1900 mt (fa anche piutosto fresco, quassù), e lo spettacolo è unico: silenzio, luce mare in lontananza e la cima del monte appena dietro di noi (si fa per dire, è a 2400 e passa mt), irraggiungibile,se non con le dovute attrezzature, una guida e tanta pazienza. Ci rendiamo conto di essere impotenti ed insignificanti di fronte a cotanta maestosa austerità della natura. Scendiamo di nuovo e decidiamo di andare al mare: Agia Pelagia ci accoglie con la sua arenaria e le splendide calette dal mare verde smeraldo.

SESTO GIORNO: Michele mi convince a visitare Knossos (io, da buona classicista, mi ero sempre rifiutata di visitare un palazzo ricostruito in cemento armato). Il caldo è soffocante, non c’è un filo d’aria, e lui deve anche protestare perchè io entro gratis…Come se non lo sapesse! Il sito è oltremodo interessante, almeno ai miei occhi , ma la valutazione positiva è data dagli affreschi sulle mura del palazzo, non per altro. Attenzione, mi si sta squagliando il fidanzato! Al mare, presto, anzi, no, pranzetto intimo alla taverna del caso, poi shopping ad Iraklio e visita al Museo Arheologico, per poi prendere possesso delle nostre nuova camera all’albergo Mari Kristin di Hersonissos, vivace e turisticissima località a 25 km adf est di Iraklio. Anche qui l’alloggio è economico: 5 gg in mezza pensione, aria condizionara, ci costano solo 100 euro a testa! Il trucco? Prenotate via web sui siti greci o su hotelopia.It) SETTIMO GIORNO: Levataccia! Alle 8 e 30 parte l’aliscafo-catamarano per Santorini! Eh, sì, non potendoci permettere un soggiorno, abbiamo deciso di farci una capatina! Dopotutto ci costa solo 52 euro a testa, andata e ritorno (vi consiglio la compagnia Seajets www.Seajets.Gr; come validissima alternativa i catamarani Flyingcats di Hellenic Seaways www. Hellenicseaways.Com). Il tragitto è di due ore circa, vi raccomando di portarvi la Xamamina, visto che il canale che divide la due isole non è quasi mai calmo…Michele all’andata boccheggia parecchio, e come lui tanti altri passeggeri, che hanno le facce bianco-verdi e non parlano…

Sbarchiamo poco dopo le dieci e fa già caldo…Noleggiamo uno scooter 50, con la soeranza che ce la faccia a fare quelle salite da ottovolante, e ci mettiamo sulla strada per Oia (Ia) . Siamo così alti che riusciamo già a vedere bene la caldera e, a destra di Santorini, Thirassia, il lembo destro dell’antica Thira.Sorpassiamo Fira, proseguiamo e arriviamo finalmente ad Oia. E’ veramente come nei calendari: unica, mervigliosa, splendente nei suoi bianco e blu. E’ un piccolo paradiso di sole, splendida architettura cicladica circondata dal nero dello spoglio terreno lavico e dal blu scuro del mare. E’ autentica armonia, è sogno, è poesia. Sembra di essere in un a cartolina. Ci tratteniamo un paio d’ore, poi la lasciamo con malinconia.Di FIra ammiriamo “solo” il candore e l’immancabile carovana di asinelli da trasporto turisti. Proseguiamo verso sud, e tra bassi, bassissimi vigneti permeati dall’odore di uva liquorosa e una passa giungiamo alla Kokkini Beach, la cala rossa, forse la più famosa di Santorini dopo paralìa (la spaggia nera sul dolce versante est, la quale, a dirvela tutta, non mi ha propro entusiasmato…). Mi ricorda molto Linosa…La roccia rossa e nera, porosa e polversosa, si getta nel mare contaminandone i colori. Ci rilassiamo un po’ qui, nell’attesa che giunga l’ora di imbarcarci per tornare ad Iraklio.

OTTAVO GIORNO: Oggi si va a Matala! La strada che ci conduce da Iraklio è un’alternarsi di colline brulle, dolci pendii coltivati, cittadine sparse a grappolo. La piana che precede Matala, poi, è estremamente verde, data la presenza dell’unico vero fiume dell’isola, il Geropotamos. Prima di giungere a destinazione abbiamo modo di osservare la rovine del palazzo di Faistos, egregiamente conservato nella sua autenticità di rovine ed ammirabile entro un’area curata e ben delineata, non troppo soffocata, al contrario di Knossos, da taverne e negozi di souvenir.

Matala è una bella baia, frequentata soprattutto da famiglie, la spiaggia è curata ed apprezzata, il mare pulito. Una curiosità: i “buchi” che si vesono sul muro di roccia nel braccio destro della baia non sono altro che tombe romane, tra l’altro liberamente visitabili. Dopo un rilassante pranzo da Antonios, dove Michele finalmente può nuovamente degustare il polpo alla griglia, proseguiamo verso ovest, e affrontiamo il vento che si è alzato insolente. Verso Tsotsouros la cosa diventa insostenibile: le nuvole si sono addensate e prvando a camminare, ci rendiamo conto che se continua così il vento ci spingerà in mare. Solo le capre, onnipresenti padrone di questa bellissima ,e per certi versi selvaggia isola, sembrano reggere il confronto, e gironzolano liberamente dovunque, persine sui picchi rocciosi. La furia del mare è uno spettacolo unico! Dopo una fugace cena in albergo, durante la quale tutti continuano a guardarci come se fossimo dei pazzi (in effetti mangiamo come degli ossessi e continuiamo a partire la mattina verso le 8 per ritonare solo alle 8 di sera), decidiamo di andare a fare un giro ad Iraklio, dove sorseggiamo caffè greco e mangiamo pasticcini alla cannella in uno dei nuovi locali della zona universitaria.

NONO GIORNO: Oggi altra sfacchinata: siamo alla volta di Vai, estremo lembo est di Creta. La via è lunga e tortuosa: fino a Sitia si va in piano, ma poi di nuovo montagne e, stavolta, ancche un po’ di umida nebbia. E’ proprio facendo questa strada che posso finalemte assimilare gli odori di quest’isola, per poi riporli gelosamente nella mente e nel cuore: è un misto di timo, anetho e finocchietto selvatico, origano e pino. Sitia giunge silenziosa dopo km di oliveti, e la passiamo velocemente. Arrivare a Vai è davvero lunga, ma il mare schiumoso ci affianca sempre. Vi giungiamo prima di mezzogiorno, e scopriamo subito una spiaggia a mezzaluna, protetta da un meraviglioso plameto naturale. Non ci tratteniamo tantissimo, malgrado l’acqua splendente e il fondale pieno di pesci: la musica, il ristorante e i turisti che giungono come orde barbariche rischiano di togliere il fascino a questa spiaggia Ritorniamo in sella e proseguiamo per pochissimi km verso est, fino a trovare una piccola baia tranquilla e poco frequentata (credo si chiami Tenda Bay). Ci immegiami con le maschere e scopriamo una vita orprendente per essere ad appena un metro, un metro e mezzo di profondità: sotto di noi stelle marine, simil “barracudini”, sogliola mamma con figlia, orate (quelle però ci sono dovunque), una razza. E tanto ancora. Il rientro nel baccano di Hersonissos ci fa rimpiangere subito questo angolo di paradiso che l’uomo ha per ora, deciso di lasciare in pace.

DECIMO GIORNO: Decidiamo di visitare la celeberrima Aghios Nikolaos, approfittando del fatto che è relativamente vicina ad Hersonissos. Forse vi sembrerà strano, ma non ci dice alcunchè: il suo laghetto striminziato, i suoi ristorantini ingiustificatamente costosi, la sua architettura stramoderna che a volte sfocia nel “palazzonismo casermoide” le fa perdere ogni possibile attrattiva. E’ quasi meglio Hersonissos, che sa almeno difendrsi con la zona del suo piccolo porto di pescatori illuminato. Torniamo indietro e cifermiasmo ad Elounda, dove troviamo una serie di insenature dove facciamo il bagno e do da mangiare a dei pesci vermaente voracissimi, cje arrivano a venirmi tutt’intorno e nuotarmi dietro appena mi vedono netrare in acqua…Cosa non si fa per un po’ di pane! Giornata rilassante (finalmente) e riflessiva, tanto per renderci conto che tra due giorni, purtroppo, saremo di nuovo a casa.

UNDICESIMO GIORNO: Decidiamo di andare a Ierapetra, la città più a sud d’Europa. Dopo averne visitato il centro, adornato dalla sue pasticcerie e dai kafenion all’aperto, prendiamo la strada della costa e ci fermiamo vicino ad Aghia Galini, ci avventuriamo in una piccola baia deserta, dove ritrovo pesci voraci almeno quanto quelli di Elounda.Mentre Michele sonnecchia meritatamente al sole, io faccio la balia a questi animali simpatici.

Il pomeriggio visitiamo velocemente l’altopiano di Lasithi, un gioiellino silenzioso tra i monti verdi, dove i mulini e…Curiosi agnellini la fanno da padroni. Anche qui il silenzio, la geometria e l’armonia del posto ci lasciano senza parole. Qui tutto sembra essere vivere in una dimensione senza tempo, dove il vento è poesia e la nebbiolina accompagna i nostri sguardi curiosi, mentr donne anziane vesitite di nero ricamano motivi leggendari e tessono con abilità sorprendente. Verso le 5 andiamo da Iannis a Malia, che ci ritira la moto, ci accompagna all’albergo a prendere le valigie e ci porta al porto di Iraklio, dove alle 20 il traghetto parte alla volta di Atene, dove il mattino successivo èprenderemo il volo per Roma. Non vi nascondo che, sul ponte del traghetto, mentre vedevo le luci della costa cretese e la sua sagoma al tramonto allontanrsi piano piano, ni sono messa a piangere…E’ incredibile quello che la Grecia riesce a darmi ogni volta che la visito, ed è sempre più grande il mio attaccamento verso questa terra.



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